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NONA SERIE

AVVERTENZA

l. Questo quinto volume della seDie nona dei documenti diplomatici italiani comprende il materiale relativo al periodo 11 giugno-28 ottobre 1940. Progettato originariamente per un periodo più ampio, esso è stato ridotto entro questi limiti cronologici per contemperare il rispetto del criterio di larghezza nella scelta del materiale su cui tutta la serie è impostata -criterio che si è dimostrato il più valido scientificamente -con l'esigenza di completare la pubblicazione in un numero di volumi non troppo elevato.

La documentazione qui presentata consente pertanto di seguire in modo abbastanza particolareggiato, e senza omissioni di iniziative e informazioni di qualche importanza, la politica estera italiana nei cinque mesi dell'estateautunno 1940, dall'indomani della dichiarazione di guerra alla Francia ed alla Gran Bretagna fino al giorno dell'attacco alla Grecia.

È questo il periodo nel quale l'Italia condusse la «guerra parallela», secondo la definizione entrata ormai nella storiografia, o piuttosto il periodo nel quale si verificò il tramonto dell'illusione di una rapida conclusione del conflitto, che aveva costituito il presupposto dell'intervento italiano, e la progressiva scoperta della inflessibile volontà di resistenza del Governo e del popolo britannico, che schiudeva fosche prospettive sul futuro dell'Italia. Lo stato di impreparazione militare con cui si era iniziata la guerra faceva sentire ora tutti i suoi effetti negativi, rendendo difficile l'esecuzione di iniziative strategiche che contribuissero a condurre con buon esito la lotta contro il «Leone del mare». La soluzione del conflitto rimaneva pertanto sostanzialmente affidata alle armi tedesche, con la conseguenza che sarebbe stato assai difficile ottenere quei successi necessari a giustificare le rivendicazioni avanzate nei confronti della Francia e della Gran Bretagna ed a controbilanciare, almeno parzialmente, le grandiose vittorie della Germania.

Il disagio che nasceva da questa situazione doveva influire in larga misura sugli atteggiamenti successivi di Mussolini e sui rapporti italo-tedeschi durante la seconda metà del 1940. A tale proposito, il materiale qui pubblicato fornisce degli interessanti elementi di valutazione, specie per quanto riguarda la politica seguita dal capo del Governo fascista nei confronti della Francia e la sua azione nel settore danubiano-balcanico. Le vittorie tedesche ,sul fronte occidentale, se avevano fatto s,cegliere la via dell'intervento, fa,cevano anche sorgere la giustificata preoccupazione di vedere l'Europa del futuro interamente dominata dalla Germania. È caratteristico il fatto che, al momento stesso dell'entrata in guerra, Mussolini si inducesse a ricereare un contrappeso all'egemonia tedesca sia avvicinandosi all'Unione Sovietica -con la quale venivano ristabiliti normali rapporti diplomatici e prospettata addirittura la possibilità di un'intesa -sia evitando di umiliare la Francia con condizioni di armistizio troppo onerose per lasciarsi aperta la possibilità di una futura collaborazione con Parigi. Tipica al riguardo la decisione, spontaneamente presa da Mussolini, di non insistere sulla riehiesta, approvata da Hitler a Monaco il 18 giugno, per includere l'occupazione della Corsica, de1la Tunisia, di Gibuti e della riva sinistra del Rodano nelle condizioni di armistizio. Verso la Francia, tuttavia, questo atteggiamento doveva mutare non appena cominciò a profilarsi l'eventualità di una collaborazione franco-tedesca, che, oltre a rimettere in discussione le rivendicazioni italiane, avrebbe potuto anche minacciare la posizione dell'Italia come principale alleata della Germania.

Ancora il timore dell'egemonia tedesca va considerato all'origine dei progetti balcanici di Mussolini durante questo periodo. La certezza che, una volta conclusa vittoriosamente la guerra, Hitler avrebbe esteso a tutta la Penisola balcanica l'influenza esclusiva della Germania, indusse Mussolini a concepire l'idea di mettere sotto controllo quelle zone di: più diretto interesse per l'Italia. I progetti di attacco alla Jugoslavia ed alla Grecia furono bloccati per due volte dal veto di Hitler che desiderava mantenere la pace nei Balcani, per non turbare alcune fonti di rifornimento preziose per la Germania. La notizia che i tedeschi intendevano garantirsi la disposizione dei .petroli romeni con l'invio di contingenti militari in Romania, appresa da Bucarest e confermata a Berlino, dopo un inutile tentativo di affiancare forze italiane a quelle tedesche, indusse Mussolini a dare il via al progetto di attacco contro la Grecia, accantonato nell'agosto, come mezzo per ristabilire l'equilibrio turbato dall'iniziativa di Hitler. Com'è noto, le operazioni contro la Grecia si risolsero in un insuccesso totale, dovuto, come conferma il materiale qui pubblicato, alla convinzione, raggiunta da Mussolini sulla base delle indicazioni avute dai suoi collaboratori, che l'impresa si sarebbe risolta sul piano politico più che su quello militare. Le conseguenze di questo errore furono di una gravità estrema fino a comportare la completa subordinazione dell'Italia alla Germania nella condotta politica e militare del conflitto. E ciò a prescindere dalla grave macchia morale costituita dall'ingiustificata aggressione contro un Paese vicino, piccolo eppure ricco delle più alte tradizioni civili. La pubblicazione di questo materiale, oltre alle consuete finalità storiche, vuole altresì suonare condanna dell'aggressione e servire di ammonimento affinchè ognuno possa rendersi conto di come si sia potuto giungere a tanto.

2. Per quanto sia stato pubblicato tutto il materiale relativo ai preparativi politico-diplomatici dell'impresa di Grecia conservato nell'Archivio Storico, esso non risulta tuttavia molto copioso e tale da offrire una risposta esauriente a tutti gli interrogativi che il problema ha sollevato. Ciò è dovuto al fatto che mancano sia i fascicoli degli affari politici della Grecia sia quelli della stessa serie del Sottosegretariato di Stato per gli Affari Albanesi: restano soltanto le carte conservate nell'Archivio di Gabinetto, nè la raccolta dei telegrammi segreti e ordinari offre materiale di qualche importanza oltre quello che si è pubblicato. Anche questo fatto, comunque, è un elemento significativo di valutazione.

I fascicoli degli affari politici e la raccolta dei telegrammi ordinari mancano anche per la Spagna. Ma da quel poco che è conservato in altri fascicoli e nella

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serie dei telegrammi segreti risulta assai chiaramente la tendenza di Mussolini a procrastinare l'intervento spagnolo che avrebbe tolto all'Italia il privilegio di essere l'unica alleata mediterranea della Germania.

Altre lacune si riscontrano nei fascicoli dell'Archivio Generale relativi alla

corrispondenza con le Legazioni di Helsinki e di Sofia.

-:\ssai ampia è invece la documentazione concernente la disputa ungaroromena per la Transilvania e quella bulgaro-romena per la Dobrugia meridionale. Ciascuno dei tre contendenti, e soprattutto il Governo unghese, sottopose ripetutamente il proprio punto di vista all'Italia e tenne Palazzo Chigi minutamente al corrente dello svolgimento delle trattative dirette che ebbero luogo a Turnu Severin ed a Craiova. Tutto questo materiale è stato riprodotto in larga ·misura, compresi i documenti di parte ungherese, romena e bulgara trasmessi per conoscenza al Ministero degli Esteri italiano. Difficoltà tipografiche hanno impedito la riproduzione della carta geografica -mancante nell'Archivio della Wilhelmstrasse -sulla quale Ciano e von Ribbentrop tracciarono il nuovo confine ungaro-romeno in Transilvania nell'Arbitrato del Belvedere.

3. Il materiale dal quale è stato tratto il presente volume fa capo ai seguenti fondi:

a) Archivio di Gabinetto; b) Archivio della Cifra; c) Archivio Generale; d) Archivi non appartenenti al Ministero degli Esteri.

Cir~a la consistenza generale di detti fondi si rinvia a quanto già detto nella prefazione del volume I della serie IX ed alle segnalazioni particolari fatte nel numero precedente.

I criteri adottati nella collocazione e nella presentazione dei singoli documenti sono quelli generali già esposti nella prefazione (vedi serie I, vol. 1). Per talune osservazioni specifiche si veda invece quanto è stato rilevato nell'introduzione (n. 3) al vol. III di questa serie.

4. -Con questo volume la ,serie nona entra nel suo secondo ciclo -quello relativo ai 29 mesi in cui l'Italia partecipò direttamente alla seconda guerra mondiale -che si concluderà, come previsto, alla data dell'8 settembre con la proclamazione dell'Armistizio di Cassibile fatta congiuntamente dalle Nazioni Unite e dal Governo italiano. 5. -Le ricerche del materiale inserito in questo volume sono state opera del Prof. Pietro Pastorelli. Alla redazione delle note e degli indici ed alla correzione delle bozze oltl'e al Prof. Pastorelli hanno altresì lavorato il Prof. Gianluca André e la Dr. Liliana Save Viscafé. A tutti il mio più vivo ringraziamento.

MARIO ToscANO

Roma, 4 luglio 1965.

Xl

A. I. App. conf. corr.

c. -a. c. -m. D. -

D.D.I.

Fon. gen. in eh.

L. Nota v.

n. - p. - p. -c.

p.c.a.

PRINCIPALI ABBREVIAZIONI

Ad interim p. fon. per fonodisco Appunto p. telef. per telefono confidenziale p. teles. per telescrivente corrente per. pervenuto corrente anno Prom. Promemoria corrente mese R. Rapporto documento r. riservato documenti rr. riservatissi m o «I documenti diploma-s. segreto tic i italiani » ss. segretissimo Fonogramma s. n. senza numero Generale sig. Signor in chiaro str. strettamente Lettera S. E. Sua Eccellenza Nota Verbale T. Telegramma numero Telespr. Telespresso numeri u. urgente personale uu. urgentissimo per corriere u. s. ultimo scorso per corriere aereo V. E. Vostra Eccellenza


DOCUMENTI
1
1

IL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 136. Lisbona, 11 giugno 1940, ore 16 (per. ore 22).

Questo Ministro di Romania mi ha detto aver appreso ieri da funzionario questa Ambasciata che il Governo britannico avrebbe incaricato Sir Samuel Hoare di dichiarare a Franco che l'Inghilterra è disposta cedere Gibilterra alla Spagna al termine della guerr,a se il Governo spagnolo manterrà atteggiamento neutralità nel conflitto Mediterraneo (1).

2

IL CONSOLE A TETUAN, LO FARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 12. Tetuan, 11 giugno 1940, ore 19 (per. giorno 12, ore 0,15).

Nell'informarmi che Madrid aveva concordato con Parigi e Londra nomina amministratore spagnolo Tangeri, Alto Commissario mi ha detto oggi, preoccupandosi possibili incidenti in quella Città tra le collettività italiane e franco-inglesi, aveva proposto suo Governo che al primo incidente zona internazionale venisse occupata a titolo provvisorio da forze militari spagnole.

Mentre conversavamo Ministro degli Affari Esteri Jo ha informato per telefono da Madrid aver fatto comunicazione agli Ambasciatori di Francia e Inghilterra che pur riservando risposta Governi non avrebbero fatto obiezioni sostanziali. Ho l'impressione che « primo incidente » non tarderà. In prossimità della frontiera Tangeri si va concentrando qualche battaglione.

Telegrafato Roma Madrid (2) e Tangeri.

3

IL MINISTRO AD ATENE, E. GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 155-156. Atene, 11 giugno 1940, ore 21,40 (per. giorno 12, ore 4).

155. -Non avendo potuto vedere stamane Presidente del Consiglio dei Ministri perché occupato avevo consegnato Mavroudis nota in conformità tele

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gramma di V. E. 129 (1). Presidente mi ha fatto telefonare nella mattinata chiedendomi di passare da lui nel pomeriggio. Mi ha detto che aveva desiderato vedermi subito per assicurarmi che Greda è fortemente decisa conservare più stretta neutralità, pregandomi rinnovare al Governo fascista tale assicurazione. Mi ha detto di esser certo che Inghilterra non (ripeto non) tenterà violare neutralità greca; ma se ciò dovesse avvenire Grecia è decisa difendersi con le armi e Inghilterra è stata informata di tale decisione. Ad ogni buon fine sono state prese misure difesa contro tentativi sbarco Salonicco, Volo ed altri porti ·ellenici ed è stata mobilitata fino a raggiungere effettivo di guerra divisione che presidia isola di Creta.

156. -Questa guerra -ha aggiunto il Presidente del Consiglio dei Ministri -chiarificherà atmosfera Mediterraneo e renderà possibile quella più intima collaborazione fra l'Italia e Grecia che è sempre stata nei voti tanto suoi quanto del Re ma sulla cui via Grecia •era finora costretta procedere con prudenza data sua delicata situazione. Presidente mi ha detto non essere sicuro dell'atteggiamento che prenderà la Turchia, ma di avere buone speranze che anche essa riuscirà ora rimanere estranea al conflitto. Grecia non ha mancato nei limiti del possi:bile di consigliare Alllgorn a scegliere « la via della saggezza ». Al momento congedarmi •Presidente del Consiglio dei Ministri mi ha espresso suoi auguri per l'Italia (2) (3).

(l) -Que.sta segnalazione fu ritrasmessa all'Ambasciata di Madrid con telegramma del 14 giugno, ore l, n. 16559/226 P. R., non pubblicato. Vedi però D. 41. (2) -Vedi D. 17.
4

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 186-187. Belgrado, 11 giugno 1940, ore 23,30 (per. giorno 12, ore 6).

Continua con grandissima evidenza in questa fase enorme ripercussione discorso del Duce ed entrata in guerra Italia, riferito con successive segnalazioni stampa. Nota principale è generale sollievo per precise menzioni Jugoslavia tra Paesi confinanti che l'Italia non intende coinvolgere nella guerra.

A questo stato d'animo francamente e palesemente diffuso in maggioranza popolazione contrasta tuttavia una evidente mancanza spontanea rispondenza che arriva sino evidente riservatezza in molti ambienti non esclusi quelli governativi. Essa trova riscontro secondo quanto riferisce R. Addetto Militare anche in ambienti militari. Non meno evidente è in atteggiamento stampa che si limita :flarsi inviare consueta corrispondenza dall'estero. Tale attitudine infida secondo osservatori proviene evidentemente da compagine, mentalità e situazione uomi

ni di Governo che non trovano linea precisa neppure in questo decisivo momento, carico incertezza di ·cui profittano tutti gli elementi ancora notoriamente ed ostinatamente attaccati antiche posizioni. Proviene anche dal livello generale di questo Paese.

Di fatto a mia conoscenza non vi è stato alcun gesto di apprezzamento da parte di questo Governo sino colloquio odierno con Ministro degli Affari Esteri da me desiderato per dare motivazione ufficiale in base vostre istruzioni nostra dichiarazione di guerra (1).

Compiacimento Cincar-Markovié non andato oltre espressione soddisfazione che « situazione tra i due paesi fosse stata regolata prima entrata in guerra Italia». Gli ho fatto chiaramente intendere che ciò mi sembrava troppo poco di fronte chiar~ssrimo gesto Italia, proclamato da così alte parole.

Rilevando elementi situazione ho notato che già nel precedente periodo di indubbie difficoltà stesso atteggiamento jugoslavo non aveva fatto che accrescerlo.

Oggi pur parlando di mia iniziativa ritenevo mio preciso dovere attirare sua attenzione su opportunità evitare persistenza in tale errore, non facendo corrispondere a chiaro ed alto gesto italiano comprensione Jugoslavia.

Ministro degli Affari Esteri nel lungo e amichevole colloquio ha riconosciuto esattezza argomenti precisamente corrispondenti situazi:one, e dopo aver obiettato che spesso stato questa opinione pubblica gli impedisca seguire suo stesso desiderio, ha finito col convenire pienamente su quanto gli. esponevo.

(l) Vedi n.D.I., Serie IX. vol. IV, D. 842.

(2) Vedi MINISTÈRE RovAL nEs AFFAIRES ÉTRANGFRES. Documents Div!omatiques: L'Agression de !'Ita!ie contre !a Grèce, Atene, 1940, D. 7ll; EMANUELE GRAZZI, Il principio della fine (L'imvresa di Grecia), Roma, Faro, 1945, p. 109.

(13) Con il telegramma successivo (n. 157) spedito insieme a quelli qui riprodotti, il ministro ad Atene aggiungev9 quanto segue: • Dichiarazione del Duce concernente Grecia ed altri paesi vicini Italia è stata accolta qui con profondo sollievo da opinione pubblica. Ancl. nelle sfere governative e militari dichiarazione è stata accolta con viva soddisfazione e riconoscenza. In tal senso si è. espresso con me Mavroudis nonché· Capi di Stato Maggiore Esercito e Marina coi Re~ri Addetti Militari e Addetti Navali •.

5

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 345-346-347. Washington, 11 giugno 1940 (per. giorno 12, ore 23).

345. -Mio telegramma n. 303 (2). Notizia entrata in guerra ItaHa diffusasi Washington mezzogiorno ieri al momento seduta del Senato ha dato esca violenti attacchi e concitate invocazioni aiuto agli alleati da parte dei senatori democratici Joseph Lee e Claudio Peper.

Quest'ultimo ha interpretato accenno Duce a « Potenze che detengono oro nel mondo » come diretta minaccia Stati Uniti d'America e ha annunciato che avrebbe continuato a invocare in ogni seduta aiuti causa alleati pur precisando chiedere contributo «macchine non... (3) ».

Entrambi discorsi sono stati applauditi da pubblico galleria e Presidente del Senato ha avuto difficoltà reprimere eccezionale manifestazione sintomatico sentimento diffuso in larghissimi strati opinione pubblica che aiuti immediati, mezzi e materiali, vengano prestati agli alleati.

346. -Roosevelt in discorso pomeriggio di ieri non ha fatto che registrare tale generalità consensi che trova peraltro remora nel cauto atteggiamento di non pochi autorevoli parlamentari appartenenti non solo partito repubblicano ma stesso partito democratico.

È diffusa infatti impressione che Congresso sia ancora fortemente ancorato di fronte ondata sentimenti e risentimenti sollevati negli Stati Uniti d'America sulla quale Presidente sembra indubbiamente deciso lasciarsi fino al limite massimo dell'applicazione sua formula Methods Short of War. È da segnalare al riguardo opposizione manifestatasi fra i parlamentari repubblicani ad a,ggiornamento della sessione Congresso che il Governo per riservarsi maggiore libertà di azione intenderebbe ottenere fra qualche giorno.

Se repubblicani e democratici dissidenti sono pronti avallare più vasto programma riarmo non sembrano disposti lasciare spingere Stati Uniti d'America nella strada minaccia e violenza verbali sulla quale Roosevelt sembra essersi avviato e soprattutto di illimitate profferte di armi che intacchino difesa nazionale a quanto stesso Presidente della Commissione Affari Esteri Senato ha dichiarato: «non abbiamo soldati, materiali nè mezzi che possano... (3) effettivo aiuto per gli alleati~

Secondo quanto si afferma, in autorevoli ambienti, annunzio contributo armi agli alleati (che ammonterebbe circa un milione ,fucili Lee Fofield, 500 cannoni da 75 ... (l) e 250 aeroplani) sarebbe stato preordinato da Presi

dente prima intervento Italia soprattutto al fine incoraggiare resistenza francese e trattenere Italia dall'entrare in guerra; ciò che può contri,buire a spiegare violento attacco contro l'Italia vedendosi spuntare nelle mani quest'arma pericolosa che si apprestava a brandire in suo discorso Università Virginia.

347. -La stampa fa naturalmente coro in allarme gettato da Presidente e nel condannare Italia fa suoi più vieti luoghi comuni della propaganda britannica e ingiurie volgari cui stesso Roosevelt sembra essersi ispirato inserendo contemporaneamente nel suo discorso ieri frase ingiuriosa della « pugnalata nella schiena » che non appariva nel primo scritto distribuito alla stampa.

Repubblicani... (l) mettere in luce gravità situazione basandosi soprattutto sul concetto chiaro « realistico e ben informato » Duce è entrato in guerra causa alleati è decisamente disperata.

Non mancano però inviti alla calma e condanne isterismo e soprattutto inviti a più cauta visione avvenimenti che possono essere riassunti nella conclusione dell'editoriale odierno del Washington Daily News and Chronicle che alludendo alla frase storica di Teodoro Roosevelt della « voce bassa e del grosso bastone» scrive «non è questo momento parlare ad alta voce brandendo uno scacciamosche ».

Prego comunicare anche a Micup (2).

(l) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. IV, D. 842. (2) -Non pubblicato, ma vedi D.D.I., Serie IX, vol. IV, D. 633. (3) -Nota dell'Ufficio cifra: c Evidentemente mancano gruppi •· (l) -Nota dell'Ufficio cifra: • Manca •. (2) -Ministero della Cultura Popolare.
6

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 28. Roma, 11 giugno 1940 (per. stesso giorno).

Ho fatto questa mattina stessa al Cardinale Segretario di Stato la comunicazione cui al telegramma R./C. 129 in data odierna (1).

L'Eminenza Maglione ne ha preso atto. Nell'occasione il Cardinale Segretario di Stato mi ha anche informato che d'ordine del Papa egli ha fatto sapere al Ministro d'Inghilterra, e farà sapere anche all'Ambasciatore di Francia, essere espresso desiderio del Santo Padre che ogni bombardamento della città di Roma sia evitato (2).

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IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, AL SOTTOSEGRETARIO DI STATO PER GLI AFFARI ALBANESI, BENINI

L. 1689. Tirana, 11 giugno 1940.

Il popolo albanese, raccolto nelle piazze per ascoltare le dichiarazioni del Duce, ha espresso con calore il suo desiderio di combattere e la sua fede nella vittoria.

Il Governo e gli abitanti di Tirana sono venuti alla luogotenenza, in solenne corteo, per ripetermi i loro sentimenti. Al termine delle manifestazioni ho inviato al Duce il telegramma che unisco in copia (3).

Ho ricevuto il Decreto relativo alla legge di guerra. È già stato pubblicato. Sarà pubblicato domani il Decreto relativo alla mobilitazione civile, analogo a quello italiano.

È già in vigore la legge sulla protezione antiaerea. Occorrono i fondi da me richiesti (due milioni di: lire italiane) per provvedere alle più urgenti necessità. Intanto ho anticipato all'apposito Comitato mezzo milione di lire.

I mezzi per la difesa antiaerea sono scarsi. I pochi disponibili sono stati concentrati a Valona, Durazzo, Devoli (per i pozzi di petrolio) e Tirana.

Come d'accordo sto costituendo l'Ufficio approvvigionamenti.

Occorre accelerare l'arrivo dei mille carabinieri richiesti dal Generale Agostinucci al Ministero della Guerra.

La Milizia fascista albanese sta costituendo una Legione su due battaglioni. Altra Legione sarà formata prossimamente.

D'accordo col Comandante Superiore delle Truppe, sto predisponendo la costituzione di reparti volontari. Ti prego dirmi se il Generale Sereggi sarà qui inviato per assumere il ·comando.

Sto anche predisponendo l'azione politica da svolgere oltre frontiera non appena il Ministro me ne desse l'ordine. A questo scopo avrei 'bisogno di fondi. Ti prego di far assicurare l'arrivo dei carburanti necessari, per le nor

mali esigenze e da me sollecitati con telegramma.

I rapporti tra me il nuovo Comandante delle Truppe sono ottimi.

Il Generale Visconti Prasca è spessissimo a contatto con me.

Lo stretto ·collegamento tra la Luogotenenza e Comando Truppe è tenuto:

per la parte militare dal Generale Gabrielli; per la parte civile dal Comm. Savina, da me distaccato presso il Comando Truppe. Lo spirito pubblico è buono. Non è stato ancora necessario adottare provvedimenti di sicurezza.

P. S. -Unisco il telespresso che contiene le notizie da te richieste circa gli approvvigionamenti (1).

(l) Vedi D.D.I., Serie IX, vol. IV, D. 842.

(2) -Vedi D. 51. (3) -Non pubblicato.
8

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MADRID, ZOPPI

T. 16404/223 P. R. Roma, 12 giugno 1940, ore 14,35.

Recatevi immediatamente dal Generalissimo e leggetegli il seguente messaggio:

« Oaro Caudillo, rispondo alla Vostra lettera (2) senza ritardo. Vi ringrazio cordialmente di quanto mi dite circa eventuali aiuti di carattere morale ed economico. Dal punto di vista morale una Vostra dichiarazione pubblica di abbandono della neutralità per passare allo stato di non belligeranza sarebbe per l'Italia di grande importanza e sarebbe salutata con entusiasmo da tutto il popolo italiano. Mussolini ».

Post scriptum. In relazione al messag.gio soprariprodotto insistete presso Franco, perchè faccia e renda di pubblica ragione la dichiarazione dì stato di non belligeranza e ditegli che nel pensiero del Duce questo atto è destinato ad aumentare l'importanza politica della Spagna nella vita europea e sarà saluta1jo in Italia come un atto di concreta e positiva solidarietà fra i due popoli (3).

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. IV, D. 847. (3) -Vedi D. 15.
9

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI AL CANCELLIERE DEI REICH, HITLER

(Pubbl. Hitler e Mussolini: Lettere e Documenti. pp. 50-51, Milano, Rizzoli, 1946) (l)

.MESSAGGIO TELEGRAFICO (2). [Roma, 12 giugno 1940].

Vi ringrazio del telegramma che mi avete mandato dopo la decisione di entrare in guerra (3). È quasi superfluo dirVi che condurrò la guerra con estrema energia. Per quanto riguarda lo scambio di truppe per mostrare il nostro cameratismo, Vi propongo di mandarmi 50 batterie antiaeree 88 coi Vostri artiglieri e munizioni. Ritengo sufficienti tali batterie per migliorare la difesa controaerea dei principali centri industriali del Piemonte e della Liguria e io Vi posso mandare una divisione motorizzata che è pronta e può partire subito non appena presi gli accordi esecutivi. Vi prego di dirmi se ~accettate la mia proposta nel qual caso gli Stati Maggiori vi daranno esecuzione. Al primo bombardamento dr Torino eseguito dagli inglesi che ha -costato 14 mQrti e 30 feriti civili, faccio seguire come rappresaglia un bombardamento a massa del sud della Francia. Quanto alle materie prime vedrete dai rapporti dei competenti che le mie richieste sono modeste e Vi saranno date le oppQrtune contropartite. Se vi sarà una pausa ritengo utile un nostro incontro.. Fate sapere al generale Dietl, molto CQnQsciuto in Italia, che tutti gli italiani hanno seguito con ammirazione la sua intrepida resistenza che ha costretto alla fuga i francoinglesi da Narvik. Vi terrò mformato dell'andamento delle operazioni. Accogliete Fiihrer il mio cameratesco saluto.

10

IL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 140. Lisbona, 12 giugno 1940, ore 23,30 (per giorno 13, ore 5,30).

Telegramma di V. E. n. 129 (4).

Ho fatto personalmente al SignQr Salazar la comunicazione ordinatami.

Salazar mi ha detto che pur essendo dolente che la guerra sia estesa al

Mediterraneo comprendeva benissimo le ragioni del nQstro intervento. Mi ha

assicurato che il suo fermo intendimento è di restare neutrale.

(l} Il testo ivi pubblicato presenta qualche differenza rispetto a quello autografo qui riprodotto. Vedi anche Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. IX, D. 421.

n. -139/442 R. il 12 giugno 1940, alle ore 19, con istruzioni di farlo pervenire subito al Fuhrer.

Ha aggiunto che l'Inghilterra non gli aveva chiesto nulla e che era sua profonda convinzione che Londra non chiederà nulla al Portogallo. « So -ha precisato Salazar -che l'Inghilterra fa grandi sforzi per evitare che penisola Iberica sia coinvolta nel conflitto».

Ho chiesto se in relazione a tali sforzi fosse al corrente del progetto inglese di cessione Gibilterra alla Spagna alla fine del conflitto come compenso ad un atteggiamentb di neutralità (mio telegramma n. 136) (1).

Salazar mi ha detto che ignorava tale progetto ma non escludeva avesse un certo fondamento.

(2) -Il presente messaggio è stato trasmesso da Anfuso ad Alfieri con T. per telescrivente (3) -Vedi DD.I., Serie IX, vol. IV, D. 844. (4) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. IV, D. 842.
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IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO PER CORRIERE 95. Bucarest, 12 giugno 1940 (per giorno 14).

Il Senatore Puricelli, che è partito stamane, mi ha riferito che Re Caro!, che lo ha invitato a colazione, lo ha quindi intrattenuto per circa un'ora in colloquio, su questioni di carattere economico.

Parlandogli della situazione della Romania e delle relazioni con l'Italia, il Sovrano, a quanto il Senatore Puricelli mi ha rifer1to, ha detto c che, .specie in seguito agli ultimi avvenimenti nel campo militare, l'azione della Germania diviene più pressante; che, pur senza precise indicazioni od impegni, la diplomazia tedesca continua a dare assicurazioni circa la Russi'a e a ritenere che modesti compensi ·saranno in avvenire sufficienti per l'Ungheria; che data la situazione, la Romania si viene necessariamente vieppiù avvicihando al Reich; che essa sarebbe peraltro desiderosa che il suo riavvicinamento all'Asse avvenisse anche e sopratutto attraverso l'Italia, e gradirebbe a tal uopo conoscere le indicazioni e le direttive italiane in questo settore sia per il presente che per l'avvenire ~.

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IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO PER CORRIERE 98. Bucarest, 12 giugno 1940 (per giorno 14).

Mio telegramma per corriere n. 095 in data odierna (2).

Alcuni accenni riferitimi dal Sen. Puricelli nel riassunto verbale della sua conversazione con Re Carol, hanno trovato conferma nelle dichiarazioni fattemi da questo Ministro di Germania in un colloquio da me ,avuto ieri con lui.

Il sig. Fabricius mi ha detto infatti che in questi ultimi tempi egli aveva avuto con questi uomini di Governo varie conversazioni concernenti la situazione

attuale ed anche gli orientamenti futuri; conversazioni che -in via non ufficiale e personale -tuttora proseguivano. I concetti informatori dr tali conversazioni per parte del sig. Fabricius sarebbero sostanzialmente i seguenti: -interesse del Reich alla conservazione di una grande Romania unita da stretti rapporti economici alla Germania; -fiducia che la Russia non avrebbe almeno per il momento iniziato azioni violente contro la Romania;

-opportunità di' dare in prosieguo di tempo all'Ungheria qualche soddisfazione territoriale a danno della Romania, ma in misura equa e molto limitata e tale comunque da non intaccare l'essenza territoriale e l'unità economica di questo Paese.

A tale riguardo aggiungo che il sig. Fabrìcius è stato in questa occasione ancora più categorico del solito circa le rivendicazioni magiare, da lui ritenute eccessive ed assurde, circa l'atteggiamento del Governo di Bucarest, a suo dire sempre malcontento malgrado ognì vantaggio politico ed ogni acquisto territoriale e circa infine «la straordinaria ingratitudine dimostrata dagli ungheresi nei riguardi del Fuehrer », cosa che al Fuehrer, a quanto ritiene il mio collega di Germania, sarebbe spiaciuta e che egli non avrebbe dimenticata.

(l) -Vedi D. l. (2) -Vedi D. 11.
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IL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 188/07. Lisbona, 12 giugno 1940 (per giorno 14).

Seguito mio telegramma odierno n. 140 (1).

Ho avuto una lunga conversazione con Salazar al quale ho nuovamente chiarito le ragioni del nostro intervento in guerra. Egli mi ha chiesto se vi erano stati motivi speciali che avessero precipitata o affrettata una decisione. Ho risposto che la nostra posizione di non belligeranza era stata la premessa logica di un atteggiamento che doveva fatalmente sboccare o prima o poi nella decisione dell'intervento.

Il capo del Governo portoghese mi ha allora ripetuto che egli aveva fidato sino a ieri nell'azi'one del Duce per salvaguardare la pace nel Mediterraneo. Capiva in fondo che la nostra decisione mirava a ricongiungere l'Etiopia alla Libia attraverso il Sudan. Interpretava in questo senso le parole del Duce sulla necessità per un popolo libero di affacciarsi sull'Oceano. Quanto alle porte del Mediterraneo anche se avessero dovuto cambiare di padrone e passare Gibilterra alla Spagna e Suez ,all'Egitto esse restavano sempre in mani straniere e la situazione geografica dell'Italia chiusa nel Mediterraneo non avrebbe potuto radicalmente cambDare che se tutte e due o almeno una di queste porte avessero potuto passare in mani italiane.

Ho risposto che era totalmente diverso avere le porte di casa in possesso di Stati amici che ·avrebbero dovuto un giorno orientare la loro politica d'intesa con l'Itali:a, massima potenza mediterranea, piuttosto che in possesso d'una grande potenza egemonica ed ostile. Comunque era prematuro parlare di quale sarebbe stato l'assetto del Mediterraneo dopo la guerra.

Salazar mi ha allora lungamente detto che la sua preoccupazione più viva era che la Germania riportasse un schiacciante vittoria militare sugli alleati. Egli: mi ha fatto fosco quadro di quello che sarà l'Europa di domani in tale ipotesi. Secondo Salazar Hitler inebriato della vittoria militare germanizzerà l'Europa. «Se Napoleone -egli ha detto -portava sulla punta della baionetta i principi della rivoluzione francese Hitler porta seco un neo paganesimo a fondo mistico e razzista che è contrario alle nostre tradizioni romane e cattoliche. Anche per l'Italia il trionfo totale della Germania sarà un pericolo. Se la Francia sarà schiacciata come potrà più l'Italia esercitare la sua :funzione equilibratrice in Europa? ».

Ho risposto a Salazar che non occorreva dar troppo corpo a fantasmi allucinanti di certa propaganda straniera. Il Duce era entrato nella guerra col programma da lui sostenuto per oltre un ventennio di riorganizzare l'Europa su nuove basi. L'idea che Hitler potesse diventare il Moloch di domani prescindeva dal fatto che uno dei grandi costruttori della nuova Europa sarebbe stato anche il Duce e che questi non aveva mai rinnegato il suo abito di grande latino e di cittadino. Una nuova civiltà sarebbe sorta da questo spaventevole dramma ma essa non avrebbe portato solo il sigillo di Hitler ma anche e sopratutto il segno di Mussolini che era il padre spiri.tuale delle nuove correnti politiche e sociali che avrebbero riformato il mondo.

Salazar mi ha detto che queste parole lo confortavano ma comunque temeva che, inebriato dai grandi successi militari, Hitler (che era une force de la nature) dimenticasse le ragioni ideali che Io avevano spinto alla lotta, calcolasse solo i milioni di morti della guerra per ricompensarsi con grandi annessioni territoriali, germanizzare l'Europa e assorbire i piccoli Stati.

Sull'atteggiamento del Portogallo Salazar mi ha confermato quanto ho telegrafato (l) e cioè che non solo egli intende restare neutrale ma non ha ragioni per temere che l'Inghilterra esiga un intervento del suo Paese nella lotta.

(l) Vedi D. 10.

14

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. S. N. Berlino, 12 giugno 1940 (per. giorno 16).

Riassumo altre impressioni, che mi sembrano intel'essanti, e commenti significativi al discorso del Duce. Negli angolini borghesi che conoscono la Germania per «sentito dire» -e nulla sanno o nulla hanno capito degli appassionati trasporti di Goethe, Kleist,

lO

Beethoven, Bismarck e Hitler -è luogo comune il definire il popolo tedesco come freddo e lento nelle reazioni.

Se e in qual misura tale definizione pecchi di falsità, non interessa ora. L'ho ricordata soltanto perchè in due casi: i tedeschi la smentiscono in modo superlativo: quando ascoltano la parol·a del loro Fiihrer e quando ascoltano la voce del nostro Duce.

Il Fiirher parla nella lingua di chi l'ode degli ·anni dolorosi dell'umiliazione seguiti al trattato ch'era un «dettato », della lotta tenace e paziente contro i nemici i'nterni ed esterni, del risorgere del grande Reich, delle vittorie conseguite, dell'avvenire luminoso. L'entusiasmo del tedesco è spiegabile.

Il Duce parlò pure nella lingua di chi lo udiva quando, nella colossale arena delle Olimpiadi, in una sera di pioggia sferzante, Egli rilevò l'affinità delle due rivoluzioni e i principi della morale fascista -che esige che si parli fino in fondo con l'amico -e i berlinesi innalzarono verso di Lui l'urlo di P·assione delle loro bocche e le luci vivide delle loro fiaccole. L'entusiasmo del freddo tedesco anche allora :fu spiegabile.

Ma il dieci di giugno i milioni di apparecchi radio-riceventi della Germania hanno diffuso l·a parola italiana del Duce, e il freddo tedesco ha più che mai urlato il suo entusiasmo, è sceso nelle praz.ze della sua città, si è affratellato e ha cantato con le Camicie Nere di Berlino, di Lipsia, di Amburgo, di Norimberga... E ciò è avvenuto subito, di botto, con irrefrenabile sJ.ancio prorompente, prima che la traduzione rendesse a tutti comprensibile nei particolari ciò che nel significato già era stato compreso.

Ciò non è avvenuto soltanto perchè la :folla aveva capito dal grido degli adunati di Piazza Venezia che la grande decisione era presa. La voce, la voce stessa che giungeva da Roma eterna e fatale, la voce maschia, .calda e martellante aveva soggiogato, affascinato e dato brividi di passione, portando il freddo tedesco alla temperatura rovente del bianco metallo fuso.

Questa è la prima impressione che la voce sola del Duce ha destato nel popolo tedesco, così come Mussolini «fisico » -che forse si è avuto la ventura di vedere in persona o che lo schermo o la fotografia di giornale hanno reso popolare nelle sue varie espressìoni -affascina ed entusiasma il germanico, sia ch'Egli rivolga la parola all'Italia e al Mondo, o assista cesareo allo sfilare delle legioni, o piloti il trimotore, o trebbi il grano, o carezzi paternamente l'orfano della Medaglia d'Oro.

Le altre impressioni, quelle destate dalla traduzi'one tedesca e dalla lettura del discorso storico del dieci giugno, potrei riassumere nel gesto e nelle scarne parole di un popolano che mi è venuto incontro a mano tesa -ero in uniforme e mi ha detto: «Nostro alleato.... Il Duce, il Fiirher, i nostri due popoll vinceranno questa santa guerra contro coloro che hanno tutto e vogliono tutto per sè.... ».

Questo carattere sociale della guerra og.gi condotta dai popoli poveri e ricchi di braccia contro gli «affamatori che hanno monopolizzato tutto l'oro e tutte le ricchezze del mondo», contro le democrazie plutocratiche e reazionarie dell'Occidente che con frasi e promesse hanno cer•cato di lusingare e con dcatti hanno minacciato l'esistenza stessa dei popoli italiano e .germanico, tale carattere

della lotta condotta insieme è stato dal Duce posto in luce con incisiva, cristallina chiarezza. E il popolo tedesco, che come quello italiano sa che fascismo e nazionalsocialismo vanno verso di lui, ha ancor meglio compreso che -resi inutili dagli egoismi occidentali gli sforzi di pace mussoliniani in favore della revisione dei trattati e contro la pazzesca politica delle ·garanzie -è ora fatale, necessaria, benvenuta la guerra condotta in nome dei nostri sacrosanti diritti contro gli ingordi accovacciati sul bottino, contro gli strasazi iperpanciuti davanti la balorda morale dello «status quo ante» di fronte •alle erompenti linfe vitali che inturgidiscono le vene dei giovani Paesi proletari.

Oltre a tale chiara visione degli scopi della lotta ora iniziata con le armi, fianco a fianco, dai due popoli, il discorso del dieci giugno e l'intervento italiano hanno destato nel popolo germanico -e altrimenti non poteva essere sentimenti di più assoluta fiducia nella vittoria finale. Ciò grazie all'atto decisivo e conclusivo dell'aiuto che, prima ancora che sui campi di batta.glia, l'Italia ha positivamente dato alla Germania sin da quando, al tempo della campagna abissina e del clamoroso fallimento delle sanzioni, il nostro Paese inferse il primo durissimo colpo alle velleità egemoniche dell'Inghilterra affamatrice delle donne e dei bambini e un colpo non meno duro a quella politica di sicurezza collettiva che avrebbe dovuto servire a permettere la dittatura europea della Francia.

Ancora qualche settimana fa, non era mancato -seppure sempre più sporadicamente -qualche dubbio sul nostro atteggiamento e qualche punto interrogativo per l'indugio al definitivo nostro intervento. È recentissima una affermazione di un mio ·amico, funzionario dell'Auswiirtiges Amt, il quale voleva, in buona fede, sostenere che l'Italia non aveva ancora bruciato tutti i suoi punti con gli alleati. Aveva trovato infine una certa diffusione, in molti ambienti anche autorevoli, la tesi secondo la quale, pur considerandosi l'Italia una comoda e preziosa riserva cui fare appeUo in caso di necessità, non se ne riteneva desiderabile l'intervento nell'attuale momento, e ciò per due ordini principali di opposte ragioni: una guerra lunga, infatti, si ·argomentava, avrebbe potuto mettere a dura prova le forze di resistenza dell'Italia; una rapida vittoria germanica avrebbe viceversa reso l'intervento superfluo dal punto di v.iista militare, e diminuito la libertà di azione tedesca da un punto di vista diplomatico-politico.

Il discorso del Duce ha oltretutto fatto rapida e salutare giustizia di questi dubbi, riserve mentali e speculazioni, proiettando in tutta la sua vera luce il significato e l'importanza dell'atteggiamento -italiano durante gli ultimi nove mesi di «non belligeranza » e stabilendo chiaramente la posizione di diritto dell'Italia a fianco della Germania.

In questo quadro, riterrei di poter individuare nei seguenti elementi le più immediate e più interessanti reazioni ed impressfoni qui provocate dal discorso del Duce:

l) profonda e spontanea responsione soprattutto al riferimento alla fe

deltà assoluta dell'Italia verso gli amici e verso la parola ad essi data. Attra

verso queste parole è stata compresa tutta la vera essenza della alleanza e

solidarietà tra i due popoli, che ha guidato la politica rettilinea del Duce;

2) soddisfazione per la maniera con la quale il Duce ha annunciato la sua decisione nei confronti degli alleati: senza trattative e senza quei previ «ultimatum di pace» sui quali' la stampa internaztonale si era andata ultimamente sbizzarrendo; ma anzi ignorando, con indifferenza e quasi disprezzo, gli estremi tentativi di allettamento dei franco-inglesi;

3) senso di potenza, di dedsione, di sicurezza, che scaturiva dalle parole laconiche (H Fiihrer, in occasione della dichiarazione di guerra ha parlato per circa due ore) ma incisive ed imperative del Duce;

4) soddisfatta constatazione della entusiastica, totalitaria, consenziente adesione dell'intero popolo italiano alle direttive del suo grande Capo; 5) è stato registrato l'dnvito del Duce a non modificare attualmente lo status quo in Svizzera e Jugoslavia.

Mentre non è mancata e non poteva manc,are, soprattutto a seguito delle ultime irrompenti vittorie tedesche, qualche riserva mentale circa il carattere «opportunistico» dell'intervento italiano, ritengo che l'impressione per il di(SCorso del Duce sia stata resa ancor più profonda dalle reazioni smodate e rabb~ose degli alleati che soprattutto han valso a rilevare quante speranze sino all'ulti'mo momento i franco-inglesi avessero accarezzato di poter addormentare coi loro canti di sirena e corrompere coi loro mercanteggi la politica rettilinea dell'Italia fascista.

Da taluni accenni, qua e là rilevati ned mesi scorsi, come pure da talune frasi udite ancora di recente in conversazioni fra terzi, veniva fatto di considerare abbastanza fondata l'impressione che l'entrata in guerra dell'Italia proprio nel momento in cui la Germania mieteva allori cosi imponenti sui campi di Francia, potesse venire da non pochi qui giudicata una prova del cosiddetto nostro «spirito opportunista» rper non dire di peggio, e l'appoggio che ci preparavamo a fornire fosse ritenuto per lo meno superfluo.

In realtà non è stato affatto cosi e bisogna riconoscere che effettivamente la nostra entrata in campo sta fngenerando in questa massa un senso non direi di entusiasmo (che d'altra parte nemmeno le notizie della Francia riescono a provocare), ma di profonda soddisfazione.

Questa massa -bisogna pur dirlo -non sembra giudicare il nostro intervento come il fattore decisivo della vittoria. È troppo piena di sè e non riescirà mai a giudicare chiunque altro alla propria altezza.

Essa, però, che oggi ancora, dominata dal terribile ricordo deg-Li anni 1914-18, sembra restare sempre dubbiosa circa il risultato finale della cam·· pagna, ha sinceramente gradito il nostro gesto come una prova di fiducia, come l'avvallo alla linea di condotta seguita dal Governo nazista nell'attuale conflitto: si è sentita in breve non più sola, ma approvata e seguita.

Si è potuto cosi osservare che a quell'istintiva attrazione che esercita, su ogni tedesco, il sole e l'arte dell'Italia, era sempre associato quel senso di profonda diffidenza per la politica del Paese che, secondo l'opinione pubblica in Germania, aveva « tradito » gli alleati della Triplice. Tale mancanza di fiducia non venne meno neanche quando fu formato l'Asse.

Questa diffidenza però è andata man mano affievolendosi, in seguito al netto atteggiamento assunto dal Duce nel settembre 1938. Se, malgrado la

6 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. V.

chiarissima linea di condotta tenuta allora dall'Italia, non si è avuta in quel tempo una trasformazione immediata del sentimento popolare in Germania nei nostri riguardi, la causa deve esserne ricercata nella lentezza delle reazioni tedesche, che è in netta antitesi con la rapida emotività latina. In ogni modo, gradatamente, l'opinione pubblica nel Reich era giunta, nella sua grande maggioranza, ad aver fiducia nell'Italia.

Essa però ebbe un fortissimo colpo nel settembre del 1939, quando cioè il popolo tedesco constatò che la Germania era entrata in guerra da sola ed il Fiihrer il cui telegramma al Duce non è stato mai pubblicato nel Reich, dichiarò che la Germania «non aveva bisogno di aiuto straniero». Nel popolo germanico si ricominciò a parlare di «tradimento » dell'Italia.

Infine ho cercato di individuare le impressioni e lo Stato d'animo dei giovani appartenenti alla Hitlerjungend, al Partito ed alle organizzazioni paramilitari d! esso. Tutti costoro hanno manifestato l'entusiasmo sincero e ardente di persone che da tempo attendevano con fede e con fiducia un avvenimento che per loro ha rappresentato la realizzazione di una delle speranze più care. Era un entusiasmo limpido, schietto, affettuoso, espresso con parole spontanee di devozione verso il Duce e di sincero cameratismo verso l'Italia. Parlavano dei giovani che non avevan conosciuto la .guerra passata, giovani educati dal nazionalsocialismo e che da esso avevano appreso ad amare l'Italia ed a considerare il fascismo come l'unico e vero amico della Germania fin dai momenti difficili e penosi della formazione del Partito nazionalsocialista, gi'ovani per cui, specie in questi ultimi anni, il nostro paese aveva rappresentato l'unico appoggio leale e cameratesco, dei giovani che avevano probabrlmente udite e mai dimenticate le parole pronunciate dal Duce nel 1937 al Campo di Maggio.

(l) Vedi D. 10.

15

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MADRID, ZOPPI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 229. Madrid, 13 giugno 1940, ore 1,15 (per. ore 11,15).

Vostro 223 (1).

Mi sono recato io stesso dal Caudillo e gli ho letto il messaggio del Duce;

Franco mi ha detto che già stamane, in Consiglio di Governo, aveva deliberato

di adottare atteggiamento di non belligeranza. Mi ha promesso, forse domani,

di [rendere di] pubblica ragione, secondo il desiderio del Duce, tale delibe

razione (2).

Ha aggiunto che stato attuale forze armate spagnole gli impedisce adot

tare atteggiamento più risoluto, che tuttavia provvede accelerare al massimo

preparazione dell'esercito in vista di ogni possibile eventualità.

P. -R.) Mussolini incaricava Zoppi di esprimere a Franco la sua • soddisfazione per la dichiarazione di non belligeranza •.
(l) -Vedi D. 8. (2) -Con il telegramma n. 233 Zoppi informava che i giornali spagnoli del 13 giugno. avrebbero pubblicato il seguente decreto di Franco: • Estesasi la lotta al Mediterraneo in seguito all'entrata in guerra dell'Italia contro la Francia e l'Inghilterra, il Governo ha deliberato la non belligeranza della Spagna nel conflitto •· Lo stesso 13 giugno (con T. 16568/227
16

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. URGENTISSIMO 15227/447 P. R. Roma, 13 giugno 1940, ore 15,15.

D'ordine del Duce fate pervenire subito al Maresciallo Goering la lettera che qui di seguito vi trascrivo:

«Rispondo alla vostra lettera del 2 corrente (l) che ho ricevuto con qualche giorno di ritardo. Quantità allumina esportata finora è di 2.500 tonnellate mese perchè esuberante possi'bilità sua trasformazione in Italia. Per aumentate esigenze aeronautica era però stato disposto perchè st·essa quantità allumina fosse esportata temporaneamente per trasformazione in alluminio da importare Italia. Compreso particolare situazione prospettatami metto vostra disposizione 8.000 tonnellate allumina della mia scorta. Conto altresì aumentare al più presto produzione bauxite scopo aumentare contingente già destinato Germania. Dato però attuali deficienze impianti Italia affinchè possa far fronte necessità aeronautica italiana prego V. E. consentire trasformazione i'n Germania di 2.500 tonnellate allumina mese contro consegna 1.250 tonnellate alluminio. Spero di essere venuto incontro ai Vostri desideri e Vi prego di confermarlo, mentre Vi mando i miei camerateschi saluti. MussoUni ».

17

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MADRID, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 239. Madrid, 13 giugno 1940, ore 23,30 (per. giorno 14, ore 8).

In merito a quanto riferito dal R. Console Tetuan con telegramma in data 11 corrente (2), Ministro Beigbeder mi ha detto:

« l) èirca nomina amministratore spagnolo Tangeri non vi è sino a questo momento nulla di deciso; tuttavia spero attenerlo dato che francesi, si sono mostrati in queste ultime settimane assai meno intransigenti;

2) eventuale occupazione Tangeri da parte truppe spagnole è come è noto nei nostri voti. Come e quando avverrà dipenderà dalle circostanze e dall'evolversi della situazione generale.

Notizra che truppe spagnole vanno concentrandosi frontiera zona internazionale ·è confermata da fonte sicura » (3).

(l) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. IV, D. 711. (2) -Vedi D. 2. (3) -Con successivo telegramma (n. 240 del 14 giugno 1940, ore 9,05) Zoppi comunicava quanto segue: • Ministro Beigbeder mi telefona in questo momento (ore 8 del 14) che allo scopo di garantire neutralità Tangeri Generalissimo ha deciso di occupare militarmente detta città e sua zona •.
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L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO URGENTE 1752. Roma, 13 giugno 1940 (per. giorno 16).

Come codesto Ministero avrà forse rilevato, l'Osse1·vatore Romano -ieri -non è uscito. Eccone la spiegazione.

Ieri mattina presto io mi preoccupai della situazione in cui si sarebbe trovato l'organo vaticano nei riguardi della pubblicazione dei comunicati nemici. L'Osservatore, come è noto, aveva -in seguito alle note reazioni da parte nostra -accettato di rinunciare ad ogni commento politico sulla situazione, limitandosi ai soli bollettini delle oper2zioni pubbli:cati dai diversi governi. Su questa base, si era venuti ad una tacita intesa per cui l'Osservatore avrebbe potuto nuovamente circolare ed essere distribuito.

Ora, con l'entrata dell'Italia in guerra neanche questa intesa veniva più a reggere. Poteva l'Osservato·re -senza danno per noi -pubblicare comunicati nemici contenenti notizie che, per una ragione qualsiasi, noi volessimo tener segrete? La risposta è evidentemente negativa. D'altra parte chi può contestare -in principio -il diritto del Vaticano, Stato Sovrano a carattere universale solennemente riconosciuto come tale da recentissimi trattati, di far pubblicare sul proprio organo, imparzialmente, i comunicati di tutte indistintamente le parti in lotta: Ecco un esempio tipico di incongruenza fra stretto diritto e pratica realtà.

Io mi sono quindi preoccupato di prevenire il determinarsi di nuove incresciose situazioni. Attendere e permettere che esse si verificassero non era consigliabile. Gli incidenti ultimi e la tensione che ne era derivata non comportavano nuove scosse senza ovvio pericolo per i nostri rapporti col Vaticano.

Ho quindi inviato ieri mattina stessa in Vaticano da S. E. Montini il Comm. Babuscio a spiegare la situazione con tatto e fermezza insieme, chiarendo che non si trattava di passo ufficiale autorizzato dal R. Governo, ma di una preoccupazione mia, nell'interesse stesso delle relazioni fra Vaticano e Stato Italiano. Il Comm. Babuscio penò non poco a far comprendere il nostro punto di vista, S. E. Montini alla fine dicendosi disposto ad esaminare la questione, ma domandando tuttavia 24 ore di tempo, durante le quali l'Osservatore sarebbe uscito con tutti indistintamente i comunicati come aveva fatto in questi ultimi tempi.

Parve a me che questo fosse pericoloso, anche un solo giorno essendo sufficiente a determinare la situazione che io tenevo invece ad assolutamente prevenire. Mi recai quindi io stesso dal Cardinale Maglione, per rinforzare l'azione di Babuscio. Trovai il Cardinale piuttosto irrequieto per quella che sarebbe stata la situazione della Santa Sede di fronte ai terzi se la mia tesi :fosse stata accettata. Replicai non contestando il diritto del Vaticano a continuare nella pratica adottata, ma invocando un altro diritto quello della « salus pubblica » dello Stato Italiano.

Il Cardinale obbiettò fra l'altro che all'Organo vaticano sarebbe stato impossibile di pubblicare edizioni purgate di comunicati nemici: o pubblicarli sempre e per esteso o niente. D'altra parte pubblicare i soli comunicati itala-tedeschi neanche sarebbe stato possibile e tanto meno, dopo il Laterano, i soli comunicati italiani. Si sarebbe potuto, al caso, non pubblicare comunicato alcuno. Ciò tuttavia avrebbe richiesto riflessione e superiori determinazioni pontificie ormai impossibili ad attenersi (erano le 13,30). Nella situazione non rimaneva quindi che sospendere, per 24 ore, la pubblicazione del giornale. Ecco perchè, ieri alle 15 pomeridiane tutte le edicole furono avvertite che l'Osservatore non era uscito per «guasto alle macchine».

Oggi l'Osservatore Romano è ricomparso col seguente trafiletto:

«Poichè, a causa delle circostanze attuali, non ci è possibile continuare, come fin qui abbiamo fatto, la pubblicazione di tutti: i comunicati ufficiali dei paesi belligerenti, ci troviamo costretti ad astenerci da ora in poi dal pubblicare i vari bollettini di guerra :1>.

La questione è quindi definitivamente risolta e l'averla risolta prima che situazioni incresciose tornassero a determinarsi è, dal punto di vista delle nostre relazioni con la Chiesa, un bene.

L'Osservatore di oggi pubblica pure una chiosa alla allocuzione pontificia del .giorno di S. Eugenio, in cui si invoca il rispetto alle convenzioni di Ginevra e dell'Aja quali premesse umane e cristiane di quella pace giusta e duratura già auspicata altra volta dal Santo Padre. Fin qui, niente di male.

P. S. -Da rilevare che l'articolo citato dell'Osservatore -attingendo evidentemente alle relazioni Pietromarchi (l) -spezza una lancia anche contro gli abusi del blocco perpetrati a danno dell'Italia.

19

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO AL MINISTRO DEGLI ESTERl, CIANO

T. 278 Mosca, 14 giugno 1940, ore 12,45 (per. ore 19).

Ho ripreso contatto con questo Governo mediante visita a Molotov il quale mi ha ricevuto ieri notte al Cremlino.

Accoglienza fattami è stata visibilmente cordiale. Conversazione si è svolta in termini generali sui temi: normalizzare nostre relazioni diplomatiche; possibilità migliorare atmosfera fra l'Italia e l'U.R.S.S.; entrata dell'Italia in guerra.

Con parole molte esplicite Molotov ha espresso opinione che intervento italiano provocherà crollo militare anglo-francese e liquiderà prestigio politico delle due democrazie occidentali. Egli ha ascoltato con visibile interesse miei

commenti su significato e portata discorso Duce nella parte che precisa e delimita obiettivamente intervento italiano. Avuto sensazione che assicurazioni date dal Duce a Jugoslavia Grecia Turchia ha provocato presso dirigenti U.R.S.S. senso soddisfazione e sollievo.

Giornali odierni pubblicano notizie del mio colloquio con Molotov con grosso titolo due colonne. Appare evidente tendenza sovietica attribuire al fatto significato politico.

(l) Vedi D.D.I., Serie IX, vol. IV, DD. 389 e 820.

20

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 132. Ankara, 14 giugno 1940, ore 17,45 (per. giorno 15, ore 5,55).

Trasmetto con riserva testo comunicatomi confidenzialmente della dichiarazione ufficiale che il Governo turco pubblicherà stasera o domani .circa sua decisione mantenere neutralità: « In seguito all'entrata in guerra dell'Italia, su domanda degli Ambasciatori di Francia e Inghilterra, il Governo turco ha esaminato la situazione e visto che entrata della Turchia nell'attuale situazione sarebbe suscettibile di trascinarla in una guerra con l'U.R.S.S., ha deciso di riferirsi al protocollo N. 2 dell'Accordo Tripartito e per conseguenza ha deciso di mantenere la neutralità nel nuovo conflitto».

La formula adottata è dunque quella da me segnalata fin dal 1° corrente con telegramma n. 92 (1).

Risulta che per iniziativa di Re Caro! questo Ambasciatore romeno ha fatto un pass<J presso il Governo turco per indurlo a non prendere decisioni suscettibili di compromettere pace nei Balcani.

21

IL MINISTRO AL CAIRO, S. MAZZOLINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 410. n Cairo, 14 giugno 1940, ore 21,25 (per. giorno 15, ore 6,30).

Questo Ministero Esteri mi ha rimesso stamane promemoria così concepito:

«Consécutivament à la déclaration de la guerra par l'Italie le Gouvernement Royal Egyptien se conformant au Traité d'alliance avec la Grande Eretagne a décidé de rompre ses relations diplomatiques avec le Gouvernement Royal italien. Le Parlement Egyptien a pris acte de cette décision et au cours de leur réunion tenue le 12 Juin courant la Chambre des Députes et

le Sénat ont approuvé la déclaration suivante faite part S. E. le Président du Conseil:

1°) L'Egypte s'en tiendra à son alliance avec la Grande Bretagne, elle respectera ses engagements et elle s'emploiera à l'intériur de son territoire à fournir à son alliée toute l'aide et toutes les facités qu'elle demandera.

2°) L'Egypte ne participera à la guerre que si elle est attaquée par l'Italie sous l'une des trots formes suivantes: -Si les soldats italiens prennent l'initiative d'une incursion en territoire égyptien; si l'Italie détruit des vìlles égyptiennes au moyen de projectiles; -si elle dirige des raids aériens contre les objectifs militaires égyptiens ».

(l) Vedi D.D.I., Serie IX. vol. IV, D. 701, che pero è del 2 giugno.

22

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

(Pubbl. MARIO ToscANO, Una mancata intesa italo-sovietica nel 1940 e 1941, pp. 24-26, Firenze, Sansoni, 1953)

TELESPR. RISERVATISSIMO 2•2,99/935. Mosca, 14 giugno 1940 (per. giorno 27).

Riferimento: mio telegramma odierno n. 280 (1). Fornisco qualche maggiore ragguaglio sul mio colloquio di ieri con questo Presidente del Consiglio e Commissario per gli Affari Esteri.

Ritornato in sede nel pomerLggio del 12 corrente, l'indomani chiesi di essere dcevuto da Molotov. L'udienza mi venne fissata per la sera stessa, alle 21,30 al Cremlino.

Accolto con marcata cordialità, dissi al Presidente che ero lieto di aver ripreso il mio lavoro a Mosca ed espressi soddisfazione pel fatto .che, con il contemporaneo arrivo a Roma dell'Ambasciatore Gorelkin, si fosse chiusa una parentesi non del tutto normale nelle relazioni diplomatiche fra i nostri due Paesi. Aggiunsi essere animato dalla sincera volontà di lavorare al miglioramento di queste relazioni e sperare che egli avrebbe facilitato il mio compito.

Molotov rispose che condivideva pienamente la mia soddisfazione e che potevo •Contare .sulla sua cooperazione.

Essendosi il Presidente fermato dopo questo scambio di frasi di prammatica, presi l'iniziativa di portare la conversazione sulla situazione europea col parlare della nostra entrata in guerra.

Citando le parole del Duce, illustrai le ragioni storiche, politiche e morali del nostro intervento, e ripetei testualmente la frase della dichiarazione fatta dal Capo del Governo all'indirizzo degli «altri popoli confinanti per mare e per terra » con l'Italia.

Notai a questo punto sul viso di Molotov un'espressione di vivo interesse e di evidente aspettativa. E poichè non credetti di ·sconfinare al di là della parafrasi dei concetti esposti dal Duce, fu questa volta il mio interlocutore che prese l'iniziativa di allargare l'ambito della conversazione, con l'intento evidente di ottenere da me qualche maggiore elemento di informazione sugli obiettivi della politica ital.iana.

Molotov disse che conosceva bene il discorso pronunciato dal balcone di Palazzo Venezia. Egli considerava l'entrata in azione dell'Italia come avvenimento di grande importanza nella economia della guerra in corso. Dopo le gravi sconfitte già inflitte ai franco-inglesi dalle armate tedesche in territorio belga e francese, l'intervento italiano assumeva un valore decisivo. Egli era convinto che oramai Francia ed Inghilterra erano fatalmente destinate ad essere battute in pieno e che il loro prestigio politico sarebbe stato distrutto.

Molotov mi chiese a questo punto quale era il « programma d'azione » dell'Italia. La domanda mirava probabilmente a sondarmi circa i nostri obiettivi, non solo militari ma anche politici.

Riferendomi di nuovo alle parole del Duce, risposi mettendo in rilievo che Mussolini aveva precisato trattarsi per l'Italia di risolvere il problema delle sue frontiere marittime e che l'azione nostra era diretta unicamente contro Francia ed Inghilterra.

Mi chiese allora quali fossero le mie previsioni, al che risposi che il popolo italiano, pur rendendosi conto delle difficoltà rappresentate dalle forti posizioni strategiche in mano delle due Potenze nemiche nel Mediterraneo, era sicuro della vittoria finale dei due Statt totalitari -cioè di popoli forti e giovani, animati dallo spirito della rivoluzione fuscista -contro le due vecchie democrazie plutocratiche occidentali. Essere questo un conflitto fra il mondo vecchio ed il mondo nuovo, fra concezioni politiche e sociali statiche e conservatrici da una parte, ideali dinamici di progresso e di giustizia distribuitiva dall'altra. Non poteva esservi dubbio che la evoluzione storica segnava già il successo dei secondi.

Molotov fece ripetuti cenni di assentimento e si mostrò compiaciuto quando riconobbi anche all'U.R.S.S. il carattere di nazione giovane e dinamica.

Quando la conversazione, svoltasi fino allora in termini prevalentemente accademici, accennava ad esaurirsi, Molotov mi chiese -insistendo nella domanda -se io avessi dei problemi specifici da discutere con lui, e mi parve rimanere deluso quando risposi che « pel momento » non ne avevo. Ebbi infatti la sensazione che egli si aspettasse che io dicessi qualche cosa di più sulla politica italiana. Non volendo prenderne egli stesso l'iniziativa, Molotov desiderava probabilmente che io gli dessi un punto per discutere più a fondo i rapporti italo-sovietici ed i loro possibili sviluppi futuri.

Io non ho invece creduto di potermi avventurare su .questo terreno, dato che a Roma avevo soltanto ricevuto da V. E. l'istruzione generica di « ri-normalizzare » le nostre relazioni diplomatiche con Mosca; ciò che è già stato automaticamente raggiunto col simultaneo ritorno in sede dei due Ambasciatori.

Credo tuttavia mio dovere di richiamare l'attenzione di V. E. sul fatto che in questo momento il Governo sovietico sembra desideroso di attivare

suoi contatti con noi, forse avendo in mente la possibilità ~ in determinate circostanze -di una qualche collaborazione od intesa politica nel settore europeo di comune interesse, che è ovviamente quello dei Balcani e del Mar Nero.

Sulla opportunità o meno di incoraggiare questa tendenza ed eventualmente approfittarne io non posso naturalmente pronunciarmi, ben sapendo che il problema dei rapporti itala-sovietici non può essere considerato per se stesso, ma soltanto nel quadro generale deUa nostra politica estera. Per mia norma futura di condotta e di linguaggio mi sarebbe tuttavia particolarmente utile ricevere delle direttive, sia pure generiche, in materia; tanto più che il mio collega tedesco, conte von Schulenburg, dopo essersi a>ttivamente adoperato a·l ritorno in sede dei due Ambasciatori, si mostra oggi ansioso di conoscere su quale strada sono destinate ad avviarsi le nostre relazioni con Mosca.

Prima di terminare credo utile ricordare che lo stesso von Schulenburg, agendo in base ad istruzioni precise del suo Governo, presentò giorni fa a Molotov una domanda concernente la ripresa delle forniture di nafta sovietica alla R. Marina Italiana.

La risposta fu allora negativa, Molotov avendo osservato che della questione avrebbe eventualmente dovuto e potuto occuparsi l'Ambasciatore d'Italia, quando fosse tornato a Mosca (1).

Non ho creduto di poter menzionare tale questione durante la mia conversazione col Presidente del Consiglio, sia perchè non avevo istruzioni al riguardo, sia perchè non possedevo gli elementi necessari per formulare la domanda nei termini precisi voluti dal R. Governo. Desidero comunque ripetere qui quanto ho già telegrafato (2), e cioè essere del tutto vano sperare risultati .soddisfacenti da trattative economiche con questo Paese se non si è in grado di soddisfare al tempo stesso quelle « premesse politiche » cui il Governo dell'U.R.S.S. subordina costantemente e rigidamente (vedi i negoziati tedescosovietici della scorsa estate) la propria politica commerciale.

(l) Vedi D. 23, che però porta la data del 15 giugno.

23

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 280. Mosca, 15 giugno 1940, ore 12,40

(per. ore 20,40) (3). Mio telegramma n. 278 (4). Colloquio Molotov mi ha dato netta sensazione che in questo momento Go

verno sovietico sia desideroso sviluppare ·contatti politici coll'Italia. Iersera infatti Presidente del Consiglio dei Commissari del Popolo mi ha ripetuta

mente offerto degli spunti per approfondire conversazione sul tema relazioni italo-russe; cercando specialmente conoseere nostre intenzioni nei rapporti bacino orientale del Mediteranneo.

In mancanza direttive al riguardo mi sono mantenuto sulla riserva esprimendomi in termini generali e limitandomi ad illustrare dichi,arazione pubblica del Duce.

Credo Molotov sia rimasto deluso delle mie reticenze. 'Particolare rilievo, che odierni giornali sovietici hanno dato alla notizia del nostro colloquio, ha tuttavia rafforzato mia impressione che Mosca sia oggi propensa a attivare relazioni politiche con l'Italia. Giudicherà V. E. se sia o meno il caso di incoraggiare tale tendenza. Gradirei comunque qualche direttiva al riguardo (1).

Colgo occasione per ripetere quanto già segnalato da Incaricato d'Affari Mascia (2) e cioè che ,qualsiasi negoziato di carattere economico viene sempre strettamente subordinato nell'U.R.S.S. a premesse politiche. Qualora pertanto si volesse risollevare questione forniture della nafta per R. Marina o iniziarla attraverso trattative del genere occorrerà tener presente che esse verranno indubbiamente poste dai dirigenti sovietici sul piano poliHco.

(l) -Vedi Documents on German Foreign Po!icy 1918-1945, Series D, vol. IX, D. 381 e D.D.I., Serie IX, vol. IV, DD. 709 e 716. (2) -Vedi D. 23. (3) -Il presente telegramma è stato evidentemente inoltrato un giorno dopo la sua stesura. Vedi D. 22. (4) -Vedi D. 19.
24

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 106. Teheran, 15 giugno 1940, ore 15,31 (per. ore 19,10).

Trascrivo il seguente telegramma del R. Ministro in Baghdad:

« 73. -Prego trasmettere a Roma seguente telegramma: "Mio 42. -Malgrado incalzanti pression~ di questa Ambasciata britannica che avrebbe ricevuto ordini categorici da Londra, Primo Ministro Gailani appoggiato maggioranza Gabinetto riesce a reststere finora a non dichiarare rottura diplomatica con l'Italia. Egli si preoccupa infatti che questa decisione troverebbe contraria larga parte opinione pubblica mussulmana la quale non vede la ragione che si ripeta adesso errore commesso allora con la Germania solo per piegare alle ingiunzioni della potenza". Gabbrielli ».

25

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 38. Roma, 15 giugno 1940 (per. stesso giorno).

Attraverso i discorsi di qualche collega (Romania) mi sembra di capire che più di uno ineoraggi il Santo Padre ad un tentativo di pace e ciò soprattutto dopo la caduta di Parigi e la nota intervista di Hitler dell'altro ieri.

Domando quale dovrebbe essere il mio contegno di fronte ad eventuali sondaggi che mi venissero fatti in questo senso (1).

(l) -Vedi D. 29. (2) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. lV, DD. 624 e 716.
26

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MADRID, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 3753/1123. Madrid, 15 giugno 1940 (per. giorno 25).

Rapporto di questa R. Ambasciata n. 3494/1061 del 7 corr. (2).

Col rapporto cita,to in riferimento, .questa R. Ambasciata, nel riferire a codesto R. Ministero circa l'argomento in oggetto, aveva espresso il convincimento che l'entrata dell'Italia in guerra non avrebbe potuto non influire profondamente sull'ulteriore atteggiamento della Spagna di fronte al ~confitto e aveva indicato le ragioni di tale suo avviso individuandole nella posizione geografica di questo Paese, nei suoi interessi mediterranei, e nelle correnti di simpatia per l'ItaLia diffuse in vasti strati della popolazione spagnola, della Falange e delle Forze Armate.

Così infatti è ,stato; tanto che può dirsi che se per affinità di regimi, per concomitanza di aspirazioni, e in conseguenza del rancore rimasto verso Francia e Gran Bretagna a causa del recente passato, questo Paese pencolava tendenzialmente verso l'Asse, mai prima d'ora si era v,isto un così deciso orientamento di Governo e di opinione pubblica verso l'Italia e la Germania. Mi richiamo al riguardo all'atteggiamento solidale della stampa, alle manifestazioni popolari, e infine all'attitudine del Governo e alla dichiarazione di « non belligeranza» (miei telegrammi n. 216, 220, 227 (3), 229 (4) e 244) (4).

Può quindi ritenersi acquisito che il nuovo e più deciso orientamento della Spagna di fronte al conflitto, orientamento che tanto dal punto di vista morale e politico quanto -in potenza almeno -dal punto di vista militare, costituisce un notevole apporto alla causa e al presUgio dell'Asse, si è verificato in conseguenza e in funzione dell'intervento dell'Italia ed è stato da questo determinato.

Rimane ora a vedere a quali conseguenze di ordine pratico tale orientamento potrà condurre.

Nel mio rapporto già citato del 7 corrente, riferivo a tale riguardo che il Caudillo, in relazione allo stato di imprepara:zJione militare ed economica del paese, avrebbe cercato, anche dopo l'intervento dell'Italia, di mantenere sin che possibile il suo paese al di fuori della guerra, pur ~continuando a prepararsi per ogni eventualità e sollevando nel frattempo il problema delle rivendicazioni della Spagna.

l3) Non pubblicati.

Tale è infatti la linea di condotta che Franco sembra per ora intenzionato

a seguire anche se con la dichiarazione di « non belligeranza » è uscito dalla

neutralità sinora mantenuta, e anche se un complesso di circostanze gli ha

consentito di compiere, pacificamente, un primo e concreto passo verso la rea

lizzazione delle aspirazioni spagnole su Tangeri, che com'è noto sono di vec

chia data.

Con attenzione H Governo spagnolo segue intanto la situazione a Gibil

terra nell'attesa di potersene impossessare alla prima favorevole occasione,

mentre, come ha riferito col mio telegramma n. 244, la stampa ha già posto

sul tappeto la necessità di rivedere l'assetto territoriale del Marocco e del

l'Africa Occidentale, ed ha fatto la evitica dei trattati su 'CUi tale assetto si basa.

Se questo è nei suoi aspetti attuali, il nuovo orientamento della Spagna e il conseguente suo atteggiamento nella nuova fase del conflitto, mette d'altra parte conto di rilevare una specie di preoccupazione che talvolta affiora sia nelle sfere governative, che in una parte dell'opinione pubblica in merito agli sviluppi politico-militari della guerra in Europa in relazione all'atteggiamento degli Stati Uniti di America e del Portogallo.

Tale preoccupaz;ione è costituita da quella che, nonostante le svariate molteplici e anche recenti manifestazioni di amicizio ispanolusitana, è qui considerata, l'incognita portoghese. Già il Ministro Beigbeder, rintrattenendosi meco prima ancora dell'entrata in guerra dell'Italia sulla questione di Gibilterra, si esprimeva nel senso che il problema più complesso nei rapporti ang,lo-spagnoli, più ancora che da Gibilterra, « che cadrà a momento venuto come un frutto maturo», è costituito dal PortogaLlo. Salazar, mi diceva Beigbeder, si è tenuto sinora fuori dal conflitto, e continua a ripetere a noi come a voi che intende perseverare in tale linea di condotta. Ma non dobbiamo dimenticare che il Portogallo è alleato dell'Inghilterra e che gli inglesi vi esercitano grande influenza e continua intensa opera di propaganda. Salazar potrebbe venir costretto a cambiare attitudine, ovvero a cedere il posto ad un governo anglofilo ed interventista, quando Londra lo giudicasse utile o più ancora che utile necessario ai suoi interessi. Ciò potrebbe avvenire nel momento irn cui -dopo l'annientamento della Francia -si guardasse al Portogallo come ad una testa di ponte sul continente per far pervenire agli anglo-francesi o anche solamente agli inglesi aiuti daill'America.

Lo stesso Caudillo, in occasione del colloquio che ho avuto con lui il 12 u. s. (mio telegramma n. 229), nel parlarmi dello stato di preparazione della Spagna, mi fece un rapido accenno all'alleanza anglo-portoghese e si espresse in termini di risentimento per l'atteggiamento tenuto dagli Stati Uniti verso la Spagna in questi ultimi tempi in quanto -così egli mi disse -« avrebbero potuto facilitarci la ricostruzione economica, ma per farlo ci proposero condizioni tali anche di carattere non economico, che non potei acettarle » (l). Aggiunse poi che, a quanto gli risulta, l'Ambasciatore americano in Francia, «si agita molto, anzi troppo, e ha in queste ultime settimane 'spesso consigliato malamente il Governo francese».

ill Vedi Foreign Relations of the United States, 1940, vol. II, pp. 803-805.

In ambienti vari si notano talvolta le medesime preoccupazioni e non è raro sentir avanzare l'ipotesi che, ove la guerra dovesse continuare anche dopo l'occupazione totale e l'annientamento della Francia, il Portogallo potrebbe divenir \la base d'operazioni in Europa per ghl. anglo-americani.

Sono naturalmente preoccupa2lioni basate su eventualità che se non possono a priori escluder'Si, appaiono attualmente del tutto ipotetiche e a cui il rapido corso degli avvenimenti può da un momento all'altro dare un valore meramente retrospettivo: ho comunque ritenuto mio dovere di rLferirle.

(l) -Nessuna risposta a questo telegramma è stata rintracciata. (2) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. IV, D. 800. (4) -Vedi D. 15. (5) -Non pubblicato
27

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AGLI AMBASCIATORI A SANTIAGO, BOSCARELLI, A BUENOS AIRES, VINCI GIGLIUCCI, E AI MINISTRI A MONTEVIDEO, BELLARDI RICCI, A LA PAZ, MARIANI, A CARACAS, DI GIURA, AD ASSUNZIONE, TONI, A LIMA, CAPANNI, A BOGOTA, BERTELÈ, A QUITO, SCADUTO MENDOLA, A SAN JOSÉ, MENZINGER, A PANAMA, SILENZI, ED A CITTA DEL MESSICO, MARCHETTI

T. 16814 P.R./C. Roma, 16 giugno 1940, ore 1,lO.

Richiamo la Vostra attenzione sul discorso pronunziato dal Presidente Brasile Vargas in occasione finna Decreto assoluta neutralità brasiliana nella guerra fra Italia, Gran Bretagna e Francia.

Discorso può con!siderarsi come netta risposta a Roosevelt e sottolinea atteggiamento speciale che Brasile va assumendo nella politica sud-americana. Esso dovrà da parte vostra essere convenientemente illustrato in codesti ambienti, come chiara, equanime, intelligente esposizione delle nuove realtà storiche europee. Tanto più importante in quanto proviene daclla maggiore autorità del più grande Paese Latino-Americano.

28

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 134. Ankara, 16 giugno 1940, ore 12,59 (per. ore 19,45),

Rettifico pa,rzialmente mio telegramma di ieri 132 (1). Menemencoglu che ho visto stamane mi ha detto che di fronte alla nuova situazione determinatasi dall'entrata 1n guerra dell'Italia, la Turchia ha deciso di attenersi al protocollo due dehl.'Accordo Tripartito e di mantenere perciò posizione finora assunta nel conflitto, di non belligeranza. A mia domanda se trattavasi di

neutralità, come ieri era stato autorevolmente ripetuto, o di non belligeranza, egli mi ha testualmente risposto: «Noi non abbiamo bisogno come detto Franco di fare una esplicita dichiarazione di non belligeranza, eravamo non bel<ligeranti prima dell'entrata in guerra dell'Italia e restiamo tali anche dopo».

Menemencoglu ha poi aggiunto che con ogni probabilità non verrà diramato un comunicato ufficiale ma verranno fatte dal Presidente del Consiglio opportune dichiarazioni alla grande assemblea generale lunedi prossimo 17 colii'ente.

(l) Vedi D. 20.

29

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO

(Pubbl. MARIO ToscANO, Una mancata intesa itala-sovietica nel 1940 e 1941, cit., p. 28)

T. 150/59 R. Roma, 16 giugno 1940, ore 17,05.

Vostri telegrammi n. 278 e n. 280 (1).

Vi trascrivo il seguente telegramma del Duce:

« Per quanto concerne relazioni italo-russe si può andare sul terreno politico molto innanzi dato l'indirizzo attuale della politica russa et la liquidazione del movimento comuni'sta in occidente. Esiste agli atti un trattato politico che fu firmato da me e Potiemkine alcuni anni or sono e che virtualmente è ancora in vigore (2). Si potrebbe prendere le mosse da quello per precisare le rispettive linee delil'azione politica dei due Stati sopratutto pea:-quanto riguarda il bacino danubiano balcanico. Ora che vi ho tracciato le linee generali, riattaccate il discorso su tali basi con Molotov, fatelo parlare assicurandolo che il Governo fascista è animato dalla migliore volontà e poi riferite. Mussolini » (3).

30

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 136. Ankara, 16 giugno 1940, ore 21,15 (per. giorno 17, ore 8,55).

In attesa dichiarazioni che probabilmente farà domani alla grande Assemblea Nazionale questo Presidente del Consiglio sull'atteggiamento della Turchia di fronte alla nuova fase deil conflitto, dichiarazioni che tutto lascia supporre saranno conformi a quanto dettomi ieri da Menemencoglu (mio tele

gramma 135) (1), credo utile .riassumere gli avvenimenti occorsi in questi giorni.

La sera del 10 corrente ho rimesso personalmente a Saracoglu la comunicazione concernente la dichiarazione di guerra dell'Italia alla Francia e aJ.la Gran Bretagna. Saracoglu che era ancora indisposto mi ha 11icevuto in casa sua. L'ho trovato fisicamente e moralmente depresso. Nella breve conversazione avuta con lui non ha fatto nessun cenno all'atteggiamento della Turchia, limitandosi a ripetere .la seguente frase: «le cose vanno male, molto male». Ho peraltro attirato sua attenzione sulla inesattezza ed incompleta versione data dall'Agenzia Anatolia del discorso del Duce ed egli ha voluto 1lraiscr.ivere di suo pugno, sotto mia dettatura, la frase concernente le assicurazioni date agli Stati confinanti con l'ItaHa per terra per mare. A tarda sera è giunto ad Ankara il Presidente della Repubblica e vi è stata una prima riunione di Ministri circa la quale nulla è trapelato.

L'll corrente si è tenuto nella mattinata un Consiglio di Ministri presieduto dal Presidente deLla Repubblica, in seguito al quale si è stasera sparsa la voce che la Turchia avrebbe mantenuto atteggiamento di neutralità. Tale voce era indirettamente confermata da dichiarazioni fatte in giornata al nostro Addetto Militare dal Sotto Capo di Stato Maggiore Generale recentemente rientrato dalla Siria.

Il 13 corrente si è tenuto nel pomeriggio un nuovo Consiglio dei Ministri sotto la presidenza del Presidente del Consiglio. In mattinata aveva avuto luogo noto passo romeno. Da indiscrezioni trapelate si confermava decisione di non intervento della Turchia ed anzi si assicurava che il Governo turco aveva deciso di non decidere nulla. Nella stessa mattinata si firmava presso Ministero degli Affa•ri Esteri l'accordo commerciale tedesco turco la cui importanza politica era evidente (2).

Il 14 corrente aveva .luogo in mattinata riunione gruppo parlamentare del partito repubblicano del popolo, seguita da quella del così detto gruppo indipendente del partito stesso. Immediatamente si diramava un testo di comunicato che si assicurava diventerebbe ben presto ufficiale in cui si confermava sfacelo linea di neutralità già prevista con esplicito .riferimento al protocollo

N. 2 del patto tripartito (clausola russa). Nel pomeriggio erano convocati al Ministero degli Affari Esteri i rappresentanti diplomatici degli Stati Intesa balcanica e dal Presidente della Repubblica gli Ambasciatori di Francia e Inghilterra. È da osservare che nei comunicati ufficiali apparsi in serata sulle riunioni dei due gruppi parlamentari predetti si dichiarava politica seguita dal Governo era stata approvata aH'unanimità e che i Deputati avevano fatto calde dimostrazioni in favore degli alleati. Il 15 corrente Menemencoglu in una conversazione con me precisava che la Turchia aveva deciso applicare protocollo

N. 2 del trattato tripartito; il che equivale dire che ha deciS<> di non applicare trattato stesso.

e 28.

1n tutti questi giorni stampa locale, che è in al s01ldo degli anglo...francesl, ha tenuto atteggiamento non certo benevolo verso l'Italia e verso l'Asse ma relativamente moderato, salvo qualche deplorevole eccezione. La pressione degli alleati demo-plutocratici è stata continua ed intensa.

(l) -Vedi DD. 19 e 23. (2) -Si tratta del • Patto di Amicizia, non aggressione e neutralità • firmato a Roma il 2 settembre 1933. Testo in Trattati e Convenzioni fra it Regno d'Italia e gli altri Stati, vol. 46•, Roma, Tipografia del Ministero degli Affari Esteri, 1937, pp. 304-306. (3) -Vedi D. 35.

(l) Riferimento errato: si tratta dei TT. da Ankara 132 e 134 per i quali vedi DD. 20

(2) Vedi Documents on German Foreign Po!icy 1918-1945, Series D, vol. IX, D. 434.

31

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. 16849/470 P. R. Roma, 16 giugno 1940 (1).

Prego far pervenire con ogni possibille urgenza seguente comunicazione ambasciatore Paulucci:

«Vostro 2141/431 del 9 giugno (2).

Lettera Re Leopoldo al Duce da Voi trasmessa comincia con ringraziamento per passo e gesto compuiti da Duce a favore popolo belga. Poichè, data situazione, non vi è stata nè .poteva esservi alcun passo o gesto ufficiale prego sapermi indicare a che cosa Re del Belgio intendeva riferirsi» (3).

32

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MADRID, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTISSIMO 253. Madrid, 17 giugno 1940, ore 6,45 (per. ore 11,15).

Mio 252 (4).

Nuovo Governo francese presieduto da Pétain ha fatto pervenire al Governo spagnolo, tramite Ambasciatore Lequerica, seguente comunicazione: «Prego chiedere al Governo spagnolo di intervenire presso il Governo germanico per domandargili cessazione ostilttà e quali sono condi:llioni di pace. Governo francese suggerisce che, appena Govevno tedesco avrà preso conoscenza di questa domanda, dia istruzioni alla sua aviazione di cessare bombardamento di città ».

Governo spagnolo trasmette questa notte stessa la comunicazione surriportata al Governo tedesco tramite Ambasciatore Germania (5).

(l) -Manca l'indicazione dell'ora di partenza. (2) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. IV, D. 819. (3) -La risposta di Paulucci, trasmessa con telegramma n. 37 del R. Consolato di Colonia in data 20 giugno 1940, fu la seguente: • Paragrafo lettera Sovrano provocato voci unanimemente diffuse nel Belgio, anche da fonte autorevole, secondo le quali amichevole azione personale Duce avrebhe preservato questo paese da più gravi infortuni •. (4) -Non pubblicato: dava notizia della prossima caduta del Governo Reynaud e della probabile formazione di un Ministero Pétain-Weygand. (5) -Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. IX, D. 459, nota l.
33

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTISSIMO 793. Berlino, 17 giugno 1940, ore 11,40 (per. ore 12,20).

Ribbentrop mi telefona dal Quartier Generale incaricandomi di far sapere che tornerebbe rpolto gradita una visita del Ministro Ciano. La visita si dovrebbe effettuare nel teatro delle operazioni per rendere così possibile un incontro anche con H Fiihrer. · Ribbentrop si è riservato di telefonarmi domani per proporre alcune date.

34

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

APPUNTO S. N. Roma, 17 giugno 1940, ore 13,30.

Ho riparlato con Alfieri alle 13,15. Si è messo subito a contatto con Weizsiicker dopo la mia 'telefonata.

Le impressioni del Governo tedesco circa la richiesta francese non sono :ancora definit-ive. Si vede con difficoltà la possibilità di considera,re un armi.stizio nel momento attuade, sia per le nette recenti smentite opposte dai dirigenti .fra~cesi alle voci di pace, sia perchè non si sa ancora quale valore si debba attribuire esattamente alla :richiesta stessa.

Appena la situazione sarà stata considerata, il Governo del Reich informerà l'Ambasciatore Alfieri che riferirà ulteriormente.

A mia richiesta, Alfieri ha precisato che il telegramma relativo al viaggio -del Conte Ciano in Germania (l) è stato spedito prima che fosse nota la proposta di pace. Gli ho comunque detto che il Conte Ciano si teneva a disposizione, a partire da domani, per un eventuale viaggio in Germania.

35

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

(Pubbl. MARIO ToscANO, Una mancata intesa itala-sovietica nel 1940 e 1941, cit., pp. 29-30)

T. RISERVATISSIMO 287. Mosca, 17 giugno 1940, ore 13,38 (per. ore 18,30)

Accuso ricevuta telegramma n. 59 (2) contenente istruzioni del Duce circa le relazioni italo-russe.

7 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. V.

Vedrò Mo!lotov e parlerò secondo le direttive indicatemi. Trattandosi però di precisare rispettive Hnee dell'azione politica dei due Stati ed in previsione delle domande che Molotov certamente mi rivolgerà circa nostri obiettivi e nostro [programma], mi sarebbe molto utile ricevere qualche indicazione in proposito per quello che riguarda Bacino danubiano e balcanico.

Miei sondaggi avranno maggiori probabilità di riuscita se nel chiedere a Molotov quali sono intenzioni sovietiche sarò in grado dirgli -sia pure in termini generali -quali sono quelle italiane.

Poichè non potrò vedere Presidente del Consiglio dei Commissari del Popolo prima dopo domani (essendo domani giorno festivo nell'U.R.S.S.) prego telegrafarmi possibilmente entro mercoledì prossimo (1).

(l) -Vedi D. 33. (2) -Vedi D. 29.
36

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 17 giugno 1940, ore 15,30.

L'Ambasciatore Alfieri ahle ore 15,30 ha telefonato quanto segue:

L'Ambasciatore di Germania presso il Governo di Franco ha avuto comunicazione ufficiale dallo stesso Governo di essere stato richiesto dal Maresciallo Pétain a quali condizioni sarebbe stato concesso un armistizio (2). Di fronte a questa situazione il Fiihrer fa chiedere al Duce che desidererebbe vederlo al più presto possibile, e che è disposto a recarsi a Monaco o al Brennero domani mattina

o dopodomani mattina.

37

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 140. Ankara, 17 giugno 1940, ore 20,4() (per. giorno 18, ore 5,30). Mio telegramma n. 139 (3).

È probabile che non vi sarà più nessuna dichiarazione da parte di questo Governo. Resta il fatto che al momento preciso in cui la Turchia avrebbe dovuto applicare Patto Tripartito in seguito estensione del conflitto nella Zona Mediterranea, la Turchia ne ha eluso applicazione appigliandosi alla «<Clausola russa » del Trattato che ne infirma gli impegni. Questa decisione del Governo turco

rivela e suggella peraltro la soggezione della Turchia all'U.R.S.S. La partita tra i due Paesi resta più che mai aperta.

Comunque anche qui la vittoria dell'Asse sulle Potenze democratiche è stata completa, conseguenza delle altre vittorie politiche e militari. Per giungere a questi risultati la Francia e l'Inghilterra hanno dato, oltre tutto il resto, Sangiaccato Alessandretta, 58 milioni di sterline, 26'5 milioni di franchi (1).

(l) -Non risulta che questa richiesta abbia avuto risposta. (2) -Vedi Documents on German Foreign Po!icy 1918-1945, Series D, vol. IX, D. 460. (3) -Non pubblicato: con esso De Peppo riferiva che il precipitare della situazione in Francia aveva reso superflua la dichiarazione che il presidente del Consiglio turco si proponeva di fare dinanzi all'Assemblea Nazionale. Vedi D. 30.
38

IL MINISTRO A STOCCOLMA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 127. StoccoZma, 17 giugno 1940, ore 22,35 (per. giorno 18, ore 7,50).

In circoli anche vicini al Governo si notano stasera preoccupazioni per la condotta della Russia e accennasi a pretesi movimenti di truppe sovietiche alla frontiera russo-finlandese. Si teme che dopo occupazione dei Paesi baltici uguale sorte possa a scadenza più o meno prossima essere riservata alla Finlandia e che secondo lo svolgersi della situazione in relazione capitolazione francese, la Russia potrebbe accelerare ~ tempi. La Finlandia neille attuali condizioni come reagirebbe? La Svezia se ne preoccupa vivamente e a contenere eventualmente una avanzata russa parrebbe disposta da parte sua a unirsi questa volta alla Finlandia incoragg-iata ed appoggiata, si dice, dalla Germania. In questa occasione permettomi richiamare l'attenzione della E. V. su mio telegramma n. 115 (2.) circa quanto è stato fartto nelle Isole A1land che potrebbe anche offrire un pretesto.

39

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO 138. Ankara, 17 giugno 1940, ore 23,50 (per. giorno 18, ore 10,50).

Uno dei più subdoli nemici che l'Italia in particolare e l'Asse in generale abbiano in Turchia è questo Ambasciatore Grecia signor Raffaele Raphael.

Molto legato a Saracoglu con cui ha in comune avversione ai regdmi totalitari, egli ed i funzionari della sua ambasciata si conducono qui come veri e propri agenti delle cosidette Potenze democratiche.

Nelle previsioni, nella propaganda, nell'atrtivUà politica il sig. Raphael si ispira esclusivamente al suo odio verso l'Italia e verso la Germania, poco eu

randosi se ila sua azione non sia conforme e magari sia in contrasto con le prudenti direttive di Metaxas di cui non è un fedele seguace ed interprete.

Nella fluida situazione attuale sarebbe opportuno assolutamente che il sig. Raphael potesse venire allontanato da Angora (1). Mi risulta von Papen ha fatto analoga segnalazione a von Ribbentrop.

(l) Vedi anche Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. IX. D. 464.

(2) Vedi D.D.I., Serie IX, vol. IV, D. 783.

40

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MADRID, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 40. Madrid, 17 giugno 1940 (per. giomo 19).

Mi riferisco al telegramma di Lisbona n. 202 (2).

Tanto questa R. Ambasciata quanto quella di Germania hanno cercato indagare per conoscere se .questo Governo si fosse previamente accordato con Governi francese e inglese per occupazione Zona Internazionale Tangeri. Questo Ministro Affari Esteri ha negato tanto a me quanto ad Ambasciatore tedesco che siano stati presi accordi nel senso anzidetto. Ha ammesso per altro che Governo francese era stato vagamente messo al corrente dell'intenzione spagnuola di occupare Tangeri quando tale occupazione non pareva ancora imminente e quando Quai d'Orsay aveva da preoccuparsi di cose assai più gravi che non ad opporsi alle intenzioni spagnuole: ed infatti alla comunicaz,ione di Lequerica Governo francese non avrebbe, secondo Beigbeder, risposto né si né no, ma piuttosto dimostrato, in ·quel momento, di disinteressarsi della questione. Al Governo inglese nessuna comunicazione sarebbe stata fatta, sempre a detta di Beigbeder, tanto che, appena conosciuta a Londra notizia occupazione Tangeri, Hoare ricevette istruzioni di protestare ciò che fe.ce per altro (a quanto mi è stato ri:ferito) blandamente.

Questa Regia Ambasciata, come è noto, ne fu messa al corrente il 14 mattino (mio telegramma 240) (3) mentre ancora il giorno innanzi l'eventualità dell'occupazione della Zona Internazionale mi era stata prospettata come decisa in massima ma non imminente (mio telegramma n. 239) (4). Avendo amichevolmente attirato su ciò l'attenzione di Beigbeder questi si schermì dicendo che decisione di agire immediatamente ;fu presa dal Cauditllo nella notte fra il 13 e il 14, che tuttavia non credo.

Sulla situazione creatasi a Tangeri in seguito alla iniziativa spagnuola mi

sono intrattenuto con questo Sottosegretal'io Peche prendendo lo spunto dal con

tenuto del Vostro telegramma n. 231 (l) di cui gli ho dato conoscenza. Il sig. Peche, che fu sino a pochi mesi fa Console Generale di Spagna a Tangeri e che conosce molto bene problemi Zona Internazionale, mi ha detto che ila Spagna è intervenuta «in quanto garante dello Statuto». Per ora le forze spagnuole rimangono a Tangeri «a disposizione di quel Ministro di Spagna». Ha aggiunto che a me poteva per altro dire quello che non aveva detto né agli inglesi né ai francesi e cioé che la Spagna a Tangeri intende e spera di rimanervi definitivamente. Mi ha assicurato che i nostri interessi . colà saranno naturalmente rispettati.

(l) -Vedi D. 117. (2) -Non publicato: si tratta del T. da Lisbona 150 del 15 giugno 1940, trasmesso direttamente anche a Madrid con il numero 202, che riferisce la notizia diffusa dalla Legazione di Francia a Lisbona secondo cui l'occupazione della zona internazionale di Tangeri avrebbe avuto luogo previa consultazione del Governo di Madrid con quelli di Londra e Parigi. (3) -Vedi D. 17, nota 3. (4) -Vedi D. 17.
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L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MADRID, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 41. Madrid, 17 git~gno 1940 (pe1·. giorno 19).

Vostro 226 segreto (2).

L'informazione riferita dalJ.a Regia Legazione a Lisbona circa offerta di Gibilterra che nuovo Ambasciatore inglese avrebbe fatto a questo Governo, purchè Spagna si mantenesse neutrale, era stata riferita anche a questa R. Ambasciata ed aveva anche circolato per Madrid. Ne avevo personalmente fatto cenno tanto a Serrano Sufier quanto a Beigbeder e a questo Sottosegretario agli Esteri sig. Peche. Predetti mi hanno escluso che tale offerta sia stata fatta e che comunque Spagna sia disposta, nelle attuali .circostanze, a vincolare sua libertà d'azione. Nel frattempo è intervenuta dichiarazione «non belligeranza» e continuano d'altra parte anche dimostrazioni e campagne stampa, ispirate dal Governo, per rivendicazioni coloniali (mio telegramma n. 244 del 14 corrente) (3), il che sembra confermare che Governo spagnuolo non intende accontentarsi eventualmente di Gibiltena e tiene a conservare piena libertà di azione.

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L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MADRID, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 257. Madrid, 18 giugno 1940, ore 2,50 (per. ore 10,30).

In seguito precipi·tare avvenimenti si nota qui accresciuta preoccupazione e nervosismo per quanto si riferisce eventuali modifiche assetto territoriale Marocco. Circoli governativi si mantengono ail riguardo molto riservati, si espri

mono tuttavia nel senso che «Spagna non perderà l'occasione di tutelare suoi interessi ».

Non (dico non) escludo che da un momento all'altro truppe marocchlne spagnole possano attraversare frontiera per creare stato di fatto favorevole alle rivendicazioni spagnole nel Marocco francese (1).

(l) -Non pubblicato: contiene le istruzioni per il console generale a Tangeri < di prendere contatto e mantenere i migliori rapporti con le Autorità spagnole della Zona Internazionale di Tangeri •· (2) -Vedi D. l, nota l. (3) -Non pubblicato.
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L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 18 giugno 1940.

Sono stato chiamato in questo momento (mezzogiorno) in Segreteria di Stato dal Cardinale Maglione il quale mi ha corpunicato che con telegramma pervenutogli soltanto poco fa il Nunzio Apostolico in Francia ha portato a sua conoscenza che il Governo francese lo ha pregato di rivolgersi alla Santa Sede per far conoscere al Governo italiano:

l) che il Governo francese si era rivolto al Governo tedesco, per il tramite di quello spagnuolo, per far sapere che la Francia desisteva da ogni resistenza militare ecc.;

2) che il Governo francese teneva a far sapere al Governo italiano che esso desidera vivamente di ricercare insieme la base per una pace durevole.

A titolo puramente informativo e personale il Cardinale Maglione ha detto che il Governo francese aveva particolarmente sottolineato questo secondo punto aggiungendo di voler cooperare con l'Italia nell'interesse della civiltà cristiana e latina. NeN'occasione il Governo francese ha anche fatto sapere al Nunzio Apostolico che esso non riteneva di poter accettare dalla Germania quelle qualunque condizioni che a questa fosse piaciuto di imporre e menzionava in modo speciale, fra tali condizioni, l'eventuale cessione agli alleati della flotta francese, essendo inconcepibile che detta flotta avesse potuto in un secondo momento combattere contro quella dell'alleata Inghilterra (2).

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IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO AD ATENE, E. GRAZZI

T. 17092/137 P. R. Roma, 18 giugno 1940, ore 12,33.

Risulta presenza porti Isola Creta numerose unità flotta inglese, fra cui nave portaerei, vari incrociatori e cacciatorpediniere.

(:!J La presente comunicazione fu immediatamente trasmessa al Conte Ciano a Monaco.

Richiamate immediatamente attenzione codesto Governo. Secondo norme diritto internazionale navi belligeranti non possono soggiornare acque neutrali oltre 24 ore. Ci attendiamo che codesto Governo faccia rispettare sua sovranità e neutralità, e si conformi promessa fattaci che porti greci non diverranno basi flotta inglese.

Agite d'urgenza e telegrafate (1).

Ho interessato anche questo Ministro Grecia (2).

(l) Vedi D. 54.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

(Pubbl. FRANCEsco Rossi, Mussolini e lo Stato. Maggiore, pp. 174-175, Roma, Tip. • Regionale •, 1951)

APPUNTO S. N. (3). [ .... , 18 giugno 1940] (4).

l) Smobilitazione dell'esercito in tutti i teatri di operazione sino ai limiti dell'organico di pace.

2) Consegna di tutto l'armamento collettivo.

3) Occupazione (per quanto concerne ntalia) sino alla linea del Rodano -Teste di ponte: Lione, Valenza, Avignone -Occupazione della Corsica, Tunisia e Costa francese dei Somali.

4) Facoltà di occupare in qualunque momento, fino al ristabilimento della

pace, tutti i punti strategici e gli impianti esistenti in Francia, nei territori del

l'Impero, coloniali, protetti e sottoposti a Mandato, .ritenuti necessari per ren

dere possi'bili le operazioni militari o per mantenere l'ordine. Libero uso delle

vie di comunicazione francesi.

5) Occupazione delle basi mhlitari marittime di Algeri, Orano (Mers el

Kebir), Casablanca. Neutralizzazione e facoltà di occupare Beyrut.

6) Consegna immediata della flotta.

7) Consegna immediata della flotta aerea.

8) Consegna del materiale ferroviario che si trova, all'atto della conclu

sione dehl'armistizio, nel territorio occupato.

9) Obbligo di non procedere a distruzioni e danneggiamenti degli impianti

fissi o mobili esistenti nei territori contemplati nelle precedenti clausole -Ob

bligo di lasciare nei territori e località occupati gli approvvigionamenti di ogni

natura attualmente esistenti.

p. -279, Milano, Rizzoli, 1946) di CIANO, sia soprattutto dal succitato volume del Rossi (p. 168) risulta che il documento fu redatto nella tarda mattinata del 18 giugno.

10) Denuncia dell'.A!Ileanza con la Gran Bretagna. Immediato allontanamento delle forze inglesi operanti nei territori metropolitani, coloniali, protetti e sottoposti a Mandato. Disarmo e scioglimento delle formazioni militari straniere (polacche, belghe, ecc.) operanti in Francia.

(l) Vedi D. 48.

(2) Vedi L'Agression de l'ItaZie contre la Grèce, cit., DD. 79 e 82.

(3) -Il presente documento, manoscritto, è intitolato, nel Registro dell'Archivio segreto di Gabinetto, c Appunto che servi di base per il colloquio con il Filhrer (18 giugno) •. Per quanto non firmato, la minuta è chiaramente di pugno del ministro degli Esteri Ciano. (4) -La minuta conservata in Archivio non è datata, ma sia dal Diario (1939-43, vol. l,
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L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A TOKIO, CORTESE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 367. Tokio, 18 giugno 1940, ore 18 (per. giorno 19, ore 8,25).

Vigilia nostra entrata guerra Ambasciatore di Germania mi disse aver ricevuto telegramma da Berlino in cui gli si spiegava Ultilità che attenzione S.U.A. fosse il più possibile rivolta Estremo Oriente e gli si dava istruzioni chiedere a tale fine a questo Governo accentuare suo contrasto con Governo di Washington. Dal telegramma sembrava che Berlino e Roma si fossero consultate al riguardo e che istruzioni analoghe stessero per giungere a me da Voi (1).

Ambasciatore di Germania mi ha esposto sua opinione che qui trascrivo: Attuale Governo ·giapponese specie Ministro Esteri e suo entourage essere essenzia~mente in favore distensione con America al punto da fare temere che un suggerimento come quello suindicato non sarebbe stato seguito ed avrebbe forse sortito effetto contrario in quantochè aumentava agli occhi giapponesi importanza fattore americano.

D'altra pa11te non poter negare che a differenza Governo questa opinione pubblica e stampa sono profondamente inasprite da continua opposizione americana attuazione nuovo ordine Asiatico. Politica di debolezza verso S.U.A. è una delle cause principali del contrasto esistente tra alcuni settori politici e della stampa ed il precedente governo. Sembra quindi opportuno stimolare tendenza anti-americana già in atto come del resto facciamo nei nostri contatti con ambienti pol1tici militari e giornalistici anzichè tentare raggiungere fine attraverso incerta e pericolosa via ufficiale.

Ambasciatore di Germania chiedeva parere anche per voter telegrafare a Berlino. Gli ho risposto di condividere sua opinione ma che non avendo ancora ricevuto istruzioni lo pregavo attendere 24 ore. Ci è poi stata nostra entrata in guerra. Ieri ho appreso dall'Ambasciatore di Germania che egli aveva riferito nel senso suddetto all'Auswiirtiges Amt e che aveva anche comunicato nostro colloquio.

(l) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. IX. D. 418.

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IL MINISTRO A STOCCOLMA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTE' 128. Stoccolma, 18 giugno 1940, ore 19,30 (per. giorno 19, ore 2,15).

Rappresentante britannico in udienza chiesta a questo Ministro degli Affari Esteri gli ha dichiarato che il Governo di Londra è disposto a trattare la pace con Germania e Italia (1). Questo Segretario Generale degli Affari Esteri che mi ha subito informato di ciò ha precisato su mia richiesta che la dichiarazione del Rappresentate britannico ha avuto carattere ufficiale e che Ministro degli Affari Esteri Gunther cui è stata fatta ha anche compreso di poter servirsi della dichiarazione stessa con discrezione ed a suo giudizio. Questa comunicazione del Ministro d'Inghilterra può avere almeno il fine di preparare hl terreno ad ogni passo che il Governo di Londra comincia oggi considerare opportuno o forse anche inevitabile (2).

48

IL MINISTRO AD ATENE, E. GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTISSIMO 174. Atene, 18 giugno 1940, ore 20 (per. ore 23,30).

Governo ellenico smentisce nel modo più categorico vi siano unità navali britanniche nei porti di Creta o anche nelle acque intorno all'isola che sono strettamente sorvegliate (3).

Nel comunicarmi quanto precede Mavroudis mi ha esplicitamente assicurato che qua11ora unità da guerra belligeranti dovessero presentarsi in porti greci loro permanenza oltre 24 ore non (ripeto non) sarebbe tollerata (4).

Anche autorità navali elleniche hanno escluso nettamente al Regio Addetto Navale che unità britanniche si trovino nelle acque e tanto meno nei porti di Creta. Comunque ho telegrafato a R. Console in Canea e mi riservo comunicare quanto egli riferirà.

il) Nota dell'Ufficio cifra: c Il gruppo, pervenuto errato, potrebbe dare anche " Hitler " •.

(2) -Vedi anche D. 78. (3) -Vedi D. 45. (4) -Vedi, per la risposta fornita a Roma dal Ministro di Grecia, L'Agression de t'ltalie contre ta Grèce, cit., DD. 80, 81 e 82. Su tutta la questione vedi anche E. GaAzzr, n principio della fine, cit., pp. 111-114.
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IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 157. Helsinki, 18 giugno 1940, ore 20,51 (per. giorno 19, ore 5).

Sebbene notizie francesi abbiano distratto questa opinione pubblica, crisi Paesi baltici e occupazioni russe sono :passate tutt'altro [che] inosservate e nervosismo ambienti militari traspare da molti dissensi gravi.

Ho trovato invece questo Ministro Affari Esteri abbastanza ,fiducioso. Egli mi ha detto che Governo finlandese basa sua confidenza su seguenti motivi:

l) profonda differenza materiale e spirituale della situazione politica finlandese di fronte a quella dei Paesi baltici chiaramente palesata durante la guerra russo-finlandese;

2) constatazione che sarebbe stata fatta daillo stesso Stalin circa impopolarità nelle masse russe della guerra con Finlandia e quindi prevedibile riluttanza sovietica a ricominciare;

3) funzionamento quanto mai normale nella ripresa dei rapporti russofinlandesi che appare dimostrato da assenza ogni seria frizione nell'esecuzione degli obblighi imposti da trattati di pace, conclusione ormai quasi perfezionata del trattato di commercio e navigazione che prevede modificazioni ripresa degli scambi postali ferroviari telegrafici nonchè cooperazione economica in alcune zone della frontiera.

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IL MINISTRO A STOCCOLMA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 129. Stoccolma, 18 giugno 1940, ore 21,15 (per. giorno 19, ore 5).

Mio telegramma n. 127 (1).

Da buona fonte mi viene confermato grande ammassamento truppe sovietiche

alla frontiera russo~finlandese: Carelia e zona lago Ladoga. D'altra par,te mi ri

sulta che sono giunti a Stoccolma emissari di gruppi bolscevizzanti .profughi

Finlandia o comunque dissidenti da attuaili direttive di quel Governo, per pre

parare con agenti ufficiali o rappresentanti Komintern a Stoccolma quanto do

vrebbe eventualmente facilitare la sottomissione della Finlandia escludendo resi

stenza armata.

Questo Ministro degli Affari Esteri che ho oggi intrattenuto al riguardo

vede la situazione non scevra di pericoli. Considera con preoccupazione la con

dotta e la politica sovietica, ed iJ. caso presente ne ha ravvivato ansie.

Mi è stato dichiarato che, mentre si sta seguendo attentamente situazione, Governo svedese prevede dover intervenire con le armi qualora conflitto abbia a scoppiare tra Finlandia e Russia.

Si fa affidamento, in tal caso, anzi si considera come acquisito, consenso ed appoggio germanico. Speciale attenzione si fa alle Isole Aland con lo scopo di prevenire possibilmente eventuale colpo sovietico.

Si stanno riprendendo misure militari del caso.

(l) Vedi D. 38.

51

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 40. Roma, 18 giugno 1940 (per. stesso giorno).

Con mio telegramma per corriere n. 28 del 28 maggio u. s. (l) ho informato che il Vaticano aveva preso l'iniziativa di chiedere ai Governi di Francia e d'Inghilterra di voler risparmiare dai bombardamenti la Cittd di Roma.

Il Governo inglese ha risposto, assicurando che esso non avrebbe mai bombardato la Cittd del Vaticano, ma che, quanto al resto di Roma, la cosa sarebbe dipesa dal modo con cui il Governo italiano intende per conto suo osservare le regolle riconosciute della .guerra.

La Segreteria di Stato si riprometterebbe di replicare al Governo inglese, constatando che il Governo italiano ha dimostrato di voler condurre la guerra aerea secondo i più rigorosi dettami della legge internazionale e quindi insistendo ancora perchè la intera città di Roma e non solo quella del Vaticano sia esclusa dai bombardamenti.

Si intende che detta replica, come già la nota originale della Santa Sede conserverebbe l'impronta della più assoluta ini-ziativa vaticana. Il Cardinale Maglione gradirebbe tuttavia di conoscere se da parte nostra si avrebbero obiezioni a questa sua azione (2).

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IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 151. Sofia, 18 giugno 1940 (per. giorno 23).

Mio telegramma n. 246 (3). Come ho telegrafato questo Mini,stro degli Esteri mi ha stamane detto che Bulgaria è stata soddisfatta nell'apprendere che Unione Sovietica prefe

risce nominare suo nuovo rappresentante a Sofia nella persona del giovaneConsigliere della Legazione qui residente, signor Lavrichev, anzichè inviarequi una personalità tipo Suritz o Maisky, cui nomina avrebbe attirato generale attenzione e sospetto. In realtà non credo che nomina a Ministro del signorLavrichev sia destinata a soddisfare molto questa opinione bulgara la quale ha notato come Unione Sovietica abbia tolto da Sofia suo unico rappresentante diploma,tico nei paesi balcanici slavi, signor Lavrentiev, per trasferirlo a Bucarest. Un tale trasferimento inoltre ha dato maggiore consistenza alla voceche vorrebbe possibi!le e forse imminente una trattativa diretta tra Mosca e Bucarest per una soluzione amichevole della questione di Bessarabia. Come ho accennato altra volta Bulgari vedono con preoccupazione una tale eventuale trattativa perchè essa potrebbe contenere un'assicurazione russa verso la Rumania di disinteressarsi per l'avvenire delle aspirazioni bulgare sulla Dobrugia_

(l) -Vedi D. 6, che però è dell'H giugno. (2) -Nessuna risposta scritta è stata rintracciata. Vedi D. 61. (3) -Non pubblicato.
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IL MINISTRO A BERNA, TAMARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 2499/87-8. Berna, 18 giugno 1940 (per. giorno 23)

Questo Ministro di Germania, Signor Kocher, mi ha chiesto ieri se non pensavo che uno Stato come la Svizzera abbia perduto la ragione della sua esistenza nell'Europa che sta per uscire dalla guerra. Mi ha detto quindi cqe « molti :. germanici sono dell'opinione che la parte tedesca della Confederazione, appunto perchè tedesca, debba essere ricongiunta al Reich per completare l'unità nazionalf. Non mi è sembrato personalmente contrario a questa idea. Ha soggiunto però che in Germania si pensa che il Duce sia ostile a una spartizione della Svizzera, e che solo perciò non si possa fare. Infatti, ha continuato, il Ticino è poca cosa, mentre la parte tedesca è importante. Gli ho domandato se non gli pareva poco opportuno ingrandire la Francia con l'assegnazione della Svizzera romanda, ricca e ben organizzata, e m'ha risposto che evidentemente questo era un lato poco piacevole del problema. Fingendo di scambiare per errore il Gran San Bernardo col Sempione, gli ho ri,levato -per conoscere il suo pensiero circa le frontiere della immaginata spartizione -che lasciare il Sempione alla Francia sarebbe poco vantaggioso per l'Italia, ed egli mi ha tosto replicato con vivacità: «ma il Sempione è in terra di lingua tedesca ». Il che vuoi dire che i « m~lti » germanici che desiderano spartire la Svizzera pensano altresì che il Reich debba arrivare anche sul Sempione, annettendo la parte tedesca del Vallese.

Ignoro quali siano le idee del R. Governo circa la posizione della Svizzera alla fine della guerra nelila nuova Europa, nè mi nascondo che essa possa sembrare perdere la ragione d'essere nelle grandi trasformazioni in corso. Credo· tuttavia di non errare se estendo anche al dopoguerra la dichiarazione fatta dal Duce il 10 giugno, che si può connettere ad altre dichiarazioni del Duce favorevoli all'esistenza della Svizzera. Se però lo svolgimento elementare di tutte le situazioni portasse a mutazioni anche sulle Alpi e l'andamento della politica d'alleanza rendesse non più .pericoloso lo stabilimento del Reich sul Gottardo resterebbe sempre necessario per noi, come ebbi già l'onore di scrivere (rapporto del 1° giugno 1939, n. 2599/888) (l) ottenere non solo il massiccio del Gottardo, ma anche i suoi fianchi: ,tutto il Vallese e tutta l'Engadina. E bisognerebbe a tempo persuadere i tedeschi che in quel punto non si tratta di problema· etnico o linguistico, ma storico e strategico, al fine d'incontrarsi sulla frontiera delle Alpi in parità di condizioni e di potenza, formando un confine di valore secolare, come sul Brennero. Lo scatto vivace con cui il ministro tedesco ha replicato al mio accenno al Sempione prova -mi sembra -che da parte tedesca si pensa a1trimenti e non si conosce ancora dove si dividono lo spazio vitale dell'Itailia e quello della Germania.

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IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 18 giugno 1940.

Garcia Conde è venuto a farmi, d'ordine del suo Governo, una comunicazione del seguente tenore:

Dite al Governo italiano che qualora la disfatta della Francia implichi una distribuzione delle colonie africane, H Governo spagnolo porrebbe le seguenti rivendicazioni:

l) tutto il Marocco francese sotto il Protettorato spagnolo (unidad maroquì);

2) una parte dell'Algeria vicino alla costa (Orano);

3) l'ampliamento della colonia del Rio de Oro;

4) J.'ampliamento della colonia del Golfo di Guinea.

Se l'Inghilterra continua la lotta, la Spagna è disposta ad entrare in guerra, chiedendo il tempo necessario per preparare l'opinione pubblica e per mettere insieme il materiale di artiglieria che dovrebbe servire l'attacco su Gibilterra, anche essa naturalmente rivendicata (2).

ALLEGATO

L'AMBASCIATA DI SPAGNA A ROMA AL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO

PROMEMORIA S. N. Roma, 18 giugno 1940.

Si como natura! consecuencia de la derrota de Francia ocurriese una justa redistribuci6n de territorios africanos, Espafia reivindicaria: la uni6n de Marruecos

bajo su protectorado; la parte del territorio argelino que ella coìoniz6 y esta pr6

xima a su costa meridiana!; la ampliaci6n del Sahara espaiiol y la ampliaci6n de

sus posesiones del Golfo de Guinea hacia poblados que ofrezcan jornaleros indigenas

de los cuales carece hoy Espaiia.

Si Gran Bretaiia continuase la guerra, Espaiia estaria dispuesta ahora a declarar

su beligerancia previa preparaci6n de la opini6n publica y la ayuda necessaria

para atacar a Gibraltar y defender al Majzen, en cuanto ataiie a aprovisionamientos

de materia! y armamento pesados y al adecuado auxilio aéreo y naval.

TRADUZIONE

Se come conseguenza naturale della disfatta della Francia si dovesse addivenire a una giusta ridistribuzione dei territori africani, la Spagna rivendicherebbe: l'unione del Marocco sotto il suo protettorato; la parte del territorio algerino che essa colonizzò e che è vicina alla sua costa meridionale, l'ampliamento del Sahara spagnolo e l'ampliamento dei suoi possedimenti del Golfo di Guinea incorporando popolazioni che offrano mano d'opera indigena della quale oggi la Spagna difetta.

Se la Gran Bretagna continuasse la guerra, la Spagna sarebbe disposta ora a dichiarare la sua belligeranza, previa preparaZ'ione dell'opinione pubblica e con l'aiuto necessario per essere in grado di attaccare Gibilterra e difendere al Majz-en, per quanto si riferisce alle forniture di materiale e all'armamento pesante e all'opportuno concorso aereo e navale.

(l) -Non pubblicato. (2) -Per le analoghe richieste presentate alla Germania, vedi Documents on German Foreign Poticy 1918-1945, Series D, vol. IX, D. 89 e per la risposta tedesca, ibid., vol. X, D. 16.
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L'AMBASCIATORE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA A ROMA, PHILLIPS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

NOTA VERBALE 1521. Roma, 18 giugno 1940.

In compliance with instructions which I have received from the Secretary of State, I have .the honor to transmit to Your Excellency the following communication in the name of my Government:

The Government of the United States is informed that the Government of France has requested of the German Government the terms of an armistice.

The Government of the United States feels it is desirable, in arder to avoid any possible misund-erstanding, to inform Your Excellency that in accordance with its traditional policy relating to the Western Hemisphere, the United States would not recognize any transfer, and would not acquiesce in any attempt to transfer, any geographic region of the Western Hemisphere from one non-American power to another non-American power.

I avail myself of this opportunity to renew to Your Excellency the assurances of my highest consideration.

TRADUZIONE

m conformità delle istruzioni che h<> ricevuto dal Segretario ji Stato, ho l'onore di trasmettere a V. E. la seguente comunicazione in nome del mio Governo: Il Governo degli Stati Uniti è informato che il Governo francese ha sollecitato dal Governo tedesco le condizi<>ni di un armistizio.

Il Governo degli Stati Uniti ritiene opportuno, allo scopo di evitare ogni possibile equivoco, di informare V. E. che, in accordo con la loro politica tradizionale concernente l'Emisfero Occidentale, gli Stati Uniti non riconoscerebbero alcun trasferimento e non consentirebbero a nessun tentativo di trasferimento di qualsiasi regione geografica dell'Emisfero Occidentale da una potenza non americana ad un'altra potenza non americana.

Colgo l'occasione per rinnovarVi, Ecellenza, i sentimenti della mia alta considerazione.

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L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MADRID, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO 266. Madrid, 19 giugno 1940, ore 14. (per. ore 18,50).

Mio telegramma 253 (1).

Questo Ambasciatore di Germania ha consegnato quest... (2) al Governo spagnolo la seguente ·comunicazione da trasmettersi al Governo francese: « H Governo del Rei-eh è disposto a fare conoscere al Governo francese le condizioni per la cessazione delle ostilità. Raccomanda al Governo francese di inviare plenipotenziari a questo fine. Il Governo del Reich indicherà la data ed il luogo in cui questi ~enipotenziari potranno essere ri<:evuti non appena gli saranno stati comunicati i nomi dei plenipotenziari stessi. Il Governo del Reich fa osseiware che un accordo sopra la cessazione delle ostilità può discutersi solo se il Governo francese viene ad una intesa su questi punti anche col Governo italiano. Pertanto si suggerisce al Governo francese di porsi in contatto col Governo italiano per mezzo del Governo spagnolo » (3) ( 4).

,2) Nota dell'Ufficio cifra: • Manca •·
(l) -Vedi D. 32. (3) -Sull'originale, vistato da Mussolini, di questo documento le parole c del Reich • sono state sostituite a matita rossa con c italiano.; la parola «raccomanda • con c richiede • ed è stata cancellata l'ultima frase. Da tali correzioni doveva derivare il testo della comunicazione che il Governo italiano inviò a quello francese attraverso Madrid (vedi D. 59}. (4) -Per la comunicazione tedeEca di cui nel testo, vedi Documents on German Policy 1918-1945, Series D, vol. IX, D. 481.
57

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MADRID, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 267. Madrid, 19 giugno 1940, ore 13,44 (per. ore 16,50).

Mio teil.egramma n. 266 (1).

Alle 11 di stamane questo Ministro Affari Esteri mi ha consegnato seguente {!Omunicazione del Governo francese diretta al Governo fa s'Cista : « Il Governo francese prega il Governo spagnolo di far conoscere al Governo italiano che è pronto ad esaminare (nel testo francese envisager) con quest'ultimo la cessazione delle ostilità. È in questo spirito che il Governo francese ha consegnato l'aUro ieri mattina alla Santa Sede, perchè fosse rimessa al Governo italiano, copia Nota destinata Governo tedesco. -Il Ministro Affari Esteri Baudouin » (2).

58

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 798. Berlino, 19 giugno 1940, ore 15,45.

Nel comunicare entrata delle truppe sovietiche in Lettonia, Lituania ed Estonia, questo Ministero degli Affari Esteri segnala che Governo sovietico ha posto la condizione che le sue truppe, senza limite di contingenti, possono stabilirsi in qualsiasi punto dei tre paesi e che i Governi di questi ultimi sieno di pieno gradimento coll'U.R.S.S. L'indipendenza di taH Stati rimane quindi pura.mente formale.

Questo Governo non prende posizione .al .riguardo ma si lascia qui chia

ramente intendere che la mossa sovietica è interpretata come rivolta contro la

Germania, dato ·che i motivi con cui il Governo sovietico l'ha giustificata sono

dei puri pretesti.

Nessun contatto ha avuto luogo tra Russia e Germania recenti avvenimenti

nei Paesi Baltici e si constata qui che, mentre la Germania ha notificato alla

Russia l'azione in Danimarca, Norvegia, Belgio e Olanda, da parte sovietica

finora non è stata fatta alcuna comunicazione al Governo germanico.

Il Presidente Lituania Smetona ha dandestinamente varcato il confine

tedesco ed è stato subito internato. È corsa voce che anche reparto dell'eser

cito lituano ha cercato di rifugiarsi in... (3). Il Governo germanico ha comu

nicato al Governo sovietico l'internamento di Smetona e ha fatto sapere ·che

se truppe lituane dovessero presentarsi alla frontiera germanica, esse sareb

bero disarmate e internate.

(l) Vedi D. 56.

(2) Vedi D. 44 e Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. IX, D. 485.

(3) Nota dell'Ufficio Cifra: c Manca •·

59

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MADRID, ZOPPI

T. 156/247 R. Roma, 19 giugno 1940, ore 22.

Vostro n. 267 (1). Recatevi subito da codesto Ministro degli Esteri e fate~i seguente comunicazione:

«Il Governo italiano è disposto a fare conoscere al Governo francese le condizioni per la cessazione delle ostilità. Richiede al Governo fran.cese di inviare plenipotenziari a questo fine. Il Governo italiano indicherà la data ed il luogo in cui questi plenipotenziari potranno essere ricevuti non appena ·gli saranno stati comunicati i nomi dei plenipotenziari stessi. Il Governo italiano fa osservare che un accordo sopra la cessazione delle ostilità può discutersi solo se il Governo francese viene ad una intesa su questi punti anche col Governo tedesco».

60

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MADRID, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 273. Madrid, 19 giugno 1940, ore 23,05 (per. giorno 20, Oll"e 4,45).

Ministro degli Affari Esteri di Spagna ha consegnato a me e a questo Ambasciatore di Germania, nel pomeriggio di oggi la seguente comunicazione:

c Per essere informato delile .condizioni cessazione ostilità, Governo francese designa, come plenipotenziari seguenti persone: Generale d'esercito Huntziger, Amba,sciatore Noel, Vice Ammiraglio Elloc, Generale d'aviazione Bergeret, ·COn esperti e segretari; delegazione non supererà venti persone.

Governo francese chiede, per prendel'e una decisione con valore indipendenza, che Governo tedesco ordini alle sue truppe di fermarsi sulle posizioni che occupano a mezzogiorno del 19, nel quale caso hl Governo francese non apporterebbe alcuna modificazione al dispositivo attuale delle sue truppe. Circa tale ultima parte l'Ambasciatore spagnolo a Bordeaux ha chiesto chiarimenti al Ministro francese, dicendogli che ciò poteva interpretarsi come un armistizio senza fissazione di condizioni il che verrebbe a complicare negoziato. Il Ministro francese ha detto, autorizzando l'Ambasciatore a farlo constatare ufficialmente, che il Governo francese desidera solo mantenere libertà di movimento perchè i suoi agenti conservino autorità nel Paese e che in realtà tale desidedo ha lo scopo solo di preservare dalla guerra la regione di Bordeaux dove

si trova attualmente il Governo».

{l) Vedi D. 57.

8 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. V.

61

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 43. Roma, 19 giugno 1940 (per. stesso giorno).

Il Cardinale Segretario di Stato mi ha oggi comunicato che il Governo francese ha per sua parte accolto pienamente e senza riserve di sol'ta, la richiesta vaticana di non bombardare Roma (1).

Con riferimento alla comunicazione già fattami ieri per l'Inghilterra (2), il Cardinale Maglione mi ha chiesto se avrebbe potuto dare l'assicurazione richiesta dalla Gran Bretagna che l'Italia si sarebbe per parte sua conformata alle regole accettate dal diritto internaziona[e.

Ho risposto che mentre l'Italia era in mateda come tutti avevano potuto vedere, in perfetta regola, ignoravo se il R. Governo avrebbe desiderato, in nome proprio, dare assicurazioni di sorta. Forse il Vaticano, come già contemplato ieri, avrebbe potuto, nella sua risposta constatare che in fatto il Governo Italiano aveva mostrato di osservare in pieno tutte le regole internazionali.

n Cardinale Maglione ha confermato che sarebbe pronto ad agire in questo senso e sempre conservando alla cosa il carattere di pura iniziativa vaticana che aveva avuto fin dal principio, ma che avrebbe ·comunque gradi:to almeno di sapere se il Governo Italiano avrebbe avuto o meno obbiezioni di sorta.

Mi sono riservato una risposta (3).

62

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 116. Belgrado, 19 giugno 1940 (per. giorno 23).

Mio telegramma n. 201 in data 18 corrente (4).

Nella stessa conversazione Cincar-<Markovié mi ha detto che non vi era nulla di nuovo nelle relazioni jugoslavo-sovietiche. Governo jugo~avo attende sempre da quello sovietico ·comunicazioni per scambio delegazioni commerciali. Vi è stata da Bucarest domanda di visto da parte della Delegazione a Belgrado, e Governo jugoslavo ha trovato procedimento alquanto strano, dato che non ha avuto ancora comunicazione lista componenti Dffiegazione stessa.

Cincar-Markovié mi è sembrato un poco preoccupato e perplesso per atteggiamento sovietico ed a un accenno fatto in altra parte conversazione ·era evidente che tale stato d'animo è tanto più preciso dopo ritorno rispettive sedi Ambasciatori italiano e sovietico a Mosca e a Roma.

(l) -Vedi D. 6. (2) -Vedi D. 51. (3) -Non sono stati rinvenuti ulteriori documenti sull'argomento. (4) -Non pubblicato: riferisce sulla prima parte della conversazione nella quale Cincar-. Markovié aveva fatto presente la • profonda impressione • suscitata in Jugoslavia dal libro di Gayda : • Ciò che vuole l'Italia •.
63

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MADRID, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 3834/1135. Madrid, 19 giugno 1940 (1).

Miei telegrammi n. 266 e 267 (2).

Qui unito mi onoro tra.smettere il testo della ·comunicazione del Governo francese consegnatami questa mattina da questo Ministro degli Affa·ri Esteri e relativa all'oggetto indicato.

ALLEGATO

L'AMBASCIATORE DI SPAGNA IN FRANCIA, LEQUERICA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI SPAGNOLO, BEIGBEDER

Dado por telefono desde Irun, por Secretario Armijo Mercredi 19 Juin -7h. Le Gouvernement Français prie le Gouvernement Espagnol de faire connaitre au Gouvernement Italien qu'il est pré à •envisager avec lui la cessation des hostilités. C'est dans cet esprit, que le Gouvernement Français a remis avant hier matin, au Saint Siège, a l'intention du Gouvernement Italien, la copie de la Note destinée au Gouvernement Allemand. Le Ministre des Affaires Etrangères (firmado, P. Baudouin).

Esta Nota ha sino entregada en la Embajada en Buerdeos a las siete y media, pero como el Sr. Embajador habia salido y no ha sido posible encontrarle, ha sido preciso esperar a su regreso, por lo que se transmite con una bora de retraso.

64

IL MINISTRO A LUSSEMBURGO, TAMBURINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 323/165. Lussemburgo, 19 giugno 1940 (per. giorno lo luglio).

Mi onoro riferire alcuni interessanti dati suLl'occupazione tedesca del Lussemburgo.

Come ebbi l'onore di telefonare a V. E. il mattino del 10 maggio, fu in tale data che l'occupazione ebbe inizio con un movimento di truppe di ogni arma, ma specialmente motorizzate, veramente imponente, e che si svolgeva con un ritmo ininterrotto e con un ordine perfetto. Il passaggio di truppe continuò senza sosta per intere settimane notte e giorno e anche ora continua sebbene meno intenso. La cosa che più impressionava era la velocità fantastica del

l'arma motorizzata in cui spiccavano soprattutto infintte motociclette con carrozzino a tre soldati, rivestiti di solidi pastrani impermeabili grigi, caschi idem, fucili e piccola mitragliatrice. Qualche ra,ra richiesta per la direzione da prendere, poi sparivano come meteore. La ma,ggior parte tuttavia avevano l'aria di «conoscere già molto bene il paese», le sue strade non solo principali, ma anche le più secondarie in piena campagna. Ciò ha permesso un rendimento e una celerità di marcia che si può definire addirittura fulmineo ed è certo questo l'elemento principaJ.e (coll'aviazione che dirigeva dall'alto le vere operazioni di movimento e di battaglia, migliaia e migliaia di aereoplani solcavano giorno ,e notte il territorio del Granducato), che ha determinato il successo tedesco.

I Ministri di Francia e Belgio tentarono di fuggire nella notte stessa dell'occupazione, ma furono fermati alla frontiera daille truppe tedesche già giunte, e rinviati a Lussemburgo. La Granduchessa colla famiglia e con alcuni suoi Ministri invece riuscirono a passare in tempo, pare sia stato il Ministro di Germania Von Radowitz a prevenirla, e ciò pare sia stato uno dei motivi dell'allontanamento del Radowitz.

Il Signor Tripier Ministro di Francia e il Barone Kervyn Ministro del Belgio poterono partire una settimana dopo in automobile sino a Francoforte, poi in treno via Monaco, Lago di Costanza, Svizzera; furono tuttavia trattenuti vari giorni a Monaco di Baviera, perchè la Francia si rifiutava di lasciare proseguire l'Ambasciatore di Germania a Brusselle i:l quale era giunto con un seguito di duecento persone. Ne voleva trattenere parecchi, ma in seguito alle proteste tedesche due soli furono trattenuti, dopo di che avvenne lo scambio dei rispettivi diplomatici. Gli interessi della Francia e del Belgio nel Granducato sono stati provvisoriamente affidati a questo Ministro degli Stati Uniti.

Il Comando tedesco si è installato qui nel magnifico palazzo dell'Arberd, il grande Trust dell'acciaio, e naturalmente ho subirto preso contatto col generale comandante in capo e coi suoi principali collaboratori, che si sono tutti mostrati di una squisita cortesia e hanno fatto di tutto, malgrado le enormi e complesse incombenze da cui specie nei primi tempi erano as,sillati, per darci soddisfazione. Si imponeva infatti il problema dei rifornimenti dei viveri, della benzina, disponibilità di macchine, camions, etc. per portare i viveri ai nostri evacuati, e a tutte le nostre richieste le autorità tedesche hanno sempre aderito con la maggiore premura possibile. In certe zone i tedeschi hanno contribuito all'alimentazione dei nostri evacuati con una sollecitudine veramente generosa e fraterna, e anzi mi riservo in rapporto a parte di segnalare all'E. V. i nomi degli Ufficiali tedeschi preposti ai vari servizi coi qual!i la Regia Legazione ha avuto a che fare per un segno di riconosdmento da parte nostra in loro favore.

I servizi pubblici furono subito ripristinati, i cinema e i ritrovi notturni riaperti, obbligo tuttavia anche ora di rientrare alle ore 23 di sera, salvo coloro che sono in possesso di un permesso speciale. Di più moLtissime macchine furono requisite, escluse le italiane. Occorre però un permesso di circolazione del Comando.

La posta non ha funzionato per lungo tempo e tuttora coll'Italia funziona solo in arrivo, non in partenza, i telegrammi da me spediti all'E. V. risultano

non pervenuti. Ho potuto ottenere di inviare a Francoforte un impiegato di fiducia di questo R. Uffic-io per portare e ritirare il corriere diplomatico e questo è il primo viaggio che viene da esso compiuto. Come pure ho potuto ottenere un impianto telefonico speciale (essendo il telefono interrotto) per poter comunicare colla Regia Ambasciata in Berlino.

I sentimenti di questa popolazione si sono manifestati nettamente tedescofobi (parecchi >lussemburghesi furono arrestati subito dopo l'occupazione tedesca, alcuni furono poi rilasciati). Tutta la politica estera infatti di questo Granducato era basata sull'intesa a fondo colla Francia (che era ritenuta imbattibile) e il Belgio, tanto che dopo la guerra mondiale quasi tutti i giovani lussemburghesi andavano a Parigi per gli studi, o a Brusselle, pochi in Germania, e questi poveri ihl.usi credevano ancora pochi giorni fa al triomfo finale della Francia, dell'Inghilterra e degli Stati Uniti!

Inutile dire la grande delusione attuale dopo il passo del Maresciallo Pétain.

Verso l'Italia anche prima non si è mai nutr~ta soverchia simpatia, ora poi dopo il nostro intervento contro la Francia iJl risentimento è assai vivo, ma costoro dimenticano, come non ho mancato di far presente a qualche amico lussembui'ghese di corta memoria, il colpo mortale che la Francia, d'accordo con l'Inghilterra voleva infliggerei per abbatterci definitivamente al momento delle sanzioni quando noi già eravamo impegnati a fondo •in Abissinia e quale fu l'atteggiamento d'alil.Òra della Germania verso di noi.

La fuga della Granduchessa Carlotta con tutta la famiglia Granducale e il Ministro degli Esteri Bech, il Capo del Governo Dupong quasi tutti i magnati dell'Arbed, etc., ha fatto una penosa e sgradevolissima impressione in tutta la popolazione deil Granducato. Anche da parte tedesca è sta•to detto che la Granduchessa avrebbe molto megHo difeso gli interessi e l'avvenire del suo paese e del suo popolo ·restando anzichè fuggendo. È voce diffusa però che

S.A.R. non volesse saperne sino all'ultimo momento di andarsene e che ne fu obbligata soprattutto dal Ministro degli Esteri Bech. Rifugiatisi tutti in un primo tempo a Parigi, dei Ministri scappati non si sa nulila, della Granduchessa si dice che sia riparata in Spagna colla ex Imperatrice Zita e coi figli del Re del Bel.gio in attesa di passare in Portogallo. Altri dicono che la Granduchessa si trovi invece in Svizzera per curarsi. Essendo già piuttosto debole di petto (la sorella Adelaide ex Granduchessa è morta tuhercolotica) collie scosse subite in questa grave ·contingenza, pare che la di lei salute ne abbia molto sofferto. Com'è noto essa aveva sposato il Principe Felice Borbone-Parma, personaggio scialbo e notoriamente francofilo.

Sembra che il Governo tedesco abbia fatto pel'venire qualche tempo fa alla Granduchessa l'offerta di affidare il trono al Principe ereditario Jean di 20 anni circa, sotto però il protettorato tedesco, e che essa sotto le pressioni dei suoi ministri in fuga, abbia rifiutato. In quel momento la grande battaglia delle Fiandre non aveva ancora avuto luogo e nessuno credeva allo sfacelo della Francia. Il Governo tedesco ha considerato tale rifiuto come definitivo, e si riserva di decidere a suo tempo qua;~le sarà il nuovo statuto che dovrà fissare le future sorti del Lussemburgo. Tuttavia poichè la Dinastia granducale

non è stata dichiarata ancora ufficialmente decaduta, alcuni elementi superstiti delle ex autorità Lussemburghesi -spalleggiati da questo Ministro degli Stati Uniti che era particolarmente devoto alla casa granducale -vorrebbero fare un tentativo per ottenere il ritorno deHa Granduchessa, tenuto conto che essa lasciò questo territorio quasi costretta.

Ritengo tuttavia ben poco probabile che il tentativo riesca.

Attualmente la situazione qui è ritornata relativamente calma, tutto funziona di nuovo regolarmente, i bombardamenti sono cessati. fu nei primi giorni ·che aeroplani francesi e inglesi hanno bombardato intensamento giorno e notte la città e dintorni producendo danni e qualche vittima, ma sempre respinti o incendiati dal preciso tiro antiaereo tedesco. In seguito le incursioni nemiche si sono rallentate, producendo tuttavia ancora qua[che danno e vittime, fra ,le altre una giovane italiana certa Berta sposata da poco ad un lussemburghese morto sul colpo anch'esso, e ferendo la madre della giovane.

In .queste cliniche sono tuttora degenti connazionali ·Colpiti apposta da mitragliatrici francesi mentre essi evacuavano le loca11Ltà di Esch, Differdange, etc. dove abitavano.

Ho visitato a più riprese questi infelici apportando loro gli atuti e i conforti che potevano riuscire loro maggiormente ·graditi. Mi farò premura di tenere informata l'E. V. dell'ulteriore andamento della situazione.

(1) -Manca l'indicazione della data d'arrivo. (2) -Vedi DD. 56 e 57.
65

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

(Pubbl. GALEAZZO CIANo, L'Europa verso Za catastrofe, pp. 562-568, Milano, Mondadori, 1948)

APPUNTO S. N. Monaco, 19 giugno 1940 (1}.

In primo luogo von Ribbentrop mi ha pai'Ilato dell'armistizio con la Francia. Ha detto essere intenzione del Fiihrer evitare di porre ai france·si condizioni tali da non dare appiglio ad un rifiuto di concludere i negoziati e di tra,sferire il Governo Pétain in Inghilterra o in Algeria ove potrebbe «proclamare la guerra santa » e continuare per un tempo non precisabile le ostilità. In pa•rticocolare egli si preoccupava della Motta francese, elemento inafferrabile, e che certamente, piuttosto di consegnarsi al nemico, passerebbe all'Inghilterra o in America donde potrebbe nuovamente tornare in gioco al momento opportuno.

Succes.sivamente Ribbentrop è venuto a parlare delle possibilità eventuali nei confronti dell'Inghilterra. Ha detto che neH'opinione del Fiihrer l'esistenza dell'Impero Britannico quale elemento di stabilità e di ordine sociale nel mondo è di grande utilità. Allo stato degli atti sarebbe impossibile sostituirlo con un'altra organizzazione ana>loga. Pertanto il Fiihrer non desidera -come ha anche pubblicamente dichiarato di recente -la distruzione dell'Impero Bri

(ll Il colloquio ebbe luogo nel pomeriggio del 18 giugno. Nelle primissime ore del 19, la delegazione italiana iniziò in treno il viaggio di ritorno.

tannico. Egli chiede che l'Inghilterra rinunci ad alcune sue posizioni e che riconosca il fatto compiuto. A tali condizioni Hitler sarebbe disposto ad addivenire ad un'intesa. L'Inghilterra è già stata informata di quanto precede per il tramite confidenziale della Legazione di Svezia. Dopo che l'armistizio con la Francia sarà stato raggiunto, le decisioni per l'avvenire saranno prese. Se l'Inghilterra sceglierà la guerra, sarà ancora una volta guerra totale, spietata, definiti'Va fino alla distruzione dell'Inghilterra e dell'Impero. Se l'Inghilterra sceglierà la pace, Hitler sarà lieto di poter collaborare alla ricostruzione di un'Europa nella quale l'ordine e la pace siano assicurati per ·la durata di alcune generazioni.

Devo aggiungere, a questo punto, che von Ribbentrop si è espresso in termini assolutamente nuovi nel suo linguaggio: ha ;parlato del bisogno di pace della umanità, della ne·cessità di ricostruzione, del bisogno di riavvicinare i popoli, che la guerra ha così separati, in una convivenza armonica.

Gli ho posto nettamente il quesito: la Germania in questo :momento preferisce la pace o la prosecuzione della guerra? Senza esitare, Ribbentrop ha risposto: «la pace».

Siamo quindi venuti a parlare delle aspirazioni italiane. Egli mi ha chiesto che cosa noi reclamavamo dalla Francia. Premettendo che parlavo a titolo puramente personale, riservando ogni richiesta forma[e al Duce, ho detto che consideravamo richieste minime: Nizza, la Gol'Sica, la Tunisia, la Somalia francese. Ho escluso la Savoia, che essendo al di fuori della cerchia alpina non viene da noi considerata territorio italiano, mentre si considera territorio nazionale tutto quanto è compr.eso nella cerchia alpina. Ribbentrop ha sottolineato con molto interesse questa enunciazione di principio. Ho anche parlato dell'Al,geria e del Marocco fa·cendo presente il bisogno italiano di avere runo sbocco all'Oceano.

Per quanto concerne le prime richieste, Ribbentrop ha detto che, a suo avviso, il Fuhrer è completamente d'accordo. Per quanto riguarda invece i'Algeria e il Marocco non si è pronunciato. Mi ha domandato quale effettivo interesse e quale eventuale diritto noi si vanti sUill'Algeria. Ho risposto ricordando il lavoro italiano colà compiuto particolarmente in alcuni centri e facendo rimarcare l'interesse politico e strategico che all'Italia venga assegnata una cosi lunga zona litoranea dell'Africa del Nord. Comunque ho rivendica·to il diritto tunisino nella rettifica di frontiere per includere la zona mineraria (fel'\ro, fosfati). Per quanto concerne il Marocco, Ribbentrop ha fatto un breve cenno alle ormai storiche ambizioni germaniche nei confronti di tale territorio e si è dilungato a parlarmi del:le rivendicazioni spagnole nei confronti del Maroc·co francese. Egli ha aggiunto che nell'Europa ricostituita dopo la pace, l'Italia e la Germania dovranno rappresentare i gendarmi dello stato di fatto che verrà ·C·reato: se all'Italia e alla Germania verrà aggiunta anche una Spagna soddisfatta, custode dell'ordine, per lunghissimo tempo in nessuna situazione potrà venire modificato il. futuro status quo europeo.

Nei confronti dell'Inghilter;ra ho detto che noi reclamavamo in prima linea !'-indipendenza nel Mediterraneo quindi la smilitarizzazione delle ;basi inglesi nel Mediterraneo e cioè la retrocessione di Gibilterra aHa Spagna e la cessione al

l'Italia di Malta. Ho aggiunto che era nostra aspirazione .di sostituirei all'Inghilterra nel trattato anglo-egiziano e nel condominio sudanese. Ribbentrop ha senz'altro concordato sulla questione della smilitarizzazione britannica nel Mediterraneo; per quanto concerne l'Egitto ed il Sudan non ha dato una risposta, dicendo che ciò dovrà venire esaminato in relazione ai futuri sviluppi del conflitto (1).

Ribbentrop non ha dato precisazioni circa le rivendicazioni coloniali germaniche. Ha detto che il Reich rivendica tutte le sue Colonie, che considera il Congo Belga politicamente ed economicamente necessario ai completamento dell'Impero coloniale germanico, ha a·ccennato anche, ma in forma non precisa, alla richiesta di aLtri territori coloniali francesi nell'Africa Occidentale. Ha escluso invece formalmenrte ogni richiesta di territori in India, Indie Olandesi e Indocina, perchè possessi così lontani obbligherebbero la Germania a sostenere pesi sproporzionati e difficili. Ha aggiunto che è programma del Fiihrer di creare uno Stato libero ebraico al Madagascar, ove inviare obbligatoriamente i molti milioni di ebrei che abitano le terre del vecchio Reich nonchè quelle di recente conquista.

Niente Ribbentrop ha detto per quanto concerne il futuro a.ssetto conrtinentale europeo: tranne che è desiderio germanico che venga conservato lo status quo nella regione danubiano-balcanica ( a mia domanda, ha risposto che non ritiene necessaria alcuna modifica territoriale nemmeno per quanto concerne l'Ungheria) ed ha parlato in termini corretti, se pur non più cordiali, nei confronti della Russia, verso la quale egli rtiene che la Germania possa per lungo tempo mantenere la linea politica attuale.

«Da questa guerra » ha concluso «avremo tali vantaggi e ne risulteranno tali compiti che non b~sogna ·crearsi problemi nuovi nè nutrire ambizioni sproporzionate alle reali possibilità. Alcune generazioni dopo la nostra, saranno occupate ad organizzare e sfruttare le conquiste fatte».

Il sig. von Ribbentrop ha infine parlato dell'America. Ha detto che se la guerra con l'Inghilterra dovrà proseguire, è probabile che in un secondo tempo l'America intervenga. Comunque esclude che questa decisione possa essere immediata. Riconosce le grandi capacità industriali ed economiche degli Stati Uniti, ma esclude che queste possano entrare in gioco sufficientemente presto per salvare l'InghiLterra dal disastro inevitabile di una guerra combattuta. Ha confidato di avere ancora a sua disposizione contro Roosevelt «tre carte di eccezionale importanm nel gioco», tra le quali soprattutto un documento compromettente che sarà reso di pubblica <ragione tra non molto tempo.

Ha concluso il colloquio invitandomi a tenermi in molto •srtretto contatto con lui durante i prossimi giorni e ripetendo il desiderio di avermi suo ospite onde compiere .con lui una visita al fronte occidentale (2).

(l) -Questo capoverso non appare nella prima copia del documento con correzioni autografe di Ciano, nè vi sono indicazioni circa la sua inserzione nel testo; tuttavia figura nella copiadefinitiva qui riprodotta. (2) -Mentre si svolgeva questo colloquio, Hitler e Mussolini si incontravano separatamente da soli (vedi, CIANO, Diario (1939-43), I, cit., p. 279). Su tale incontro vedi il D. 45 ed il resoconto di Mussolini in Hitler e Mussolini: Lettere e Documenti, cit., pp. 51-54. Sulla riunione congiunta tra Hitler, Mussolini, von Ribbentrop, Ciano, e i generali Keitel e Roatta, che ebbe luogo subito dopo le due precedenti, vedi il promemoria redatto da Roatta in FRANCESCO Rossr, Mussolini e lo Stato Maggiore, cit., pp. 168-173 e, da parte tedesca, Documents on German Fo,r,e,ing Policy 1918-1945, Series D, vol. IX, D. 479.
66

L'INCARICATO D'AFFARI A. L. A MADRID, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO 275. Madrid, 20 giugno 1940, ore 8 (per. ore 11,15).

Vostro 247 (1).

Nel frattempo è qui giunto telegramma Ambasciatore di Spagna a Bordeaux in cui si dice situazione interna francese sembra .aggravarsi rapidamente in seguito disordini di carattere sociale. Organizzazione statale appare in progressiva decomposizione. Continuano dissidi fra elementi anglofili e quelli ligi indirizzo attuale Governo. Pétain penserebbe trasferiTe Vice Presidenza Governo, Presidenza Repubblica, Senato e Camera dei Deputati ad Arg.elés, rimanendo egli Bordeaux. Ambasciatore di Spagna suggerisce che qualora Italia e Germania abbiano interesse concludere trattative con Governo :francese stabilito in territorio francese appare opportuno affrettarsi, rispettando la zona dove trovasi attualmente Governo.

Quanto precede è stato comunicato quest·a notte dal Ministro degli Affari Esteri a me ed a questo Ambasciatore di Germania il quale pure ne riferisce al suo Governo.

67

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 109. Teheran, 20 giugno 1940, ore 12,10 (per. ore 20,40).

Trascrivo seguente telegramma del Minis•tro a Baghdad:

« 43. -Sembra accertato per adesso Iraq non intende rompere con Italia. Opinone pubblica mussulmana è contraria nettamente rottura temendo che una simile decisione possa essere seguita dalla immediata proclamazione mobilitazione generale.

Ulteriori ragioni determinanti l'attuale a•tteggiamenrto Governo Iraq sono eventuale azione di riconquista del paese da parte della Turchia. Iraq conterebbe in taile ipotesi su una delle potenze deU'Asse specialmente sull'Italia per respingere turchi dal suo territorio».

(l) Vedi D. 59.

68

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MADRID, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 277. Madrid, 20 giugno 1940, ore 19,15.

Vostro 247 (1).

«Per essere informato delle condizioni cessazione ostilità, Governo francese designa come Plenipotenziari seguenti persone: Generale d'Esercito Hutzinger, Ambasciatore Noel, V1ce Ammiraglio Ellec, Generale d'Aviazione Bergeret con esperti e segretari; delegazione non supererà 20 persone.

Governo francese chiede, per prendere una decisione ·COn valore indipendenza, che Governo italiano ordini alle sue truppe di fermarsi sulile posizioni che occupano, nel qual ·Caso il Governo francese non apporterebbe alcuna modificazione al dispositivo attuale delle sue truppe. Circa tale ultima parte l'Ambasc1atore di Spagna a Bordeaux ha chiesto chiarimenrti al Ministro francese dicendogli che ciò poteva interpretarsi come un armistizio senza fissazione di condizioni iii che verrebbe a complicare negoziato.

II Ministro francese ha detto, autorizzando l'Ambasciatore a farlo constatare ufficialmente, che il Governo francese desidera solo mantenere libertà di movimento perchè i suoi agenti conservino autorità nel paese e ·Che in realtà tale desiderio ha lo scopo solo di preservare dalla guerra la regione di Bordeaux dove si trova attualmente il Governo».

69

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MADRID, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO 282. Madrid, 20 giugno 1940, ore 22,25 (per. giorno 21, ore 2,05).

A seguito e a complemento comunicazione di ·cui al mio telegramma 277 (2),

questo Ministro degli Affari Esteri mi ha rimesso il seguente telegramma del suo

Ambasdatore a Bordeaux:

«Il Governo francese prega il Governo spa,gnolo di far sapere a~ Governo

italiano che i Plenipotenziari francesi sono autorizzati a negoziare con l'Italia

nella stessa maniera e nello stesso luogo dove si attende arrivo dei Plenipo

tenziari tedeschi ».

(l) -Vedi D. 59. (2) -Vedi D. 68.
70

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 20 giugno 1940.

Mi riferisco all'appunto in data 18 corr. (l) con cui vi informavo della comunicazione fattami dal Cardinale Maglione circa il vivo desiderio del Governo francese di ricercare insieme le basi per una pace durevole. Nello stesso tempo e anzi in primo luogo, il Governo francese dava, sempre a mezzo della S. Sede, comunicazione a noi del passo fatto presso il Governo tedesco ecc.

Come è noto il passo del Governo francese attraverso la S. Sede è stato poi superato dal passo di carattere più specifico compiuto attraverso il Governo spagnolo.

Poichè ritengo che a suo tempo tutto ciò sarà reso di pubblica ragione, mi permetto prospettare l'opportunità che, nel fare menzione del passo preciso e formale compiuto dalla Francia attraverso il Governo spagnolo, non sia però interamente trascurato -magari senza fare espressamente il nome della S. Sede -il passo che l'aveva preceduto e che era l'unico in essere al momento in cui fu deciso l'incontro del Brennero.

71

IL DIRETTORE DEL GIORNALE D'ITALIA, GAYDA, AL MINISTRO DELLA CULTURA POPOLARE, PAVOLINI

L. PERSONALE. Roma, 20 giugno 1940.

A scopo informativo perchè se lo credi opportuno ne dia notizia al Duce.

Il solito fiduciario del Ministro di Jugoslavia a Roma, Signor Crnjanski, ha sollecitato un nuovo incontro per una nuova conversazione sui casi della Jugoslavia e sui rapporti itala-jugoslavi.

Riassumo nei punti sostanziali quanto Crnjanski mi ha detto:

l) Nonostante le dichiarazioni del Duce e la politica dell'Italia, dura ancora in Jugoslavia la perplessità sulle attitudini della Germania e dell'Italia, finita la grande partita con la F.rancia e la Gr·an Bretagna. Si teme sempre che ·COn le mani libere l'Italia e la Germania affrontino, con nuove visioni, il problema balcanico con particolare riguardo agli interessi jugoslavi.

2) Si riconosce ·che l'allontanamento di Stojadinovié è stato un errore. Ma questo allontanamento, come le attitudini meno favorevoli all'Italia della Jugoslavia sarebbero imposti da Macek. Se non optrà intendersi con Macek il governo di Belgrado potrebbe rivolgersi a Pavelié (!).

3) In Jugoslavia vi era una corrente francofila costituita sopratutto dai

militari e dai generali che hanno in gran parte fatto studi in Francia. Questa

corrente riconosce ora che la Francia è finita. Rimane una corrente anglofila rappresentata sopratutto dal Reggente, il quale cerca di destreggiarsi fra le necessità imposte dal realismo politico e le sue radicate simpatie.

4) La Jugoslavia desidererebbe avere assicurazioni sul suo avvenire. « Sarebbe pronta a trattare con l'Italia per qualche concessione purchè fosse garantita contro ogni ulteriore sorpresa».

(Il Crnjanski mi ha quasi dato l'impressione che il governo di Belgrado sarebbe disposto a trattare con l'Italia anche per qualche limitata concessione territoriale).

(l) Vedi D. 44.

72

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A TOKIO, CORTESE AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 382-383. Tokio, 21 giugno 1940, ore 1,30 (per. ore 1,15).

382. -Problema successione Indocina sorto da sconfitta francese agita da 48 ore opinione pubblica giapponese. Come segnalato da Stejani questa stampa ha rivelato ieri che Governo giapponese aveva incaricato suoi rappresentanti Roma e Berlino fare una comunicazione circa Indocina a Governo italiane e tedesco della quale stampa indicava anche contenuto (1).

Ho creduto opportuno lamentarmi presso direttore generale Affari Europa e analogamente ha agito Ambasciatore di Germania (2). Direttore Generale ha espresso rincrescimento, ha dichiarato non aver Ministero fatto alcuna comunicazione alla stampa ed ha deplorato evidente ·indiscrezione qualche funzionario. Mi ha poi informato natura e termini comunicazione fatta a Roma.

Ho risposto (3) netta impressione che desiderio Governo è di ottenere mano libera. Ambasciata di Germania ha avuto stessa sensazione. E poichè sarebbe stato più logico chiedere a Italia e Germania lo statu quo analogamente a quanto a suo tempo domandato a Inghilterra e Francia nei riguardi Indie Olandesi sono portato a credere che nel chiederci più di quanto veramente gli occorre Governo giapponese abbia un secondo fine, quale forse quello di ingraziarsi America rinunziando a valersi della nostra supposta concessione. A giudicare stampa si deve credere che passi fatti Roma e Berlino mirano ottenere soltanto consenso statu quo. Richiesta è approvata dalla maggioranza dei giornali che la giustifica con vitale necessità per Giappone impedire traffico bellico da Indocina a Chiang Kai-shek. Alcuni giornali e associazioni patriottiche insistono per abbandonare politica non involgimento e per occupazione militare territorio Indocina. Non mancano voci autorevoli contro attuale Governo e particolarmente Ministro Esteri che viene qualificato come inadatto per guidare politica estera giapponese nella nuova situazione internazionale creata dalla vitto:da dell'Asse.

Anche richiesta fatta in questi giorni alla Francia di proibire qualsiasi trasporto merci per Cina e di ammettere ispettori giapponesi sul posto potrebbe

indicare che mantenimento statu quo Indocina è considerato dal Giappone condizione sufficiente per proseguire guerra in Cina ai fini nuovo ordine asiatico.

383. -Ove si avesse intenzione di prendere in considerazione eventuale domanda di mano libera potrebbe forse essere opportuno offrire addirittura al Giappone occupare provvisoriamente ma subito Indocina spingendolo cosi contro l'America. Che se poi attuale Governo non ne approfittasse esso difficilmente sopravviverebbe a reazioni interne, con nostro indubbio vantaggio.

(l) -Sulla comunicazione fatta a Roma non si sono rinvenuti documenti; su quella fatta a Berlino vedi Documents on German Foreign Po!icy 1918-1945, Series D, vol. IX, D. 511. (2) -Vedi ibid, D. 514. (3) -Sic. Leggi: riportato.
73

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO 293-294-295. Mosca, 21 giugno 1940, ore 6,10 (per. ore 13).

Telegramma di V.E. n. 59 e miei telegrammi 287 (l) e 292 (2).

293. -Seguendo linea tracciata dal Duce ho incominciato conversazione ricordandogli esistenza del patto italo-sovietico del 1933 tuttora in vigore e che si può vivificare nello spirito in cui era stato concepito.

Ho proseguito osservando che sviluppo soddisfacente delle nostre relazioni potrebbe essere facilitato da un chiarimento reciproco delle rispettive posizioni di fronte problema politico di comune interesse.

Gli ho esposto a grandi linee direttive della politica italiana sviluppando

.seguenti concetti: obie~ivo primordiale dell'entrata in guerra dell'Italia è conquista della sua libertà nel Mediterraneo. Libertà che noi intendiamo nel significato in pari tempo libertà anche per altri popoli che vivono nel Mediterraneo. Dichiarazione pubblica di Mussolini prova che non abbiamo intenzioni aggressive contro nessun paese. Jugoslavia Grecia e Turchia non hanno nulla a temere [fin] ·che si mostreranno animate dalle stesse <intenzioni pacmche. Noi siamo interessati politicamente ed economicamente ai paesi del settore balcanico ma non pretendiamo esercitare su essi influenza esclusiva e tanto meno attentare loro integrità ed indipendenza.

Ci rendiamo conto che esistono in quei settori questioni territoriali tuttora aperte come rivendicazioni Ungheria per Transilvania e Bulgaria per Dobrugia. Sappiamo anche che U.R.S.S. considera sempre aperta questione della Bessarabia. Di fronte a queste questioni Governo fascista è animato unicamente dal desiderio facilitarne componimento in via pacifica. Politica di Mussolini nei paesi danubiani e balcanici si può riassumere nelle parole: coopera2lione amichevole con tutti interessati.

294. -Molotov ha ascoltato mia esposizione con evidente vivissimo interesse e mi ha anzi chiesto ripetere parte riguardante paesi danubiani e balcanici. Ha risposto poi dichiarando anzitutto .che appvezzava vivamente •Comunicazione da me fatta dietro istruzioni del Duce. Egli la considemva «importante e merite

vole di grande attenzione». Per questo desiderava riflettere sull'intero problema delle relazioni italo-sovietiche e si riservava parlarmene in un prossimo colloquio.

Poteva però dichiarare subito che era d'accordo nel considerare sempre in vigore patto di amicizia non aggressione e neutralità del 1933. Aggiunse che per

U.R.S.S. era rimasto incomprensibile atteggiamento italiano nello scorso inverno «specialmente dopo mutamento politico .fra U.R.S.S. e Germania », ·conveniva però con me sulla inutilità di rivangare terreno e fare recriminazioni essendo molto più importante guardare al presente e all'avvenire.

Molotov disse che era lieto accettare proposte del Duce e pronto quindi scambio di punti di vista specialmente sulle questioni relative a settore danubiano balcanico «che interessano entrambi i paesi». Egli desiderava che tale scambio fosse «studiato e sviluppato in forma concreta».

Circa scopo della guerra dell'Italia (libertà del Mediterraneo) mi ha dichiarato che «U.R.S.S. non era per nulla fautrice indirizzo esistente fino ad oggi».

Molotov ha preso atto con soddisfazione delle mie dichiarazioni circa politica italiana nei Balcani e nostro desiderio facilitare soluzione amichevole delle questioni territoriali fra paesi danubiani e balcanici. Apprezzava molto conoscenza .che l'Italia mostrava dei problemi concernenti Romania. Anche U.R.S.S. vuole risolvere questione Bessarabia in modo pacifico. La considera però come urgente (« molto attuale ») e quindi soluzione non deve tardare troppo.

Sulle rivendicazioni ungheresi e bulgare Molotov non ha voluto pronunciarsi

per il momento.

Mi ha invece posto tre domande:

l) Nei riguardi dei paesi danubiani e balcanici Italia è legata da qualche

impegno particolarmente politico? Ho risposto non mi risultava all'infuori im

pegni derivanti da patti di amicizia non aggressione ecc. firmati con diversi

paesi.

2) Quali sono le prospettive sugli sviluppi delle relazioni fra Italia e Turchia nel corso presente conflitto nel Mediterraneo? Giudicava l'Italia esser inevitabile possibile guerra con la Turchia? Ho risposto che ciò dipendeva dalla Turchia stessa e dal seguito che essa avrebbe dato ai suoi ·accordi con Inghilterra e Francia. Posizione dell'Italia era stata chiaramente precisata dalle dichiarazioni del Duce.

Chiesi a mia volta quali fossero impressioni di Molotov circa atteggiamento

turco. Mi rispose essere sua impressione che Turchia non voleva venire coinvolta

nella guerra, specialmente dopo il miglioramento verificatosi nelle sue relazioni

con Germania.

3) Molotov mi chiese infine come Italia prevedesse sviluppi della nostra

situazione di fronte Egitto che egli non credeva potrebbe rimanere come indi

cato dal discorso del Duce.

Ho risposto acquiescenza egiziana a volontà dell'Inghilte·rra potrebbe natural

mente modificare nostra attitudine.

29·5. -Ho chiesto infine a Molotov che cosa gli avessero detto o chiesto nuovi Ambasciatori di Francia e Inghilterra recentemente giunti a Mosca. Mi rispose entrambi gli avevano fatto impressione di «uomini sbigottiti», specialmente quello francese. Quest'ultimo aveva fatto appello all'U.R.S.S. coll'argomento interesse sov~etico per equilibrio europeo. Molotov aveva risposto che equilibrio Europa non è stato mai feticcio della Russia la quale del resto non intende difendere equilibri finora esistenti.

Ambasciatore d'Inghilterra a sua volta dopo aver parlato di questioni economiche «di cui si tratta invano da me~» aveva suggerito che U.R.S.S. assumesse posizione di « potenza dirigente nei Balcani ». Molotov mi ha riferito quanto precede con tono marcato ironico.

Ha concluso conversazione rinnovando ringraziamenti per comunicazione fatta ed esprimendo speranza rivedermi presto. Impressione principale riportata dal colloquio Molotov: l) vivo interessamento per confidenziali dichiarazioni e visibile compiacimento per nostra intenzione mantenere contatti cordiali con U.R.S.S.; 2) chiare affermazioni interesse politico Sovieti nei paesi danubiani e balcanici;

3) aperta allusione all'urgenza di liquidare questione Bessarabia;

4) evidentemente curioso conoscere intenzione italiana verso Egitto e Turchia.

(l) -Vedi rispettivamente DD. 29 e 35. (2) -Non pubblicato: comunicava che il colloquio con Molotov era stato fissato per la sera del 20 giugno.
74

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 840. Berlino, 21 giugno 1940, ore 13,30.

Mi riferisco al telegramma di V. E. n. 378 (1). Ho parlato nel senso indicato. Woermann mi fa sapere che essendo stato anche interpellato al riguardo Ambasciatore di Germania a Tokio, questi ha espresso opinione che eventuale passo inteso influenzare atteggiamento stampa giapponese non avrebbe probabilità esito favorevole e anzi potrebbe risultare controproducente.

In questo egli si sarebbe trovato d'accordo con Incaricato di Affari Italia il quale... (2) direttamente a codesto Ministero in tal senso.

75

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 21 giugno 1940, ore 18,15.

Ha telefonato l'Ambasciatore Alfieri per comunicare:

-che tra pochi minuti invierà per telescrivente le condizioni di armistizio presentate dal Governo tedesco alla Delegazione francese e che egli ha avute dal Ministero degli Esteri in via del tutto confidenziale;

-che si prevede a Berlino di poter concludere entro oggi l'armistizio con la Francia. Egli si riserva di forillire al riguardo ulteriori informazioni;

-che, con ogni probabilità, la Delegazione francese giungerà in Italia nel pomeriggio di domenica. In considerazione della richiesta italiana di ritardare la venuta dei plenipotenziari nemici, il Governo germanico farà il possibile per trattenere i Delegati francesi;

-infine l'Ambasciatore Alfieri ha fatto presente che ha prodotto pessima impressione in Germania il fatto che il Piccolo abbia riportato la notizia, peraltro falsa, delle dimissioni del gen. Pétain, poichè il Governo germanico, come quello italiano, ha tutto l'interesse di mantenere al potere in Francia un Governo nazionale· che sia in condizioni di assumere tutti gli impegni relativi alla prossima pace.

(l) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. IV, D. 702. (2) -Nota dell'Ufficio Cifra: • Manca •.
76

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 846. Berlino, 21 giugno 1940, ore 21,30 (per. giorno 22, ore 1,50).

Personale per Eccellenza Ciano.

Dai contatti avuti dopo il mio ritorno da Monaco ho avuto confermato impressione che da parte tedesca esistono favorevoli disposizioni al riguardo della soluzione totalitaria delle nostre esigenze territoriali europee ed africane.

Si conferma proposito di mantenersi lontano dal Mediterraneo e si osserva che continente africano deve essere diviso in due grandi zone d'influenza dei due paesi dell'Asse. Ti segnalo quanto sopra a titolo di indizio per il conto che vorrai tenerne nella formulazione delle nostre richieste.

77

IL MINISTRO A STOCCOLMA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 131. Stoccotma, 21 giugno 1940, ore 23 (per. giorno 22, ore 6,45).

Il Governo di Berlino ha in questi ultimi giorni chiesto a quello di Stoccolma il permesso di transito per materiale di guerra destinato al corpo di occupazione in Norvegia. La richiesta ha preoccupato questo Governo, che dopo aver a lungo ed attentamente esaminato la questione ha testé risposto affermativamente a Berlino (1). Segretario Generale degli Affari Esteri mi ha detto oggi .che nel considerare lo stato di neutralità della Svezia è prevalso questa volta il criterio politico, mentre inoltre non faceva più ostacolo la difficoltà che alla loro coscienza ed alla loro solidarietà nordica si imponeva; e cioè che le armi transitanti attra

verso il territorio svedese servissero contro la Norvegia. Per spiegare specialmente questa ultima circostanza, cui si annette sommo interesse per le relazioni fra i due Stati nordici, o per giustificare politic-amente, nell'attuale momento, la condotta del Governo, questo ha sentito il bisogno di convocare in seduta segreta le due Camere, il che è avvenuto questo oggi.

La Germania trasporterà in Norvegia, secondo quanto mi ha detto il mio interlocutore, specialmente artiglieria per la protezione delle coste ed altro materiale di guerra che avrebbe anche potuto trasportare via di mare, ma che le riesce indubbiamente più comodo avviare per terra. Non è ammesso trasporto di truppe, ma soltanto consentito transito di soldati ammalati o per altri motivi.

(l) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. IX, DD. 466 e 486.

78

IL MINISTRO A STOCCOLMA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 132. Stoccotma, 21 giugno 1940, ore 23,20 (per. giorno 22, ore 7).

Mio telegramma n. 128 (1).

Segretario Generale Affari Esteri ritornando oggi sull'argomento di cui al mio telegramma suindicato, mi ha precisato che mentre non era certo che questo Ministro d'Inghiltecrra fosse precisamente al corrente delle istruzioni in materia del proprio Governo, la comunicazione che egli mi aveva riferito (e che io ho telegrafato) era stata fatta quel giorno dal Foreign Of]ìce al Ministro Svezia a Londra. Questo Ministro Affari Esteri chiese di rimando se Foreign Office desiderava ,che la Svezia compisse qualche passo al riguardo. La risposta ora pervenuta è che «non se ne facesse più parola». E che «la volontà del Governo inglese era stata indicata dall'ultimo discorso di Churchill».

Secondo informazioni di questo Ministero Affari Esteri la cosa si spiega col fatto che due tendenze esistono o esistevano a Londra: quella del Foreign Office per trattative di pace e quella contraria capeggiata da Churchill che avrebbe avuto intanto il sopravvento.

79

IL MINISTRO A STOCCOLMA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 133. Stoccotma, 21 giugno 1940, ore 22,50 (per. giorno 22, ore/ 7,45).

Mio telegmmma n. 129 (2).

Questo Ministro mi ha detto considerare oggi con relativa calma la situazione alla frontiera russo-finlandese. Da informazioni avute anche da Helsingfors non sarebbero così preoccupanti mov,imenti truppe sovietiche da quel lato. In più anche da parte tedesca questo Ministero Affari Esteri ha avuto parere tran

9 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. V.

quillizzante sugli intendimenti odierni di Mosca. Mi è stato aggiunto però che se non vi è pericolo imminente, la Svezia deve pur sempre preoccuparsi della situazione nel Baltico, e di inattesi sviluppi. Ad ogni modo le truppe svedesi sono state spostate e rimangono per ora sulle frontiere orientali.

Nella conversazione il Segretario Generale Affari Este:r;i mi ha raccontato che la signora Kollontai, Ministro Russia a Stoccolma, di ritorno ora da Mosca, gli ha detto che Molotov fino all'ultimo momento nulla sapeva circa la Lettonia e l'Estonia e che l'occupazione di quei due Stati venne improvvisamente decisa da Stalin.

(l) -Vedi D. 47. (2) -Vedi D. 50.
80

IL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 224/012. Lisbona, 21 giugno 1940 (per. giorno 25).

Ambasciatore Franco mi ha precisato meglio, nel corso di una lunga conversazione, atteggiamento assunto da questo Governo all'atto della nostra dichiara~ione di guerra alla Francia e all'Inghilterra.

Il giorno 12 giugno Franco venne convocato da ambasciatore Sampayo il quale gli fece la nota comunicazione relativa al desiderio di Salazar a che i due Governi spagnolo e portoghese procedessero ad una dichiarazione comune e simultanea di neutralità (vedi mio telegramma n. 143) (1).

Nel pensiero di Salazar tale dichiarazione doveva avere per scopo di mostrare la solidarietà delle due potenze iberiche di fronte alla estensione della guerra in Mediterraneo e all'aggrava.rsi del conflitto.

Senonchè la dichiarazione fatta dalla Spagna di non belligeranza paralizzò l'iniziativa portoghese. Salazar dopo aver lungamente discusso della cosa con Sampayo arrivò a queste conclusioni:

l) che non era naturalmente possibile per il Portogallo di dichiarare anch'esso la non belligeranza che avrebbe avuto portata e significato completamente contral"lio a quello spagnolo;

2) che una dichiarazione .portoghese anche simultanea di neutralità non avrebbe raggiunto lo scopo che egli si era proposto e cioè di dimostrare l'unità d'intesa e d'atteggiamento del gruppo iberico e la possibilità di conservare estranea alla guerra la « zona di pace ~ rappresentata dalla Spagna e dal Portogallo insieme congiunti. Per tali ragioni e per non accentuare la diversità di attitudine dei due governi egli preferì non fare alcuna dichiarazione pure affermando categoricamente a Franco che il Portogallo avrebbe conservato la neutralità.

Riprova di questa decisa volontà di difendere con qualunque mezzo la neutralità portoghese la si ha nella risposta data da questo Governo a quello dell'Africa del Sud relativamente al transito delle truppe attraverso il Mozambico (vedi mio telegramma odierno n. 164) (2).

(l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicato.
81

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

(Pubbl. MARIO ToscANO, Una mancata intesa itala-sovietica nel 1940 e 1941, cit., pp. 30-36)

TELESPR. RISERVATISSIMO 23,618/H56. Mosca, 21 giugno 1940 (per. giorno 26).

Riferimento: miei telegrammi nn. 293, 294 e 295 del 20 corr. (1).

Alle notizie necessariamente succinte che ho ~ornito coi miei telegrammi sopra citati faccio seguire informazioni più particolareggiate circa il colloquio che ho avuto ieri sera con Molotov al Cremlino.

Premetto che, per riattaccare il discorso col Presidente del Consiglio e per «farlo parlare» secondo le istruzioni datemi dal Duce, ho giudicato necessario di mettere in evidenza che venivo a vederlo per fargli una comunicazione da ,Parte del Duce stesso.

Aggiungo che ho interpretato le mie istruzioni nel senso che io ero autorizzato a sviluppare i concetti in esse contenuti, in modo da dare al mio interlocutore l'impressione che non si trattava di una conversazione superficiale ed accademica. Solo in questo modo potevo sperare di ottenere che Molotov abbandonasse la sua riserva abituale: ciò che credo di avere ottenuto. Per questo ho amplificato la dichiarazione concernente il Trattato italo-sovietico del 1933.

Osservo infine che, in assenza di direttive specifiche, e trovandomi d'altra parte nella necessità di prendere io l'iniziativa del « chiarimento reciproco delle rispettive posizioni», ho esposto a Molotov le direttive della politica italiana ispirandomi -per gli scopi di guerra dell'Italia -al discorso del Duce del 10 corrente. Quanto alla nostra posizione di fronte ai problemi del bacino danubiano-balcanico, ho dovuto basarmi sulla mia conoscenza generica delle linee fondamentali della politica fascista e sulle mie induzioni e deduzioni personali.

Ciò premesso, riproduco qui appresso -in base agli appunti che. avevo preparato in precedenza-il tenore della comunicazione verbale fatta a Molotov, e che egli ha voluto ascoltare di seguito, senza mai interrompermi.

Dopo avergli spiegato che, data la mia quasi improvvisa partenza dall'Italia, non avevo avuto il tempo materiale di prendere tutti i necessari contatti coi miei Capi (e per questo non avevo potuto dirgli molto nella nostra prima conversazione), lo informai che mi erano giunte istruzioni da Roma, e per questo gli avevo chiesto un nuovo colloquio.

Gli ho poi detto sostanzialmente quanto segue: La comunicazione che ho ricevuto da Roma è firmata da Mussolini. Con essa il Capo del Governo mi dà le sue direttive sul tema dei rapporti italo-sovietici.

Il Duce incomincia ricordando l'esistenza di un Patto che è stato firmato il 2 settembre 1933 a Roma da lui stesso e dall'Ambasciatore dell'U.R.S.S. del tempo, e cioè del Patto italo-sovietico di amicizia, di non aggressione e di neutralità.

Questo Patto non è mai stato denunciato, e quindi rimane sempre in vigore.

Qui io voglio osservare -e si tratta di una mia osservazione personale

che gli avvenimenti europei degli ultimi tempi hanno qualche volta gettato delle

ombre su questo Patto ed impedito che esso funzionasse nello spirito in cui era

concepito.

A me pare inutile in questo momento di rivangare il passato, ed altret

tanto inutile di fare delle recriminazioni, da una parte o dall'altra. Quello che in

teressa maggiormente è il presente e l'avvenire.

Chiudo la partentesi della mia osservazione personale per ritornare alla comunicazione del Duce. Nelle istruzioni che mi ha dato, Mussolini ha espresso una opinione che giudico importante, ed è questa:

Egli è convinto che il Patto italo~sovietico di amicizia, non aggressione e neutralità del 1933 possa -se c'è buona volontà dalle due parti -essere per così dire c vivificato». Possa ciò essere confermato non soltanto nella sua lettera, ma anche nel suo spiritò e fatto diventare, invece di uno strumento morto od addormentato, uno strumento vivo ed operante.

Mussolini mi ha incaricato di dirvi che da parte sua esiste tutta la buona volontà.

Mi interessa quindi sapere se siete anche voi d'accordo, in linea di massima, sulla utilità di vivificare il nostro Patto e se siete animato dalla stessa buona volontà manifestatami dal Capo del mio Governo.

Ora permettetemi di procedere nella esposizione delle idee comunicatemi dal Signor Mussolini.

Il Duce ritiene -e credo che in ciò sarete d'accordo -che la premessa necessaria per uno sviluppo soddisfacente delle relazioni fra i nostri due paesi consista anzitutto in un chiarimento reciproco delle rispettive posizioni di fronte ai problemi politici di comune interesse.

Mussolini propone un chiarimento franco delle nostre posizioni. Scopo di questo chiarimento sarebbe quello di accertare che gli tnteressi dei nostri due paesi non sono destinati a contrastarsi nel futuro, ma che ,si possono invece conciliare fra di loro e che si possono anche conciliare cogli interessi dei terzi paesi.

Io non so se Voi siete in grado di dirmi ora qual.che cosa sulle direttive della vostra politica. Tengo però ad assicurarvi subito che, qualunque cosa mi direte, sarà da me comunicata a Roma con assoluta fedeltà e precisione, e naturalmente con la massima riservatezza.

Per parte mia, posso dirvi che la comunicazione fattami mi permette di esporvi a ,grandi linee la politica italiana, le cui direttive sono del resto già state enunciate col discorso del Capo del Governo che ha annunciato l'entrata in guerra dell'Italia.

L'Italia -come vi ho già detto nella nostra ultima convel'lsazione (l) -ha dichiarato la guerra all'Inghilterra ed alla Francia avendo un obiettivo primordia,le: quello di liberarsi dalla schiavitù in cui è st,ata finora tenuta nel Mediterraneo.

Il blocco franco-inglese di questi ultimi mesi, esercitato nella forma più vessatoria che si possa immaginare, ci ha fatto sentire in modo acuto questa schiavitù, alla quale siamo decisi di mettere termine.

Ciò vuoi dire che l'obiettivo della nostra guerra è di obbligare Inghilterra e Francia ad abbandonare l'idea di fare da padroni nel Mediterraneo. Vogliamo distruggere l'egemonia franco-inglese affinchè il Mediterraneo diventi un mare libero.

Noi fac.ciamo adunque la guerra all'Inghilterra e Francia soprattutto per la libertà del Mediterraneo: nell'interesse nostro; ma anche in quello di tutti i popoli che hanno bisogno di questa libertà.

A parte quelle rivendicazioni che intende far va~ere verso i due paesi nemici, l'Italia non ha rivendicazioni nei confronti di altri paesi.

Ciò significa dunque che non abbiamo intenzioni aggressive verso chicchessia. Mussolini l'ha detto chiaramente, quando ha fatto la nota dichiarazione indirizzata specificatamente, oltre che alla Svizzera, anche alla Jugoslavia, Grecia e Turchia.

Ripeto che verso questi paesi non abbiamo nessuna pretesa e tanto meno nessuna intenzione aggressiva.

Qualche tempo fa sono state messe in giro delle voci a proposito di intenzioni ostili dell'Italia verso la Jugoslavia e verso la Grecia. Posso dirvi che esse erano assolutamente false.

Noi siamo, naturalmente, interessati, tanto politicamente quanto economicamente, ai paesi che si trovano nel bacino del Danubio e nei Balcani: Ungheria, Jugoslavia, Romania, Bulgaria e Grecia.

N nostro interesse è però di carattere essenzialmente amichevole: noi vogliamo unicamente rendere solide le nostre relazioni politiche e sviluppare quelle economiche.

Non intendiamo ;per nulla esercitare su questi paesi una influenza esclusiva, e tanto meno attentare alla loro indipendenza ed aUa loro integrità territoriale. n nostro programma nei paesi danubi·ani e balcanici si può Tiassumere nella

frase: collaborazione amichevole. Noi sappiamo che fra alcuni di questi paesi esistono delle diver,genze e sono aperte dehle questioni territoriali che sono l'eredità dell'ultima guerra. Voglio alludere specialmente alle rivendicazioni dell'Ungheria verso la Romania per la Transilvania ed alle rivendicazioni della Bulg.aria per la Dobrugia.

Sappiamo anche che fra l'U.R.S.S. e la Romania rimane aperta una questione che voi avete pubblicamente menzionato in uno dei vostri discorsi davanti al Consiglìo Supremo dell'U.R.S.S.: quella del~a Bessarabia.

Di fronte a tutti questi problemi, che non interessano l'Italia direttamente ma solo per riflesso, la politica del Governo italiano è sempre stata ispirata e continua ad essere ispirata dal desiderio di facilitare il componimento delle questioni in via pacifica.

Mussolini intende continuare quella che vuole essere una politica di «cooperazione amichevole». Vi ho cosi esposto a grandi linee le direttive del Governo italiano.

Ed ora vorrei chiedervi se potete dirmi anche voi qualche cosa sulle direttive del!la politica sovietica nei riguardi dei paesi che vi ho citato.

Avendomi ascoltato con molta attenzione, Molotov mi pregò di ripetergli quanto avevo detto a proposito dei paesi danubiani e balcanici. Rimase poi a riflettere qualche istante, con espressione di conc,entramento, ed infine mi rispose, lentamente e pesando le parole.

Incominciò col dirmi che apprezzava altamente la comunicazione da me fattagli dietro istruzioni del Duce. Essa era indubbiamente «importante e meritevole di grande attenzione:.. Per questo desiderava riflettere su!ll'intero problema delle relazioni Halo-sovietiche, riservandosi di parlarmene ancora in un nostro successivo colloquio.

(Osservo che per tutte le importanti questioni Molotov riservava sempre il suo giudizio definitivo, per poter parlare con Stalin e riceverne le direttive). Molotov disse però che poteva dichiararmi senz'a!ltro che era d'accordo con

noi nel considerare sempre in vita il Patto itala-sovietico del 1933.

Aggiunse che l'U.R.S.S. non era mai riusc1ta a spiegarsi l'atteggiamento italiano degli ultimi t'empi, specialmente nell'inverno scorso (allusione evidente aHe dimostrazioni profinniche in Italia), «tanto più dopo l'avvenuto mutamento delle relazioni politiche fra U.R.S.S. e Germania :.. Egli era però d'accordo con me nel pensare che era inutile oramai di soffermarsi sul passato e di fare delle recriminazioni: molto più utile ed importante invece di occuparsci del presente e dell'avvenire.

Molotov proseguì dicendosi mo1to lieto di accettare la proposta del Duce e che era quindi pronto a scambiare i rispettivi punti di vista, specialmente sulle questioni che toccano il settore danubiano~balcanico: questioni -egli marcò -«che interessano entrambi i nostri paesi». Egli desiderava anzi che tale scambio «venisse continuato e sviluppato in forma concreta»·

Riferendosi a quanto gli avevo dichiarato circa gli scopi di guerra dell'Italia, Molotov mi ha fato capire indirettamente che l'U.R.S.S. non aveva nulla da eccepire. Infatti ha dichiarato che l'Unione Sovietica non era fautrice della situazione esistente (letteralmente, che «l'U.R.S.S. non era dUenditrice della situazione quale ha esistito fino ad oggi » ).

Passando ai Balcani, il Presidente disse che prendeva atto con molta soddisfazione de!lle mie dichiarazioni relative alla politica italiana nei Balcani ed al nostro desiderio di facilitare la soluzione amichevole delle questioni territoriali esistenti ,fra i paesi del settore danubiano-balcanico. A:ggiunse che « apprezzava la conoscenza che l'Italia mostrava dei problemi concernenti la Romania».

Per quel che riguarda la Bessarabia, disse ,che l'U.R.S.S. intendeva risolvere il problema ìn modo pacifico. Occorreva però che la soluzione non si facesse attendere troppo, perchè egli giudicava la questione come «molto attuale».

Sulle dvendicazioni ungheresi e bulgare, alle quali io avevo accennato di

sfuggita, Molotov non disse nulla, e credo che per indurlo a pronunciarsi in

proposito occorrerà che io gli dica qualche cosa del punto di vista italiano.

A questo punto Molotov chiese se poteva farmi qua,lche quesito, ed alla mia

risposta affermativa, formulò le seguenti domande:

l) c: Potete dirmi se l'Italia è legata da qualche particola·re impegno politico con ta1luni paesi danubiani e balcanici? ~.

Gli risposi che io ero a conoscenza soltanto degli impegni risultanti all'Italia dai trattati e dai patti di amicizia o non aggressione conclusi praticamente con tutti quei paesi. Non credevo esistessero altri impegni.

È presumibile che con la sua domanda Molotov volesse sapere se fossero in vita accordi segreti che impegnassero l'Italia a dare il suo appoggio a qualcuno degli Stati balcanici nelle sue rivendicazioni contro altri. Si interessava folise anche di sapere se per la questione della Bessarabia siamo legati da qualche promessa verso la Romania.

2) c: Quali C·redete siano i probabili sviluppi delle vostre relazioni con la Turchia? Considerate una guerra con la Tur·chia come inevitabile o possibile? ».

Risposi che non la credevo per nulla inevitabile, giacchè -almeno da parte nostra -non si aveva alcuna intenzione di provocarla. Tutto dipendeva dal modo come la Turchia si sarebbe comportata e dal seguito che avrebbe dato ai suoi accordi con Inghilterra e Francia. Se la Turchia non prendeva iniziative ostili a nostro dguardo, si poteva escludere la guerra. La posizione dell'Italia era stata precisata nel modo più ·chiaro dal discorso del Duce.

Volli a mia volta chiedere a Molotov che cosa a lui risultasse dall'atteggiamento turco. Mi rispose che c: secondo le sue informazioni, e specialmente dopo H miglioramento verificatosi nelle relazioni :tra Berlino e Ankara», egli aveva ragione di ritenere che la Turchia non volesse lasciarsi coinvolgere nel confliitto.

3) La terza domanda riguardava l'Egitto. Molotov disse che aveva notato come io, citando le dichiarazioni fatte dal Duce ai paesi vicini non avessi menzionato l'E,gitto. Egli credeva di poter rendersi conto di tale mi:a omissione. Era tuttavia interessato a conoscere come io pensavo potesse svilupparsi la nostra situazione di fronte a quel paese. Per conto suo non vedeva come le cose avrebbero potuto rimanere quali erano il giorno del discorso del Duce.

Risposi che convenivo con lui sulla complessità della situazione, perchè l'Egitto non era di fatto uno Stato indipendente. Era evidente che una soverchia acquiescenza del Governo egiziano alla volontà ed alle domande inglesi nel campo delle operazioni militari poteva avere delle ripercussioni anche suUa attitudine del Governo fascista.

Molotov fece ripetuti cenni di comprensione.

Prima di prendere congedo, chiesi in tono scherzoso se i nuovi Ambasciatori di Francia e d'Inghilterra, giunti da pochi giorni a Mosca avessero incominciato a « flirtare » col Governo sovietico.

Molotov rispose che tanto Labonne quanto Cripps gli avevano fatto l'impressione di persone c: a terra», specialmente H primo. Aggiunse, in tono sarcastico, che l'Ambasciatore francese si ero data molta pena per dimostrargli che l'U.R.S.S. doveva interessarsi e preoccuparsi del problema dell'equilibrio europeo, quale veniva posto dalla soverchia potenza tedesca. Al che aveva ribattuto che per l'U.R.S.S. l'equilibrio europeo non era mai stato un feticcio, e e che del resto i1 Governo sovietico non aveva alcuna intenzione di difendere l'equilibrio europeo quale era esistito fino a questi ultimi tempi.

Quanto all'Ambascia,tore d'Inghilterra, questi l'aveva intrattenuto lungamente su c quelle questioni commerciali delle quali si è discusso vanamente per tanti mesi fra Mosca e Londra>. Poi aveva abbordato la questione dei Balcani, suggerendo all'U.R.S.S. di assumere il ruolo di c Potenza dirigente~ in quel settore.

Molotov mi ha detto tutto ciò con un sorriso ironko, col quale voleva evidentemente farmi comprendere che gli incitamenti e le lusinghe dei due Ambasciatori non avevano fatto presa.

Al momento di congedarmi, Molotov mi ha rinnovato i suoi ringraziamenti

per la vista fattagli ed espresso la speranza di rivedermi presto.

Nel telegramma n. 295 (l) ho già riassunto le mie impressioni, che ripeto:

l) vivo interessamento di Molotov per la mia comunicazione, e palese compiacimento nell'apprendere che il Governo fascista era disposto a mantenere contatti cordiali ed a scambiare i suoi punti di vista ·con quello dell'U.R.S.S.;

2) Molotov ha voluto farmi sentire che l'U.R.S.S. intende interessarsi alla politica balcanica, ma ha riconosciuto in pa·ri tempo le ragioni di interesse italiano;

3) Ho trovato significativa la frase di Molotov, quando ha detto che la questione della Bessarabia ha carattere c molto attuale ~; 4) È stata molto palese la curiosità di Molotov di conoscere le nostre intenzioni nei riguardi della Turchia e dell'Egitto;

5) Aggiungo finalmente che il tono con cui ha parlato dell'Inghi:lterra e della Francia avevano lo scopo evidente di mostrare che l'U.R.S.S. non intende modificare la linea della sua politica verso la Germania.

(l) Vedi D. 73 che però è partito da Mosca il 21 mattina.

(l) Vedi DD. 19, 23 e 22.

82

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO

(Pubbl. MARIO ToscANo, Una mancata intesa itala-sovietica nel 1940 e 1941,

cit., pp. 40-41).

L. P. s. N. Mosca, 21 giugno 1940.

Invio a Roma, con corriere speciale che partirà domani mattina per via aerea, una relazione particolareggiata (2) del mio recente colloquio con MoIotov ed un lungo telegramma sull'argomento (3), che penso riuscirà più chiaro se vi •giunge senza il pericolo di deformazione attraverso alla cifratura e decifratura.

Ho creduto che l'argomento fosse abbastanza importante e di natura sufficientemente urgente per giustificare l'invio di un corriere « ad hoc ~ fino a Venezia.

Ho riferito fedelmente -e quasi letteralmente -le cose che ho detto a Molotov e quelle che egli mi ha detto.

Trattandosi di farlo cantare, ho dovuto prendere io stesso l'iniziativa di sbottona,rmi -o per lo meno di fingere di farlo. E siccome non avevo come direttive che il telegramma -molto chiaro e significativo, ma al tempo stesso molto sommario -del Duce (1), mi sono trovato nella necessità di interpretare in molti punti le volontà di Roma.

Mi chiedo se l'ho fatto in modo soddisfacente, e mi interesserebbe di saperlo, anche per :regolarmi per l'avvenire. Se credete che sono andato troppo avanti con Molotov, ti prego di farmelo sapere, ed io metterò la sord~na.

Se invece debbo andare più avanti, ti prego ugualmente di dirmelo.

Non ho alcuna paura di prendermi delle responsabilità, e se mi lasciate libertà di manovra, farò del mio meglio. Ma skcome mi rendo conto che si tratta di un'azione che può avere una discreta importanza, vorrei sapere fino a dove si vuole arrivare.

(l) -Vedi D. 73. (2) -Vedi D. 81. (3) -Vedi D. 90.
83

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. (2). Roma, 22 giugno 1940.

Vi prego trasmettere questo mio messaggio al Fiihrer: «Fiihrer, allo scopo di facilitare l'accettazione dell'armi,stizio da par,te francese non ho messo tra le clausole l'occupazione territoriale della sinistra del Rodano, della Corsica, Tunisia, Gibuti, come avevamo prospettato a Monaco. Mi sono limitato al minimo a ~chiedere cioè una zona smilitarizzata della profondità di cinquanta chilometri. Ritengo questo un minimo indispensabile anche per e~vitare incidenti. Per tutto il resto ho adottato le clausole dell'armistizio germanico. Vi prego accogliere i miei cordiali camerateschi saluti».

84

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 214. Belgrado, 22 giugno 1940, ore 17,50 (per. ore 21,40).

Ministro Aggiunto Affari Esteri mi ha convocato per comunicarmi che il Governo jugoslavo aveva de,cdso di riprendere trattative per stabilimento normali relazioni diplomatiche con Soviet e che negoziati sono in corso attraverso consueto tramite rappresentanza jugoslava e rappresentanza sovietica in Ankara.

Ha marcato che prima notizia di oiò veniva data all'Italia e Germania (mio collega di Qt!rmania è stato ricevuto quasi contemporaneamente) ed ha pregato che notizia sia tenuta riservata sino a che Governo jugoslavo non sarà in grado di dare annunzio ufficiale, presurmibilmente nei primi giorni prossima settimana.

Smilianié ha accennato ritorno Ambasciatore italiano e sovietico rispettive sedi, facendo chiaramente intendere che Governo jugoslavo aveva ritenuto momento propizio, anche in relazione rapporti con Italia per secondare desiderio a suo tempo manifestato dal Governo sovietico per ripresa normali relazioni.

(l) -Vedi D. 29. (2) -Il presente messaggio è stato trasmesso da Ciano ad Alfieri con telegramma per telefOJlo n. 17574/514 P. R., alle ore 14,05. Già pubblicato da M. ToscANO in Rivista Storica Italiana, 1951, fase. I, p. 130.
85

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 853. Berlino, 22 giugno 1940, ore 19,50.

Mi riferisco a telegramma di V. E. 514 (1).

Assicuro avere immediatamente fatto pervenire al Fiihrer a mezzo Weizsaecker in assenza von Ribbentrop, che si trovava ai funerali del cognato, messaggio del Duce.

Weizsaecker ha manifestato il più vivo interesse per il contenuto del messaggio stesso ed ho avuto impressione ·Che egli ne sia stato favorevolmente sorpreso. Non ho mancato pertanto illustrare ragioni delle limitate richieste italiane in questa prima fase trattative. Mi ha dichiarato rendersi conto di quanto sopra e mi ...... (2) ·che avrebbe provveduto ad HLustrare a sua volta tali ragiond a Ribbentrop.

86

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MADRID, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 289. Madrid, 22 giugno 1940, ore 20,15 (per. ore 24).

Mio telegramma n. 2'5'7 (3).

Notizie riferite da questi ambienti militari tendono confermare quanto comunicato dal R. Console Tetuan con suo telegramma senza numero del 19 corrente (4).

Intervento Spagna nel Marocco francese, stato deciso cautamente nei giorni

scorsi, sembra per ora differito. Ragione di tale differimento sarebbe da ri

Completati ieri dispositivi esercito spagnolo è sempre in attesa ordini di Madrid cui esitazione qui si ritiene in relazione impressione operazioni potrebbero assumere proporzioni piùgrandi dei progettati colpi di mano •.

cercarsi nei rinforzi aerei francesi giunti recentemente in Nord Africa (miei telegrammi 2·69 e 278) (l) e nelle notizie qui giunte circa proposito capi politici e militari Nord Afdca continuare resistenza anche in contrasto con atteggiamento metropolitano (mio telegramma n. 284) (2). Mi si .riferisce anche (e questa Ambasciata di Germania pur non confermandolo non lo ha smentito) che sondaggi fatti a Berlino dal gen. Vig6n (mio telegramma n. 217) (3) per perorare occupazione spagnola del Marocco francese avrebbero trovato fredda accoglienza.

Telegrafato Roma e Te1ruan.

(l) -Vedi D. 83. (2) -Nota dell'Ufficio Cifra: c Manca •. (3) -Vedi D. 43. (4) -Questo telegramma riferiva quanto segue: c Notizia qui pervenuta stamane su intrighitramati dalle autorità consolari inglesi Marocco come pure di passaggi forze aeree e forze navali in Algeria danno a questo Alto Conunissario impressione si prepari continuazione guerra Africa per l'ipotesi capitolazione Governo di Bordeaux.
87

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 253. Sofia, 22 giugno 1940, ore 20,30 (per. giorno 23, ore 10,30).

Questa mattima Ministro degli Affari Esteri mi ha per la prima volta parlato ci.n termini maggiormente precisi delle aspirazioni territoriali, considerate « vitali » della Bulgaria. E·sse possono così riassumersi: Dobrugia meridionale e sbocco sul Mare Egeo. Ha al tempo stesso e.spresso nuovamente speranza che l'Italia e la Germania vorranno considerarle con occhio benevolo.

Invio per corriere riassunto questa conversazione (4).

88

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MADRID, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 291. Madrid, 22, giugno 1940, ore 21,55 (per. giorno 23, ore 1,15).

In relazione all'ultima parte del telegramma di questa Ambasciata n. 289 (5) e richiamandomi anche al contenuto del telegramma di questa Ambasciata

n. 268 (6), gradirei conoscere per mio orientamento maggiore se sondaggi relativamente a rivendicazioni coloniali 'spagnole siano stati fatti da questo Governo anche presso il R. Governo (7).

D. -54, nota 2.
(l) -Non pubblicati. (2) -Non pubblicato. (3) -Non pubblicato. Sulla visita del generale Vigòn a Berlino vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. X, D. 456. (4) -Non rintracciato. (5) -Vedi D. 86. (6) -Non pubblicato: trasmetteva l'informazione del passo spagnolo a Berlino di cui al (7) -A questo telegramma non risulta sia stata data risposta.
89

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI

T. 17591/89 P. R. Roma, 22 giugno 1940, ore 22.

Vostri telegrammi n. 106 e 109 (1).

Fregasi far sapere R. Ministro a Baghdad che sue comunicazioni circa atteggiamento Governo et opinione pubblica I.raq sono di particolare interesse; e che si gradirebbero altresì possibilmente informazioni circa situazione interna Palestina Siria Libano.

PregaVi inoltre telegrafare se e con quali mezzi manteniate collegamento postale o telegrafico segreto con R. Legazione a Baghdad.

90

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

(PubbL MARIO ToscANO, Una mancata intesa itala-sovietica nel 1940 e 1941, cit., pp. 37-39).

T. RISERVATISSIMO IN CHIARO PER CORRIERE 300.

Mosca, 22 giugno 1940 (per. giorno 26).

Mio telegramma n. 295 e precedenti (2). Ritorno sul tema della mia conversazione con Molotov per sottoporVi alcune considerazioni.

l) È indubbio che il Governo dell'U.R.S.S. è rimasto impressionato dal successo militare tedesco in occidente, ·che qui non si credeva così rapido e completo. Cremlino prevedeva guerra più lunga e desiderava fovse risultati meno decisivi. Credo che esso incominci oggi a preoccuparsi della strapotenza germanica e per questo sta prendendo necessarie precauzioni. Così si spiega fretta di rafforzare proprie posizioni nel Baltico con ocoupazione effettiva della Lituania Lettonia Estonia come pure mantenimento delle sue forze armate in stato di mobilitazione.

A mio avv;iso preoccupazione sovietica non comporta ancora intenzione di modificare sua politica verso Germania. Considero anzi ingenue speranze anglof,rancesi di provocare tale cambiamento. Tono ironico col quale Molotov mi ha parlato dei vaghi tentativi di questi Ambasciatori di Francia ed Inghilterra (il primo coll'argomento dell'equilibrio europeo, il secondo suggerendo all'U.R.S.S. d assumere parte dirigente nei Balcani) mi ha dato netta sensazione che Cremlino è lontano dal voler fare voltafa·ccia, anche perchè si rende conto

dei gravi rischi che comporterebbe rottura dell'accordo con Germania. Credo tuttavia che U.R.S.S. stia alla ricerca di «punti d'appoggio» e consideri sotto tale angolo eventuale avvicinamento all'Italia. Di qui suo evidente compiacimento per buona volontà dimostrata dal Governo fascista e suo desiderio di attivare contatti con Roma.

2) Molotov mi ha dichiarato chiaramente che U.R.S.S. è interessata e vuole interessarsi ai Balcani. Mi ha però anche fatto sentire che non ha la pretesa di esercitarvi influenza predominante e tanto meno esclusiva. È anzi mia :sensazione che suo desiderio sa·rebbe di accordarsi con Italia e Germania sui problemi del bacino danubiano-balcanico, o che per lo meno aspiri a partecipare ad eventuali consultazioni italo-tedesche sulle questioni che toccano quel settore europeo.

3) Ho il dovere di aggiungere che si tra·tta di mie semplici « impressioni > fondate finora su elementi piluttosto tenui, meritevoli tuttavia di essere tenuti in considerazione.

Spero comunque di poterle controllare nei miei futuri corloqui con Molotov.

4) Affinchè i contatti presi con Molotov possano svolgersi nel senso delle istruzioni contenute nel teleg.ramma del Duce (l) mi è necessario di essere in grado di « alimentare » la ·conversazione.

Molotov si « :sbottonerà » soltanto in ragione delle informazioni e delle confidenze che potrò fargli io stesso.

Nel colloquio del 20 corrente (2), in assenza di direttive specifiche, io gli ho esposto il punto di vista italiano sul problema del Mediterraneo e sulle questioni danubiano-balcaniche in base al1a mia conoscenza generica delle direttive della politica fascista e qualche volta sulla scorta di semplici mie induzioni. Il mio compito sarà molto facHitato ed i risultati dei miei sondaggi potranno essere più profi.cui se sarò in grado di parlare con maggior conoscenza di causa, secondo le precise direttive che vorrete impartirmi.

5) In conside·razione di quanto precede gradirei conoscere:

A) se l'esposizione da me fatta a Molotov degli scopi di guerra dell'Italia e della politica italiana nel bacino danubiano-balcanico risponde in linea di massima alle direttive volute;

B) quali maggiori ragguagli potrei eventualmente fornire a Molotov, specialmente sui seguenti punti: a) nostro atteggiamento di fronte alla questione bessarabica ed in generale sul problema romeno; b) nostra attitudine di fronte alle rivendicazioni territoriali dell'Ungheria ed eventuali nostri impegni; c) nostra attitudine di fronte alle rivendicazioni bulgare per la Dobrugia e per l'accesso all'Egeo; d) nostra politica di fronte alla Grecia e Turchia nonchè alla questione degli Stretti;

e) nostri accordi e nostro atteggiamento nei riguardi della Jugoslavia;

f) prevedibili sviluppi degli avvenimenti nei riguardi dell'Egitto.

Al tempo stesso mi sarà utile conoscere su quali altr'i punti, oltre a quelli da me già toccati nella conversazione del 20 corrente (1), Vi interessa che io continui a sondare le intenzioni sovietiche.

Molotov mi ha fornito qualche indicazione sulla questione della Bessarabia. Mi proporrei di sondarlo anche sul tema delle rivendicazioni bulgare ed ungheresi nonchè sulla questione degli Stretti, ed eventualmente anche sui rapporti dell'U.R.S.S. con Tran ed Afghanistan.

Se se ne presenterà l'opportunità, cercherò naturalmente di conoscere quanto possibile anche sulle relazioni col Giappone nonchè coi paesi nordici. Gradirei conoscere se siete d'a·ccordo. Mi permetto comunque di ripetere che per alimentare la conservazione dovrò parlare anch'io e naturalmente vorrei poterlo fare secondo le direttive da Voi desiderate.

Sarò molto grato se Vorrete farmi pervenire con ogni possibile sollecitudine le Vostre istruzioni.

(l) -Vedi DD. 24 e 67. (2) -Vedi D. 7;3.

(l) Vedi D. 29.

91

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 23 giugno 1940, ore 7,15.

Alle ore 0,45 l'Ambasciata Alfieri ha telefonato il seguente telegramma: «Riservatissimo. Ho l'onore di trasmettere il seguente telegramma di risposta del Fiihrer al messaggio del Duce :

"Duce, ho ricevuta la Vostra comunicazione. Qualunque cosa decidiate, la Francia è stata informata che l'armistizio entrerà in vigore soltanto se Voi giungerete allo stesso risultato.

Accogliere i miei saluti cordiali e camerateschi. Adolfo Hitler" (2).

l1 Segretario di Stato Weizsacker nel comunicarmi l'avvenuta firma della convenzione di armistizio fra la Germania e la Francia mi ha informato che il testo oggi firmato è stato subito trasmesso a Roma a mezzo del gen. Marras che è partito immediatamente da Compiègne con aereo speciale. Fra il testo oggi firmato e quello confidenzialmente ieri consegnatomi e da me subito trasmesso a Roma, esLstono, come era previ,sto, dei cambiamenti avvenuti in conseguenza dello svolgimento delle trattative con la delegazione francese. Il progetto ieri trasmesso doveva servire -come ho comunicato -come base di discussione e non come testo da 1mporre letteralmente. Perciò i cambiamenti

(2} Nella mattinata del 23 giugno l'Ambasciatore von Mackensen rimise a Ciano il testo tedesco del messaggio di Hitler qui di seguito riportato:

22 giugno 1940.

Duce!

Ich habe Jhre Mitteilung empfangen. Wie immer auch Sie entscheiden méigen, Frankreich ist davon verstandigt, dass der Waffenstillstand nur in Kraft tritt, wenn Sie zu dem gleichen Ergebnis kommen.

Nehmen Sie meine herzlichen und kameradschaftlichen Griisse entgegen. ADOLF HITLER

sopra accennati non rappresentano nessuna modificazione di atteggiamento da parte tedesca, ma il risultato delle già previste trattative».

Successivamente 1'Ambasicatore Alfieri ha informato che il gen. Marras è stato costretto ad atterrare a Forli e che giungerà a Roma questa mattina, qualche ora prima della Delegazione francese, il cui arrivo è previsto verso le ore 11.

(l) Vedi DD. 73 e 81.

92

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 116. Teheran, 23 giugno 1940, ore 15,19 (per. giorno 24, ore 3,20).

Trascrivo seguente telegramma del R. Ministro a Baghdad: « 48 (1). ~ Nuri Said partito oggi 22 corrente per Angora insieme al Ministro della Giustizia, ex Ministro in quello Stato. Governo Iraq è fortemente preoccupato che il precipitare degLi avvenimenti internazionali possa ravvivare vecchie rivendicazioni turche sul Nord Iraq.

Si congettura altresi che un altro scopo del viaggio potrebbe essere quello rli abboccarsi col Governo Angora circa sorti future della Siria rimesse in gioco dalla disfatta della Francia. Questi circoli panarabi:sti nutrono infatti timore che una possibile occupazione della Siria da parte Turchia in accordo con Gran Bretagna faccia svanire sogno della tanto auspicata unione araba».

93

IL MINI8TRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO (2). [Roma, 23 giugno 1940].

Frontiera Alpina: mantenere le occupazioni territo11iali ra,ggiunte e chiedere la neutralizzazione militare per una profondità di 50 Km. Frontiera Tunisina: neutralizzazione militare per profondità da stabilire sulla carta. Basi marittime mediterranee: neutralizzate onde permettere Hbertà di manovra nella guerra contro la Gran Bretagna. Per gli stessi motivi occupazione territoriale di Gibuti (3).

(l) -Il numero è errato: trattasi del n. 44. (2) -Nel registro dell'Archivio Segreto di Gabinetto questo documento è intitolato • Note prese dall'Ecc. il Ministro in occasione di un suo colloquio col Duce a Palazzo Venezia (23 giugno 1940) •· (3) -Questa frase è cancellata.
94

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTISSIMO PER TELESCRIVENTE 866. Berlino, 24 giugno 1940,

ore 14,50.

Questo Ministero degli Affari Esteri mi informa che Molotov ha comunicato all'Ambasciatore di Germania a Mosca che questione della Bessarabia è divenuta di assoLuta attualità e che Governo sovietico ha già deciso darvi immediata soluzione.

Russia intende con accordo colla Romania o colla forza delle armi occupare Bessarabia e Bucovina. In questo momento Ribbentrop si trova presso Fuehrer per esaminare e decidere atteggiamento tedesco.

Da quanto stato qui detto, a titolo semplice informazione, sembra che Germania non assumerà atteggiamento contramo alla Russia con intervento e lascerà Romania risolvere da sola situazione.

Si cercherà invece contenere Bulgaria ed Ungheria per evitare più grandi complicazioni. Si teme però che la Romania metta in atto intenzione già formulata di distruggere pozzi petroliferi all'approssimarsi dei russi. Con l'occupazione Bessarabia zona petrolifera rimanendo ancora entro confini Romania si troverebbe nell'immediata vicinanza futuri ·confini russi (1).

95

CONVENZIONE DI ARMISTIZIO TRA IL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE ITALIANO, BADOGLIO, ED IL CAPO DELLA DELEGAZIONE FRANCESE PER L'ARMISTIZIO, HUNTZINGER

Art. I.

La Francia cesserà le osti'lità contro l'Italia nel ter~itorio francese metropolitano, nell'Mrica francese del Nord, nelle colonie, nei territori protetti e sotto mandato. Cesserà ugualmente le ostilità contro l'Italia per mare e per aria.

Art. II.

Le truppe italiane si manterranno, all'entrata in vigore della presente Convenzione di Armistizio, e per tutta la durata dello stesso, sulle loro linee avanzate in tutti i teatri di operazione.

Art. III.

Nel territorio francese metropolitano, la zona compresa fra le linee di cui

all'Art. II, ed una linea corrente a cinquanta chilometri in linea d'aria da esse,

sarà, per la durata dell'armistizio, smilitarizzata.

In Tunisia, sarà, per la durata dell'armistizio, smilitarizzata la zona compresa fra l'attuale confine libico tunisino e la linea segnata sulla carta annessa.

In Algeria e nei territori dell'Africa francese a sud della stessa, confinanti con la Libia, per la durata dell'armistizio, sarà smilitarizzata una zona compresa fra il confine libico ed una linea parallela e distante da essa duecento chilometri.

Finchè dureranno le ostil<ità dell'Italia contro l'Impero britannico e per la durata dell'armistizio, il territorio della colonia della Costa francese dei Soma1i sarà smilitarizzato per intero.

Per la durata dell'armistizio l'Italia avrà pieno e costante diritto di usufruire del porto e delle installazioni portuali di Gibuti, e della ferrovia GibutiAddis Abeba nel tra.tto francese, per trasporti di qualsiasi specie.

Art. IV.

Le zone da smilitarizzare di cui all'Art. III saranno, entro dieci giorni dalla cessazione delle ostilità, evacuate dalle truppe francesi, ad eccezione del personale strettamente necessario per la custodia e manutenzione delle opere di fortificazione, caserme, magazzini ed edifici militari, e delle truppe per il mantenimento dell'ordine interno che la Commissione italiana d'armistizio di cui in seguito determinerà di volta in volta.

Art. V.

Fermo il diritto di cui all'Art. X seguente, tutte le armi mobili e relative munizioni, esistenti nelle zone da smilitarizzare del territorio francese metropolitano e di quello adiacente aUa Libia in più di quelle in consegna alle truppe che sgomberano, come detto sopra, i territori di cui si tratta, debbono essere evacuate entro un termine di quindici giorni. Le armi fisse delle opere di fortificazione e relative munizioni devono essere messe, nello stesso termine di tempo, in condizione di non poter essere usate.

Nel territorio della Costa francese dei Somali tutte le armi mobili e relative munizioni in più di quelle in consegna alle truppe che sgomberano il territorio, verranno depositate, entro il medesimo termine di quindici giorni nelle località che saranno stabilite dalla Commissione italiana di Armistizio, di cui in seguito.

Per le armi fisse e munizioni delle opere di fortificazione esistenti in detto territorio, vale quanto disposto per il territorio francese metropolitano e per quello adiacente alla Libia.

10 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. V.

Art. VI.

Finchè dureranno le ostilità fra l'Italia e l'Impero Britannico le piazzeforti militari maTittime e le basi navali di Tolone, Biserta, Ajaccio ed Orano (Mers-el-Kebir) saranno smilitarizzate sino alla .cessazione delle ostilità ·Contro detto Impero. Tale smilitarizzazione dovrà essere attuata entro un termine di quindici giorni e dovrà essere tale da rendere dette piazzeforti e basi inutilizzabili agli effetti della loro capacità offensiva-difensiva. La loro capacità logistica sarà, sotto controllo della Commissione italiana d'armistizio, limitata ai bisogni delle navi da guerra francesi che, a norma dell'Art. XII seguent·e, vi faranno base.

Art. VII.

Nelle zone, piazzeforti militari marittime e basi navali da smilitarizzare, rimarranno naturalmente in funzione le Autorità civili francesi e le forze di polizia necessarie al mantenimento dell'ordine pubblico; vi rimarranno pure le Autorità territoriali militari e marittime, che saranno determinate dalla Commissione italiana d'armistizio.

Art. VIII.

La Commissione italiana di Armistizio, di cui in seguito, determinerà cartograficamente i limiti esatti delle zone, piazzeforti militari marittime e basi navali da smilitarizzare ed i dettagli delle modalità esecutive di smilitarizzazione. La stessa Commissione avrà pieno e costante diritto di controllare l'esecuzione in dette zone, piazze e basi di quanto stabilito agli articoli precedenti, sia a mezzo di visite di controllo, sia a mezzo di sue delegazioni permanenti sul posto.

Art. IX.

Tutte le forze armate di terra, di mare e dell'aria della Francia metropolitana saranno smobilitate e disarmate entro un termine di tempo da fissare ulteriormente, ad ecezione delle formazioni necessarie al mantenimento dell'ordine interno.

La forza e l'armamento delle suddette formazioni saranno determinati dall'Italia e dalla Germania. Per quanto concerne i territori dell'Africa del Nord francese, della Siria, e della Costa francese dei Somali, la Commissione italiana di Armistizio, nello

•stabilire le modalità di smobilitazione e di disarmo, terrà conto dell'importanza particolare del mantenimento dell'ordine in detti territori.

Art. X.

L'Italia si riserva di esigere, come garanzia della esecuzione della Convenzione di Armistizio, la consegna in tutto od in parte delle armi collettive di fanteria e di artiglieria, autoblinde, carri armati, veicoli automobili ed ippo

mobili e munizioni appartenenti alle unità .che sono state comunque impegnate

o schierate contro le forze armate italiane. Le armi e materiali suddetti dovranno essere consegnati nello stato in cui si trovano al momento dell'armistizio.

Art. XI.

Le armi, munizioni e materiale bellico di qual•siasi specie che rimangono nei territori francesi non occupati, ivi comprese le armi e munizioni evacuate dalle zone, piazzeforti militari marittime e basi navali da smilitarizzare, ed ·esclusa quella parte che venga lasciata in uso alle unità permesse, saranno riuniti ed accantonati sotto controllo italiano o germanico. La costruzione di materiale bellico di qualsiasi specie nei territori non occupati deve cessare immediatamente.

Art. XII.

Le unità della Marina da guerra francese saranno concentrate nei porti che verranno indicati e saranno smobilitate e disarmate sotto il controllo dell'Italia o della Germania.

Faranno eccezione quelle unità di cui i Governi italiano e tedesco conce dessero l'uso per la salvaguardia dei territori coloniali francesi. Sarà elemento determinante per l'indicazione dei porti di cui sopra la dislocazione delle unità navali in tempo di pace.

Tutte le navi da guerra lontane dalla Francia metropolitana, che non siano eventualmente riconosciute necessarie alla salvaguardia degli interessi coloniali francesi, saranno fatte rientrare nei porti metropolitani.

Il Governo italiano dkhiara che non ha intenzione di impiegare, durante la presente guerra, le unità della Marina da guerra francese poste sotto il suo controllo e che, del pari, non ha l'intenzione di avanzare pretese, alla conclusione della pace, sulla flotta francese.

Durante l'armisti>zio potrà però essere richiesto il naviglio francese necessario al dragaggio delle mine, di cui all'Articolo seguente.

Art. XIII.

Tutti gli sbar.ramenti di mine saranno notificati al Comando Supremo Italiano.

Le Autorità francesi provvederanno, entro il termine di dieci giorni, a fare scaricare col proprio personale tutte le interruzioni ferroviarie e stradali, campi minati e fornelli da mina in genere, approntati nelle zone, piazzeforti militari marittime e basi navali da smilitarizzare.

Art. XIV.

Il Governo francese, oltre ad obbligarsi a non intraprendere in qualsiasi luogo qualsiasi forma di ostilità contro l'Italia, si impegna ad impedire agli

appartenenti alle sue forze armate. e ai cittadini francesi in genere, di uscire

dal territorio nazionale per partecipare comunque ad ostilità contro l'Italia.

Le truppe italiane useranno contro i trasgressori alla suddetta norma, e

contro i cittadini francesi già all'estero che intraprendessero collettirvamente o

singolarmente atti di ostilità contro l'Italia, il trattamento riservato ai combat

tenti fuori legge.

Art. XV.

Il Governo francese si impegna ad impedire che navi da guerra, aeroplani, a·rmi, materiali bellici e munizioni di qualsiasi specie, di proprietà francese o esistenti in territori francesi o comunque controllati dalla Francia, vengano avviati in territori dell'Impero britannico o in altri Stati esteri.

Art. XVI.

Divieto di uscita per tutte le navi mercantili della Mai'"ina francese sino al momento in cui i Governi italiano e tedesco consentissero la ripresa parziale o totale del traffico marittimo commerciale francese.

Le navi mercantili francesi che non si trovassero al momento dell'armi

stizio in porti francesi o comunque sotto il controllo della Francia, saranno

o richiamate in essi od avviate a porti neutrali.

Art. XVII.

Tutte le navi mercantili italiane catturate saranno immediatamente restituite, con l'intero carico diretto in Italia che avevano al momento della cattura. Dovranno altresi essere restituite le merci non depedbili, italiane o dirette in Italia, catturate a bordo di navi non italiane.

Art. XVIII.

Divieto immediato di decollo per tutti gli aerei trovantisi nel territorio francese o in territorio comunque sotto controllo francese. Tutti gli aeroporti e tutte le installazioni nei territori suddetti saranno sotto il controllo italiano o tedesco. Gli aerei stranieri che si trovino nei territori di cui sopra saranno consegnati alle autorità militari italiane o germaniche.

Art. XIX.

Sino a quando i Governi italiano e tedesco non stabiliranno altrimenti saranno vietate le trasmissioni radio in genere, in tutti i territori della Francia metropolitana. Le condizioni nelle quali potranno effettuarsi le comunicazioni radio tra la Francia, l'Africa del Nord francese, la Siria e la Costa francese dei Somali saranno determinate dalla Commissione italiana di Armistizio.

Art. XX.

Libertà di traffico delle merci in transito fra la Germania e l'Italia attraverso il territorio francese non occupato.

Art. XXI.

Saranno immediatamente liberati e consegnati alle autorità militari italiane tutti i prigionieri italiani di guerra ed i civili italiani comunque internati, arrestati o condannati per ragioni politiche o di guerra o per atti comunque a favore del Governo italiano.

Art. XXII.

Il Governo francese si rende garante della buona conservazione di tutto quanto deve o può dover consegnare in virtù della presente Convenzione.

Art. XXIII.

Una Commissione italiana di Armistizio, alla dipendenza del Comando Supremo Italiano sarà incaricata di regolare e controllare, sia direttamente, sia a mezzo dei suoi organi, l'esecuzione della presente Convenzione di Armistizio.

Essa sarà altresì incaricata di armonizzare la presente Convenzione con quella già conclusa fra Germania e Francia.

Art. XXIV.

Nella sede della Commssione di cui all'Articolo precedente si insedierà una Delegazione francese incaricata di far presenti i desiderata del proprio Governo relativi all'esecuzione della presente Convenzione e di trasmettere alle Autorità francesi competenti le disposizioni della Commissione Italiana di Armistizio.

Art. XXV.

La presente Convenzione di Armistizio entrerà in vigore all'atto della sua firma.

Le ostilità cesseranno, in tutti i teatri d'operazione, sei ore dopo il momento in cui il Governo italiano avrà comunicato al Governo tedesco l'avvenuta conclusione del presente Accordo.

Il Governo italiano notificherà detto momento al Governo francese per via radio.

Art. XXVI.

La presente Convenzione di Armistizio rimarrà in vigore fino alla conclusione del Trattato di pace. Potrà essere denunciata dall'Italia in qualsiasi momento, con effetto immediato, ove il Governo francese non adempia agli obblighi assunti.

I sottoscritti plenipotenziari, debitamente autorizzati, dichiarano di approvare le condizioni sopra indicate.

Roma, 24 giugno 1·940, alle ore 19,15.

F.to Il Maresciallo d'Italia PIETRO BADOGLIO F.to Le Général d'Armée HUNTZINGER

(l) Vedi Documents on German Foreign Poticy 1918-1945, Series D, vol. X, DD. 4, 5, 8 e 10. Vedi anche CIANO, Diario (1939-43), vol. I, cit. p. 282.

96

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MADRID, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 298. Madrid, 24 giugno 1940, ore 23,05 (per. giorno 25, ore 1,45).

Questo Governo mi ha consegnato oggi la seguente comunicazione scritta: «Il Ministero degli Affari Esteri informa l'Ambasciata italiana che il Ministero degli Affari Esteri di Francia in nome del suo Governo si è diretto all'Ambasciata di Spagna in Bordeaux, facendo presente che esso stima gravissima la smobilitazione delle truppe francesi nel Nord Africa in questo momento e che esso supplica il Governo italiano di sospendere tale criterio di smobilitazione. A quanto pare, secondo quanto dice il Governo francese, in Algeria e in Siria si stanno verificando a·gitazioni; i Consoli inglesi distribuiscono danaro a questo scopo e le circostanze si aggravano dato la situazione di estrema tensione in cui il Governo di Bordeaux si trova col Governo inglese.

Nel comunicare questa richiesta del Governo francese, il Governo spagnolo fa presente al Governo italiano, così come lo indica pure al Governo francese per tramite del proprio Ambasciatore in Bordeaux, che per quanto si riferisce alla Zona del Protettorato Francese del Marocco, il Governo spagnolo è disposto ad intervenire col suo esercito al fine di garantire l'ordine e la neutralità di detta Zona non solo per gli impegni che ha, a tale riguardo, in base agli accordi firmati circa il Marocco, ma anche per evitare gli accennati perturbamenti dell'ordine possano avere ripercussione nella Zona Spagnola.

Dato che la struttura montuosa dell'Algeria e del Marocco esige evidente

mente una attenzione di vigilanza di forze di polizia, il Governo spagnolo per

parte sua è disposto ad occupare alcuni punti a fine di garantire l'ordine. Per

tanto il Governo spagnolo non vede inconveniente a che si proceda alla smobi

litazione dato che esso può garantire l'ordine; in relazione ·Coi maneg•gi di altre

potenze il Governo spagnolo si opporrebbe ad essi con tutti i suoi mezzi nella

menzionata zona»·

Beigbeder mi ha verbalmente aggiunto che con la frase «altre potenze :.

egli intende la Gran Bretagna ai cui maneggi in Marocco questo Governo è

risoluto ad opporsi.

La comunicazione di cui sopra mi è stata fatta dal Governo spagnolo prima

che fosse qui nota la notizia dell'avvenuto armistizio italo-francese.

97

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MADRID, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 45. Madrid, 24 giugno 1940 (per. giorno 27).

Mio 244 (1).

Conclusione armistizio con Francia è accolta oggi in tutti gli ambienti spagnoli con viva soddisfazione e con senso sollievo in quanto incominciava qui a manifestarsi qualche preoccupazione all'idea di vedere ,giungere combattendo armate tedesche fino ai Pirenei. Tale preoccupazione è apparsa evidente anche dall'interesse e dalla premura con cui questo Governo ha trasmesso a me e a questo Ambasciatore di Germania richiesta Gov,erno francese di affrettare ,conolusione armi:stizio (m;iei telegrammi n. 266 e 277) (,2), e di risparmiare dall'occupazione almeno wna Bassi Pirenei (mio telegramma n. 279) (3).

D'altra parte se sconfitta Francia democratica raffona indirettamente regime falangista e dà modo a questo Governo impostare rivendicazioni di carattere coloniale Nord Africa, pur tuttavia simpatia per popolo francese latino e cattolico (che si persiste a distinguere dai suoi governanti responsabili) sono diffuse in molti ambienti spagnoli anche falangisti: eliminazione Francia dal conflitto consente quindi a questo Governo, cosi come a questa opinione pubblica, di assumere orientamento ancora più favorevole all'Asse e ancor più marcatamente anglofobo. Di tale orientamento si è venuta facendo eco la stampa in questi ultimi giorni con continui violenti articoli contro Gran Bretagna; temi preferiti di tale campagna stampa sono Gibilterra, intromissione interessi inglesi nelle finanze industrie e miniere spagnole, atteggiamento britannico durante la guerra civile, responsabilità della Gran Bretagna nell'attuale conflitto e nei suoi sviluppi.

98

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 2606/1000 Belgrado, 24 giugno 1940 (per. giorno 27).

Mio telegramma n. 214 in data 22 giugno corrente (4).

La decisione del Governo jugoslavo di negoziare il ripristino delle complete e normali relazioni diplomatiche con l'U.R.S.S. segna indubbiamente un fattore di primo piano nella politica e nella situazione di questo Paese. Per

quanto ampiamente previsto e in qualche modo scontato, avrà senza dubbio ripercussioni notevoli anche se diminuite e dallo stesso atteggiamento tenuto sinora dai SO'Vieti, e dalla situazione generale, mi sembra ad ogni modo interessante riassumere e registrare le tappe attraverso le quali questo Governo è arrivato a tale negoziato.

È noto che nonostante la sua evidente avversione il Principe Reggente da tempo era stato persuaso che ormai il riconoscimento dell'U.R.S.S. era inevitabile. Nell'eterna ricerca di equilibrio da molti mesi veniva meticolosamente studiato il momento più propizio, specie in rapporto alle relazioni con l'Italia. Tale momento nel pensiero del Governo jugoslavo parve giunto verso la metà di aprile.

I negoziati furono intrapresi attraverso le rappresentanze jugoslava e sovietica in Ankara -per un accordo commerciale e lo stabilimento in primo tempo di Delegazioni commerciali.

Quale fosse il pensiero del Governo jugoslavo tuttavia non è dubbio. Sin dal primo annuncio (mio telegramma n. 79 in data 17 aprile) (l) il Ministro degli Affari Esteri mi dichiarava che, qualora le ,trattative avessero sortito esito favorevole, il riconoscimento de jure era previsto.

A negoziati avvenuti, e nell'imminenza delle ratifiche lo stesso Ministro mi confermava (mio telegramma n. 157 in data 27 maggio) (2) che il Governo di Mosca aveva posto la questione della normale ripresa delle relazioni diplomatiche e faceva prevedere un risultato positivo a trattative in tal senso.

Vi furono certo, nel Governo come nella popolazione, non poche esitazioni ed ampie oscillazioni. Il Governo (e probabilmente lo stesso Principe) preoccupati del passo fatto e della ripercussione nel Paese (esaltazione a fondo panslavo -voci subito raccolte dalla stampa franco-inglese e da qualche acceso giornale locale che si trattava di una mossa antitedesca e antitaliana) vollero da principio procedere per gradi: solo le delegazioni commerciali, privilegi limitati, ecc. (conversazione con Smilianié -mio telegramma per corriere n. 044 in data 24 aprile) (3). Ma dal momento in cui sull'esaltazione popolare per i negoziati in corso cadde la doccia fredda del comunicato Tass che respingeva il concetto del panslavismo (comunicato mai pubblicato in Jugoslavia ma non per questo meno conosciuto) cominciano le preoccupazioni di questo Governo Il Ministro Lavrentiev viene a Belgrado il 31 maggio e vi si ferma due giorni per lo scambio delle ratifiche degli accordi di Mosca. Dinanzi alle premure jugoslave rimane freddo e riservato. Viene notato ,che il Ministro del Commercio jugoslavo si scopre in un brindisi con chiari accenni alle relazioni fra i due popoli. Lavrentiev risponde col discorso più anodino e più protocollare possibile. Riparte senza aver detto nulla, e senza che la data per lo stabilimento delle Delegazioni sia stata fissata.

Per oltre venti giorni il Governo jugoslavo attende una comunicazione che non viene da quello sovietico. L'8 giugno Smilianié mi ha confermato che non vi era nulla di nuovo. Il 19 giugno ho colto l'occasione per domandare

allo stesso Ministro degli Affari Esteri a che punto fossero le cose. Mi rispose che attendeva sempre notizie da Mosca, un po' affrettatamente, che non avrebbe mancato di ·avvertirmi appena vi fossero mutamenti. Con il telegramma n. 0116 in pari data (l) rifea-ivo che Cincar..,Markovié appariva piuttosto preoccupato e perplesso per tale atteggiamento sovietico, specie dopo il ritorno alle rispettive sedi degli Ambasciatori italiano e sovietico.

Il 22 giugno il Ministro Aggiunto degli Affari Esteri convocava per informarmi che trattative per la ripresa delle normali relazioni erano in corso ad Ankara (mio telegramma n. 2,14 in data 22 corrente) (2).

Non è dubbio che tali trattative erano per essere decise se non esattamente il 19 almeno subito dopo, e che a tale decisione ha largamente contribuito la normalizzazione delle relazioni itala-sovietiche.

Lo stabilimento di quelle jugoslavo-sovietiche è imminente. Quale che sia per esserne la ripercussione, è evidente un senso disagio -al quale tutte le velleità panslavistiche della popolazione non potranno sottrarsi. Il giuoco jugoslavo (se mai ve ne fu nel senso cosi tendenziosamente annunciato) è stato prevenuto e sorpassato ed è chiaro che dal sacrificio di una politica di vent'anni tanto il Principe quanto il Governo attendevano migliore rispondenza da parte sovietica e più cospicui risultati immediati.

(l) -Non pubblicato: riferiva i ccmmenti della stampa spagnola sulla dichiarazione di non belligeranza. (2) -Non pubblicati. (3) -Non pubblicato. (4) -Vedi D. 84.

(1) Vedi DD.I., Serie IX, vol. IV, D. 110.

(2) -Vedi, ibid., D. 600. (3) -Vedi, ibid., D. 183.
99

IL CONSOLE GENERALE AD INNSBRUCK, ROMANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. RISERVATO 73,11/328. Innsbruck, 24 giugno 1940 (3).

Di seguito al mio rapporto n. 5291/250 del 10 maggio u.s., con riferimento al telegramma per corriere della R. Ambasciata in Berlino n. 064 del 17 maggio, nonchè al: telespresso ministeriale n. 42/16939/C del 29 stesso mese (4), ho l'onore di ·comuni.care a V. E. che il 6 corrente ho diretto a questo Gauleiter Hofer una nuova nota documentata (all. l) sull'argomento in oggetto, alla quale ho avuto l'indomani una risposta di carattere interlocutorio. Peraltro, in un lungo colloquio il: Gauleiter mi ha finalmente esposto in via confidenziale il suo punto di vista sulla questione, che non mi aveva mai finora rivelato nè a voce nè per iscritto. In sostanza egli afferma quanto segue.

l) Territori ai quali si applicano gli accordi. -Come ebbi a riferire col rapporto sopra citato, ho sostenuto col Gauleiter che tali territori sono stati soltanto quelli tassativamente indicati nel telespresso cir.colare n. 109 in data 4 gennaio u. s. della R. Ambasciata in Berlino (5), sulla cui scorta ho an~i, come è noto, preparato e fornito al Signor Hofer un'apposita carta geografica a colori. Il predetto .peraltro mi ha solo ora dichiarato di non aver avuto dalle

sue Autorità alcuna comunicazione limitativa del genere, per cui si attiene al testo degli accordi, le cui indicazioni non sono specifiche. D'altra parte mi ha fatto presente che la questione non lo preoccupa perchè le domande, anche se da lui erroneamente accettate, vengono in definitiva vagliate dal R. Prefetto competente il quale, se del caso, può sempre porre il suo « veto » al loro accoglimento, qualora es,se promanino da persone che non hanno titolo per optare. Tuttavia, ha aggiunto, gli risulta che tale «veto » non è stato posto per molte domande di persone non originarie nè residenti in quelli che, secondo l'anzidetta mia segnalazione, dovrebbero essere i soli territori di applicazione degli accordi. Ed invero, l'all. 3 al mio sopra citato rapporto del 10 maggio contiene vari casi del genere, mentre numerosi altri -di persone già residenti nel Regno ed ora trasferitesi nel Reich -sono a mia conoscenza.

2) Pressioni esercitate sui nostri per indurii a naturalizzarsi in base agli accordi per l'Alto Adige. Il Gauleiter non ritiene che le circolari emanate dagli Uffici da lui dipendenti, e da me segnalate, rivestano il carattere di :pressioni sui trentini non compresi nei ripetuti accordi. E ciò, sia perchè i destinatari che non si sentano tedeschi possono non tener conto di esse, sia perchè lo stesso Reichsfiihrer Himmler ha diretto analoga circolare a moltissimi italiani, anche trentini, come ho già avuto l'onore di segnalare con altro mio rapporto, pure del 10 maggio u. s., n. 5292/251 (1). Per quanto invece r1guarda le pressioni esercitate verbalmente sui nostri dai suoi dipendenti, il Signor Hofer mi ha assicurato di aver fatto tutto quanto era in lui, richiamando più volte all'ordine gli impiegati troppo zelanti.

Ad ogni modo, anche se gli argomento addotti dal Gauleiter non mi sembrano molto conv~ncenti, sta di fatto che la questione delle pressioni sui nostri cesserà di essere attuale col 30 corrente, allorchè -com'è noto -scadrà il termine per la presentazione delle domande di opzione.

(l) -Vedi D. 62. (2) -Vedi D. 84. (3) -Manca l'indicazione della data d'arrivo. (4) -Non pubblicati. (5) -Non pubblicato.
100

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 119. Teheran, 25 giugno 1940, ore 15 (per. ore 18,45).

Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha detto che da notizie avute può dedurre che il viaggio Nuri Said ad Ankara sia stato determinato dal timore di un attacco italo-tedesco in Siria o da eventuale occupazione Siria da parte Italia in seguito accordo nostro colla Francia. Stessa notoria anglofilia del Nuri esclude che egli si preoccupi di interessi arabi e non piuttosto di quelli inglesi.

(l) Non pubblicato.

101

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 153. Ankara, 25 giugno 1940, ore 15,45 (per. giorno 26, ore 6,30).

Agenzia Tass ha smentito la voce che Saracoglu sarebbe stato iil!Vitato recarsi Mosca .per concludere un nuovo trattato turco-sovietico. Locale Agenzia Anatolia si è associata alla smentita.

Ho avuto con questo Ambasciatore dell'U.R.S.S. lungo colloquio circa rapporti attuali fra Mosca e Ankara. Essi sono piuttosto tesi con tendenza al peggioramento. Governo sovietico considera scorretto da parte della Turchia di essersi appigliata al protocollo n. 2 del Patto Tr.ipartito per sfuggire responsabilità di non aver mantenuto gli impegni sottoscritti con gli anglo-francesi. Possibilmente la Turchia senza essere menomamente autorizzata ha rivelato che esiste un conflitto latente o la possibilità di un conflitto tra Turchia e l'U.R.S.S. ed ha limitato di sua iniziativa atteggiamento dell'U.R.S.S. nei riguardi conflitto generale.

Inoltre Governo sovietico considera equivoca la politica della Turchia e ne esige un chiarimento. Non sa spiegarsi, per esempio, perchè il Governo turco esiti ancora definire pubblicamente la sua situazione di fronte alla nuova fase della guerra europea e sospetta che questa reticenza nasconde desiderio di continuare speculare sull'Inghilterra e sui suoi avversari. Anche le misure di mobilitazione in atto da parte della Turchia non sono nè giustificate nè ben viste a Mosca.

Infine Ambasciatore dell'U.R.S.S. considera che taluni dei maggiori esponenti della politica estera turca sono al soldo dell'Inghilterra e cercano provocarne allontanamento. Deplora anche l'asservimento del:la stampa turca alle agenzie anglo-sassoni.

A mia richiesta se possibile che, volenti o nolenti i turchi, qualche nave da guerra inglese venga rifugiarsi nei Dardanelli, Terentiev ha risposto senza esitare: «sarebbe la guerra con la Turchia».

102

IL MINISTRO A BERNA, TAMARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO 151. Berna, 25 giugno 1940, ore 17,25 (per. ore 21,15 ).

È venuto oggi da me questo Ministro del Bel,gio Conte d'Ursel dicendomi che aveva un messa~gio del Gabinetto belga Pierlot da far arrivare al Re Leopoldo e pregandomi di attenergli dalla Legazione di Germania il passaggio verso Brusselle. Rispostogli che mi sembrava non poter intervenire senza che testo messaggio ci fosse reso noto, conte d'Ursel mi ha replicato che credeva non poter comunicare tale testo essendo necessario che restasse affare tra belgi e belgi e neppure sembrasse che il Re risponderebbe sotto pressione tedesca il che certamente si direbbe qualora il messaggio fosse prima conosciuto dai tedeschi. Mi ha assicurato però che detto messaggio è a tutto onore e favore del Re Leopoldo e rappresenta in un certo senso riconoscimento delle decisioni prese da lui. Ha comunicato questa assicurazione al Ministro di Germania che ha subito telegrafato a Berlino chiedendo il visto (1).

103

IL MINISTRO AD ATENE, E. GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 184. Atene, 25 giugno 1940, ore 21,10 (per. giorno 26, ore 5).

Impressione prodotta da capitolazione Francia è indescrivibile. Insieme con ammirazione per successo senza precedenti dell'Asse regna in questa opinione profonda commiserazione per sfacelo francese insieme con sentimenti vivamente ostili all'Inghilterra che dopo aver abbandonato Francia al suo destino tenta suscitare oggi difficoltà al governo ed al popolo francese. Mavroudis mi ha detto che Grecia vede con profonda soddisfazione avvicinarsi momento in cui Italia [abbia] risolto questioni che hanno dato origine al dissidio italafrancese, perchè sarà così assicurata lunga era pace nel Mediterraneo ciò che è nei voti del popolo greco. Egli si è poi espresso con insolita franchezza nei riguardi Inghilterra, giungendo a dirmi che atte,ggiamento assunto dal Governo inglese verso la Francia dopo il disastro subito da questa per difendere Gran Bretagna suscita indignazione di tutte le coscienze oneste in qualunque paese. Osservo che Mavroudis è uomo solito ad usare linguaggio estremamente moderato e prudente.

104

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

(Pubbl. MARIO ToscANO, Una mancata intesa itala-sovietica nel 1940 e 1941, cit., pp. 41-43)

T. RISERVATISSIMO 306-307. Mosca, 25 giugno 1940, ore 22 (per. giorno 26, ore 12).

306. -Mio telegramma n. 293 e seguenti (2). Molotov mi ha chiamato questo pomeriggio al Kremlino e leggendo appunti scritti mi ha fatto comuni

cazione seguente tenore: Secondo l'opinione dell'U.R.S.S. è difficile che guerra termini prima inverno di quest'anno se pur terminerà entro quest'anno. Busseranno quindi alla porta tutte le questioni non risolte che esigono soluzione per una via o per altra.

In merito alle questioni poste dal Governo italiano tanto nel colloquio del 20 giugno del Signor Rosso con me quanto in quello del Conte Ciano con Gorelkin del 22 giugno posizione U.R.S.S. si riassume come segue: U.R.S.S. non ha alcuna pretesa nei [riguardi] dell'Ungheria. Con Ungheria abbiamo relazioni normali. U.R.S.S. ritiene che rivendicazioni ungheresi verso la Romania sono fondate ·(letteralmente c hanno una base ").

Con Bulgaria U.R.S.S. intrattiene cordiali relazioni di buon vicinato. Esse hanno base per diventare più strette. Rivendicazioni Bulgaria vel"lso Romania come .pure verso Grecia sono fondate.

Pretese fondamentali dell'U.R.S.S. verso Romania sono note. U.R.S.S. vuole ricevere daHa Romania ciò che le appartiene di diritto senza applicazione forza, ma questo forzatamente diventerà inevitabile se Romania sarà intransigente. Quanto alle altre regioni della Romania U.R.S.S. tiene conto degli interessi dell'Italia e della Germania ed è pronta accordarsi per suddette questioni.

Turchia suscita diffidenza a causa atteggiamento non amichevole assunto verso U.R.~S.S. (e non soltanto verso U.R.S.S.) in relazione aHa conclusione del suo patto con l'Inghilterra e Francia. Questa riserva è rafforzata dalle tendenze della Turchia di voler dettare a U.R.S.S. proprie condizioni sul Mar Nero pretendendo di essere sola padrona degli Stretti ed anche dalla sua abitudine di minacciare U.R.S.S. nelle zone a sud ed a nord-est di Batum.

Quanto alle altre mire della Turchia U.R.S.S. tiene conto interessi dell'Italia e quindi anche degli interessi della Germania ed è pronta accordarsi con esse al riguardo.

Per quello che •Concerne Mediterraneo U.R.S.S. considera assolutamente equo che l'Italia abbia situazione di preminenza (frase potrebbe anche tradursi « situazione privilegiata ») in questo mare.

U.R.S.S. spera l'Italia terrà conto degli interessi dell'Unione 1Sovietica e fra quelli principalmente del Mar Nero. Fin qui comunicazione fatta da Molotov le.ggendo appunto che poi mi ha consegnato (1).

(n. 2410/977) del 25 giugno 1940, pervenuto il 12 luglio:

c A conferma della mia comunicazione telegrafica, e perchè l'importante documento pervenga a V. E. con assoluta chiarezza, riproduco qui appresso le dichiarazioni fattemi oggida Molotov sulla scorta di un appunto in russo del quale mi ha poi consegnato copia. Quella che segue è la traduzione quanto più possibile letterale del testo russo, mentre nel mio telegramma ho creduto necessario, per la sicurezza del segreto criptografico, di introdurre leggere varianti di forma.

Molotov ha detto :

c Secondo l'opinione dell'U.R.S.S. la guerra difficilmente si terminerà prima dell'inverno di quest'anno, se pure terminerà quest'anno. In relazione con ciò busseranno alla porta tutte le questioni non risolte reclamando la propria soluzione per questa o quest'altra via.

Nei rispetti delle questioni poste dal Governo Italiano tanto nel colloquio del 20 giugnodel signor Rosso con me quanto in quello del signor Ciano con Gorelkin del 22 giugno, la posizione dell'U.R.S.S. si riassume come segue :

L'U.R.S.S. non ha alcuna pretesa nei rispetti dell'Ungheria. Coll'Ungheria abbiamo relazioni normali. U.R.S.S. ritiene che le rivendicazioni (letteralmente c pretese •l dell'Ungheria verso la Romania hanno una base.

Colla Bulgaria l'U.R.S.S. ha delle buone relazioni di buon vicinato. Esse hanno una base per diventare più strette. Le rivendicazioni della Bulgaria verso la Romania, cosi come pure verso la Grecia, hanno una base.

Le pretese essenziali dell'U.R.S.S. nei rispetti della Romania sono note. L'U.R.S.S. vorrebbe

307. -Dopo aver letto dichiarazioni già compilate Molotov mi ha espresso speranza che il R. Governo .gli avrebbe fatto ·conoscere quanto prima suo punto di vista circa tutte le questioni da lui menzionate.

Molotov proseguì ricordandomi che trattative tedesco-sovietiche del settembre scorso erano state condotte con rapidità ed avevano condotto ad un risultato soddisfacente perchè entrambi Governi avevano parlato con assoluta sincerità e chiarezza ed aggiunse che ottime relazioni politiche allora stabilite con Germania c: ·Continuavano in tutta loro pienezza». Confidava che con Italia si sarebbe proceduto con stesso spirito e con uguale risultato.

Ho ringraziato Molotov per la sua comunicazione di cui apprezzavo chiarezza e importanza. Espressi compiacimento per risultati già ottenuti da iniziativa del Duce che aveva proposto scambio di vedute circa questioni di comune interesse. Assicurai che avrei raccomandato a V. E. sollecito esame della sua comunicazione e manifestai punto di vista del Governo fascista.

Riassumendo credo dover mettere in rilievo seguenti punti: l) U.R.S.S. riconosce rivendicazioni ungheresi e bulgare verso la Romania nonchè quelle bulgare verso Grecia e, a parte questione Bessarabia, che considera di suo esclusivo interesse, si dichiara disposta accordarsi con l'Italia e la Germania per questioni .concernenti bacino danubio-balcanico.

2) U.R.S.S. si propone riaprire con Turchia questione degli Stretti e contempla fo11se rivendicazioni territoriali su Georgia e Armenia turca per ristabilire ·confini del 1914.

3) Mlolotov •suggerisce accordo a tre anche per politica di fronte alla Turchia.

4) U.R.S.S. riconosce all'Italia posizione preminente nel Mediterraneo ma desidera vengano riconosciuti suoi interessi prevalenti nel Mar Nero.

Segnalo poi sfumatura nelle ·dichiarazioni di Molotov quando menziona interessi germanici in Romania ed in Turchia. Per la Romania interessi germanici sono messi •sullo stesso piano di quelli italiani. Per la Turchia invece si parla degli interessi germanici come conseguenza di quelli ital-iani.

ottenere dalla Romania ciò che le appartiene di diritto, senza applicazione della forza, ma questa diventerà inevitabile se la Romania risulterà essere intransigente. Quanto alle altre regioni della Romania, l'U.R.S.S. tiene conto degli interessi dell'Italia e della Germania ed è pronta ad accordarsi con esse per la suddetta questione.

La Turchia suscita diffidenza dato l'atteggiamento non amichevole da essa manifestato verso l'U.R.S.S. (e non soltanto verso U.R.S.S.) in relazione con la conclusione da parte sua di un patto con l'Inghilterra e la Francia. Questa diffidenza è rafforzata a causa della tendenza della Turchia di dettare all'Unione Sovietica le proprie condizioni sul Mar Nero pretendendo di essere la sola padrona negli Stretti, ed anche in seguito alla pratica da essa seguita di minacciare l'Unione Sovietica nelle zone a sud e sud-est di Batum.

Quanto alle altre regioni della Turchia, l'U.R.S.S. tiene conto degli interessi dell'Italia e quindi anche degli interessi della Germania, ed è pronta ad accordarsi con esse per la suddetta questione.

.Per quanto concerne il Mediterraneo l'U.R.S.S. ritiene interamente equo che l'Italia abbia una situazione di preminenza in questo mare. E qui l'U.R.S.S. spera che l'Italia terrà co:oto degli interessi dell'U.R.S.S. quale principale Potenza del Mar Nero •.

(l) -Vedi D. 123. (2) -Vedi D. 73.

(l) Rosso trasmise a Roma il detto appunto con il seguente telespresso riservatissimo

105

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. SEGRETO 6157. Berlino, 25 giugno 1940 (per. giorno 30).

Ho saputo da fonte assolutamente seria ·Che recentemente H Fiihrer ha mandato il suo diretto collaboratore, Ministro Meissner a Brusselle presso il Re del Belgio, allo scopo di cominciare a stabilire con lui un collegamento e un contatto per gli sviluppi futuri della situazione.

Ciò è dipeso evidentemente anche dal fatto che il Re del Belgio, soprattutto in questi ultimi tempi, ha marcato il suo appartarsi e straniarsi da ogni vicenda di vita politica, avendo egli la preoccupazione che in Belgio ed altrove si creda la capitolazione dell'esercito essere avvenuta per preventivo accordo col Governo tedesco.

La visita ha avuto esito completamente negativo, in quanto essa si è svolta in un'atmosfera di assoluta freddezza. L'incaricato del Fiihrer si è presentato, previa regolare richiesta di udienza, al Re, che lo ha ricevuto in piedi senza dargli la mano (con il qual gesto sembra abbia voluto far capire che egli considera i tedeschi tuttora come nemici).

L'incaricato del Fiihrer ha fatto presente che egli riteneva opportuno, nell'interesse del Re ·ed in relazione alla sua futura ,situazione, un suo incontro col Fiihrer, .che sarebbe stato lieto di riceverlo. Al che il Re ha risposto con molta freddezza che, se il Fiihrer desiderava parlargli, egli lo avrebbe ricevuto al Castello di Laeken.

Ecco perchè ho più sopra detto che la visita ha avuto un risultato completamente negativo. Posso anzi aggiungere che essa ha peggiorato i rapporti attualmente esistenti.

106

L'AMBASCIATORE GUARIGLIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. S. N. Roma, 25 giugno 1940.

Fin dal 26 maggio, in seguito alla nota iniziativa presa dall'Ambasciatore di Francia a Roma, la R. Ambasciata di Parigi entrava in contatto col Quai d'Orsay allo scopo di stabilire i limiti e le modalità del rimpatrio di funzionari, impiegati e dirigenti di istituzioni coloniali nella eventualità di una rottura dei rapporti diplomatici fra i due Paesi.

Dopo un primo scambio di vedute nel corso del quale la Direzione Generale degli Affari Politici volle sostenere il criterio della reciprocità numerica, al quale fu opposto da parte nostra il ·Criterio della reciprocità assoluta e, in linea subordinata, quello della reciprocità proporzionale aUa consistenza delle due collettività, il Quai d'Orsay manifestò a più riprese il desiderio di sospendere dette conversazioni, facendo sapere che l'iniziativa dell'Ambasciatore francese era stata disapprovata dal suo Ministro e che pertanto non era il caso di dare alla stessa seguito ulteriore.

L'occasione offertaci dall'Ambasciata di Francia a Roma di regolare fin dal periodo pre-bellico la spinosa questione che si sarebbe presentata all'inizio delle ostilità era troppo favorevole ai nostri interessi perchè io mi decidessi facilmente a !asciarmela sfuggire. Detti perciò istruzioni al Consigliere di Emigrazione, Tommasini, di mantenere vive le conversazioni ufficiose iniziate al riguardo e, senza tener conto del desiderio espresso dal Quai d'Orsay, continuai ad informarlo delle istruzioni e delle disposizioni che mi venivano mano a mano da Voi •Comunicate circa le modalità di una eventuale partenza delle rispettive rappresentanze.

Di questa insistenza nel voler trattare un ar•gomento che il Ministero degli Esteri francese avrebbe volentieri escluso dai rapporti con la R. Rappresentanza non ho, in seguito, avuto ragione di pentirmi: nell'assenza di un governo operante, essa mi ha permesso, come dirò più avanti, di riferirmi ai preesistenti accordi e di farli valere quando la .grettezza delle autorità poliziesche francesi di frontiera avrebbe voluto bloccare a Bellegarde una parte dei due cosidetti treni diplomatici.

Tutte ·le questioni relative ad una eventuale partenza furono cosi sollevate al Quai d'Orsay, secondo le Vostre istruzioni, fra il 20 maggio e il 9 ,giugno. '!1utte furono oggetto di accordi ufficiosi e di promesse più o meno formali. Le liste del personale appartenente all'Ambasciata e ai Consolati furono compilate sulla traccia di quelle inviate da Roma, consegnate e approvate. Le liste degli insegnanti, del personale addetto agli uffici di turismo, Camere di Commercio, uffici di navigazione, stabilimenti Simoa, furono anche consegnate e approvate ai fini della sollecita concessione di un visto d'uscita dalla Francia. Infine fu convenuto, non senza difficoltà, che in caso di conflitto avrei potuto portare con me nel treno diplomatico trenta persone di mia scelta contro l'impegno che nel treno in partenza da Roma avrebbero potuto prendere posto dieci cittadini francesi designati dall'Ambasciatore François-Poncet.

Contemporaneamente allo svolgersi di queste conversazioni, la R. Ambasciata si adoperava attivamente a facilitare la concessione dei visti di uscita ai connazionali desiderosi di rientrare nel Regno, e provvedeva ad alleggerire, mediante il rimpatrio di familiari e di elementi non strettamente indispensabHi, le liste del personale che avrebbe dovuto prendere posto nel treno diplomatico.

Anche di questa ultima precauzione che in quel momento avrebbe potuto apparire superflua, dato che le liste erano già state approvate dal Quai d'Orsay, non ho avuto ragione di pentirmi. Mi domando, infatti, con quali mezzi la sconvolta amministrazione francese avrebbe potuto assicurare revacuazione di oltre mille persone facenti parte dei RR. Uffici, quando soltanto cinquecento di esse hanno posto .gli uffici competenti nel più serio imbarazzo per la soluzione dei più elementari problemi logistici.

Con accordi di reciprocità più o meno precisi e con effettivi da rimpatriare notevolmente ridotti arrivai dunque al mattino del giorno 10, quando un vostro telegramma m'informava che alle ore 16,30 dello stesso giorno l'Italia avrebbe dichiarato la .guerra alla Francia e all'Inghilterra.

Le poche ore che mi restavano avrebbero dovuto essere dedicate, nelle mie intenzioni, a perfezionare ·col Ministero degli Esteri gli accordi dei giorni precedenti, ma purtroppo il Quai d'Orsay non aveva nella mattinata del 10 che una sola preoccupazione: fuggire. April'si un varso nei cortili del Quai d'Orsay fra casse, bauli, cesti di carte destinate al fuoco era già cosa difficile, ma una volta superato questo ostacolo i rari visitatori non trovavano di fronte a loro ·che porte spalancate e uffici deserti. Il Comm. Tommasini, da me inviato al Ministero, ebbe tuttavia la ventura di incontrare nei corridoi il Capo del Cerimoniale, sig. Lozé, anche egli sul ,punto di partire, e potè cosi consegnargli gli ultimi appunti concernenti varie ,questioni relative alla «eventuale » partenza della R. Rappresentanza in Francia e al viaggio marittimo della R. Rappresentanza in Inghilterra. Il sig. Lozé disse che avrebbe portato con sè questi appunti nella nuova ~sede del Governo e aggiunse che per comunicazioni di carattere urgente avrei potuto rivolgermi, a partire dal giorno successivo, al sig. Peretti della Rocca, Ambasciatore a riposo, ìl quale sarebbe stato incaricato di mantenere il collegamento fra le Rappresentanze diplomatiche rimaste a Parigi e il Ministero degli Affari Esteri.

Intanto io mi recavo, sulle prime ore del pomeriggio, dall'Ambasciatore del Brasile, s1g. Souza-Dantas, per metterlo al corrente della imminente dichiarazione di guerra e prendere con lui 'gli accordi del caso circa la protezione della collettività italiana. Rientrai in Ambasciata in tempo per ascoltare, attorniato dai miei ·collaboratori e da un .folto gruppo di rgiornalisti e di connazionali, la storica parola del Duce.

Era appena .terminata la trasmissione radiofonica che un succeders~ di ordini e di alte voci, rompendo il silenzio della strada non più percorsa da vetture e rquasi completamente disabitata, mi fece accorrere verso i cancelli dell'Ambasciata. La polizia aveva circondato la R. Sede e respingeva con mali modi i connazionali che correvano a dfugiarvisi. In mezzo ad essi, di ritorno da una corsa in città, il secondo segretario, Conte Del Bono, tentava inutilmente di far valere le proprie immunità. Soltanto dopo lunga discussione col Commissario che dirigeva il servizio di polizia, mi fu possibile liberarlo e farlo entrare in Ambasciata.

Da questo momento, ore 18,30 del giorno 10, fino alla mezzanotte del giorno 12 quando i carrozzoni polizieschi vennero a prenderei per condurci alla stazione, sono rimasto, con tutto il personale dell'Ambasciata e ·con un gruppo di connazionali ,giunti in tempo a penetrare nella R. Sede, prigioniero della polizia. Questo stato di tfatto che avrebbe potuto attribuirsi in un primo momento a zelo, ignoranza o manifestazioni di animosità di funzionari subalterni, fu avallato in pieno dalla più alta autorità responsabile, il Ministro dell'Interno Mandel, il quale dichiarò al Consigliere dell'Ambasciata del Brasile, che mi considerava, con tutto il personale, in istato di arresto.

Non starò a dilungarmi sulle antipatiche e ~scortesi manifestazioni deUa polizia di Mandel la quale, nella serata del 10, vietò agli Ambasciatori del Brasile e del Giappone e al Consigliere di Spagna di venirmi a visitare. Quest'ultimo riuscì poi, insistendo personalmente presso lo stesso Mandel, a penetrare nell'Ambasciata. A lui potei consegnare alcuni telegrammi diretti a codesto Ministero per avvertirlo che non era stato possibile eseguire alcune Vostre

11 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. V.

ist~uzioni a causa della fuga dei funzionari del Quai d'Orsay. L'Ambasciatore

del Brasile non si dette invece alcuna pena di rivolgere premure alle Autorità

di Polizia e se ne partì tranquillamente per Bordeaux senza mai più tentare

di prendere contatto con me. Il giorno 11 soltanto il Ministro Cons1gliere del

Brasile, dopo la partenza del suo Ambasciatore, riuscì ad entrare nel Palazzo

dell'Ambasciata e da quel momento ci prestò valida e simpatica assistenza.

I disagi ai quali vennero sottoposti, per tre giorni, i 120 funzionari e ospiti della R. Ambasciata, privi in gran parte del più sommario giaciglio, furono sopportati da tutti con disciplina e con buon umore. Nella non facile impresa di nutrire per tre giorni questo gran numero di persone contro il mal volere della polizia ci aiutò dapprima il Consigliexe dell'Ambasciata di Spagna inviandoci commestibili di cui malgrado ogni nostra insistenza rifiutò il pagamento. Poi le s1gnore dell'Ambasciata, fra le quali va tributato uno speciale elogio alla Marchesa Theodoli, organizzarono le cose in maniera soddisfacente.

Queste tre giornate di pri,gionia furono particolarmente dedicate da me a convincere le autorità di polizia della necessità di rintracciare molti parenti di impiegati rimasti in città, nonchè i connazionali compresi sulla lista di trenta persone che il Quai d'Orsay mi aveva autorizzato a portare nel treno diplomatico. Compito difficile e .privo di ogni solida base perchè il Quai d'Orsay, partito senza lasciare consegne di sorta n è aH' Ambasciatore 'Peretti della Rocca nè alla Prefettura di Polizia, era la sola atuorità, purtroppo lontana e irraggiungibile, ·che potesse confermare l'esistenza dei laboriosi accordi e delle diligenti liste che avrebbero dovuto regolare la nostra partenza.

Finalmente, al terzo giorno, il Primo Consigliere dell'Ambasciata del Brasile, coadiuvato dal nostro Vice Console Orlandini, il quale iniziava così la missione affidatagli di collegamento con la rappresentanza della Potenza protettrice, potè ottenere dalla polizia i mezzi necessari per la ricerca in città dei connazionali da rimpatriare. Nel corso della giornata giunsero in Ambasciata, cordialmente accolti dai camerati che li attendevano, alcuni impiegati della C.I.T., della Compagnia di Navigazione ItaLia, di Banche Italiane. Fra essi erano due connazionali fatti uscire dal campo di concentramento «Buffalo » i quali riferirono ·che oltre 1500 italiani erano già raccolti in detto campo, privi di ogni assistenza e perfino di nutrimento.

Invano ho insistito, fino all'ultimo momento, perchè fossero ricercate e condotte in Ambasciata le dieci suore di Vitry-sur-Seine, le dieci di Noisy-leGrand ed alcune altre di S. Vincenzo di Paola che, .già in possesso del visto di uscita dalla Francia, non avevano fatto in tempo a partire coi mezzi ordinari.

Nel frattempo la polizia penetrava nella vecchia sede dell'Ambasciata al

n. 50 della Rue de Varenne, eseguiva una perquisizione nei locali dell'Associazione Combattenti e in quelli dell'Ufficio Commerciale dell'Ambasciata ed asportava documenti. Elevai protesta presso il Ministro Consigliere del Brasile, ma a questi la Polizia rispose che non intendeva considerare la sede vecchia dell'Ambasciata .come coperta dall'immunità diplomatica.

Avevo sperato che la nostra prigionia si fosse potuta prolungare fino all'arrivo delle truppe tedesche a Parigi, giacchè, responsabile come ero di tanti connazionali rifugiatisi nella R. Sede, fra cui donne, vecchi e bambini, mi preoccupava molto di dover partire senza che le autorità francesi potesseru organizzare con le dovute ,garanzie H nostro viaggio, da effettuarsi a un certo

punto in prossimità delle linee tedesche e col pericolo di attacchi aerei ad un

treno di grandi proporzioni come sarebbe stato il nostro. Avevo quindi pregato

il Ministro Consi1gliere del Brasile di fare possibilmente dell'ostruzionismo alle

proposte francesi, ma nel pomeriggio del 12 la Polizia intimò tassativamente

l'ordine della nostra partenza. Alle proteste del diplomatico brasiliano per la

brevità del tempo concessoci, il Prefetto Simon, Capo di Gabinetto del Prefetto

di Polizia, rispose che se l'Ambasciatore d'Italia non intendeva partire colle

buone, sarebbe partito colle cattive e che del resto a lui Simon nulla più impor

tava di quanto potesse accadere a noi dal momento che era giunta notizia del

felice arrivo dell'Ambasciatore di Francia a Roma in territorio svizzero. Ciò

era falso, ma ad ogni modo il diplomatico brasiliano ebbe la buona idea di

rispondere al Prefetto Simone che rimaneva pur sempre a Roma l'Ambasciatore

di Francia presso il Vaticano e che il Governo italiano avrebbe potuto eser

citare su quest'ultimo qualche rappresaglia. Fu soltanto per questa considera

zione che il fumionario francese si ammansì, ma ad o~gni modo rimase fermo

l'ordine della Prefettura di tenerci pronti a partire immediatamente, e così le

mie insistenze e quelle dell'Ambasciata del Brasile intese a completare il recu

pero dei connazionali da rimpatriare non poterono più essere rinnovate. Una

lunga teoria di carrozzoni di polizia fiancheggiati da agenti motociclisti occupò

la Rue de Varenne e i primi furgoni destinati a raccogliere il bagaglio furono

fatti avanzare.

Il carico del bag!llglio fu fatto esclusivamente dal personale subalterno del

l'Ambasciata e quando questo, sopraffatto di fatica, non potè più tenere il ritmo

celere che l'ora avanzata esigeva, furono i funzionari dell'Ambasciata, con a

capo il Consigliere, ~rchese Capranica, il Barone Confalonieri, il Conte del

Bono, il Marchese Theodoli ed il Marchese Mansi, che trascinarono sui marcia

piedi della Rue de Varenne casse e bauli senza che gli agenti di servizio

muovessero un dito per aiutarli.

Verso la mezzanotte, il lungo corteo di carrozzoni, preceduto e fiancheggiato da agenti in motocicletta, si avviò alla stazione; avrei personalmente usufruito con mia moglie dello stesso mezzo di locomozione se il Ministro del Brasile non ci avesse ,gentilmente offerto ospitalità nella sua macchina.

Traversammo Parigi nella notte in un'atmosfera di tra,gica desolazione. Ogni tanto si scorgevano passare nell'oscurità fuggitivi trascinanti misere suppellettili: vidi un carro armato abbandonato in pieno Boulevard St. Germain.

Il treno, oltre a varie vetture di prima e di seconda classe sufficienti per trasportare abbastanza ~comodamente il personale degli uffici e i memhri della collettività, portava due vetture di vagone letto ma non la vettura-salone prevista negli ,accordi di reciprocità a suo tempo conclusi col Quai d'Orsay.

A Digione sali il Console Bosio con tutto il suo personale al completo.

Arrivammo a Bellegarde al mattino del 13. Il Comm. Tommasini fu invitato a scendere col funzionario di polizia che aveva scortato il treno, per recarsi al Commissariato della stazione. Accoltovi in modo insolente dal Commissario speciale e dal Tenente che comandava il posto militare e dopo alcune parole amare alle quali il Tommasini rispose con fascistica energia, egli si senti dire che, mancando qualsiasi disposizione da Parigi, soltanto le persone provviste di

passaporto diplomatico avrebbero potuto passare la frontiera. Invano il nostro

funzionario parlò di accordi presi ·col Quai d'Orsay di liste approvate; ottenne

soltanto una vaga assicurazione che si sarebbe domandata conferma di questi

accordi al Ministero degli Esteri, purtroppo irraggiungibile.

La sosta a Bellegarde si annunciava cosi abbastanza lunga e a render·la

meno molesta non valsero certamente le misure di «protezione » che le autorità

locali si affrettarono ad adottare, stabilendo attorno al treno uno schieramento

di sentinelle, obbligandoci a tenere le tendine abbassate e impedendo a tutti di

cendere sul marciapiedi o di accostarsi ai terrazzini dei vagoni. Nelle prime

24 ore, le misure «di protezione» vietarono fra l'altro il passaggio interno da

uno scompartimento aH'altro del treno.

Per non ritornare in seguito sull'argomento di queste stupide vessazioni

dirò fin d'ora che i disagi si aggravarono nei giorni successivi, per esaurimento

di luce, per mancanza di acqua nei gabinetti e per le difficoltà di approvvigio

namento. I pasti a nostre spese .furono quasi esclusivamente corr.posti di uova

sode e di salumi.

Quando il treno dell'Ambasciata giunse a BeUegarde, erano già in stazione, soggetti a peggiori angherie, il Console di Montpellier Pinna, con tutto il suo personale e il Console Generale di Tolosa, Luppis, col Vice Console Romanelli e con il Consigliere di Emigrazione Vagnetti. Il Console Pinna aveva saputo raggiungere subito la frontiera con tutto il suo personale, ma il Console Generale Luppis, obbedendo bensì agli ordini delle locali autorità di polizia, aveva lasciato dietro di sè il personale dipendente, non di ruolo. I Reggenti dei Vice Consolati di Agen e di Auch, gli Agenti Consolari di Carcassone, Montauban e Port-Vendres, gli impiegati del Consolato Generale e quelli dei Vice Consolati dipendenti rimasero così alla mercè della polizia, mentre i tre funzionari di ruolo raggiungevano la frontiera. Trasmetto, ad ogni buon fine, con rapporto a parte, una relazione giustificativa del Console Luppis.

Il pomeriggio del 13 trascorse senza novità nei riguardi del nostro proseguimento. Soltanto alle 11 del giorno successivo fui avvertito che il Console Generale del Brasi.le, signor Milton de Weguelin, il Console Generale degli Stati Uniti, signor Harold Hilgard Tittmann e l'Addetto Commerciale del Brasile, signor De Zima Cavalcanti, erano .giunti da Ginevra per risolvere la nostra situazione. Ebbi subito con essi una lunga conversazione nei locali del Commissariato di Polizia e li pregai di informare esattamente Roma dello stato delle cose. Da una parte ignoranza completa delle locali autorità circa gli accordi a suo tempo presi col Quai d'Orsay e quindi richiesta francese di lasciare a terra tutte le persone estranee alla rappresentanza diplomatica e consolare cosa a cui assolutamente mi rifiutavo; d'altra parte preoccupante ritardo nell'arrivo a Bellegarde di molti Consoli e impossibilità per me di avere informazioni esatte al riguardo.

La risposta di Roma non tardò a giungere e ·la sera stessa ero in condizione di dichiarare alle locali autorità francesi:

l) che non sarei partito prima di avere con me tutti i Consoli;

2) che non mi sarei mosso se tutte le persone condotte con me da Parigi non fossero state autorizzate a proseguire;

3) che ove gli 87 operai e impiegati della stazione internazionale di Dane, arrivati nel frattempo a Bellegarde, non fossero autorizzati a partire con me, l'Italia avrebbe trattenuto nel Regno trenta francesi i quali, pur essendo muniti di un visto d'uscita, erano stati fermati a Milano alla dichiarazione di guerra.

Da questo momento i funzionari !francesi si scuotono; si mettono in rapporto telefonico col Ministro francese a Berna; procedono all'esame delle liste da noi presentate, limitandosi a contestare il diritto di passaggio della frontiera per una quarantina di nomi; cessano di prendere atteggiamenti ironici quando parliamo di impegni assunti dal Quai d'Orsay e di liste approvate da esso.

Sono intanto arrivati i funzionari consolari di Nizza, Cannes, Marsiglia, Chambéry, Grenoble, Tolone, Bordeaux, Lione, col loro personale. Non mancano più che i Consoli di Le Havre, Monaco e Nantes i quali avranno dovuto conformare la loro azione e il loro itinerario alle particolari condizioni locali. Siamo in totale 500 persone.

Accompagnato dalla solita scorta di polizia, vado a visitare il treno dei Consoli che staziona su un altro binario. Felicito !'.&gente Consolare di SaintEtienne, Filzi, il quale ha subito le più vol,gari violente della polizia francese e porta sul viso le tracce di una brutale aggressione.

Constato che anche il R. Console Generale in Marsiglia ha portato con sè numerose persone ·che in realtà non avrebbero avuto diritto ad essere evacuate nel treno diplomatico. Assumo quindi anche per costoro lo stesso atteggiamento intransLgente preso per quelli che si trovano nel mio treno, basandomi tanto su ragioni umanitarie quanto soprattutto sulla mancanza di molti funzionari che avrebbero dovuto trovarsi con noi e che non sono invece venuti anche perchè in parte arrestati dalla Polizia.

Siamo al mattino del 15. Mi si permette di telefonare al Ministro Tamaro. Lo informo dei Consoli mancanti e di alcuni impiegati arrestati che pur figuravano nelle liste approvate da·l Quai d'Orsay. Lo metto anche al corrente delle deplorevoli condizioni igieniche nelle quali siamo tenuti, affinchè Roma possa decidere ·Con piena cognizione di causa. Tamaro mi risponde che codesto Ministero ha opportunamente bloccato in Italia numerosi francesi e che sarà facile, eventualmente, organizzare un secondo scambio col nostro personale mancante.

Il pomertggio del 15 trascorre senza novità. Verso sera mando Tommasini dal ·locale Commisario di Polizia (che per una buffa coincidenza si chiamava anch'egli Tommasini: naturalmente corso!). Vengo cosi a conoscenza che le locali autorità si sono recate alla frontiera per incontrarsi coi rappresentanti dei due paesi neutri e con un rappresentante della nostra Legazione a Berna. Poco prima di mezzanotte la scorta di polizia viene a cercarmi e mi conduce al Commissariato dove sono riuniti i rappresentanti degli Stati neutri e le autorità ·locali. Mi si comunica che la Francia accetta di lasciar passare tutte le persone dei nostri due treni comprese nelle liste consegnate al Quai d'Orsay e accetta inoltre di far scendere dal treno francese un certo numero di persone per farne oggetto di scambio coi nostri funzionari e impiegati che non hanno ancora raggiunto la frontiera.

I nostri treni portano però come ho già detto, numerose persone non comprese nelle liste approvate dal Quai d'Orsay; ma ormai tutti sono stanchi e tutti

vogliono farla finita a cominciare dal Commissario francese. Francesi e neutri sono d'accordo nel chiedermi di far scendere soltanto tre persone che non hanno veramente nessun titolo per stare nel treno diplomatico se non quello, per me superiore ad ogni altro, di aver pensato e ·creduto alla protezione della bandiera italiana quando il conflitto è scoppiato. Finisco per ottenere che due di essi possano seguirmi. Per il terzo ed ultimo è un colpo di telefono del Console degli Stati Uniti all'Ambasciatore Coulondre a Berna che supera la difficoltà. Nessuno resterà a terra.

Alle 7,30 del mattino successivo si parte. L'affettuosa accoglienza della Patria ci compensa ad usura delle angherie subìte per effetto della meschinità d'animo delle autorità francesi (1).

Permettetemi, Eccellenza, di rivolgere un encomio a tutti i funzionari dell'Ambasciata che si prodigarono ad ogni momento per organizzare i diversi servizi (fra cui il Marchese Theodoli che si occupò del nutrimento di oltre 500 persone riunite a Bellegarde), nonchè ai Consoli di Marsiglia, Nizza, Tolone, Lione, Chambeéry, Nantes, Bordeaux e Digione.

H Console a Le Havre, che tenne una magnifica condotta, ha riferito egli stesso circa il suo ritorno attraverso la Germania a bordo di un camion preso agli inglesi.

Degni di speciale elogio sono stati inoltre: l) il Comm. Tommasini, Consigliere dell'Emigrazione, che trattò nei suoi dettagli la questione degli scambi e dell'evacuazione;

2) il Cav. Uff. Orlandini, Vice Console a Parigi, che protesse ed aiutò in maniera esemplare i nostri connazionali e il personale del Consolato di Parigi, dando prova di tatto ed E;nergia non comuni;

3) il Capo dei Missionari Italiani in Francia, Monsignor Babini, che mentre avrebbe .potuto facilmente salvarsi, si fece rinchiudere di sua iniziativa nel Campo di concentramento organizzato per ,gli italiani a Parigi, allo scopo di prestare ogni possibile assistenza ai nostri connazionali

107

IL CONSOLE GENERALE A TUNISI, SIUMBANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. (2). Tunisi, 25 giugno 1940 (3).

L'entrata in guerra dell'Italia ha causato in Tunisia profonda impressione e sorpresa. Nonostante la nostra chiara e decisa posizione non si riteneva imminente un atto risolutivo e soprattutto si contava sulle pressioni fatte dall'America e sull'immediato suo intervento ove l'Italia avesse «osato » entrare nella lotta.

Le Autorità civili ed i circoli econom_ic& della Reggenza si mostravano convinti di quanto sopra: assai meno .gli ambienti militari i quali -meglio rendendosi conto della situazione -avevano durante lunghi mesi completato e perfezionato il dispositivo e l'or.ganizzazione militare del Paese, cercando di resistere in tutta la misura del possibile, alle richieste di materilai e di uomini effettuate dal Comando Supremo francese durante la grande battaglia della Somme.

Dana Tunisia vennero fatte partire circa tre Divisioni e complementi nella misura di 15.000 uomini al massimo; inoltre materiali, automezzi e carri armati in misura assai limitata.

Tali truppe vennero soprattutto tratte dalle riserve costituite nel Nord e Centro Tunisia: subito dopo dall'Algeria e dal Marocco giunsero varie unità e reparti a sostituire, nella misura almeno del 50 %, gli effettivi partiti.

Era chiaro H proposito, da parte del Comando Superiore francese, di mantenere nella massima efficienza possibile il dispositivo approntato e conservare nelle sue caratteristiche organiche l'armata del Nord Africa.

Sulla composizione e sulle caratteristiche di tale dispositivo in Tunisia ho regolarmente riferito al Ministero Esteri durante due anni mediante rapporti settimanali, telegrammi e relazioni riassuntive.

In sintesi l'm.,ganizzazione militare predetta si presentava così costituita: l) una zona fortHìcata appoggiantesi al sistema collinoso del Matmate verso la frontiera Hbica e presidiata da truppe speciali; 2) di una massa di manovra comprendente circa nove Divisioni, destinata a rapide operazioni verso la Libia; 3) di una ben munita difesa costiera con numerose postazioni di batterie, armi automatiche e reparti per la difesa mobile;

4) di una forte organizzazione interna per il presidio del territorio, il oontrol:lo delle varie popolazioni (italiana, araba, ecc.), la vigilanza. deUe reti stradale, ferroviaria, dei magazzini, depositi, ecc.

Negli ultimi ·giorni venne costituita una Milizia ausiliaria armata con elementi francesi non aventi obbHghi militari e indigeni per concorrere alla vigilanza del Paese.

Quanto sopra oltre la 'ben munita base navale di Biserta col suo arsenale, i suoi impianti, depositi sistemati in scavo e vasti apprestamenti difensivi (aviazione, batterie, ecc.).

Particolare cenno merita la costituzione della massa di manovra costituita

da ottime truppe coloniali e metropolitane quasi completamente motorizzata,

dotata di ottime artiglierie auto-trainate od auto-portate di medio calibro e da

campagna, di carri armati, di autochenilles, di numerose autocisterne, di gran

copia -in genere -di automezzi. Un'aliquota almeno di tali ottimi materiali

sarebbe particolarmente adatta ed utilissima a noi per eventuali operazioni

verso l'Egitto.

Occorre inoltre tener presente la enorme quantità di oli, di carburanti ecc.

esistente nei depositi della Tunisia a disposizione dell'Esercito. Specialmente

lungo le grandi rotabili che conducono al Sud Tunisino e nella zona Sfax-Gabes

Medenine numerosi sono i centri di distribuzione costituiti da grandi serbatoi

in lamiera interrati e collegati da tubazioni con pompe.

Nonostante la grave situazione determinatasi in Francia ho avuto l'impressione (14 giugno) che i Comandi Militari e Je Unità dislocate in Tunisia serbassero atteggiamento fermo, sereno e deciso ad affrontare ogni prova. Ovunque sembrava regnare ordine e disciplina.

(l) -Fin qui il rapporto è riprodotto, quasi integralmente, in RAFFAELE GuARIGLIA, Ricordi Napoli, E.S.I., 1950, pp. 460-471. ' (2) -Il documento ha il seguente titolo: • Appunto sulla situazione militare in Tunisia alla dichiarazione di guerra •. (3) -Manca l'indicazione della data d'arrivo.
108

IL MINISTRO A KABUL, QUARONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 54. Kabul, 26 giugno 1940, ore 6 (per. ore 13).

Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha assicurato nella forma più categorica che voci diffuse circa viaggio Nuri Said Pascià ad Angora in funzione del Patto di Saad Abad non ha per quanto concerne viaggio nessun fondamento. Governo a:ligano non è stato informato nè del viaggio, nè dei suoi scopi e non ha nessuna intenzione di mutare la sua politica.

Del resto qui si attribuisce ben scarsa importanza a questo viaggio.

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IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

(Pubbl. Hitler e Mussolini: Lettere e Documenti, cit., p. 54)

T. (1). Roma, 26 giugno 1940.

Trasmettete questo mio messaggio al Fiihrer:

« Fiihrer, ora che si tratta di vincere la Gran Bretagna Vi ricordo quanto Vi dissi a Monaco circa partecipazione diretta dell'Italia all'assalto con l'Isola. Sono pronto a contribuire con forze terrestri e .forze aeree e Voi sapete quanto lo desidero. Vi prego di darmi una risposta in modo che mi sia possi!bile passare alla fase esecutiva. Nell'attesa Vi mando i miei sempre camerateschi saluti».

110

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 886. Berlino, 26 giugno 1940, ore 14,25.

Mio telegramma n. 886 (2).

Questo Ministero degli Affari Esteri mi informa che nella risposta data alla Russia la notte scorsa e già comunicata a Roma il Governo del Reich fa pre

n. 18035/544 P. R. alle ore 13,15. Vedi anche Documents on German Policy 1918-1945, Series D,

vol. X, D ..26.

sente l'interesse gevmanico al mantenimento della pace in Romania e si dichiara disposto ad intervenire a Bucarest per facilitare la conclusione delle trattative russo-romene (1).

Ho ·comunicato che analogo passo sarà fatto a Roma (2).

Circa i passi da compiere da parte tedesca a Sofia e a Budapest per rac

conmandare Ja calma non è ancora stata presa alcuna decisione.

(l) Il presente messaggio è stato trasmesso a Berlino con telegramma per telefono

(2) Nota dell'Ufficio Cifra: c Il riferimento. è sbagliato: trattasi sicuramente del tele·gramma n. 866 del 24 corrente •. Vedi D. 94.

111

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 123. Teheran, 26 giugno 1940, ore 15,42 (per. giorno 27, ore 4,40).

Trascrivo seguente telegramma del R. Ministro in Baghdad:

« 45. -Primo Ministro Gailani, quello che più accanitamente ed efficacemente ha resistito alla pretesa britannica di rottura delle relazioni dell'Iraq con J.'Italia, mi ha pregato di interessare R. Governo sulle sorti future della Siria, scopo del viaggio di Nuri Said ad Angora. Egli mi ha detto che il Governo dell'Iraq si oppone ad una eventuale occupazione del paese da parte della Turchia e che vuole venga riconosciuta indipendenza della Siria con un governo nazionale. Circa posstbili mire Turchia sulla zona di Mossul questi ha soggiunto che Iraq saprebbe validamente difendere i suoi diritti ».

112

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MADRID, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 303. Madrid, 26 giugno 1940, ore 21 (per. giorno 27, ore 1,10).

Questo Ambasciatore di Germania mi informa che, per il tramite del Governo spagnolo, Governo lbel·ga in Francia. gli ha fatto conoscere perchè ne dia notizia a Berlino che ritiene giunto il momento, in relazione all'armistizio franco-tedesco, direttamente di entrare in trattative ·con governo del Reich per regolare la questione dei rifugiati e dei soldati belgi in Francia. Stesso Governo belga, sempre per lo stesso tramite, ha fatto anche conoscere che sarebbe suo desiderio inviare due suoi membri in Belgio per prendere contatti con Re Leopoldo (3).

(l) -Vedi Documents on German Foreign PoUcy 1918-1945, Series D, vol. X, D. 13. (2) -Vedi CIANO, Diario (1939-43), cit., vol. l, pp. 283-284.

(3) Vedi D. 165.

113

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 3073. Sofia, 26 giugno 1940 (per. giorno 3 Luglio).

Mi riferisco al mio telegramma odierno n. 263 (1).

Come ho ·comunicato, l'annunzio ufficiale della ripresa di normali relazioni diplomatiche tra Belgrado e Mosca e della nomina dei due rispettivi Rappresentanti, non ha suscitato in Bulgaria grandi commenti. L'avvenimento era stato da tempo ;previsto e preannunciato e quindi oggi ci si è limitati a Sofia a farne soltanto ogg.etto di qualche breve nota, di ispirazione ufficiosa, nella quale, in termini di moderata simpatia, si pone in rilievo come il ristabilimento dei rapporti diplomatici tra due Paesi, congiunti dalle stesse origini di sangue alla Bulgaria, sia una nuova prova dei sentimenti di amicizia che devono unire e legare i popoli slavi.

Questo formalmente ed esteriormente. Nella realtà, il fatto, messo in relazione con tutta l'attività e l'interesse mostrati in questi ultimi tempi dalla Russia nei confronti della situazione balcanica, è stato ed è attentamente osservato da:gli ambienti responsabili bulgari. E con non eccessivo ottimismo. Per quanto si dica, infatti, siamo ancora troppo lontani, a causa di recenti e non dimenticati contrasti e di un'innata ed istintiva ostilità che dura da varie decine di anni tra i due Paesi, dalla possibilità di un effettivo e sostanziale avviamento bul·garo-jugoslavo, magari sotto il patrocinio di Mosca, grande Madre di tutti gli Slavi. Sofia quindi si è chiesta con una certa preoccupazione quale finalità abbia perseguito particolarmente Belgrado nel sollecitare con tanta insistenza il riavvicinamento, dapprima nel campo economico ed ora in quello diplomatico, con l'U.R.S.S. e non si è accontentata della supposizione e della spiegazione, !buone, in certo modo, fino alle esplicite ed inequivoche parole pronunciate dal Duce, il 10 giugno, dal Balcone di Palazzo Venezia, che la Jugoslavia intendesse sopratutto, avvicinandosi a Mosca, parare ed impedire un colpo italiano ai suoi danni.

E oggi, allorchè la ripresa delle relazioni diplomatiche è un fatto compiuto,

non si cela qui un certo disappunto, accresciutosi particolarmente allorché

si è appreso ·che il Ministro jugoslavo a Mosca sarà il signor Gavrilovic,

elemento di sinistra, capo del Partito agr.ario, e noto per i suoi sentìmenti di

poca simpatia per la Bulgaria.

Gavrilovic infatti, secondo quanto mi ha oggi detto questo Ministro degli

Esteri, Popov, che, per essere stato tre anni Ministro di Bulgaria a Belgrado,

è del tutto al corrente di uomini e cose del vicino Regno, è stato persino negli

antichi tempi, e prima di divenire Segretario di Pasic, «comitagi » serbo contro

i Bulgari. Ed in seguito, in questi ultimi anni, egli non ha perso occasione per lamentare che la Serbia nel 1915 e la Jugoslavia in tempi più recenti non abbiano mai trovato la buona occasione ed il buon momento per schiantare definitivamente la Bulgaria.

Dati questi precedenti -si dice a Sofia -il Ministro jugoslavo non soltanto non lavorerà a Mosca per un qualche avvicinamento tra i Paesi slavi balcanici, ma non perderà occasione per mettere in cattiva luce la Bulgaria. In definitiva quindi l'annunciata ripresa dei rapporti diplomatici russo-jugoslavi si rivelerà praticamente, con ogni probabilità, un danno per Sofia.

A ciò si aggiunge la circostanza che a Belgrado, in termini più o meno velati, non è dispiaciuto far apparire agli occhi della Bulgaria questo suo riavvicinamento con la Russia come un suo autentico successo capace di porre :la Jugoslavia in primo piano nei rapporti tra l'U.R.S.S. ed i Paesi balcanici. Mi sembra utile ed interessante riferire, in proposito, come lo stesso Ministro Popov mi abbia raccontato che il Ministro di Jugoslavia qui residente, Milanovie, nel dargli ·Conferma dell'avvenuta ripresa dei rapporti diplomatici, abbia insistito nel porre in rilievo la circostanza che il Ministro sovietico a Belgrado Plotnicov, è persona già nota nella diplomazia russa, avendo già occupato altri posti: evidente sgradevole accenno, non sfuggito a Popov, che se ne mostrava con me assai scontento, alla circostanza che i Soviet hanno invece nominato in questi giorni loro rappresentante a :Sofia, quale successore del signor Lavrentiev, destinato a Bucarest, il giovanissimo e poco noto signor Lavrichev.

Tutto questo non può piacere, ripeto, a Sofia, dove, per quanto si desideri sempre far comprendere, in termini più o meno chiari, ,e penso sinceramente, a noi e ai Tedeschi, che le buone relazioni tra Bulgaria e Russia non significhino alcun avvicinamento bulgaro alle ideologie sovietiche, non si può non temere, e con ragione, un qualche raffJ."eddamento, per non dire un abbandono da parte di Mosca. La Bulgaria non può infatti dimenticare: l) che, nel periodo molto delicato dei primi mesi dell'attuale conflitto, le buone relazioni esistenti tra Sofia e Mosca, hanno molto preoccupato, a torto o a ragione, gli infidi vicini della Bulgaria, e particolarmente Ja Turchia, che, timorosi probabilmente di possibili reazioni sovietiche, si sono ben :guardati dal compiere s<u di essa per!1colose pressioni, 2) che le aspirazioni bulgare su terre oggi comprese nei confini della Romania hanno o, per meglio dire, avrebbero maggiori possibilità di realizzarsi se la Russia ·si decidesse ad apertamente patrocinarle.

!Su questo secondo punto, e come mi è stato dato occasione di comunicare telegraficamente, assistiamo in questi giorni al sorgere di una nuova preoccupazione bulgara nei confronti della Russia: al timore cioè che Bucarest, sempre e inesorabilmente minacciata da Mosca per la Bessarabia, si decida a trattare direttamente con il suo immenso vicino per una qualche cessione, in via pacifica. La nomina di Lavrentiev a Ministro sovietico nella capitale romena e la fama che egli, mentre a Sofia ha svolto soJtanto azione anodina, si rechi colà animato da buone intenzioni di compiere, su istruzioni del Kremlino, opera attiva, hanno ancora aumentato questi dubbi bulgari. E se ne è fatto eco con me oggi lo stesso Popov il quale molto sinceramente non mi ha celato come attualmente Sofia si debba davvero presentare il quesito di cosa le converrebbe fare qualora la Russia si decidesse veramente, pacificamente o con le armi, a risolvere finalmente, ed una volta per sempre, la questione della Bessarabia.

In altre parole la Bulgaria teme, e profondamente, che un giorno il binomio Bessarabia-Dobrugia si disgiunga e che la questione bessarabica si risolva di colpo a favore della Russia senza che essa abbia modo e tempo di portare a soluzione, a mezzo di contemporanea pressione su Bucarest, quella, che le stà tanto a cuore, della Dobrugia. Occorre in proposito non dimenticare come si sia in questi ultimi tempi persino sussurrato che Bucarest, nelle conversazioni con Mosca, chiederebbe all'U.R.S.S., in cambio dell'eventuale cessione della Bessarabia, il suo completo disinteressamento nei riguardi delle aspirazioni bulgare.

Bisogna riconoscere che i timori bul•gari non sono del tutto ingiustificati per.chè praticamente una parallela pressione russo-bulgara sulla Romania potrebbe davvero costituire un fattore di primaria importanza per il ritorno alla Patria bulgara della Dobrugia meridionale. Sofia spera molto, è e1satto, anche sulla benevola comprensione, per la sua causa, di Roma e di Berlino, ma non ignora che la Romania, nella sua politica disinvolta ed attiva di equilibrii e di appoggi a qualunque prezzo, non ha tralasciato sforzo in questi ultimi mesi per cercare di ingraziarsi l'una nel campo sociale e culturale, e l'altra in quello economico.

In ·conclusione, Sofia di questi tempi segue con grande attenzione i contatti russo-jugoslavi e quelli russo-romeni e spera e si augura che essi non significhino e non marchino un indebolimento di quelli russo-bul.gari. A tale scopo essa si prepara ad inviare al più presto il suo nuovo rappresentante nella capitale sovietica, al posto del defunto signor Christov, ed organizza frattanto un viaggio in Russia, nei prossimi giorni, di un importante gruppo dei suoi migliori giornalisti politici.

28 giugno 1940.

Questo rapporto è stato scritto prima dell'invio dell'ultimatum sovietico alla Romania per la cessione della Bessarabia e della Bucovina settentrionale.

Il grave avvenimento non modifica i termini essenziali della situazione bulgara nei confronti delle sue rivendicazioni. La Russia, per raggiungere H suo scopo, ha preferito l'uso della forza alla trattativa, ma il risultato, pe·r la ·Bulgaria, non ·cambia. In altre parole i timori del signor Popov di vedere disgiunto il binomio Bessarabia-Dobrugia non erano infondati. Mosca ha a.gito di colpo, senza informare preventivamente Sofia, la quale si trova attualmente, come ho fatto presente telegra•ficamente, dinanzi al grave dilemma se rinunziare oggi all'« attimo fuggente» costituito dalla situazione di dissesto romena, e ciò per timore di imprevedibili complicazioni, oppure assumere una situazione di forza nei confronti di Bucarest, in ·collaborazione magari con Budapest.

(l) Non pubblicato.

114

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL CAPO DELL'UFFICIO ARMISTIZIO-PACE, PIETROMARCHI

APPUNTO (1). Roma, 26 giugno 1940.

FRANCIA.

l) Nizzardo, fino ai fiumi Varo-Tinea.

2) Corsica.

N. B. -Per il Nizzardo e la Corsica, larghe possibilità di opzione per chi vuoi restare francese, stabHendo la sua residenza in Francia. 3) Tunisia. (Rettifica della :lirontiera algero-tunisina in modo da ·Comprendere in territorio italiano le miniere di ferro e fosfati).

4) Somalia Francese. 5) Confini meridionale della Libia.

GRAN BRETAGNA. l) Malta. 2) Somalia Inglese. 3) Aden. (Allo Yemen?) Perim. Socotra. 4) Cipro. (Retrocessione alla Grecia in cambio della Ciamuria greca e di Corfù). 5) Egitto. (Denuncia del Trattato di alleanza con la Gran Bretagna. Ritiro di tutte le forze britanniche. Egitto pienamente indipendente con Trattato esclusivo di alleanza con l'Italia. Ambasciatore al Cairo solo italiano. Sostituzione dell'Italia alla Gran Bretagna nel condominio del Sudan anglo-egiziano).

MANDATI.

l} Siria, Libano, Palestina. Stati indipendenti, alleati dell'Italia. Trattati di mutua assistenza. 2) Irak (?). 3) Commissione Internazionale pei luoghi santi (v. Trattato di San Giovanni di Moriana). (·In genere per il mondo arabo, preparare studio).

PETROLI (Studiare).

CANALE DI SUEZ. Sovranità all'E·gitto. Commissione Internazionale (come per fiumi?). Eliminazione dell'attuale Società per il Canale di Suez.

SVIZZERA.

(Ripartizione alla Catena Mediana delle Alpi, lasciando all'Italia il Vallese, il Ticino, e i Grigioni. -I Cantoni francesi alla Francia).

(l) Il presente documento reca il seguente titolo: • Istruzioni del Conte Ciano (26 giugno 1940) •·

115

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, GIANO

T. PER TELEFONO 217. Bucarest, 27 giugno 1940, ore 11.

Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha testé comunicato che Molotov ha rimesso iersera al Ministro di Romania in Mosca Nota carattere ultimativo.

Nota in questione non è ancora pervenuta a questo Governo, ma da telegramma del Ministro Romania Mosca risulta che Molotov ha chiesto cessione Bucovina settentrionale ed intera Bessarabia esige risposta nelle 24 ore.

Gigurtu mi ha pregato comunicarVi massima urgenza quanto precede aggiungendo che egli si recava a colloquio con Re ma che in attesa di ultime sue decisioni riteneva che Romania avrebbe resistito con armi. Tuttavia Governo romeno sarebbe stato molto grato ricevere a tale proposito consiglio da parte Governo italiano, del qua·le avrebbe tenuto massimo conto.

Gigurtu mi ha poi domandato pregare V. E., qualora guerra fosse inevitabile, agire su Bul•garia e specialmente Ungheria, per indurle mantenersi tranquille. Analoga comunicazione ed analoga preghiera sono state fatte al mio collega tedesco, che parimenti trasmette suo Governo (1).

116

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 160. Ankara, 27 giugno 1940, ore 13,13 (per. giorno 28, ore 2,10).

Mio <telegramma n. 13·8 (2). Questo Ambasciatore di Grecia è venuto a vedermi ieri e mi ha detto essere stato profondamente colpito e dolorosamente sorpreso dalla comunicazione fatta da V. E. al Ministro .greco in Roma concernente il suo atteggiamento e la sua attività diplomatica in Ankara (3). Detto Ambasciatore pretende non aver mai fatto nulla contro gli interessi italiani

e molto meno in contrasto con la politica Metaxas. A sentire lui egli sarebbe

anzi piuttosto sospetto di italofilia.

Gli ho detto che in Ankara è noto il suo linguaggio catastrofico e disfat

tista nei riguardi dell'Italia e dell'Asse come anche sono di pubblica ragione

i suoi tristi pronostici sulle decisioni turche fortunatamente smentite dai fatti.

Sul lungo colloquio che è stato un pietoso atto di contrizione riferisco a

parte per corriere (1).

(l) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. X, D. 29.

(2) Vedi D. 39.

(3) Vedi L'agression de l'Italie contre la Grèce, cit., D. 84.

117

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO 219. Bucarest, 27 giugno 1940, ore 13,35.

Seguito a mio telegramma n. 217 (2). Il Re mi ha fatto chiamare stamane [in presenza] di Urdareanu, Gigurtu e Tatarescu. Quest'ultimo ha dato lettura della Nota sovietica.

Tale documento richiede cessione tutta Bessarabia e parte Bucovina come indicato sulla ,carta non ancora in possesso Governo romeno. Cessione Bessarabia motivata da usurpazione fatta dalla Romania approfittando debolezza militare Unione Sovietica, usurpazione che deve cessare ora che Unione viene riparando torti subiti e che sua debolezza militare è lontano ricordo.

Cessione parziale Bucovina 'I"ichiesta dalla popolazione ucraina che abita colà nonchè come inadeguata riparazione danni causati occupazione Bessarabia. Nota conclude esprimendo speranza non doversi ricorrere alla guerra, e dichiara che Governo sovietico attenderà risposta fino scadere giornata odierna. Il presente telegramma continua col numero di protocollo successivo (3).

118

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO 220. Bucarest, 27 giugno 1940, ore 15,30.

Seguito numero precedente ( 4).

Sovrano ha quindi preso parola affermando che Romania non ha mai potuto allacciare buone relazioni con Russia perchè Governo tedesco ne aveva fatto

\3) Vedi D. 118.

condizione essenziale per riavvicinamento Germania. Dal settembre per vero Berlino gli aveva consigliato trattare con Mosca ma maLgrado ogni tentativo Romania non era riuscita iniziare conversazioni nè a ricevere Bucarest Ministro dell'U.R.S.S. Sovrano ha proseguito affermando che d'altro canto da parte italiana gli erano pervenuti in passato incoraggiamenti resistere caso attacco sovietico e che pertanto Romania di fronte ingiustificate richieste di Mosca di cedere entro 24 ore terzo del territorio nazionale si rivolgeva Italia e Germania per essere assistita momento presente.

Avendogli io accennato ad attuale situazione militare e politica delle Potenze dell'Asse, il Re ha detto rendersi conto non poter fare affidamento su aiuto militare aperto, ma di sperare in aiuto indiretto e assistenza politica e diplomatica, in primo luogo impedendo che Ungheria e Bulgaria profittino occasione per assalire Romania.

Ho detto al Re che la guerra anche con la sola Russia avrebbe costituito a mio personale avviso una lotta troppo sproporzionata per la Romania; al che il Re mi ha risposto che pur rendendosene conto « suo primo ruolo era di resistere ».

Il Re ha concluso domandandomi di pregare V. E. di fargli pervenire al più presto una risposta al suo appe'ilo. Lo stesso appello è stato rivolto nella stessa forma a questo Ministro di Germania (1). Ho peraltro riportato dal mio colloquio col Re impressione che da Berlino gli siano già pervenute indicazioni nel senso di cedere all'ultimatum sovietico (2) e che si attenda sopratutto nostra risposta per prendere decisione.

(l) -Non rintracciato. Vedi, ibid., D. 86. (2) -Vedi D. 115. (4) -Vedi D. 117.
119

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIJVENTE 8915. Berlino, 27 giugno 1940, ore 15,35.

Mi riferisco al mio telegramma n. 8'6'6 (3).

Ribbentrop mi ha confermato risposta data alla Russia in cui si dimostrava comprensione per richiesta Russia ma si faceva anche presente interessi tedeschi a mantenimento pace Romania. A questo paese si è cercato far capire essere suo interesse venire incontro domanda Russia (4). Non è stato finorta fatto alcun passo a Sofia e Budapest. Ribbentrop ha mostrato buone disposizioni per trivendicazioni U.R.S.S. su territori già suoi e che le furono tolti in un momento di crisi. Incaricato d'Affari Romania a Mosca è stato chiamato ieri da Molotov che gli ha precisato richieste russe che per la Bessarabia si riferiscono ai confini del 1919 mentre che per la Bucovina si limitano alla parte

nord di tale regioni sino linea che va dal fiume Suczawa a Hertza presso Pruth prevalentemente abitata da Ucraini. Romania dovrebbe entro oggi stesso dare risposta.

(l) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D vol X D 83

(2) -L'impressione era esatta: vedi. ibid., DD. 28 e 33. ' · ' · · (3) -Vedi D. 94. Vedi anche D. 110. (4) -Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1954, Series D, vol. X, DD. 28 e 29.
120

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BUCAREST, CHIGI

T. PER TELEFONO 170/2164 R. Roma, 27 giugno 1940, ore 15,40.

Vostri telegrammi odierni (1).

Per Vostra norma comunico che Governi Italiano e Tedesco, informati in questi ultimi giorni delle intenzioni sovietiche circa Bessarabia e Bucovina, hanno concordemente fatto sapere al Governo sovietico il loro comune intel'esse che questione della Bessarabia sia risolta possibilmente con soluzione pacifica a mezzo procedura adatta all'attuale situazione; e che appare necessario che territorio romeno non divenga teatro di guerra (2).

Potrete far conoscere al Re e a questo Governo che è essenziale interesse europeo, della stessa Romania, nonchè dell'Italia e della Germania, che si eviti in ogni caso conflitto armato con l'U.R.S.S.

Mantenetevi in contatto con codesto collega tedesco e telegrafate (3).

121

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTISSIMO RISERVATO 2·65. Sofia, 27 giugno 1940, ore 19 (per. giorno 28, ore 4).

Oggi nel pomeriggio questo Ministro Affari Esteri subito dopo arrivate a Sofia prime notizie dell'ultimatum russo alla Romania ha convocato Ministri Italia e Germania e ci ha detto: 1) Sofia non è stata messa al corrente da Mosca della sua decisione; 2) Sofia pensa che risposta romena sarà positiva e che quindi non si avrà conflitto armato russo-romeno; 3) Gov·erno bulgaro teme profonda reazione dell'opinione pubblica bulgara la quale ha sempre immaginato idealmente riuniti i problemi della Bessarabia e della Dobrugia e che si domanderà domani se Bulgaria non corra rischio di vedere definitivamente sparire possibilità di una pressione efficace su Buearest per ottenere Dobrugia; 4) a Sofia interesserebbe moltissimo conoscere se Italia e Germania abbiano avuto conoscenza della mossa russa e se la approvino; 5) Sofia infine

1918-1945, Series D, :.al. X, D. 18 e, per le precedenti conversazioni tedesco-sovietiche, DD. 4, 5, 8, 10, 11, 12 e 13.

12 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. V.

si rivol.ge a Roma e Berlino per essere « consigliata » nella situazione attuale e fa appello alla loro amicizia. Mio collega tedesco ed io ci siamo limitati ad assicurare avremmo riiferito senza indugio ai nostri Governi (1). Aggiungo che finora ignorasi qui quale atteggiamento Budapest intenda assumere dinanzi presenti avvenimenti.

(l) Vedi DD. 115, 117 e 118.

(2) Vedi CrANO DiaTio (1939-43), vol. l, cit., p. 283 e Documents on German Foreign Policy

(3) Vedi D. 125.

122

IL MINISTRO A BERNA, TAMARO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 160. Berna, 27 giugno 1940, ore 19,51 (per. ore 22,40).

Mi riferisco a1 mio telegramma n. 151 del 25 corrente (2) .

. Il Governo tedesco ha rifiutato passaggio verso Brusselle a questo Ministro. del Belgio d'Ursel autorizzando Ministro di Germania a Berna fare trasmissione messaggio.

D'Ursel rifiuta consegnare documento Autorità tedesche. Crede del resto Re Leopoldo considerandosi prigioniero ricuserebbe rispondere.

123

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 420. Washington, 27 giugno 1940, ore 21 (per. giorno 28, ore 9).

Trascrivo seguente telegramma pervenuto oggi dalla R. Legazione Dublino, suppongo destinato codesto Ministero e che è indecifrabile .con materiale critto.grafico in dotazione questa Ambasciata: « Prego comunicare quanto segue al Ministero: " 42. Nel corso della conversazione con De Valera, questi ha accennato ai non pochi pericoli cui trovasi esposto suo Paese nel gigantesco urto fra parti in causa. Invasione Irlanda da parte di una di queste Potenze -egli ha detto -provocherebbe inevitabilmente immediato intervento dell'altra, determinando aspra e ·COnfusa lotta all'interno che risuscitando contrasti fazioni non agevolerebbe affatto operazioni militari di qualsiasi bel

Hgerante.

De Valera è passato poi a considerare che posizione Eire è dopo tutto virtualmente più vicina all'Asse Roma-Berlino che non a quella del1a Gran Breta.gna in quanto suo Governo ha posto già da inizio conflitto come chiara premessa alla neutralità revisione dell'artificiosa frontiera ostacolante compimento unità nazionale. Mi ha fatto quindi comprendere che per il suo passato

rivoluzionario e quale esponente quasi totalità Irlanda, sia egli intimamente portato ad una realistica comprensione del nuovo ordine politico europeo preconizzato Asse Roma-Berlino, comprensione che potrebbe anche essere eventualmente condivisa dalle vaste masse irlandesi rimaste sempre legate sorti loro patria di origine.

Queste fugaci e significative indicazioni sono state fatte da De Valera affinchè ne avesse conoscenza anche collega di Germania, e in caso affermativo essere ... (l) inteso nel senso di riconsiderare neutralità dell'Irlanda, che anzi appare qui oltre che imprescindibile ·COndizione per la concordia interno partiti anche mezzo più adatto non acuire maggiormente ·contrasti esistenti fra Sud e Nord, e ciò sempre ai fini della auspicata unità nazionale". Berardis ~.

(l) -Per la risposta di Ciano, vedi D. 129. (2) -Vedi D. 102.
124

IL MINISTRO AD ATENE, E. GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTE 190. Atene, 27 giugno 1940, ore 22,45 (per. giorno 28, ore 6,20).

Mavroudis mi ha convocato per mettermi al corrente situazione Grecia di fronte ultimatum russo alla Romania. Governo romeno si è rivolto a quello greco informandolo suo intendimento rispondere U.R.S.S. che Romania è pronta a discutere ma non a cedere sotto la pressione ultimatum. Governo romeno chiedeva di conoscere quale sarebbe stato atteggiamento greco se Bulgaria fosse a sua volta intervenuta nel conflitto. Governo greco ha risposto che in tal caso si sarebbe consultato con gli alleati dell'Intesa balcanica.

Nel commentarmi risposta greca, Mavroudis mi ha detto che Grecia, anche nel caso di intervento Bulgaria non è tenuta venire in aiuto della Romania, data nota riserva ellenica al patto dell'Intesa balcanka per la quale Grecia si esimeva dagli obblighi da essa derivanti qualora questi dovessero porla in conflitto con Grande Potenza. Mavroudis ha aggiunto che per altro intervento Bulgaria avrebbe creato situazione alla quale Greda non sarebbe potuta rimanere indifferente, rendendosi necessarie consultazioni con Jugoslavia e Turchia (2).

125

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO 222. Bucarest, 27 giugno 1940, ore 23.

Telegramma di V. E. n. 2164 (3). Ho fatto comunicazione prescrittami a questo Ministro degli Affari Esteri, che si è affrettato recarsi ad informarne Sovrano.

Ministro degli Affari Esteri mi ha poi comunicato testo risposta romena

che viene telegrafato Ministro di Romania Mosca. Trasmetto tale testo con telegramma recante numero suc,cessivo (1). Testo in questione rappresenta evidentemente compromesso tra contrarie

tendenze manifestatesi seno Governo e Consiglio Corona testè convocato. Questo Governo spera tuttavia che tenore ne sia considerato pienamente conciliante e consenta Romania quanto meno cedere attraverso negoziati.

Esso teme però che risposta non giunga a tempo a destinazione dati scarsi mezzi di comunicazione fra capitale e sovieti. Ministero degli Affari Esteri non riesce più mettersi in ·Comunicazione telefonica con Mosca mentre telegrammi cifrati da e per Mosca subiscono forti ritardi.

Gigurtu mi ha detto poi Governo pur avendo manifestato intenzioni concilianti intendeva però, per ragioni sicurezza e prestigio, ordinare pari tempo mobilitazione generale.

Avendo per altro fatto notare a Gtgurtu, che se ne è mostrato convinto, come tale misura non si accordasse a mio avviso con intenzioni manifestate dal Governo romeno, egli ha detto che avrebbe fatto presente Sovrano opportunità revocare tale disposizione.

Mentre telegrafo mobilitazione non è stata ordinat,a ma ignoro sino ad ora seguito intervento Gigurtu presso Re.

(l) -Nota dell'Ufficio Cifra: • Indet'ifrabile •· (2) -Vedi D. 127. (3) -Vedi D. 120.
126

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO 152. Budapest, 28 giugno 1940, ore 2,30.

A seguito avvenimenti Bessarahia sono stato ·Convocato stasera [27 giugno] da presidente del Consiglio e da Ministro degli Affari Esteri, che mi ha fatto seguenti dichiarazioni: premesse assicurazioni fornite dal conte Csaky 9 ,settembre scorso a Miniswo degli Affari Esteri Relch (2'), e 6 gennaio scorso a V. E. (3), che Ungheria sarebbesi astenuta da iniziative militari contro la Romania purchè in avvenire rivendicazioni ungheresi non rimanessero pregiudicate e che Romania non si inducesse a concessioni territoriali ad altre po

c Governo dell'U.R.S.S. ha indirizzato al Governo romeno una Nota che è stata rimessa il 26 giugno 1940, alle ore 10 della sera, da S. E. i~ sig. Molotov, Presidente del Consiglio dei Commissari del Popolo dell'Unione Sovietica e Ccmmissario del Popolo per gli Affari Esteri, a S. E. il sig. Davidescu, Ministro di Romania a Mosca.

Essendo animato dallo stesso desiderio del Governo sovietico di vedere risolvere con mezzi pacifici tutte le questioni che potrebbero condurre a un malinteso fra l'U.R.S.S. e la Romania, il Governo Reale dichiara di essere pronto a procedere immediatamente e nello spirito più largo alla discussione amichevole e di comune accordo di tutte le proposizioni avanzate dal Governosovietico.

In conseguenza il Governo romeno domanda al Governo sovietico di volergli indicare il luogo e la data che egli desidera fissare a tale scopo.

Appena avrà ricevuto una risposta dal Governo sovietico, il Governo romeno designeràsuoi delegati e spera che le conversazioni rappresentanti Governo sovietico avranno per risultato di creare delle relazioni durevoli di buona intesa e amicizia tra l'U.R.S.S. e la

Romania •·

tenze, e a meno che avvenimenti interni romeni non avessero a compromettere condizioni vita di quelle minoranze ungheresi; considerato che attuali avvenimenti comportano invece notevolissimi vantaggi territoriali a tutto favore sovietico, e che inoltre distribuzione armi in varie località a elementi romeni e prestabilita distribuzione a taluni villaggi ungheresi presso zone fortificate frontiera creano difatti minaccia a quelle minoranze magiare; tenuto conto immancabile reazione opinione pubblica ungherese; questo Governo trovasi nell'obbligo porre mio tramite R. Governo seguenti quesiti: 1° se R. Governo mantiene tuttavia suo intendimento Ungheria non assuma iniziative; 2° se in tal caso Ungheria possa attendere dal R. Governo garanz1a realizzare eque rivendicazioni Ungheria che salvo eccezionali avvenimenti consentirebbero Ungheria mantenere attitudine attesa; 3° qualora di ciò non si possa parlare, quale sarebbe atteggiamento R. Governo ove Ungheria si trovasse costretta dagli avvenimenti ad ... (l) Romania.

Mi sono limitato prendere atto dichiarazioni, assicurando ne avrei riferito a V. E. Analoghe comunicazioni erano state fatte antecedentemente a questo Ministro di Germania che parimenti si è riservato riferirne al Governo del Reich (2).

Nel frattempo a seguito riunione presso Reggente Horthy, è stato deciso immediato dislocamento non rilevanti unità guardie di frontiera al confine romeno. Conte Csaky mi ha detto però che manifestandosene necessità tali effettivi sarebbero stati aumentati.

Grato istruzioni (3).

(l) Il testo della nota romena era il seguente:

(2) Vedi Documents on German Fo1·eign Po!icy 1918-194$, Series D, vol. VIII, D. 45.

(3) Vedi D .D.l., Serie IX, vol. III, D. 44.

127

IL MINISTRO AD ATENE, E. GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 192. Atene, 28 giugno 1940, o1·e 14,45 (per. ore 20,30).

Mio telegramma n. 190 (4).

Mavroudis mi ha detto stamane che Governo greco è in possesso notizie

più rassicuranti circa situazione. Infatti fino a questo momento nè truppe russe

risultano essere entrate in Bessarabia, nè Romania ha decretato mobHitazione

generale, ciò che lascia sperare che il Governo romeno intenda cedere.

t2) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. X, D. 43. (.3) Vedi D. 132.

Con successivo telegramma (n. 153), spedito insieme al presente, Talamo comunicava ancora:

c Da buona fonte apprendo ora Governo bulgaro avrebbe presentito questo Governo per

conoscere attitudine attuale crisi questione Bessarabia, soggiungendo essere intenzione del

Governo bulgaro associarsi attitudine ungherese. Da parte ungherese sarebbe precisato che

si attendono qui determinazioni Roma Berlino.

Questo Ministro dell'U.R.S.S. ha avuto occasione esprimersi stasera nel senso che nè

Ungheria nè Bulgaria si muoverebbero, e che in pochi giorni Governo sovietico regolerebbe

questione Bessarabia.

È annunziato importante editoriale ufficioso Pester Lloyd domani mattina che. constat!lta scomparsa integrità territoriale Romania, ne paragona situazione con quella che determmò fine Cecoslovacchia •. (4; Vedi D. 124.

Mavroudis ha a,ggiunto che anche circa atteggiamento Bulgaria sono giunte qui da Sofia notizie tranquillizzanti e che da parte greca non è stata nè si intende prendere alcuna misura militare.

Capo di Stato Ma,ggiore ellenico si è espresso analogamente con questo Addetto Militare, aggiungendo che secondo sue informazioni Governo jugoslavo avrebbe svolto a Sofia una forte azione moderatrice.

Anche opinione pubblica, che al primo annunzio dell'ultimatum aveva dimostrato naturale emozione per timore complicazioni bal·caniche, si va ora rasserenando (1).

(l) Nota dell'Ufficio Cifra: c Due gruppi indecifrabili •·

128

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO 232. Bucarest, 28 giugno 1940, ore 16,50.

Mio telegramma n. 230 (2).

Questo Sottosegretario di Stato per gli Affari Esteri che regge Ministero in attesa di insed1amento Argetoianu, mi ha precisato che Nota sovietica dopo aver affiermato che risposta romena mancava chiarezza, esprime convinzione che -anche in seguito a comunicazione verbale Ministro Romania Mosca essa significa tuttavia accoglimento integrale richieste sovietiche.

Nota continua esporre seguiti condizioni: occupazione sovietica di Cetate Alba, Chishinau, Cernauti nella giornata odierna. Evacuazione totale da parte truppe romene dei territori ceduti nel termine di 4 giorni a partire da oggi.

Seguono modalità carattere tecnico per le quali è prevista nomina Commissione romeno-sovietica.

Quanto a territorio da cedere, esso consiste intera Bessarabia fino a foce Danubio e di gran parte Bucovina, inclusi piccoli territori che facevano parte vecchio Regno di Romania.

Cretzianu mi ha detto poi che nell'accettare integralmente richieste contenute seconda Nota sovietic•a, Governo romeno ha chiesto a Mosca prolungare termini per evacuazione, essendo impossibile dato stato comunicazioni, poter ritirare soli quattro giorni truppe.

Governo romeno ha chiesto altresì limitare un poco richiesta territoriale Bucovina specie dove popolazione è interamente romena.

Cretzianu mi ha detto di aver pregato Governo tedesco appoggiare a Mosca tali limitate richieste ed ha aggiunto che sarebbe grato se nostro Ambasciatore potesse adopera11si anche ·egli in tal senso (3).

Sembra però che finora almeno Governo sovietico non intenda accedere desiderio romeno. Governo predetto ha infine fatto conoscere che commissione

(!) Vedi D. 152.

prime notizie sulla risposta sovietica, sviluppate in questo documento. \3) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. X, D. 44.

tecni:c.a russo-romena sopra accennata e alla quale esso sarà rappresentato da due Ufficiali, dovrà riunirsi Odessa. Nessun seguito è invece stato dato a proposta romena nomina Delegazione carattere politico.

(2) Riferimento errato: si tratta del T. 229, non pubblicato, con il quale Ghigi dava le

129

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI

T. 173/154 R. Roma, 28 giugno 1940, ore 19,05.

Vostro telegramma n. 265 (1).

Potete dire a codesto Ministro Esteri che R. Governo ritiene essere, oltre che interesse generale, anche particolare di codesto Paese che pa·ce sia mantenuta nei Balcani. R. Governo confida che Bulgaria continuerà mantenere atteggiamento di moderazione, evitando tutto quanto, nelle presenti circostanze, possa aggravare situazione o turbare pace.

.Potete aggiungere che sentimenti Italia verso Bulgaria continuano essere immutati e cosl pure suo atteggiamento verso sue giuste aspirazioni.

130

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 269. Sofia, 28 giugno 1940, ore 20 (per. giorno 29, ore 10,30).

Consiglio dei Ministri Bulgaria non terminerà prima di tarda serata. Per intanto primi articoli .giornali apparsi nel pomeriggio sono inspirati a moderazione e pongono in rilievo necessità mantenere calma e sangue freddo.

È venuto a trovarmi ora mio collega Germania che mi ha detto come a Ministro di Bulgaria a Berlino sia stata espressa da Weizsacker sper·anza del Governo tedesco vedere mantenuta pace nei Balcani (2).

Ora mio collega tedesco pensa ed io concordo con lui che ciò sia troppo poco e che sia invece necessario da•re qui e pensiamo, per motivi analoghi, anche a Budapest qualche assicurazione circa un eventuale futuro arbitrato per questioni rivendicazioni Bulgaria e Ungheria. Altrimenti finiremo per fare in Bulgaria il gioco dei russi dato che con nostro silenzio confermeremmo opinioni di quanti, e non sono pochi, pensano qui che date circostanze unico mezzo per realizzare qualche cosa nei Balcani sarebbe legarsi con Mosca.

Mi risulta in proposito che inglesi hanno già qui cominciato a fare apparire agli occhi di taluni bulgari come Bulgaria nulla abbia da sperare da amicizia con Roma-Berlino.

Ministro d'Ungheria che contrariamente voci corse non è riuscito vedere Popov mi dice a sua volta che atteggiamento Budapest appare oggi sempre più orientato verso una decisione delle questioni ungheresi e mi ha paragonato situazione attuale a quella 1938 per crisi Cecoslovacchia.

(l) Vedi D. 121.

(2) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. X, DD. 37 e 45.

131

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 907. Berlino, 28 giugno 1940, ore 21,30.

Personale per S. E. il Ministro.

Ho avuto in questo momento una lunga telefonata di Ribbentrop che è costretto in letto da lieve influenza.

Essendo Hitler in giro ispezione attraverso Alsazia Lorena, Ribbentrop non potrà vederlo prima di domenica. Ribbentrop riferendosi alla lettera del Duce (l) mi ha detto che situazione in rel·azione alla data dell'inizio dell'offensiva non presenta particolare urgenza ed ha aggiunto che Hitler ha uno dei suoi caratteristici periodi di raccoglimento che preludono ogni sua decisione.

Dopo ciò risponderà al Duce. In relazione programma generale Ribbentrop proporrà alcune date per tua gradita. visita.

Circa situazione romeno-russa confermo che qui si considera crisi ormai risolta; modalità occupazione saranno fissate da due Commissioni che si riu· niranno ad Odessa.

Per quanto concerne Bulgaria e Ungheria Ribbentrop ritiene che esse non prenderanno alcuna iniziativa senza consenso preventivo dell'Asse e mi ha assicurato che ogni eventuale passo germanico sarà come di consueto previamente concordato con Italia.

132

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO

T. 174/184 R. Roma, 28 giugno 1940, ore 21,45.

Vostro telegramma n. 15'2 (2).

R. Governo ritiene essere, oltre che interesse ,generale, anche particolare codesto Paese che pace sia mantenuta nei Balcani. R. Governo confida quindi

t

che Ungheria manterrà atteggiamento di moderazione, evitando tutto quanto, nelle presenti circostanze, possa aggravare situazione o turbare pace.

In questo senso mi sono espresso con Villani, confermando contempomneamente il proposito dell'Italia di dare, quando le circostanze lo consentano, ogni appoggio alle giuste rivendicazioni ungheresi (1).

(l) -Vedi D. 109. (2) -Vedi D. 126.
133

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A TEHERAN, PETRUOCI

T. 172/97 R. Roma, 28 giugno 1940, ore 23,15.

Vostro 123 (2).

Prego comunicare R. Ministro Baghdad seguente telegramma:

«Vostro telegramma 45 (2) Potete :1\ar conoscere al Primo Ministro Gailani che, coerentemente a politica sinora seguita Italia mira ad assicurare completa indipendenzà integrità territoriale della Siria e del Libano, come del resto dello stesso Iraq, nonchè dei paesi sotto mandato britannico; e ,si oppone quindi ad ogni eventuale pretesa britannica o turca di occupazione territoriale sia in Siria e Libano ,che in Iraq.

Potete dare diffusione in codesti ambienti nazionalisti arabi di tale presa di posizione del Governo fascista. Continuate riferire telegraficamente».

134

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 1352/781. Ankara, 28 giugno 1940 (per. giorno 4 lugLio).

Con i telegrammi nn. 148 del 24 corrente e 158 del 27 corrente (3) sL è dato notizia dell'arrivo in Ankara di una missione irachena. Composta del Ministro degli Esteri Nuri Said e del suo collega alla Giustizia Naji Shawkat,

• La Rumania, in seguito a pressione diplomatica del Governo di Mosca, è disposta a fare delle concessioni territoriali all'U.R.S.S.

Il Governo ungherese attira l'attenzione del R. Governo italiano sul fatto che tale procedimento costituirebbe una discriminazione evidente di fronte all'Ungheria, cui effetto, causa la fortissima reazione dell'opinione pubblica ungherese, avrà conseguenze imprevedibili.

Il Governo ungherese non ha finora esercitato alcuna pressione sulla Romania, perchè non voleva turbare la pace in questo settore dell'Europa. Per lo stesso motivo l'Ungheria non ha concluso nessun accordo con terze Potenze per una collaborazione diretta contro la Rumenia. L'Ungheria desidera realizzare le proprie giuste aspirazioni esclusivamente in base ad un accordo con le Potenze dell'Asse, cioè in armonia con esse.

Se però la Rumenia iniziasse negoziati con altri Stati, l'Ungheria dovrà contemporaneamente essere associata ad essi». Per l'analoga nota presentata alla Wi!he!mstrasse, vedi Documents on German Foreign Po!icy 1918-1945, Series D, vol. X, D. 38. (:.!) Vedi D. 111.

essa è giunta ad Ankara il 24 cor·rente ed è stata ricevuta alla stazione -con gli onori militari -dai Ministri turchi degli Affari Esteri e della Giustizia, dal Ministro e dell'Iraq in Ankara, accompagnato dal personale della Legazione, e dal Consigliere dell'Ambasciata di Gran Bretagna. Nello stesso giorno i due Ministri iracheni hanno fatto visita al Ministro degli Affari Esteri, al Presidente del Consiglio, al Presidente della Grande Assemblea Nazionale e al Ministro della Giustizia. In serata Saracoglu ha offerto un pranzo in loro onore. Nel giorno successivo, 25 corrente, alle ore 17, Nuri Said e N·aji Shakwat sono stati ricevuti dal Presidente della Repubblica Tul'ca alla presenza del Ministro del Ministro degli Affari Esteri. Il Ministro dell'Iraq in Ankara ha infine offerto il 26 corrente un pranzo in onore di Nuri Said e di Naji Shawkat, al quale, oltre al Presidente del Consiglio e ai Ministri degli Esteri, della Giustizia, della Difesa Nazionale e dell'Igiene nonchè a varie altre alte personalità turche, hanno partecipato gli Ambasciatori di Gran Bretagna e dell'Afganistan ed il Ministro di Egitto. I due Ministri iracheni hanno ~·asciato Ankara la sera del 28 corrente.

A conclusione della visita, è stato diramato il seguente comunicato ufficiale: «Le Ministre des Affaires Etrangères de l'Irak Nouri Said et le Ministre de la Justice Nadji Chevket, arrivés à Ankara pour rendre visite au Gouvernement de la République furent reçus par le président de la République Ismet Inoni.i.

MM. Nouri Said et Nadji Chevket eurent plusieurs entretiens avec le dr. Refik Saydam, président du Conseil, et Si.ikri.i Saracoglu, Ministre des Affaires Etrangères. Durant ces entretiens, les hommes d'état tures et irakiens, étudiant ensemble la situation .générale, constatérent une fois de plus et avec satisfaction les liens de solide amitié et d'intérets existant entre les deux pays voisins. La parfaite identité de vues présageant d'heureux développements dans le cours satisfaisant des relations entre les deux pays voisins et amis a rendu très utile la visite à Ankara des ministres irakiens ».

Come risulta dalla cronaca delLa visita, essa ha avuto carattere ufficiale. Tuttavia i giornali locali si sono limitati a riportare le notizLe dalle varie manifestazioni e cerimonie senza pubblicare alcun rigo di commento sugli scopi della visita e l'oggetto delle conversazioni. Anche il comunicato ufficiale è redatto in forma protocollare ed anodina.

Senza dubbio i colloqui di Ankara fra la Missione irachena ed il Governo turco si sono svolti intorno ai problemi del vicino Oriente e più specialmente al problema siriano e, senza dubbio, questo incontro è stato voluto dall'.Inghilterra. Si dice nei ·Circoli diplomatici di Ankara che dopo la capitolazione della Francia, l'Inghilterra non intendendo disinteressarsi della questione siriana e avendo nè la possibilità nè la convenienza di tentare una occupazione diretta della Siria metta avanti l'Iraq. D'altra parte l'Iraq avrebbe voluto appurare da vicino fin dove si estendano le mire turche in vista di un eventuale prossimo riordinamento generai~~ del vicino Oriente.

Le conversazioni di Ankara non hanno avuto carattere conclusivo e tutto

lascia credere che si siano limitate a sondaggi generici. Ciò si desume dai

seguenti elementi: l) presso questo Ministero degli Esteri si manifesta l'opi

nione che la definitiva sistemazione della Siria non potrà aversi che alla con

elusione della pace; 2) l'atteggiamento di Mittelhauser e dell'armata del Levante sebbene non sia ancora perfettamente noto sembra si orienti verso l'obbedienza al Governo di Bordeaux, ciò che lascia per il momento inalterata la posizione politica e giuridica della Siria; 3) questo Ministro di Ungheria signor Mariassy (accreditato anche a Baghdad) è stato ricevuto da Nuri Said e dalla conversazione avuta con lui e gentilmente riferitami ha tratto l'impressione che il Ministro degli Esteri iracheno sia qui venuto sopratutto a scopo informativo, mentre per quanto riguarda 1a futura sistemazione della Siria e dei Paesi confinanti si preoccupi più di conoscere le opinioni del Duce e del Fuehrer che i propositi dell'Inghilterra e le ambizioni della Turchia.

Come è stato già riferito contemporaneamente alla Missione irachena è qui venuto l'Ammiraglio in·glese Kelly. Non sembra che vi sia nessuna connessione fra l'una e l'altra visita. Il Kelly, la cui permanenza qui è passata completamente inosservata, avrebbe dovuto svolgere una missione tecnica non ben nota ma superata dagli eventi.

(l) Il ministro d'Ungheria a Roma, Villani, aveva quel giorno presentato a Palazzo Chigila seguente nota verbale :

(3) Non pubblicati. Vedi D. 111.

135

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 2989/1<2.7t9. Budapest, 28 giugno 1940 (1).

Riferimento: mio telegramma n. 152 in data 27 corr. (2).

A seguito del mio summenzionato telegramma, mi onoro trasmettere qui unito, ad ogni buon fine, il testo conforme delle dichiarazioni fattemi da questo Presidente del Consiglio e da questo Ministro degli Affari Esteri, e verbalizzate durante il colloquio con lui da me avuto.

TESTO DELLE DICHIARAZIONI FATTE AL R. MINISTRO D'ITALIA A BUDAPEST DAL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, CONTE TELEKI, E DAL MINISTRO DEGLI AFFARI ESTERI, CONTE CSAKY

Il Conte Csaky attira l'attenzione sul fatto che il 9 settembre u. s. fu chiamato dal Ministro del Reich von Ribbentrop al Gran Quartiere Generale tedesco, espressamente per ottenere la promessa che l'Ungheria non avrebbe attaccato la Romania, data la necessità per la Germania che venisse mantenuta la pace nei Balcani durante il conflitto europeo. Il Conte Csaky in tale occasione rispose di poter fare la promessa richiesta, nella speranza che la Germania non avrebbe dimenticato le giuste rivendicazioni ungheresi. Egli chiese in tale occasione se il Reich non ritenesse utile che venisse concluso un trattato di amicizia fra Ungheria e Romania, in modo di poter risolvere direttamente i problemi in sospeso.

Il Conte Csaky poi ricorda le richieste fattegH dall'Eccellenza il Conte Ciano il 9 gennaio u. s., dopo le quali egli fece l'analoga promessa sotto riserva che: l) in caso di conflitto romeno-sovietico la Romania si fosse difesa attivamente e non avesse accordato concessioni territoriali a terze potenze senza previ'O

accordo sulle rivendicazioni ungheresi, onde non costituire una manifesta discriminazione contro l'Ungheria;

2) che i romeni avessero trattato umanamente le minoranze ungheresi durante il conflitto, che gli ungheresi in Transilvania non fossero stati oltremodo esposti verso i sovieti, e che la rivoluzione non fosse scoppiata in Transilvania nè per causa romena nè per altra causa esterna quale il bolscevismo.

Il Presidente del Consiglio e il Conte Csaky aggiungono che un aggravamento vi è stato in alcuni luoghi della Transilvania per la distribuzione di 27.000 fucili ai rontadini romeni, nonchè per l'intensificazione dei lavori di fortificazione alla frontiera, che comportano il progetto di demolire alcuni villaggi ungheresi nelle zone stesse, col trasporto degli abitanti verso l'interno.

Essi dichiarano poi che nessuna pressione ungherese nè minaccia è stata fatta sulla Romania, nè è stata mai chiesta la cooperazione di altre Potenze contro la Romania da parte dell'Ungheria. Infatti gli Ungheresi non desiderano, come già fu detto al Duce e a V. E. collaborare con i Sovieti. D'altra parte se si chiede quali siano le esigenze ungheresi, non si potrebbe che rispondere tutto, ma peraltro è evidente la necessità di un compromesso. L'Ungheria è quindi disposta al sacrificio, ma solo se la Romania riconosce tale sacrificio. La Nazione Magiara però desidera aver il minor numero possibile di Romeni nel suo seno, onde si potrebbe eventualmente procedere a limitati scambi di popolazioni, essendovi anche nella vecchia Romania e in Bucovina fra due e trecentomila ungheresi.

Quanto alla estensione territoriale delle rivendicazioni ungheresi, il Conte Csaky si richiama alle carte topografiche presentate durante l'ultimo incontro di Venezia all'Eccellenza del Conte Ciano.

Dato inoltre, dichiarano il Presidente del Consiglio e il Conte Csaky, che l'Ungheria non può garantire le ripercussioni che avranno nel Paese gli attuali avvenimenti, in cui la Romania ha rompiuto una discriminazione a favore della Russia, il Governo Ungherese si trova costretto a porre al R. Governo i seguenti quesiti:

l) desidera ancora il R. Governo che l'Ungheria mantenga il suo atteggiamento d'attesa senza intervenire per la tutela dei propri interessi?

2) In caso affermativo può l'Ungheria attendersi delle garanzie dal R. Governo in vista della realizzazione ulteriore delle proprie rivendicazioni giustificate, e cioè senza incamerare elementi romeni, e senza colpire a morte la Romania?

3) Quale sarebbe l'atteggiamento del R. Governo se l'Ungheria fosse costretta ad intervenire con le armi, in caso, ad esempio, di una rivoluzione in Transilvania e di un massacro di Ungheresi?

Il Conte Teleki ed il Conte Csaky roncludono dichiarando di restare in attesa della risposta del R. Governo ai quesiti suindicati.

Il Conte Csaky, richiestone, precisa che un'accettazione del punto 2), cioè la domanda di garanzia a favore delle rivendicazioni ungheresi, escluderebbe, salvo gravissimi imprevisti, il quesito di cui al punto 3).

(l) -Manca l'indicazione della data d'arrivo.. (2) -Vedi D. 126.
136

IL MINISTRO AD ATENE, E. GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 195. Atene, 29 giugno 1940, ore 2,10 (per. giorno 30, ore 3,30).

Questo Stato Maggiore della Marina ha informato confidenzialmente Regio Addetto Navale che oggi ore 15 tre cacciatorpediniere britannici si sono rifugiati in una baia del Peloponneso.

Governo ellenico li ha subito invitati lasciare acque territoriali greche entro 24 ore; cacciatorpediniere hanno assicurato loro partenza per stasera stessa.

Regio Addetto Navale ha direttamente telegrafato urgenza Regio Ministro Marina italiana notizia e dettagli (1).

137

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO 156. Budapest, 29 giugno 1940, ore 10,35.

Telegramma di V. E. n. 184 (2).

Mi sono espresso con Csaky nel senso prescrittomi.

Mi ha detto da parte :germanica riservavasi ancora risposta.

Continua esprimendo sua viv,a preoccupazione sia circa obiettivi ultimi azione sovietica sia circa situazione interna romena che potrebbe avere gravi riflessi Transilvani,a.

Re Ca~ol avrebbe inviato persona con un messaggio diretto Hitler (3).

Mi ha poi riferi<to essersi espresso in .senso conforme mio telegramma 15,2 ( 4) anche con questo Ministro Jugoslavia che aveva segnalato suo Governo opportunità .suggerire Bucarest prese di contatto con il Governo ungherese. Nonostante indicazioni questo Stato Maggiore circa atteggiamento jugoslavo, come da mio telegramma n. 1515 (5), Governo Belgrado aveva rivolto analogo consiglio amichevole Governo romeno, del che oggi aveva fatto dare qui assicurazione. Fino a questo momento Governo romeno non ha fatto alcun passo.

Csaky mi ha soggiunto che anche per fronteggiare situazione interna, che diventa sempre più nervosa, tale presa di contatto sarebbe molto desiderabile. Chiede pertanto se, escludendo formulazioni che possano rischiare essere esposte rifiuto, V. E. non riterrebbe opportuno fare avanzare analoghi suggerimenti Bucarest. Pensa !rivolgere stessa richiesta Governo tedesco.

·Mi è sembrato non dimettere qualche speranza poter trattare con Governo romeno. Grato Lstruzioni (6).

(,3) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. X, D. 33, e, per

la risposta di Hitler. D. 56. ,4) Vedi D. 126.

(l) -Nota dell'Ufficio Cifra: « Comunicato per telefono al Ministero Marina •. (2) -Vedi D. 132. (5) -Non pubblicato: con esso Talamo riferiva circa l'atteggiamento jugoslavo, secondo informazioni dello Stato Maggiore ungherese, quanto segue: • A seguito passi romeni presso il Governo di Belgrado. questo avrebbe fatto conoscere non essere disposto prendere posizione contro sovieti, ma di voler adempiere suoi obblighi caso attacco ungherese contro Romania •. (6) -Vedi D. 164.
138

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTE RISERVATISSIMO 271. Sofia, 29 giugno 1940, ore 21

(per. giorno 30, ore 7 ).

Telegramma di V. E. n. 154 (1).

Stamane sono stato convocato per una conversazione di carattere personale da Re Boris. Ho potuto cosi far tanto al Re quanto al Ministro degli Affari Esteri comunicazione dell'E. V. contenuta nel telegramma al quale risponoo.

Riassumo qui appresso situazione quale è emersa dai colloqui:

l) Bulgaria si mantiene calma e Governo bulgaro assicura Governo italiano che non compirà alcun colpo di testa. Al Ministro dell'Ungheria che ieri sera ha chiesto in nome del suo Governo atteggiamento di Sofia (2) è stato risposto che Bulgaria aderisce e comprende al cento per cento punto di vista ungherese e si augura quindi che possa essere svolta opera parallela per raggiungimento .fini comuni ma che situazione strategica della Bulgaria è differente da quella dell'Ungheria. Sofia quindi si adopererà perchè proprie aspirazioni siano ottenute in via pacifica.

2) Ciò detto Governo bulgaro pensa che Germania ed Italia qualora dovessero affrontare problema ungaro-romeno non vorranno mettere da parte Bulgaria e che vorranno invece riunire in una sola trattativa questione delle Minoranze in Romania.

3) Qualora ciò non avvenisse Governo bul•garo e forse anche regime dovrebbero affrontare gravi crisi interna perchè opinione non potrebbe non rivolgersi in definitiva alla Russia per ottenere una qualche soddisfazione.

Governo bulgaro quindi rivolge al Regio Governo calda preghiera nel senso indicato al numero 2 (3).

139

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, AL SOTTOSEGRETARIO DI STATO PER GLI AFFARI ALBANESI, BENINI

Tirana, 29 giugno 1940.

L. 41803/5983.

Ho visto giovedì, insieme con Visconti Prasca e Parini, la la Legione della Milizia fascista albanese, raccolta in armi a Kruja. Si è presentata benissimo; aveva uno spirito magnifico; in tutti v'era il desiderio di combattere per la maggiore grandezza dell'Albania e dell'Impero.

Ho saputo che molti militi hanno le famiglie in uno stato di disagio economico. Ti sarei perciò grato se facessi definire sollecitamente dal Ministero della Guerra il trattamento da farsi ai militi mobilitati ed alle loro famiglie.

Le due questioni, di particolare importanza, sono state rappresentate al Ministero della Guerra dal gen. Visconti Prasca, dal quale attualmente dipende la Milizia albanese; io le ho raccomandato a te con i telespressi 41142/5792, del 22 giugno e 41058/5764, del 21 giugno (1).

A richiesta di Visconti [Prasca] ti prego di voler far risolvere anche la questione dei volontari albanesi, per la raccolta e l'organizzazione dei quali occorre qualche ,settimana.

L'·assegnazione di medici a comuni trascurati dal passato regime dà luogo a manifestazioni di giubilo e di riconoscenza. Ti mando per conoscenza l'unita copia di lettera con la quale il Capo comune di Kryevidh riferisce, in argomento, al Ministero dell'Interno (2).

T.rascrivo la seguente comunicazione fattami dall'Arma dei CC.RR.:

« La notizia dell'avvenuta costituzione del Commissariato per gli approvvigionamenti ha provocato unanimi consensi. La nomina a capo dell'Ente del Comm. Rocco ha incontrato in pieno favore del pubblico :..

Il Commissariato è .già in .funzione.

Curerò moltissimo il buon andamento di questo importante servizio.

I Consoli di Turchia, di Jugoslavia e Grecia vanno affannosamente alla ricerca di notizie isulla situazione militare in questo paese. Nelle comunicazioni ai loro governi essi si mostrano preoccupati del continuo arrivo in Albania di uomini e materiali.

La situazione si mantiene buona. Ad eccezione dell'esodo di operai dai cantieri -dovuto alla preoccupazione di alcuni di restare lontani dalle loro famiglie, ritenute in pericolo, ed alla necessità, per altri, di accudire ai lavori dei campi -nessun'altra ragione turba il normale andamento della vita di que<>to paese.

Il Ministro Shylla è già giunto a Tirana. Lo vedrò oggi. Ti ho dato per telegramma (2) notizia del grave sinistro capitato al piroscafo Paganini.

Secondo i dati già in nostro possesso, manchere!bbero all'appello circa 200 uomini. Le autorità militari e civili hanno dato tutta la possibile, calda assistenza ai superstiti. Il pirosca1'o incendiatosi e rimorchiato per alcune miglia verso la costa, si è inabissato a drca tremila metri da Capo Rodoni (pressi di Durazzo).

All'inizio di una nuova fase della guerra e in vista di complicazioni nei Balcani, ti prego farmi sapere se ritieni opportuno che io venga a Roma nella prossima settimana, per vedere il Ministro e te. Mi tratterrei due o tre giorni.

(l) -Vedi D. 129. (2) -Vedi D. 126, nota 3 di p. 113. . .

(3) Vedi Documents on German Foretgn Poltc)} 1918-1045, Serics D, vol. X, cit., D. 53.

(l) -Non pubblicati. (2) -Non pubblicato.
140

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 921. Berlino, 30 giugno 1940, ore 0,50.

Dal Quartier Generale Teucci comunica quanto segue:

« Attuale pausa attività aerea tedesca è intensamente sfruttata per predisporre nuova base di schieramento in Olanda, Belgio e Francia del Nord, per i conseguenti trasferimenti reparti, ma sopratutto per rimessa completa efficienza linea fortemente intaccata da sei settimane operazioni. Data forte produzione aeronautica ed esuberante gettito personale, calcolo tuttavia che entro dieci giorni aeronautica tedesca avrà raggiunto grado efficienza, anche numericamente, uguale a quello del dieci maggio.

A questo proposito è da considerare che almeno cento piloti tedeschi caduti prigionieri dei francesi sono rientrati ai reparti e che l'industria aeronautica francese è attualmente sfruttata per riparazioni velivoli germanici avadati.

Data inizio offensiva contro Inghilterra non è ancora qui nota. La stabilirà il Fuehrer. Mi risulta che Stato Maggiore Generale Aeronautica gradirebbe aver ancora almeno 8 giorni di tempo prima inizio nuove operazioni. Pare che il Fuehrer abbia ;già deciso congedare circa 30 divisioni entro prossima settimana ». Da altra fonte seria mi risulta inizio offensiva non avrà luogo prima del 10 luglio e non oltre il 15 dello stesso mese.

141

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 244. Bucarest, 30 giugno 1940, ore 1,10 (per. ore 14,20).

Ho veduto oggi [29 giugno] questo Ministro degli Affari Esteri. Argetoianu dopo avermi detto di non aver creduto esimersi appello rivoltogli dal Re, mi ha affermato che sua presenza significa che politica romena sarà strettamente legata a quella dell'Asse.

Ministro degli Affari Esteri, mi ha quindi ,espresso sua soddisfazione :per comunicazione pervenutagli da Ministro di Romania a Roma relativa atteggiamento Ungheria e Bulgaria, e ha aggiunto sua speranza che nostra azione moderata continui esercitarsi Budapest e Sofia.

Argentoianu ha quindi proseguito manifestando sue apprensioni e timori circa ulteriori azioni e intenzioni di Mosca in tutto settore danubiano balcanico. Ministro Esteri mi ha [detto] infine confidenzialmente che in occasione

comunicazione che farà lunedì in Parlamento troverà modo dichiarare che Romania considera definitivamente decaduta garanzia unilaterale della Gran Bretagna (1).

142

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO URGENTISSIMO PER TELESCRIVENTE 922.

Berlino, 30 giugno 1940, ore 1,20.

Personale per l'Eccellenza il Ministro.

Nel corso di una conversazione avuta tre giorni or sono con questo Incaricato d'Affari degli Stati Uniti, esprimendo la sicura convinzione che l'azione delle forze italiane e tedesche infliggerà presto una completa disfatta all'Inghilterra, 'ho accennato che mi sembrava che quel paese non si rendesse conto della sua reale situazione e fondasse le sue speranze sull'aiùto morale e materiale dell'America, perdendo così -se pure questa esistesse -l'ultima possibilità di cercare, con un accordo richiesto prima dell'inizio dell'offensiva, di salvare il paese dai disastrosi effetti della guerra e di realizzare eventuali condizioni più favorevoli di quelle che gli sarebbero altrimenti dettate.

Il predetto Incaricato d'affari è venuto nuovamente oggi a visitarmi di urgenza per dirmi che aveva riferito opportunamente a Washington la conversazione privata con me avuta e di aver ora ricevuto dal Dipartimento di Stato un telegramma nel quale quest'ultimo, anche in considerazione dell'intervista data dal Fuehrer a Wiegand, manifestava l'interesse per tale conversazione e si dichiarava pronto ad intervenire presso il Governo inglese nel caso che esistessero tuttora possibilità di contatti tra le potenze belligeranti.

Ho confermato all'Incaricato d'Affari degli Stati Uniti d'America che, come gli era ben noto, la conversazione da me avuta con lui aveva carattere prettamente personale e occasionale e che in essa avevo puramente esposto miei personali apprezzamenti che in nessun modo potessero essere interpretati come manifestazioni di direttive ufficiali e che perciò stava al Governo degli Stati Uniti d'America di prendere sotto la sua sola responsabilità le iniziative che gli potessero sembrare opportune (2).

Ho voluto informare di quanto precede sia a titolo di indizio circa l'atteggiamento americano, sia perchè potrebbe in qualche modo collegarsi con il passo fatto ieri dal Papa, sia perchè, infine, dati gli stretti legami tra Londra e Washington, lascerebbe supporre che l'Inghilterra stessa cerchi in questa breve pausa di prendere contatti.

Dato che lunedì vedrò il Fuehrer e Ribbentrop, prego di voler farmi conoscere nella giornata di domani, domenica, se devo eventualmente accennare a tale conversazione (3).

German Foreign Poticy 1918-1945, Series D, vol. X. D. 57. \:l) Vedi Foreign Relations of the United States, 1940, vol. III, pp. 38-41.

13 - Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. V.

(l) Per un'analoga comunicazione fatta al ministro di Germania, vedi Documents on

(3) Non è stata rinvenuta traccia di tali istruzioni. Vedi però D. 161.

143

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 245. Bucarest, 30 giugno 1940, ore 10 (per. ore 16).

Questo Sottoseg.retario degli Affari Esteri mi ha comunicato testè per parte Ministro degli Affari Esteri che Ministro di Ungheria gli ha rimesso questa sua seguente nota :

« Governo romeno, dopo aver liquidato sua vertenza con Russia, ha decretato mobilitazione generale. Governo ungherese chiede che Governo romeno voglia fornirgli una spiegazione chiara e urgente che indichi contro chi questa mobilitazione sia stata ordinata».

Cretzianu mi ha detto che Governo romeno trovava comunicazione ungherese alquanto strana sia nella forma che nella sostanza, ma che tuttavia aveva creduto opportuno. rispondere forma cortese termini seguenti:

« Governo romeno non ha avuto, nel decretare l'ultima mobilitazione alcuna intenzione ostile riguardo Paesi vicini, coi quali Romania desidera mantenere relazioni amichevoli e pacifiche. Mobilitazione garante realtà, che è complemento giuridico degli stati di fatto esistenti accordi».

Sottosegretario di Stato ha aggiunto che Governo romeno sarebbe stato peraltro grato a V. E. se avesse potuto fargli conoscere quale carattere doveva dare a richiesta magiara (1). A questo proposito egli ha proseguito dicendo chemisure militari erano state prese per prima da Ungheria; che mobilitazione romena aveva sopratutto carattere politico interno attuale difficile situazione e che Governo ungherese non poteva certamente supporre che Romania avesse proprio in quel momento intenzione assalire Ungheria. Egli ha concluso che se Governo ungherese avesse .ritenuto opportuno procedere d'accordo ritiro truppe da frontiera comune, Governo romeno sarebbe stato fin da ora pronto adottare tale provvedimento.

144

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 318. Mosca, 30 giugno 1940, ore 14,25 (per. ore 20,45).

Editoriale della Pravda di ieri parla di « una serie di questioni rimaste insolute delle quali una era la Bessarabia ».

c Questo Ministro di Germania mi ha detto di non annettere grande importanza nota presentata ieri da Ministro di Ungheria questo Governo, nota che egli ritiene determinata da nervosismo regnante Budapest.

Fabricius ha aggiunto essersi espresso al riguardo con questo Sottosegretario di Stato per gli Affari Esteri in termini diretti a rassicurarlo circa atteggiamento Ungheria •. Vedi anche Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. X. D. 61.

Con T. 268 del 2 luglio, Ghìgi riferiva ancora: • Questo Ministro di Germania mi ha detto avere oggi, su conforme istruzione suo Governo, date esplicite assicurazioni al Governo romeno circa atteggiamento Ungheria e Bulgaria'· (Vedi anche ibid., D. 76).

Tale frase sembra significare che Governo sovietico ha intenzione di far

valere altre rivendicazioni territoriali per completare ricostruzione vecchi confini

della Russia Imperiale.

Allusione potrebbe riferirsi tanto alla Finlandia quanto alla Turchia. Tenen

do presente quanto Molotov mi ha dichiarato nella nostra conversazione del

25 corrente (mio telegramma n. 306) (l) io ritengo che dirigenti sovietici pensino

sopratutto al territorio turco a Sud •e Sud-Est di Batum.

Ripristino d·ella vecchia frontiera russo-turca lungo altipiano dei piccolo

Caucaso all'altezza di Kars migliorerebbe notevolmente posizione strategica

dell'U.R.S.S. di fronte alla Turchia.

(l) Non risulta che Ciano abbia risposto a questa richiesta. Circa l'atteggiamento della Germania, Ghigi telegrafava (T. 249) lo stesso giorno quanto segue:

145

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 240. Belgrado, 30 giugno 1940, ore 19,40 (per. giorno 1° luglio, ore 2,45)

Mio collega Germania mi ha detto di essere convinto ·che tale nomina (2) è reazione personale del Principe Reggente e diretta risposta al passo da noi compiuto per Stojadinovié, per ,quanto sia convinto che Koroseé già preparato in tal senso farà ora sforzo per mostrare suo orientamento almeno apparente verso l'Asse.

Allontanamento dal Governo di Bozidar Maximovic ha ferito direttamente tedeschi che avevano portato come loro principale candidato Presidenza del Consiglio.

Ministro di Germania mi ha detto di non essere ancora al corrente reazione Berlino di fronte questa mossa Principe Reggente, ma che prevede prossimo momento in cui Potenze dell'Asse dovranno agire decisamente per imporre a Paesi balcanici abbandonare loro proclamata neutralità non nel senso combattere al nostro fianco, ma assumere orientamento verso di noi e collaborazione nel campo politico economico, visto che questa parte Europa è in grave pericolo, deve difendersi in solido e ha comuni interessi che noi dobbiamo dirigere.

Non credo che momento tale azione per quanto prossima sia ancora attuabile.

Intanto credo che campagnia stampa sarebbe utile e sarà iniziata da Potenze dell'Asse per indicare punti contrari e assurdità politica vari paesi balcanici e particolarmente Jugoslavia.

Assai incerto mio collega di Germania mi sembrava circa azione e mire U.R.S.S., sia in Romania che in tutto questo settore. È da rilevare che non ha escluso che Germania possa deddere occupazione zona petrolio romeno per garantirsi.

ln sostanza poneva chiaramente problema se sistemazione problemi inerenti questo 4ettore convenga alle Potenze dell'Asse attualmente o a guerra ultimata.

(l) -Vedi D. 104. (2) -Il telegramma fa evidentemente seguito a quello n. 239, non pubblicato, nel quale si riferiva della nomina di Koroseé a ministro dell'Istruzione.
146

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 5796/108'5. Washington, 30 giugno 1940 (per. giorno 28 luglio).

Teletrasmesso di questa R. Ambasciata n. 4078/878 del 8 maggio u. s. (1).

Quando la guerra in Europa, dopo una stasi di 8 mesi -che aveva dato lo spunto alle facili ironie americane della blitzkrieg tramutatasi in seitzkrieg divampò improvvisamente con l'invasione dei paesi scandinavi, un senso di alla'rme si diffuse in questo Paese, cosi negli ambienti di Governo come nei centri politici, finanziari e commerciali della nazione. Ma l'allarme, nonostante la subitanea dimostrazione della formidabile potenza militare tedesca e il profilarsi di quello che appariva non essere che l'inizio di un vastissimo piano offensivo, si limitò suJ principio ad una reazione avente piuttosto il carattere di una spiacevole sorpresa, nel senso ·che veniva a sconvolgere l'opinione, universalmente diffusa, che Hitler aveva fatto il primo passo falso nella sua carriera politica provocando una guerra europea dalla quale la Germania nazista serebbe uscita fatalmente distrutta. Ma, dopo questa prima impressione, non tardò a .prodursi un profondo mutamento dell'opinione pubblica. E cosi che il periodo della campagna tedesca in Scandinavia coincide con un processo di mobilitazione morale degli Stati Uniti contro le potenze totalitarie in generale e contro la Germania in particolare.

La stessa ondata di sdegno popolare che già era divampato contro l'U.R.S.S. a seguito dell'attacco alla Finlandia si levò allora il Reich, colpevole di voler schiacciare tre Paesi che il popolo americano considera, oltre che fra i più civili del mondo, anche modelli di progresso sociale e di istituti politici.

Fu in tale atmosfera che cominciò a prender forma il movimento per un aiuto efficace in ogni campo ai franco inglesi sotto il vessillo della lotta della democrazia contro il totalitarismo, per la difesa stessa dell'America.

La rotta inglese in Norvegia gettò gli Stati Uniti in un doloroso stupore e la constatazione che il dominio britannico dei mari non aveva potuto impedire lo sbarco vittorioso dei convogli tedeschi in Norvegia apparve come un preoccupante segno che i valori tradizionali e quasi dogmatici nella gerarchia internanazionale dovevano essere riveduti alla luce delle nuove circostanze.

Quando, a distanza di un mese esatto, si scatenò l'offensiva germanica contro l'Olanda, il Belgio e la Francia, il senso di allarme cominciò ad assumere i caratteri di un vero e proprio panico, e la solidarietà con i britannici (razziale con l'Inghilterra, ideologica con le democrazie europee, politica per il mantenimento

delle comuni egemonie mondiali nei campi della finanza e dei traffici) si trasformò in una reale sensazione di pericolo comune, dal quale era indispensabile difendersi subito e con tutti i mezzi a disposizione.

Durante tutto il corso di quelle che vanno ormai sotto il nome di batta.glia delle Fiandre e !battaglia della Francia, e cioè dal 10 maggio al 10 giugno, è andata crescendo negli Stati Uniti la temperatura bellicosa, e l'c agitazione » del Governo, nel complesso giuoco delle azioni e delle reazioni di tre principali elementi: la sensazione che il crollo delle democrazie europee avrebbe profondamente influito sull'avvenire americano, l'impotenza ad un intervento armato immediato e nel prossimo futuro, il solo utile nel precipitare degli eventi, ed il timore, seppure in parte mascherato da un atteggiamento di sprezzante indifferenza, che anche l'Italia entrasse nella guerra riducendo cosi al minimo le speranze di una finale vittoria degli AJleati.

È questo il pericolo in cui vengono meno le precauzioni formali fino allora mantenute per sostenere la finzione della neutralità americana nel conflitto europeo. Lo stato di neutralità si dichiara mutato in stato di non responsabili, che auspicano una partecipazione più diretta del paese alla lotta che si combatte in Europa.

Ho riferito telegraficamente di volta in volta a codesto Ministero i vari atti e le varie manifestazioni del Governo e del Congresso che hanno marcato, nel periodo suddetto, il crescere dell'ondata bellicosa che, ove fosse esistita una adeguata preparazione militare, avrebbe fatalmente portato gli Stati Uniti alla Guerra. Mentre le manifestazioni verbali del Governo e del Congresso si susseguivano numerose e spesso violente contro le c dittature », i c regimi totalitari> e talvolta direttamente la Germania e l'Italia, venivano contemporaneamente proposti e approvati stanziamenti dalle cifre astronomiche per il riarmo nazionale in terra, in mare e in cielo.

La stampa, la radio, i dibattiti parlamentari enumeravano quotidianamente i milioni, i miliardi stanziati per spese militari. Ma mentre queste non erano che le armi del domani, l'arma dell'oggi era l'intimidazione e l'improperio, specialmente nei riguardi di quello che si prevedeva sarebbe stato in guerra il nuovo nemico della democrazia, l'Italia.

Ogni giorno ininterrottamente, in discorsi, in articoli in conversazioni private, non si manca di asserire, di dimostrare, di far sapere, che se «l'Italia entra in guerra, gli Stati Uniti interverranno immediatamente». A tale intimidazione, che nella sempli!cistica mentalità di questa ·gente avrebbe dovuto avere un peso determinante sul corso degli avvenimenti, si è accompagnato un crescendo di attacchi, di insinuazioni e di offese contro l'Italia, riecheggianti il vecchio armamento del tempo della guerra Etiopica, riverniciato per l'occasione dall'esasperazione del momento.

A tali manifestazioni ostili, orchestrate dalla stampa al completo, cui risponde il grosso dell'opinione pubblica e alla quale [non] manca il contributo del Governo e del Congresso, si oppone, oltre i settori isolazionisti, l'ambiente tecnico militare che ben sa che un intervento armato non è possibile e che è pericoloso mettersi sul piano inclinato dell'intervento quando in definitiva alle parole e alle minaccie non possono dar seguito i iatti ·Concreti.

Il panico e le passioni ra,ggiungono cosi delle forme che anche voci americane più serene definiscono vero e proprio isterismo. Ovunque si vedono possibilità di tradimenti e attività illecite «totalitari)). Le espressioni « cavallo di Troia )) e « quinta colonna )) entrano nel linguaggio quotidiano e portano a minacce, a proposte di controlli e a progetti di limitazioni nei confronti degli stranieri e dei naturalizzati tedeschi e italiani che appaiono tanto più vessatori e significativi se si considerano in rapporto a quella « libertà ed uguaglianza )) che è sempre stata conclamata come l'essenza stessa dell'americanismo. Nè sono mancati al riguardo gli episodi grotteschi, come quel gruppo di madri di famiglia che aveva deciso di iniziare subito l'allenamento per opporsi, coi fucili, alla discesa dal cielo americano dei paracadutisti nemici.

Si giunge così nell'imminenza del crollo della Francia, e quando già la possibilità di una sconfitta delle democrazie europee non sembra più un'assurda fantasia, alla entrata dell'Italia nella guerra.

Il nuovo el,emento, da tempo temuto, ma che pure si voleva ancora sperare a ogni costo potesse non verificarsi, è accolto con un senso di profondo sgomento. Le sorti degli Imperi inglese e francese appaiono segnate.

Il discorso del Duce diffuso da tutte le stazioni radio dell'America e ritrasmesso subito dopo nella traduzione inglese ha preceduto di poche ore il discorso che il Presidente Roosevelt doveva tenere in occasione della chiusura dell'anno accademico all'Università di Virginia in Charlottesville. Nelle poche ore che sono corse fra i due avvenimenti, Roosevelt ha dovuto modificare il discorso da lui preparato. Ma, all'atto di pronunciarlo, la delusione per il crollo delle sue speranze di mediazione nel conflitto europeo, la sensazione del tragico destino degli Imperi francese ed inglese, la sua astiosa antipatia per la Germania nazista e per l'Italia fascista, hanno dettato a Roosevelt la frase ingiusta ed offensiva per l'Italia della «pugnalata nella schiena» con la quale evidentemente, dimenticando la sua veste di Capo responsabile di un grande Paese, egli ha voluto vendicarsi per 11 crollo delle sue speranze e dei suoi personali interessi.

Sono trascorse tre settimane dell'incontrollato scoppio dell'astio presidenziale, la potenza francese è stata infranta, l'Inghilterra è impegnata in una lotta per l'esistenza, ma la voce di Roosevelt non si è fatta più sentire.

Quando, secondo gli ordini di V. E. ho comunicato al Segretario di Stato Cordell Hull la dichiarazione di guerra dell'Italia alla Francia e all'Inghilterra egli si è limitato a dirmi: «È una tragedia umana».

Mentre al drammatico corso degli eventi il fanatismo di Roosevelt reagiva con l'insulto, il Segvetario di Stato accusava il colpo in forma più consona al suo temperamento e alla sua forma mentis politica.

Al silenzio del Presidente ha corrisposto la scomparsa dalla stampa delle minacce di intervento in guerra a fianco degli alleati, delle tesi della fatalità dell'ingvesso degli Stati Uniti nella guerra, e di ogni pubblicità alle richieste di invio, o alla notizia di spedizione, di materiale bellico a quello che è oggi l'alleato superstite.

L'agitazione e la frenesia per l'aiuto agli Alleati si è mutata in gran parte in un vastissimo movimento per la difesa del Paese, che gid si prende in considerazione una presupposta vittoria dell'Asse.

Sono in atto così i progetti ·che dovranno fare della marina da guerra degli Stati Uni:ti la flotta più potente del mondo e tale da opporsi vittoriosamènte ad una coalizione avversaria, e della aviazione militare la più colossale squadra aerea, .basata su una enorme produzione quotidiana.

Ma il progetto che più chiaramente indica la previsione di un ·esito della guerra catastrofica per gli interessi americani, è il progetto di cartello economico panamericano (mio telegramma n. 374 del 17 giugno u. s.) (l) che si spera divenire l'arma adatta per contrObattere e far venire a patti la temuta riorganizzazione «totalitaria» dell'economia dell'intero continente europeo.

Ma anche a questo programma, le cui possibilità di realizzazione troveranno un primo vaglio nella conferenza che si terrà all'Avana nel corrente mese, non sembra arridano grandi probabilità di successo, poichè già si levano voci discordi negli stessi ambienti di Wall Street ed è da prevedere che altre se ne leveranno dai rappresentanti delle economie dell'America Latina.

Mentre l'orizzonte del versante atlentico carico di cupe nuvo·le è pieno dì minacce per l'avvenire del Paese, altri preoccupanti problemi si delineano, come conseguenza della guerra, nel settore del Pacifico.

Già da qualche tempo infatti, per l'aggravarsi della situazione degli Alleati in Europa, si erano levate alcune voci (mio telegramma n. ·337 del 9 giugno u. s.) (l) a segnalare l'opportunità che al lungo periodo di contrasti fra gli Stati Uniti ed il Giappone, acuitisi con la penetrazione giapponese in Cina, fosse posto termine mediante un vasto accordo che permettesse al Paese di dedicarsi ai più vitali problemi creati dagli eventi europei.

Da tale appello, che riecheggiava evidentemente opinioni espresse negli ambienti responsabili, non era certo estranea la considerazione che il Giappone non sarebbe stato contrario a Hquidare una situazione pesante a causa di tre anni di guerra in Cina dove si riteneva andassero a diluirsi le risorse dell'Impero. E certo entrava nel conto la cognizione che, nonostante tutte le prese di posizione e le nette dichiarazionni del Governo, qualora il Giappone avesse fatto un colpo di mano sugli incustoditi possedimenti dell'Olanda invasa, ben scarsa ed efficace avrebbe potuto essere all'atto pratico, la reazione delle forze armate americane.

Le manifestazioni degli Stati Uniti in queste ultime settimane nei riguardi della questione del Pacifico sono forse ·la più evidente ed eloquente dimostrazione delle incertezze ·e preoccupazioni del Governo di fronte alla attuale confusione internazionale.

Mentre infatti è stato sempre considerato un postulato della politica americana che quello del Pacifico costituisca H problema più importante per l'avvenire del Paese, si assiste oggi al fenomeno che qualcuno già parli (anche se non siano ancora che parole) di « liquidare » la vertenza col Giappone per « salvarsi » da un peri'colo atlantico che si prevede possa essere più grave di quello che è sempre apparso un predominio giapponese neH'Asia orientale.

Un segno di tali timori ed incertezze lo si sta avendo in questi giorni, in cui spostamenti misteriosi del grosso della flotta americana sono segnalati con

caratteri di emergenza che ricordano i recenti va e vieni delle squadre britanniche fra i due settori dell'Atlantico e del Mediterraneo. Se, nelle voci e nelle interpretazioni discordanti, non appare ancora chiaramente quale sia la presa di posizi:one del Governo, il fatto stesso che le discussioni aperte al riguardo prospettino conclusioni contrastanti nel dare il sopravvento alla minaccia atlantica e alla minaccia del Pacifico, sta ad indicare che il disorientamento sussiste e che non si vede per ora quale sia il pericolo che più minacci gli interessi del Paese.

In tale oscura atmosfera, si sta per iniziare la campagna per le elezioni presidenziali che rappresentano questa volta qualche cosa di più che l'alternarsi al Governo dei due partiti storicL

Dopo la designazione del candidato repubblicano uscita dalla Convenzione di Filadelfia (mio telegramma n. 425) (l) nella persona di Wendell Willkie, la cui nomina ha stupito per la unanimità del suffragio lo stesso partito repubblicano, sembra probabile che la scelta del partito democratico si fermi sulla persona del Presidente, giacchè nessuna altra personalità avrebbe tanta forza da opporsi all'ondata popolare che ha portato alla nomina del candidato repubblicano.

Se, agli effetti della politica interna, la eventuale sconfitta del partito democratico e la fine della Presidenza di Roosevelt apporterebbe delle vaste conseguenze, con la presumibile .fine di una gran parte della gigantesca armatura del « New Deal », nei rispetti della politica estera la vittoria del Partito Repubblicano non rappresenterebbe un fondamentale mutamento di indirizzo nei riguardi dei problemi europei. Pur riconoscendo infatti che una delle caratteristiche della politica rooseveltiana è il non disinteressarsi degli avvenimenti europei e il prendere attiva parte nel loro sviluppo in funzione di una attiva collaborazione con le democrazie plutocratiche, non può d'altra parte disconoscersi che la guerra europea ha posto dei problemi per l'America che non possono essere affrontati, da parte di un eventuale Presidente repubblicano, .con mezzi o idee fondamentalmente diversi.

Resta bensì la sostanziale differenza fra l'atteggiamento personale di Roosevelt, non alieno dalla estrema ipotesi dell'intervento armato in Europa, e il programma recentemente formulato a Filadelfia dal Partito repubblicano di pieno aiuto alle democrazie, ma senza che ciò importi lo scendere in campo a loro fianco.

Ma se si tiene presente che un intervento armato degli Stati Uniti in guerra non è ora materialmente possibile e che una rapida risoluzione della guerra lo renderebbe imposstbile nell'avvenire, e che d'altra parte il programma elettorale repubbUcano, per quanto espressione delle tendenze fondamental·i del Partito, ha in sè tanta elasticità da adattarsi ai più impreveduti avvenimenti, si deve riconoscere che la distanza che oggi separa, alla v·igilia della campagna elettorale, Willkie da Roosevelt non può essere valutata in modo esatto, e sopratutto, definitivo.

In ogni caso, peraltro, la scomparsa di Roosevelt dal timone dello Stato, significherebbe il venir meno di una forza fondamentalmente avversa ai regimi totalitari, che recenti colpi alle ambizioni personali dell'uomo hanno tinto di odio settario.

(l) Non pubblicato.

(l) Non pubblicato.

(l) Non pubblicato.

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L'AMBASCIATORE A WHI<NGTON, COLONNA, AiL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 5830/1092. Washington, 30 giugno 1940 (pe1·. giorno 29 luglio).

Telegrammi di questa R. Ambasciata n. 417, 425, 431, 433 del 26, 28 e 29 corrente (1).

Il 24 corrente si è riunita a Filadelfia la c Convenzione » del par,tito Repubblicano per designare il proprio candidato alle lezioni presidenziali del prossimo novembre.

L'atmosfera era quella consueta di queste caratteristiche assemblee quadriennali dei due partiti storici come delle mille e una « convenzioni » che caratterizzano la vita associativa !nordamericana. Una atmosfera cioè fra la fiera e il circo a cui non mancavano neppure gli elefanti simbolici del vecchio partito conservatore degli Stati Uniti.

Ma tale gioconda atmosfera, è stato ironicamente osservato, era turbata dalla invisbile presenza di due ospiti non invitati: queHa di Roosevelt e di Hitler che sarebbero riusciti, al dire degli osservatori, a paralizzare, sia in politica interna che in poliUca estera, ogni chiara ed inequivocabile enunciazione programmatica constringendo la Convenzione repubblicana ad adottare una c: piattaforma » elettorale quanto mai vaga ed elastica (telespresso di questa R. Ambasciata n. 5831/1093 in data odierna) (2).

La stampa e i portavoce interventisti hanno fatto del tutto per indurre i delegati repubblicaoni riuniti a Filadelfia a desistere da una formale e totale condanna della politica estera rooseveltiana invocando un maggiore senso di responsabilità e di ,coesione nazionale e giungendo ad affermare che Hitler stava aspettando prima di iniz,iare il più violento bombardamento dell'Inghilterra la ..... chiusura della « Convenzione » da cui attendeva l'enunciazione di una politica isolazionista. Roosevelt non ha invece atteso la chiusura della Convenzione di Filadelfia per gettare le sue bombe nella specie dell'assunz,ione nel suo Gabinetto di due interventisti repubblicani, Frank Knox e Henry Stimson, rispettivamente al dicastero della Guerra e della Marina. (Telegramma di questa

R. Ambasciata n. 391 del 20 corrente) (3). Tale c defezione :. doveva nella speranza del suo ideatore gettare la confusione nelle file repubblicane e trattenerle da dichiarazioni troppo isolazioniste e al tempo stesso conferire al Governo al potere un certo qual carattere di ,governo di coalizione per rinsaldarne la posizione di fronte al paese.

Ma, dopo un momento di smarrimento, la Convenzione repubblicana ha fatto buon viso a cattivo giuoco e si è dichiarata lusingata che il partito democratico avesse dovuto ricorrere a due repubblicani per mettere un poco d'ordine nei due dicasteri della difesa, pur giudicando che Knox e Stimson non potessero essere considerati più appartenenti al Partito.

In de,fìnitiva, la mossa del Pres~dente Roosevelt ha irrigidito i delegat:. isolazionisti nei confronti dei delegati interventisti e se i primi non sono riusciti a far identificare il partito repubblicano con il «partito deHa pace » per 'Contrapporlo al partito democratico «partito dell'intervento e della guerra», come auspicava l'isolazionista Hamilton Fish, sono però r·iusciti a forzare l'adozione di una formula che, per quanto prudentemente elastiJca, per non essere superata dai possibili avvenimenti prima delle elezioni di novembre, condannava esplicitamente la guerra. Ma che la formulazione raggiunta nonostante le espressioni di simpatia per la causa alleata sia chiaramente neutralista basterebbero a provarlo le critiche con cui è stata accolta dalla stampa e dagli esponenti delle correnti interventiste.

In politica interna il partito repubblicano non poteva non riaffermare la propria opposizione a Roosevelt per quanto con le remare imposte dalla popolarità che le riforme sociali del New Deal hanno indubbiamente nelle masse.

È stata perciò presa di mira non tanto la politica sociale, quanto la politica economica del governo democratico e l'attacco è cominciato con la riabHitazione di Hoover come del Presidente che aveva « quasi » super.ato la crisi prima che venisse Roosevelt a guastare le uova nel paniere.

Tale riabilitazione è stata patrocinata nientemeno che dal Capo del C.I.O., John Lewis, che è stato ospite della Convenzione il 19 corrente. Strano connubio invero quello del Capo dell'organizzazione sindacale estremista e dei delegati di un partito che conta nelle proprie file i più grandi industriali nordamericani, ma sintomatico del nuovo atteggiamento che il partito repubblicano sembra voler assumere nei confronti dei problemi del lavoro sulla falsariga deU'atteggiamento assunto sulla fine del secolo scorso dal partito conservatore inglese di cui sembra voler risuscitare la formula «liberai measures, conservatively administered ».

La riabilitazione di Hoover (che è in fondo la r·iabilitazione del sistema economico anteriore al New Deal) è stata coronata da un discorso dell'ex-Presidente la cui netta presa di posizione antirooseveltiana (telespresso di questa

R. Ambasciata n. 5·867/1110 odierno) (l) ha servito indubbiamente a rianimare la .combattività dei delegati repubblicani e ad orientare la «Convenzione» in senso nettamente ostile al governo democratico, respingendo ogni allettamento collaborazionista in nome della tradizione politica nord-americana della coesistenza distinta dei due partiti storici.

Alla riabilitazione repubblicana del sistema economico anteriore al New Deal ha fatto seguito la riabilitazione anche dell'oeroe di tale sistema: l'uomo di affa·ri nordamericano, il cui prestigio sembrava irrimediabi1mente compromesso dopo la Grande Crisi del 1929. Tale riabilitazione si è avuta con la nomina a

candidato repubblicano alla Presidenza, contro ogni previsione e ogni precedente, di Wendell Willkie.

La candidatura Willkie era sata lanciata al difuori dei quadri dirigenti del partito, da un gruppo di giovani ammiratori del quarantottenne presidente del Concorzio idroelettrico Commonwealth and Southern Corporation durante il mese di maggio e aveva incontrato l'adesione di Wall Street e di due catene giornalistiche: il gruppo Time-Life-Fortune e la catena Scripps Howard. Tale ~candidatura era stata peraltro lanciata fra la g·enerale incredulità, senza alcun finanziamento (che di solito si aggira attorno ad un milione di dollari) senza l'opera di un «manager», ·con un modesto «quartiere generale» ed era stata preceduta da un breve giro ·elettorale nel quale Willkie si è spinto solo a poche centinaia di miglia da New York per fare quattro o cinque apparizioni nel « New England » e nel « Middle West».

Ma quando a Filadelfia, con l'eliminazione di Vandenberg e degli altri minori candidati, la contesa si è trasformata in una ,gara fra Taft e Dewey ed entrambi si sono dimostrati incapaci di raggiungere i 501 voti necessari per la designazione a candidato ufficiale del partito, le Delegazioni dei vari Stati hanno sconvolto la tradizionale alchimia ,elettorale facendo convergere i propri voti sull'« outsider » Willkie. La pr.ima Delegazione ad avallare in blocco la candidatura Willkie è stata quella del Connecticut e l'esempio è stato contagioso sulle altre Delegazioni che venivano dopo in ordine alfabetico. Si è iniziata cosi la valanga dei voti per Willkie fra le grida esultanti del pubblico delle gallerie che avrebbero contribuito non poco, almeno secondo gli osservatori, a suggestionare i votanti.

È indubbio che i quadri ufficiali del partHo siano rimasti delusi nel vedere designato un uomo che non solo non appartiene alla vecchia guardia repubblicana ma proviene dalle file democratiche ed è iscritto al partito da solo due anni. Ma oggi sembrano conv·inti che tali « qualità negative » per la designazione da parte della « Convenzione » repubblicana di Willkie costituiscano altrettante « qualità positive » per la sua elezione a Presidente da parte di un paese che, deluso dal tradizionale tipo di politicante nordamericano impersonato da Roosevelt e dalla burocrazia creata dal New Deal, sembra disposto a dare il proprio suffragio ad un « uomo nuovo » il cui successo nella vita, il cui sorridente ottimismo, la cui intelligenza e capacità organizzativa è simbolo di un'America alla quale, se non le masse, certo la bor.ghesia e le classi abbienti guardano con indubbia nostalgia.

Il fatto di non appartenere alla vecchia guardia repubblicana, irrigidita

nella sterile difesa di vecchie formule conservatrici, può conciliare a Willkie

non solo le simpatie di quanti, repubblicani e democratici, credono che per

restaurare la prosperità non sia economicamente necessario o politicamente

opportuno distruggere H New Deal, ma che basti solo !imitarne la portata e

sopratutto può conciliargli le simpatie degli elettori indipendenti che tanta parte

hanno nel periodico alternarsi dei due partiti storici al potere.

D'altronde, nonostante la sua innegabile identificazione con gli inte

ressi di· Wali Street, la sua origine razziale, la sua modesta estrazione

rurale e provinciale, ·la sua semplicità di vita e il suo accento tipicamente del

« Medio Ovest » sono tali da accattivargli le simpatie di quella vasta Valle del Mississippi che si stende fra gli Allegani e le Montagne Rocciose e che è solita guardare con uguale diffidenza all'Europa e ai centri metropolitani dell'Est degli Stati Uniti.

Quasi ad integrare la personalità del candidato alla Presidenza il Partito Repubblicano ha des~gnato quale candidato alla Vice~Presidenza un uomo che sembra l'opposto di Willkie; il sessantaseenne senatore dello Stato dell'Oregon McNary, capo della minoranza repubblicana alla Camera Alta ed esponente da molti anni al Senato degl,i interessi agricoli dell'Ovest. Freddo e taciturno, come Willkie è esuberante e loquace; serio e compassato, come WiHkie è sorridente e disinvolto; conservatore e tradizionalista, come Willkie è innovatore e nonconformista.

I due formano indubbiamente dal punto di vista elettorale una combinazione eccellente e su di essa il Partito Repubblicano sembra aver posto le più rosee speranze per ritornare al potere.

(l) -Non pubblicati. (2) -Vedi D. 148. (3) -Non pubblicato.

(l) Non pubblicato.

148

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, A·L MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 5831/1093 Washingt<m, 30 giugno 1940 (per. giorno 29 luglio).

Si trasmette qui unito (l) il testo del programma elettorale con il quale il Partito Repubblicano si presenterà ai suffragi nelle elezioni presidenziali del prossimo novembre, adottato il 26 corrente dalla Convenzione Repubblicana di Filadelfia, dopo nove giorni di dibattito in seno all'apposito Comitato incaricato della redazione.

Particolarmente vivace sarebbe stato il contrasto fra le due tendenze isolazionista ed interventista nella redazione del passaggio che si riferisce alla politica estera. Ma se la formula raggiunta rappresenta una formula di compromesso fra le due opposte tendenze, essa è peraltro chiaramente anti-interventista anche se non contrappone nettamente, innanzi al Paese, un Partito Repubblicano « partito della pace :. ad un Partito Democratico « partito dell'intervento e della guerra >, come era stato auspicato dal gruppo isolazionista capeggiato dal membro della Camera dei Rappresentanti Hamilton Fish.

Degna di rilievo è peraltro l'esplicita condanna delle «dichiarazioni esplosive :. del Presidente Roosevelt con la quale .n Partito Repubblicano ha fatto propria la deplorazione di Herbert Hoover delle parole offensive pronunciate dal Presidente il 10 giugno (telespresso di questa R. Ambasciata N. 5867/1110 del 30 giugno) (l) all'Università di Virginia in occasione dell'ingresso dell'Italia in guerra.

La «piattaforma» repubblicana, nella sua latitudine, rimane tuttavia alquanto elastica e tale quindi da essere sostanzialmente modificata dall'atteg ·

\1) Non pubblicato.

giamento che nella ·Campagna elettorale assumerà il candidato ufficiale del Partito alla Presidenza Wendell Willkie.

Ma anche le stesse dichiarazioni in sede di campagna elettorale di un candidato alla Presidenza sono in America tutt'altro che impegnative come insegna l'esperienza della campagna elettorale condotta da Wilson nel 1916 su quella che fu definita, sei mesi prima dell'ingresso degli Stati Uniti in guerra, una « keep-out-of-war platform ».

149

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A TOKIO, CORTESE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 406. Tokio, 1° Luglio 1940, ore 7,27 (per. ore 16,20).

Secondo quanto mi si riferisce, Wang Ching-wei, avrebbe inviato in questi ultimi giorni degli emissari a Chung-King per indurre Chiang Kai-shek a prendere in esame possibilità di concludere pace. Informator·i spiegano che tentativo viene fatto d'accordo con Giappone. Aggiungo da parte mia di ritenere probabile che iniziativa sia addirittura partita da questi.

Notizia è stata confermata al nostro Addetto Militare dal suo collega russo. Comunicato Roma e Shanghai.

150

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 136 Teheran, 1° Luglio 1940, ore 14,46 (per. ore 24).

Trascrivo il seguente telegramma del R. Ministro a Baghdad: « n. 46. Mio telegramma n. 44 (1). Da fonte bene informata ho appresso che Turchia in seguito capitolazione della Francia temeva che l'Italia sbarcasse sue truppe in Siria per avanzare verso Nord e tagliarla cosi dalla regione Aleppo. Allo scopo di prevenire tale nostra azione Turchia avrebbe deciso occupare Siria. Fu allora che il Governo Iraq preoccupato di questa eventuale azione della Turchia mandò sua delegazione ad Ankara.

Sopravvenuta la dichiarazione Comando Forze Armate francesi in Siria di resistere agli ordini del Governo di Bordeaux con l'appoggio dell'Inghilterra sembra che Turchia abbia desistito dalla sua decisione e che in tal senso abbia dato assicurazioni a Nuri Said il cui ritorno a Baghdad è da prevedersi per oggi o domani».

(l) Vedi D. 92.

151

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 276. Sofia, 1° luglio 1940, ore 20,30 (pe1·. giorno 2, ore 1,30)

Si conferma come calma sia qui interamente subentrata al nervosismo degli scorsi giorni e come consigli di· moderazione di Berlino e Roma abbiano pienamente ottenuto loro effetto.

Bulgaria ha rinviato ad altra epoca realizzazione sue aspirazioni su Dobrugia. Ciò che non toglie però che in questa opinione pubblica e anche nel Governo si sia creato un ,certo c: credito :. nei riguardi di Roma e di Berlino. A:ggiungo in proposito ,come specialmente verso Germania si sollevino più

o meno velatamente dubbi che essa finisca per considerare il petrolio ed H grano romeno alla stessa stregua di antiche amicizie quali quelle dell'Ungheria e della Bulgaria.

Su questa situazione psicologica della quale occorre tener conto invio per corriere rapporto (1).

Quanto all'azione deHa Russia che appare aver concentrato per occupazione Bessarabia imponente massa di oltre 30 divisioni si comincia a notare qui qualche larvato timore. Specialmente ambienti militari si domandano se e fino a quando Mosca vorrà rimanere alla frontiera del Pruth.

Inglesi frattanto intensificano propaganda per dimostrare a Bulgaria di essere stata abbandonata da amici al momento buono. Essa non appare però sortire alcun pratico effetto perchè si è qui diffusa opinione che sforzi concentrati italo-tedeschi finiranno per avere ragione di Londra.

152

IL MINISTRO AD ATENE, E. GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 200. Atene, 1° luglio 1940, ore 21,30 (per. giorno 2, ore 2,20).

Mio telegramma n. 192 (2).

Questi ambienti sono ormai convinti che Bulgaria non ripeto non approfitterà occasione per risolvere immediatam«;!nte problema sue Tivendicazioni verso Romania. Inquietudine dei giorni scorsi appare pertanto dissipata. Mavroudis nel dirmi essere anche egli convinto che Bulgaria non si muoverà ha detto che anche questa volta sono Italia e Germania che hanno salvato Balcani da una catastrofe. È chiaro ormai a tutte le piccole potenze europee che l'Italia e Germania sono e rimarranno uniche arbitre in Europa. Mavroudis ha ag

giunto che egli rimane tuttora inquieto per il pericolo ulteriori sviluppi della politica imperialista e panslavista della Russia Sovietica la quale eome potrà riprendere a seguire le antiche direttrici di marcia degli Zars, potrebbe sentirsi spinta a riprendere anche loro secolari aspirazioni verso Dardanelli.

(l) -Non rintracciato. (2) -Vedi D. 127.
153

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, A1L MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 262. Bucarest, 1° luglio 1940, ore 23 (per. giorno 2, ore 7,30).

Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha pregato andare vederlo al Mi

nistero degli Affari Esteri, dove poco dopo ·giungeva anche Presidente del Con

siglio dei Ministri.

Argetoianu mi ha comunicato anzitutto copia rapporto pervenutogli dallo

Stato Maggiore circa scontri avvenuti frontiere bulgara e ungherese, che

trasmetto con telegrammi 259 e 260 (1).

A tale proposito Argetoianu mi ha detto che nel primo caso si trattava semplice incidente tra reparti confine e che era già intervenuta soddisfacente spiegazione tra lui e questo Ministro Bulgaria.

Nel secondo caso invece si trattava, secondo Ministro de,gli Affari Esteri, di «colpo montato» a·l quale avevano preso parte, a quanto finora risultava, non solo banda d'oltre frontiera ma anche soldati regolari.

Argetoianu ha aggiunto di avere chiesto spiegazioni Budapest e di aver anche conferito con questo Ministro d'Ungheria, il quale non solo ha dichiarato non essere al corrente, ma gli ha rimesso in risposta a quella romena, di cui al mio tel. n. 245 (2) una nota del seguente tenore:

« Governo ungherese constata con rincrescimento di non poter trovare soddisfacente la spiegazione fornita da Governo romeno riguardo mobilitazione generale.

Secondo informazioni arrivate, nove divisioni romene sono inviate Transilvania e si dirigono verso frontiera ungherese ».

Ministro degli Affar.i Esteri ha risposto a Bardossy che si riservava dare risposta tale Nota dopo aver conosciuto esito passo da lui fatto presso il Governo ungherese tramite Legazione di Romania Budapest.

Tanto Argetoianu quanto Tatarescu mi hanno chiesto infine pregare V. E. intervenire presso Governo ungherese; hanno dichiarato che mobilitazione romena è sopratutto misura di ordine interno per mantenere ordine attuali circostanze; hanno ammesso aver avviato truppe alla frontiera ungherese; ma solo dopo che Ungheria ha preso misure analoghe; hanno infine concluso dichiarando che Romania è disposta a trattare con Budapest ed è senz'altro decisa

a procedere, malgrado necessità interne, ad immediata smobilitazione ove Governo ungherese facx:ia lo stesso; ma che è altrettanto decisa a difendere con le armi ed a fare la ·guerra qualora, malgrado sua volontà, venga assalita dalle truppe ungheresi.

(l) -Non pubblicati. (2) -Vedi D. 143.
154

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO 265. Bucarest, 18 lugLio 1940, ore 23 (per. giorno 2, ore 14,45).

Ex Ministro Affari Esteri Gigurtu che è ritornato far parte del Governo quale Ministro di Stato, mi ha chiesto stamane colloquio e mi ha detto sostanzialmente che nell'attuale situazione non vi è per la Romania altra salvezza che protezione Potenze Asse, giungendo parlare di c protettorato :. e di c occupazione militare :..

Gigurtu ha a·ggiunto che era difficile al Re avanzare proposte del genere, nell'ignoranza dell'accoglienza che poteva esser loro riserbata, ma che se Sovrano avesse avuto certezza vederle accolte, si sarebbe certamente senz'altro avanzato su tale cammino.

155

IL MINISTRO A STOCCOLMA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ES.TERI, CIANO

T. 137-138. Stoccolma, 1° luglio 1940, ore 23,35 (per. giorno 2, ore 11,10).

13·7. -Riassumo i punti principali di una conversazione da me avuta oggi

con questo Ministro degli Affari Esteri Signor Gunther:

l) H trattato di commercio concluso testè fra la Russia e la Finlandia ha

valore scarsissimo, quasi del tutto insigni,ficante. Viceversa Helsinki è molto

preoccupata, mi ha detto apertamente il Ministro, per certe domande c di ca

rattere politico :. che in occasione della conclusione del Trattato di Commercio

sono state Tivolte da Mosca al Governo finlandese. Gunther ha subito aggiunto

di non poter precisare di più giac.chè si tratta di un Governo estero; ha escluso

però trattarsi di richieste territoriali. Ho allora portato •la conversazione sui

recenti fatti verifi:catisi nei Paesi Baltici, ed ho capito che la richiesta rivolta

ad Helsinki debba avere carattere di pressione speciali legami russo-finlandesi

relativamente agli ordinamenti ed alla direzione della politica interna della

Finlandia. Il Ministro ha ancora ripetuto che a Helsinki esiste oggi viva preoc

cupazione.

2) II Segretario Generale di questo Ministero degli Affari Esteri, come

ho già comunicato con Stefani Speciale, è partito ed è a Mosca. Gunther mi

ha dichiarato che l'invio di quell'alto funzionario si è reso necessario per le

continue difficoltà nelle trattative commerciali tra i due Governi. Mosca suole

parlare in materia esprimendosi sempre con c cifre astronomiche » ed avendo esigenze delle stesse proporzioni; ma quando si vuole stringere tenendo presenti le vere possibilità reali i termini cambiano oppure difficoltà necessariamente sorgono e si moltiplicano data la mentalità moscovita. Da parte mia non ritengo si possa escludere (visto quanto precede e quanto qui di seguito) che il viaggio del .sig. Boheman possa avere anche uno scopo di altra natura oltre a quello indicatomi dal Ministro.

3) Gunther mi ha detto poi che i Sovieti rimproverano alla Svezia di essere caduta sotto l'influenza di Berlino. Egli guarda a Mosca con diffidenza ed anche con preoccupazione. Riportandomi ad altre nostre conversazioni sull'argomento, gU ho domandato se ha motivo di temere qualche mossa russa nel Baltico contro interessi diretti o indiretti della Svezia. Comprendendo che alludevo principalmente alle Isole Aland, mi ha risposto che fino a questo momento nessuna rkhiesta russa è stata fatta per quelle Isole. La Svezia ne è molto interessata, ma -ha aggiunto Gunther -se qualche richiesta sovietica e nello stile sovietico .sarà avanzata, essa «disgraziatamente», ha sottolineato il Ministro, sarà rivolta ad Helsinki. E la Finlandia, ha aggiunto poi, dimostra oggi una certa stanchezza, quasi un'apatia che fa contrasto con lo spirito che la animò nello scorso inverno.

138. -4) Gunther mi ha riferito che la signora Kollontai, Ministro dell'U.R.S.S. in Svezia, gli ha detto giorni or sono ,che a Mosca, da dove è tornata da poco, si erano dichiarati nervosissimi a causa dei rapidi successi della Germania e dell'Italia.

5) Gunther mi ha dato impressione di credere, come molti qui ritengono, che Russia cerchi non solo di trarre il maggiore profitto possibile dalla situazione esistente, ma che volentieri, se avesse buona possibilità di riuscita, essa giuocherebbe la carta contro le Potenze dell'Asse, essendo molto preoccupata dell'avvenire dopo una completa vittoria italo-tedesca.

6) Gunther ritiene che l'Inghilterra abbia visto con piacere l'azione russa in Romania e che l'Inghilterra stessa cerchi di spingere Mosca ed incoraggiarla ad intorbidire le acque in quello od altro ,settore. A rLprova mi ha confidato, con un senso di irritazione, ma senza precisare, che ancora pochi giorni fa Londra ha fatto delle inammissibili proposte a questo Governo col chiaro proposito di trarre la Svezia dalla neutralità e propagare anche qui l'incendio della guerra.

Gunther si mostra convinto che, nella situazione quale oggi risulta, la vittoria dell'Asse .si deve considerare immancabile, e ritornando sulla condotta della Russia ha voluto aggiungere, ,con l'aria di non far una ipotesi del tutto inverosimile, che nel caso in ,cui la necessità se ne presentasse, probabilmente l'Asse potrebbe fronteggiare con successo l'Inghilterra e la Russia contemporaneamente.

7) Per ultimo Gunther accennò alle tendenze inglesi riguardo al proseguimento della guerra (mio telegramma 132) (1). Mi ha detto di ritenere che vi è in Inghilterra una forte corrente a favore delle trattative di pace, ma

14 -Documenti diptomatici -Serie IX -Vol. V.

che essa non aveva possibilità di prevalere fino a tanto .che il Governo sarà nelle mani di Churchill. Il discorso di ier.i di Chamberlain l'ha ancora più convinto dell'esistenza a Londra di una corrente pa'Cifista.

(l) Vedi D. 78.

156

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO AD ATENE, E. GRAZZI

T. 18578/151 P. R. Roma 1° luglio 1940, ore 24.

Vostri telegrammi n. 177 (l) e 195 (2).

Governo Isole Italiane Egeo telegrafa in data 30 giugno quanto segue:

«Inglesi continuano servirsi di tutte le isole greche ·come di cosa loro. Da due giorni isole greche Nord Creta ospitano più del solito navi da guerra inglesi. Nella baia isola di Milos ieri in varie ore ne sono state vedute fino otto. Già questa mattina ore 6 ne abbiamo vedute tre. Non presto fede alle negazioni abituali menzogne come sono in grado documentare).

Telegrafate (3).

157

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AJL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO 15•9. Budapest, 1° luglio 1940 (4).

Miei telegrammi n. 15,6 (5) e n. 157 (6).

Ministro di Germania mi dice aver ricevuto istruzioni da Berlino (7) nel senso che consiglio di mantenere atteggiamento di calma era stato ivi dato a quel Mi:nistro Ungheria, al quale era stato soggiunto che questioni interessanti Ungheria avrebbero potuto essere esaminate occasione visita colà Conte Teleki e Csaky da tempo, come segnalato, prevista. Visita carattere politico, come dettomi da questo Ministro di Germania, potrebbe aver luogo, forse, alla fine della settimana.

Ministro germanico mi ha riferito altresi essersi espresso in conformità col Conte Csaky, che però mostravasi sempre preoccupato per persistente situazione interna romena, peggiorata da afflusso rifugiati Bessarabia, che, secondo Ministro Affari Esteri, verrebbero inoltrati in Transilvania in gran numero, ove preoccupanti conseguenze avrebbero potuto prodursi nei riflessi quelle popo

!azioni ungheresi. Inoltre Argetoianu in termini dilatori ed evasivi avrebbe riscontrato che qui non avevano soddisfatto già segnalata richiesta ungherese chiarimenti mobilitazione generale .romena.

Nondimeno Conte Csaky aveva chiesto anche a mio ·collega germanico stessi passi presso Governo romeno come quelli cui opportunità aveva prospettato all'E. V. ai sensi mio telegramma n. 1'56.

Ministro tedesco soggiungeva infine che taluni atteggiamenti personali questo Ministro sovietico potevano far credere Mosca non ostile eventuale azione ungherese in Transilvania, e che anche Csaky avevagli riferito che direttore Affari Politici Commissariato del Popolo agli Affari Esteri sovietico erasi espresso testè con quel Ministro d'Ungheria nel senso che i Sovieti si disinteresserebbero della Transilvania, come dei territori sub-Carpatici ungheresi.

Erdmannsdorff ritiene probabile qui nuove misure militari precauzionali, ma confida come penso anche io che situazione di attesa sia mantenuta (1).

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 136. (3) -Vedi D. 175. (4) -Manca l'indicazione dell'ora di partenza e di arrivo. (5) -Vedi D. 137. (6) -Non pubblicato: riferiva la cattiva impressione suscitata a Budapest dalla mobilitazione romena di cui non si scorgeva una spiegazione sufficiente dopo l'intervenuto accordo con i sovietici. (7) -Vedi Documents on German Foreign Po!icy 1918-1945, Series D, vol. X, D. 63.
158

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 138. Budapest, 1° luglio 1940 (per. giorno 2).

Mio telegramma n. 1·55 (2).

In questi ambienti militari l'eccitamento e il nervosismo continua evidente, e si è fin parlato della possibilità di una presa di posizione dell'esercito a favore di una politica di azione che non facesse sfuggire l'occasione delle attuali congiunture per realizzare le aspirazioni del P'aese.

Come apprendo da buona fonte, pare che lo stesso Arciduca Alberto, abbia espressamente fatto presente a questo Governo analogo avviso.

Viceversa mi risulta che specie fra le masse agricole, nella imminenza dei raccolti, si diffonderebbe qualche malcontento per i numerosi crescenti richiami che tolgono braccia alle campagne e per le rilevanti requisizioni di quadrupedi.

A parte le notizLe militari riferite con mio telegramma odierno n. 170 (3·) altre ve ne sono che .contribuiscono a diffondere un certo allarme nel pubblico.

• Nel parlarmi della situazione generale in sudoriente, questo Ministro di Germania mi ha confermato non importanti sconfinamenti sovietici fra Sereth e Pruth, oltre la linea di demarcazione stipulata con la Romania, di cui era corsa qui ieri voce che aveva destato qualche allarme.

Ho già segnalato a V. E. il credito• che han trovato in Ungheria taluni accenni all'eventualità che accordi intervenuti o da intervenire fra Sovieti e Bulgaria potessero mirare, mediante un'occupazione bulgara di tutta o parte della Dobrugia, a costituire lungo il Mar Nero un corridoio slavo.

Nel riferirsi a ciò lo stesso Ministro di Germania mi ha detto, stamane che invece, secondo informazioni in suo possesso testè riconfermategli anche dal Conte Csaky, in Bulgaria si nutrirebbe qualche apprensione per la eventualità di una frontiera comune con i Sovieti, ma che nondimeno frattanto il Governo di Sofia avrebbe fatto passi presso quello di Ankara, che non li avrebbe ancora riscontrati per conoscerne l'atteggiamento in caso che da parte bulgara si dovesse agire in Dobrugia •.

Vari giornali pubblicano resoconti dei due incidenti di frontiera che sarebbero avvenuti durante la giornata di ieri al ·confine ungaro-romeno e precisamente alla stazione di Vist, ove sarebbero ,state scambiate delle fucilate fra pattuglie, e presso Fetegegermat. I giornali dichiarono che il Governo ungherese avrebbe protestato presso il Governo romeno per tali incidenti. D'altra parte parrebbe ·che la notizia degli incidenti surriferiti è stata data da questo Ministero degli Affari Esteri ad agenzie di stampa secondarie affinchè la trasmettessero ai giornali senza registrarne la provenienza ufficiale.

Pure nei giornaH di stasera viene pubblicato un comunicato delle Ferrovie ungheresi di Stato il quale avverte il pubblico che, per ostacoli di ordine tecnico imprevidibili, a partire da stanotte tutti i servizi per passeggeri saranno considerevolmente ridotti. Il pubblico è pregato di viaggiare solo in caso di assoluta necessità.

Per disposizioni emanate dalle Autorità di !Polizia è st·ata sospesa da oggi a mezzogiorno in tutti i locali la vendita di bevande alcoliche e fermentate. II Borgomastro di Budapest ha sospeso tutte le licenze ai funzionari dipendenti dalle Aziende del Comune ed ha fatto richiamare telegraficamente quelli che si trovano attualmente in congedo. Risulterebbe anche che questo Ministero degli Affari Esteri richiamerebbe in Patria operai ungheresi che si trovano presso Ferriere Italiane.

(l) Con telegramma per corriere 137, Talamo riferiva ancora della sua conversazione con Erdmannsdorff quanto segue:

(2) -Non pubblicato: vedi D. 137, nota 5. (3) -Non pubblicato.
159

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 139. Budapest, lo luglio 1940 (per. giorn.o 2).

Miei telegrammi n. 156 e 159 (1).

Le comunicazioni che in base al telegramma di V. E. n. 184 del 28 ultimo ebbi a fare, come riferito (2), al Conte Csaky, e particolarmente l'accenno al proposito del R. Governo di dare, quando le circostanze lo consentano, (3) hanno contribuito nella notte dal venerdì al sabato e nella SIUccessiva giornata del 29 ultimo, a schiarire l'atmosfera.

Di tali comunicazioni H Conte Csaky mi si è mostrato molto grato, mentre dagli ambienti governativi a quelli politici si è andata rapidamente diffondendo la voce, rinsaldata poi dalla corrispondenza telegrafica del redattore diplomatico della Stefani in data 1° corrente, che l'Italia pur consigliando un atteggiamento di ca·lma e di moderazione, prendeva in massima considerazione le aspirazioni ungheresi.

Per contro le comunicazioni germaniche sullo stesso argomento, di cui al telegramma n. 159, in riferimento, sono parse in confronto più riservate, e nel comuni.cato D.D.P.K. 2•9 ultimo sulla situazione del Sud Oriente europeo

è stato notato il silenzio sulle rivendicazioni degli Stati revisionisti, che accompagna consiglio as~usione dei medesimi da conflitti.

Nondimeno l'invito riferitomi da questo Ministro di Germania, come da mio telegramma odierno n. 159, fatto al Conte Teleki e al Conte Csaky di recarsi a conferire in Germania, è interpretato qui come intendimento di esaminare in concreto le rivendicazioni ungheresi alla luce della situazione, e dà adito a nuove speranze che si riv·o1gono verso Berlino. Nè è forse privo di interesse rilevare che due odierne corrispondenze da Bucarest della tedesca

I.N.B. riportano notizie di manifestazioni comuniste in Romania e di afflusso di rifugiati della Bessarabia in Transilvania, che rifletterebbero precisamente i pericoli rappresentati dalla già riferita tesi ungherese.

Occorre peraltro rilevare che, come sono andato segnalando, dal pomeriggio di ieri la situazione non sembra aver avuto un miglioramento, anzi sia per le notizie qui diffuse sulla situazione romena, sia per i provvedimenti militari ed altri presi da questo Governo, essa pare comportare qualche maggiore incognita. Nondimeno la situazione stessa appare sempre dominata.

(l) -Vedi DD. 137 e 157. (2) -Vedi D. 132. (3) -Sic: manca c ogni appoggio alle giuste rivendicazicni ungheresi •.
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IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 734/260. Hel.sinki, 1° luglio 1940 (per. giorno 13).

I segni di un sempre più marcato riavvicinamento politico verso la Germania, riavvic:inamento che era logico prevedere (come avevo fatto da tempo con i miei rapporti N. 449/151 e 490/172 rispettivamente del 23 e 29 aprile u.s.) (l) sono divenuti più evidenti in quest'ultimo periodo ed hanno recentemente culminato in due gesti di una certa importanza.

Il primo è il riconoscimento da parte del Governo finlandese della Slovacchia, che presuppone naturaJmente un prossimo scambio di rappresentanti diplomatici. Al gesto non si vuol dare qui rilievo maggiore di quel ehe effettivamente meriti, dato che esso proviene da una piccola nazione che aggiunge il suo nome a quello di altri Stati neutrali che hanno già riconosciuto il predetto paese; si sottolinea tuttavia nei commenti locali che la Slovacchia esiste effettivamente come entità indipendente e nazionalmente omogenea e che non rappresenta una spina nel corpo di nessuno, nemmeno in quello della scomparsa Cecoslovacchia, che aveva dovuto già riconoscere al nuovo Stato una indipendenza di principio.

L'altro gesto è la soppressione dell'incarico di rappresentante permanente della Finlandia presso la Società delle Nazioni, affidato finora al Ministro plenipotenziario di Finlandia a Berna, sig. Rudolf Holsti, ben noto per il suo gretto spirito ·societario, che costò alla Finlandia non poche amarezze. Si riconosce con tale soppressione l'inutilità di continuare da parte d'el Governo finlandese a dare una adesione di carattere permanente all'attività dell'Ente gine

vrino, il cui tramonto, divenuto da tempo inevitabile, appare ogni giorno più

nhl~~ •

Anche da parte tedesca non è mancato un piccolo gesto di significato spirituale non trascurabile, quello dell'invito da parte delle autorità militari tedesche a 10 invalidi di guerra finlandesi, che verranno accolti in Germania per essere curati gratuitamente. Essi saranno ospitati nell'ospedale dell'Università di Greifswa,ld, ivi affidati alle cure del podestà di quella città e di uno speciale comitato colà formatosi.

Ai predetti segni di riavvicinamento della Finlandia verso la Germania non sono evidentemente estranei nè gli echi delle vittorie tedesche in Francia, nè le speranze .che H giorno nel quale la potenza tedesca si fosse sbarazzata di ogni preoccupazione verso l'occidente essa tornerebbe fatalmente ad occuparsi del vicino Oriente, ridivenendo queLla muraglia verso l'espansione sovietica ad ovest, che essa è sempre stata in passato.

Anticipando tali possibilità, il capo del Movimento patriottico nazionalista noto sotto la sigla «I.K.L. » deputato Prof. Annala, col quale ho rapporti di una certa cordialità è ,venuto in questi giorni a vedermi e mi ha .chiesto, in forma del tutto riservata, se non potessi sollecitare il Governo fascista affinchè questo intervenisse presso H .governo tedesco, onde concertare un'azione diretta ad esprimere all'Unione Sovietica la preventiva disapprovazione delle Potenze dell'Asse verso ogni atto militare diretto contro la Finlandia.

Tale sondaggio, avvenuto pochi giorni fa è stato ·certamente in funzione del maggiore nervosismo .creatosi presso questa opinione pubblica in relazione alle recenti occupazioni sovietiche dei Paesi baltici. .Sembrando tuttavia oggi l'atmosfera un po' più chiara, dopo che il peso russo si è .spostato verso il settore balcanico, mi •sarà ancor più facile rispondere all'onorevole Annala, ove V. E. non vi veda inconveniente (l), quanto, in perfetto ·accordo con questo mio collega tedesco, io penso in argomento: esser cioè questa un'ora scarsamente adatta per passi diplomatici di tale portata presso la Russia, verso la quale sembra invece opportuno .che ogni ,finlandese adotti quella politica di estrema prudenza che l'attuale Governo ha con felice intuito fatta sua dalla pace in poi e che sembra l'unica rispondente alle esigenze del mom~to e destinata forse a dare buoni frutti. Essi sembrano già tangibili all'indomani della firma del trattato commerciale russo-finlandese e mentre l'attenzione sovietica sembra distrarsi da questo settore per realizzare le sue aspirazioni su ter.ritori da qui ben lontani.

Quasi a coronamento della soprasegnalata politica di riavvicinamento tedesco-finlandese, è da segnalare la firma avvenuta il 29 giugno u.s. a Berlino, dell'accordo commerciale tra i due paesi (2). Data l'importanza di tale avvenimento, specie nel campo commerciale, prevedendo il trattato uno scambio di prodotti che rappresenterebbe per la Finlandia l'assorbimento da parte tedesca di circa il 50% della sua esportazione totale (invece del 20% circa che era la cifra degli scambi norma.U tra i due paesi), riferisco a parte più dettagliatamente.

Non può però sfuggire l'importanza di tale istrumento, la cui attuazione, se corrisponderà alle speranze, apporterà un largo sollievo all'economia di questo paese che si sentiva sempre più minacciato di soffocamento, avendo precluse quasi tutte le vie d'esportazione dei suoi prodotti base.

E non potrà /passaTe inosservato il fatto che tale sollievo provenga da parte di una grande P.otenza, che tanti legami ha avuto in passato con la Finlandia, e che non può in definitiva, secondo quanto qui si confida, rinunciare al suo ruolo di fattore essenziale nell'equilibrio del Baltico; anche se, in questi ultimi tempi, avvenimenti di eccezionale importanza in altri settori abbian potuto momentaneamente distrarla da tale suo .compito storico non secondario.

(l) Non pubblicati.

(l) -Non risulta che da Roma siano state inviate istruzioni in proposito. (2) -Vedi Documents on German Foreign Policy, 1918-1945, Series D. vol. X, D. 74.
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L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. SEGRETO 6341. BerLino, 1° lugLio 1940 (1).

Il QuaTtier Generale del Fiihrer, dopo successivi spostamenti, si trova ora in una zona della Foresta Ne))a, alla quale si accede dopo un'ora di automobile da Heutingen (circa 60 chi1ometri da Stoccarda). Costituito da un accampamento COJJli'pletamente sotterraneo, molto efficacemente mascherato senza che vi sia apparenza esteriore, la vita vi si svolge con il ri.tmo normale. L'unico elemento sopraelevato è •costituito da una piccola casa in legno, dove durante il giorno Fiihrer lavora con i suoi più diretti collaboratori.

All'ora fissata, Hitler, ac.compagnato dal Ministro Ribbentrop e dal Gen. Keitel, mi è venuto cortesemente incontro per un lungo tratto e mi ha invitato ad entrare nella saletta dove si è svolto il colloquio, al quale hanno presenziato, oltre che Keitel e Ribbentr.op, il Ministro Schmidt e il Consigliere dell'Ambasciata Zamboni.

Durante il colloquio, che è durato un'ora e ·cinque minuti, e di cui riferisco più avanti, il Fiihrer si è mostrato particolarmente amichevole e cordiale.

Dopo il colloquio sono stato invitato a colazione a Freudenstadt dai diretti collaboratori del Fiihrer.

Al momento in cui, dopo colazione, salivo in mac·china, un folto gvuppo di popolazione, uomini, donne e bambini, si è raccolto intorno all'automobile manifestando il proprio entusiasmo, che spesse volte è stato espresso col grido «Evviva i:l Duce!».

Dopo un cordiale scambio di felicitazioni per gli ultimi avvenimenti militari, il Fiihrer ha cominciato ad esporre le sue idee sulla situazione attuale:

« Si presentano ora davanti a noi un problema psicologico ed un problema militare. È stata sempre mia tattica di rigettare la responsabilità sugli altri. Il discorso da me pronunciato il 6 ottobre è servito molto all'esito vittorioso della guerra contro la Francia. La guerra aerea totale è molto sanguinosa e perciò

bisogna dare :l'impressione alla popolazione dvhle che si è fatto tutto per evi

tarla. Tale presentazione rinforza l'opinione pubblica del paese che a·gisce e

indebolisce quella del paese attaccato.

Dato che ci troviamo in un punto morto dell'azione militare, occorre impie

gare tale periodo per preparare un favorevole stato psicologico.

L·a guerra in Francia ha causato danni e logorio specialmente ai reparti motorizzati e all'aviazione. Non è possibile provvedere alle necessarie riparazioni in Francia; perciò occorre far rientrare tali reparti in Germania. Per quanto riguarda l'aviazione, essa si troverà fra dieci o quindici giorni nello stesso stato di potenza in cui si trovava il 10 maggio u.s.

Dal lato diplomatko sarà necessario chiarire a quali condizioni la Spagna è disposta a entrare nel conflitto. L'entrata della ~pagna in guerra servirebbe a permettere l'uso delle sue coste e faciliterebbe la presa di GibiJterra.

Occorre inoltre mettere in efficienza i porti francesi, che devono servire di base di attacco contro l'Inghilterra. A tale scopo è necessario trasportare in Francia una enorme quantità d:i armamenti, di munizioni e di altri materiali. Tutto questo immenso lavoro è stato cominciato, con la massima rapidità, subito dopo l'armistizio e durerà, come ho detto, dai dieci ai quindici giorni.

L'armistizio ·con la Francia ha cambiato molto la situazione strategica, in quanto esso ha segnato Ja separazione di quest'ultima dall'Inghilterra; anche l'Italia ne ha tratto grande vantaggio, soprattutto per la parte industriale del settentrione che non sarà .esposta agli attac·chi aerei. La fine delle ostilità in Francia permette inoltre all'Italia di concentrare tutte le sue forze contro l'Inghilterra ».

Dopo avermi confermato che queste sono le ragioni per le quali egli non ha ancora potuto rispondere in forma precisa alla lettera del Duce (1), il Fiihrer mi ha dichiarato che lo farà nel più breve tempo possibile e probabilmente entro una settimana, quando, cioè, avrà dinanzi a sè un quadro generale della situazione.

Il Fiihrer mi ha informato quindi che egli ed i suoi più diretti collaboratori stanno ora esaminando una mole di documenti della più grande importanza, trovati in Francia. Si tratta di tutti i processi verbali delle riunioni del Consiglio Supremo interalleato, di note diplomatiche destinate al più assoluto segreto, di appunti autografi del gen. Gamelin relativi alla preparazione della guerra e aUa sua condotta; documenti che sono stati trovati in casse giacenti in una piccola stazione presso Parigi, e che è stato semplicemente pazzesco di far cadere in mani tedesche (2).

Il Fiihrer, che fino a questo momento aveva parlato con pacata lentezza, si è improvvisamente ac.ceso e, levatosi in piedi ed avvicinatosi ad una grande tavola su cui era stesa una carta politica dell'EurO!Pa, ha indicato la Jugoslavia per attirare su di essa la mia attenzione, dichiarando che i documenti trovati dimostrano quanto sia stata equivoca ed ostile nei nostri confronti la politica

di quel paese, ·ragione per .cui al momento opportuno l'Italia dovrà regolare e chiarire nei suoi confronti molte •situazioni.

Anche la Romania è molto compromessa e il Ftihrer ha aggiunto che l'azione russa è stata una giusta punizione. La Grecia è pure compromessa, perchè risulta che aveva già dato agli alleati il permesso di sbarcare a Salonicco. Naturalmente adesso i predetti paesi cercano di presentarsi sotto tutt'altra veste agli occhi delle potenze dell'Asse.

Copia o fotografie dei documenti di cui sopra mi saranno fatti pervenire al più presto possibile. Da essi risulta inoltre che i franco-inglesi avevano già previsto due date, anteriori alla posa delle mine nelle acque territoriali norvegesi (8 aprile), per sbarcare in Norvegia; ma che non l'hanno fatto perchè la loro preparazione militare non era ancora a punto. La Germania, prima della posa delle mine, non sapeva nulla relativamente a tali due date.

Gli alleati ~evano anche previsto uno sbarco a Batum e a Bakù ed erano tanto avanzati in tale progetto che ne avevano messo al corr·ente alcuni membri del Governo tur.co per studiare la possibilità di impiegare le basi della Turchia.

Essendo volta la conversazione sull'eventuale occupazione del Marocco da parte di Franco, il Ftihrer ha detto che è stata una grande fortuna che ciò non sia avvenuto, perchè ciò avrebbe offerto la possibilità all'Inghilterra di fare sbarchi in tale ragione, ·cosa questa che avrebbe enormemente influito sulla resistenza di tutto il Nordafrica francese aH'accettazione dell'armistizio; così invece tale importante zona sfugge all'Inghilterra.

Il Ftihrer ha detto che sarebbe molto importante di interrompere le comunicazioni nel Canale di Suez. A tale riguardo si riserva di scrivere al Duce. Ha aggiunto che potrebbe mettere a nostra disposizione degli aeroplani da bombardamento a lunga distanza che dalla 'base di Rodi potrebbero effettuare tale interruzione.

Ho fatto cadere la conversazione sull'Ungheria e sulla Bulgaria, allo scopo di spiegare l'atteggiamento italiano, precisando e documentando che da parte nostra non è stata data a tali paesi nessuna assicurazione per una futura soddisfazione delle loro aspirazioni; ma che [ci] sono semplicemente state delle buone parole.

Il Ftihrer ha dichiarato che non è sicuro che le forze armate ungheresi riescano a vincere quelle romene. L'attacco, poi, contemporaneo con la Bulgaria, metterebbe in moto anche la Russia, la quale tenterebbe certamente di venire al Danubio; perciò l'Ungheria, se anche vincesse, si troverebbe di franto l'esercito

russo.

II Fiihr·er si è mostrato un pò irritato per •l'atteggiamento dell'Ungheria, che continua sempre ad attribuire alla Germania e all'Italia la causa della mancata realizzazione delle sue a·spirazioni: ragione per cui l'Ungheria potrebbe provvedere ai casi suoi senza peraltro nulla ri·chiedere nè aHa Germania nè

all'Italia. Ma il Ftihrer ritiene che in tale situaZ'ione nè l'Ungheria nè la Bulgaria si muoveranno. Secondo le istruzioni avute, ho accennato al passo fatto dal Vaticano (1),

passo della Santa Sede, vedi Documents on German Foreign Poticy 1918-1945, Series D, vol. X, n, 48.

allo scopo di rendermi conto delle reazioni tedesche. Il Fiihrer è stato molto riservato. Ed avendo io accennato anche, secondo autorizzazione avuta, alle due visite fattemi dall'Incaricato d'Affari d'America (1), non si è pronunciato, pur non .riuscendo a celare che la cosa gli aveva fatto una certa impressione, nel senso che ha C·reduto forse di poter ravvisare in ciò un elemento indicativo circa la dtsposizione dell'Inghilterra a ricercare una soluzione ed un accordo al di fuori delle armi.

Il Fiihrer ha riassunto il suo pensiero nei seguenti punti: l) non crede che in Inghilterra si possa seriamente pensare ad una possibiltà di vittoria m~litare; 2) la lotta 'contro l'Inghilterra sarà condotta su un largo spazio, e cioè da Narvik alle coste spagnole;

3) se gli inglesi credono effettivamente ancora nella vittoria, ciò dipende soltanto dalla speranza nell'aiuto americano e forse in ,quello russo. L'Inghilterra non ha ancora abbandonato l'idea di riuscire a far passare la Russia nel suo campo.

Il Fiihrer ha concluso che, qualsiasi cosa possa succedere, l'Italia e la Germania si avvicineranno sempre di più, ·cosa questa ·che egli ha previsto da vent'anni. In ogni caso l'Italia e la Germania usciranno da questa guerra con Jarghi benefici.

L'impressione complessiva del colloquio conferma quella che Voi, Signor Ministro, avete avuta in occasione dell'incontro di Monaco. Ho avuto la convinzione che il Fiihrer sta in questi giorni lentamente, e vorrei dire faticosamente, elaborando tutti ,gli elementi psicologici, diplomatici e tecnici, che Io devono portare alla maturazione della sua decisione.

Potrebbe darsi che, a decisione presa, ma prima di cominciare l'offensiva, egli pronunci un discorso col duplice scopo di fare una specie di ultimatum all'Inghilterra e di creare conseguentemente un determinato stato d'animo nell'opinione pubbUca tedesca e mondiale. Ma tutto ciò è ancora incerto, e mi riservo di dare notizie non appena mi sarà possibile.

Durante il colloquio non ho mancato di manifestare la convinzione assoluta che le forze della Germania e dell'Italia avranno rapidamente ragione dell'Inghilterra; ed ho anche messo in rilev.o come, seguendo la precisa direttiva del Duce contenuta nell'ultima frase dello squillante bollettino di guerra, l'opinione pubblica italiana sia ad un'altissima tensione ideale, tutta protesa nella lotta verso il comune nemico.

H Fiihrer mi è stato ad as•coltare con pacato compiacimento; ma non si è ravvivato alle mie paroie ed ho avuto anzi l'impressione che le mie affermazioni costituissero un .elemento del quale egli non vuol tenere conto in questo preciso momento in cui il suo spirito, evidentemente molto travagliato, sta definendo il quadro generale della situazione più dal punto di vista psicologico che da quello militare (2).

(l) Manca l'indicazione della data d'arrivo.

(l) -Vedi D. 109. (2) -Questi documenti furono pubblicati nel Libro bianco tedesco n. 6. Vedilo, nella traduzione italiana, in Relazioni Internazionali, 1940, fase. 29, pp. 1051-1101. fase. 30, pp. 1141-1165 e fase. 34, pp. 1288-1289.

(l) Nessun documento in proposito è stato rintracciato, oltre i DD. 25 e 188. Per il

(l) Vedi D. 142.

(2) Il verbale tedesco del collcquio in Documents on German Foreign PoUcy 1918-1945, Series D, vol. X, D. 73.

162

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. PERSONALE 6342. Berlino, 1° Zuglio 1940.

Ti confermo che la Tua visita è non solo gradita, ma è anche attesa.

Circa le date da proporTi, bisogna che Tu Ti renda conto che Ribbentrop non è riuscito ancora a sapere 1se il Fiihrer lascerà l'attua,le suo Quartter Generale per spostarsi altrove o se rientrerà a Berlino.

Ho cercato di far capire a Ribbentrop che questo non ha molta importanza ai fini della Tua venuta; ma qui sono metodici e programmatid oltre ogni dire e quindi le date che Ti saranno sottoposte dipendono sopratutto dai movimenti del Fiihrer.

Comunque, ~come ti ho telegrafato, la visita « con ogn'i probabilità -sono ~e parole di IR~bbentrop -dovrebbe effettuarsi in settimana», dato che io ho potuto assicurare che Tu sei sempre pronto a partire con il preavviso di un giorno.

163

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A TOKIO, CORTESE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 408-409. Tokio, 2 Zuglio 1940, ore 8,42 (per. ore 18,30).

408. -Mio telegramma n. 401 (1). Da Domei Stefani conoscete testo integrale dichiarazione politica estera questo Governo ed a·c,coglienza della stampa locale.

Per la stessa via avete anche appreso che mentre Ministro Esteri si proponeva pubblicare dichiarazione in forma comunicato all'ultimo momento ed in seguito a esitazioni ambienti militari decise invece farne oggetto di una conversazione del Sig. Arita alla radio.

Militari sono del par.ere non sia H momento per fare dichiarazioni astratte. Attuale situazione favorisce raggiungimento fini giapponesi.

Sarebbe ... (2) non cogliere occasione unica che oggi si pres·enta.

La Nazione attende fatti e non parole e le cri:tiche dei militari non sono

state attenuate da forma non ufficiale data a d~chiarazione nè dal fatto che questa non limita la libertà d'azione del Paese. Loro opposizione alla politica estera del Governo Yonai persiste quindi piena ed attiva.

Essi domandano che in vista sconfitta anglo-francese governo giapponese abbandoni finalmente la politica di non involgimento dichiarando ufficialmente solidarietà ~con l'Italia e Germania con le quali agisce conseguentemente in Asia Orientale e nella regione dei Mari del Sud.

Al militari non sfuggono successi diplomatici della politica estera del Signor Arita (vedi ultimamente Indocina e forse ottenere in cambio Birmania e Hong Kong) ma essi ne attribuiscono giustamente merito aH e vittorie dell'Asse e non sanno che farsene perchè non credono che concessioni ottenute possano influire efficacemente su soluzione incidente cinese.

Sfiduciati come sono in un'azione intensificata in Cina essi vanno alla ri<cerca di fatti militari ad Hankow e in altri luoghi con i quali soddisfare opinione pubblica e salvare proprio prestigio. Tali appaiono ai loro occhi occupazioni Indocina, Hong Kong e forse Indie Olandesi.

409 -Dello stato d'animo si è reso inte11prete presso Primo Ministro il Generale Ministro deUa Guerra in diversi colloqui avuti con lui nelle ultime 48 ore.

Non vi è dubbio che la dichiarazione Arita abbia danneggiato all'interno e che possa contribuire alia ·caduta del Governo auspicata da buona parte opinione pubblica.

Non migliore .sembra essere il suo effetto in quella parte dell'estero che qui più conta e cioè negli S. U. A.

Dalle notizie stampa che ne giungono, si apprende infatti che, malgrado prudenza usata da Ministro degli Affari Esteri nel redigere dichiarazione, questa ha avuto sfavorevole accoglienza presso ambienti politici governativi americani ravvivandosi così tensione fra i due Paesi.

Comunicato Roma e Shanghai.

(l) -Non pubblicato: informava delle prossime dichiarazioni del Governo nipponico. (2) -Nota dell'Ufficio Cifra: «Manca •·
164

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO

T. 178/192 R. Roma, 2 lugLio 1940, ore 13.

Per Ministro Talamo.

Recatevi immediatamente da Csaky e comunicategU, analogamente a quanto gU è stato anche fatto presente ieri sera da codesto Ministro di Germania (1), che è precipuo 'interesse del Governo fascista come di quello germanico che i Baleani non divengano teatro di guerra. È appunto ispirandosi a tale necessità che il Governo italiano ha aiutato in ogni modo la soluzione pacifica della vertenza romeno-sovieti-ca. L'Italia ha dimostrato in ogni tempo e con ogni mezzo di voler favorire le richieste revisioniste magiare, ma il Governo italiano non crede che questo sia il momento più propizio perchè le aspirazioni nazionali ungheresi vengano appoggiate colle armi.

Le notizie qrui giunte e confermate da Berlino indioano che il Governo magiaro non è soddisfatto della risposta del Governo romeno e che per conseguenza sarebbe stata disposta una larga mobilitazione di truppe ungheresi mentre gravi incidenti sono avvenuti alla frontiera ungaro-romena.

Pre.cisate al Conte Csaky che quanto sopra viene fatto presente, non perchè non .si credano giuste le rivendicazioni ungheresi, ma perchè tale gesto provocherebbe delle conseguenze imprevedibili e tali da compromettere irrimediabilmente l'equilibrio balcanico. La responsabi.'l.ità di un tale gesto verrebbe a ·cadere sul Governo di Budapest che ha tutto l'interesse di evitarlo. Fate presente inoltre a Csaky che noi conèHvidiamo in tale materia il punto di vista del Governo del Reich, cioè a dire, che [e due Potenze dell'Asse non potrebbero venke in aiuto dell'Ungheria se si dovesse determinare una situazione del genere. Evidentemente il Governo fascista conferma costi che -come ha sempre fatto -appoggerà le rivendicazti:oni ungheresi al momento propizio sicchè possa giungersi alla auspicata revisione senza ricorrere alla <forza e con 1la necessaria assisten:l'la dell'Italia e della Germania (1).

(l) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. X, D. 78.

165

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 932. Berlino, 2 luglio 1940, ore 13.

Telegramma di V. E. n. ·515·3 (2).

Notizie di cui al telegramma citato confermate da Wilhelmstrasse che anzi rifer1sce esserle pervenuti analoghi approcci anche per tramite Governo svedese, Governo svizzero e persino autorità di occupazione in Francia.

Questo Ministero Affari Esteri ha fatto rispondere non riconoscere alcun Governo troncando così definitivamente questione.

Wilhelmstrasse ha confermato con l'occasione che Governo ge.rmanico non intende ammettere in alcun modo ingerenze amministrazione Belgio spodestato Pierlot nè altri passati dirigenti quel Paese.

166

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 933. Berlino, 2 luglio 1940, ore 13,35.

Telegramma dl V. E. n. 567 (3). Notizia di ·cu:i al telegramma citato corrisponde a segnalazione pervenuta alla Wilhelmstrasse da Ministro di Germania a Budapest. Circa risposta data

da Governo jugoslavo al passo l"omeno, Ministro predetto ha inoltre riferito che, secondo suo informatore, da parte jugoslava sarebbe stata anche fatta una raccomandazione alla Romania di ricercare possibilità di una diretta intesa con il Governo ungherese. Wilhemstrasse ha fatto presente con l'occasione che questo Ministro d'Ungheria gli ha fatto una comunicazione di tono alquanto drammatico, affermando che concentramento truppe alla frontiera ·romena faceva ritenere che < poteva aver luogo » da quella parte un attacco contro l'Ungheria. Essendogli stato chiesto se questi erano i termini precis.i della comunicazione che eghl aveva avuto istruzione di fare, Ministro Ungheria dopo un momento di esitazione ha ammesso di aver forzato nella traduzione il senso delle parole, ed essere quindi più esatto dire che <un attacco avrebbe potuto aver luogo».

Anche .questo passo Ministro d'Ungheria è considerato alla Wilhelmstrasse come un aspetto della manovra generale di Budapest, di forzare in questo momento la mano di Roma e di Berhlno ai fini di una più immediata e concreta realizzazione del:le sue rivendicazioni contro la Romania.

(l) -Per la genesi di queste istruzioni di Ciano vedi ibid., nota 2. Una copia delle istruzioni in base alle quali il ministro di Germania a Budapest, von Erdmannsdorff, fece il passo suaccennato, fu trasmessa da von Mackensen a Ciano nel colloquio che l'ambasciatore tedesco a Roma ebbe con il ministro degli esteri italiano il 2 luglio, alle 8,30; non si è tuttavia pubblicata essendo inclusa ibid., D. 75. (2) -Non pubblicato: contiene la ritrasmissione a Berlino del T. 303 da Madrid, per il quale ved~ D. 112. (3) -Non pubblicato: contiene la ritrasmissione del T. 155 da Budapest, per il quale vedi D. 137, nota 5.
167

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 937. Berlino, 2 lugLio 1940, ore 14.

Ho chiesto all'Auswiirtiges Amt se e cosa gli risultasse circa il motivo dell'improvvisa partenza del Ministro Affari Esteri svedese per Mosca. Auswiirtiges Amt mi ha risposto di non avere ancora notizie ufficiali al riguardo, ma di ritenere che visita fosse da mettere in primo luogo in relazione con situazione Isole Aland. Nel corso trattative per conclusione del nuovo accordo commerciale finno-sovietico, da parte di Mosca era stato infatti suggerito che si procedesse o ad un disarmo predette Isole sotto controllo sovietico oppure ad un loro riarmo congiunto ·finnico-russo. Era quindi facilmente comprensibile preoccupazione svedese per una questione che interessa così dappresso sicurezza sua intera costa orientale e stessa capitale. Auswiirtiges Amt ha soggiunto che Governo finlandese aveva messo al corrente della richiesta sovietica il governo tedesco, il quale tuttavia non ha ancora preso posizione ufficiale in merito. La questione del resto necessita un previo accurato esame, data oltretutto esistenza noti statuti di cui assieme alla Francia e Inghilterra, è firmataria anche l'Italia. A titolo informativo Auswiirtiges Amt ha altresì riferito che nel corso predette trattative Governo soviettco ha pure sollevato questione miniere nichelio in Petsamo (il cui sf.ruttamento è attualmente controllato da interessi facenti capo gruppo finanziario canadese Mond) insistendo per una concessione a proprio favore. Trattandosi di problema che interessa direttamente Germania, Governo del Reich sta seguendo con particolare interes.se questo aspetto trattative (1).

(l) Vedi Documents on German Foreign Po!icy 1918-1945, Series D, vol. X, DD. 24, 62 e 77.

168

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 320. Mosca, 2 lugLio 1940, ore 21,28 (per. giorno 3, ore 19,20).

Questo Mdnistro Ungheria mi informa confidenzialmente che il suo Governo gli ha dato istruzioni interpellare Governo sovietico per sapere se, in vista aggravarsi situazione fra Ungheria e Romania, U.R.S.S. sarebbe disposta intervenire a Belgrado per raccomandare ·che Jugoslavia mantenga attitudine neutralità in caso di conflitto ungaro-romeno.

Ministro Ungheria spera poter vedere Vice Commi-ssario del Popolo per gli Affari Esteri giornata domani e mi ha promesso tenermi al corrente della risposta (1).

169

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO 163. Budapest, 2 Zuglio 1940, ore 21,50.

Telegramma di V. E. n. 192 (2).

Già questo Ministro di Germania avevami comunicato stamane testo istruziond. pervenutegli da Berlino, che risulta sostanzialmente indentico a quello del telegramma suddetto di V. E. Egli avevale portate a conoscenza di Csaky alle ore due di notte.

Csaky avevagli risposto rendersi pienamente conto e che Governo ungherese non ha intenzione prendere iniziative militari, ma che Transilvania è questione vitale per Ungheria e che sviluppo situazione potrebbe forzare la mano questo Governo. In partic·olare intervento ungherese parrebbe meno facilmente evitabile: in caso definitivo collasso romeno, in caso moti interni romeni che ponessero in giuoco esistenza minoranze ungheresi, in caso riflusso rifugiati Bessarabia in Transilvania che minacciasse condizioni minoranze ungheresi, ovvero in caso che truippe sovietiche oltrepassando linea convenzionata avanzassero verso Carpazi. Csaky osservava infine che posizioni questo Governo in vista mantenimento pace sarebbero grandemente facilitate qualora governo romeno si risolverebbe entrare •COn esso in trattative (3).

Stamane secondo ordini telegramma n. 192 di V. E., ho fatto comunicazioni prescrittemi al Conte Csaky, non senza fargli rilevare che assicurazioni di cui ultima parte telegramma stesso, corrispondono esattamente a quelle già da me comunicategli fin dal 28 u.s., in base telegramma di V. E. n. 184 (4).

Csaky mostrandosi particolarmente grato attitudine R. Governo in merito tali assicurazioni, mi ha detto peraltro cose non ddfferenti che al mio collega

germanico. Mi ha a questo riguardo detto che desiderio questo Governo uniformarsi consigli Asse sarebbe anche comprovato da conformi suggerimenti che (sono stati) qui dati al Governo bulgaro, e che d'altra parte qualche sospetto ingenerava qui atteggiamento evidentemente non sfavorevole eventuale impegnamento ungherese sia da parte sovietica, come segnalato con mio telegramma

n. 15·9 (1), che da parte britannica. Questo Ministro d'Inghilterra si era infatti recato a premura segnalare qui con particolare rilievo sconfinamento sovietico oltre linea convenzionata, di cui al telegramma per corriere 0137 (2). Non di meno Conte Csaky considera situazione grave. A parte irrigidimento Argetoianu nei confronti Ungheria, questo Ministro di Romania aveva interposto vivaci proteste per incidenti di frontiera di cui al mio telegramma posta n. 0138 (3), ... (4) è in corso riunione commissione mista per esaminare risultanze, che se negative a ·carico dell'Ungheria, provocheranno da parte di questo Governo, come dettomi dal Ministro degli Affari Esteri, comunicazioni molto vibrate al Governo romeno.

·Situazione interna per pressione opinioni e partiti favorevoli intervento, permarrebbe tempestosa: stamane Camera dei Deputati unanime avrebbe acclamato mozion:i croci-frecciate per intervento, nonostante note posizioni maggioranza verso quel settore estrema destra. Si temerebbero moti di piazza, ed è indetta riunione partito governativo per assicu11arne ·compattezza: prenderà la parola stesso conte Teleki.

Non di meno Csaky mi ha ripetuto che finchè statu.s quo verrà mantenuto in Transilvania, spera poter agire interessi e conservazione pace, e comunque ricorda promessa fatta V. E. tenerla anticipatamente e tempestivamente avvisata ogni nuovo indirizzo questo Governo.

Perchè compito Governo ungherese e suo, possa essere facilitato, chiede mio tramite quanto segue: l 0 ) che regione Seclari sia inclusa fra giustificate rivendicazioni ungheresi, che 'potenze Asse assumerebbero sostenere a vantaggio suo: persona con messaggio ·conte Teleki per il Duce in argomento e allegate piante topografiche, sarebbe in viaggio Roma (5); 2°) che assicurazioni RomaBerlino circa reaHzzazione rivendicazioni stesse possano essere qui rese, entro limiti giudicati opportuni, di pubblica ragione; 3°) ·che pressioni su Bucarest, di cui mio telegramma n. 1·5'6 (6), possano quanto prima essere esercitate, et comunque avvisato Governo romeno evitare ogni turbativa in Transilvania.

Analoga comunicazione riservasi fare al mio collega germanico (7).

Situazione appare tuttavia, e salvo gravi fatti nuovi in Romania, abbastanza dominata perchè ordine e calma possano ancora essere mantenuti. Tale sembra anche opinione mio collega tedesco. Grato istruzioni.

.41 Nota dell'Ufficio Cifra: • Un gruppo indecifrabile •.
(6J v~ct" D. 137.

(l) -Vedi D. 176. (2) -Vedi D. 164.

(3) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. X, DD. 75 e 78.

(4) Vedi D. 132.

(l) -Vedi D. 157. (2) -Vedi D. 175, nota l di p. 143. (3) -Vedi D 158.

(5) Vedi D. 174.

(7) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. X, D. 94. Riferendo a 7.'ala.no di aver ricevuto queste comunicazioni il ministro di Germania, Erdmannsdorff, Io informava anche, il giorno 2, che era « stato parlato "molto seriamente" con il ministro di Ungheria a Berlino, ponendolo in guardia verso conseguenze incaute iniziative esercito ungherese •. Vedi ibid., D. 81. Talamo riferì queste informazioni con T. 167.

170

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

(Pubbl. MARIO ToscANo, Una mancata intesa itala-sovietica nel 1940 e 1941,

cit., pp. 46-47)

T. RISERVATISSIMO 321. Mosca, 3 luglio 1940, ore 17,46 (per. ore 21,15).

Col telegramma n. 59 (l) R. Governo ha preso iniziativa di proporre al Governo sovietico scambi vedute per precisare rispettiva linea azione politica sopratutto per Bacino Danubiano e Balcani.

Molotov ha subito accolto nostre proposte e ha anzi espresso desiderio che scambio vedute si svNupasse in forma continua e concreta (colloquio 20 giugno) (2).

Nel colloquio del 2,5 giugno (3) Molotov mi ha fatto importanti dichiarazioni circa attitudine U.R.S.S. di fronte problema Bessarabia, rivendicazioni ungheresi... romene e circa relazioni turche-sovietiche.

Egli ha anche suggerito opportunità accordo a tre tra U.R.S.S. Italia e Germania sulle questioni Danubio Balcani e del Mar Nero. Molotov ha espresso poi desiderio conoscere al riguardo punto di vista italiano.

Dopo mia ultima conversazione con Molotov si è verificata occupazione Bessarahia e Bucovina settentrionale la quale con rivendicazioni ungheresi e Bulgaria sembra destinata aprire crisi acuta nel Bacino DanuJbiano.

Col mio telegramma n. 320 (4) ho segnalato... (5) ricevuto da questo Ministro Ungheria che è stato incaricato sollecitare intervento sovietico a Belgrado per consigliare Governo jugoslavo mantenersi neutrale in caso di conflitto armato ungaro-romeno.

In presenza delicata situazione odierna e in vista di un possibile sollecito da parte Molotov per conoscere punto di vista e intenzioni italiane mi permetto rinnovare la preghiera di fornire direttive e elementi orientamento sui diversi punti di cui al mio telegramma n. 300 del 22 giugno (6).

171

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 994. BerLino, 3 luglio 1940, ore 18,15.

Questo Ministro Affari Esteri mi informa che Von Papen ha telegrafato (7) che Delegazione Iraq attuaLmente ad Ankara ha manifestato a Saracoglu sue

15 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. V.

preoccupazioni per possibilità di una azione da parte della Turchia e Iran per spartizione territorio Iraq. Delegazione ha pertanto richiesto assicurazione al riguardo.

Non risulta che desiderata assicurazione sia stata data.

(l) -Vedi D. 29. (2) -Vedi DD. 73 e 81. (3) -Vedi D. 104. (4) -Vedi D. 168. (5) -Note dell'Ufficio Cifra: « Due gruppi indecifrabili •· (6) -Vedi D. 90, e, per le istruzioni con esso richieste, D. 187. (7) -Vedi D. 213.
172

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 140. Budapest, 3 Zuglio 1940 (per. giorno 4).

Mio telegramma n. 156 (1).

È venuto trovarmi Ministro di Jugoslavia che mi ha lungamente parlato nel senso mantenimento pace regione danubiano-balcanica. Mi ha detto che passo jugoslavo Bucarest, di cui mio telegramma surriferito, eragli stato espressamente richiesto da conte Osaky, e che Governo jugoslavo, il qua'le vi aveva visto sincero desiderio ungherese evitare aggravamento situazione, volentieri aveva fato e stava facendo tuttora viva pressione su Governo romeno.

Conveniva però che finora attività jugoslava non aveva sortito effetto, e che attitudine romena è sempre irrigidimento, ciò che pareva disapprovare pur tentando giustificare, mentre manifestando pensiero sostanzialmente conciliativo, esprimeva opinone che negoziando ora, Romania avrebbe potuto « cavarsela a miglior prezzo » .

Mi ha espresso preoccupazione ulteriore espansione sovietica, pur precisandomi che a tale riguardo nessun obbligo incombe Jugoslavia verso Romania.

Da successivo accenno fattomi sembra invece non escludere che obbligo dipendente da non denunciato patto Piccola Intesa potrebbe se mai inv.ocarsi caso attacco ungherese alla Romania.

Segnalo è qui chiamato a riferire Ministro di Ungheria a Belgrado.

173

L'AMBASCIATORE A BRUXELLES, PAULUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 2635/540. BruxeUes, 3 Zuglio 1940 (per. giorno 13).

Telespresso n. 2556/531 del 23 giugno u. s. di questa R. Ambasci,ata (2).

L'applicazione delle disposizioni previste dall'armistizio franco-tedesco e la nuova situazione ·che, specie dopo la completa rottura fra il governo di Londra e quello di Bordeaux, ne è conseguita per i belgi che si erano rifugiati in

Francia, hanno fatto si che anche molte personalità belghe gravemente compromesse per il loro passato politico e per l'atteggiamento adottato nelle seguenti circostanze si sono .trovate nella necessità e nell'opportunità di rimpatriare. Tali rimpatri sono stati, d'altra parte, incoraggiati dalla constatazione che l'occupazione tedesca si è finora esercitata in modo relativamente blando.

Fra gli altri è rientrato in Brusselle e si è ostentatamente fatto notare negli ambienti forensi e a·l Palazzo di Giustizia, ove si è recato per riprendere possesso del suo ufficio, il noto Auditore Generale Ganshof van der Meersch, responsabi:le degli arbitrari arresti e delle tragiche deportazioni di personalità politiche

-o di privati cittadini, belgi o stranieri, sospetti di neutralismo germanofilo -o di scarso entusiasmo per la causa franco-britannica.

Il van der Meersch, fuggito in Francia con i membri del Governo brussellese e solidarizzatosi con essi allorchè questi, dopo la capitolazione belga, sconfessavano il Re Leopoldo, si era inoltre personalmente associato, parlando alla radio francese e facendosi intervistare da'lla stampa parigina, alla violenta e ingiuriosa campagna condotta in tali circostanze ·contro il Sovrano belga.

Accusato di aver denunciato e consegnato in mano straniera, abbandonandoli alla cieca vendetta e alle brutali vessazioni di elementi francesi irresponsabili, un centinaio di «sospetti», belgi o di aitre nazionalità, violando anche le immunità belghe, e di essersi, in tal modo, reso responsabile anche degli inumani massacri di Abbeville (confr. Telespresso di questa R. Ambasciata

n. 248,8/519 del 28.6.40) (1), il van der Meersch e~ra stato fatto oggetto della nota richiesta di incriminazione inoltrata •giorni fa a questa Procura Generale del Re dai parlamentari nazionalisti fiamminghi e intorno alla quale si è riferito con il telespresso n. 2556/531 del 23 giugno u. s. (2).

L'audace e inattesa ricomparsa del van der Meersch ha prodotto naturalmente, violente reazioni in larghi settori dell'opinione e nella stampa che invocano insi<stentemente l'adozione di severi, esemplari provvedimenti contro di lui.

Egli è stato, infine, affrontato e schiaffeggiato, in pieno Palazzo di Giustizia, dall'avvocato e senatore nazionaHsta~fiammingo Van Dieren. La giustizia belga, dopo aver alquanto esitato, sembra infine aver deciso di sottoporre il Ganshof van der Meersch a procedimento giudiziario, in accoglimento della denuncia spor.ta dai parlamentari nazionalisti-.fiamminghi. Su ordine del Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione è stata, .infatti, iniziata a carico del van der Meersch un'istruttoria circa :i fatti impugnatigli dalla denuncia nazionalistafiamminga.

Mi è stato d'altra parte affermato, da fonte autorevole e bene informata, che l'ex Primo Ministro Pierlot, Spaak ad alcuni loro colleghi, nonchè il Direttore ed Alti funzionari della Banca Nazionale e dell'Amministrazione avrebbero compiuto passi e tentativi per rientrare a loro volta nel Belgio. I suddetti, che soggiornerebbero attualmente in un piccolo centro della Francia meridionale,

presso Tarbes e sarebbero ancora in possesso dell'oro dell'Erario e della Banca Nazionale, avrebbero spedito a Brusselle un funzionario della Banca stessa, certo Goche, per negoziare con le autorità germaniche il loro ritorno. Essi chiederebbero un salvacondotto che garantisca loro l'immunità e la protezione dell'autorità occupante contro eventuali sanzioni o reazioni, impegnandosi a riportare in patria e a restituire, come contropartita, l'oro e i valori da essi asportati nell'abbandonare Jl Belgio.

Malgrado la violenta reazione di qualche giornale ehe, edotto della tenta.ta manovra, è insorto contro quella che definisce «una sfida all'opinione pubblica~. l'autorità tedesca avrebbe trasmesso a Berlino la proposta Pierlot, chiedendo istruzioni in mer.ito.

Sembra d'altra parte, che le personalità e i ministri suddetti intenderebbero giustificare il loro contegno facendone risalire l'intera responsabilità al loro collega Marcel-Henr.i Jaspar, che com'è noto, si è autonominato e fatto riconoscere da Dowing Street quale unico e autentico rappresentante del Governo Belga.

Il Jaspar verrebbe cosi sconfessato e trasformato nel capro espiatorio che dovrebbe distrarre l'attenzione e le temute rappresaglie dell'opinione belga. Non sembra, tuttavia, che questa, o per lo meno una grande parte di essa, intenda presentarsi a tali manovre.

Ieri, infatti, anche il Consiglio Generale Rexista, appositamente riunitosi per esaminare la situazione, ha approvato e reso pubblica la mozione di cui allegato il testo e nella quale, a s@iglianza di quanto avranno già fatto i parlamentari nazionalisti-,fiamminghi, viene perentoriamente richiesta l'incrimlnazione dei membri del governo Pierlot e delle altre personalità o funzionari che hanno disertato la Patria, lesa la Maestà del Re o assunto atteggiamento e responsabilità contrari agli interessi del Paese.

Una delle persone più direttamente prese di mira -insieme con i membri del Governo Pierlot -è ancora l'Auditore Generale Ganshof van der Meersch.

È pure annunciato il ritorno -1già avvenuto od imminente -di direttori di giornali o di giornalisti noti per la loro irriducibile germanofobia e per il loro integrale antifascismo, quali l'ex Direttore del Soir, Fuss -ebreo e massone quello della Libre Belgique, Paul Jourdain, che si era rifugiato nel Marocco francese, di qualche ex-redattore del socialista Peuple ecc. ecc.

Viene, infine, denunciata ed acerbamente •commentata 'l'attività più o meno clandestina di certi noti parlamentari esponenti dei vecchi partiti «tradizionali», che terrebbero misteriose riunioni e laboriosi conciliaboli destinati a conciliare e coordinare .i singoli sforzi, i rispettivi interessi e le ambizioni personali in previsione dell'avvenire e di un'eventuale, .sperata ripresa del potere.

Per contro, vanno contemporaneamente delineandosi e abbastanza rapidamente affermandosi -in assoluta e intransigente opposizione a tali manovre correnti miranti alla preparazione e all'instaurazione di un ordine nuovo, fondato su principi totalitari e ispirantesi alle dottrine nazional-socialista e fascista.

(l) -Vedi D. 137. (2) -Non pubblicato, ma vedi DD. 102, 112, 122 e 165. (l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicato.
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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO D'UNGHERIA, TELEKI, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. PERSONALE S. N. Budapest, 3 luglio 1940.

Je Vous prie de bien vouloir recevoir le Colone! Szab6 et écouter les informations qu'il Vous donnera en mon nom. J'aurais beaucoup voulu me rendre à Rome pour parler personnellement. Malheureusement la situation ne le permet pas. A la fin de cette semaine ou au commencement de la prochaine semaine je dois me rendre sur l'invitation du FUhrer et Chancellier à Berlin. Cette visite du Comte Csaky et de moi est en question depuis que j'étais à Rome pendant les fetes de Paques. Elle a été retardée par les événements de la guerre d'abord de Norvège, puis de Bel,g.ique et de France. Elle aura lieu maintenant entre des drcostances plus graves et plus importantes pour nous. Il est déjà assez difficile de m'absenter pour ces deux jours, il serait impossible de m'absenter pour encore plus longtemps, car les circostances extérieures et la situation intérieure, qui toutes les deux sont d'une gravité extrème, exigent ma présence à Budapest. C'est pourquoi je Vous prie de voulo.ir r~cevoir à ma piace le Colone! Szab6.

Depuis le C·OUp Russe contre la Roumanie et la cession de la Béssarabie et de la Boucovine sans résistance par cette dernière, toute la Hongrie est en fièvre. Il ne faut peut-etre pas que je Vous dise ce que la Transylvanie signifie à la nation hongroise. Le Colonel Szab6 Vous transmettra un petit mémonmdum que j'avais préparé l'année passée et envoyé au Comte Ciano sur la difference psychologique et nationale des questions ou bien des territoires de la Slovaquie et de la Transylvanie. De tous les territoires perdus c'est la Transylvanie, qui du point de vue de la tradition, du point de vue de sa population hongroise en tant que quantité et en tant que qualité, du point de vue de la synthèse du pays et de sa défense nous est le plus important. Pendant ces 20 ans douloureux que notre pays et notre peuple ont dt1 subir, c'est l'idée du retour de la Transylvanie, qui a été toujours le plus ,chérie et le plus souhaitée. Ce n'est donc que nature! que toute la nation, l'armée, le parlement sont dans état d'extase et de fièvre. Tout le monde considère comme absolument naturel le retour de la Transylvanie et la libération de presque deux millions de frères hongrois opp:dmés plus ou moins brutalement pendant ces 20 tristes années. La nation ne ·comprendrait une discrimination entre les revendications russes et hongroises. Elle ne comprendrait pas et elle ne supporterait pas. La situation est telle que si la Roumanie ne nous cède pas -par bon gré, ou poussée par l'Italie et l'Allemagne -la Transylvan.ie, ou au moins les territoires que je Vous avais indiqués lors de notre entretien et sur la série de cartes le Colonel Szab6 V.ous présentera, mais lesquelles je Vous avais fait soumettre déjà (spécialement la ,carte no. IV), nous aurons à choisir entre une occupation par les armes ou une révolution très probable.

En ce qui concerne la première éventualité, notre Etat Majeur ainsi que l'armée et toute la nation sont convaincus, savent qu' en ce moment nous sommes en état de battre l'armée ·roumaine, tandisque si nous laissons passer ce moment d'importance historique dans la vie de notre nation, la Roumanie après avoir cédé à la Russie tout ce qu'elle demandait, va se tourner avec toute sa force vers et contre la Hongrie et rendre impossible pour touj ours ou pour un temps de durée historique l·e retour des hongrois transylvains et de leur pays à la patrie dont, je peux Vous assurer, dépend le sort et la vie future de notre nation. Car cet espoir une fois brisé, la confiance en soi-meme et ·la force vitale de la nation seront anéanties, perdues en désespoir. C'est difficile et douloureux d'entrevoir les •Conséquences. Et je ne peux pas Vous cacher que cela comporterait des consequences graves pour les sentiments vis-à-vis du peuple allemand et surtout du peuple italien, auquel la nation hongroise était et est si profondément attachée.

Lors de notre entretien aux Paques je Vous avais dit, Excellence, que si on me demande en qualité de Hongrois ce que je revendilque, je ne pourrais y répondre qu'avec le seui mot « tout », c'est-à-dire toute la Transylvanie. J'y ai ajouté qu'en ma qualité de chef de gouvernament résponsable je sais bien qu'il faudra arriver à un compromis -que dans •Ce compromis nous devrons faire des grands sacrifices. Cependant le parti opposé devra apporter des grands sacrifices de sa part. Vous m'avez alors compris. Je Vous avais aussi dit que je ne peux demander des sacrifices à ma nation que si l'autre coté porte aussi des sacrifices au moins dans l'étendue que j'avais plusieurs fois indiqué et appuyé avec la série de ·cartes que je Vous avais présentée. Déjà il sera difficile à faire comprendre à la nation hongroise, au moment où la Roumanie cède à la Russie tout ce qu'elle demande, que nous serons obligés de demandar un compromis en cédant de bon gré et définitivement des territoires immenses que la nation considère comme patrimoine millénaire de la nation. Je crois cependant que l'autorité du Régent et Ies a.rguments sérieux du Gouvernement pourront faire comprendre c·ela à la nation. Mais elle ne comprendrait jamais de devoir céder tout pour toujours. Car le retour des territoires hongrois sur le bord de la Grande Plaine signifier-ait encor toujours la cession de toute la Transylvanie avec tout le peuple des Székelys et tout le territoire semé de villages et de villes entre ce pays et la Plaine. Ceci conduirait la nation au désespoir et je ne crois pas que nous pourrions la retenir de commettre mème une folie.

Vous me connaissez, Excellence, Vous savez que je ne suis aucunement exalté. Vous avez pu suivre les actions de mon gouvernement, qui ont, je crois, prouvé notre tranquillité, discipline et sagesse. Si donc je me sens obbligé à Vous dire ce que j'ai écrit ici, c'est bien sérieux. Vous avez pu aussi constater, Excellence, que nous avons eu de la confiance dans les deux grandes puilssances de l'axe et de la conduite en nou.s retenant de toute action, qui pouvait nuire au cours de ces temps de guerre aux intérèts de nos grands pays amis. C'etait quelques fois difficile pour le gouvernement, mais nous avons su traverser ces difficultés. Aujourd'hui la situation est telle que nous sommes au bout. Nous savons que Vous étes notre ami, Excellence, toute la nation a confiance en Votre personne et nouvellement aussi l'Allemagne a déclaré qu'elle veut soutenir nos revendications « justes ». Cependant la nation ne sait pas et nous, le Régent et le gouvernement nous ne pouvons lui dire ce qui est considéré par l'Allemagne et meme par l'Italie comme juste, car nous ne le savon.s pas nous meme. Nous ne pouvons pas meme affirmer à la nation que les revendications reconnues comme justes s'accordent avec ce que nous considérons nous mème comme indispénsable pour maintenir l'ame et la vie de la nation. Si nous pouvions lui dire sans entrer dans des détails, sans précisant des frontiéres, au moins que les revendications reconnues s'accordent avec notre conscience, je crois que la nation a encor tant de confiance en nous pour se soumettre pour continuer à espièrer ·et de ·croire. Déjà la nation et nous meme, qui ne sommes pas seulement responsables pour les questions et les actes du moment, mais qui sommes responsables en bons patriotes pour la v.ie étemelle da la nation, déjà elle et nous faisons un ·Sacrifice en abdi:quant de régler nos affaires par notre force à nous meme. Car comme je Vous connais, Excellence, c'est Vous un des premiers, qui comprendra ce que l'élan de l'ame nationale et le maintien de la vie de ·cet élan signifient.

Vous me comprendrez donc aussi, si je Vous dis fr:anchement que pour éviter un dernier effort de la nation, un effort de guerre, il est nécéssaire de lui dire et d'etre convaincu de pouvoir lui dire qu'en continuant de rester tranquille elle pourra arriver à réaliser pas tout, mais au moins les parties, qui lui sont les plus chères et les plus nécéssaires pour maintenir sa foi et sa vie nationale. Je Vous demande votre aide, Excellence, dans ce sens. Lords de notre entretien aux Paques Vous m'avfez dit que Vous aviez déclaré à la Roumanie que Vous attendez d'elle qu'elle réglera ·Ses differendes avec la Itongrie. La Roumanie ne les a pas régles et elle a attendu que les évéments dévancelnt les discussions sages et amicales. Aujourd'hui il faut agir vite, car je ne crois ;pas que nous pourrions prendre la résponsabilité devant l'histoire et devant notre conscience personelle en laissant la nation dans l'incertitude, dans laquelle nous sommes nous meme. La nation hongroise était toujours fidèle v.is-à-vis de ses amis, nous voulons rester fidèles à nos •grands amis, nous voulons les aider avec tout ce que nous est possible et nous voulons attribuer à leur victoire. Mais je Vous demande de vouloir reconnaitre la portée de notre devoir vis-à-vis de notre propre nation. Comme je vous ai dit nous nous rendrons ces jours-ci à Berlin, j'espère qu'il ne sera pas trop tard pour éviter des fautes et des omissions irréparables.

Excusez, Excellence, la longuer de ma lettre et aussi que j'y ajoute encor deux questions spédales en toute franchise.

L'une est dans le cas, où la situation se tournerait de façon que nous sention.s obligés à attaquer la Roumanie, si Vous pensez que la Yougoslavie attaquerait de sa part la Hongrie, quelle attitude Vous prendriez dans ce cas.

L'autre question et demande est la suivante. Dans le cas, où pour préserver et appuyer les intérets de l'Italie et de l'Allemagne la. Hongrie s'abstiendrait de recourir aux armes -en ce moment d'un équilibre de forces favorable pour nous -la Roumanie se .fortifierat de semaine en semaine se mettrait dans un état de défense, qui changerait cet équilibre remarquablement; si alors la Roumanie s'opposait à toutes négotiations ·et à tout règlement sage et juste et si par cela nous devrions retourner à la décision par les armes, mais dans des conditions plus infavorables et rendues plus infavorables par les serv.ices que nous rendrions maintenant aux puissances de l'axe, nous voudrions demander des outils de guerre (avions, chars, etc.), qui nous feront alors plus défaut qu'aujourd'hui. Aussi dans ce cas nous voudrions régler nos buts nationaux par notre propre force. Mais cependant arrivé par cette retardation dans une situation plus grave nous voudrions demander nos grands amis, l'Italie et l'Allemagne de reconnaitre ce désavantage, conséquence de ce retard. Et permettez-moi de demander des maintenant en toute confi·ance et toute discrétion, si nous pouvions compter sur cette aide.

Le Colonel Szab6 va compléter par ses explications cette lettre déjà si longue, mais que la gravité de la situation excusera devant Vous.

ALLEGATO

MEMORANDUM

•.... 1" settembre 1939.

Il y a de grandes différences entre les problèmes des territoires que la Hongrie a d-Q céder à la Roumanie et ceux qu'elle a d-Q céder à la Tchécoslovaquie. Il y a de différences profondes de caractères entre les deux problèmes et par conséquence des differences absolues des possibilités de solution.

Sous • caractères des problèmes • j'entends deux choses différentes. Il y a d'abord des différences de caractères ainsi qu'ils se posent des points de vue géographique, historique, ethnique et économique, c'est à dire du point de vue des faits. D'autre part, il y a des différences fondamentales dans l'aspect psychologique, c'est à dire dans la façon dont !es deux problèmes sont envisagés et ressentis par la nation hongroise.

Entre le territoire réannexé en novembre 1938 à la Hongrie et entre la Slovaquie la frontière ethnique a pu etre fixée sur 3/4 de son parcours assez facilement. C'est vrai que les frontières actuelles ne sont pas des frontières excellentes au point de vue géographique et économique, mais elles pourraient l'etre avec très peu de remaniement.

Dans la plus grande partie de la Transsylvanie et de ces autres territoires la population est très mixte, dans les comitats, dans les arrondissements et meme dans !es villages. Une frontière ethnique comparable à celle qui a été tracée entre la Slovaquie et la Hongrie ne peut etre fixée nulle part. (Carte 1). II y a des territoires hongroise à 80-90 et meme 100 pourcent en partie sur la frontière hongroise, mais en plus grande partie loin de cette frontière à l'extrémité Sud-Est de la Transsylvanie. Il y a aussi des territoires habités purement ou presque purement par des roumains. Ce sont surtout les territoires montagneux qui sont situés dans le Sud de la Transsylvanie et s'avancent vers le Nord entre la Plaine Hongroise et le bassin intérieur de la Transsylvanie. D'autres territoires montagneux dans le Nord de la Transsylvanie et contigus à l'ancienne Bucovine et la Ruthénie sont aussi habités par une population presque purement roumaine.

Le bassin de la Transsylvanie mème est le territoire le plus mixte au point de vue nationalité, comme au point de vue religion. Ce territoire qui lie les territoires purement ou en majorité hongrois de l'Est et de l'Ouest les uns aux autres était habité au cours des premiers siècles de l'Etat Hongrois par une population magyare ou principalement magyare. (Cartes 2a-d). Les guerres qui ont décimé le plus l'élément magyar et une infiltration lente des roumains ont lentement changé l'espect ethnique. Cette territoire est devenu un territoire de population très mixte. Il faut ajouter que l'élément roumain de le territoire est en partie d'orig•ine hongroise, qu'il n'est pas orthodoxe comme !es roumains du sud. Ils ont adouté la religion catholique. Les villes de ce territoire étaient presque purement hongroises en 1918 et celles sont encore aujourd'hui de majorité magyare. Au Sud et au Nord de ce territoire sont situés les territoires des colonistes saxons, colonistes très anciens du XII• siècle. Eux non plus ne forment des territoires ethniquement unis, mais sont mélangés de fortes minorités ou meme de majorités roumaine ou nongroise.

Ce que nous appelons aujourd'hui le principe de Munich -c'est à dire le principe de divisions purement ethnique sur la base de la majorité ethnique dans les villages (villages de 51 pourcent de population magyare à la Hongrie, villages de 51 pourcent de population slovaque à la Slovaquie) ne peut donc nullement etre appliqué au cas de la Transsylvanie.

C'est d'abord un fait négatif qui déjà rend la question plus difficile et complexe. Mais le problème est plus complexe en soi-meme par les autres facteurs et surtout le facteur historique qui se présente ici d'une façon plus intense.

Le bassin de la Transsylvanie qui -avec les versants des grandes montagnes qui l'entourent -formait pendent trois siècles un petit état à soi, a dével<lppé une tradition spéciale, tradition provenante en partie du caractère géographique different de ce pays et provenante en partie de la vie de ce petit état toujours plus patriarca! et plus uni -et provenante aussi du sens politique développé par la situation de ce petit état situé entre deux grands empires, un état, qui -quoique petit et indépendant -se sentait toujours gardien du patrimoine hongrois. Aussi le h<lngrois transsylvain se sent -si possible -encore plus hongrois qlle le hongrois de la Hongrie.

La psychologie transsylvaine et le sens politique, qui s'y est développé, étaient toujours imbus du meme idéal, que l'ideologie de St. Etienne, fondateur de l'etat sédentaire h<lngrois. Son idée sur l'état et sur l'avenir du bassin du Moyen Danube n'était non plus une idée impérialiste, mais une idée patriarcale, idée de la synthèse du genre de vie, de la bonnefoi et du génie des peuples de ce territoire. La Transsylvanie sous le règne de ses princes était un pays de plus grande liberté politique et religieuse que tous les autres pays de l'Europe des memes périodes historiques.

Le problème de la Transsylvanie ne peut etre donc simplement étudié et solu sur la base des faits géographiques et des données ethniques et statistiques du moment. C'est un des pays le plus historiques de l'Europe, la c Savoya • hongroise.

Voilà aussi les causes pourquoi il n'y a pas seulement de différences très grandes de faits, mais aussi de différences très grandes de l'aspect psychologique entre les problèmes de la • Transsylvanie • et de la c Slovaquie •.

Tout le monde qui vient en Hongrie peut constater en quelque jours que le problème de Transsylvanie est le problème national de la Hongrie et de la nation hongroise. C'est un problème d'une importance nationale et d'une profondeur incomparablement plus grande que le problème de la Slovaquie ou encore nos problèmes de revendication le long de la frontière yougoslave. Ces derniers sont d'une importance minime vis à vis le problème transsylvain. En ce qui concerne le probleme slovaque, notre public le considère d'une façon beaucoup plus réaliste et quoique la Slovaquie était une partie de l'Empire de St. Etienne, quoique ses frontières septentrionales sont les Carpathes, défenseurs de notre bassin Danubien, quoique la Slovaquie ou au moins ses porte-paroles montrent aujourd'hui beaucoup d'inimicité vis à vis de la Hongrie, le • problème slovaque • laisse la population hongroise respectivement assez tranquille. Nous savons que tot ou tard l'amitié entre les deux peuples va se refaire, les relations vont s'améliorer et on est persuadé qu'une fois nous marcherons encore sur un chemin commun dans l'histoire.

Le • problème transsylvain • est bien différent. Des plus hauts fonctionnaires et des grands savants jusqu'aux plus simples villageois, du directeur d'usine jusqu'à son plus jeune ouvrier, du viellard jusqu'à l'enfant tout le monde attend et exige le retour de la Transsylvanie à la Hongrie. Ils le souhaitent parce que la Transsylvanie est une des parUes les plus historiques de notre pays, ils le souhaitent parce qu'il y a une très forte population magyare en Transsylvanie, ils le souhaitent car les transsylvains qui vivent en Hongrie savent que meme la population roumaine de la Transylvanie a préservé des sympathies et des attaches très fortes vis à vis de la Hongrie, ils le souhaitent parce que c'est la Transylvanie qui a donné toujours le plus de force géographique, morale et psychique à notre Etat dans l'accomplissement des grandes tiì.ches qui lui incombent tant en héritier du patrimoine patriarca! de St. Etienne comme en garde de cette position importante de l'Europe où notre destin nous a conduit. Ils l'exigent, car la Roumaine a persécuté et persécute aujourd'hui peut-ètre plus que jamais le minorité magyare transférée à la Roumanie avec le sol, les habitations, les villages, les villes, Ies monuments de leurs ancètres. Ils l'exigent parce qu'ils ressentent le devoir d'aller au secours de leurs connationaux. Et il ne faut pas oblier qu'en conséquence des expatriations et persécutions de la part de la Roumanie, la Hongrie est pleine d'hommes et de familles de souches transsylvaines.

Ces sentiments et ce movement, cet état psychologique sont si forts que nul gouvernement ne pourrait resister à la poussié des iì.mes.

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IL MINISTRO AD ATENE, E. GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 201. Atene, 4 luglio 1940, ore 0,30 (per. ore 9).

Telegramma di V. E. n. 151 (1).

Provvedo d'accordo con R. Addetto Navale inviare nelle Cicladi fiduciario che potrà accertare se e in quanto debbano considerarsi menzognere dichiarazioni di questo Stato Maggiore Navale. Osservo però che medesimo Stato Maggiore ci ha spontaneamente segnalato presenza in porti greci delle unita di cui al mio telegramma n. 195 (2), ciò che sembra difficilmente conciliarsi con « abituale atteggiamento menzognero » circa altri porti o isole greche. Per quanto riguarda Milos confermo che vi sono dislocati in permanenza cacciatorpediniere ellenici segnalati con mio telegramma n. 132 (3), cui numero è stato portato a 4. Altre isole immediatamente a nord di Creta non si (ripeto non) prestano secondo Regio Addetto Navale utilizzazione per scopi ·guerra navale. Per Cicladi settentrionali e per le isole vicine costa attica e Peloponneso posso assicurare anche che in esse dal settembre scorso non sono mai apparse unità

britanniche. Per Creta confermando quanto segnalato da Barbarisi (mio telegramma n. 177) (3) aggiungo che >Suda trovandosi nell'immediata vicinanza di Canea è ad ogni momento osservabile personalmente dal R. Console.

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L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 322. Mosca, 4 lugLio 1940, ore 14,45 (per. ore 23,45).

Mio telegramma n. 3·20 (4). Questo Ministro Ungheria mi ha informato che Molotov lo ha ricevuto ieri notte. Dopo aver esposto stato odierno relazioni ungaro-romene e illustrato

problema Transilvania, mio collega ha chiesto a Molotov se Governo sovietico sarebbe stato disposto intervenire a Belgrado per rac·comandare neutralità Jugoslavia in caso di conflitto tra Ungheria e Romania.

Molotov risposto in senso negativo dichiarando che U.R.S.S. non intendeva immischiarsi nella questione.

Ministro Ungheria sollevò poi problema nazionalità ungherese che si trova nella Bucovina settentrionale avanzando domanda dal loro trasferimento in Ungheria. Molotov risposto pure negativamente e giustificato ri,fiuto con argomento che « accordo sovietico romeno per ~cessione territoriale era ,completo e definitivo:.. Molotov espresso infine speranza che relazioni fra U.R.S.S. e Ungheria si sarebbero consolidate e mostrato interessamento per sollecita conclusione di un accordo commerciale.

(l) -Vedi D. 156. (2) -Vedi D. 136. (3) -Non pubblicato. (4) -Vedi D. 168.
177

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO AD ATENE, E. GRAZZI

T. 18813/156 P. R. Roma, 4 luglio 1940, ore 15,30.

Da dettagliate segnalazione della Regia Marina risulta che ripetutamente nostre navi sono state attaccate da unità navali ed aeree britanniche in prossimità Isole Jonie, ciò che fa fortemente sospettare che unità navali britanniche abbiano base in qualche parte del territorio greco.

Inoltre da informazioni della R. Marina nonchè da nuove segnalazioni del Governatore di Rodi risulta che unità inglesi sono state di recente avvistate in ancoraggi greci dell'Egeo.

In relazione a ciò ho parlato ieri con questo Ministro di Grecia in modo tale da non lasciare dubbi sulle nostre intenzioni qualora Grecia ~continui a farsi manutengola degli inglesi (1).

Quanto precede per Vostra norma.

178

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 326. Mosca, 4 luglio 1940, ore 20,50 (per. giorno 5, ore 5,45).

Su attività e programma espansione U.R.S.S. segnalo quanto segue:

1°) azione negli Stati Baltici si va intensificando. Vice Commissario Dekanosov e membro Politbureau Zdanov sono ripartiti rispettivamente per Kaunas e Tallinn. Obiettivi immediati sono perfezionamento nuove organizzazioni politiche con elementi totalmente ligi a Mosca graduale assimilazione dei 3 eserciti

baltici con quello sovietico. Analogo processo viene iniziato nel campo economico e sociale.

2°) Circola la voce insistente di nuove pressioni sovietiche su Finlandia. Richieste riguarderebbero isole Aland (cessione dietro adeguati coffilpensi territoriali o di carattere militare) nonchè miniere nichelio di Petsano (per cui

U.R.S.S. reclamerebbe abrogazione concessione inglesi). Ambasciata di Germania attribuisce a queste voci fondamento abbastanza serio. Legazione di Svezia si mostra molto preoccupata per isole Aland. 3°) Circola la voce pure di prossima azione contro Turchia per restituzione territori a sud e sud-est di Batum e revisione regime Stretti.

Da taluni si prevede invece azione contro Iran per impadronirsi risorse petrolio persiano e di Mossul. Altri infine parlano di azione contro l'Afganistan per aprire strada verso India.

Impossibile controllare fondamento di tutte queste voci che molto verosimilmente sono dovute a semplici induzioni oppure messe in circolazione da propaganda interessata.

È sempre mia convinzione che U.R.S.S. non (dico non) si impegnerà in imprese di troppo vasta portata e che suo programma è per ora limitato alla riconquista delle vecchie posizioni della Russia zarista. Escluderei quindi azione immediata contro Iran ed Afganistan mentre non escludo possibiltà di prossimi passi presso Turchia per reclamare antiche frontiere caucasiche.

4°) Nei Balcani ho impressione che per il momento U.R.S.S. si considera soddisfatta perchè non intende incoraggiare tanto meno militarmente Ungheria e Bulgaria contro Romania e che comunque in questo settore Governo sovietico desideri effettivamente accordar,si con l'Italia e Germania.

(l) Vedi D. 179 e L'Agression de l'ltalie contre la Grèce, cit., D. 87.

179

IL MINISTRO AD ATENE, E. GRAZZI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 204-205. Atene, 4 luglio 1940, ore 21,55 (per. giorno 5, ore 11,30).

Stamane sono stato convocato da Metaxas che ho trovato preoccupato straordinariamente. Mi ha ,chiesto se mi consti che Italia abbia deciso cambiare sua politica verso la Grecia. Avendogli io risposto che nulla constavami in tal senso, mi ha letto telegramma di Politis relativo conversazione da lui avuta ieri con V. E. (1).

Con grande vivacità mi ha detto potermi assicurare sul suo onore c.he nessuna violazione della neutralità grP.ca da parte inglese era avvenuta e che egli non avrebbe permesso che venisse nemmeno tentata. Mi ha detto che se noi dubitiamo della sua parola e vogliamo verificare direttamente infondatezza delle informazioni relative uso isole o porti greci da parte britannica, egli è disposto

autorizzare RR. Consoli ovvero R. Addetto Militare a recarsi in qualsiasi località ritenuta opportuna.

Fatti contestati a · Politis non possono essere imputati alla Grecia, come i bombardamenti di sottomarini al largo delle isole Jonie che nulla prova siano stati effettuati da forze provenienti dalla Grecia oppure non sussistono, come nel ·caso dei caccia nella baia di Milo i quali non sono inglesi ma greci. Unica violazione di neutralità sino ad ora segnalatagli è imputabile non agli fnglesi ma a noi. Si tratta del sorvolo di frontiera greca da parte nostri aerei per il quale ha protestato questo Ministro d'Inghilterra. Egli però non ha ·creduto dare seguito alla protesta trattandosi di un caso isolato dovuto certamente ad errore del pilota. Governo greco ha informatori e osservatori in tutti i punti strategici montanari del territorio cosicchè egli può escludere assolutamente che unità britanniche navali od aerei possano servirsi territori greci all'insaputa autorità poichè violazioni dovrebbero quindi avere luogo ·connivenza Governo, cosa della quale non si scorgerebbe scopo. Ha concluso tornando a dirmi che egli è deciso a difendere neutralità greca contro chiunque e che non può non nutrire timore che Governo italiano abbia improvvisamente deciso cambiare sua politica verso la Grecia.

Ho risposto al Presidente che se era stato necessario muovere rilievi al Ministro di Grecia a Roma ciò non poteva essere avvenuto senza seri fondamenti. Comunque gli ho promesso che avrei immediatamente telegrafato conversazione e assicurazione da lui in ,questa occasione rinnovatami. Per parte mia ho il dovere di rendere conto che confermo in ogni sua parte quanto riferito con mio telegramma n. 201 (l) in data di ieri. In modo speciale confermo che stazionano a Milo quattl"o caccia i quali sono greci senza ombra di dubbio (2).

(l) Vedi D. 177 e L'Agression de l'Ita!ie contre la Grèce, cit., DD. 87, 88 e 93.

180

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SGRETO PER TELESCRIVENTE 959. Berlino, 4 luglio 1940, ore 22,10.

Secondo quanto mi viene riferito dal Col. Teucci, Stato Maggiore dell'Aeronautica germanica sta studiando possibilità impiegare nel Mediterraneo speciali ael"oplani tedeschi da bombardamento a lungo raggio d'azione.

Mettendo in rapporto queste notizie con quanto ebbe a dirmi Hitler circa :proposta che Egli si riserva avanzare al Duce (3), riterrei che, qualora tale proposta fosse di nostro gradimento, dovesse pure venire esaminata contemporaneamente alla possibilità di impiegare aerei italiani nel Mar del Nord di cui a ultimo messaggio del Duce (4).

(l) -Vedi D. 175. (2) -Su questa conversazione vedi anche E. GRAZZI, n principio della fine, cit., pagg, 128-129. Per l'analoga comunicazione fatta a Roma dal ministro di Grecia, vedi D. 197. (3) -Vedi D. 163. (4) -Vedi D. 109.
181

IL MINISTRO A KAUNAS, CASSINIS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 52. Kaunas, 4 luglio 1940, ore 21,40 (per. giorno 5, ore 5,30).

Mio telegramma n. 48 (1). Ministro degli Affari Esteri è ritornato da Mosca dove ha potuto conoscere pensiero Molotov.

Punti essenziali sua conversazione mi sono stati accademicamente comunicati da questo Ministro delle Finanze col quale ho avuto lungo colloquio che posso riassumere come segue:

1°) U.R.S.S. vuole che il Governo lituano si sbrighi promuovere elezioni con criteri comunisti e chieda al più presto far parte U.R.S.S.

2°) Per realizzare questo programma U.R.S.S. lascia al Governo Iituano scegliere modalità applicazione perciò dichiara inutili i clamorosi comizi indetti sotto gli auspici di questa Legazione sovietica e comunisti ebrei, come pure pare disposto non volersi per ora occupare importanti riforme speciali e passata struttura economica.

3°) Ministro Kreve avrebbe sollevato varie obiezioni facendo tra l'altro rilevare che cambiamento per tutta la Lituania -data sua situazione geografica e composizione politica interna -dovrebbe verificarsi solo dopo analogo cambiamento degli altri due Stati Baltici. Molotov avrebbe risposto che invece proprio per quella regione ·conveniva iniziare con la Lituania perchè così « la Germania avrebbe ingoiato pillola più amara ed il seguito sarebbe passato liscio,.

Prima impressione sul ritorno di Kreve è che Governo abbia acquistato forza su assicurazioni attinte a Mosca di fronte ai propri avversari, ma è come un condannato a morte al quale si lascia scelta della forma esecuzione.

In questo momento Gove!'no cerca procedere a rilento sperando '~he situazione generale europea possa aprire qualche spiranglio per trovare soluzione che permetta almeno una forma di larvata autonomia. Persiste comunque timore che questa azione temporeggistica provochi qualche altro atto fulmineo da Mosca.

182

IL MINISTRO A STOCCOLMA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 141. Stoccolma, 4 luglio 1940, ore 22,25 (per. giorno 5, ore 7). Mio ~telegramma n. 131 (2).

Mentre senza difficoltà e largamente Germania si vale del permesso accordato da questo Governo per il transito di materiale bellico diretto in Norvegia,

Autorità tedesche hanno di recente nuovamente e fortemente insistito per il trasporto anche di truppe destinate in Norvegia. Pare si tratti di forti contingenti. Governo svedese ha insistito suo rifiuto, provocando palese vivo disappunto da parte tedesca (1). C~redo possa attribuirsi a questa delicata situa~ione urgente partenza per Berlino, confidenzialmente segnalatami, del Conte Rosen personalità della Corte svedese e ·contemporaneamente legato da parentela ed intima amicizia con il Maresciallo Goring.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 77.
183

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO 960. Berlino, 4 lugtio 1940, ore 23,45.

Personale per Ecc. Conte Ciano.

Ribbentrop mi telefona in questo momento (ore 2·2) per avvertire che discorso Fuhrer sarà aggiornato di un paio di giorni e che siccome egli desidera vivamente Tu sia presente ha creduto opportuno darTi di ciò comunicazione.

Avendo io ricordato 1che, come d'altronde gli era noto, Tu avevi tutto predisposto per arrivare a Berlino, Ribbentrop mi ha pregato attendere a farTi suddetta comunicazione fino a domani mattina in attesa di sua ulteriore telefonata.

184

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 1389/802. Ankara, 4 lugUo 1940 (per. giorno 11).

Si trascrive, ad ogni buon fine, una notizia riportata dalla stampa locale e proveniente da Londra in data 2 corrente circa i ·contatti che Nuri Said avrebbe testè avuto in Siria:

c Nouri El Said pacha, ministre des affaires étrangères de l'Iraq, qui s'était rendu à Ankara afin de se mettre en contad avec les hommes d'Etat tures, est arrivé aujourd'hui à Damas.

Nouri pacha a eu des entrevues avec les consuls de Turque et de Grande Bretagne. On annonce que [a ·COnversation a eu trait à la défense en commun du territoire de la Syrie. Le ministre des affaires étrangères de l'Iraq s'est entretenu sur ce meme sujet avec hommes d'Etat syriens ».

(l) Vedi Documents on German Foreign Policy, 1918-1945, Series D, vol. X, DD. 64 e 110.

185

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 291. Bucarest, 5 luglio 1940, ore 1 (per. ore 11,30).

Nuovo Ministro Esteri appena insediato ha chiesto vedermi, come pure mio ·collega Germania. Manoilescu mi ha detto anzitutto che nuovo Governo composto unicamente nazionalisti e di guardisti, se come Governo deve ereditare errori passati, ne è però immune in tutti suoi uomini. Ministro Esteri ha proseguito dicendomi che il Governo romeno non farà più verso Asse soltanto politica di « necessità » ma bensì di comunione come viene precisato in dichiarazione che verrà pubblicata domani e che contiene frase seguente tenore:

« Governo romeno intende fare politica attraverso quale s'integrerà sinceramente a sistemazione creata da Asse Roma Berlino e ·ciò non solo come espressione suo realismo politico, ma come conseguenza logica concetto politico e ideologico dei suoi membri, fedeli interpreti sentimenti nazione».

Manoilescu ha poi ricordato sue vis1te a Roma dove è stato ricevuto dal Duce, nonchè sue antiche simpatie per !fascismo. Ministro degli Affari Esteri ha concluso pregandomi ottenere da V. E. autorizzazione fargli conoscere per suo orientamento linee generali direttive della politica fascista per quanto concerne avvenire di questo settore europeo (1), alle quali linee Governo romeno è deciso fin da ora attenersi improntandovi propria azione politica.

186

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 140-141. Shanghai, 5 luglio 1940 ore 9 (per. giorno 6, ore 2,45).

Dal vaglio qui dei più diversi indizi, da confidenze di agenti europei, dagli accenni e dal silenzio delle Autorità diplomatiche e militari giapponesi, rilevo: tutta l'azione in Cina del Governo giapponese sembra ·che si svolga oggi sotto l'assillo della preoccupazione, già manifestata da alcuni suoi membri al Duca di Coburgo nel maggio u. s. e riferitami dal suo consigliere Console Stahmer, « che H rimanere estraneo a quegli accordi sui quali si baserà nuovo assetto nel mondo sarebbe per Giappone irreparabile sciagura».

Già a quella data imatti erano stati iniziati concentramenti di forze militari importanti nella Cina meridionale e Hainan. Al ,fine massimo che è quello di divenire fattore indispensabile nel ristabilimento della pace, Giappone si avvia come lo comporta la forma mentis dei suoi governanti e le cocenti esperienze del passato: timorosamente e per gradi; con una azione di sgretolamento comin

ciata dal nord e portata al sud dalla fatale tendenza della zona di sicurezza favorita improvvisamente dalla disfatta francese. A pochi giorni dal raggiunto accordo di Tientsin Giappone la inaspriva mano mano che Francia si avviava al crollo, fino a raggiungere in pratica controllo delle Concessioni alleate: contemporaneamente impossessandosi più completamente della Cina del nord, e preparandosi al dominio della Concessione francese di Hankow. Come era logico, a Shanghai Giappone ha cominciato con l'attaccare punto di minore resistenza. 'Subito dopo sconfitta francese riprendeva possesso della zona di Zikawei e Autorità francesi si affrettarono a riconoscere il fatto compiuto: imponeva e sta imponendo misure per cui tra breve Autorità militari giapponesi avranno nella Concessione francese, che conserverebbe tuttora la vecchia armatura, una influenza decisiva. Nel Settlement Autorità giapponesi attraverso una serie di larva,te minacce e con assenso del corpo consolare diventato subito mansueto ha ottenuto fosse restituita al sindaco della grande Shanghai -che è creatura giapponese -la massa dei titoli di proprietà da tre anni detenuti dal consiglio municipale per favorire Governo di Chungking, mentre la liberazione dal controllo di Chungking delle Corti cinesi verrebbe rimandata tra qualche tempo. Inoltre Comando giapponese che ha occupato ieri col consenso britannico una piccola zona della Concessione internazionale da due anni ad essi preclusa, si prepara ad affrontare questione della zona extra Concessione occupata dalle truppe britanniche. Situazione giuridica è qui diversa da quella di Zikawei, comunque ritiro francese costituisce un precedente, e in seguito a nuovo accomodamento Londra potrebbe consentire a parziale ritiro anche nella speranza di poter conservare il presidio della zona del Settlement ove sono concentrati i maggiori interessi :britannici. In tale contingenza si dovrebbe riesaminare posizione anche nostre forze che sono scaglionate in maggioranza in zona extra

Settlement ma che potrebbero mantenersi nella piccola zona internazionale inclusa nel loro settore, non è tuttavia da escludere che i giapponesi approfittando delle circostanze insistano a Londra per il ritiro dalla zona delle forze armate britanniche: Giapponesi e britannici hanno l'impressione che Londra abbia esagerato per Hong Kong per dare l'impressione che Hong Kong sarà difesa sino alla fine e per affermare dinanzi agli Stati Uniti d'America possibilità di resistenza della quale troppo oggi si dubita a Washington. Si ritiene qui che anche per la via di ... (l) Londra finirà per cedere accettando un controllo analogo a quello accettato dalla Francia ma mascherato da una più abile formula.

Gli Ambasciatori di Francia in Giappone e in Cina e nuovi governatori Indocina che erano venuti da Bordeaux sono giunti attraverso un lungo scambio di telegrammi alla adozione della formula « salvare il salvabile cedendo sino al limite dell'onore nazionale».

Degli accordi per Indocina (raggiunti con una prontezza che ha sorpreso lo stesso Governo di Tokio) i giapponesi si dichiarano soddisfatti in quanto contengono inesauribili possibilità di sviluppi. Da una tale serie di constatazioni appare dunque che le misure prese in Indocina ed a Hong Kong e quelle in

16 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. V.

preparazione hanno un motivo immediato e apparente (che è quello di tagliare le massime vie di rifornimento di Chungking), e quelle di non immediato e di ben altra portata di dar modo al Giappone al momento più opportuno di giocare la sua carta nel conflitto che dopo aver decapitato gli Imperi olandese e francese in Estremo Oriente, minaccia oggi quello britannico.

Tagliate le vie di comunicazione col Sud, la capitale nazionalista oltre a non ricevere rifornimenti indispensabili, non può esportare più quelle materie pregiate che erano la ,contro-partita di ogni aiuto americano. Dovrebbe agonizzare ed i politici pensano che Chiang Kai-shek potrebbe cedere di schianto, come Reynaud, in seguito alla risposta evasiva che Roosevelt si prevede darà al disperato appello portatogli da T. V. Soong. I militari invece sono scettici sulla resa di Chungking (lo bombardano e pur continuano a trattare con esso) mentre impongono temporeggiamento con Wang Ching-wei pensano che la vera capitolazione la ,si dovrà imporre in un regolamento finale. Sono essi a insistere perchè la Nazione si tenga prontissima per ngni eventualità. Così Giappone procede a sgretolamento progressivo delle posizioni franco-inglesi. Nella Cina del Nord e del Centro senza intaccare a fondo sue relazioni con Francia e Inghilterra o migliorando quelle cnn Stati Uniti d'America; nella Cina meridionale servendosi senza scrupoli dell'Indocina indifesa si tiene in agguato pronto a quell'azione che potrà regolare sulle sconfitte o sul collasso della Potenza che gli ha sempre inesorabilmente preclusi i mari del Sud.

(l) Uguale richiesta rinnovava Gigurtu il 12 luglio al ministro Ghigi (T. 320 del 12 luglio 1940).

(l) Nota dell'Ufficio Cifra: c Parola indecifrabile •·

187

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO

(Pubbl. MARIO ToscANO, Una mancata intesa italo-SCY'vietica nel 1940 e 1941, dt., p. 47)

T. 180/75 R. Roma, 5 luglio 1940, ore 22,15.

Non conviene andare oltre nelle co-nversazioni, e va evitato di approfondire gli argomenti presentati dai sovietici (1).

Ho avuto con Gorelkin conversazione abbastanza ampia, nel corso della quale sono stati toccati ,in gran parte gli argomenti di cui ai Vostri colloqui con Molotov, senza scendere però a prec,isazioni.

In conclusione, atmosfera di comprensione ma quello che è stato fatto basta, almeno per ora.

(ll Vedi n. 170.

188

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PE CORRIERE 52. Roma, 5 luglio 1940 (per. stesso giorno).

Recatomi da lui per la consueta udienza del venerdì ho dato oggi al Cardinale Maglione, a proposito del noto passo della S. Sede (1), la risposta evasiva che mi era stata ordinata. Il Cardinale Maglione non ha mostrato di meravigliarsene e ciò specie alla luce degli avvenimenti ultimi e della attitudine inglese.

Il Cardinale Maglione ha tenuto peraltro a sottolineare che non era mai stato intendimento del Santo Padre di fare Egli stesso delle proposte di pace, ma soltanto di rivolgere -al caso -un invito ai belligeranti perchè s'intendessero direttamente fra di loro.

Interesserà forse V. E. di sapere che l'impressione creata in Vaticano dagli avvenimenti di questi giorni è disastrosa: il contegno inglese verso la Francia viene apertamente stigmatizzato.

189

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 143. Budapest, 5 luglio 1940 (per. giorno 6).

Mio telecordere 013>9 (2).

Indirizzo politico Romania dalla rinunzia garanzia britannica alla composizione nuovo Gabinetto, continua essere seguito qui con estremo sospetto e ostilità. Contro asseriti intendimenti sovietici estendere propria influenza protettiva in Romania, si attribuisce a questa proposito sempre più chiaro porsi sotto influenza protettiva germanica. Parla,si invio messi e messaggi romeni Berlino.

D'altra parte comincia a diffondersi convinzione che problema romeno e in generale delle frontiere sud-orientali, investe sostanza stessa rapporti fra Asse e sovietici, e più immediatamente tedesco-sovietici, donde necessità per Berlino come per Roma tentare puntellare situazione romena, a pregiudizio quindi rivendicazioni ungheresi.

È indubbio che monito Roma e Berlino alla Ungheria è stato qui compreso e che ambienti, più responsabili Governo non nascondono che apparecchio militare è presumibilmente destinato a rimanere inattivo. Nondimeno vari provvedimenti come adunata forze oltre Tibisco, avanzamento basi aeree regioni Debreczen e Miskolcz, predisposizioni trasferimento Quartiere Generale a Monor,

dimostrerebbero che misure mobilitazione seguono ininterrottamente loro corso. Ciò che se è spiegabile con 1ncognite tuttavia persistenti situazione, lascia peraltro anche pensare alla speranza pressione militare possa concorrere indurre Potenze Asse esaminare con carattere urgenza problema ungherese.

:t --l'edibile infatti che assicurazioni date da Roma Berlino a tale riguardo \1) siano cvnsiderate qui ancora generiche e che si vorrebbe poter giungere a qualche precisazione, come sembrano comprovare anche recenti precisazioni questo Governo in merito regione Secleri, e tuttora non deposte speranze entrare concretamente in trattative con Bucarest.

E pertanto è da constatare in questi ambienti qualche reazione nei riguardi delle Potenze dell'Asse, che secondo correnti valutazioni « impediscono ~ Ungheria risolvere proprio problema nei confronti Romania. Nè la cosa sarebbe di per sè molto rilevante in una opinione, ,come questa, estremamente impressionabile, se essa non giovasse, tenuto conto del già segnalato atteggiamento questa Rappresentanza sovietica, ad accreditare per 'Contro in taluni settori qualche tendenza a ritenere possibili intese con sovieti per soluzione problema medesimo.

Sotto quest'aspetto non è quindi forse totalmente insincera corrispondenza di fonte probabilmente inspirata Agenzia Telegrafica Budapest Ertesito secondo cui « è vivamente commentata nei corridoi Camera eventualità di collaborazione fra Ungheria e sovieti »; mentre appare abbastanza evidente tendenza Governo, nell'attuale momento di perplessità e incertezza, attribuire al «veto» dell'Asse posizione arresto che segue misure militari prese non senza una certa ostentazione.

Come che sia è sopratutto verso Germania, le cui possibilità vengono attentamente valutate, che qui si rivolge lo sguardo non privo di preoccupazione e timore, rilevandosi altresì come sia da parte romena che anche da parte bulgara è su Berlino che si tenta di esercitare massima pressione, quasi come su principale interessata, tenuto conto particolari posizioni tedesche verso sovieti, ad una sistemazione frontiere orientali.

Rilevo però che in dipendenza particolari rapporti itala-ungheresi, vi è tendenza maggiormente sperare su Italia, e sotto tale aspetto questi circoli di Governo hanno particolarmente apprezzato anticipo risposta italiana rispetto quella germanica di cui già riferito con mio telegramma n. 16'3 (2).

(l) -Vedi D. 161. (2) -Vedi D. 159.
190

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 132. Belgrado, 5 lugLio 1940 (per. giorno 7).

Si ha l'onore di trascrivere qui appresso quanto ha comunicato in data 1o corrente il R. Console Generale a Spalato: « Ultimi avvenimenti Romania hanno per qualche giorno tenuto in seria apprensione questi ambienti nel timore complicazioni capaci alterare stato

tranquillità che ha regnato finora in questo settore di Europa. Elementi estremisti ne hanno tuttavia approfittato per auspicare avanzata truppe sovietiche oltre confine Bessarabia allo scopo di realizzare unione di tutti i popoli slavi del sud contro incombente minaccia germanesimo e pericolo espansione italiana. Da fonte attendibile mi viene riferito che giorni or sono è stato qui di passaggio noto industriale di Zagabria Leo Grivicic, uno dei massimi esponenti partito Pavelié, rientrato di recente dall'Italia dove si sarebbe incontrato col dr. Ante Pavelié ·Che troverebbesi Abbazia. Secondo Grivicic speratismo croato sarebbe ormai da considerarsi come fatto compiuto che realizzerebbesi prima occasione favorevole. Croazia costituirebbe stato indipendente sotto protettorato italiano non escludendo possLbilità unione personale simile quella verificatasi Albania. Zara sarebbe retrocessa mentre occuperebbe alcune isole litorale importanti dal punto di vista strategico. Naturalmente tale progetto ha provocato immediata reazione dei franchiani che parlano invece di profferta alla Germania partita da Zagabria perchè tedeschi assumano tutela intera regione pur di sottrarla alla penetrazione italiana.

Smobilitazione appare soltanto sulla carta poichè continua richiamo riservisti alla spicciolata e permessi di licenza vengono revocati. A partire da oggi Comando Divisione Adriatico dopo due anni di stanza a Spalato si è definitivamente trasferito a Knin. Partenza generale Adamovic e del suo Stato Maggiore ha dato origine manifestazione simpatia esercito con soarso entusiasmo da parte della popolazione la quale non si spiega motivo per cui data situazione generale e dichiarazioni ultrapacifiche Cvetkovié e Macek riservisti continuano essere mantenuti sotto le armi».

(l) -Vedi DD. 132 e 164. (2) -Vedi D. 169.
191

IL MINISTRO A L'AJA, DIANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. l 7 20/500. L'Aja, 5 lugLio 1940 (per. giorno 11).

Come è noto, dal punto di v1sta costituzionale, l'Olanda si trova in una situazione tutt'altro che chiara e precisa. La Regina e il Governo (il Presidente del Consiglio e tutti i .Ministri) sono fuggiti a Londra, da dove continuano ad esercitare sul territorio metropolitano dell'Olanda un potere teorico, mentre farebbero valere ancora i loro pieni diritti di sovranità sulle Indie Orientali Olandesi (per quanto queste anche siano considerate poter svolgere attività indipendente) e sulle Indie Occidentali (le quali praticamente sono state occupate finora dai franco-inglesi, e la cui precisa situazione di fatto, dopo gli armistizi franco-italiano e franco-tedesco, non è qui nota).

Nel territorio metropolitano occupato, i poteri civili vengono esercitati,

oltre che dal Commissario del Reich e dalle autorità germaniche a lui sotto

poste, anche da varie autorità olandesi, sinora anche dal Generale Winkelman,

ora destituito e arrestato, e tuttora dai Segretari Generali dei Ministeri (com

preso il Segretario Generale degli Affari Esteri), dai Commissari della Regina, (autorità provinciale), dai borgomastri (autorità comunale), nonchè da tutti i loro sottoposti.

La situazione che ne risulta è tutt'altro che chiara e precisa, e il maggior danno si riversa sui rapporti della Olanda con l'estero. L'assenza di un governo nel territorio metropolitano o almeno di un suo rappresentante, sia pure in stato dì dipendenza per rispetto alle autorità tedesche -mentre il governo nominale e la stesSia Sovrana sono praticamente prigionieri del governo britannico -rischiano di produrre lo sgretolamento del complesso statale olandese, che comprende, quale parte integrante del territorio metropolitano, le colonie.

Tale sgretolamento, minacciato a seguito .delle ormai non più delate aspirazioni giapponesi sulle Indie Orientali e delle nuove aspirazioni britanniche sulle Indie Occidentali, può tanto più facilmente prodursi, per quanto più si prolunga l'attuale situazione.

Molti si domandano 'quindi se proprio non ci sia un qualche mezzo per uscire dall'attuale vicolo cieco e poter giungere alla formazione di un nuovo Governo olandese, il quale possa esercitare il suo potere con una certa indipendenza e con la sola preoccupazione degli .interessi olandesi. Anzi, in tale situazLone, alcune delle personalità più in vista fra quelle rimaste hanno a più riprese sollecitato il consiglio e l'appoggio di questa R. Legazione nella giusta preoccupazione che qualunque tentativo di formazione di un nuovo Governo sarebbe condannato fin dall'inizio qualova non si svolgesse in pieno accordo con l'autorità germanica di qui e con il Governo di Berlino e che a tale scopo avrebbe potuto essere utile assicurarsi anche una favorevole disposizione per parte dell'Italia.

Questa R. Legazione sinora non ha ritenuto incoraggiare in modo partìcolare tali tentativi non avendo potuto da qui farsi un'idea esatta delle intenzioni germaniche: ma non ha ritenuto di dover troncare i rapporti con le personalità olandesi desiderose di collaborare alla formazione del nuovo Governo, sia perchè sì può ritenere che, in un certo stadio della situazione, un nostro intervento o un nostro suggerimento possano essere anche graditi al Governo di Berlino, perchè diretti a uno scopo di collaborazione generale, sia anche perchè, nella futura sistemazione della carta economica del mondo, sembrerebbe indispensabile assicurare all'Italia poss~bilità piena di rifornimento e di accesso alle Indie Olandesi, sia Orientali che Occidentali, mentre tale possibilità per l'Italia può rappresentare un interesse anche olandese, in quanto un libero accesso italiano alle Indie garantirebbe il loro status quo e la loro integrità.

Finora, due sono le principali tendenze che sono affiorate per la formazione di un nuovo Governo. Una di esse fa capo all'ex Presidente del Consiglio Colijn, il quale, dopo aver sostenuto fino alla vigilia del conflitto tedesco-olandese la necessità per questo paese di allearsi con l'Inghilterra, sì è ora improvvisato fautore della collaborazione tedesco-olandese e ha pubblicato un opuscolo nel quale sostiene che i capi dei vecchi partiti politici dovrebbero formare una specie di «fronte nazionale», il quale rappresenterebbe a suo dire una schiacciante maggioranza del popolo olandese.

Non c'è bisogno di dire che gli stessi presupposti, sui quali dovrebbero basarsi i tentativi di formazione del nuovo Governo secondo il Colijn, mentre

risentono di uno stantio e vieto bagaglio ideologico di sapore democratico, sono quanto mai fallaci. Lo stesso Colijn, immediatamente dopo che l'Olanda è ,stata occupata dalle truppe tedesche, ha affermato che dietro il Governo olandese presieduto dal De Geer -e che oggi è a Londra -c'era appena il 5% della popolazione. Del resto, la soluzione patrocinata dal Colijn -un Governo semiautoritario di cui egli stesso dovrebbe essere a capo, basantesi su un fronte nazion<tle, rappresentante persone che possono parlare a nome della maggioranza del popolo olandese -non :potrebbe minimamente essere accetta al Governo di Berlino, e sarebbe certo accolta con non molto favore dal popolo olandese, il quale ritiene che, dopo gli errori passati, sia necessario un pieno rinnovamento di uomini e di cose.

Altra soluzione, che sembra offrire maggiori probabilità di riuscita e che può essere considerata più seria, ,sarebbe quella basantesi sulla considerazione che bisogna nell'attuale momento prescindere completamente dai partiti politici e quindi allontanare tutte le personalità poHtiche. Tale soluzione è stata caldeggiata e considerata come possibile dal prof. de Quay, Commissario del Governo per l'organizzazione del lavoro, attorno al quale è stato riferito col telespresso di questa R. Legazione 31 maggio scorso n. 1505/422 (1). Si tratterebbe di costituire una specie di ,consiglio di governo (che il prof. de Quay in una conversazione privata ha detto vorrebbe formare sul modeLlo del Gran Consiglio Fascista), in seno al quale entrerebbero solo personalità non politiche, il quale dovrebbe mettersi in comunicazione col Governo di Londra per persuaderlo a dimettersi e quindi entrare in mpporto con la Sovrana. La procedura è stabilita solo imperfettamente e non ancora bene delineata, ed è specialmente resa difficile dalla mancanza di una personalità preminente, che possa prendere in mano la somma degli affari, e possa imporsi così all'interno come all'estero. Sembra che a questo riguardo si sia pensato al signor Arnol d Meyer: ma non appare che la personalità di questi sia tale da corrispondere ai requisiti necessari.

Una terza soluzione, che potrebbe essere quella della costituzione di un Governo nazionaUsta con a capo Mussert, non sarebbe certo molto popolare nel paese, nel quale, a ragione o a torto, i nazionalsocialisti olandesi sono considerati come traditori: comunque, qualora si addivenisse, per desiderio delle autorità occupanti, a una soluzione di questo genere, sembrerebbe preferibile che a capo del governo fosse posto il signor Rost van Tonningen, che è considerato persona più attiva e più capace di imporsi del Mussert.

Siccome le varie tendenze sono ancora imprecise, è assai difficile tirare una 'Conclusione: quel che è certo è che l'Olanda risente in pieno la situazione di disagio nella quale si trova per la fuga del suo governo, mentre molti olandesi oomprendono che l'avere oggi un Governo olandese a Londra pienamente mancipio dell'Inghilterra, definito da questo Segretario Generale di questo Ministero degli Affari Esteri «più inglese degli inglesi », signi.fica andare incontro a un avvenire gravido di incognUe e di pericoli, non 'soltanto per quanto concerne il territorio metropolitano, ma anche e più specia:lmente per quel che riguarda le ,colonie. La storia dimostra che l'Inghilterra ha formato il suo esorbitante

Impero a spese degli aLleati nelle varie guerre che essa non ha mai vinto: è questo un ammonimento di cui l'Olanda di oggi deve tenere e tiene il debito conto. È questa una situazione per rispetto aUa quale l'Italia deve essere moralmente preparata, di cui noi dobbiamo attentamente prevedere e scrutare gli sviluppi.

(l) Non pubblicato.

192

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 751/265. Helsinki, 5 luglio 1940 (per. giorno 13).

Come ho riferito col mio telegramma n. 170 (l) in data di ieri è stata in questi giorni liquidata, nel più assoluto segreto, una questione che regolata dalla nota Convenzione Internazionale del 20 ottobre 1921, fu alla fine del 1938 ed all'inizio del 1939 oggetto di convegni, riunioni, discorsi e polemiche e tenne sveglia l'attenzione dell'opinione pubblica nordica e, oso dire, europea per mesi e mesi.

Si ricorderà infatti che a seguito della conferenza finno-svedese di Stoccolma del 4 gennaio 1939 fu formulato un progetto d'accordo ·che poteva cosi riassumersi:

a) La zona neutralizzata delle Isole Aland veniva ristretta e demarcata

da una linea più settentriona,le di quella stabilita dalla Convenzione del 1921.

Nella parte del territorio resa libera dalla garanzia, la Finlandia avrebbe avuto

diritto di riarmo.

b) Nella zona neutralizzata e per la duvata di 10 anni la Finlandia sarebbe

stata autorizzata a mantenere reparti militari composti di elementi loca'li e di

truppe di lingua svedese, d'installare artiglierie mobili per la difesa costiera

ed antiaerea, e di far soggiornare unità della flotta.

c) La Svezia si dichiarava disposta, ~n caso di pericolo di guerra interes

sante II Baltico ad accordare, dietro domanda della Finlandia ed in attesa che

entrasse in funzione il sistema di garanzie, previsto daUa Convenzione del 1921,

l'aiuto necessario per la difesa delle Aland.

Questo progetto d'accordo, che realizzava pienamente i desideri del Governo

di Helsinki fu presentato, per la preventiva approvazione, alle Potenze firmatarie

de1la Convenzione del 1921. All'U.R.S.S. non fu invece chiesta alcuna autoriz

zazione ma il desiderio finno-svedese venne ad esso noHficato solo nella sua

qualità di Membro del Consiglio della Società delle Nazioni con la preghiera

di «voler contribuire alla messa in vigore dell'accordo stesso».

Le risposte dei vari Governi furono tutte favorevo'li anche se furono

espresse riserve in quelle della Germania e dell'Itali!a, in relazione alla posizione

privilegiata della Svezia nel sistema di garanzia, ed alla funzione della S. d. N.,

di cui i detti due Stati non erano più membri.

Il Governo sovietico invece non dette risposta alla nota .finno-svedese. L·a sua politica nei riguardi della Finlandia dal gennaio al settembre 1939 mostra tuttavia che le modificazioni progettate nello statu quo del Baltico con il riarmo delle isole Aland non lo lasdavano indifferente e che anzi ne prendeva motivo per iniziare una vivace attività politica tendente ad affermare i suoi interessi baltici.

Quanto è avvenuto segretamente in questi giorni dimostra che la politica estera sovietica insiste sul,le sue richieste tendenti ad assicurare sempre più quel predominio nel Baltico che le recenti occupazioni militari dei tre Stati prospicienti tale mare, insieme ai vantaggi conseguiti con la guerra russo-finlandese non hanno mancato di assicurarle.

Alla brusca ed inattesa domanda rivolta da Molotov alla De·legazione finlandese presente a Mosca, ·questo Governo non è stato in .grado di opporsi perchè è evidente ·che non era il ·caso di affrontare i pericoli di una nuova conflagrazione per una questione divenuta ormai piuttosto secondaria.

Pertanto il Governo finlandese ha dato già le necessarie disposizioni affinchè la guarnigione finlandese attualmente dislocata nelle isole Aland, venga ritirata al più presto. Come ebbi ,a comunicare a suo tempo tale guarnigione era stata por.tata a poco più di quattro mila uomini ed armata con le artiglierie costiere tolte dalle isole antistanti Rango, dopo la cessione ai russi di tale località.

Il Governo finlandese si è altresì obbligato alla distruzione di quei pochi lavori di difesa campale che erano stati costruiti i questi ultimi mesi ad eccezione delle casematte esistenti a Sinnidsskar ed a Klavskar di cui sarebbe stata autorizzata J.a permanenza.

Appena informato della richiesta il Governo finlandese ne ha dato conoscenza a quello svedese, facendo comprendere probabilmente l'impossibilità da parte sua di opporsi alla domanda russa. Non mi risulta quale sia stata l'immediata ripercussione dell'avvenuto presso il Governo di Stoccolma; mi risulta solamente quanto ebbi già a telegrafare ieri sera e cioè che questo non ha potuto opporre alcuna valida resistenza e che avrebbe solo tenuto a farsi vivo a Mosca avallando l'accaduto, sopratutto, a quanto pare, per non rimanere del tutto estraneo all'avvenimento.

Nessuna notizia come ho telegrafato, è ancora trapelata in questi ambienti politici, nè su questa stampa. È evidente che 11 Governo ha voluto evitare al pubblico la nuova scossa, che diverrà tuttavia piano piano di pubblica ragione, man mano che le guarnigioni dislocate nelle isole rientreranno nel territorio finlandese.

Non è tuttavia da prevedere che a tale evento venga attribuito un peso eccezionale. Se la questione delle Isole Aland fu in primo piano durante l'anno scorso e diede origine a fiumi di eloquenza e di inchiostro, troppi colossali avvenimenti si sono svolti da quel periodo ad oggi per non aver modificato la mentalità e la sensibilità di questo popolo.

Fu voce corrente qui, in un certo periodo, che siano stati proprio i primi attriti sulla questione delle Isole Aland tra questo paese e la Russia, a provocare tutti i guai che condussero alla guerra ed alla pace di Mosca.

Non ho mai condiviso tale strana opinione; l'ho solo citata per rammentare che in base ad ess·a una notevole corrente si era costituita in questo paese recentemente, per affermare che non valeva la pena di battersi ulteriormente per tali Isole alla cui difesa avrebbe dovuto provvedere assai più la Svezia che non la Finlandia.

Questa convinzione contribuirà a far ingoiare facilmente la nuova pillola, quando ne sarà il momento, da questa op}nione pubblica, ormai solo preoccupata di salvare la propria indipendenza in un periodo così burrascoso per la storia dei piccoli Stati della vecchia Europa.

(l) Non pubblicato.

193

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 2511/1012. Mosca, 5 luglio 1940 (pe1·. giorno 16).

Riferimento mio telegramma n. 330 in data odierna (1).

Facendo seguito alla mia comunicazione telegrafi.ca, preciso che la notizia dell'accordo raggiunto fra U.R.S.S. e Finlandia per le Aland mi è stata data confidenzialmente da questo Ministro di Svez}a, il quale -come è naturale ha sempre seguito la questione molto da vicino.

Il signor Assarsson mi ha fornito al riguardo i seguenti ragguagli: il Governo dell'U.R.S.S. ha formalmente sollevato il preblema delle Aland il 23 giugno

u. s. quando, in una conversazione col Ministro finlandese Paasikivi, il Presidente Molotov ha protestato contro i lavori di fortificazione dell'ardpelago, affermando risultargli che il Governo finlandes.e li stava continuando. Molotov avanzò in quell'occasione la proposta che l'U.R.S.S. fosse invitata a partecipare a quei lavori, ciò che avrebbe evidentemente significato una specie di condominio delle isole o per lo meno il punto di partenza per una servitù militare a favore dell'Unione sovietica.

Come alternativa Molo.tov reclamò la distruzione dei lavori di fortificazione già compiuti e l'impegno finlandese di mantenere le isole in uno stato di smilitarizzazione effettiva e permanent·e.

Il Governo di Helsinki ha risposto in questi ultimissimi giorni, accettando la seconda proposta. In seguito di che Molotov ha fatto sapere a Paasikivi che intendeva istituire nell'arcipelago delle Aland un Consolato sovietico, il cui compito sarà natunalmente di controllare l'adempimento dell'impegno assunto della Finlandia.

Questo Ministro di Svezia, il quale giorni sono non mi aveva nascosto la sua preoccupazione per l'eventualità che l'U.R.S.S. arr•ivasse fino ,a reclamare il possesso di tutto o di parte dell'Arcipelago, si mostra abbastanza soddisfatto della soluzione raggiunta. Per parte sua il Conte von Schulenburg mi ha detto che il Governo tedesco molto probabilmente non avrebbe trovato nulla da obiettare.

(l) Non pubblicato.

194

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 298-299. Bucarest, 6 lugLio 1940, ore• 22,10 (per. giorno 7, ore 12).

298. Questo Presidente del Consiglio dei Mini!stri mi ha pregato attirare l'attenzione di V. E. su preparativi militari che -secondo le notizie testè pervenutegli -verrebbero svolgendosi da parte ungherese in senso offensivo in direzione frontiera romena. Mobilitazione magiara sarebbe schiel'lata per circa trentadue kilometri profondità in corrispondenza frontiera anzidetta.

Gigurtu mi ha detto che Governo romeno è fermamente risoluto ricorrere alle armi ove venga assalito, con le conseguenze inevit,abiH per questo settore e per rifornimento petrolio alle Potenze Asse.

Presidente Consiglio Ministri mi ha d'altra parte comunicato che Sovrano e Governo romeno hanno invece raggiunto decisione iniziare conversazioni con Sofia e con Budapest anche subito e cioè senz,a attendere Conferenza Pace, e sono disposti ragionevoli concessioni nei riguardi Ungheria e Bulgaria, ma che per poter avanzare proposte generiche è necessario gesto distensione quale la smobilitazione o, almeno, il contemporaneo ritiro delle truppe dalla frontiera comune.

Gigurtu ha concluso esprimendo la speranza che V. E. vorrà intervenire presso il Governo ungherese per consigliarlo aUa via della moderazione ed all'opportunità di determinare un'atmosfera :lìavorevole ai negoziati.

299. Circa intenzione manifestata da Gigurtu porsi senz'altro -ove atteggiamento ungherese lo consenta -sulla via negoziati con potenze vkine, risultami in via strettamente confidenziale 'e tale da indurmi pregare V. E. voler mantenere del tutto segreta mia informazione, che il Governo tedesco ha risposto alla richiesta del Re ponendo come condizione preliminare ad accordi politici sistemazione ,rapporti Romania con paesi vicini attraverso trattative dirette (l).

Per quanto concerne poi scambi segreti vedute romeno-,tedeschi in proposito, questo Governo sarebbe naturalmente des~deroso entrare anche con noi analoghe conversazioni (vedi da ultimo mio telegramma n. 291) (2) ed in particolar modo sia Manoilescu che Gigurtu mi hanno in questi ultimi giorni ripetutamente espresso desiderio ,conoscere punto di vista Governo fascista e manifestato speranza ricevere direttive e consigli circa linea di condotta da seguire.

(l) Vedi Documents on German Foreign Po!icy 1918-1945, Series D, vol. X, DD. 80, 104 e 123.

(2) Vedi D. 185.

195

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 148. Teheran, 6 luglio 1940, ore 15,20 (per. giorno 7, ore 1,30).

Trascrivo il seguente telegramma del R. Ministro in Baghdad: c N. 52. Mi riesce difficile procurarmi notizie attendib1li dai p,aesi arabi (l) non solo per la chiusura della frontiera Iraq-Siria quanto perchè attività di questa Legazione è ora strettamente sorvegliata. Persone giunte recentemente da Damasco riferiscono che dopo disfaUa francese si sono ·colà verificati incidel).ti antimandato e che autorità francesi avevano proceduto arresto vari capi nazionalisti tra cui ex Ministro Sciucri KuaUi, sequestrato tutti gli apparecchi radio privati e, per timore di una sommossa armata, disarmato corpo polizia e gendarmeria locale. Siriani mussulmani non dissimulano loro contentezza per il crollo della Francia e si augurano sia prossima l'om realizzare sogno di indipendenza Paese con un Governo nazionale.

Essi si volgono fiduciosi verso l'Italia e la Germania nella speranza ottenere riassicurazione loro diritti calpestati dalla Francia ed assicurare lunga desiderata indipendenza mediante trattative sul genere di quelle che vennero stipulate con Iraq. Dichiarano in ogni modo opporsi risoluti a qualsiasi tentativo occupazione da parte Turchia.

A quanto mi viene riferito 50% ufficiali francesi 1attualmente in Siria sarebbero decisi mantenere stato di guerra. Altra metà si sarebbe invece sottomessa ordini di Weygand. Per ciò che concerne le truppe si dice che Inghilterra avrebbe promesso ai soldati in Sil'ia e Libano trattamento economico più favorevole di quello usato dalla Francia: Nuri Said di ritorno Angora ha fatto ieri alla stampa seguente dichiarazione: posso assicurare sia d'accordo uomini politici turchi perchè Siria rimanga ai ririani e perchè il suo avvenire sia di indLpendenza ».

196

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 149. Teheran, 6 luglio 1940, ore 15,20 (pelr. giorno 7, ore 5).

Mi viene confermato che qualche giorno fu U.R.S.S. avrebbe ripetuto precise richieste a questo Governo assegnandogli termine per rispondere che dovrebbe scadere in questi giorni.

Governo persiano avrebbe chiesto dilazione al termine predetto e inviato subito due alti funzionari a Mosca per trattare.

Domande avanzate dall'U.R.S.S. sarebbero stesse di cui al telegramma 86 (l) aggravate però da quella di avere a disposizione anche campo d'aviazione di Bushir nel Golfo Persico; concessione in sfruttamento di tutto petrolio persiano compreso quello della Anglo-Persian Oil Company e il controllo sulla ferrovia trans-iraniana. Questo Delegato Apostoltco mi ha confermato quanto precede e mi ha detto averlo telegrafato S. Sede, mostrandosi molto preoccupato per le Diocesi dell'Azerbaigian. Se quanto precede corr.isponde a verità questo Governo cercherebbe dilazionare risposta ma sarebbe già deciso cedere e azione ~ntrapresa dallo Scià verso Anglo-Pe!rsian Oil Company avrebbe doppio scopo prendere in sfruttamento quei pozzi petroliferi, per evitare possibilmente che cadano in mano Russia e di ottenere da Londra sbloccamento dei suoi ingenti capitali personali prima che allineamento con U.R.S.S. venga ad impedirlo.

(l) Vedi D. 89.

197

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO AD ATENE, E. GRAZZI

T. 184/162 R. Roma, 6 Zuglio 1940, ore 22,15.

Personale per Grazzi.

Vostri nn. 204-205 (2).

Analoga comunicazione a quella a voi fatta da Metaxas è stata qui compiuta da Politis ·all'Eccellenza il Ministro il quale ha accolto con ogni riserva le assicurazioni del Ministro di Grecia (3). Comunque la questione non verte sull'atteggiamento dell'Italia verso la Grecia ma sulla necessità che il Governo ellenico non si renda complice degli inglesi nel Mediterraneo.

198

L'INCARLCATO D'AFFARI A. I. A MADRID, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 322. Madrid, 6 luglio 1940, ore 23 (per. giorno 7, ore 5).

Mio telegramma n. 050 (4).

Informa:Moni pervenute tanto a questa Ambasciata quanto nostra missione militare da fonte fiduciaria attendibile, lasciano ritenere che Ammiraglio Canaris in colloquio con Franco, gli abbia prospettato possibilità si renda necessario transito Spagna truppe tedesche per azione :contro Portogallo nell'eventualità questo paese, volente o nolente, dovesse schierarsi con Inghilterra. Informatori

aggiungono che stessa possibilità sarebbe stata prospettata 11aggiungere Gibilterra. Franco avrebbe risposto evasivamente evocando Patto di amicizia ispanoportoghese e manifestando opinione che Portogallo non muterà suo attuale atteggiamento, aggiungendo che sia nei ·Confronti Portogallo sia nei confronti Gibilterra Spagna sarebbe in grado agire •Con suo esercito purchè le si fornissero materiali artiglieria e aviazione.

Questi elementi del SIM tedesco, sondati in merito a tali informazioni, si sono mostrati piuttosto reticenti, però non (dico non) le hanno smentite. Gli spagnoli, dal canto loro chiedono da qualche giorno con insistenza al nostro SIM che cosa risulti a noi 'Circa intenzioni tedesche contro il Portog:allo e circa scopi e ragioni visite che ufficiali germanici stanno compiendo quasi quotidLanamente a San Sebastiano, Bilbao, Santander, ecc.

Ritengo verosimile che quanto ho riferito nella seconda parte mio telegramma 045 (l) sia da porsi in relazione con informazioni sopra riportate nel senso si cerchi qui ad ogni buon fine di accampare diritti per l'eventualità che non si possa evitare Portogallo venga coinvolto nel conflitto.

(l) -Vedi DD.I., Serie IX, vol. IV, D. 670. (2) -Vedi D. 179. (3) -Vedi L'Agression de l'Italie contre la Grèce, cit. DD. 89, 90, 91 e 92. (4) -Non pubblicato: dava notizia dell'arrivo dell'ammiraglio Canaris a Madrid.
199

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

APPUNTO S. N. Rorna, 7 luglio 1940.

L'Eccellenza Ciano ha telefonato da Berlino per far sapere al Duce di aver avuto un lungo ed interessante colloquio col Fiihrer.

L'accoglienza riservatagli è stata particolarmente cordiale. L'atmosfera berJ.inese è di assoluta serenità, calma e totale sicurezza. Il Conte Ciano si è dichiarato ass·ai soddisfatto della sua conversazione, sulla quale riferisce con rapporto che giungerà domani con corriere aereo (2).

200

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

(Pubbl. G. CIANO, L'Europa verso la catast1·ote, dt., pp. 566-572)

APPUNTO S. N. Berlino, 7 luglio 1940.

Riassumo brevemente il colloquio col Fiihrer del 7 luglio. II colloquio è durato dalle ore 12,30 alle 14,15 ed ha avuto luogo alla OanceLleria. Il Fiihrer ha iniziato dicendo che sta riflettendo in questi giorni circa l'opportunità di fare ancora un gesto che abbia una portata psicologica e di

propaganda. Non ha ancora preso la sua decisione; comunque ritiene in massima tale gesto utile, benchè egli sia ormai convinto che la guerra proseguirà contro l'Inghilterra. Tiene a sottolineare con compiacimento come le condizioni di armistizio italiane abbiano facilitato l'accordo con la Francia. Anche se le condizioni fossero state diverse, la Germania non avrebbe messo in vigore il suo accordo fino a quando l'armistizio franco-italiano non fosse stato firmato. Comunque si compiace di sottolineare come la moderazione delle nostre richieste e la condizione di lasciare la flotta disarmata ai francesi siano valse a creare Ia favorevole situazione attuale. Bisogna però tener presente che la Francia anche adesso continua ad essere la nemica dell'Italia e della Germania, continua ad essere un paese che se ne avesse la possibilità cercherebbe di danneggiare all'estremo le due Potenze dell'A•sse. Pertanto la Francia dovrà pagare, e pagare caramente le sue responsabilità.

Per quanto concerne l'attacco aH'Inghilterra, il Ftihrer dice che la questione è tuttora allo studio dello Stato Maggiore. Il problema si presenta molto delicato e difficile poichè è certo che la guerra si estenderà su numerosi fronti, e richiederà operazioni complesse. Allo stato degli atti, non è ancora in grado di dire in quale forma si svHupperà l'attacco contro l'Inghilterra, ma è certo che se la guerra, come egli ritiene, proseguirà, dovrà venir portato colla massima rapidità. Allorchè i risultati degli studi dello Stato Maggiore saranno completati e quando la linea di azione potrà venir tracciata, il Ftihrer si riserva di prendere contatto coll'Itali:a e possibilmente suggerirà un incontro al Brennero ·col Duce ai fini di fissare i compiti rispettivi dei due Paesi. Dopo di che il Ftihrer ha detto che non aveva altre dichiarazioni d'ordine generale da farmi e mi ha dato la parola.

Ho parlato in pr.imo luogo della Francia, e ho detto al Ftihrer che anche il Duce si preoccupava del tentativo francese di inserirsi insensibilmente nel nostro campo e di sottrarsi quindi alle conseguenze della politica sin qui fatta. Non potevo quindi che prendere atto con vivo compiacimento di quanto il Ftihrer mi .aveva detto nei confronti della Francia. Ho aggiunto che allo stato degli atti, a giudizio del Duce, avrebbe potuto cominciarsi a prendere in considerazione l'idea di una pace separata colla Francia.

Hitler ha detto che indubbiamente una pace separata con la Francia presenterebbe molti vantaggi per i nostri due Paesi, ma che ad essa si oppongono due ragioni. In primo luogo la impossibilità per la Germania di occupare le colonie che in seguito al Trattato di P·ace dovrebbero passare dalla Francia alla Germania stessa, ad esempio il Camerun, ·colonie ·che probabilmente verrebbero nel frattempo occupate dagli inglesi; in secondo luogo la necessità di conservare le coste occidentali della Francia in mano tedesca, sia perchè tali coste sono indispensabili per l'attacco contro l'Inghilterra, sia per mantenere le comunic·azioni con la Spagna, paese utilissimo al giuoco dell'Asse in ogni eventualità, e indispensabile nel caso in cui si voglia compiere uno sforzo contro G1bilterra.

Ho preso atto di questa dichiarazione del Ftih11er e gli ho esposto il vivo desiderio del Duce di far partecipare forze italiane all'eventuale attacco contro la Gran Bretagna. Ho precisato che l'Italia può inviare un contingente terrestre fino a 10 divisioni e un contingente aereo fino a 30 squadriglie.

Hitler ha risposto che teneva presente questo desiderio del Duce ma che non era in grado di dare una risposta fino a quando gli studi non fossero terminati e le conseguenti decisioni dello Stato Maggiore germanico non fossero state prese. Per quanto egli non abbia pronunciato alcuna parola impegnativa, pur tuttavia ha mantenuto un contegno amichevolmente favorevole alla nostra richiesta.

Ho parlato quindi al Fiihrer delle prossime azioni italiane in Africa settentrionale, azioni che egli ha approvato aggiungendo inoltre che era disposto ad inviarci, eome già offri all'Ambasciatore A:1fieri, reparti di aviazione da bombardamento a lunga distanza per agire contro il Canale di Suez. Ho esposto anche ad Hitler le difficoltà che ci provengono da parte della Grecia. Anche egli ha concordato sulla possibilità che l'Inghhlterra occupi le Isole Jonie per trasformarle ,in basi anti-italiane e si è dichiarato nettamente favorevole ad una nostra azione che prevenga tale gesto inglese. In questa occasione e più volte durante il colloquio ha ripetuto che tutto quanto concerne il Mediterraneo, ivi compreso l'Adriatico, è questione puramente italiana, nella quale egli non intende comunque immischiarsi approvando a priori qualsi.asi decisione e qualsiasi azione che possa ·essere compiuta dal Duce.

Abbiamo quindi parlato della Jugoslavia. Hitler si è dichiarato assolutamente d'accordo sulla necessità di liquidare « questo problema ,in senso italiano » ma ha insitito perchè l'azione venga compiuta soltanto quando l:a situazion~ appaia favorevole ad essa. Egli teme che una nostra azione contro la Jugoslavia possa determinare l'Incendio di tutta la penisola balcanica, provocarne un intervento russo ed eventualmente anche stabilire una solidarietà di interessi fra Russia ed Inghilterra. (Conviene notare che per quanto della Russia egli abbia evitato di parlare a fondo, pur tuttav·ia non ha perduto occasione per fare trasparire la sua marcata diffidenza nei confronti di questo Paese. E anche RLbbentrop si è associato). Il Fi.ihrer dice ch-e, una volta liquidato il problema inglese, o per lo meno avviatolo a fac.Ue liquidazione, sarà problema molto semplice di sistemare }a questione jugoslava; anch'egli ·considera il Reggente ed il popolo jugoslavo nettamente ostili, sLa pure per ragioni diverse, alle Potenze dell'Asse. Optpure egLi ritiene che l'Italia dovrebbe subito intervenire in Jugoslavia qualora l'incendio balcanico dovesse fatalmente determinarsi in un'altra zona dei Balcani e per altre rag.ioni.

Riservandomi di sottomettere la questione al Duce per la decisione, ho ritenuto paterne fissare i termini così:

l) -È stabilito che la Jugoslavia, come è adesso, non potrà avere diritto di cittadinanza nella nuova Europa creata dall'Asse. È stabilito che la questione jugosl,ava dovrà essere risolta in senso italiano.

2) -L'Italia non prenderà per il momento iniziative, pur predisponendo strategicamente mezzi e forze militari per poter agire con la massima rapidità non appena si presenti l'occasione propizia.

3) -Tale azione .sarà determinata da complicazioni balcaniche oppure dall'approssimarsi del crollo britannico.

U Fiihrer ha approvato ed ha detto che è questa la linea di condotta che

egli raccomanda al Duce, pur essendo certo che qualunque momento scelto da.!

Duc'e per agire sarà il momento più conveniente agli intere.ssi dell'Asse.

Nei ,confronti dell'Ungheria, Hitler non ha nascosto il suo disappunto per

le abbastanza incomposte manifestazioni di impazienza ungheresi. Comunque,

accettando il suggerimento del Duce, ha disposto che Teleki e Csaky vengano

in Germania giovedì prossimo per avere una riunione tripartita. Ta,le riunione

avrà probabilmente luogo a Salisburgo.

Hitler, ·che ha dato al colloquio un carattere di marcata ·cordialità, ha

manifestato il desiderio di incontrarsi nuovamente con me non appena tevmina,ta

la mia visita al fronte.

Partirò questa sera per il fronte ove rimarrò due giorni. Mercoledì mattina

farò ritorno a Berlino o a Salisburgo a seconda di quando verrà fissato il

discorso di Hitler al Reichstag.

Le accoglienze di Berlino sono state molto calorose: Hitler si è scusato di non aver potuto fare .grandi adunate di massa per tema di incursioni aeree che appaiono particolarmente facilitate dal buon tempo.

* * *

Durante la colazione, ho avuto modo di conversare molto lungamente con Keitel. Anch'egli mi ha parlato dell'attacco contro l'Inghilterra e mi ha ripetuto che per ora non vi è nulla di deciso da parte dello !Stato Maggiore. Per quanto concerne lo sba11co, egli riMene la ·cosa possibile ma « operazione estremamente difficile e alla quale bisogna procedere con la massima ·cauteia dato che le informazioni che si hanno sUII.l'efficienza miHtare dell'Isola e della difesa costie11a, sono scarse e ·poco attendibili». Quello 1che appare più :Eacile, 'e comunque necessario, è un grosso attacco aereo contro i campi di aviazione, le fabbriche ·ed i principali centri di ·comunicazione br.itannici. Ma bisogna tener presente che l'aviazione inglese è ancora oggi ·efficientissima e che si calcolano a pressochè 1.500 macchine le forze britanniche pronte per la difesa e il contrattacco. Keiiel ha ammesso che in questi ultimi tempi le 'azioni offensive dell'Aeronautica inglese si sono molto intensificate: i bomba11damenti vengono compiuti con una notevole precisione 'e da gruppi di ae.rei che ardvano fino alle 80 unità. Però in Inghilterra ,c'è una grande scarsezza di piloti e quelli ·che operano adesso contro le città tedesche non potranno venire sostituiti dai nuovi piloti, che sono assolutamente inesperti. Anche Keitel, come prima Hitler, ha lungamente insistito sulla necessità di colpire Gibilterra onde scardinare il sistema imperiale bl'itannico.

Nè Keitel nè Hitler hanno :Eatto alcun cenno all'eventuale dur:ata della ,guerra. Soltanto Himmler ha incidentalmente detto che la guerra dovrà essere finita per i primi di ottobre.

P. S. -l) Sia Hitler che Ribbentrop si mostrano adesso conv.inti che la prosecuzione della guena è necessaria. Io ho sottolineato con loro che il Duce è nettamente favorevole alla continuazione della guerra e •contrario ad ogni soluzione di compromesso.

17 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. V.

2) Ho fatto un cenno alle nostre rivendieazioni europee, africane ed asiatiche. Hitler ha detto che è a priori d'accordo con noi per la sistemazione mediterranea e Mar Rosso. Tratterò la questione nei ·particolari con Ribbentrop nei prossimi giorni (1).

(l) -Vedi D. 97. (2) -Vedi D. 200.
201

IL CONSOLE GENERALE A BERLINO, RENZETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Berlino, 7 luglio 1940.

Durante una •conversazione il gen. Von Keitel ha dichiarato (ero presente anch'io), che l'Italia dovrebbe indurre il gen. Franco a consentire che una base aerea in !spagna o nel Marocco le sia riservata. In tale modo sarebbe possibhle procedere sistematicamente al bombardamento di Gibilterra. La Spagna non dovrebbe fare delLe difficoltà all'Italia, dato che questa ha fatto delle dichiarazioni rass1curanti circa il possesso di Gibilterra stessa.

La tesi sostenuta da Keitel è quella già espressa da Gi:idng in passato. Il Maresciallo più di una volta mi ha detto che noi dovevamo ottenere dalla Spagna l'uso delle isole Baleari e dovevamo .altresì indurla a prendere ·chiara e netta posizione per le Potenze dell'Asse.

Keitel ha poi detto che la costa settentrionale spagnola è sotto il controllo aereo tedesco, che quella occidentale è inibita agli inglesi e dal Portogallo e dalla presenza di navi amerkane. La costa orientale invece dovrebbe venire controllata dag.li italiani.

* * *

Il gen. Vimmer, una nota e spiccata personalità dell'aviazione tedesca, durante un'altra conversazione, mi ha detto che qui ·S·i studia alacremente la questione del volo e della azione notturna degli apparecchi da caccia: i risultati ottenuti sarebbero già soddisfacenti. Per ora gli apparecchi, in caso di .incursioni aeree britanniche vengono lanciati ad altezze diverse: un gruppo ad esempio a mille metri, un altro a duemila e così via di seguito.

La Germania possiede forti scorte di olio e di benzina: molti depositi sono si·ti ·in ricoveri sotterranei e blindati, sparsi un po' dappertutto in Germania. Accanto a tali depositi sono gli impianti per fare i miscugli necessari ai vari tipi di apparecchi.

In Olanda si sono potute recuperare 428.000 tonnellate di benzina e fortissime altre quantità di olio e di essenza, sono state trovate in Francia, (qualcuno mi ha detto a questo rioguardo che si tratta di oltre un milione di tonnellate). La Russia e la Romania riforniscono regolarmente e copiosamente la Germania.

D. -193.

I piloti tedeschi vengono tutti istruiti oggi ai voli ciechi e a quelli ad alta quota, sino ad undicimila metri: gli apparecchi di puntamento sono già ottimi e tali da consentire lanci precisi di bombe anche da grandi altezze.

La preparazione per l'offensiva contro l'Inghilterra è in ·corso: bisogna riorganizzare le armate, preparare i campi, i depoHiti di benzina e di bombe così in Germania come in Norvegia, ecc.: non è quindi da rHenere che essa avvenga immediatamente. Necessita acquistare il predominio assoluto nell'aria: una volta questo ottenuto potrà farsi uno sbarco. Hitler, come al solito, tenterà l'azione quando sarà certo del suo successo.

Il generale ha poi fatto una serie di considerazioni tecniche circa la guida radiogognometrica degli apparecchi, sulle constatazioni e previsioni metereoJogiche, sulla ricerca continua dei punti deboli dell'avversario e nel campo strategico-mili:tare ed in quello industriale, sui metodi ed i sistemi impiegati in Germania e via di seguito. Cito due delle considerazioni che a me sembrano interessanti. La prima quella che il tempo favorevole ha concesso alla Germania di poter istruire ed esercitare, in questi ultimi mesi, una forte quantità di piloti. La intensità delle istruzioni è stata tale che a volte non si è riusciti a fare i necessari rifornimenti di benzina. La seconda riguarda i piloti inglesi, che egli ha detto, posseggono più spirito sportivo che militare e ,che ormai non hanno più il coraggio di precipitarsi nei crateri di fuoco lanciati dalle batterie contraeree tedesche, il cui rendimento, sia pure ottenuto ·con larghissimo consumo di proiettili, è veramente soddisfacente.

* * *

Da due giorni transitano da Berlino, di ritorno dal fronte occidentale, forti quantità di truppe motorizzate tedesche le quali, sembra, si dirigano verso oriente. I treni si susseguono a dieci o quindici minuti di distanza.

Alcuni battaglioni di paracadutisti hanno ricevuto l'ordine di costituirne, ciascuno uno nuovo.

* * *

Alcune personalità tedesche, in conversazioni differenti, hanno detto che da parte di gruppi industriali inglesi si è tentato e si tenta, con il tramite di ·svedesi, di trovare una base di accomodamento tra la Germania e l'Inghilterra. Di tali tentativi di approccio si sarebbe parlato in una seduta segreta della Camera inglese, .qualche giorno fa. Non pochi sono ·i tedeschi i quali ritengono che la offensiva contro l'Inghilterra sia terribilmente difficile. I tentativi degli industriali inglesi sono quindi seguiti con attenzione.

Nelle converE"azioni io ho ritenuto di ricordare ai tedeschi che il giorno in cui essi cedessero, porrebbero l'Inghilterra nella situazione di una Nazione che non ha perduto la guer!'a: che la Germania poi, di qui ad alcuni anni, si troverebbe costretta a ricominciare la guerra.

* * *

Sulle azioni militari italiane finora viene parlato po.co: si attendono però evidentemente dei colpJ specie da parte della nostra aviazione e della nostra marina.

Quando mi si è presentata la occasione, ho messo in rilievo le enormi difficoltà che a noi si presentano ed il fatto .dell'esempio che i dirigenti .itaHani danno, a cominciare dall'Eccellenza Ciano ·che quasi giornalmente, prima o dopo il lavoro di Ufficio partecipa ai bombardamenti di obbiettivi militari, dal Maresciallo Balbo e via di seguito.

(l) -Il post-scriptum è stato aggiunto a mano da Ciano. Il verbale tedesco del colloquio in Documents an German Foreign Po!icy 1918-1945, Series D, vol. X, D. 129. Vedi anche ibid.,
202

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 157. Teheran, 8 Luglio 1940, ore 15,30 ,(per. giorno 9, ore 7).

Trascrivo il seguente telegramma R. Ministro Baghdad: « 53. -Stampa

locale araba cristiana e musulmana pubblica oggi articoli di evidente ispira

zione governativa inneggiante alla futura assoluta indipendenza della Siria

e dichiara che essa deve cessare di costituire oggetto transazioni: e di ambi

ziose riv,alità tra le Potenze Europee.

Mi risulta che questo Ministro degli Affari Esteri ha messo al corrente

del risultato dei suoi .colloqut di Angora gli altri due !Stati del patto asiatico,

lo Sceik Yassin, questi di passaggio Baghdad e l'Iman Yahia ».

203

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO PER CORRIERE 118. Bucarest, 8 lugLio 1940 (per. giorno 10).

Il rapido incalzare degli avvenimenti e l'evolversi della situazione poli:tica e militare ha reso ormai attuale per questi ambienti governativi, come pure per gran parte dell'opinione pubblica romena, la questLone del regolamento territoriale con l'Ungheria ·e la Bulgaria.

Ma se il prOblema è qui considerato di soluzione relativament·e fa·cile per quanto concerne la seconda, le cui rivendicazioni ·comportano un territorio l·imitato e ben definito, la cessione del quale potrebbe essere integrata da uno scambio di popolazioni di modesta portata, ben più grave ed arduo appare il problema delle rivendicazioni unghel'esi.

Mentr·e infatti non si conoscono, da un lato, i termini, le proporzioni e i limiti delle richieste che l'Ungheria intende avanzare, Ll problema appare già di per sè molto complesso sia per H numero dei magiari che abitano in Transilvania ed in Banato sia per la loro ripartizione in zone relativamente compatte nel cuore del Paese, mentre invece costituiscono nelle fascie esterne essenzialmente una popolazione Ul'lbana in m•ezzo a C•ampagne prevalentemente romene.

In genere si mostra di ritenere che ad una cessione territoriale della zona nord~ovest Satu Mare-Oradea Mare, dovrebbe corrispondere uno S·cambio di popolazioni che investendo tuttavia alcune centinaia di migliaia di abitanti per parte, sarebbe destinata a sollevare considerevoli problemi d'ordine amministrativo, economico e sociale.

Non manca chi, nondimeno, di fronte alla complessità di tali problemi, ed alla considerazione che con ogni probabi!Ltà anche un regolamento del genere, qualora non fosse radicalmente drastico, lascerebbe aperto d'ambo le parti l'adito a insoddisfazioni e a rivendicazioni ulteriori, Titiene che la sola soluzione veramente completa e sod>d1sfacente sarebbe quella di una stretta collaborazione fra i due Paesi sotto :llonna di federazione o di unione.

Tali concetti mi ha anche espresso, ·conversando a titolo personale, questo Presidente del Consiglio, il quale .considera peraltro tal•e seconda eventualità come uno scopo al quale i due Governi dovrebbero cerca·re di g1ungere in processo di tempo dopo avel'e intanto provveduto a quel pronto regolamento al quale egli mi ha detto che il Governo romeno è ormai disposto di giungere entro limiti di equità e di giustizia.

Ma vi sono anche taluni ·che ad una eventualità come quella ac.cennata sarebbero !pronti a giungere fin d'ora. Così una eminente personalità politica romena che attualmente non fa parte del GoV'erno, parlando meco amichevolmente di tale problema mi esprimeva l'avviso che la mi·glioT soluzione, che d'altronde era stata considerata ·in passato con favore da importanti uomini polit1ci ungheresi, sarebbe quella dell'unione personale delle Corone di Ungheria e Romania, con piena autonomia della Transilvania che formerebbe così come un terzo Stato ed una terza Corona.

Le difficoltà poi relative alla persona del Capo dello Stato potrebbero

venire su;perate -secondo il mio interlocutore -mediante l'offerta del Trono

tr.ipartito ad un Principe di Casa Savo1a, ponendo così in certo modo il nuovo

Stato sotto l'egida dell'Italia.

Nel quadro infine della situazione va rilevato che H mio collega di Ger

mania, .come altra volta ho riferito, è categorico nemaffermare che le mino

ranze .sassoni e sveve, numerose al centro della TransHvania, nel Banato ed

attorno ad Arad, non desiderano e non intendono di ritornare a far parte del

l'Ungher.ia.

204

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 2846/1111 Belgrado, 8 luglio 1940 (per. giorno 11).

Si ha l'onore di trasmettere qui unito per ·conoscenza, copia di un rapporto che ques·to R. Addetto Militare Col. Bonfatti ha inviato al suo Ministero circa gli avvenimenti di questi giorni, e le loro ripercussioni in Jugoslavi.a.

ALLEGATO

L'ADDETTO MILITARE A BELGRADO, BONFATTI, AL MINISTERO DELLA GUERRA

R. SEGRETO 1235. Belgrado, 8 luglio 1940.

Il viaggio del Conte Ciano a Berlino ha causato grande sorpresa e nuove apprensioni.

Si ha la sensazione che in questa occasione saranno decise le sorti dei Balcani.

Si sente dire: anche la Jugoslavia dovrà sopportare dei sacrifici.

Si è ansiosi di sapere in quale sfera d'influenza sarà assegnata la Jugoslavia: se tedesca od italiana. Per questo -taluno osserva -si accentuano le dimostrazioni di simpatia, almeno apparente, verso la Russia!

All'arrivo del nuovo ministro oovietico a Belgrado la stampa ha dato grande pubblicità. Vi sono stati anche piccoli tentativi di manifestazioni alla stazione e più tardi verso mezzogiorno in città: manifestazioni benevolmente tollerate dagli elementi di polizia al passaggio dei rappresentanti sovietici ma poi severamente repressi come è costume della gendarmeria locale.

È arrivato a Belgrado venerdì mattina il ministro della giustizia ungherese Radokaj. Quel giorno tanto Cvetkovié che Macek erano assenti dalla capitale jugoslava: vi ritorneranno non appena partitone il ministro ospite.

Evidentemente si è voluto dare a questo avvenimento un carattere di cortesia senza importanza politica. Grande è l'attesa di questi circoli per gli sviluppi del conflitto fra la Francia e l'Inghilterra.

La corrente favorevole al maresciallo Pétain va pian piano prendendo il sopravvento e l'atto inglese trova riprovazione nonostante l'affacendarsi dei propagandisti inglesi per dimostrare il buon diritto dell'Inghilterra.

Verso l'Italia si nutre sempre la massima diffidenza ed ostilità che più o meno si cerca di celare ma che traspare dalle conversazioni di massa. Ritorna a circolare con insistenza la voce che l'Italia pretenda parte della Dalmazia e della Serbia meridionale.

Molti, come si è detto più volte, per cecità e per odio antitaliano asseriscono: meglio la venuta dei russi piuttosto che un dominio italiano! Riportai in altro foglio che in occasione delle dimostrazioni inscenate all'arrivo del ministro sovietico si è invocata l'alleanza con la Russia.

Gli avvenimenti della Bessarabia e della Bucovina sono come sopiti in questo senso di attesa delle decisioni per l'incontro di Berlino. Dopo il cambiamento di corrente romeno in Jugoslavia si parla sempre più della necessità di nuove riforme come abbiamo indicato in altri fogli.

Sui giornali compaiono articoli sul sistema corporativo ma in essi si osserva, oltre ad una approssimativa conoscenza della questione, che si prevedono difficoltà nell'applicazione essendo la struttura della Jugoslavia assai differente di quella dell'Italia. Inoltre non bisogna trascurare la pregiudiziale croata che vuole per base la democrazia agraria.

Siamo tuttora nel campo dell'etichetta per l'esterno. Si dovrà ancora assistere a molti rimpasti di gabinetto, ad assestamenti nella forma di ordinamento del paese prima che queste generiche aspirazioni trovino forma concreta. Almeno questa è l'opinione prevalente.

Non sono da segnalare novità degne di rilievo negli altri campi, compreso quello militare. In sintesi perdura il senso della sospensione.

205

IL MINIISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTEE!, CIANO

T. 160. Teheran, 9 luglio 1940, ore 14,46 (per. OTe 23).

Trascrivo il seguente telegramma R. Ministro Baghdad: «N. 55. -Primo Ministro cui ho fatto comunicazione ordinatami (l) mi ha incaricato ringraziare V. E. Egli mi ha detto di non fidarsi assolutamente delle assicurazioni date da Saracoglu circa Siria e di aver ragione di dubitare delle intenzioni manifestate dall'Inghilterra con il Comunicato Ufficiale diffuso dall'Agenzia Reuter lunedì 1° corrente subito dopo annunzio della c•essazione ostilità in Siria.

Eg.li ha aggiunto .che per neutralizzare irn!pressione prodotta da questo documento g1ungerebbe comunque opportuno un Comunicato ufficiale che potesse venire diramato da parte dell'Italia e della Germania col quale esse dichiarino assicurare indipendenza e integrità territoriale della Siria Umitatamente Iraq e dei paesi sotto mandato britannko e di opporsi ad ogni eventuale pretesa di potenze straniere di occupazione territoriale di quegli 'Stati.

A mio subordinato avviso tale comunicato ufficiale sarebbe favorevolmente accolto nel mondo arabo; anche se la prQposta del Primo Ministro possa ritenersi ispirata in parte da una segreta speranza riuscire in tal modo a consolidare sempre più le sue fortune personali e le sue capacità di resistenza alle energiche pressioni di •questa Ambasciata d'Inghilterra per giungere alla rottura delle relazioni, sia pure attraverso il suo allontanamento dal potere».

206

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 161. Teheran, 9 lugLio 1940, ore 14,46 (per. giorno 10, ore 0,35).

Trasmetto seguente telegramma della R. Legazione a Baghdad:

«N. 56. -Situazione in Siria. Anche Baghdad sono giunte incerte notizie .circa incidenti che si sarebbero verificati in Siria tra francesi ed inglesi, di cui però non si conoscono particolari.

È tuttavia accertato che i militari inglesi, i quali trovavansi in Siria hanno abbandonato quel paese per l'Egitto dopo sottomissione del Comando in capo deUe truppe francesi al Governo del Maresciallo Pétain; così sono partiti Mis~ sione mHitare britannica con a capo colonnello Salisbury Jones ed ufficiali inglesi di collegamento.

Notizia dell'assassinio a Damasco dell'agitatore siriano Shabandar ha prodotto Baghdad impressione profonda. Cause attentato sono qua ancora sconosciute: secondo alcuni sarebbero dovute istigazione del blocco nazionalista, secondo altri ad opera dell'Intenigence Service perchè di tendenze germanofile ».

(l) Vedi D. 133.

207

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MADRID, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 327. Madrid, 9 lugHo 1940, ore 19,10 (pe1". ore 23).

Questo Governo ha fatto oggi a me ed a questo Ambasciatore di Germania (l) la seguente comunicazione scritta: « Il Ministro degli Affari Esteri francese ha chiamato l'Ambasciatore di Spagna per dil'gli, d'accordo col Maresciallo Pétain, che Francia, scorgendo (2) sua posizione di paese vinto, non pretende cercare di uscire da tale posizione benchè l,e circostanze la facciano apparire associata coi vincitori.

Francia riconosce che deve pagare sua sconfitta; ciò che desidera è che

Germania e Italia comprendano la sua condotta leale e ,considerino di dimi

nuire la severità delle clausole di armistizio relativamente a quanto si rife

risce alla vita interna della Francia rendendo meno dura la soggezione del

paese. Governo francese prega il Governo spagnolo di trasmettere questo suo

pensiero e questo suggerimento ai Governi tedesco e italiano. Per cer.care di

conseguire il risultato che desidera, Governo francese ritiene che sarebbe uti

lissimo un contatto diretto della Francia col Governo tede·sco e precisamente

a tale scopo Ministro degli Affari Esteri francese ha incaricato Ambasciatore

di Spagna di trasmettere al Governo spagnolo il suo desiderio di vedere ad

esempio il Ministro von Ribbentrop in Ge11mania o dove sarà indicato, senza

voler dare all'incontro ed al viaggio nessun carattere spettacolare, ed ha pre

gato il Governo spagnolo di far conoscere questa iniziativa all'Asse Roma

Berlino.

Ministro degli Affari Esteri francese insiste sul punto che Francia riconosce

pienamente sua sconfitta •e solo chiede ai vincitori che logicamente e per la

guerra contro l'Inghilterra occupano gran parte del suo .territorio, di mitigare,

se possibile, le condizioni di occupazione » (3).

(l) Vedi Documents on German Foreign Po!icy 1918-1945, Series D, vol. X, D. 140.

(2) -Sic! Si legga: • cosciente •. (3) -Il presente telegramma fu comunicato per telefono a Ciano (vedi D. 212) e ritrasmesso poi nel suo testo integrale all'Ambasciata di Berlino con T. segreto 19454/637 il 10 luglio 1940 alle ore 17,15.
208

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 1000. Berlino, 9 Zuglio 1940, ore 20.

Telegramma di V. E. n. 627 (1).

Questo Ministero Affari Esteri, già ricevuta la comunicazione da noi fatta all'Incaricato d'Affari germanico a Roma, mi informa di non aver circa azione russa nell'Iran notizie ufficiali più recenti della smentita data 8 giugno da Molotov a Schulenburg, e qui raccolta con molta riserva, nel ,senso che le voci circa intenzioni sovietiche verso Iran erano prive ogni fondamento (,telegramma per corriere questa Ambasciata n. 070 dell'8 giugno sco~so) (2). Tuttavia sin dal '2 giugno Ministro di Germania a Teheran comunicava che Ambasciatore dell'U.R.S.S. Filimonov gli aveva deto, durante numerose conversazioni avute con lui, quanto segue: la Russia non ha intenzione sopprimere indipendenza Iran, ma insiste che ogni influenza inglese ,scompaia dal Paese; la Russia chiederà pertanto al Governo di T'eheran di obbligarni a non concedere a una terza potenza ~nfluenza politica nell'Iran; l'U.R.S.S. si contenterà di aver porto franco nel Golfo Persico e di assicurarsi diritto di transito sulle ferrovie dell'Iran (3).

Ambasciatore dell'U.R.S.S. inoltre: l) ha dichiarato non si fidava della sincerità dei mutamenti di Governo fatti a Corte nè credeva ,che tali cambiamenti, giunti per altro troppo tardi, avrebbero effettivamente modificato orientamento della polittca estera del Governo dell'Iran; 2) ha messo in rilievo cattiva situazione .sociale popolazione dell'Iran che a suo avviso non avrebbe potuto alla lunga sopportare attuale regime sociale; 3) ha ribadito che secondo intenzioni di Mosca influenza russa deve essere predominante nell'Iran ma non ha parlato di misure militari per assicurarsi tale influenza.

Nel mettermi al corrente di quanto precede Auswiirtiges Amt ha dichiarato farà av,ere quanto prima ulteriori notizie sulla situazione e qualche più precisa indicazione circa atteggiamento tedesco. Segnalo a:ll'E. V. intanto che risultami che in una riunione avvenuta presso Auswiirti,ges Amt essendo stata presa in esame eventuale collaborazione tedesca allo sfruttamento dei giacimenti petroliferi dell'Iran dopo che questo avesse annullato concessioni alla AngZo-Iranian-OiZ-C. Ltd. è stato in via politica ammesso 11 pericolo che capitale ·Così impegnato avrebbe potuto andare perduto in seguito azione russa.

D. -196, ed informa che ne è stata data comunicazione all'incaricato d'affari di Germania a Roma.
(l) -Non pubblicato: contiene la ritrasmissione del T. 149 da Teheran, per il quale vedi (2) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. IV, D. 816.

(3) Vedi Documents on German Foreign Po!icy 1918-1945, Series D, vol. X, D. 84.

209

IL MINISTRO A STOCCOLMA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 144 Stoccolma, 9 luglio 1940, ore 21,30 (per. giorno 10, ore 4,30).

Mio telegramma n. 142 (1).

Segretario Generale di questo Ministero degli Affari Esteri mi ha detto oggi che sono stati scambiati ieri due promemoria con questa Legazione di Germania per fissare i particolari dell'Accordo circa il transito delle truppe tedesche (2). Secondo quanto mi ha detto, si tratterebbe esclusivamente di militari disarmati e convogliati in treni speciali che dalla Norvegia si recano in congedo in Germania e faranno poi ritorno al proprio posto. Si può però supporre quali saranno in pratica le eccezioni alla regola, così stabilita. •

Questo Ministro d'Inghilterra ha verbalmente fatto rilevare, senza particolare insistenza, mi ha detto Segretario Generale, che l'accordo germanico svedese è contrario alla regola della neutralità finora seguita da questo Governo. Gli è stato risposto con la considerazione già contenuta nel comunicato ufficiale di questo Ministero degli Affari Esteri.

210

IL MINISTRO A STOCCOLMA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 145. Stoccolma, 9 luglio 1940, ore 21,30 (per. giorno 10, ore 5,30).

Avendo io chiesto al Segretario Generale di questo Ministero Affari Esteri, di ritorno da Mosca, sue impressioni di viaggio, il sig. Bohemann mi ha detto:

l) .che egli ritiene poter:si, aLmeno per il momento, considerare chiusa la partita fra Russia e Finlandia dopo che questa ha •consentito alla richiesta dei sovi·eti (mio telegramma 137) (3) di smantellare ogni apprestamento militare di carattere anche difensivo che era stato fatto nelle isole Aland. Il sig. Bohemann anzi ritiene che attualmente la Russia non pensa ad altre nuove imprese nel Baltico;

2) è opinione diffusa anche nei circoli diplomatici di Mosca che i sovietici nulla faranno per provocare incidenti e tanto meno una rottura con la Germania della quale hanno semplicemente paura. Non sono però molto certi che la Germania a guerra finita non avanzi agli ultimi qualche pretesa; ma si crede generalmente .che azione tedesca sceglierà la parità dell'influenza e dello sfruttamento economico in Russia;

\2) Vedi Documents on German Foreign Po!icy 1918-1945, Series D, vol. X, DD. 131, 132, 133.

3) sia Molotov personalmente come altre personalità importanti moscovite gli hanno espres·so con·cordemente, quasi come parola d'ordine, l'opinione che lotta contro l'Inghilterra sarà dura e lunga, disponendo la Gran Bretagna di « in.fin1te ricchezze e mezzi di resistenza». Il sig. Bohemann mi ha detto non essere però convinto che tale parere sia convinzione o non piuttosto semplice desiderio dei sovieti;

4) trattative commerciali russo-svedesi non ancora concluse.

Sovieti chiedono materiale ferroviarto e specialmente grande quantitativo ruote per cui industria svedese deve organizzarsi e VTuole naturalmente garanzie. Russia disposta concedere prodotti petroliferi secondo richiesta. Valore accordo si aggirerebbe sulle 500 mila corone svedesi in dieci anni.

(l) Non pubblicato, ma vedi DD. 77 e 182.

(3) Vedi D. 155.

211

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 175. Budapest, 9 luglio 1940 (1).

Mio telegramma 172 (2).

Con un anticipo di 24 ore sul previsto questo Presidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri partono stasera per Monaco accompagnati delegazione e Ministro di Gel1ffiania.

Ho veduto stamane a lungo Csaky. Preparazione incontro è qui accurata e gli uomini di Governo ungheresi partono .fiduciosi che ii problema ungherese potrà essere posto e risolto.

Progetto ungherese Tran.silvania circa cui Csaky mi ha detto ·aver già inviato elementi V. E. rimane nelle linee di cui miei telegrammi 163 (3) e 03546 (4), precisando però questo Ministro Affari Esteri che mediante ristretto raccordo territoriale città Arad dovvebbe essere inclusa per l'eventuale confine ungherese. Pensiero fondamentale questo Governo è quello di riunir masse per quanto è possibile etnicamente omogenee evitando inclusione importanti minoranze non solo romene ma anche e forse sopratutto tedesche. Sotto questo aspetto si sarebbe disposti qui ulteriore transazione: indico segnatamente regione Bra,sso ove minoranza è importante. In tal modo si conterebbe portare maggioranza proporzione ungherese nei terr]tori da annettere, oltre 50%. Ministro degli Affari Esteri mi ha soggiunto che spera incontrare V. E. e mi ha più volte ripetuto profonda fiducia speranza che egli ripone appoggio Italia e Vostra opera personale.

Mi ha detto poi da parte germanica indizi buona volontà sarebbero intesa già segnalata in questione sgombero minoranze romene ed intervento, come afferma, Ministro di Germania Bucarest per escludere dal discorso radio-dif

( '\) Riferimento errato: trattasi forse di un telespresso che non è stato rintracciato.

fuso Gigurtu dichiarazioni affermanti Romania non tollererebbe altre mutilazioni, nè sarebbe ... (1) occupazioni territoriali.

Inoltre Ministro degli Affari Esteri si mostrava soddisfatto atteggiamento sovietico che sarebbe di massima comprensione per le rivendicazioni ungheresi: anzi Molotov avrebbe dichiarato a quel Ministro Ungheria che egli le considera giuste accennando che qualora Jugoslavia assumesse attitudrne ostile Ungheria Governo Sovietico non mancherebbe esercitare pressioni Belgrado (2).

In complesso Csaky considera circostanze favorevo'li per soluzione problema ungherese e manifesta ottimismo. Ha tenuto farmi valere mi,sure decompressione militare di cui al mio telegramma n. 174 (3), quasi a segnare arrende~olezza ungherese consigli di prudenza Roma Berlino.

(l) -Manca l'indicazione dell'ora di partenza e di quella d'arrivo. (2) -Non pubblicato. (3) -Vedi D. 169.
212

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL CONSOLE GENERALE A MONACO DI BAVIERA, PITTALIS

T. PER TELEFONO 187/36 R. Roma, 10 Luglio 1940, ore 13,35

Fonogramma per L'EcceLlenza Ciano:

«Zoppi telegrafa (4) che il Governo spagnolo ha fatto presente all'Ambasciatore di Germania ed a lui che il Governo ilrancese riterrebbe molto utile un contatto diretto della Francia col Governo tedesco. Precisa che a tale scopo il Ministro degli Esteri francese ha incaricato l'Ambasciatore di Spagna di trasmettere al Governo spagnolo il suo desiderio di vedere ad esempio il Minist~ro von Ribbentrop in Germania, pregando il Governo spagnolo di far conoscere questa iniziativa all'Asse Roma-Berlino.

Il Duce che ha esaminato la comunicazione in que,stione è d'avv~so che nel momento attuale un incontro del genere potrebbe prestarsi ad interpretazioni errate provocando delle ripercussioni che sarebbe interesse comune evitare. Egli mi ha dato incarico di fare presente quanto precede all'Eccellenza il Ministro qualora della cosa si dovesse far cenno nei colloqui attualmente in corso.

Ha aggiunto che i desideri del governo francese possono essere resi noti

attraverso la Commissione di Armistizio e che essi saranno esaminati, come è

avvenuto finora, con la massima equanimità».

Invio, in pari tempo, a Berlino il testo integrale del telegramma sopradetto.

Sullo stesso argomento Talamo telegrafava (T. 186) 1'11 luglio quanto segue: • Csaky,tornando su quanto gia dettomi circa atteggiamento sovietico rispetto Ungheria, mi ha aggiunto che Molotov aveva anche detto al Ministro d'Ungheria Mosca che i sovieti potrebbero eventualmente considerare di sostenere rivendicazioni ungheresi all'atto della pace.

Ancora una volta Ministro degli Affari Esteri ha tenuto farmi rilevare che i sovieti e Inghilterra sono parere di spingere Ungheria agire C'ontro la Romania •. Per quanto aveva invece dichiarato il ministro d'Ungheria a Mosca all'ambasciatore italiano circa i suoi contatti con Molotov, vedi D. 176.

(l) -Nota dell'Ufficio Cifra: • Manca •· (2) -Per le info.rmazioni sull'atteggiamento sovietico fornite da Csaky al ministro di Germania, vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. X, D. 119. (3) -Non pubblicato. (4) -Vedi D. 208.
213

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 178. Ankara, 10 ~ug~io 1940, ore 16,40 (per. giorno 11, ore 0,45).

Von Papen partito per la residenza estiva di Terapia il 4 corrente è rientrato temporaneamente ad Ankara Ieri per concludere e firmare il defin~tivo trattato di commercio con la Turchia. Egli è venuto a vedermi ·stamane anche per informarmi di quanto segue.

Per il tramite di questo Ministro Ungheria, il Ministro di Giustizia iracheno Naji Shawkat, che come è noto trovavasi ad Ankara a fine giugno, domandò di essere messo in contatto con Von Papen. Alla relativa rich~esta del signor Mariassy Von Papen avrebbe risposto che sarebbe sta.to più opportuno per il Ministro iracheno di mettersi in contatto con Amlbasciatore d'Italia. Malgrado ciò il signor Naji, partito da Ankara la sera del 28 corrente a'ccompagnando il suo Ministro degli Affari Esteri Nur1 Said, si è trattenuto a Stambul ancora una settimana ed è andato a far visita a Von Papen nella detta residenza di Terapia.

A Von Papen il sig. Naji avrsbbe detto che egli è in contrasto con Nuri Said e con la tendenza anglofila rappresentata dal suo Ministro degH Affari Esteri ed anzi lo avrebbe accompagnatu ad Ankara per sorvegliarlo; che è intenzione dell'Iraq di liberarsi dagli inglesi ma non di vedere sostituirsi all'imperialismo inglese un imperialismo italiano; che Iraq è pronto ad unirsi ai nemici dell'Inghilterra per combatterla, ma vuole ,essere garantito nella ,sua indipendenza e perciò propone intanto la formazione di un Governo nazionale arabo a Damasco. Il signor Shawkat avrebbe rimesso a Von Papen una lettera di presentazione del Mufti di Gerusalemme.

Von Papen mi ha detto di aver risposto in modo molto generico al signor Shawkat facendogli comprendere che delle Potenze dell'Asse l'Italia era la più interessata alla sistemazione del Vicino Oriente. Egli avrebbe poi riferito al suo Governo per telegramma e per rapporto (1).

214

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTISSIMO RISERVATO PER TELESCRIVENTE 1005. BerLino, 10 ~uglio 1940, ore 17,50. Telegramma di V. E. n. 634 (2).

Questo Ministero Affari Esteri ha .già esaminato la richiesta trasmessa a mezzo Spagna dal Governo franc,ese e l'ha inviata senza fare proposte alla decisione di Ribbentrop.

Non risulta che. quest'ultimo abbia ancora dato una risposta.

Gli uffici di questo Ministero Affari Esteri sono contrari all'accogUmento richiesta francese e ritengono opportuno che desideri della Francia vengano presentati per il tramite delle Commissioni d'armistizio.

(l) -Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, s.eries D, vol.. X, D. 125. (2) -Riferimento errato: si tratta del T. da Roma 637, per 11 quale ved1 D. 207, nota 3.
215

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. 189/640 R. Roma, 10 luglio 1940, ore 23.

Il Duce ha appreso dalla Commissione d'Armistizio che Governo tedesco chied·e basi nella zona di Orano ed in quella di Casablanca (1).

Il Duce ritiene che tale richiesta compromette la nostra linea '!)olitica nei riguardi della Francia, linea che deve essere di intransigenza, il che non sarebbe più possibile qualora la Francia ci dovesse solidarietà sia pure passiva.

Ad ogni modo se Germania insistesse, noi chiederemmo nella zona di Orano

o in zona limitrofa basi che ci diano più libertà di movimento per quanto riguarda la parte estrema del Mediterraneo Occidentale.

216

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 3206/1336. Budapest, 10 luglio 1940 (per. giorno 12).

Ad ogni buon fine mi onoro inviare qui unito copia di una relazione, pervenutami da fonte fiduciaria che ne ha curata la traduzione italiana, che, come è asserito, sarebbe stata portata al convegno di Monaco dalla Delegazione ungherese (2).

ALLEGATO

l. L'Ungheria, smembrata nel 1920 dal Trattato del Trianon è uno dei territori più chiusi, più uniti e più completi del nostro continente. I suoi C'Onfini sono a nord, ad est e a sud-est i Carpazi, e a sud-ovet il basso Danubio e il fiume Drava, con i rispettivi spartiacque; ad ovest, invece, le pendici delle Alpi. Come configurazione geografica, l'Ungheria a sud-ovest, attraverso le vallate della Drava e della Sava, è aperta verso l'Italia e a nord-ovest verso la Germania. Le minori unità geografiche del suo territorio sono saldate fra di loro dalla forza centripeta della robusta cintura difensiva dei Carpazi e dal sistema fluviale del Danubio, confe

rendo a tutto il Paese una piena e completa unità geografica ed economica, che ne aumenta nello stesso tempo la sicurezza militare.

2. -L'Ungheria si è formata al margine di tre zone di cultura, corrispondenti a tre diverse zone razziali e politiche: itala-mediterranea, celta-germanica e unnoturco-tartara. Dai più remoti tempi storici, l'Ungheria è stata il territorio dove si incontravano e si scontravano tre civiltà e tre gruppi di potenze (greco-latino, celta-germanico, sarmato-scitico; più tardi latino-germanico, russo, balcanico) e di questi uno è già stato eliminato dall'Europa, in modo che l'Ungheria sta oggi tra due mondi diversi: quello latino-germanico e quello slavo e romeno, derivato dalla civiltà bizantino-orientale. 3. -Il territorio dell'Ungheria, in conseguenza della sua posizione fu da tempi antichissimi teatro delle lotte di popoli migranti e conquistatori, luogo di colonizzazione di popoli frammentari, infiltratisi dai quattro venti e in parte chiamati, come ospiti, dagli stessi ungheresi. Perciò il suo quadro etnico non fu mai e non potè essere così unito come quello dei Paesi in condizioni più felici. Per la sua situazione geografica e per il suo carattere etnico, nè la Potenze conquistatrici, sia occidentali che orientali, nè i popoli periferici furono capaci di creare una unità politica e culturale o prendere in possesso tutto H Paese. Roma penetrò fino al Danubio, al basso Tibisco e alla vallata del Szamo nella Dacia; tanto l'Impero franco-romano, quanto la contemporanea potenza bulgara non arrivarono da oriente

o da occidente oltre al Donubio; i turchi si impossessarono solo delle regioni centrali; la Piccola Intesa, soltanto la periferia.

4. -Data la sua posizione geografica, l'Ungheria è una unità chiusa, che appartiene all'occidente, è parte organica, ma indipendente, dell'Europa centrale. Ne segue che soltanto un popolo collocato al centro e numericamente superiore alle minoranze nazionali, essenzialmente europeo per sentimenti, cultura e politica, poteva riunire in una unità politica e culturale i vari popoli che si erano stabiliti sul territorio del Paese. Questo popolo era l'ungherese, venuto dall'oriente, ma presto occidentalizzatosi. 5. -Fra i popoli orientali che si erano insediati nel cuore del Paese, gli unni e gli avari non avevano saputo organizzare le popolazioni trovate sul posto, perchè quei popoli erano numericamente inferiori agli elementi germanici sottomessi e a quelli slavi infiltrati, e perchè nè gli unni nè gli avari avevano saputo staccarsi dalla mentalità e dalla cultura dell'oriente. Soltanto gli ungheresi intuirono che il loro Paese apparteneva all'occidente; soltanto ,essi si inquadrarono organicamente nella comunità occidentale latino-germanica. Tale situazione fu decisiva per l'atteggiamento difensivo che gli ungheresi dovettero assumere sia di fronte alle Potenze cumano-tartare-turche, sia di fronte a quelle bizantine-slavo-orientaliromene, e decisiva per la loro missione storica di difensori e mediatori della civiltà occidentale. Gli ungheresi non poterono popolare da soli tutto il Paese, anzitutto perchè le regioni montuose non consentivano che continuassero il loro antico modo di vivere legato alla pianura, ed in seguito perchè essi dovettero subire grandi perdite di sangue nella difesa dello Stato e della civiltà occidentale. Tuttavia, forti della loro superiorità numerica e della cultura occidentale che si erano assimilati, e padroni delle regioni centrali e dominanti, gli ungheresi riuscirono a creare nel corso di due soli secoli la loro unità politica e culturale, cioè lo Stato, ed a conservarla fino al 1920. 6. -Dall'epoca di Santo Stefano, il quale fonda ed organizza lo Stato, la missione storica dell'Ungheria si può riassumere come segue: conservare in quella naturale unità territoriale costituita dal bacino dei Carpazi, l'unità di cultura e l'unità politica affiancandola alla cultura e alla politica occidentali, specialmente d'indirizzo italiano e tedesco; difesa, per conseguenza, della civiltà e della comunità occidentale; diffusione della civiltà occidentale. Al di là dei confini orientali e settentrionali dell'Ungheria comincia l'oriente e perciò ogni mutilazione che colpisca i suoi territori ad est e a sud significa un pericol-o ed una perdita non soltanto per la potenza ungherese, ma anche per l'Europa centrale ed occidentale. In

conseguenza del Trattato del Trianon e per eff·etto dell'espansione territoriale dei romeni e dei serbi di cultura bizantina, i confini dell'oriente si sono spostati, a mezzogiorno fino alle Alpi, e a settentrione fino all'assurdo confine romeno-ungherese.

7. -L'Ungheria potrà adempiere alla sua missione storica soltanto se avrà l'egemonia politica nel bacino dei Carpazi e se riavrà i naturali confini orientali e meridionali di quel bacino: la restaurazione di tale egemonia è dunque interesse europeo, ed anzitutto italiano e tedesco. Riconosciuta l'importanza della missione storica e del passato storico dell'Ungheria, si afferma la necessità per l'Europa e specialmente per le Potenze dell'Asse, che la linea difensiva dei Carpazi sia tenuta dal popolo ungherese -inquadrato per sentimenti, cultura e politica nella comunità dell'Europa occidentale -e non dai romeni, depositari della tradizione orientale, per non parlare qui delle stridenti differenz·e tra H valore e la solidità militare dei due popoli. 8. -La restaurazione dell'Ungheria, il consolidamento della potenza ungherese, la garanzia deWegemonia ungherese nel bacino dei Carpazi, vale a dire l'applicazione pratica del diritto storico e delle razionali esigenze politiche, dovranno avvenire in modo da garantire, nei quadri del nuovo ordinamento, ai gruppi etnici leali conservatori dello Stato -anzitutto ai tedeschi e agli slovacchi -lo sviluppo delle caratteristiche etniche e della cultura popolare, e ai maggiori gruppi etnici unitari, istituzionalmente, la possibilità dell'autonomia. Nel procedel'e a tale riordinamento si dovrà tener presente che tra le nazionalità dell'Ungheria soltanto gli slovacchi occidentali e una parte dei tedeschi del Burgenland costituiscono popolazioni autoctone, presenti prima della venuta degli ungheresi; e che, tra gli elementi etnici colonizzati in seguito, sono elementi di cultura considerati in senso occidentale soltanto i coloni tedeschi, mentre invece i romeni costituiscono un miscuglio etnico di minor valore e culturalmente retrogrado.

(l) Vedi Documents on German Foreign Po!icy 1918-1945, Series D, vol. X, D. 151.

(2) Per il verbale del colloquio, vedi ibid., D. 146.

217

IL MINISTRO A KAUNAS, CASSINIS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 1254/256. Kaunas, 10 luglio 1940 (per. giorno 16).

Riferimento: Telespr. 1183/242 del27/6 (l) e telegramma n. 52 (2). Chiarite e precisate le intenzioni di Mosca nel colloquio Kreve-Molotov

(v. telegr. n. 52 del 4 luglio) in modo inequivocabile ed urgente, quanto alla sostanza, sull'assetto futuro della Lituania nei confini dell'U.R.S.S., e con « apparente » latitudine invec•e quanto alla forma e ai dettagli dela procedura, il Governo lituano pur tuttavia non si è affrettato a tradurre in formule speditive e soddisfacenti i dettami di Mosca e come è stato riferito, alcuni elementi di esso gov•erno hanno ritenuto di poter temporeggiare ancora. Ciò 'Si riferisce ai giorni 3, 4, 5 luglio.

Le incertezze di una parte di questi ministri non hanno però potuto modificare lo sviluppo della propaganda comunista interna nè rallentare la pressione esercitata da questa rappresentanza sov1etica, nè tampoco raggiungere lo scopo di procrastinare l'epilogo di questa amara situazione.

A togliere ogni residua illusione anche sulla scelta dei tempi di azione

o sulle forme •e a sorreggere gli esitanti entusiasmi del governo lituano Mosca ha provveduto rinpiando qui subito il signor Dekanosov, che è stato messo alle costole del signor Kreve nel suo viaggio di ritorno.

Non ha tardato infatti a esser resa nota (5 luglio) la convocazione del popolo per l'elezione di nuove rappresentanze in tutti i paesi baltici, a data uniforme, fissata per il 14 e 15. Il primo dei paesi baltici ad indire le elezioni è stato come è noto la Lettonia: ·se ciò si debba a una più sollecita attitudine di quel paese, in contrasto con le brancolanti esitazioni lituane, non è per ora noto, benchè non sembra da escludersi che anche questo dettaglio di precedenza sia da mettersi in relazione con gli ultimi tentativi di resistenza di cui già riferito.

In realtà le el·ezioni in Lituania «sono g.ià sostanzialmente avvenute » in conformità della nuova legge elettorale pubblicata il 7 luglio, ·che non differisce dalla precedente se non nei limiti di età per l'esercizio del voto e l'elegibilità, prima fissati a 24 e 34 anni rispettivamente, ed ora ridotti entrambi a 21 anni per tutti e due i sessi. II nuovo regi:me adopera la stessa arma elettorale forgiata dal passato regime dei « tautininkai » secondo la quale il popolo è chiamato a votare senza alternative una lista di candidati per ogni circoscrizione, Hsta proposta e approvata per acclamazione nei comizi popolari precedenti le elezioni stesse. I comizi anzidetti sono stati già tenuti in tutte le città e centri di circoscrizione della Lituania e i candidati designati ovunque dagli organizzatori dei comizi stessi, sotto il nome di «Unione lituana del lavoro » ma in realtà dagli attivi membri del partito comunista.

Vengono ora pubblicati i nomi dei candidati che saranno eletti plebiscitariamente -poichè il voto è un «dovere» secondo la legge -il 14 prossimo. Si può già perciò avere una idea approssimativa della composizione del futuro « Seimas » Iituano: approssimativa soltanto, percbè non di tutti i centri sono noti i candidati, e perchè molti sono assolutamente sconosciuti. Dalle biografie che i giornali vanno man mano pubblicando si può dedurre che in maggioranza si tratta di perseguitati del regime di Smetona, ex detenuti politici, ed anche qualche intellettuale o professionista. In ogni circoscrizione, i cui eleggibHi saranno da 8 a 14 secondo il numero degli abitanti, vi è una donna, un soldato, un agricoltore, spesso un ebreo. A Vilna i candidati •sono in maggioranza polacchi o ebrei poichè il nuovo regime ripudia gli « sciovinismi » di nazionalità o di razza.

Ovunque i comizi popolari per la designazione dei candidati si sono svolti con la partecipazione dell'esel'lcito Iituano, ora «esercito del popolo» e con la presenza di grossi contingenti di soldati rossi.

In complesso tutto ciò si svolge se non allegramente come asseri:sce la propaganda sovietica, per lo meno tranquillamente -perchè n carattere Iituano è piuttosto remissivo ed il popolo ha sempre subito i politicanti. Fatti dolosi per resistenza o tiepidezza di sentimenti, se ne son verificati a quanto si dice, ma solo in casi sporadici e nell'esercito.

Che il precipuo compito del nuovo « Seimas » sia quello di chiedere l'unione della lituania all'U.R.S.S. è evidente e chiaro per ogni lituano. Vi è chi confida che nondimeno una certa autonomia interna potrà esser conservata; intanto

1B -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. V.

uno degli uomini migliori del governo attuale il Ministro delle Finanze Galvanauskas cui facevano capo 1e correnti più moderate del momento si è dimesso dalla carica il 7 corrente, in seguito a ingiunzione di questa rappresentanza sovietica. Viene a mancare così al governo un uomo esperto che garantiva una certa continuità in materia finanziaria ed economica, col quale questa R. Legazione aveva trattato e bene avviato l'argomento dell'>intercambio commerciale italo-lituano (te~egr. n. 53 del 4 luglio (1).

La propaganda intanto continua ed 1è intensa anche in provincia; i vari comizi sono gremiti in città e poco affollati invece nell'dnterno. Gli argomenti sempre gli stessi: ingiurie all'indirizzo del regime profittatore di Smetona, promesse di beneSISere per le classi lavoratrici, esaltazione dei benefici che l'unione all'U.R.S.S. porterà alla Lituania, futura 13a repubblica federata,

Sono certo molto depressi gli animi di tutti coloro che hanno diretto la Lituania i:n questi 20 anni di sua vita -e che hanno formato una certa claese dirigente nella burocrazia, nell'industria e nell'insegnamento -compiendo certo molti errori specialmente in questi ultimi anni, ma lavorando anche con tena·ce entusiasmo a costruire una Nazione. Soltanto una ristretta clientela di persone è fuggita, gli altri ex-dirigenti sono rimast!i. nel paese, attendendo rassegnati il « terrore» politico che ancorchè non iniziato, non è da escludere in un prossi:mo futuro.

A tale proposito si segnala che con recente decreto anche la maggior parte dei magistrati giudicanti sono stati destituiti e sostituiti, e che nei quadri dell'« esercito del popolo » .sono stati i:nseriti 18 commissari politici mentre continua l'epurazione degli ufficiali anche nei gradi subalterni.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 181.
218

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI

T. 19507/107 P. R. Roma, 11 luglio 1940, ore 1,30.

Vostro 149 (2).

R. Ambasciata a Berl!ino, alla quale è stato comunicato vostro dispaccio, riferire (3) che Governo tedesco assicura non avere avuto notizie ufficiali più recenti della smentita data da Molotov a Schulenburg 8 giugno scorso (telegramma ministeriale n. 72) (4). Tuttavia fin dal 2 giugno scorso codesto Ministro di Germania comunicava quanto Filimonov gli aveva ripetuto a più riprese: Russia non ha intenzione sopprimere indipendenza Iran ma insiste perché ogni influenza inglese scompaia dal Paese e pertanto chiederà a codesto Governo obbligarsi a non concedere influenza politica a una terza Potenza: Russia chiederà porto franco sul Golfo Persico e diritto transito codeste ferrovie; influenza

Serie IX, vol. IV, D. 804.

di Mosca dovrà essere predominante nell'Iran. Ambasciatore dell'U.R.S.S. non ha però parlato di misure militari.

Secondo informaZ'ioni in possesso predetta R. Ambascia-ta circa collaborazione tedesca sfruttamento code,sti giacimenti petroliferi, a Berlino è stato in via politica ammesso che capitale così impiegato avrebbe potuto andare perduto in seguito azione russa.

Regia Ambasciata a Mosca da parte sua ,riferisce (l) che U.R.S.S. avrebbe chiesto cessione della parte Azerbaigian persiana, compresa tra vecchio confine e linea segnata dalla catena di Sawlan fino città di Trabiz compresa, oltre rettifica frontiere nella parte sud orientale dei suoi confini con Iran. Governo per,siano sarebbe disposto inviare propri delegati Mosca per discutere.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 196. (3) -Vedi D. 208. (4) -Non pubblicato: ritrasmetteva a Teheran il T. 257 da Mosca per il quale vedi D. D. I.,
219

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PE'R TELESCRIVENTE 1012. Berlino, 11 lugLio 1940, ore 16,40.

Mio telegramma n. 1000 (2).

WiLhelmstrasse mi comunica che Ministro di Germania a Teheran ha avuto il 9 corr. colloquio con quel Presidente del Consiglio il quale gli ha fatto presente che atteggiamento russo vel'so l'Iran è poco chiaro e poco amichevole. Su richiesta del Ministro tedesco il Presidente ha smentito formalmente che Russia abbia presentato domanda al Governo Iran (3). Ambasciatore dell'Iran a Mosca ha chiesto al Governo russo quali lagnanze U.R.S.S. avesse da formulare contro Iran ma non ha avuto nessuna risposta precisa. Presidente del Consiglio dell'Iran ha fatto analoga richiesta all'Amba,sciatore sovietico che ha risposto di non avere da Mosca istruzioni o informazioni al riguardo.

220

IL CAPO DELL'UFFICIO COORDINAMENTO GERMANIA, DEL BALZO (4), ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. PER CORRIERE 19751 P. R. Roma, 11 luglio 1940.

Vostro telegramma per corriere n. 079 del 2 corrente (5). Questa Ambasciata di Germania ha proposto il rinvio ad epoca indeterminata, a fine guerra, del termine di opzione limitatamente agli allogeni altoate

sini, residenti fuori dal Regno (considerando come tali i residenti nei territori dell'Impero e delle Province Libiche) e dalla Grande Germania.

Questo Ministero sentite le competenti Autorità del Regno ha risposto in data odierna che il rinvio ad epoca indeterminata verrebbe a modificare uno degli elementi fondamentali degli accordi itala-tedeschi in materia, e che si è perciò dolenti di non poter accedere integralmente alla proposta avanzata dal Governo tedesco. Rendendosi tuttavia conto della particolare situazione prospettata dall'Ambasdata di Germania, sarà, in via eccezionale, da parte del R. Governo ammessa la validità caso per caso delle dichiarazioni di opzione presentate dopo il termine del 30 giugno 1940 da parte degli allogeni residenti fuori dal Regno e dalla Grande Germania, quando il ritardo risulterà dovuto a comprovati motivi di forza maggiore.

In relazione poi ad altra proposta di questa Ambasciata di Germania è stato fatto presente che questo Ministero concorda nel ritenere valide agli effetti dell'opzione le domande scritte di nat:uralizzazione tedesca, presentate dagli allogeni altoatesini residenti nella Grande Germania nel termine del 30 giugno 1940 alle competenti Autorità di polizia circondariale (KreispoLizeibehorde). Si ammetterà anche che dette domande possano essere comunicate in forma di liste alle Autorità italiane entro il 31 agosto 1940, semprechè le dichiarazioni formali ed i documenti previsti dalle «Norme in vigore» siano rimessi successivamente, entro il termine del 31 ottobre 1940, alle Autorità italiane ,con la certificazione, anche mediante l'apposizione di un timbro a data, della loro presentazione all'Autorità tedesca entro il 30 giugno 1940.

(l) -Con telegramma n. 337 del 9 luglio 1940, che rispondeva alla ritrasmissione del T. 149 da Teheran, per il quale vedi D. 196. (2) -Vedi D. 208.

(3) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. X, D. 141.

(4) -L'Ufficio Coordinamento Germania, esistente in seno al Gabinetto del Ministro dal 7 maggio 1940, cessò di funzionare nella seconda metà del luglio 1940. (5) -Non pubblicato: con esso Alfieri chiedeva ragguagli sulle voci di rinvio del termine per l'opzione degli altoatesini correnti a Berlino.
221

IL MINISTRO AD ATENE, E. GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 98. Atene, 11 lugLio 1940 (per. giorno 14).

Le decisioni di Monaco sono qui attese con viva ansietà, non solo per quanto uscirà dal convegno circa la ulteriore condotta della guerra, ma anche e soprattutto per quanto in esso sarà stato deciso circa il futuro assetto della nuova Europa in generale e dei Paesi balcanici in paTticolare. Il massimo soggetto di inquietudine per i greci è tuttora la Russia ed i suoi rapporti con la Turchia; ma a questa preoccupazione si è aggiunta in questi ultimi giorni quella delle rivendicazioni bulgare tanto verso la Romania, quanto, e soprattutto, verso la Grecia.

Malgrado le smentite ufficiali romene, qui si ritiene, anche negli ambienti

autorizzati, che la situazione interna in Romania sia estremamente grave e che

la stessa posizione personale del Re sia molto scossa. Quanto ai rapporti russo

turchi, qui si ritiene che, nonostante l'ottimismo che ostenta ufficialmente il

Governo turco, essi siano in realtà assai tesi, e la poss~bilità che qui non si

esclude affatto, di un'azione sovietica contro la Turchia è considerata con gran

dissima preoccupazione. Per quanto riguarda, infine, le aspirazioni bulgare

sulla Tracia, è superfluo dire quali timori esse nutrino in Grecia.

In conclusione, il nervosismo più acuto pervade tutti questi ambienti, mentre è ormai generale e radicata la pevsuasione che Italia e Germania sono ormai le uniche arbitre dei destini di Europa e dei Paesi Balcanici in particolare. Non manca già cbi dice che in queste condizioni la Grecia dovrebbe avvicinarsi ancor più alle Potenze dell'Asse e perfino chi suggerisce la rinunzia, sull'esempio romeno, alla garanzia inglese. Credo però escluso che il Governo proceda ad un tale atto; non perchè alla garanzia stessa si attribuisca più alcun valore, ma per il .fovse non del tutto infondato timore che un simile atto possa spingere l'Inghilterra ad affamare la Grecia, fermando i piroscafi qui diretti, o fornirle il pretesto per l'occupazione di qualche punto s.trategico del territorio greco.

222

IL MINISTRO A RIGA, ROGERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 511/146. Riga, 11 ~uglio 1940 (per. giorno 17).

Il 26 giugno u. s. il Prof. Kirchenstein, Presidente del Consiglio del Governo democratico lettone, insediato da Mosca in sostituzione di quello « fascista », ebbe a dirmi che le elezioni generali politiche al « Seima » avrebbero avuto luogo fra « un paio di mesi » (mio telegramma n. 39 del 26 giugno u. s.) (1). Il 5 luglio egli dichiarava ad un mio collega, che esse avrebbero dovuto essere anticipate al 21-22 corr. La sera stessa il Consiglio dei Ministri decideva di indirle per il 14-15 corr. Quel pomeriggio il Prof. Kirchensteins ebbe difatti un colloquio con un membro di questa Legazione Sovietica, ove soggiorna tuttora il Sig. Viscinski, Vice-Presidente del Consiglio dei Commissari del Popolo dell'U.R.S.S.. Curiosa coincidenza per un evento politico di carattere così essenzialmente interno, che esso sia stato fissato per la stessa da•ta nei tre Paesi Baltici! Oltre che nel rapido svolgimento degli avvenimenti d'occidente, l'anticipazione delle elezioni deve probabilmente ricercal'si anche nel proposito dei bolscevichi di Mosca e di Riga di non dare tempo agli elementi nazionali di riaversi ed organizzare la maggioranza del Paes·e ogni giorno più ostile alle manomissioni sovietiche. Lo stesso <5 luglio veniva pubblicato la nuova legge elettorale, che prevede il suffragio universale, il voto diretto e segreto, la rappresentanza proporzionale e la suddivisione del Paese in 5 circoscrizioni elettorali. Le operazioni di voto si svolgono sotto la direzione di commissioni elettorali distrettuali, di dipartimento e di una centrale, tutte nominate dal Governo; e la presenza alle urne viene iscritta sul passaporto interno del votante. Il Partito Comunista lettone, arbitro della situazione, pubblicò fin dal 6 corr. la sua piattaforma elettorale, che, nel campo della politica estera contiene questo solo postulato: «Amicizia stretta fra i popoli lettone e dell'Unione Sovietica ed una unione potente ed indissolubile fra la Repubblica di Lettonia e l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche».

Mi è stato riferito che nella lista del blocco operaio e·rano stati iscritti tredici o quattordici nomi di israeliti, agitatori bolscevichi lettoni e principali partigiani dell'annessione. Ma essi ne vennero eliminati prima della pubblicazione, temendosi che ciò potesse nuocere al successo della lista presso gli stessi operai, che di questi giorni, avevano incominciato a dare segni non dubbi di ostilità verso gli ebrei.

Il 7 luglio la Commissione Elettorale Centrale, che aveva stabilito come date per la presentazione delle liste elettorali gli 8, 9 e 10 luglio, statuiva che ad esse doveva « allegarsi anche la piattaforma elettorale rispettiva nonchè le prove, che essa era stata portata a conoscenza del pubblico».

Contemporaneamente il Governo decideva che la gazzetta ufficiale era liberata dell'obbligo di accettare inserzioni pubblicitarie a pagamento.

È facile comprendere lo spirito e le intenzioni di queste disposizioni quando si sappia che tutti i quotidiani lettoni sono ormai controllati o diretti solamente dal Partito comunista.

Era infatti noto che malgrado le intimidazioni di tale stampa, reclamante un unico partito, gli elementi nazionali, sicuri di poter contare sull'enorme maggioranza del Paese, avevano deciso, dopo molte discussioni ed incertezze, di partecipare alle elezioni allo scopo principale di opporsi ad un voto di annessione all'U.R.S.S. da parte del nuovo Seim. Al Comitato Centrale del Partito ComUini.sta di Lettonia si dichiarava 1'8 corr. « Il blocco borghese s·i servirà nella campagna elettorale della parola d'ordine: "contro l'annessione all'Unione Sovietica". Il blocco dei lavoratori si dichiarava per una Lettonia libera e democratica. È il popolo stesso che deciderà se la Lettonia dovrà unirsi o meno all'Unione Sovietica».

Di fronte a questo stato di cose i rappresentanti del blocco borghese o democratico si rivolsero direttamente al Sig. Visdnski, il quale consentì a riceverli individualmente. Ad essi egli dichiarò che il Governo Sovietico non intendeva immischiarsi negli affari interni della Lettonia; che egli non vedeva peraltro alcun inconveniente alla partecipazione di un blocco cosidetto borghese alle elezioni, e che della questione dell'annessione all'U.R.S.S. avrbbe dovuto decidere il Parlamento lettone. IlLusi dell'apparente correttezza di questo contegno, il blocco borghese pubblicò un suo programma a mezzo di affissi murali, che nessun giornale avrebbe osato ospitarlo nelle sue pagine.

Quanto alle Hste dei candidati borghesi, esse avrebbero dovute esser redatte ieri sera e si sapeva che non avrebbero contenuto nessun nome di membri del passato Governo «fascista», o comunque di partigiani del Presidente Ulmanis, qualifkati ol'tnai di «nemici del popolo». Una sola eccezione si faceva per il capo-lista, Gen. Balodis, essendo egli stato allontanato recentemente dal Gabinetto Ulmanis per la sua nota eccessiva russofilia, la quale escludeva però ogni idea di rinunzia all'indipendenza del Paese.

Mentre il comitato del blocco borghese si trovava riunito per redigere le

Hste, agenti di polizia ausiliaria (recentemente reclutati fra gli elementi comu

nisti, e muniti di un bracciale rosso a guisa di uniforme) irTuppero nella sala,

sequestrarono le carte che si trovavano e procedettero alla denunzia dei nomi

dei presenti al Procuratore della Repubblica!

È svanita, così, dietro ordine di Mosca, l'unica e l'ultima possibilità per gli elementi nazionali di presentarsi agli elettori e probabilmente di conquistare la maggioranza in Parlamento, contando sull'appoggio unanime dell'elemento rurale e di gran parte di quello urbano recisamente opposti all'annessione all'U.R.S.S.

L'azione della G.P.U. lettone di ieri sera preannuncia invece l'inizio di un'era di terrore e di processi politici di tipo moscovita.

Le previsioni più pessimistiche danno l'annessione per sicura nelle prime sedute del Parlamento, la settimana prossima. I più ottimisti opinano che Mosca la protrarrà in attesa di vedere quale piega possono prendere i prossimi avvenimenti d'Occidente. Ad ogni modo, qualunque possa essere la volontà di Mosca, ·essa sarà fatta senza incontrare qui altro che sdegno impotente e lasciare altra speranza se non quella che la Germania voglia ridare l'indipendenza a questi Stati se e quando verrà a mettere ordine anche nelle cose dell'Europa Orientale.

(l) Non pubblicato.

223

IL DIRETTORE GENERALE PER LE VALUTE DEL MINISTERO PER GLI SCAMBI E LE VALUTE, D'AGOSTINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. S. N. BerLino, 11 luglio 1940,

Mi permetto di riferire a V. E. sul colloquio qui avuto col Ministro Funk tendente a conoscere nei dettagli i suoi piani sull'economia del dopo-guerra.

Egli mi ha esposto i'l suo punto di vista senza reticenze, in forma quanto mai franca e cordiale. Sul contenuto del colloquio accludo un appunto schematico, riservandomi di esporre a V. E. al mio ritorno in Italia i dettagli della conversazione e le considerazioni che, anche dai particolari, se ne possono trarre.

Non autorizzato, io mi sono naturalmente astenuto dal discutere col Ministro Funk i vari punti del suo piano. Gli ho soltanto fatto rilevare qua e là che certi provvedimenti si attagliano molto bene al caso della Germania, non però al caso nostro, e che vanno quindi discussi e riveduti insieme. Ed è allora che egli ha ammesso l'opportunità di un «Direttorio » misto per sovraintendere al piano stesso, anche in fase di applicazione.

Ho visto anche (e ho abbordato con essi l'argomento per delucidare qualche dettaglio non chiaro) i collaboratori diretti del Ministro Funk in questa materia, Sigg. Puhl, Landwehr e Schlotterer.

Non ho visto invece il sig. Schacht perchè sconsLgliatone dalla nostra Ambasciata. La cosa sarebbe certamente riuscita sgradita al Ministro Funk.

Vero è che il sig. Schacht sta elaborando un suo piano, ma lo fa per uso

proprio e lo presenterà direttamente al Fiihrer. Ma tutto l'ambiente ufficiale

economico tedesco (Goring, Funk, Ministero Economia, Reichsbank) ignora

completamente lo Schacht e batte la propria strada.

Si dice (ma non si sa nulla di preciso) che il piano Schacht sia tenuto sulle

linee ortodosse del ritorno dell'oro e della ripresa graduale del liberismo eco

nomico, concetti che gli uomini del gruppo Goring considerano sorpassati e comunque inattuabili nelle condizioni in cui l'Europa uscirà da questa guerra. Il Fiihrer ·terrà il conto che crederà delle idee di Schacht e sarà infine lui a decidere la via da scegliere. Ma le probabilità sono tutte per il Ministro Funk.

Secondo il Dr. Funk, il classico principio della ,copertura aurea non riveste più carattere d'importanza ed è stato sostituito in pieno da quello del valore della produzione del lavoro. Nel quadro della nuova economia continentale è prevista l'affermazione di due monete che sono quelle dei paesi dell'A'sse: il Marco e la Lira. Queste due monete sarebbero legate fra loro da un rapporto fi'sso. N e i conf,ronti delle monete degli altvi paesi, che a seconda della rispettiva sfera d'influenza dovrebbero gravitare verso la Lira o il Marco, sarebbero create delle parità convenzionali fisse la cui determinazione periodica dovrebbe essere lasciata ai paesi dell'Asse.

Da tutto il colloquio col Minist·ro Funk risulta che la scorta aurea, che pure occorre come massa di manovra, la Germania ce l'ha. Per noi la cosa è diversa, ed io l'ho fatto rilevare al Dr. Funk.

Per quanto r~guarda il rispetto del grado di autarchia già realizzato in Germania e in Italia, pare (e questo non mi risulta dal colloquio col Ministro Funk) che nei rapporti reciproci Italia..,Germania, le rispettive industrie non dovrebbero raggiungere il limite di completa saturazione del fabbisogno rispettivo nazionale ed una certa quota -la cui misura resta da determina,rsi dovrebbe rimanere « aperta » per dar modo all'altro paese di inserirvisi con la propria produzione in concorrenza con quella nazionale. Ciò per evitare (a detta dei tedeschi) che i produttori si addormentino sui rispettivi prezzi interni. È evidente il pericolo potenziale che un tale concetto rappresenta per la nostra industda.

Spero aver presto la possibilità di venire a riferirvi sul dettaglio di presenza a Roma e vi prego di accogliere frattanto, Eccellenza, i miei più devoti saluti.

ALLEGATO

COLLOQUIO DEL 9 LUGLIO 1940 COL REICHSMINISTER DR. FUNK

Non si possono fare programmi a lunga scadenza sia perchè la riorganizzazione dell'economia europea è tale da richiedere un periodo lungo di lavoro, dovendo farsi in dettaglio paese per paese, e sia perchè il fattore russo resta per ora un'incognita e conviene per il momento non tener conto di quel mercato e di tutte le possibilità che si avrebbero qualma si potesse invece inserirlo senz'altro nel sistema. Poco conto si può anche tenere per ora del fattore Giappone.

Si creerà un blocco economico europeo-mediterraneo, comprendendo in esso i paesi africani e asiatici rivieraschi del Mediterraneo e quelli che ne formano il retroterra (lrak, ad es.), e questo blocco sarà diretto per la parte nord dalla Germania, per la parte mediterranea e balcanica dall'Italia.

Ci saranno così due blocchi monetari: un blocco Reichsmark e un blocco Lira con dei satelliti gravitanti verso l'uno o l'altro dei due paesi a monete principali. Si avranno così due monete di conto per il commercio europeo. Si creeranno pure due mercati finanziari di accettazione rispettivamente a Berlino e Roma (rispettivamente Milano).

Si riconosce la necessità di mantenere per ora la bardatura dei clearings, delle restrizioni valutarie, dell'economia controllata, del blocco dei salari e dei prezzi, con l'intesa che si cercherà man mano di alleggerire queste forme di controllo, cui non è possibile per adesso di rinunciare.

Un comitato ristrettissimo di sovraintendenza economica avrà per compito di coordinare le disposizioni ed i provvedimenti contingenti fra i due Paesi. Non si ravvisa alcuna necessità di coprire la moneta se non con la forza di lawro e cioè con le cambiali delle proprie esportazioni.

Per quanto riguarda il commercio extra-europeo, è probabile che le due monete Reichsmark e Lira troveranno credito anche come sono attualmente, e cioè senza copertura. Se ciò non fosse, si continueranno a fare accordi di compensazione con gli Stati extra-europei, accordi che provvederanno il regolamento periodico dei saldi, sia in merci, sia eventualmente anche in oro. Di qui la necessità di poter disporre di una, sia pur modesta, massa di manovra in oro.

I saldi attivi e passivi dei singoli paesi nel commercio intereuropeo dovranno trovare presso la Reichsbank e la Banca d'Italia la possibilità di compenso o di finanziamento a carattere temporaneo (da campagna a campagna), finanziamento che sarà fatto attraverso le Banche di emissione dei paesi rispettivi dalla Reichsbank e dalla Banca d'Italia (ognuna per il proprio blocco di paesi).

Si riconosce l'assoluta necessità di avere un bilancio dello Stato sano ed equilibrato. Per la Germania la soluzione del problema si presenta abbastanza facile: il • Volkseinkommen • si calcola intorno ai cento miliardi di Reichsmark annui, dei quali circa la metà possono essere incamerati dallo Stato a mezzo delle imposte, bene inteso alla condizione che le commesse statali (che rappresentano e rappresenteranno anche per l'avvenire il 50 % della produzione industriale nazionale) siano mantenute in limiti tali da non spostare di troppo la cifra del • Volkseinkommen • prevista ed alla seconda condizione, come è ovvio, che i prezzi e i salari continuino a rimanere bloccatissimi. La grande Germania prevede un bilancio statale di scarsi 50 miliardi.

Circa il problema dell'autarchia, si è d'avviso di non permettere ai paesi del blocco europeo di continuar,e i rispettivi processi autarchici se questi non risultino nel quadro del piano autarchico ,europeo. Le autarchie italiana e tedesca sono da considerare consolidate al punto in cui si trovano oggi, ma non è ammissibile di procedere a nuove affermazioni e sviluppi autarchici da una parte e dall'altra se non nel quadro del nuovo piano europeo. Intese industriali fra gruppi italiani e tedeschi faciliteranno la coordinazione delle due autarchie.

Si dovrà fare per tutto il territorio del blocco europeo-mediterraneo un preventivo della produzione ed altro preventivo del consumo indispensabile, tenendo presente che non si dovranno elevare (neanche in ItaHa e Germania) i tenori di vita attuali dei singoli paesi. Per parare alla inevitabile deficienza dei singoli prodotti si dovrà continuare il razionamento, continuare pure l'autarchia dei

• surrogati • e per quello che ancora mancherà, occorrerà importare da paesi fuori blocco, trattando accordi di compensazione e, alla peggio, pagando in valuta. Riappare anche qui la necessità di una massa di manovra aurea.

Non chiedere indennità di guerra ma domandare soltanto la restituzione (Wiedergutmachung) del maltolto (Naviglio mercantile tolto alla Germania a Versaglia, averi tedeschi confiscati, posizioni commerciali tedesche di anteguerra distrutte). La Germania ha preparato una lunga lista di riparazioni che ammonta a 10 miliardi di Reichsmark. L'Italia potrà per sua parte formulare richieste di riparazioni di danni subiti per effetto delle sanzioni e a causa del blocco. Queste riparazioni si chiederanno in scorte, non in oro.

Il carico del debito estero germanico si calcola in complessivi 8 miliardi di marchi. Si calcola di poter riscattare, a mezzo di consorzio da costituire in America i titoli rispettivi sul mercato americano al 25-30 % del valore originale, incontrando quindi una spesa che dovrebbe aggirarsi su due miliardi e mezzo circa di marchi, che verrebbe a costituire il nuovo debito estero germanico, che sarebbe accollato pro quota ai paesi vinti.

Per quanto riguarda i rapporti con gli Stati Uniti dell'America del Nord prevale il criterio di ridurre il commercio al minimo possibile, per rispondere cosi alla politica sinora praticata dagli americani degli alti dazi protettivi, rifornendosi dello stretto necessario, il più possibile, nei paesi sud americani che sono e possono restare buoni mercati per i prodotti tedeschi ed italiani.

224

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO 187. Budapest, 12 lugLio 1940, ore 0,15.

Tanto Ministro degli Affari Esteri che Ministro di Germania mi hanno parlato oggi [11 luglio] colloquio Monaco. Entrambi mi hanno accennato messaggio indirizzato Re Carol a Hitler (l) e risposta che questi dopo consultazione anche a nome Italia intende invia·rgli aprendo via negoziati ungaroromeni.

Sola diversità tra quanto dettomi da Csaky e dal Ministro di Germania è che il primo sembra poco incline a negozia~i diretti nei quali pare aver scarsa fiducia, tenuto anche conto atteggiamento stampa romena segnatamente Timpul che afferma testè non sussistere questioni fra i due paesi; il secondo pare comunque escludere una immistione delle Potenze dell'Asse nei negoziati stessi.

Senonchè Conte Csaky mi prega far conoscere a V. E. che in data di ieri Smilianié ha comunicato a quel Minimro d'Ungheria disposizione romena a negoziare in vista della definizione di ogni questione e possibilmente successiva stipulazione trattato di amicizia se non forse alleanza.

Governo jugoslavo rimane in attesa decisione Ungheria che dovrebbe definire esatti termini proprie rivendicazioni. Conte Csaky non esclude che determinazione possa essere stata accelerata sotto pressione avvenimento incontro di Monaco, e mi prega far sapere a V. E., come lo dirà anche Villani, che Ungheria risponderà in modo evasivo, rimanendo in attesa risposta Fiihrer a Re Carol.

Ha avuto espressioni profonda sincera riconoscenza azione V. E. e mi ha detto anche misure militari qui adottate avevano incontrato approvazione a Monaco, dal che desumeva oltre tutto che stato d'animo verso Sovieti fosse di sospetto come lo proverebbero altresì talune misure militari in corso in Germania, a cui rrii ha a•C·cennato. Avverto che, nonostante definizione ufficiale incontro Monaco è qui strettamente attinente comunicato ·finale incontro stesso, già spargesi voce probabili prossimi negoziati ungaro-romeni.

D. 80.

(l) Per il suo testo vedi Documents on German Foreign Po!icy 1918-1945, Series D, vol. X.

225

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 423. Tokio, 12 luglio 1940, ore 1,40 (per. ore 12,40).

Seguito tele,gramma 408 (1).

<Situazione del Gabinetto Arita è divenuta ancora più difficile in questi ultimi giorni in seguito alla risposta negativa di Londra alla richiesta giapponese relativa agli approvvigionamenti di Chungking attraverso Birmania

(v. mio telegramma 3·88) (2). A ,quanto pare se non si è avuta una crisi immediata ciò sarebbe dovuto unLcamente ad un respiro concesso a questo Ministro degli Affari Esteri che si sarebbe dimostrato fiducioso in un ottimo successo delle sue rinnovate insistenze presso il Governo britannico e delle quali ha dato notizie la stampa. Sembra peraltro che nelle attuali circostanze, dati gli umori ambienti militari accennati nel telegramma citato in riferimento, il risultato dei negoziati con Londra potrà nella migliore delle i:potesi offrire ad Arita e Gabinetto il mezzo di rimandare a più tardi la crisi.

Comunicato Roma e Shanghai.

226

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO PER TELESCRIVENTE 1020. Berlino, 12 luglio 1940, ore 14,40.

Assicuro di aver ieri comunicato al Segretario di Stato Weizsacker contenuto del telegramma Ministeriale 6,40 (3).

Stamane sono stato informato che della questione è stato investito Ribbentropp e che pertanto è stata sospesa la presentazione della proposta tedesca alla Commissione di Armistizio che doveva aver luogo oggi (4).

227

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 166. Teheran, 12 luglio 1940, ore 16,30 (per ore 21,05).

R. Ministro Baghdad telegrafa quanto segue: «N. 57. -Situazione interna Iraq sempre incerta. Primo Ministro Gailani giustificandosi autorità suo nome

cerca farsi paladino delle possibilità libertà unità ed indipendenza paesi arabi anche per consolidare sua posizione pol-itica specialmente fra capi tribù ed elementi esercito. Egli è riuscito così rendendosi esponente di larga parte della opinione pubblica mussulmana, a tenere testa alle forti pressioni britanniche. Questo Ambasciatore inglese per ragioni di prestigio vuole giungere alla rottura delle relazioni dell'Iraq con l'Italia e punta costantemente a tale scopo su Nuri Said. Egli prospetta addesso la minaccia di una occupazione inglese del paese con truppe indiane che dovrebbe dare dimostrazione non soltanto della potenza inglese ancora dominante in Oriente, quanto di un'organizzazione difensiva del paese stesso contro un ipotetico pericolo gravante dal nord o dall'est.

È quindi da presumere che se prestigio della Gran Bretaga nel mondo arabo verrà ulteriormente scosso come conseguenza di guerra in Europa l'autorità e la posizione politica di questo Primo Ministro potrà risultare rafforzata; invece nel caso sopravvento di questa Ambasciata d'Inghilterra egli dovrebbe finire per ritirarsi lasciando il potere nuovamente nelle mani di Nuri ».

(l) -Vedi D. 163. (2) -Non pubblicato. (3) -Vedi D. 215.

(4) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. X, D. 158.

228

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO 188. Budapest, 12 luglio 1940, ore 20.

Mio telegramma n. 187 (1).

Vice Ministro Affari Esteri mi ha comunicato seguenti istruzioni date da questo Governo al Ministro Ungheria Belgrado, circa passo jugoslavo di cui mio telegramma surriferito: Govel'no ungherese ha già dichia,rato Monaco essere disposto a entrare in trattative con Romania a condizione questa sia disposta concessioni territoriali sostanziali.

Ha dichiarato altresì non voler arrecare Romania colpo mortale. Ma Ungheria non potrebbe accontentarsi modeste rettifiche frontiera, giacchè suo scopo è reintegrare Patria ungherese massimo numero possibile propri elementi etnici, pur evitando assovbire per quanto possibile elementi etnici romeni, in queste idee governo ungherese considera anche attuabile scambio popolazione.

Il Governo romeno è effettivamente disposto concessione sostllJnziale, nulla si opporrebbe alla attuazione delle proposte avanzate tramite Jugoslavia.

Peraltro prima di affrontare delle concrete trattative, Governo U!llgherese chiede se il Governo jugoslavo trovasi effettivamente in grado dare assicurazione questo Governo di essere convinto consistenza disposizioni romene sostanziali concessioni territoriali, giacchè Governo jugoslavo non mancherà com

prendere che mancando da parte Governo romeno volontà addivenire conclusione, insuccesso trattative costituirebbe elemento più pericoloso che mancanza della medesima.

Ministro d'Ungheria Bel,grado è invitato fare analoghe comunicazioni quel Governo.

Vice Minitro degli Affari Esteri mi ha precisato che invito romeno a Governo jugoslavo comunicare governo ungherese disposizioni di Bucarest, sarebbe stato rivolto giorno 7 corrente, ciò che potrebbe escludere Romania abbia agito .sotto impressione incontro Monaco noto solo 8 corrente.

(l) Vedi D. 224.

229

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 167. Teheran, 12 luglio 1940, ore 20,40 (per. ore 23,35).

Ex Ministro dell'Iran a Baghdad Nuri Esfandiari giunto Teheran per proseguiTe per Berlino sua nuova destinazione mi ha detto che a suo avvi!So non vi è alcuna probabilità che l'Iraq rompa le relazioni diplomatiche con l'Italia tenuto conto della corrente popolare nettamente ostile a qualsiasi complicazione. Stesso avviso mi ha manirfestato Delegato apostolico di Baghdad qui giunto avanti:eri il quale mi ha detto anche che membri influenti di quel Governo gli hanno detto non solo che l'mq non intende rompere .le relazioni diplomatiche con l'Italia ma che essi si pentono di averle rotte con la Germania. Ha aggiunto che l'odio contro l'Inghilterra in Iraq sta aumentando.

230

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO

T. 19647/91 P. R. Roma, 12 luglio 1940, ore 23,30.

In occasione visita che nuovo Ambasciatore sovietico ha fatto Senatore Giannini colloquio è caduto su possi!bilità ripresa scambi commerciali rimasti da qualche tempo paralizzati e sulle basi su cui dovrebbero essere redatti eventualmente nuovi accordi.

Ambasciatore ha detto che avrebbe telegrafato a Mosca per istruzioni.

231

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI GENERALI, VITETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 403. Torino, 12 Luglio 1940 (per. giorno 13).

In esecuzione istruzioni codesto Ministero ho proposto incontro fra esperti italiani e francesi per scambi commerciali.

Proposta è stata subito trasmessa al Governo francese, il quale ha disposto che ex addetto commerciale a Roma Sanguinetti venga a Torino prendere contatto. Ho anche informato Delegazione francese che Sanguinetti e Montarnal potrebbero venire eventualmente costà.

232

IL MINISTRO AD ATENE, E. GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 99. Atene, 12 Luglio 1940 (per giorno 17).

Mio telegramma n. 231 (1). Tras~rivo qui appresso testo Nota Verbale di questo Ministero degli Affari Esteri n. 20156 in data odierna:

«Le Ministère Royal des Affaires Etrangères a l'honneur de porter à la connaissance de la Légation Royale d'Italie, qu'aujourd'hui à 06,30 heures trois avions de bombardement italians ont bombardé et mitraillé le navire auxiliaire de la Marine Royale Orion affecté au service des Pha,res au moment où il était en traLn de ravitailler le Bhare de Gramibouza dans la baie de Kissamos (Crète). En meme temps le contretorpilleur Hydra qui avait reçu l'ordre de ,se porter au secours de l'Orion a été également attaqué par les dits avions.

Le Gouvernement Royal Hellénique se voit obHgé de protester contre ces attaques opérées contre des unités de la Marine Royale dans les eaux territoriales greoques, et prie la Légation Royale d'Italie de vouloir bien procéder d'urgence aux démarches nécessaires en vue d'empecher le retour de pareils incidents, qui constituent une violation de la souveraineté de la Grèce.

Le Ministère Royal des Affaires Etrangères 'saisit cette occasion pour réi

térer à la Légation Royale d'Italie les assurances de sa haute considération » (2).

(l) Non pubblicato.

(2) Vedi anche L'Agression de l'Italie contre la Grèce, cit., D. 94.

233

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 2604/1044. Mosca, 12 luglio 1940 (per. giorno 22).

Stamane è venuto a farmi visita protocollare di presentazione il signor Gabrilovié, il quale aveva rimesso ieri le sue credenziali al Presidente Kalinin.

È rimasto a conversare quasi un paio d'ore, chiedendomi informazioni e consigli sulla vita di Mosca, su questi ambienti politici, sui rapporti fra i rappresentanti diplomatici ed i dirigenti sovietici, eoc., ecc.

Egli mi è parso alquanto preocoupato per le difficoltà che intravede nel compimento della sua m~ssione perchè -da quel che ho potuto capire -in taluni cir.coli politici jugoslavi persisterebbe l'illusione di trovare nell'U.R.S.S. le stesse correnti di simpatia che esistevano nella vecchia Russia imperiale per la sua beniamina fra le nazioni slave -la Serbia -, mentre il signor Gabrilovié si rende conto che nella politica realista di Stalin il sentimentalismo panslavo è una semplice reliquia del passato.

Parlando della situazione nei Balcani, il nuovo Ministro si è espresso in tono piuttosto pessimista, osservando che la tranquillità in quel settore riposa sempre su basi molto instabili, suscettibili quindi di perdere l'equilibrio alla minima scossa. In modo particolare ha insistito sulla « fatalità storica » di un permanente contrasto bulgaro-jugoslavo.

Parlando della Germania, e senza che io gliene avessi offerto il minimo spunto, si è difeso contro l'accusa di tedescofobia che da taluni gli verrebbe mossa a causa delle sue .confessate simpatie personali per la Francia, dove ha compiuto nel tempo gli studi universitari. Egli si è bensì dichiarato di spirito liberale e democratico, ma ciò non gli impedirebbe di apprezzare il valore storko dell'odierna evoluzione politica europea sotto l'impulso dei successi dell'Asse Roma-Berlino. D'altra parte egli si preoccupa del.fatto che per la sua posizione geografica la Jugoslavia si trova a costituire la principale barriera contro la marcia del germanesimo verso il sud-est.

Parlando dell'Italia, il signo·r Gabrilovié si è vantato di aver predetto fin dal 1921 -quando si trovava a Roma come segretario della Legazione di Jugoslavia -il successo del movimento fascista e l'affermazione definitiva dell'autorità di Mussolini come futuro reggitore delle sortt della Penisola.

Mi ha spiegato che per ragioni finanziarie egli aveva abbandonato, poco dopo il 1921, il servizio diplomatico, che si era poi dedicato alla politica interna jugoslava ed era diventato vice-Presidente del Partito dei contadini. Negli ultimi anni aveva diretto il giornale Politika di Belgrado.

Dalla lunga conversazione avuta col s1gnor Gabrilovié ho tratto l'impressione che il nuovo collega sia persona 1ntelligente, ma di temperamento passionale e di tendenze piuttosto dottrinarie.

234

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATISSIMO 2943/1145 Belgrado, 12 lugLio 1940 (per. giorno 16).

Mio telespresso n. 2803/1093 in data 5 corrente (1).

Come segnalato con i bollettini Stefani e fonobollettini Stampa, sono continuati i ritocchi nella compagine ministeriale jugoslava negli ultimi tre giorni. L'8 luglio Bosko Bogdanovic già capo del Dipartimento Politico della Presidenza del Consiglio, è stato nominato Ministro Aggiunto della Pubblica Istruzione. Koreseé ha così scelto per suo diretto collaboratore un uomo notoriamente di destra, e non meno notoriamente orientato verso le Potenze dell'Asse. Il 9 luglio il Ministro dell'Interno Stanoje Mihaldzié è stato posto a disposizione, l'interinato del Ministero è stato assunto per ora dallo stesso Presidente del Consiglio. È questo, per generale interpretazione, un altro colpo di Koroseé -antimassone -, contro un noto esponente della massoneria. Ma in pari tempo all'ex Mini:stro, è stato dato il lauto posto di Bano del Banato del Drina a Serajevo, che ardentemente desiderava.

A colpi lenti, tutt'altro che sicul'i, anche se con ritmo in qualche modo crescente, continua così il faticoso allineamento governativo jugoslavo, tra agitazioni, intrighi e caratteristica confusione.

Il Principe Reggente si è trasferito sin dai primi giorni di luglio al consueto soggiorno estivo in Slovenia. L'epicentro della crisi governativa sempre in atto è passato quindi da Belgrado a Bled. Continuamente come riferito (mio telegramma n. 246 in data 5 corrente) (l) vi si recano Cvetkovié, Macek, Cincar-Markovié, Koroseé.

Le decisioni che finora sono venute da Bled non sono state nè molte nè

radicali. Sono piuttosto ritocchi -qualche volta contradditori -mentre

anche questo Paese attende le decisioni vere: quelle delle Potenze dell'Asse

e aspetta di ora in ora con ansia il risultato dei convegni di Berlino e di

Monaco.

In questa fase riuscirebbe difficile e sarebbe prematuro fare un punto

esatto della situazione locale.

Due tendenze generali debbono essere tuttavia registrate visto che sono

spesso anche pubblicamente dibattute e discusse e parzialmente già in atto:

-allineamento del Governo, costituendolo con elementi più adatti e

meglio orientati verso le Potenze dell'Asse;

-nuova ovganizzazione dello Stato -anch'essa abbandonando le vinte

ideologie democratiche, per passare ai sistemi vittoriosi dell'Italia e della

Germania. Così si parla di un partito unico e di sistema corporativo.

Per le ragioni già esposte un esame approfondito di tali correnti sarebbe

oggi prematuro. Ogm.i osservatore rileva tuttavia che esse sono -sopratutto

la seconda -sostanzialmente verbali.

Non è soltanto il fatto che sulla spontaneità di tale mutamento sostanziale di politica e di struttura interna possono esistere pochi dubbi. Sono gli uomini e la situazione del paese che lasciano perplessi. Se si pensa che chi deve dirigere e decidere questa radicale e vastissima riforma è il Principe Paolo, che serbi, croati e sloveni (senza contare la Serbia del Sud in cui le divisioni si moltiplicano) non sono disposti a cedere alcuna delle loro posizioni attuali, ma anzi a guadagnarne di nuove, si può avere un'idea generale della situazione. Si discute già che il « partito unico » dovrebbe in realtà essere costituito da «tre partiti unici» e che tre dovrebbero essere i sistemi corporativi separati, in Sel'bia, Croazia e Slovenia.

Nè gli esponenti dei vecchi partiti dovrebbero sparire, ma anzi essere compiutamente inquadrati nel nuovo ordine di cose mantenendo posizioni e naturalmente prebende, secondo l'uso locale. In sostanza la mentalità è llontana da qua~siasi movimento rivoluzionario; tutta la vecchia farrag~ne democratica dovrebbe rimanere, ma assumendo una fisonomia più adatta o meglio più utiLe ai tempi. Lo stato d'animo della maggioranza di questi uomini sedicenti politici sembra essere che comprendono di ,finalmente trovarsi in «stato di necessità», ma cercano di perdere il meno possibile. Dove tutto ciò potrà condurre è impossibile dire oggi. Vi sono qui gran discussioni se Cvetkovié riuscirà a salva·rsi o no. È un particolare, in quanto alla persona, di importanza prevalentemente locale. Nel Governo vi sono oggi tutte le tendenze. Per « orientarlo » veramente accorreranno ben altri provvedimenti. Quanto alla situazione di fatto è appena necessario sottolineare che la Jugoslavia di oggi è più divisa che mai e quindi ben lontana dall'avere in se i germi di uno stato autoritario o totalitario, visto che non è neppure unitario. Ma vorrebbe assumerne la fisonomia.

Alcuni osservatori non esitano a giudicare che gli sforzi d'orientamento della Jugoslavia sono più «dignitosi» iln confronto a quelli di altri vicini. Non so se vi sia molta dtgnità in quello che accade qui. Certo la corrente è più lenta; ma ciò è principalmente dovuto alla situazione locale.

Va per contro riconosciuto uno sforzo crescente di molti uomini di Governo per migliorare le relazioni con le Potenze dell'Asse. Le interviste, le dichiarazioni si succedono, e una delle più notevoli è certamente quella concessa da Koroseé, al corrispondente della Stefani. In questo movimento il Ministero degli Affari Esteri è all'avanguardia. Dalla «stretta neutralità » di pochi giorni or sono siamo passati di nuovo e con assai maggior calore alla « politica di appoggio dell'Italia e Germania per il mantenimento della pace nel sud-est dell'Europa».

Le nostre segna1azioni -che furono così spesso tempestive proteste per atteggiamenti di stampa e di uomini negativi e spesso ostili -non trovano oggi soltanto più un accoglimento formale, ma ottengono pronti provvedi

menti.

È da rilevare infine secondo quanto mi riferisce il R. Addetto Militare -e in base alle notizie di con:fel'ffia che provengono dai R. Uffici distaccati che i provvedimenti tante volte annunciati e mai attuati di alleggerimento delle forze alle armi sembra abbiano avuto inizio in questi giorni. Lo Stato

19 -Documenti dipLomatici -Serie IX -Vol. V.

Maggiore ha indicato al Oolonnelllo Bonfatti che in questo primo tempo è previsto il congedamento graduale di <tre blocchi», vale a dire di circa 150.000 uomini. Come precedentemente riferito si calcola che si fosse arrivati sino a 700-750.000 uomini sotto le armi.

(l) Non pubblicato.

235

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 182. Ankara, 13 ~ug~io 1940, ore 11 (per. ore 16,50)

È venuto a visitarmi stamane Incaricato d'Affari sovietico. Dopo avermi fatto constatare che atteggiamento questi civcoli diri,genti e giornalistici non è sostanzialmente mutato ma dimostra sempre asservimento alil'Inghilterra, mi ha chiesto quando Asse Roma-Berlino inizia azione a fondo contro l'Inghilterra, aggiungendo che è necessario far presto.

Dal colloquio ho riportato impressione che l'U.R.S.S. attenda di vedere Asse impegnato con tutte le sue forze contro l'Inghilterra per avanza·re sue pretese nei riguardi della Turchia e dell'Iran.

236

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 168. Teheran, 13 ~ug~io 1940, ore 14,40 (pe1·. ore 23,50).

R. Ministro a Baghdad telegrafa quanto segue:

«N. 58 -Giungono continuamente voci confuse e contradditorie sulla Siria che di qua mi è difficile controllare.

Si dice tra l'altro che Generale Mittelhauser si sia dimesso e sia fuggito Palestina, che il morale truppe rimaste in Siria sia molto depresso e che contingenti coloniali privati della paga girano per le strade vivendo di accattonaggio.

Truppe francesi si sarebbero ritirate dalla costa nell'interno accampandosi nella pianura tra Libano ed Anti LLbano.

In questi circoli non si esclude l'eventualità di una azione militare britannica in Siria. In seguito assassinio Shabandar sono stati arrestati Damasco vari esponenti del blocco nazionalisti tra cui ex Presidente Consiglio Giamil Mardam, ex Ministro degli Esteri Siagot ed ex Ministro delle Finanze Hafar.

237

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 299. Sofia, 13 luglio 1940, ore 19,45 (per. giorno 14, ore 6l.

Russra ha finalmente rotto suo silenzio nei confronti Bulgaria, silenzio che durava. dal momento occupaz-ione Bessarabia. Questo Ministro degli Affari Esteri mfatti mi ha detto oggi che nuovo Ministro dell'U.R.S.S. si è recato visitado e in via amichevole e verbalmente gli ha comunicato quanto segue:

l) Russia riconosce giuste aspirazioni Bulgaria sulla Dobrugia meridionale e su territorio che permetta a Bulgaria di avere libero accesso sul Mare Egeo.

2) Russia assicura Sofia che se in avvenire tali aspirazioni dovessero essere messe su tappeto di una conferenza internazionale, essa non mancherebbe di appoggiarle.

Come si vede nulla di immediato.

Popov ad ogni modo si è dichiarato con lui molto soddi.<Sfatto nel constatare come «giuste :1> aspirazioni Bulgaria siano ora considerate da tutte e tre le Grandi Potenze interessate ai Balcani, Italia, Germania, U.R.S.S. (1).

238

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI GENERALI, VITETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 458 Torino, 13 luglio 1940, ore 21,40 (per. ore 22,35).

Seguito mio telegramma pa-corriere n. 403 (2). Sanguinetti è giunto oggi a Torino. Egli e Montarnal sono incavicati dal Governo francese prendere contatto preliminare per questioni che interessano nostri acquisti e scambi commerciali. Prego telegrafarmi se incontro con nostri esperti avrà luogo a Torino

-o se devo farli proseguire per Roma dove potrebbero trovarsi lunedì mattina (3). In questo caso li farà accompagnare da Colonnello Vaglieco che è qui per conto Sottosegretariato fabbricazioni guerra. (2} Vedi D. 231.
(l) -Vedi anche D. 247. (3) -Il ministro Pietromarchi rispondeva il giorno seguente di far proseguire subito per Roma i due delegati francesi (T. da Roma 19828 P. R. del 14 luglio 1940, ore 16,50). Nessun altro documento è stato rintracciato sull'argomento in oggetto.
239

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 83. Berlino, 13 luglio 1940 (per. giorno 15).

Telegramma per col"riere n. 19099 P.R./C. del 7 luglio u.s. (1).

Questo Ministero degli Affari Esteri mi conferma che è stato iniziato da parte finlandese la demilitarizzazione delle Isole Aland. Non risulta ancora chiaro però se tale demilitarizzazione avviene o no sotto il controllo del Governo sovietico.

Per quanto riguarda le miniere di nichelio di Petsamo il Governo del Reich, di fronte alla richiesta russa di averne la concessione, ha fatto un passo a Mosca per garantirfsi che il contingente stabi!lito dagli accordi commerciali finno-tedeschi non fosse in alcun modo compromesso. Il Governo russo ha fatto sapere che era disposto a lasciare la metà e forse più della produzione di tali miniere a disposizione della Germania (2).

Secondo le ultime infornnazioni qui giunte sembra che da parte russa non si insista più sulla concessione dallo 'Sfruttamento deilla miniera, ma si cerchi solo di assicurare all'esportazione verso l'U.R.S.S. una notevole quota della produzione della miniera stessa. Richiesto a questo Ministero degli Affari Esteri l'entità del['attuale esportazione di nichelio dalla Finlandia in Germania, mi è stato risposto che, pur non avendo i dati sotto mano, si riteneva che fosse qualche cosa più della metà di tutta la produzione finlandese.

240

IL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 2674/1026. Lisbona, 13 tugtio 1940 (per. giorno 10 agosto).

I dilplomatici francesi che sono giunti da Londra per rientrare a Parigi

via Lisbona hanno confidato a persone mie conoscenti -che me lo hanno

riferito -le seguenti lmo impressioni sulla vita a Londra e sulJle mi!sure adot

tate dal Governo inglese in questi ultimi tempi.

l) La vita pubblica continua a Londra e nelle città inglesi normalmente

-vita notturna -campi corse -manifestazioni sportive. Se vi è un certo

nervosismo esso è apparente tra le classi popolari che sono in maggioranza

ostili alla guerra e che cominciano a sentire le conseguenze delle restrizioni.

2) Le banchine e i moli d'accesso, i piani di caricamento di tutti i porti

sulla Manica e sulla costa sud orientale sono stati distrutti. 'Dutte le imbar

cazioni piccole e medie che possano in qualsiasi modo essere utilizzate dal nemico sono state distrutte. Ogni sera i proprietari di automobili private che sono autorizzati a circolare devono smontare le batterie in modo che automezzi siano inutilizzabili durante Ja notte.

3) L'Organizzazione per la lotta contro i paracadutisti è giunta a forme così esagerate da essere considerata ridicola.

4) L'Alto Comando britannico convinto che una delle ragioni'della disfatta francese è dovuta al disordine provocato dalle masse di profughi lungo le strade di Francia ha impartito ordini draconiani perchè nessun cittadino evacui la sua abitazione in caso di azione nemica. L'esercito e l'aviazione hanno ordine di sparare su chiunque si riverserà sulle strade.

5) L'alto Comando britannko è molto soddisfatto dell'azione che sta svolgendo l'aviazione inglese. Le notizie che giungono a Londra sui bombardamenti nella regione della Ruhr e in Vestfalia nonchè sui porti tedeiSchi sono concordi nell'affermare gli effetti terrificanti dei quotidiani bombardamenti britannici. Il porto di Amburgo avrebbe terribilmente sofferto. Un funzionario del Consolato francese in Glasgow ha però confidato che aHrettanto terribili sono stati gli effetti dei bombardamenti tedeschi in quel centro, e che le conseguenze di essi hanno seriamente intralciato la produzione delle fabbriche di munizioni.

6) Gli arrivi di materiaJle d'aviazione dall'America in Inghilterra sono considerevoli e tendono ad aumentare. Viceversa si farebbe sentire la cdsi dei piloti. Negli ultimi giorni però sono stati notevoli gli arrivi di piloti dalle varie scuole di aviazione dell'Impero, soprattutto dal Canada e le richieste di invio sono in continuo aumento.

7) Iii ritardo nell'offensiva tedesca viene attribuito oltre che al cattivo tempo che ha imperversato in questi giorni anche alla speranza che nutrirebbe ancora il Fiihrer di trattare la pace con un altro Governo britannico.

Tuttavia secondo i diplomatici francesi la fiducia del governo attuale e dello S. M. inglese nella vittoria non sarebbe ancora scossa malgrado che gli effetti della lotta aereo navale contro i convogli comincino a suscitare gravi preoccupazioni.

8) Come vi è noto Paul Morand è rimpatriato anch'egli assieme al gruppo dei diplomatici francesi ma ritornerà presto a Londra.

(l) Non pubblicato: contiene la ritrasmissione del T. 170 da Helsinki, non pubblicato, ma per il quale vedi D. 192.

(2) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. X, DD. 98, 122, 136 e 150.

241

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 3298/1356. Budapest, 13 luglio 1940 (per giorno 18).

Fin dagli inizi della crisi della questione della Bessarabia e delle sue immediate ripercussioni in questo Paese, sono andato particolareggiatamente informando 'l'E. V. degli sviluppi qui della situazione.

Crederei che l'attitudine del Governo ungherese sia stata fondamentalmente determinata da una non esatta valutazione degli avvenimenti. Si è creduto, cioè ad un imminente !Collasso della Romania e ad un connesso proseguimento della spinta sovietica ad ocddente.

Ciò premesso si poneva l'immediato problema di impedire che un rapido sviluppo degli avvenimenti, destinati, come qui creduto, a mutare le sorti dei territori romeni, pregiudicasse conseguentemente ogni avvenire a1lle aspirazioni ungheresi. Prolblema questo che in un Paese, che delle proprie Tivendicazioni nazionali aveva fatto canone fisso di ogni suo Governo e di tutto il proprio indirizzo politico, si rifletteva all'interno, non solo su una questione di prestigio e di reSPonsabilità del Gabinetto Teleki, ma poteva porre addirittura in gioco la permanenza al potere del Gabinetto stesso.

Donde .gli atteggiamenti presi da<l Governo e dalla .stampa, come le misure militari qui adottate, anche in reazione all'immediato irrigidimento del Governo di Bucarest, dopo la cessione della Beissarabia, verso le altre rivenldicazioni che premevano sulla Romania.

In queste .condizioni a Budapest non 1poteva non essere considerata senza impazienza l'attitudine delle Potenze dell'Asse, fin dalle origini del conflitto europeo, intesa alla conservazione della pace nel sudoriente, e nondimeno non si poteva qui non tenerne fondamentalmente conto per ogni sucressiva determinazione dell'atteggiamento ungherese. Di qui il proposito di premere sulle Potenze dell'Asse per attenerne quei consensi e quelle .garanzie, che furono difatti richiesti col noto passo del 27 giugno dal Gabinetto ungherese ai Minist·ri d'Italia e di Germania (1).

Ometto qui il successivo <svolgersi degli avvenimenti che portarono all'incontro di Monaco, solo notando ancora una volta come la imminente risposta di V. E. al passo unghe~rese, inviata il 28 ,giugno (2), e cioè con ben quattro giorni di antidpo sulla riSPosta che la Germania erasi dservata di dare, ha prodotto l'impressione che, anche in questa circostanza, le disposizioni italiane verso l'Ungheria fossero sostanzialmente migliori che non quelle tedesche.

Dopo il ritorno dei Ministri ungheresi da Monaco occorre constatare uno

stato d'animo particolal'\e.

Come segnalai a V. E., il Conte Teleki e il Conte Csaky erano partiti per la Germania estremamente fiduciosi che nell'incontro potesse essere .stabilito alcunchè di definitivo per quanto riguarda le rivendicazioni ungheresi (3). La formula uscita da Monaco <pur costituendo una importante assi!curazione per l'avvenire della revisione qui desiderata, è parsa perciò qualche cosa in meno dell'atteso.

Nondimeno il Gabinetto ungherese era ormai già posto .sulla strada dell'at

tesa e deLl'intesa con le Potenze dell'A•sse; nè la pressione precedentemente

esercitata verso di essi poteva ulteriormente giocare. Di qui la necessità riflet

tentesi immediatamente <sulla posizione interna di creare l'impressione di un

sucresso, tanto più difficile a definire che i risultati di Monaco non potevano per

ovvie ragioni essere resi manifesti. Perciò una campagna dì mezze parole, di illusioni, di ostentazione di sicurezza di prossime risoluzioni dei problemi ungheresi in particolare di 'quello transillvano, che dovrebbero far comprendere a un pubblico non ancora interamente convinto d'ella lbontà della linea di condotta seguita dal Governo, che il Gabinetto ungherese ha <seguito la sola e d'altronde la migliore via che potesse battere.

Naturalmente l'imprecisione forzata di questo atteggiamento porta a delle diversità di espressioni e di manifestazioni se non a delle imprudenze come quella commessa, 'per quanto dettomi dallo stesso Ministro di Germania, da[ capo dell'Ufficio Stampa del Ministero degli Esteri, che ha convocato l'altro giorno direttori e redattori dei <giornali di questa Capitale per preconizzare prossima la riunione di gran parte della Transilvania aJlla patria ungherese.

A sua volta lo stesso Governo sembra preoccuparsi dell'incerto della ~situazione, affannandosi a presentare, taJlvolta non senza una ~certa inopportunità di linguaggio, l'Ungheria in blocco con le Potenze dell'Asse <per minacciare di quel blocco la Romania. Ma mi sembra cominci a farsi evidente nel tempo stesso che questo 'blocco rispetto al problema transilvano si voglia tentare qui di renderlo per quanto possibille effettivo.

Ho <già segnalato a V. E. come i:l Conte Csaky sembri poco incline a negoziati diretti con la Romania da cui afferma di ripromettersi poco, qua<si desiderando un appoggio diplomatico ·più efficace, sul merito delle questioni da trattarsi, da parte delle Potenze dell'Asse. Anche il tentativo di questo Stato Maggiore di cui <parlavo a V. E., di immettere <gli Addetti militari italiano e germanico nellle questioni di competenza delle commissioni miste per gli incidenti alla frontiera un:garo-romena ~sembra rispondere alla stessa pre.occupazìone. Riterrei perciò ~che possa attendersi qualche ulteriore pressione da parte ungherese intesa ad impegnare maggiormente le Potenze dell'Asse nella questione transilvana. È :questo il sentimento anche del mio coUega germanico.

(l) -Vedi D. 126. (2) -Vedi D. 132. (3) -Vedi D. 211.
242

IL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. s. N. (TRADUZIONE') (1). Quartier Generale del Fiihrer, 13 luglio 1940.

Dopo la Vostra partenza da Monaco appresi che il Vostro treno era stato trattenuto da un allarme d'incursione aerea. In quel momento io ebbi la netta coscienza di quanto è esposta al pericolo anche la Vostra vita. Per questo motivo sono a pregarVi, o Duce, di voler accettare, quale mio dono personale, due carri di artiglieria antiaerea ferroviaria. Per ideare siffatti carr,i e per costruirli ci vuole sempre del tempo; ritengo quindi che essi possano esserVi di utilità per un certo tempo. L'equipaggio potrà rimanere quanto è necessario per istruire l'equipaggio italiano. II treno del FeldmaresciaHo Goerìng potè,

con un tale FZak a quattro bocche, abbattere in un attimo un aviatore inglese. Almeno fino a quota 1500-2000 m. l'efficacia di questa arma è davvero eccellente.

Considerate dunque, o Duce, il presente dono, qual segno della premura

d'un amico.

Attualmente sono immerso nei preparativi della seconda fase della guerra. Son preparativi di vastissima mole e ri·chiedono quindi un certo tempo per essere ultimati. Si sta procedendo ora ai cambiamenti e, rispettivamente, alle trasformazioni preparatorie ed all'attrezzamento di quelle Unità che abbiamo preso in considerazione per condurre a termine questa lotta.

Un gran numero di Divisioni .germaniche, ·che più non occorrono, vengono ritrasportate in Patria e smobilitate. Esse potranno venir rimesse in piede di guerra nel breve spazio di 48 ore. Già vi comunicai a •suo tempo che delle Divisioni dislo·cate all'Ovest alcune non vennero mai a contatto col nemico. Considero di ag.gravio economico ogni uomo che, senza essere impegnato, rimanga sotto le armi; mentre, al •contrario, si risolve non solo in vantaggio economico, ma anche in un profitto militare il riinserire nel processo economico stesso ogni soldato di cui si ·possa fare a meno. Di .pari passo con queste misure, si procede ad accuratissimo .cont·rollo di tutto quanto il materiale dell'Esercito e dell'Arma aerea. Il pensiero del Supremo Comando delle Forze Armate, ha condotto oramai al risultato seguente:

Lo sbarco di truppe germaniche in Inghilterra è un'impresa la cui riuscita può esser garantita soltanto quando tutti i preparativi vengano fatti con scrupolosità meticolosa. Procedere a preparativi diHgentissimi corrisponde poi alla stessa essenza del mio Stato Maggiore GeneraJ.e. Questi preparativi esigono una tale armonia fra Comando, truppa, materiale, possibilità di trasporti, organizzazione dei rifornimenti, ec·c., ·che il successo del primo colpo .può dirsi sicuro solo quando si possa fare esclusivamente assegnamento su fattori noti. E questo vale non soltanto per le truppe e per il materiale, ma anche -come ho detto sopra -per il Comando. I compiti affidati ad ogni singola Unità, destinata a menare il primo colpo di maglio, sono tanto .grandi, che non potrebbero venire assolti dai Comandi, quando questi non si fossero occupati dei compiti stessi già molti mesi prima.

Si aggiunga a ciò la speciale qualificazione dei Comandi prescelti alla soluzione dei compiti loro affidati. In Norvegia facemmo larga mèsse di esperienze, ed anche là, come nei primi colpi vibrati all'Ovest, vedemmo come la riuscita di siffatte arditissime imprese dipenda dalla capacità dei singoli individui. Persino nell'ambito delle proprie Forze Armate non sono mancati gli sbagli coi relativi insuccessi.

Per esempio, il Comando che aveva ricevuto l'ordine di conquistare i ponti di Maastricht non era riuscito nella sua impresa o ad ogni modo non aveva raggiunto l'obiettivo, mentre invece il Comando a cui era stato affidato il compito molto più arduo di conquistare il Forte di Eben-Emael ed i ponti dei canali presso Maastricht, potè compiere la sua missione in modo brillante. Questi compiti, però, Duce, sono stati studiati e discussi intorno a modelli quasi per dei mesi interi e sono stati provati e riprovati praticamente dai nostri soldati su obiettivi situati in una posizione analoga ai veri.

Ora, il problema dell'attacco dell'Inghilterra è stato ugualmente trattato

e studiato per mesi e mesi nei suoi minimi particolari e in seno ai reparti stessi

che parteciperanno all'operazione e dai loro capi. Questo studio è basato,

contrariamente ai metodi della guerra mondiaile, sul princ1pio seguente: otte

nere il massimo rendimento con un minimo di uomini.

Ciò non può essere ottenuto che .con lo studio più approfondito del com

pito da eseguire e mediante un attrezzamento nettamente superiore compor

tante esclusivamente armi idonee. Secondo la convinzione di miei collabora

tori responsabili, non sarebbe più possibile oggi sostituire uno solo dei reparti

previsti per assestare i primi colpi, con un altro reparto tedesco, senza essere

costretti a ·sottoporlo ad un nuovo periodo di preparazione di 4 a 6 mesi.

C'è ancora un altro fattore: in una manovra di sbarco così eccezionalmente

pericolosa b~sogna sempre contare su di una certa percentuale di perdite in

materiale. È quindi importante impiegare armi e munizioni di tipo possibil

mente unificato ,per facilitarne la sostituzione. Ciò dicasi pure per gli auto

mezzi da trasporto che dovranno essere impiegati. Non do]jbiamo certo fare

assegnamento sull'eventualità che cadano in nostre mani, nel paese stesso,

automobili ancora in buono stato. Le difficoltà inerenti al problema dei rin

forzi ci costringono quindi ad unificare i tipi nella ma.ggior misura possibile,

per poter impiegare dappertutto gli stessi pezzi di ricambio, od anche 1per poter,

nella peggiore ipotesi, riadoperare automezzi in cattivo stato per trarne dei

pezzi di ricambio. Riguardo a questo non ho bisogno di parlare dei carri

armati.

Oltre a tutto ciò, vi sono ancora numerose ragioni fra le altre, anzi, specialmente di condotta tecnico-militare -che ci fanno apparire l'impossibilità di operare su di un teatro di guerra relativamente esiguo con due Armate diverse, o almeno in un primo tempo, pare che dò debba addirittura escludersi. Solamente una volta che avremo preso soUdamente e definitivamente piede sul ·territorio delle operazioni e che vi ·Ci saremo fortificati, sarà forse il caso di riesaminare tale questione.

Per quanto io aJbbia apprezzato, Duce, la Vostra offerta, di mettere a disposizione per l'attacco contro l'Inghilterra un maggior numero di Divisioni italiane, come il gesto ·coroiale di un camerota, pur tuttavia dobbiamo prendere in considerazione tutti •gli elementi atti a favorire l'esito felice di tale arditissima impresa. Parimenti anche le Vostre ulteriori offerte, Duce -di mettere a disposizione navi o aeroplani __:_ sono state seriamente esaminate da me e dai miei collaboratori. A questo proposito sarà probabilmente più facile addivenire ad una collaborazione delle nostre unità. Senonchè, Duce, il fattore decisivo mi pare il seguente: Noi ci troviamo di fronte a un avversario che rappresenta ancor sempre una immensa forza nel mondo. Io stesso ho sottoposto aLl'Inghilterra tanti progetti per giungere ad un'intesa, anzi, ad una collaborazione, e fui sempre trattato in un modo talmente ingiurioso, che sono fermamente convinto che ogni nuova proposta ispirata al1a ragione incontrerà la medesima resistenza. Appunto perchè, nell'ora in cui viviamo, non è la ragione quella che reg.ge le sorti di quel Paese, bensi forse la più piccola dose di sapienza che si sia mai manifestata da quando ~l mondo è mondo. È .proprio

questo ragionamento che mi conferma nella mia convinzione ·che ci ·convenga organizzare la nostra lotta sulla base più ampia possibile e che non dobbiamo trascurare nulla che possa recar danno a questo potente avvevsario ed esser utile, nel contempo, a noi stessi. È, quindi, affatto indifferente, Duce, su qual punto i colpi si abbattono. Essi tutti contribuiranno a far crollare quello Stato, ad eliminare quel sinedrio di guerra•fondai senza ·coscienza, e preparare finalmente quel Paese alla pace. Il Conte Ciano mi ha comunicato che l'Italia si sta apprestando per l'attacco contro l'Egitto e contro il Canale di Suez. Ogni singolo colpo di ·quel genere, Duce, è un guadagno immenso.

Perciò io mi sono anche rallegrato di cuore nel sentire che la Vostra Marina è riuscita a resistere in maniera così brillante, e sono stato particolarmente lieto che la Vostra Arma aerea abbia sferrato l'attacco contro convogli e navi da .guerra britannici.

Permettetemi, quindi, di dirVi che io seguo la Vostra lotta con cuore ardente e con i più fervidi auguri. Farò tutto il mio posstbile per collaborare ed anche per alleviare il Vostro compito. Mi tocca lottare eternamente contro il tempo che è purtroppo necessario per preparare le operazioni e gli attacchi che veramente preferirei sferrare da un momento all'altro.

(l) L'originale tedesco non è stato rintracciato. La presente traduzione è stata fatta dagli uffici del Ministero degli Esteri germanico. Vedi anche Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. X, D. 166.

243

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO 3·21-322. Bucarest, 14 Luglio 1940, ore 1,25 (per. ore 13,15).

Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha pregato di recarmi da lui per mettermi al corrente di quanto segue:

In data 7 corrente a seguito delle note conversazioni con Governo tedesco, egli aveva pregato questo Ambasciatore di Jugoslavia di domandare al Governo di Belgrado di sondare Governi di Budapest e di SO'fia per conoscere loro punto di vista circa possibilità iniziare ami·chevoli conversazioni con Romania e loro vedute circa regolamento questioni pendenti. Governo jugoslavo ha accettato svolgere tale azione in tali limiti come di propria iniziativa. Ieri è invece qui giunto telegramma da Mini,stro di Romania a Budapest col quale quest'ultimo riferisce avere Conte Csaky informato di aver ricevuto attraverso Jugoslavia richiesta Governo romeno di iniziare trattative per regolare questioni pendenti e per stringere alleanza militare fra i due paesi. Csaky avrebbe invitato Crutzescu a comunicare a Bucarest che prima di trattare egli desiderava ricevere garanzia che taili proposte erano serie e ohe Governo romeno era realmente animato da sincera disposizione ed avrebbe aggiunto il monito che Romania non aveva un minuto da perdere .se non voleva che necessarie cessioni territoriali, anzichè essere spontanee, le fossero «imposte da terzi».

Tono ed atteggiamento di Csaky sono dispiaciuti a Manoilescu, che ha dato ordine a Crutzes·cu chiarire Ministero degli Affari Esteri ungherese non essere esatto che Governo jugoslavo fosse incaricato da Governo romeno trasmettere Budapest alcuna richiesta. ,Ministro. degli Affari Esteri mi ha detto che Romania ha ricevuto bensì grave umiliazione da Russia sovietica, ma non è drsposta ricevere altra umiliazione da Ungheria. Egli ha però agg~unto che disposizioni Governo romeno rimangono immutate e ehe egli è pronto iniziare conversazioni nel modo e neil tempo che gli venga indicato da Roma e Berlino.

Ho domandato a Manoilescu se da Berlino non gli era già arrivata tale indicazione. Ministro degli Affari Esteri mi ha risposto che era stato espresso desiderio che fossero regolate questioni con Stati vicini, ma non gli era stata però fino ad ora suggerita alcuna procedura o dato alcun consiglio prec~so.

Ho conferito circa quanto precede con mio collega tedesco, il quale avrebbe desiderato che Governo romeno iniziasse senz'altro negoziati con Governo ungherese, salivo tenere al corrente Roma e Berlino, che avrebbero potuto intervenire quando necessario ed opportuno.

Stando peraltro a ,quanto mi ha detto Manoilescu Milllistero degli Affari Esteri, se non perverrannogli ulteriori e più precise indicazioni da Berlino, o se non gli verranno date da V. E., non prenderà per il momento nuove iniziative nei riguardi Budapest.

Governo romeno infatti mentre da un lato non si rende conto forse sufficientemente delle eventuali ripercussioni attuale stato incertezza determinato situazione interna di questo paese come probabilmente di quelli vicini, si preoccupa invece oltremodo, come è del resto naturale, della propria opinione pubblica e del proprio :prestigio duramente scosso. Sopratutto esso considera certamente prefedbile ,collocare eventuale nuova dolorosa rinunzia nel quadro di una generale sistemazione del sud-est europeo, che arrechi in cambio garanzie e compensi altra natura, anzi che mostrare capitolare di fronte richieste ungheresi, per di più formulate da Csaky in termini generali che vengono qui giudicati altezzosi e poco accettabili da prestigio romeno.

Governo romeno continua nonostante dichiararsi pronto iniziare negoziati nel luogo, tempo e :forma ·che gli vengano da noi indicati, ed ha affermato essere pronto accettare soluzione da noi sugg.erita nella certezza che sarà ispirata equità e comprensione delle necessità vitali nazione romena.

244

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 1039. BerLino, 14 luglio 1940, ore 13,30.

Questo Addetto Aeronautica comunica quanto segue: «Lo schieramento dell'Armata aerea tedesca per l'attacco contro l'Inghilterra può ormai considerarsi portato a termine. La sua forza attuale aggirasi intorno a:W.e sotto indicate cifre: Apparecchi da caccia 1400 (di cui 300 Zers Torrer).

Bombardamento 1800 (di cui 400 Stukas).

Trasporto 1300.

Complessivamente 4500 apparecchi pronti all'impiego oltre forze da rico

gnizione terrestre e marittima.

Gli effettivi britannici dislocati nella metropoli sono da questo Comando

Superiore d'Aeronautica così calcolati:

Caccia 900 apparecchi dei quali 675 pronti all'impiego.

Bombardamento prima c:Iasse 1140 apparecchi di cui 860 pronti all'impiego. Complessivamente circa 1500-2000 apparecchi ai quali debbonsi aggiungere le forze da ricognizione e gli aerei imbarcati.

La data d'inizio delle grandi operazioni con l'Inghilterra non è finora

nota; è da ritenersi che l'attuale periodo di attività ridotta possa potrarsi di

ancora 8-10 giorni. È previsto l'impiego di nuovi mezzi tecnici».

245

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 184-185-186. Ankara, 15 Zuglio 1940, ore 16,05 (per. giorno 16 ore 5,50).

184. -Avuto stamane lungo e confidenziale collloquio con Menemencoglu.

Ho attirato la sua atten.zione su alcuni articoli a firma dei noti deputati Yal:cin e Abidin Daver e gli ho detto che la Turchia è libera di valersi delle fonti di informazioni che crede, anche se notoriamente false e menzognere come la Reuter che costituisce la base di tutti i notiziari sulla guerra qui pubblicati, ma non può permettersi di far stampare da giornalisti che sono anche Deputati articoli ed apprezzamenti poco riguardosi per l'Esercito e per la Marina italiana.

Ho aggiunto che potrebbe essere pericoloso provocare la nostra legittima suscettibilità su questi argomenti.

Mi ha risposto con aria accorata che Governo riscontra ,gravi difficoltà nel controllo della stampa controllo al quale specialmente Yalcin sfu~ge mettendo imbarazzo le Autorità centrali.

Comunque provvederà in merito alla mia segnalazione che riconosce giustificata.

185. -Siamo poi venuti parlare dei documenti segreti 6° Libro Bianco tedesco (1).

Mi ha detto in proposito che il Presidente del Consiglio aveva dovuto, con la sua dichiarazione del 12 corrente, stroncare risolutamente la campagna dila~ gata all'estero con carattere personale e violento contro Saracoglu.

Ha soggiunto, con un sorriso ironico, che anche il nostro servizio stampa italiano dell'Italo Radio vi aveva concorso.

L'ho interrotto facend01gli notare che dai documenti segreti risultava che si era trattato anche del Dodecanneso.

Ha reagito dicendomi che è possibile che nello studio dei piani confidenziali di guerra nel Mediterraneo si sia parlato fra gli Stati Maggiori alleati delle Isole Italiane dell'Egeo, ma che in ogni occasione la po:litica turca è stata sempre chiara e corretta nel Mediterraneo: nessuna iniziativa di aggressione verso chiunque, difesa della sicurezza della Turchia contro qualunque aggressore.

«Non è colpa nostra -ha soggiunto -se un Ambasciatore per effetto di cattiva digestione o di congenita cattiveria, si sia fatto eco presso il suo Governo di impressioni che 'sono personali».

Allusione a Massigli era evidente.

186. -Ho chiesto poi a Menemencoglu quali erano i rapporti in vigore fra la Turchia e l'U.R.S.S. e che cosa egli prevedesse per l'immediato futuro. Menemencoglu mi ha detto che egli non crede a rivendicazioni territoriali da parte dell'U.R.S.S. verso la Turchia.

«Di quali rivendicazioni, del resto, si tratterebbe? Se di Van e Kars, l'U.R.S.S. sa benissimo che la Turchia non è la Romania e che per impossessarsi di quelle zone dovrebbe fare e vincere la guerra; se degli Stretti e di Stambul, queste non sarebbero una rivendicazione ma una pura e semplice dichiarazione di guerra ».

Tuttavia egli non era in grado di fare previsioni per l'avvenire, ma soltanto di confermarmi che la Turchia reagirà C()n tutte le sue forze a qualunque attacco esterno che non sembra nè imminente nè possibile.

(l) Vedi Documents an German Foreign Po!icy 1918-1945, Series D, vol. X, DD. 148 e 179.

246

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 191. Budapest, 15 lugHo 1940, ore 17,30 (pe1·. giorno 16, ore 8).

Vice Ministro degli Affari Esteri mi convoca per dirmi che 13 corr. sera questo Ministro di Romania è venuto fargli dichiarazione tenore seguente:

«Ministro di Romania è incaricato dichiarare che Governo romeno non (dico non) ha chiesto al Governo jugoslavo di presentare proposte al Governo ungherese ».

Ministro d'Ungheria a Belgrado incaricato chiarire situazione ha comunicato in data 14 corr. aver subito visto ,quel Vice Ministro Affari Esteri. Questi avrebbegli dichiarato che anche Ambasciatore di Romania a Belgrado avevagli detto che poichè Conte Csaky aveva fatto accenno a questo Ministro di Romania in m-erito conversazioni ungaro-romene, ciò aveva prodotto a Bucarest qualche timore giacchè non potevasi ancora parlare di conversazioni, bensì solo di fase preparatoria intesa chiarire tramite Belgrado esistenza basi conversazioni stesse. Smilianié ha soggiunto al Ministro d'Ungheria ritenere Governo romeno aveva adottato linea di condotta « poco nObile » praticamente negando mandato dato a Belgrado, nel timore vedere aperte quanto prima conversazioni dirette con Ungheria, da cui rifuggirebbe. Governo romeno secondo Smilianié sembrerebbe disimpegnarsi. Dacchè Governo Belgrado era stato interessato della questione, Governo romeno avrebbegli più volte sollecitato risposta ungherese: Governo Belgrado si riprometterebbe perciò chiarire situazione Bucarest e fare ancora comunicazioni questo Governo, osservando peraltro che dopo Monaco Governo romeno poteva aver avuto impressione... (l) superare immediata minaccia ungherese, ciò che «con sua abituale impressionabile mancanza di previdenza» potevalo aver indotto irrigidirsi.

Ministro d'Ungheria a Belgrado rilevava poi che se pure formula dichiarazione romena qui fatta poteva essere tecnicamente esatta, nel senso che da Bucarest non si erano proprio avanzate proposte concrete, rimaneva non meno nella sostanza un ritiro romeno da posizione dianzi assunta.

Ministro d'Ungheria a Bucarest qui giunto 13 corr. per conferire e già in partenza oggi, non escludeva, come dettomi da questo Vice Ministro Affari Esteri, a Bucarest si potesse anche pensare, sotto pressione taluni elementi irremovibili, azione preventiva contro Ungheria, e riteneva che ove incarico fosse mai dato Antonescu tale determinazione sarebbe certa.

Vice Ministro Affari Esteri mi ha soggiunto Ungheria non prenderà per ora alcuna iniziativa e rimane in posizione di attesa.

247

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 1043. Berlino, 15 luglio 1940, ore 22,25.

Questo Ministro degli Affari Esteri mi informa che secondo un telegramma giunto in data 13 corrente da Sofia (2) quell'Incaricato d'affari dell'[U.R.S.S.] ha comunicato in nome suo Governo al Ministro degli Affari Esteri Popov quanto segue :

«l) le relazioni fra la Bulgaria e l'U.R.S.S. sono corrette sotto ogni aspetto; 2) il Governo sovietico riconosce giustificate le domande della Bulgaria alla Romania e suo desiderio di avere uno sbocco al Mare Egeo; 3) Governo dell'U.R.S.S. appoggerà richieste bulgare in una eventuale conferenza ».

Tale comunicazione rappresenta per quanto concerne il punto primo la risposta del Governo sovietico alle preoccupazioni manifestate tempo fa dal Ministro Popov in una conversazione avuta con il predetto Incaricato d'Affari della Russia relativa ad una certa freddezza riscontrata nelle relazioni fra Mosca e Sofia.

(l) Nota dell'Ufficio Cifra: c Manca •.

(2) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. X, D. 165.

248

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI

T. 19896/296 P. R. Roma, 15 luglio 1940, ore 23.

Questa Legazione Bulgaria informa (l) che, secondo notizie ritenute sicure pervenute Governo Sofia, popolazione bulgara Dobrugia sarebbe di nuovo sottoposta vessazioni da parte banlde armate che percorrerebbero provincia; reclami popolazione rivolti Autorità competenti rimarrebbero senza effetto; e correrebbero anche voci probabile collocamento profughi Bessarabia in Dobrugia, forse per provocare esodo quella popolazione.

Legazione predetta ha aggiunto che situazione nota ad opinione pubblica bulgara rende assai difficile compito Governo Sofia i cui sforzi sono diretti mantenimento pace nei Balcani.

Pregavi telegrafare se suddette informazioni vi risultino esatte (2).

249

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI

T. 193/111 R. Roma, 15 luglio 1940, ore 23,15.

Vostro telegramma n. 160 (3).

Prego comunicare a R. Ministro a Baghdad seguente tele,gramma:

«Vostro telegramma n. 5·5 (3).

Atteggiamento del Governo fascista nei riguardi dei Paesi arabi del Levante è ben noto e resta quello indicato. Come vi ho già telegrafato (4) l'Italia, in piena armonia con l'alleata Germania, e sviJuppando la linea politiea costantemente seguita, intende che i Paesi arabi del Levante, approfittando delle attuali circostanze, raggiungano la loro indipendenza e mantengano la

Tale situazione, nota all'opinione pubblica bulgara, rende assai difficile il compito del Governo bulgaro i cui sforzi instancabili sono diretti, come noto, dal mantenimento della pacenei Balcani.

n R. Ministro di Bulgaria, d'ordine del Governo Reale, ha l'onore di portare quello che precede alla conOBcenza del Governo fascista con la preghiera e nella speranza che volesse attirare l'attenzione del Governo Romeno sulla situazione intollerabile fatta alla popolazionebulgara della Dobrugia, nonchè sui pericoli che ne potessero risultare •·

loro integrità territoriale. Regoleremo la nostra azione perchè siano raggiunte tali finalità. Ogni affermazione contraria è destituita di qualsiasi fondamento e fa parte della campa.gna inglese di propaganda.

Potete quindi esprimerVi esplicitamente in questo senso, confermando quello che avete del resto ,già avuto a comunicare costi (1). Per Vostra norma, tenete presente che non (ripeto non) pare opportuno metter niente per iscritto.

Idee esposte in questo telegramma e in quello precedente (2) vengono ripetutamente radiotrasmesse con comunicati dalla radio Bari. Gradirò conoscere se detti comunicati siano costì ascoltati e loro effetto su codesta opinione pubblica».

(l) La Legazione di Bulgaria aveva rimesso a Palazzo Chigi l'otto luglio la seguente nota verbale: • Notizie sicure pervenute al Ministero degli Affari Esteri a Sofia rapportano che la popolazione bulgara della Dobrugia è di nuovo sottoposta a differenti vessazioni da parte di bande armate che percorrono la provincia gettando la popolazione in disperazione. Le sue giustelamentazioni rivolte agli organi dell'autorità rimangono senza alcun effetto. Si farebbero anche voci su di un probabile collocamento dei profughi della Bessarabia proprio nella Dobrugia,probabilmente nell'intenzione di provocare l'esodo di quella popolazione.

(2) -Il ministro a Bucarest rispose il 19 luglio con il seguente telegramma (n. 334) : • Secondo informazioni assunte da varie fonti no.n mi risultano confermate notizie di gravi vessazioni causate da bande in Dobrugia. Potrebbe trattarsi di incidenti nel quadro di una più ... (manca)... di fatti, alimentati anche dagli ebrei, che, come ho riferito, si è fatto più intenso in seguito recenti avvenimenti. Non mi risulta inoltre che siano stati collocati in Dobrugia profughi Bessarabiani. Riservomi comunque indagare ulteriormente e riferire •. (3) -Vedi D. 205. (4) -Vedi D. 133.
250

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 6884/1856. Berlino, 15 luglio 1940 (per. giorno 20).

In seguito alla nomina del Marchese de Magaz all'Ambasciata di Spagna in Buenos Ayres ed alla di lui sostituzione con il gen. Espinosa de los Monteros, ho cercato di sondare questi ambienti responsabili spagnoli per cercar di rendermi conto della portata e del significato del mutamento.

I funzionari di questa Ambasciata di Spagna hanno tutti dichiarato che la partenza del Marchese de Magaz non era affatto dovuta ad un mutamento nelle direttive politiche del Governo di Madrid nei confronti della Germania, ma soltanto alla necessità di inviare in Argentina nell'attuale momento una personalità nota e di grande prestigio nel mondo spagnolo come il vecchio Ambasciatore. La scelta del di lui successore era poi caduta sul gen. Espinosa, valoroso comandante di grandi unità durante la guerra civile e già Sottosegretario agli Affari Esteri, il quale aveva avuto l'onore di entrare per il primo a Madrid alla testa delle sue truppe.

Gli stessi funzionari dell'Ambasciata di Spagna hanno tuttavia ammesso non essere affatto da escludere che, sia pure casua[mente, l'arrivo a Berll.ino del gen. Espinosa coincida con l'entrata in guerra del loro paese a fianco dell'Italia e della Germania. In proposito si sono dichiarati molto colpiti per la rapida evoluzione deUle tendenze del Governo di Madrid il quale da neutralista accanito è andato diventando in queste ultime settimane tendenzialmente interventi·sta, spintovi anche dal crescente entusiasmo popolare.

Per parte mia ho ragione di ritenere che il mutamento dell'Ambasciatore spagnolo a Berlino sia stato, se non proprio richiesto, almeno favorito dallo stesso Governo del Reich che nel Marchese de Magaz ha sempre visto il rappresentante di una tendenza politica poco favorevole a legare strettamente la Spagna aUa politica dell'Asse e sopratutto nettamente contrario ad una eventuale partecipazione del suo paese al conflitto nell'attuale momento.

Accennando agli obiettivi di tale intervento, uno dei Segretari dell'Ambasciata di Spagna ha fra l'altro dichiarato:

«Nostro principale scopo di guerra è evidentemente la conquista di Gibilterra e nessun Governo da noi vorrebbe certo perdere un'occasione cosi propizia di impadronirsene quasi a colpo sicuro. Le preoccupazioni sor.gono per un'eventuale azione ostile del Portogallo che, istigato dalla Gran Bretagna, potrebbe crearci delle difficoltà, serie per un paese come il nostro che è ben lungi dall'aver sanato le gravi ferite della guerra civile».

Per quanto concerne un eventuale passa,ggio del Marocco francese sotto il protettorato spagnolo, lo stesso Segretario ha dichiarato ritenere la cosa come molto imprdbabile. « Ciò che desideriamo in Marocco, egli ha dichiarato, è una qualche rettifica di frontiera che migliori la posizione dei territori che vi possediamo. Il passaggio dell'immenso impero marocchino sotto la nostra sovranità, nel momento attuale ci creerebbe dei problemi di difficilissima soluzione ed è pertanto ragionevole che si rinunci a realizzare questa nostra vecchia aspirazione».

(l) -Vedi D. 205. (2) -Vedi D. 133
251

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINLSTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. RISERVATO 3387. Sofia, 15 luglio 1940 (per. giorno 18).

Mi riferisco al mio telegramma n. 300 del 13 u. s. (1).

Come ho avuto occasione di farVi presente con il mio rapporto n. 3318 dell'H u. s. (2), la Bulgaria ha seguito con vivi'ssima attenzione ed anche con un qualche, data la sua assenza da Monaco, forza.to scetticismo, le conversazioni italo-tedesco-magiare.

Questo stato d'animo si è ora indirettamente ripercosso, come ho telegrafato, sull'insieme dei rapporti bu~garo-ungheresi, in quanto al Ministro di Ungheria, qui residente, il qua•le si è recato a visitare il Ministro Popov per esprimergli la fiducia e la speranza ungherese che, dopo quanto è avvenuto a Monaco, la Bul<garia non voglia prendere iniziative di trattare direttamente con Bucarest, e ciò allo scopo di non innervosire l'opinione pubblica di Budapest, è stato molto cortesemente risposto che, dato che si tocca i'l tema delle reazioni delle opinioni pubbliche, è opportuno che in Ungheria si sappia come l'opinione pubblica bulgara si sia mostrata alquanto scontenta per l'assoluto silenzio mantenuto da Budapest verso Sofia nei riguardi dell'iniziativa costituita dal viaggio di Teleki e Csaky a Monaco.

Ciò non vuoi dire che, in vista del raggiungimento di uno scopo comune, Sofia e Budapest non debbano avere, nel periodo che si apre, seguìti rapporti per mantenere nei confronti di Bucarest una linea per quanto pos·sibile parallela. Ma si profila una differenza di tattica che trova evidentemente la sua

20 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. V.

origine nella stessa grande differenza esistente, nella realtà, tra il problema della Transilvania e quello della Dobrugia meridionale. Qu€st'ultimo, come ho già avuto occasione di farVi presente, tocca un modestissimo territorio di soli 7200 Km2 con soli 285 mila abitanti in grandi·ssima maggioranza bulgara. Di ben altra importanza ed entità è, come è noto, quella della Transilvania che considera vasti territori e milioni di individui.

In taU condizioni, Sofia non può non studiare l'opportunità di iniziare una qualche azione, a mezzo di normali conversazioni diplomatiche, per « spianare il terreno » per una soluzione amichevole e pacifica della questione che la interessa. Già da alcune settimane, del resto, il signor Popov mi ha accennato ad una tale possibilità (mio telegramma n. 285 del 4 u. s.) (1). Ieri poi, nel ripa~larmene e pur non nascondendo il suo scetticismo per una conclusione favorevole di queste eventuali conversazioni dirette hul•garo-rumene, egli ha fatto accenno ad un'altra argomentazione, atta a differenziare, in certo modo, l'azione bulgara da quella ungherese e che mi sembra di un certo interesse.

Fino ad oggi, solamente uno Stato « revisionista » in Europa non ha ottenuto neanche un metro quadrato di terreno, e questo Stato è la Bulgaria. La Germania ha fatto quello che ha fatto ed il probl€ma austriaco è sparito con l'Anschluss. La Turchia, altro Paese vinto della grande .guerra, ha •saputo in qualche modo rifarsi. E la stessa Ungheria, con l'approfittare della crisi cecoslovacca, ha finito per guada.gnare lal'ghe fasce di territorio con quasi un milion€ di abitanti. Solo la Bulgaria -si ripete -è rimasta esattamente ai confini fissati da N€uilly. Le si è sempre detto di «aspettare» e si è andati avanti fino ad oggi ma l'opinione pubblica bulgara non può non chiedersi se questa continua e prolungata rinunzia non si·gnifichi incapacità di Regime e di Governo.

In tali condizioni, il Governo bulgaro si domanda se qualora si pres€ntasse l'occasione, a mezzo di conversazioni diplomatiche con Bucarest, di rivedere almeno la frontiera di Dobrugia, essa dovreblbe essere lasciata ancora una volta cad€re. Una tale azione del resto -aggiunge Popov -sarebbe proprio fatta per facilitare l'opera revisionistica che le Potenze deH' Asse dovranno fare domani nei Balcani per creare finalmente in questi Paesi, dopo l'inevitalbil€ e sicuro crollo dell'Intesa Balcanica, un'atmosfera di reciproca fiducia e di amicizia. Naturalmente il lavoro preparatorio deHa Bulgaria sul terreno diplomatico sarebbe, a sua volta, enormemente facilitato se Roma e Berlino facessero cadere all'orecchio di Bucarest una parola de~stinata a far comprendere come una soluzione amichevole del problema rumeno-bulgaro sarebbe di gradimento delle due Potenze.

Perchè BUJdapest non potrebbe fare aUrettanto? In altre parole perchè anche Budapest, a mezzo di un qualche contatto con Bucarest, non potrebbe «facilitare » la futura azione revisionistica di Roma e di Berlino?

Tutto ciò -ripete Popov -non significa affatto uscire dall'ol'bita dell'Asse, dato che la Bulgaria è convinta che solamente esso sarà in condizione

di rimettere a pasto le cose nei Ba-lcani. Strano è anzi un a.ccenno fatto dal Conte Csaky al Ministro di Bulgaria a Budapest 11 quale si è inteso dichiarare « che in fondo la questione della Dobrugia potrebbe essere risolta con il solo intervento della Jugoslavia a Bucarest a favore della Bulgaria». La Bulgaria, si ripete a Sofia, non intende affatto ricorrere in tale materia ai buoni uffici di Bel,grado e preferisce rimanere ferma nella sua fiducia verso i Paesi dell'Asse.

Queste le idee del signor Popov. Se una conclusione è lecito tirare è che effettivamente si va qui facendo una certa strada il pensiero di potere « tastare il terreno » a Bucarest. Fino ad oggi però non mi risulta che qualche cosa di positivo sia già stata fatta. E anzi, in proposito, da parte bul,gara si smenti'sce energicamente la voce che vorrebbe possibile un incontro tra Re Boris e Re Caro! e si aggiunge che non è questo il momento di concorrere a rialzare, con un simile avvenimento, il declinante prestigio rumeno.

Nè mi risulta che da parte rumena sia stato dato segno, fino ad ora e ad onta dei recenti sfavorevoli avvenimenti, di una certa condiscendenza. Il mio collega rumeno qui residente, anzi, come ho già avuto oc.casione di comunicare, continua ad insistere nella sua linea di intransigenza circa posstbili revisioni territoriali ed in definitiva si trincera dietro una completa assenza di istruzioni di Bucarest in merito.

(l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicato.

(l) Non pubblicato.

252

L'AMBASCIATORE A BERUNO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO URGENTISSIMO 1044. Roma, 16 Luglio 1940, ore 1,40

(per. ore 5,17). Per l'Eccellenza il Ministro.

Avuto oggi a Karinhall con H Maresciallo Goering un lungo colloquio di cui riassumo parti essenziali.

Egli ha riconfermato sua assoluta certezza nel rapido successo deLla guerra.

Pochi giorni dopo imminente discorso del Fiihrer, la cui da·ta non è ancora precisata sarà sferrata offensiva, di carattere principalmente aereo, che sarà molto dura e violenta.

Avendo fatto cadere il discorso sull'invio di forze armate italiane, egli mi ha detto che attualmente la Germania si trova con eccedenza di forze terrestri tanto che parte di esse vengono già smobilitate. Avendo repli-cato che il Duce aveva anche offerto forze aeree che, come V. E. ha precisato nel colloquio avuto a Berlino col Fiihrer, potrebbero raggiungere un massimo di 30 squadriglie, il Maresciallo ha manifestato suo vivo compiacimento per tale offerta, ma ha subito aggiunto che secondo suo personale parere flotta aerea italiana non dovrebbe essere distratta dal suo grande ed essenziale compito nel Mediterraneo. Tale grandioso compito, che aviazione italiana, in collaborazione con la marina, sta già svolgendo con successo, contribuirà a facilitare efficacemente lo sbarco in Gran Bretagna, inchiodando nel Mediterraneo il grosso della flotta inglese e facendo subire a ,quest'ultima perdite gravissime per la potenza inglese. Per quanto concerne i rapporti itala-tedeschi Maresciallo ha tenuto a manifestare la sua soddisfazione per l'atmosfera di fraterno cameratismo in cui si svolgono.

Maresciallo mi ha ail!Che detto che Re Carol gli ha personalmente telefonato per manifestargli sua preoccupazione relativa alla situazione interna in Romania.

Mi ha poi parlato dell'incontro di Monaco di Baviera, dichiarandosi molto contento dei risultati raggiunti, che assicurano la tranquillità nei Balcani. Accennando con asprezza alla Turchia ed alla Grecia ha osservato che tali paesi stanno traversando un periodo di inquietudine.

MaresciaHo si è dimostrato infine particolarmente grato quando gli ho comunicato che il Duce aveva acconsentito a fargli avere i noti quadri di Vipiteno. Circa questo ultimo punto mi riservo rid:erire a parte (1).

253

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 106. Copenaghen, 16 luglio 1940, ore 13,50 (per. ore 17,20).

Ho avuto ieri primo colloquio col nuovo Ministro degli Affari Esteri Erik Scavenius che conosce ambienti che si occtllpano di politica estera. Riiferisco con rapporto (l) sull'insieme nuovo Ministero; segnalo intanto risultati conversazione odierna: l) \ohe egli si è dedso a far parte Gabinetto Stauning per non rendere con un ridìuto ancora più difficile situazione Sovrano; 2) che egli ha fiducia poter contribuire con ritmo più attivo e realistico al governo rinnovato; 3) primo sintomo nuovo indirizzo sarà prossima uscita Danimarca Società delle Nazioni; 4) che egli spera e crede prossima fine conflitto con nostra vittoria convinto che ciò sia anche interesse Danimarca.

(l) Non pubblicato.

254

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 1046. Berlino, 16 luglio 1940, ore 19,30.

Questo Ministero degli Affari Esteri mi comunica che secondo un telegramma da Budapest in data 13 corrente, Molotov ha comunilcato al Ministro di Ungheria a Mosca che il Governo sovietico: l) non ha alcuna domanda da rivolgere all'Ungheria; 2) considera come giustificate le domande ungheresi alla Romania; 3) in una conferenza della pace appoggerebbe predette richieste ungheresi; 4) è disintereasato ai territori al di là dei Carpazi; 5) si d~chiara del tutto soddisfatto al riguardo della Romania alla quale non ha altre richieste da rivoLgere.

Inoltre Ministro dell'U.R.S.S. a Budapest ha informato Csaky che a nome del suo Governo comunicherà al Ministro jugoslavo in quella capitale che l'U.R.S.S. disapproverebbe un attacco della Jugoslavia all'Ungheria nel caso di un conflitto ungherese romeno.

Csaky ha fatto presente al Minilstro tedesco a Budapest che egli non si attende che in ca,c;o del verificarsi di tale conflitto la Jugoslavia attacchi la Ungheria.

La comunicazione di Molotov e i passi dei Ministri sovietici a Budapest e a Sofia (vedi mio telegramma odierno) (l) stanno a dimostrare il sempre crescente interesse russo per le questioni baLcaniche e la continua azione dell'U.R.S.S. per inserirsi nella soluzione di tali questioni anche quando esse riguardino regioni lontane dai suoi interessi come nel caso dello sbocco sull'Egeo della Bulgaria.

È inoltre particolarmente intereSJSante osservare che U.R.S.S. già si considera come sicura partecipante alla futura conferenza deUa pace e fin da ora fa conoS'cere ai paesi interessa·ti quale sarà suo atteggiamento di fronte ai singoli problemi da risolvere.

255

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 303. Sofia, 16 luglio 1940, ore 20,20 (per. giorno 17, ore 11).

Mio collega tedesco ha ricevuto istruzioni da Berlino di fornire a BuLgaria seguenti notizie circa origine e risultati convegno di Monaco di Baviera:

l) Visita uomini politici Ungheria era da tempo prevista. Si è quindi approfittato dell'occasione che Hitler era di ritorno dal fronte e che Conte Ciano trovavasi in Germania per farlo effettuare.

2) A uomini di Stato era stato riaffermato punto di vista italo-tedesco di vedere evitare comunque un conflitto nell'Europa sud-orientale e si era loro detto che un'azione militare ungherese contro Romania non avrebbe ora approvazione di Berlino e Roma e si svolgerebbe ad intero rischio e pericolo di Budapest.

3) Berlino e Roma si riservano svolgere ora azione presso il Governo di Bucarest per conoscere possibilità di una pacifica rsoluzione della questione ungaro-romena e bulgaro-romena.

In tale condizione Budapest e Sofia devono attendere risultato tale opera.

Tale comunicazione è stata fatta stamane stessa da mio collega tedesco a Ministro Popov (l) che se ne è dimostrato soddisfatto e circa punto tre ha dato assicurazione che Bulgaria attenderà soprassedendo per ora ad iniziare trattative dirette con Bucarest.

(l) Vedi D. 247, che però è del 15 luglio.

256

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 1054. Bertino, 16 luglio 1940, ore 21,20.

A seguito sua insistente richiesta ho ricevuto stamane questo Ambasciatore Turchia.

Dopo aver chiesto del recente convegno di Monaco -al quale riguardo ho creduto illustrargli significato del Comunicato ufficiale apparso alla conclusione dei colloqui -Gerede ha portato volutamente la conversazione nel campo più generale, per !asciarmi comprendere che il suo Governo ha tutto il desiderio di mantenersi in :buone relazioni con l'Italia e Germania. Dato anche i suoi precedenti rapporti con Bucarest, Ankara non poteva tuttavia capovolgere bruscamente proprio atteggiamento, trovandosi invece costretta a maneggiare situazione tra innumerevoli contro-correnti che rendono in questo momento particolarmente delicato quel settore europeo.

Gerede ha neJ contempo manifestato propria inquietudine per atteggiamento Ministero della Propaganda tedesca, che egli riteneva diretto a creare di proposito difficoltà tra Russia e Turchia. Ha agrgiunto di sapere che la Germania sta concentrando 30 divisioni ai confini polacchi russi deducendone esistenza di qualche preparativo della Germania contro U.R.S.S. Ha aggiunto infine essere sua convinzione che comunque, regolate le questioni con Inghilterra, Gevmania si rivolgerà contro Russia.

(l) Vedi Documents on German Foreign Po!icy 1918-1945, Series D. vol. X, D. 173.

257

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI,

T. SEGRETO 194/297 R. Roma, 16 lugtio 1940, ore 23.

Hitler ha diretto lettera a Re Carol (l) in risposta alle sollecitazioni fattegli pervenire da quest'ultimo. Lettera è stata inviata d'accordo con noi. Essa è ampia e ragionata e si esprime a favore di una revisione e per un saggio regolamento dei problemi aperti tra Romania, Ungheria e Bulgaria.

Ve ne informo per Vostra notizia. AsteneteVi dal prendere iniziative. ManteneteVi in contatto con Vostro collega tedesco e riferite su tutto quanto possa interessare.

258

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

TELESPR. 7/389/65. Roma, 16 lugLio 1940.

Il R. Ambasciatore in Brusselle ha riferito in data 25 giugno u. s. quanto segue:

c: Il Segretario del Re Leopoldo è venuto a trovarmi per intrattenermi della questione delle relazioni diplomatiche italo-~beLghe.

Sua Maestà ha avuto comunicazione dello scambio di lettere intervenuto tra codesto Ministero e l'Ambasciatore del Belgio a Roma. L'atteggiamento equivoco e maHìdo del Conte de Kerchove de Denterghem non ha prodotto alcuna sorpresa, dati i ben noti precedenti di tale personaggio. Solo si deplora che il Kerchove abbia trasformato una questione riguardante esclusivamente la sua pertsona in una di carattere generale, in quanto ordinava anche al Consigliere delJ'Ambasciata Sig. Dubois ed al Console belga a Milano Sig. Ohaidron, di abbandonare l'Italia.

Poichè sua Maestà ha constatato con vivo piacere, dalla suddetta corrispondenza, che il Governo fascista non intendeva nè intende rompere i rapporti diplomatici col Belgio e poichè egli ha piena fiducia nel Consigliere Dubois e nel Console Chaidron, egU sarebbe grato a Voi, Eccellenza, se voleste autorizzare il reingresso nel Regno di tali lftmzionari, dei quali l'uno verrebbe a Roma come Incaricato d'affari e l'altro a Milano come Console. In tal modo Sua Maestà sarebbe felice di veder continuare i rapporti diplomatici col R. Governo e di far curare ,gU interessi belgi in Italia, specialmente in momenti così difficili.

Nel caso che accoglieste favorevolmente tale desiderio il Sovrano sarebbe grato se il Governo Italiano accettasse di antici:pare ai suoi agenti rientranti

in Italia le somme necessarie per il compimento delle loro miiSsioni: tali anticipi sareblb·ero immediatamente rimborsati appena che la situazione ritornasse normale».

Sarei, di massima, dell'avviso di lasciar cadere la cosa, soprattutto in vista della richiesta tedesca che sia ritirata da Brusselle la nostra rappresentanza diplomatica.

Vi prego comunque di chiedere al riguardo il parere di codeste Autorità (1).

(l) Vedi D. 263 e Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. X, D. 171.

259

IL CONSOLE GENERALE A ZAGABRIA, GOBBI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 3942/620. Zagabria, 16 lugLio 1940

(per. giorno 5 agosto).

Con riferimento al telespresso n. 34/09015 R in data 8 corrente (2) si ha l'onore di comunicare: l) l'accordo serbo croato è un compromesso, tuttora litigioso.

Non può dare risultati superiori a quelli veridìcatisi stante la materia di contendere ancora aperta. Ha raggiunto una collaborazione serbo-croata e ciò costituisce un essenziale obbiettivo, scontato dalle due parti, ma certamente non perfetta, in quanto, trattandosi di accordo enunciativo, esso prevede regolamentazioni da definirsi e da applicarsi, mentre, politicame'nte, non è, per ragioni varie, matura ~·applicazione del suo spirito più sostanziale, in vario senso, voluto dai croati.

2) L'elemento ebraico, che dispone di una preminente situazione economica in Croazia non contribuisce alla diffidenza verso le sfere serbe, anzi è sempre stato un mezzo al servizio di queste e da queste favorito allo scopo di indebolire le posizioni economiche croate e di conseguenza il fattore nazionalisteggiante. Gli ebrei si adattano alla nuova situazione autonomistica, cercando semplicemente di non aver danni.

3) ·Vi è un notevole numero di nazionalisti simpatizzanti verso l'Italia i quali riconoscono da tempo quale loro capo il dott. Pavelié. La corrente prevale in particolare fra i:l ceto intellettuale ed in qualche regione della campagna.

4) Non si può semplicemente riportare l'atte.ggiamento croato nei riguardi della mobilitazione al fattore di cui al punto precedente. La cosa, come è già noto, è più complessa per varie determinanti.

(:?.) Non pubblicato.

(l) Vedi D. 384.

260

IL CONSOLE GENERALE A ZAGABRIA, GOBBI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 3944/621. Zagabria, 16 luglio 1940 (per. giorno 22).

Con riferimento al t€lespresso n. 12/19487 in data 8 corrente (l) si ha l'onore di comunicare eh€ i principi favorevoli ad una intesa con i bulgari da parte croata risale nel tempo e si riallaccia alla teorica caldeggiata dall'Arcivescovo Strossmayer, ancora durante il regime austro-ungarico, mirante aUa formazione di una unione slava balcanica, sotto l'egida d€lla Russia.

La cosa riappare, come ho già fatto presente, al costituirsi della formazione autonomistica croata, per la quale, divenuti i croati una determinant€ collaborativa, attraverso il Partito Rurale, nell'a'ssetto jugoslavo, gli €Sponenti del Partito stesso congetturano una linea di int€sa profonda con la Bulgaria, anche sotto un futuro aspetto federativo. La Croazia non ha motivi di dissidio con la Bulgaria. Il fattore bulgaro, tanto più avvicinato alla Jugoslavia, vuoi dire, quando la consistenza del regime autonomistico croato sia rag,giunta, una remora al prepotere serbo. Da questo riflesso il dott. Macek spinge Belgrado a transigere su questi territoriali, motivatamente per il fatto della necessità che gli slavi balcanici siano concordi e che 1€ pretese bulgare assecondate da altri, non divengano in eventualità propizie, più pesanti.

Nel quadro della direttiva di cui sopra, ho accennato, in precedenza, all'affiatamento determinatosi fra bulgari e croati durante la conferenza economica di mesi addietro a Sofia, nonchè aUo spunto manifestato, allora, di una realizzazione desiderabile, di una futura unione doganale bulgaro-jugoslava.

Sembra inoltre che già sia stata esaminata, con disposizione favorevole, l'eventualità della retrocessione alla Bulgaria di due distretti macedoni e che il dott. Macek insista perchè di tale determinazione sia data sin d'ora cognizione riservata al Governo bul,garo, subordinandone però l'esecuzione al momento in cui la Bulgaria avrà ottenuto realizzazioni nei confronti rumeni. Si dovrebbe con tale promessa dare una soddisfazione ai bulgari, senza aprire attualmente questioni di revisioni in Jugoslavia.

In senso generale è affacciata qui, e come si sente dire, in altre parti jugoslave da partiti che si indirizzano a rurali e contadini, l'ipotesi, nella eventualità che la Jugoslavia trovi nella pace la sua sopravvivenza, dell'avviamento slavo-balcanico verso un più solidale affiatamento con succeSISivo sviluppo verso una forma federativa repubblicana, che potrebb€ avere H favore e l'appoggio da parte del fattore sovietico.

(l) Non pubblicato.

261

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 434 Tokio, 17 luglio 1940, ore 0,30 (per. ore 22,30).

Mio telegramma n. 423 (1).

Risultati nuovi negoziati con Inghilterra dei quali non sono qui stati ancora resi ufficialmente pubblici i dettagli ha indotto ambienti militari a tagliar corto ad ogni ulteriore esitazione ed a provocare la crisi del Gabinetto da vari giorni attesa.

Ministro della Guerra rendendosi interprete del malcontento dell'esercito per quanto è trapelato del colloquio conclusivo di ieri tra questo Ministro degli Affari Esteri e Ambasciatore d'Inghilterra ha presentato stamane le sue dimissioni daUe quali non ha voluto recedere. Pregato dal Primo Ministro di far il nome di un suo .successore al Ministero della Guerra egli dopo aver consultato ambienti militari ha dovuto dichiarare di non essere in grado di fare alcuna indicazione. Ciò non poteva non provocare caiduta intero Gabinetto Yonai-Arita.

È presumibile che crtsi domanderà qualche giorno per la sua risoluzione, la situazione presentando evidenti difficoltà soprattutto per il fatto che può trattarsi di una svolta importante della politica estera e interna del Giappone. Per il momento nessun nome viene fatto con fondamento. Sembra imminente arrivo a Tokio del Principe Konoye.

Imperatore tornerà Tokio domani dalla villa di Hayama ove avrei dovuto presentare nello stesso giorno le mie lettere credenziali. Riferirò ulteriormente (2).

262

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 304. Sofia, 17 luglio 1940, ore 14 (per. ore 23,05).

Questo Ministro degli Affari Esteri ha chiesto stamane di vedermi. Egli iersera aveva avuto da mio collega tedesco comunicazione della risposta data

da Hitler a Re Caro! colla quale cancelliere consiglia Bucarest giungere amichevolmente ad un'intesa con Ungheria e Bulgaria (1). Ministro degli Affari Esteri mi ha pregato comunicarVi:

l) Governo bulgaro ringrazia per azione che Roma e Berlino svolgeranno ora a Bucarest e assicura che per suo conto, per non ingenerare equivoco, non intralcerà trattativa diretta;

2) richiesta Bulgaria verso Romania è limitata a restituzione Dobrugia meridionale quale segnata confini 1913. Tale richiesta che considera zona molto limitata per estensione e popolazione, non è probabile però (sia) soggetta a negoziati. BuLgaria cioè non potrebbe accettare una zona inferiore a quella segnata nel 1913;

3) notizie in possesso Sofia fanno prevedere che Bucarest farà resistenza cercando ogni modo tel'lgiversare e rinviare ancora una volta soluzione;

4) Governo bulgaro si augura vivamente per motivi anche interni, che restituzione Dobrugia meridionale a Bulgaria possa ora avvenire unicamente e palesemente in virtù azione Potenze dell'Asse.

(l) -Vedi D. 225. (2) -Vedi D. 266.
263

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 501. Washington, 17 luglio 1940, 20,45 (per. giorno 18, ore 7,15).

Dipartimento di Stato, rompendo ieri suo riserbo in merito accordo anglogiapponese circa chiusura via Birmania alle merci dirette in Cina, ha emesso un comunicato di Hull, col quale precisa sue vedute. Esse fondansi su principio che tali misure, arrestando ostacoli commercio internazionale in genere, contrasta con interessi americani. Opposizione, quantunque basata su una formula più elastica di quella della <Porta aperta » e del c Trattato 9 » su cui Hull ha sempre fondato rigidezza delle posizioni americane in Estremo Oriente, rappresenta comunque una riconferma di tale atteggiamento in un momento in cui Gran Breta•gna, spinta da più gravi preoccupazioni in Europa, mostrasi incline a concessioni.

Non è tuttavia privo di significato il fatto che disapprovazione accordo anglo-nipponico è stata resa manifesta solo ieri, quando cioè è qui giunta notizia cambiamento Governo giapponese in senso favorevole presumibUmente all'Asse Roma-Berlino, provando poi inefficienza politica conciliante di Londra. Non è improbabile che comunicato intenda anche fermare illusioni che stampa e qualche portavoce Governo di Tokio avevano formulato circa dichiarazioni fatte alla Casa Bianca alcuni giorni or sono sulla accettabilità di una Dottrina di Monroe asiatica.

(l) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. X, D. 174.

264

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER

(Pubbl. Hitler e Mussolini: Lettere e Documenti, cit., pp. 54-55) (l)

L. s. N. (2) Roma, 17 lugtio 1940.

Permettete prima di tutto che io Vi ringrazi per il dono che avete voluto farmi delle artiglierie anti-aeree su carro (3). È stata da parte Vostra un'attenzione di cui apprezzo tutto il significato di profondo cameratismo. Non appena avrò il tempo andrò a visitare la batteria e la farò mettere in azione.

Mi rendo pel'fettamente conto di quanto mi dite a proposito del:la mia offerta di reparti italiani per lo sbarco in Inghilterra. Nel mio pen'Siero il fatto doveva avere un valore sopratutto simbolico, cioè di manife,stazione visiva del nostro cameratismo di armi. Quanto mi dite è più che e,sauriente e non insisto oltre, tanto più che pur battendoci su settori diversi, il nostro bersaglio è comune. Se intravvedete la possibilità di un contributo diretto della flotta aerea italiana, Vi prego di dirmelo. Abbiamo ora gruppi di nuovi apparecchi molto veloci e potenti. La preparazione per un attacco con vasti obiettivi verso l'Egitto è oramai ultimata. Per arrivare ad Alessandria bisogna percorrere 600 km. di autentico deserto, in un periodo nel quale il termometro segna 56 gradi all'ombra. Questo fatto ha indebolito i reparti inglesi che non possono reggere a tali temperature. Spero di iniziare l'offensiva contemporaneamente al Vostro attacco all'Inghilterra.

Nei giorni 9, 10, 11, 12 la flotta inglese nel Mediterraneo è stata severamente colpita. Le smentite dell'Ammiragliato inglese sono grottesche. Non ho bisogno di dirVi che i comunicati italiani dicono la verità anche quanto non sarebbe strettamente necessario di dirla.

Il Vostro Ambasciatore a Roma vi avrà comunicato la mia totale approvazione della Vostra lettera a Re Carol (4). Se è intelligente non deve perdere l'occasione per arrivare a un compromesso che lo stesso Teleki desidera.

Qui, si segue con molta attenzione la politica francese che non è limpida, specie nei Possedimenti coloniali. Ma l'importante è di vibrare il colpo decisivo alla Gran Bretagna. Nessun dubbio sfiora il mio spirito: la Rivoluzione vincerà! Vogliate, Fiihrer, accogliere i miei sempre amichevoli camerateschi saluti.

(l) -Il testo ivi pubblicato presenta qualche variante rispetto a quello conservato in Archivio, qui riprodotto. Vedi anche Documents on German Foreign Po!icy 1918-1945, Series D, vol. X, D. 185. (2) -Il presente messaggio fu trasmesso da Ciano a Berlino in un plico allegato ad una lettera per Alfieri (L. segreta personale 1/4456 del 17 iuglio 1940) perchè l'ambasciatore ne facesse immediata consegna al Ftihrer. (3) -Vedi D. 242. (4) -Vedi D. 257.
265

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 440. Tokio, 18 luglio 1940, ore 12,40 (per. ore 20,45).

Mio telegramma n. 403 (1).

Alle insistenze di questo Governo per ottenere garanzia che materie prime delle Indi~ olandesi occorrenti al Giappone siano fornite nella quantità necessaria si è risposto da parte olandese con rinnovate assicurazioni di buona volontà e con conferma della promessa di non prendere misure che possano ostacolare esportazione delle mat~rie prime in questione v~rso il Giappone. In queste circostanze Governo giapponese ha creduto utile comunicare a questo Ministro Olanda che esso considera risposta come adesione punto di vista giappon~se e che prega governo olandese fargli conoscere se ha da obiettare contro tale interpretazione.

Una replica non si è avuta e probabilmente non si avrà. È ac,caduto invece che proprio in questi ultimi tempi Indie olandesi hanno autorizzato ripresa esportazioni petrolifere in Giappone e che una enorme fornitura zinco all'America, la quale avrebbe lasciato Giappone a mani vuote, è stata stornata in seguito intervento autorità olandesi assicurando fabbi1sogno questo paese. Tenendo prerente tendenza delineatasi ultimamente nella polit1ca inglese Estremo Oriente di allentare cioè ove e sempre che poss1bile tensione con il Giappone non si può non scorgere mano dell'Inghilterra nell'atteggiamento conciliante assunto da Governo olandese ed Indie olandesi verso Governo giapponese.

266

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 441. Tokio, 18 luglio 1940, ore 15 (per. giorno 19, ore 1).

Mio tel~gramma 434 (1). Con designazione da parte dell'Esercito e della Fllotta dei Ministri della Guerra e della Marina ed accettazione da parte di Matsuoka del portafoglio d~gli Esteri, nucleo essenziale del nuovo Gabinetto Konoye è costituito. È soprattutto da una auspicata ed efficiente intesa tra Esercito e Marina che può attendersi nuovo e decisivo orientamento della politica giapponese interna ed estera. Rimane alla Marina l'Ammiraglio Yoshida che è consid~rato tecnico di valore al di fuori di ogni tendenza politica. Nuovo Ministro della Guerra Generale Tojo, già Ispettore Generale aviazione mili

mento nipponico e olandese nguardo alle esportaziom verso il Giappone delle materie prrme delle Indie olandesi.

tare, ritenuto di assoluta fiducia dell'Esercito e ne rappresenta sia le tendenze che l'aspirazione favorevole ad una più decisa collaborazione colle Potenze dell'Asse. È quindi in primissimo piano nella situazione attuale.

Quanto a Matuoka già Vice Presidente della South Manchurian Railway nonchè delegato a Ginevra nel 1932 e che voi Eccellenza avete conosciuto nel febbraio dello stesso anno a Shanghai, Konoye lo ha evidentemente scelto, a preferenza di altri candidati di tendenza e di carattere più assoluto, per valersi della influenza di cui si crede possa disporre negli ambienti della finanza giapponese, il cui favore è ind~spensabile per il nuovo assetto della situazione interna e conseguentemente di quella estera del Paese. Le sue origini ne fanno un conservatore della mentalità e degli ambienti americani. È ben considerato

dall'Esercito. Questo mio collega di Germania mi dice oggi stesso egli gli ha fatto sapere per mezzo di persona di fiducia che intende condurre una politica di pieno favore per l'Asse. Con tutto ciò non credo vi sia da attendersi in questo Paese che non ama i toni netti un completo rove'sciamento di situazioni da un giorno all'altro. Il risultato ottenuto è indubbiamente per noi assai soddisfacente. Ma gli sviluppi probabilmente procederanno per gradi. Anche perchè l'affare cinese rimane la principale preoccupazione dell'Esercito che vi è direttamente impegnato ed implicato.

267.

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO A L'AVANA, PERSICO

T. 198/17 R. Roma, 18 luglio 1940, ore 22,30.

In sede lavori preparatori prossima Conferenza Avana codesto Governo avrebbe avanzato proposta affidare a Unione Panamericana «mandato » su colonie europee in America.

Pregasi riferire (1).

268.

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 358. Mosca, 18 luglio 1940 (per. giorno 28)

Seguito al mio telegramma n. 322 del 4 corrente (2).

Ministro d'Ungheria mi ha informato che Molotov lo ha fatto chiamare e, modificando le di>chiarazioni intransigenti fattegli nel precedente colloquio, gli ha parlato in termini molto più concilianti della questione concernente le collettività ungheresi che si trovano nella Bucovina reeentemente occupata dall'U.R.S.S.

Senza dargli ancora affidamenti concreti circa il benestare sovietico alla evacuazione di dette popolazioni, Molotov ha detto a de Christoffy che la questione meritava di essere studiata più a fondo. Gli ha chiesto a tale scopo

dei dati precisi sulla consistenza numerica deUe minoranze ungheresi in Bucovina Settentrionale e sulle località dove risiedono. In proposito lo stesso collega ungherese ammette che, data l'incertezza tuttora esistente quanto alla esatta linea di confine imposta daH'U.R.S.S. alla Rumania in quella regione, non è ancora stato possibile a-ccertare quali villaggi ungheresi sarebbero passati sotto l'occupazione sovietica, e quali sono rimasti in territorio romeno.

Di sua iniziativa Molotov ha poi dichiarato al Ministro di Ungheria che l'U.R.S.S. considera fondate le rivendicazioni territoriali ungheresi verso la Rumania, e che «l'attitudine dell'U.R.S.S. al tavolo di una eventuale conferenza sarebbe stata ispirata da tale opinione,.

Finalmente Molotov, richiamandosi ad una proposta fatta dall'Ungheria parecchi mesi or sono ma alla quale il Governo sovietico non aveva finora dato seguito, ha annunciato che l'U.R.S.S. era pronta ad entrare in negoziati commerciali per regolare i futuri 'scambi fra i due paesi. Egli ha anzi sollecitato de Christoffy a fa11gli conoscere al più presto i nomi dei componenti della delegazione ungherese che si sarebbe recata a Mosca per tali trattative.

Il Ministro d'Ungheria mi ha informato di avere già notificato al Commissariato per gli Affari Esteri il nome del Capo deJla Delegazione, che sarà il signor Nickl. Si è riservato di comunicargli quanto prima la composizione della intera Delegazione, la quale potrebbe venire a Mosca nella prima quindicina di agosto.

Secondo de Christoffy, i negoziati commerciaili potrebbero eiSsere facilitati dal fatto che l'Ungheria non ha bisogno di chiedere delle forniture petrolifere, mentre è in grado di fornire delle merci desiderate dall'U.R.S.S., come materiale ferroviario ed elettrico, tubi per condutture petrolifere, ecc. Per parte sua l'Ungheria chiederà specialmente prodotti minerari e cotone. Il valore pratico di un eventuale accordo commerciale resterà però suiboroinato alla soluzione che potrà venir data al problema delle comunicazioni dirette fra

U.R.S.S. e Ungheria, che fino ad oggi sono sempre chiuse.

Il collega unghere,se è rimasto favorevolment·e impressionato, ed anche un po' sorpreso, dalila insolita cordialità della accoglienza fatta,gli da Molotov e dalla buona volontà da questi mostrata nel discutere le questioni di cui sopra.

(l) Non pubblicato: rifer!sce il comunicato de!l'a~enzia ~ome.i del 28 giugno sull'~tteg~?a

(2) Vedi D. 261.

(l) -Vedi D. 273. (2) -Vedi D. 176.
269

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. PERSONALE 6954.. Berlino, 18 luglio 1940.

Ritengo utile inviare le notizie qui sotto riportate per conoscenza prima del tuo arrivo a Berlino.

l) Ieri Rrbbentrop mi ha fatto avere un altro gruppo di documenti rinvenuti in Francia, relativi ai paesi balcanki. Ho già inviato a'l Ministero gli originali, e allego qui le copie fatte per documentazione di questa R. Ambasciata. La parte più importante dei documenti è quella che si riferisce alla azione personale svolta dal Principe Paolo per legare sempre più la Jugoslavia

al carro dei franco-inglesi nonchè ai contatti esistenti fra lo Stato Maggiore greco e quello alleato. 2) Mi è stato comunicato che la lettera del Fiihrer a Re Carol è stata consegnata ieri sera, l 7 corrente, dal Ministro tedesco a Bucarest.

3) Mi risulta che prima ancora del convegno di Monaco la Romania aveva pregato la Jugoslavia di sentire molto discretamente e senza far conoscere l'origine dell'interessamento gli umori esistenti in Ungheria per un regolamento dehle questioni con Bucarest. Nello svolgere tale incarico, la Jugoslavia ha invece senz'altro dato comunicazione dell'incarico ricevuto, cosa che ha irrigidito l'atteggiamento degli ungheresi, i quali, in vista del convegno di Monaco, hanno lasciato cadere ogni conversazione sull'a11gomento. Da parte sua la Romania si è molto dispiaciuta che la Jugoslavia non avesse mantenuto la discrezione di cui era stata pregata e di ciò si è lamentata a Belgrado. Il Governo jugoslavo si è scusato presso quello romeno dicendo che si era trattato di un malinteso.

4) Nel colloquio avuto ,con Starlin, l'Ambasciatore ing1lese a Mosca, Cripps, ha cercato di istigare la Russia a nuove azioni nei Balcani. Molotov ha comunicato subito il contenuto di ta,le colloquio a Berlino, ciò che ha fatto qui buona impressione, confermando in questi ambienti ufficiali la convinzione che la Russia, pur approfittando delle circostanze, si comporta lealmente verso la Germania.

Mi è stato inoltre detto da questo Ministero degli Affari Esteri che il concentramento di truppe tedesche alla frontiera orienta,le non ha alcun carattere anti-l"Usso.

5) Ieri, 17 corrente, Molotov ha comunicato all'Ambasciatore tedesco a Mosca che la Russia non ha comperato nessuna azione deHe società petroHfere romene e che non ha intenzione di farlo.

<6) Da un telegramma ,ricevuto da Washington il 1,6 corrente risulta a questo Ministero degli Affari Esteri che la Russia continua ad incontrare difficoltà per fare acquisti di macchine negli Stati Uniti.

7) La lettera del Duce al Fiihrer è arrivata con l'aereo di oggi ed è stata subito consegnata a Wormann, essendo in quel momento Weizsiicker assente per la parata militare.

Segue altra mia lettera (1).

270

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 175. Teheran, 19 luglio 1940, ore 14,42 (per. ore 19,42).

Trascrivo seguente telegramma R. Ministro Baghdad: c Telegramma n. 60. -Per attuare regime di economia imposto dalle sensibili diminuzioni nei gettiti doganali e dei diritti sul petrolio Governo locale

è venuto nella determinélzione di esonerare dal servizio vari impiegati statali. Tale m1sura già in corso di esecuzione e che, a quanto pare, verrà a colpire circa 700 funzionari è destinata naturalmente a produrre vivo malcontento nel paese. Ambasciata d'inghilterra spera con questo riuscire a mettere in serio imbarazzo gabinetto Gailani ».

(l) Non rintracciata.

271

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, ALL'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, E A TUTTE LE RAPPRESENTANZE DELL'AMERlCA CENTRALE E MERIDIONALE

T. 20227 P. R./c. Roma, 19 luglio 1940, ore 23.

Solo per Washington: « Ho telegrafato RR. Rappresentanze America Latina quanto segue:

Per tutti: «R. Ambasciatore Santiago informa che Governo Stati Uniti presenterà aJlla prossima Colllferenza dell'Avana un progetto di convenzione proponente protettorato panamericano, sotto forma di "tutela collettiva", sui possedimenti europei in America.

Progetto :stesso è stato sottoposto a Governo Cileno, e presumi'bilmente agli altri Governi americani.

Governo Cileno ritiene che progetto incontrerà opposizioni: protettorato "panamericano" significa infatti protettorato "nord-americano", e ciò determinerà riserve da parte soprattutto di a1cuni Stati interessati eventuale possesso determinate colonie, indÌipendentemente dalle obiezioni di principio circa diritti degli attuaJli possessori.

Governo Cileno avrebbe redatto una relazione l~ontraria al progetto, da esso definito privo di fondamento giuridico e non giustificabile dal punto di vista cileno agli effetti degli inconvenienti cui es'so potrebbe dar luogo sia di fronte alla Germania che agli attuali possessori dei territori in parola.

Italia non intende, per ovvie ragioni, disinteressarsi in alcun modo ai vari problemi :che verranno trattati in seno Conferenza.

Seguite attentamente atteggiamento codesto Governo nei confronti delle varie questioni che formeranno oggetto lavori Avana nonohè attività svolta da Stati Uniti America che sembrano vieppiù atteggiarsi protettori Stati America Latina allo scopo eliminare gradualmente influenza e penetrazione grandi nazioni europee e particolarmente Stati totalitari.

Riferite anche su riflessi stampa et opinione pUibbUca codesto Paese circa problemi che saranno sollevati da Conferenza Avana». Per Avana solo: « Seguite da vicino andamento lavori Conferenza riferendo».

21 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. V.

272

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

T. PER TELESCRIVENTE 1070. Berlino, 20 luglio 1940, ore 4.

Discorso Hitler è stato pronunciato in atmosfera molto fervida. Reiterate manifestazioni per l'Italia ed 11 Duce hanno avuto parti-colare cal9re. l) Anche nel-l'espressione ed atteggiamento, Hitler, allorchè ha parlato dell'Italia, ha tenuto marcare visibilmente suoi sentimenti nei riguardi nostri.

2) Per quanto d1scol1So contenga una chiara offerta di pace all'Inghilterra è convinzione di tutti coloro con cui ho parlato -ed anche loro desiderio -che tale offerta non venga raccolta e la guerra continui. Ribbentrop. mi ha detto: «Hitler ha lasciato una porta aperta. Ma siamo sicuri ·che gli inglesi non ne approfitteranno. Unico modo per entrare in contatto con noi sarebbe l'immediata liquidazione di Churchill: ma questo non avverrà e lo scontro sarà inevitabille e definitivo ».

3) Non ho ancora potuto avere informazioni circa la data, neppure approssimativa, dell'attacco all'Inghilterra; per quanto però essa sia prossima, non è da ritenersi immediata. Ribbentrop dice che molti particolari tecnici dell'operazione sono tuttora a1lo studio.

4) Benchè trovi in tutti una assoluta sicurezza circa il vittorioso esitG finalle della guerra, si funno numerose riserve circa la durata della medesima. Ribbentrop, che aveva sempre par1ato di decisione a breve scadenza, oggi mi ha più volte ripetuto che egli non ritene che la guerra possa concludersi rapidamente, anche dato per certo il successo dell'imminente azione contro le isole britanniche.

5) Le operazioni militari italiane sono qui seguite col più vivo interesse. Ad esse si attribuisce una importanza di prima grandezza nel quadro generaile della guerr·a. Vi è molta fiduciosa attesa per l'atta·cco aU'Egitto.

6) Nella giornata di domani sarò ricevuto da Hitler e mi incontrerò con Goering ed Hess. Ripartirò quindi in serata per Roma ove sarò lunedì mattina.

273

IL MINISTRO A L'AVANA, PERSICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 22. L'Avana, 20 luglio 1940, ore 14,40 (per. giorno 21, ore 0,20).

Telegramma di V. E. n. 17 (1).

Segretario di Stato per gli Affari Esteri mi ha detto che Cuba ha proposto questione mandati secondo formula della conferenza del Carilbe tenutasi San Domingo 31 maggio u. s. Non mi risulta che fino ·ad oggi lavori deilegazionecubana siano rivolti a fare affidare mandati ad unione panamerkana.

{l) Vedi D. 267.

274

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

(Pubbl. G. CIANO, L'Europa verso la catastrofe, cit., pp. 574-576)

T. PER TELESCRIVENTE 1072. Berlino, 20 luglio 1940, ore 18,10.

Riassumo brevemente ·Colloquio con Hitler.

l) L·a reazione deila stampa inglese al discorso di ieri è già tale da non lasciare prevedere alcuna possi:bilità di intesa. Hitler si prepara quindi a dare il colpo militare. Sottolinea che posizione strategica della Germania nonchè sua zona d'influenza e controllo economico sono taiJi da avere già fortemente indebolito possibilità di resistenza della Gran Breta1gna che crollerà sotto primi colpi. Attacco aereo è già cominciato da alcuni giorni e in continuo crescendo. La reazione controaerea e della cac.cia britannica non ostacola seriamente l'attacco aereo tedesco.' L'operazione di attacco sorpresa (l) è tuttora in corso di studio, per quanto siano già stati compiuti massimi preparativi.

2) Fiihrer attribuisce sempre massima importanza mantenimento pace settore danubiano balcanico. Lettera a Re Caro! (2) è già pervenuta ail destinatario che ha annunziato risposta. Hitler ritiene essere compito dell'Asse Roma-Berlino spingere entrambe parti moderazione e pvudenza, non intende però intervenire sia pure indirettamente nell'andamento dei negoziati perchè vuole astenersi da qualsiasi giudizio nel merito della questione. Per quanto concerne BuLgaria ritiene rivendicazioni misurate domande facilmente accettabili.

3) Fiihrer ha espresso suo alto apprezzamento per attività bellica itali:ana. Egli è molto al corrente delle nostre operazioni aereo-navali e ha detto risultargli che Italia ha già assestato colpi molto duri e che sono stati profondamente sentiti dagli inglesi.

4) Non appena la situazione apparirà del tutto chiara per prendere ulteriori decisioni e quando i preparativi militari per la prossima fase della guerra saranno ultimati, Fiihrer, indirizzerà una nuova lettera al Duce e preferibilmente, se avvenimenti lo consentiranno, proporrà un incontro al Brennero. Confermo che ciò, pur essendo per un prossimo futuro, non sem!bra del tutto immediato.

275

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO 195. Budapest, 20 luglio 1940, ore 19,35.

Mio telegramma n. 193 (3).

Colloquio stamane Ministero Affari Esteri, Vice Ministro mi ha detto che lettera Fiihrer Re Caro! dovrebbe essere in arrivo oggi o domani. Si registra qui tuttavia crescente irrigidamento romeno sia verso l'Ungheria che Bulgaria.

Situazione interna Romania è considerata sempre più preoccupante, tanto più previsioni raccolti essendo catastrofiche si scontano moti interni, anche perchè bolscevismo sarebbe già attivo. Si crede imminente rimpasto, mutamento Gabinetto forse con un Governo concentrazione nazionale, giacchè mi ha ripetuto Vice Ministro, qualora si trattasse governo Antonescu, prevarrebbe determinazione azione militare preventiva contro l'Ungheria.

Sembrami notevole conclusione Vice Ministro che collima con l'avviso espresso con il mio rapporto 3317/1376 del 16 corrente (l): e cioè Romania non si indurrà negoziati diretti con Ungheria, ma anche ai fini situazione interna preferirà subire imposizione Asse per la soluzione problema Transilvania.

(l) -Nella seconda copia si legge invece: • attacco decisivo •· (2) -Vedi D. 257. (3) -Non pubblicato.
276

L'AMBASCIATORE A RIO DE JANEIRO, SOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 150. Rio de Janeiro, 20 luglio 1940, ore 20 (per. giorno 21, ore 6).

Vostro 20227 (2). Brasi!le è forse il pae.se più interessato questione possedimenti coloniali appartenenti paesi belligeranti o considerati tali e ciò a causa tre Guayane.

Nel timore siano proprio S.U.A. a cercare di mettere mani, Brasile si dimostra tendenzialmente favorevole « teorie » o « dottrine » che saranno presentate circa protettorato collettivo. Si ritiene che contiguità geografica darebbe Brasile maggiore influenza e aprirebbe prospettiva eventuale futuri mandati.

Qui ci si rende conto per altro che riunione Avana sarà piuttosto di carattere accademico e fuori piano realtà perchè basata su «ipotesi». Comunque è già deciso che tutte le questioni dovranno essere risolte sulla base della « unanimità » che è praticamente impossibile ad essere rag.gilunta fra le 21 Repubbliche.

Presidente Vargas considera espansione degli S.U.A. come p1u pericolosa (perchè più attuale) di quella tedesca e sua politica tende perciò a neutralizzare nota tendenza filo Nord Americana del suo Ministro Affari Esteri, Aranha.

Ritengo che all'Avana nelle questioni considerate dal Brasile non attuali e non concrete prevarrà indirizzo di Aranha, mentre in quelle ove apparisse chiara intromissione Nord-Americana l'atteggiamento Brasile sarà, pur salvando fondamento, di sostanza opposta.

(l) -Non rintracciato. (2) -Vedi D, 271.
277

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, OIANO

T. SEGRETO 336. Bucarest, 20 luglio 1940, ore 20 (per. giorno 21, ore 13).

Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha pregato passare da lui sta.m.ane. Dopo avermi informato della lettera inviata da Hitler a Re Caro! (l) d'accordo con Governo italiano, ManoHesou mi ha detto aver dato ieri sue telegrafiche istruzioni a Ministro di Romania a Berlino comunicare a Governo tedeslco:

l) che Governo romeno è in massima entrato nell'ordine di idee regolare questioni territoriali con Ungheria e Bulgaria, e che sta all'uopo preparando risposta lettera Fuehrer;

2) che sarebbe tuttavia suo vivo desiderio che tale risposta potesse essere personalmente rimessa a Berlino e comunicata a Roma da Ministro degli Affari Esteri, il quale potrebbe così aver l'oècasione sottoporre a viva voce ai due Governi, dopo quello ungherese, punto di vista romeno.

Manoilescu è venuto quindi a parlare della questione nel suo assieme, insistendo suH'opportunità che anche Romania possa esporre a Roma e a Berlino sue r·agioni prima di iniziare negoziati diretti a cessione di territori nazionali e manirfestando preoccupazione di questo Governo che tale cessione, ove avvenga isolatamente e non nel quadro territoriale revisione più vasta, comportante cioè anche regolamento di questioni concernenti altri Stati BaJ.canici, possa aver molte gravi ripercussioni nella situazione interna iel Paese. Ministro degli Affari Esteri mi ha espresso anche suo rincrescimento per talune indiscrezioni che verrebbero commesse a Budapest, e mi iha mostrato all'uopo corrispondenza dalla capitale ungherese, apparsa sul Corriere della Sera del 15 corrente.

Richieste di Manoilescu a Berlino e a Roma rinnovano quelle avanzate giorni or sono da Re Caro! -senza per aUro ottenere favorevole risposta dal Governo tedesco -di recarsi personalmente Germania o di inviarvi Ministro degli Affari Esteri. Scopo evidente della comunicazione odierna di Manoilescu mi è apparso pertanto, oltre che estendere a Roma itinerario viaggio da lui desiderato, quello di cercare da V. E. favorevole interessamento per accoglienza sua richiesta.

278

IL MINISTRO A TALLINN, CICCONARDI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 817/284. Tallinn, 20 luglio 1940 (per. giorno 27).

Le elezioni politiche hanno dato un risultato quasi plebiscitario in favore dei candidati comunisti. Le candidature di opposizione erano state annullate.

L'elettore non poteva che o votare il deputato comunista o votare una scheda bianca o astenersi dal voto.

Secondo 'Si afferma, la segretezza del voto non era effettiva, di modo che mettere una scheda bianca nelle urne poteva essere estremamente !Pericoloso. D'altra parte, l'astensione dalla partecipazione alle elezioni era stata qualificata un delitto contro lo Stato.

Dopo le elezioni ha avuto luogo un ·comizio popolare per ·celebrarne i risultati. Cortei di operai si sono d:ormati. Essi portavano delle bandiere rosse, sulle quali si leggevano invocazioni all'unione con i Sovieti. La bandiera estone è stata strappata. Dei tumulti si sono prodotti. I soldati russi hanno sparato sulla folla. Molti arresti sono stati eseguiti. Ed, ancora, tumulti si sono verifi·cati dopo una manifestazione sportiva, perchè .gli ·spettatori hanno cantato l'inno estone in segno di protesta per il d:atto che l'orchestra aveva suonato solo quello !bolscevico. Ancora una volta arresti in massa dei dimostranti ed intervento armato delle truppe rosse per ristabilire 'l'ordine.

La Camera dei Deputati si riunirà il 21 corrente ·con il carattere di Assemblea Costituente. Si assicura ·che l'altro ramo del Parlamento (Consiglio di Stato) sarà abolito. E, quel :che più conta, si domanderebbe l'annessione all'U.R.S.S. Secondo mi è stato detto da un funzionario del Ministero degli Esteri, appartenente al vecchio regime, il Governo di Mosca non effettuerebbe una vera e propria annessione, sull'esempio delle altre repubbliche sovietiche. Assumerebbe, probabilmente, la direzione della politica estera e di quella mirlitare, ma lascerebbe ancora sussistere un'indipendenza larvata ne.gli altri campi della vita dello Stato. Il Corpo Diplomatico verrebbe invitato a partire. D'altra parte, lo scarso numero di stranieri nei Paesi baltici e la probabile istituzione del monopolio del commercio estero sull'esempio bolscevico non !giustificherebbe neppure la permanenza di un corpo ·consolare, ·che, ormai, anche nell'U.R.S.S. è stato quasi interamente soppresso.

In una riunione pubblica, alla quale sono intervenute numerose rappresentanze dell'esercito estone e di quello rosso di occupazione, è stato annunziato il programma di «democratizzazione» dell'esercito. Esso consta dei seguenti punti essenziali: elezione di appositi comitati per collaborare ·con i ·commissari politici all'elevazione del Hvello culturale e politico dei soldati; diritto di iscriversi alle ol'!ganizmzioni giovanili comuniste ed al partito comunista; diritto di elettorato politico attivo e passivo; epurazione degli ufficiali, ostili al popolo lavoratore estone e l'lusso. Cosi il Governo dimostra di volere avanzare sempre più sulla via dell'assimilazione delle istituzioni e delle leggi locali a quelle sovietiche.

La propaganda russa, sopratutto nell'elemento operaio, è molto intensa. Essa si svolge, tra l'altro, in una d:orma molto costosa, perchè consiste nell'assicurare ad ogni operaio -.senza tener conto delle condizioni del mercato -un lavoro ben retribuito.

A cura del Governo verrà pubblicato un libro nero sulla attività economica c sleale » di personalità del vecchio regime. Potrebbe essere il preludio di un processo e di condanne a loro carico.

Sono frequenti gli arresti di cittadini, accusati di propalare notizie false

o pericolose. Esse si riferiscono, sopratutto, ad accordi, che sarebbero stati conchiusi tra i Governi interessati, per il concentramento di forze militari tedesche in Svezia ed in Finlandia. È nella Germania, come ho dferito, che si ripongono tutte le speranze della maggioranza della popolazione, ormai avvilita ed oppressa dall'idea di ritornare a vivere sotto quel regime comunista, cui, quasi per miracolo, aveva potuto sfuggire dopo la rivoluzione. Essi non dubitano, od almeno sperano intensamente, •che, dopo la fine della .guerra con l'Inghilterra, il ·conflitto secolare tra la Russia e la Germania dovrà essere risolto sia per la tutela di evidenti interessi tedeschi nei Balcani e nel Baltico, sia per poter costituire un nuovo ordine in Europa.

(l) Vedi D. 257.

279

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. 20339/673 P. R. Roma, 21 luglio 1940, ore 9.

È giunta al Duce la notizia che per motivi non ancora ben precisati ma che verterebbero su modalità pagamenti e trattamento in genere, si starebbero verificando numerosi casi indisciplina tra lavoratori italiani in Germania. Alcuni chiederebbero insistentemente di rimpatriare, altri terrebbero atteggiamento scorretto. Risulta anche che autorità sindacali sarebbero state costrette a rinviare nel Regno numerosi elementi più indisciplinati. ·

Pregovi accertare cause tale situazione e interessarvi affinchè nostri lavoratori rict!vano trattamento garantito loro da noti accordi. Occorre d'altra parte provvedere affinchè non si ripetano episodi indisciplina particolarmente deprecabili nell'attuale momento. Si gradirà riscontro telegrafico (1).

280

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGR.iTO 338. Bucarest, 21 luglio 1940, ore 20 (per. giorno 22, ore 9,30).

Mio telegramma 336 (2).

Questo Ministro di Germania, col quale mantengomi in stretto contatto, mi ha detto di ritenere opportuno, nell'interesse stesso di questo Paese, che il Governo romeno proceda senza ulteriori esitazioni e tergiversazioni a trasmettere a Berlino risposta favorevole e definitiva a lettera del Flihrer ed a dare inizio a negoziati con vicini. Fabricius ha aggiunto che, ove questo Governo lo desideri, risposta potrebbe essere rimessa a Berlino da persona di fiducia in grado di esporre punto di vista del Governo romeno, mentre visita Manoilescu potrebbe

eventualmente aver luogo in un secondo tempo. E appunto in tal senso Ministro di Germania sta svolgendo azione personale attraverso suoi consigli a questo Governo e particolarmente a questo Presidente del Consiglio, il quale se ne mostra persuaso. Permangono invece difficoltà da parte del Re sopratutto ad opera Ministro Corte Urdareanu, il quale conta guadagnare tempo, temendo ripercussione interna specie nei riguardi della Corona qualora si mettano in causa nuove cessioni territoriali a così breve distanza da quella della Bessarabia e della Bucovina del Nord.

(l) -Vedi D. 301. (2) -Vedi D. 277.
281

L'AMBASCIATORE A SANTIAGO, BOSCARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T.l06. Santiago, 21 luglio 1940, ore 20,06 (per. giomo 22, ore 4,45).

Questi giornali avendo riportato intervista concessa dal signor Suake, rappresentante Cile a conferenza Avana ad Associated Press, nella quale si affermava che rottura relazioni diplomatiche fra Spagna e Cile era avvenuta ad istigazione della Germania e Italia e che Ambasciata di Spagna Sa!ltiago, prima ancora di fare comunicazione, aveva depositato documenti riservati presso questa Ambasciata, ho fatto rimostranze presso questo Ministero degli Affari Esteri facendo notare assurdità e falsità notizia e chiedendo smentita.

Dopo aver telegrafato Avana Governo ha fatto smentita riprodotta stamane èia tutti questi giornali.

282

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 315. Sofia, 22 luglio 1940, ore 12,45 (pe1·. ore 17,35).

Per Gabinetto.

Giovedì 25 corrente giungerà a Roma prendendo alloggio Albergo Quirinale noto industriale bulgaro Balabanoff.

Egli ha incarico ufficioso di questo Presidente del Consiglio e di questo Ministro à.egli Affari Esteri illustrare punto di vista bulgaro in attuale momento e mentre sede codesta Legazione bulgara è vacante.

Balabanoff è oggi Presidente unione industriale bulgara e personalità di

molto rilievo.

Grande ufficiale Corona d'Italia, venne altra volta ricevuto dal Duce.

Dato incarico a lui affidato permettomi esprimere subordinato parere favorevole circa opportunità che egli abbia onore essere ricevuto da V. E.

283

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 1080. Berlino, 22 luglio 1940, ore 15,40.

Wi:helmstrasse mi informa che questo Ministro lituano ha presentato una lettera df protesta per l'annessione della Lituania all'U.R.S.S.

Tale nota era già stata preparata dal precedente Governo Lituania, che si era accordato con tutti i rappresentanti diplomatici Lituania all'estero perchè questi la presentassero ai Governi presso di cui sono accreditati al momento di una ev.:;ntuale annessione della Lituania all'U.R.S.S. Le singole note sono identiche soltanto quella per la Germania, dati speciali rapporti di essa con U.R.S.S., non cm1tiene preghiera di non riconoscere annessione. La nota è stata qui personalmente consegnata dal Ministro Lituania a Woermann, il quale si è riservato di accettarla definitivamente o di restituirla dopo aver ricevuto istruzioni da Ribbentn..p.

Questo Ministro Lituania ed il personale della Legazione -e pare anche quello delle altre Legazioni dei Paesi baltici -hanno chiesto alla Germania il diritto di asilo. Per quanto esista tendenza non aumentare numero rifugiati tali paesi già in Germania (in Prussia Orientale sono un centinaio lituani) sembra che si voglia qui sottoporre favorevolmente richiesta.

Non si conosce ancora se U.R.S.S. permetterà permanenza funzionari consolari nei Paesi Baltici. Sebbene non sia stata ancora presa decisione definitiva Wilhelmstrasse intende -sia per importante interesse tedesco per il trasferimento dei beni dei tedeschi rimpatriati -sia per il trattamento fatto alle Rappresentanze dell'U.R.S.S. in Norvegia Olanda e Belgio, chiedere all'U.R.S.S. di mantenere, almeno temporaneamente, dei rapprsentanti consolari in tali paesi.

284

L'AMBASCIATORE A SANTIAGO, BOSCARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T.l07. Santiago, 22 luglio 1940, ore 21 (l) (per. ore 20,30).

Rottura relazioni diplomatiche fra Spagna e Cile, verificatasi in un momento di crisi interna per quest'ultimo paese, ha qui prodotto grande impressione. Governo cileno, non si attendeva ad essa, ne è sopratutto preoccupato per ripercussione che può aver verso le numerose colonie Spagna ed in rapporto alla sua politica commerciale, mentre la Spagna è oggi uno dei grandi importatori di salnitro ed il Governo cileno ha attualmente forte disponibUità di pesetas congelate in Spagna. Misure adottate potranno forse aver una salutare influenza

sull'intemperanza di linguaggi di questa stampa e di questi uomini politici di fronte popolare. D'altra parte però nel giudizio complessivo dell'avvenimento occorre tener presente i seguenti elementi negativi:

l) il tenore della nota rimessa dal Governo di Franco all'Incaricato d'Affar~ del Cile a Madrid ha risvegliato il sentimento patriottico di questa popolazione ed ha provocato una reazione anti-spagnola ed, in certa misura, anti totalitaria anche presso gli elementi contrari all'attuale governo di fronte popolare;

2) l'assenza dei diplomatici di Franco è considerata come una vittoria dai rossi. Soprattutto dai rossi spagnoli qui numerosi e fra i quali si trovano uomini politici dell'antico regime in relazione con questi ambienti politici.

Essi credono oggi di avere il campo libero e cercheranno di approfittarne;

3) incidenti non mancheranno di essere sfruttati da sostenitori della cosiddetta «solidarietà americana » in funzione anti europea. Giornali di Santiago già riprod\.icono articoli e corrispondenze in tale senso dai giornali di Buenos Ayres e di Rio de Janeiro e pare che il Governo Cileno abbia dato istruzioni al suo rappresentante in Avana d'intrattenere della cosa senza meno suoi colleghi americanL

(l) Ora locale.

285

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO

(Pubbl. MARIO ToscANo, Una mancata intesa itala-sovietica nel1940 e 1941, cit., p. 49)

T. 20453/9;:) P. R. Roma, 22 luglio 1940, ore 23,30.

Mio 91 (1).

Questo Ambasciatore U.R.S.S. ha detto al Senatore Giannini che il suo Go

verno è d'accordo di riprendere traffici commerciali con Italia, ma desidera che

le trattative si facciano a Mosca e che i nuovi accordi abbiano una base diversa

da quelli scaduti il 31 dicembre u. s.

Sulle nuove basi accordi predetto Ambasciatore non è stato in grado dare

chiarimenti per mancanza istruzioni.

Allo scopo di valutare opportunità di intraprendere nuovi negoziati in rap

porto alle utilità pratiche che ne potranno derivare è necessario conoscere con

sufficietlte precisione quali basi codesto Governo intende dare a nuovo accordo.

Prego perciò intrattenere della questione codeste Autorità e riferire (2).

286

IL MINISTRO DI LITUANIA A ROMA, LOZORAITIS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. 926. Roma, 22 luglio 1940.

Une assemblée convoquée à Kaunas sous le nom de parlement populaire a décidé, le 21 juillet courant, de demander' le Gouvernement de Moscou d'admettre la Lithuanie au sein de l'Union des Républiques Soviétistes Socialistes. Cette

assemblée a été constituée sous la pression directe du Gouvernement des Soviets, dont les troupes, on se rappelle, avaient envahi, le 15 juin passé, par des masses écrasantes, tout le territoire de la République de Lithuanie. En meme temps, tout .exercice des fonctions d'Etat, conforme à la Constitution et aux lois, a été rendu impossible, l'Union Soviétiste ayant pris le controle, voire la direction, de l'ad

ministration entière de la République.

Ainsi, le Gouvernement de Moscou a-t-il manifestement violé le T•aité de

paix du 12 juillet 1920, le Pacte de non-agression du 28 septembre 1926, valable

jusqu'au 31 décembre 1945, la Convention de définition de l'aggression du 5

juillet 1933 et le Pacte de l'assistance mutuelle du 10 octobre 1939, de meme

que les règles du droit international universellement reconnues.

Dans ces conditions et en tant que Ministre de Lithuanie diì:ment accrédité

auprès de Sa Majesté le Roi d'Italie et d'Albanie, Empereur d'Ethiopie, par les

organes constitutionnels de l'Etat Lithuanien, j'ai l'honneur de

protester solennellement contre l'agression flagrante et non provoquée

commise par l'Union des Républiques Soviétistes Socialistes en violation des

traités, des normes du droit des gens et de la souveraineté meme de la Lithuanie,

déclarer que la décision du soi-disant parlement imposé par un gouver

nement étranger, n'est ni légale ni légitime, qu'elle ne représente point la vo

lonté de la Nation Lithuanienne laquelle ne reconnaitra jamais cette atteinte à

son droit d'etre libre, indépendante et souveraine sur la terre de ses ancetres.

287.

IL MINISTRO DI ESTONIA A ROMA, LEPPIK, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. s. N. Roma, 22 Zuglio 1940.

Le 19 juin courant les troupes soviétistes, sans provocation aucune de la

part de l'Estonie, ont envahi en formations massives et en très grand nombre tout

le terr.itoi.i'e de la République Estonienne.

Cette occupation militaire ayant comme conséquence l'immixtion directe et

indirecte du Gouvernement de Moscou dans les affaires du Pays a rendu im

possible le travail du l'appareil d'Etat conformément à la Consititution et aux

lois.

Sous la pression ouverte du Gouvernement de l'U.R.S.S. ont été organisées

en Estonie, le 14 et le 15 juillet 1940, les élections d'un parlement, qui, le 21

juillet courant, a décidé de demander d'admettre l'Estonie au sein de l'Union

des Répuoliques Soviétistes Socialistes.

Comme Ministre d'Estonie nommé par les organes constitutionels de la Ré

publique d'Estonie et diì:ment accrédité auprès de Sa Majesté le Roi d'Italie et

d'Albanie Empereur d'Ethiopie, j'ai l'honneur d'attirer l'attention du Gouverne

ment Royal et Fasciste sur l'agression non provoquée commise par l'Union des

Républiques Soviétistes Socialistes en violation du Traité de Paix de Tartu, du

Pacte de l'assistance mutuelle du 28 septembre 1939 et des règles du droit in

ternational.

Les décisions du parlement constitué sous la pression d'un gouvernement étranger ne représentent pas la volonté du Peuple Estonien et sont en contradiction fl.agrattie avec les sentiments réels de la Nation qui ne reconnaitra pas l'atteinte à sa liberté et à son indépendance.

(l) -Vedi D. 230. (2) -Vedi DD. 298 e 317.
288

IL MINISTRO A L'AVANA, PERSICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 23. L'Avana, 23 Luglio 1940, o1·e 15,09 (per. ore 23,50).

Telegramma stampa 003 (1).

Incomincia già a delinearsi corrente opposizione a proposte formulate dal sig. Cordell Hull. Infatti ieri alla fine della seduta dott. Melo capo della Delegazione argentina ha ripreso deciso atteggiamento Cantilo a Lima ed ha invitato assemblea a non adottare decisioni precipitate essendo prematuro formulare congetture circa nuovo ordine europeo. Egli ha raccomandato serenità e prudenza di fronte c<:>nfuso complesso problemi dell'ora attuale. È fatica vana, ha detto il dott. Melo, dettare fin da ora formule che assicurano facili soluzioni perchè la grandiosità degli avvenimenti e la rapidità del loro sviluppo rendono ogni ipotesi prematura.

Dopo seduta ho avuto conversazione vari delegati ed ho ricevuto seguente impressione: successo discorso Hull è stato mitigato da ispirazione dichiarazione Melo cne ha prodotto impressione profonda. È opinione circoli conferenza che tra breve potrà risultare quante e quali nazioni aderiranno orientamento capeggiato da Argentina. Si ritiene improbabile che durante Conferenza paesi americani prendano seri impegni per un cartello economico ed appare ancora prematuro formulare opinione sull'accoglimento proposte americane circa fidecommesso colonie europee.

Impressione mia personale è che probabilmente sarà raggiunto accordo sulle misure di difesa da adottare militarmente circa attività cosiddetta «quinta colonna».

Assicuro che non mancherò attenermi scrupolosamente istruzioni di cui al telegramma circolare n. 20227 (2).

289

IL MINISTRO A CITTA DEL MESSICO, MARCHETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 65. Città del Messico, 23 luglio 1940, ore 20,30 (per. giorno 24, o1·e 11,30).

Vosto 20227 (2).

Nella eventualità che venga a cessare sovranità, che alcune Potenze europee attualmente esercitano su porzioni questo continente, posizione di questo Governo è netta: mentre esso depreca ogni giorno estensione territoriale Stati Uniti

N. A. è fermamente dedso opporsi con ogni mezzo in suo possesso passaggio sovranità ad altra Potenza europea.

Questo premesso, Governo Messico intende sostenere, anche alla conferenza Avana, seguente principio: regioni per le quali sussiste solido fondamento giuridico a favore di qualche repubblica americana dovrebbero essere aggiudicate ad essa (così Honduras britannica a Guatemala, isole Malvine ad Argentina); a regioni itl grado di governarsi da sole dovrebbe essere riconosciuta piena sovranità (per esempio Canadà); per le altre regioni dovrebbe essere elaborato mandato panamericano coll'intensa che esso dovrebbe essere più direttamente esercitato da Repubbliche maggiormente interessate (così Curaçao dal Venezuela, ecc.). È da ricordare che Messico non ha nella questione alcun interesse diretto in quanto Honduras britannico è da esso riconosciuto spettante al Guatemala, mentre Isole Clipperton non hanno praticamente alcuna importanza.

Aggiungo ancora che conversazioni da me avute mi hanno persuaso che atteggiamento Messico non è suscettibile di modificarsi nè di attenuarsi qualunque sia futuro comportamento di questa stampa che sto seguendo e sul quale riferirò.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 271.
290

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 23 luglio 1940, ore 20,45.

Il Ministro Ghigi telefona:

l) In seguito alla conversazione avuta questa mattina da Bossy con V. E. (1), il Goverr.o romeno desidera farVi sapere che il Presidente del Consiglio e il Ministro degli Affari Esteri sarebbero lietissimi di venire in Italia.

La loro visita potrebbe aver luogo o subito dopo il soggiorno in Germania, arrivando a Roma domenica mattima 28 corrente, oppure il 31 mattina, qualora ritornassero a .Bucarest per un giorno reduci dalla Germania.

Per motivi di carattere interno la seconda soluzione è quella che converrebbe di più al Presidente del Consiglio, il quale tuttavia si rimette interamente a quanto preferirà il Governo italiano.

2) È stato fatto discretamente presente al Ministro Ghigi che il Governo romeno gradirebbe di ricevere un invito per il viagg.io in Italia, analogamente a quantt.> è stato fatto dal Governo germanico, che ha trasmesso il suo invito attra

v-erso la propria Rappresentanza a Bucarest e il Ministro di Romania a Berlino.

In conformità delle Vostre istruzioni ho detto al Ministro Ghigi che, in attesa delle istruzioni .che gli saranno fatte pervenire, si astenga per il momento da qualsiasi comunicazione.

24 luglio, ore 9,20.

L'Ambasciatore Alfieri telefona che da parte germanica si vedrebbe con soddisfazione una visita di Gigurtu e Manoilescu a Roma. Tanto gli è stato detto da Weizsacker.

(l) Vedi GALEAZZO CIANO, Diario (1939-1943), Cit., VOl. I, p, 195.

291

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MADRID, ZOPPI

T. 20503/337 P. R. Roma, 23 lugUo 1940, ore 22,40.

Fonte fiduciaria informa che l'Ambasciatore spagnolo in Francia avrebbe comunicato al suo Governo in via confidenziale che il Governo francese è stato avvertito da Hitler che la Germania, allo scopo di stabilire basi aeree da cui attaccare l'Inghilterra, si prepara ad occupare Orano, Casablanca e la ferrovia di Rabat.

D'altro lato l'Ambasciatore spagnolo in Portogallo avrebbe comunicato che l'Inghilterra progetta l'occupazione delle Azzorre e di Lisbona.

Il Governo spagnolo, allo scopo di discutere sulla opportunità di precedere nell'occupazione dell'Africa francese settentrionale la Germania, troverebbesi in questo momento riunito.

Pregovi accertare urgenza e telegrafare (1).

292

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 321. Sofia, 23 luglio 1940, ore 23,45 (per. giorno 24, ore 10,50)

Ministro Affari Esteri ha chiesto vedermi subito dopo ricevuto invito ufficiale tedesco recarsi insieme con Presidente del Consiglio a Salisburgo sabato prossimo e cioè dopo e non con i romeni.

Riassumo sue idee: l) Governo bulgaro è soddisfatto per invito perchè vedrà con esso apparire su piano internazionale questione aspirazioni Bulgaria; 2) A Salisburgo Bulgaria presenterà sopratutto questione Dobrugia meridionale pur non tacendo altre aspirazioni;

3) Circa mezzo migliore per risoluzione questione con Romania, Sofia preferirebbe un solo arbitrato italo-tedesco anzichè una conversazione diretta con Bucarest;

4) Governo bulgaro sa che nulla potrà essere deciso senza approvazione di Roma e quindi esso sarà grato a V. E. per qualsiasi consiglio o avvertimento utile ai fini dell'imminente conversazione bulgaro-tedesca, in particolare Sofia sarebbe grata se potesse conoscere se richiesta per un arbitrato italo-tedesco incontrerebbe approvazione di Roma.

Aggiungo che notizia invito tedesco verrà pubblicata finalmente anche in Sofia in serata. I due u.omini politici saranno accompagnati a Salisburgo soltanto da piccolo gruppo collaboratori.

(l) Vedi DD. 300 e 318.

293

IL MINISTRO AD ATENE, E. GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 6630/1011. Atene, 23 luglio 1940 (per. giorno 26).

Rifer.imento: Mio telegramma n. 224 (1).

Mentre continuano, ma finora apparentemente con scarso successo, gli intrighi inglesi contro Metaxas ed il suo Governo, si va d'altra parte sempre accrescendo il numero di coloro i quali ritengono essere ormai giunto per la Grecia il momento di svincolarsi interamente dall'Inghilterra e di schierarsi apertamente dal lato delle Potenze dell'Asse. Questa tendenza si va facendo strada anche nelle file dell'esercito, dove sono numerosi gli ufficiali che .per ragioni di alucazione professionale e per il prestigio acquistato dalle recenti vittor.ie alle armi germaniche sono attratti verso la Germania. Naturalmente i fautori di un deciso avvicinamento della Grecia. alle Potenze dell'Asse pensano che la condotta del Governo, mentre vuoi essere rigidamente neutrale ed equidistante dall'una e dall'altra delle parti in conflitto, si risolverà in realtà in un danno futuro per la Grecia la quale alla fine della guerra si troverà egualmente invisa a vinti e vincitori.

Ai primi del mese di luglio, il Gen. Platis (uno dei tre sottocapi di S. M.) ha verbalmente esposto al Capo di S. M. G., Gen. Papagos, critiche sull'amministrazione e sulla preparazione dell'esercito e sulla politica estera della Grecia. Il Gen. Papagos ha accolto assai male l'esposizione del suo sottordine, l'ha considerata atto di indisciplina ed ha ordinato gli arresti al Gen. Platis.

Questi, il giorno 8 corr., ha fatto pervenire al Presidente del Consiglio, tramite il Sottosegretario di Stato alla Guerra, Gen. Papadimas, un memorandum, nel quaie venivano sviluppati i seguenti tre argomenti:

l. -Le somme stanziate per le forze armate sono state male impiegate. In massima parte sono state spese per le fortificazioni, col risultato di costruire opere di un certo valore, soltanto in un tratto della frontiera, sbarrando una sola delle possibili linee d'invasione del Paese (a parte il valore dubbio delle fortificazioni permanenti). Non si è fatto nulla per la motorizzazione e meccanizzazione dell'esercito ellenico; si è trascurato l'acquisto di potenti armi anticarro, dimenticando che il probabile nemico, la Bulgaria, possiede forti quantitativi di carri armati. Non si è provveduto ad accantonare adeguati quantitativi di munizioni ed oggi non si sa come far fronte a tale deficienza, data l'assoluta mancanza di materie prime.

Inoltre, lamenta la lentezza con la quale sono stati trascinati in lungo tutti gli affari relativi a forniture belliche, col risultato di riuscire a concluderne ben pochi e di aver scontentato i fornitori.

2. -Necessità di radicale cambiamento di politica estera, accostandosi decisamente alle Potenze dell'Asse, abbandonando la linea di equilibrio finora seguita e che a furia di essere troppo abile, finirà col condurre la Grecia a trovarsi senza amici, da alcuna parte.

3. -Necessità di cambiare alcuni uomini di governo, che per interessi o per mentalità sono troppo legati alla politica filo-inglese, per tanto tempo seguita dalla Grecia. Fra quelli che debbono uscire dal Gabinetto ha indicati il Ministro delle Finanze Apostolides, quello dell'Economia Nazionale Arvanitis, il Sottosegretario alla Marina Papavassiliou, quello alla Pubblica Sicurezza Maniadakis e quello per la Stampa e Turismo Nicoludis.

Il memorandum è stato esaminato nel settimanale Consiglio dei Ministri del 12 corr.

Subito dopo si è voluto procedere all'arresto del Gen. Platis nei locali dello Stato Maggiore, pare con l'intervento prima di un alto funzionario e poi dello stesso Sottosegretario alla P. S. Maniadakis. Ma di fronte alla minaccia di resistere con la violenza del Platis, si è consentito che si ritirasse in casa sua dove è stato sorvegliato.

Successivamente parecchi e parecchi ufficiali di ogni grado sono passati dall'abitazione del Gen. Platis, compiendo tacito, ma eloquente atto di solidarietà con lui. Molti sono stati arrestati ed inviati al confino nelle isole.

Nel frattempo, forse per tema della reazione che le misure di rigore contro il Gen. Platis potevano provocare nel corpo degli ufficiali dove egli gode di molte simpatie e aderenze. quest'ultimo è stato rimesso in libertà pur essendo allontanato dall'ufficio.

Sulla figura del Gen. Platis aggiungo i seguenti dettagli. Egli fu fino al 1923 fervente monarchico e partecipò al tentato colpo di Stato di Corinto, inscenato da Metaxas. Venne allora radiato dai quadri dell'Esercito. Nel 1927 fece adesione al regime repubblicano e venne riammesso nell'Esercito, dove ebbe anche incarichi di fiducia. Nel 1932 ridivenne monarchico ed è stato uno dei più attivi istrumenti dell'epurazione dell'Esercito degli elementi venizelisti seguita alla restaurazione. Nel campo tecnico è considerato uno dei migliori ufficiali generali di questo Esercito. Le misure disciplinari che il Governo ha adottato contro il Platis e contro gli ufficiali che si sono dimostrati solidali con lui provano che il Governo non <intende per ora almeno modificare il proprio atteggiamento in politica estera. È certo che fra i Ministri menzionati nel memoriale di Platis alcuni sono per tradizione, interesse ed abito mentale legati alla tradizionale anglofilia ellenica : fra questi specialmente: i signori Arvanitis e Apostolides. Sorpresa ha recato vedere incluso in tale elenco il nome del Capo della Polizia Maniadakis, che veniva generalmente ritenuto alieno dalle questioni di politica estera e devotissimo a Metaxas. Ma a parte che nel Regime attuale chi veramente decide è soltanto Metaxas, è ·Certo che quest'ultimo, pur essendo personalmente tutt'altro (.h.e anglofilo, non osa ancora decidersi per un decisivo mutamento di rotta nella politica greca. Gli interessi della marina mercantile, il timore dell'affamamento, la tema di mettere il Paese in contrasto colla Turchia, ciò che lascerebbe la Grecia sola di fronte alle rivendicazioni bulgare, sono i principali fattori che trattengono il Gen. Metaxas dal «rompere i ponti» e dall'indirizzare nettamente ed apertamente il suo Paese verso le Potenze dell'Asse della cui finale vittoria nè egli nè alcun altro più dubita in questo paese. Se questa politica di eccessiva cautela: sia in definitiva la migliore per l'avvenire della Grecia rimane

da vedere.

(l) Non pubblicato.

294

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. PERSONALE S. N. Berlino, 23 luglio 1940 (per. giorno 26).

La piccola contrarietà che ho avuto stamane e che Tu subito hai eliminato, era causata dalla supposizione che qui avessero combinato la visita dei romeni durante la Tua permanenza a Berlino, senza farTene parola. A ciò ero stato indotto dall'impressione che Roma, informata della cosa, fosse intervenuta per fare in modo che i romeni, di ritorno da Berlino, si recassero nella capitale italiana.

Ma Tu mi hai precisato che per questa seconda parte, l'iniziativa è stata romena; e ciò tanto più mi tranquillizza, in quanto Tu mi: hai detto di non dare soverchia importanza alla cosa.

Ti confermO! quanto Ti ho detto stamane al telefono, cioè che Ribbentrop è stato particolarmente soddisfatto dagli incontri avuti con Te e sopratutto dell'ultimo colloquio che si è svolto all'Ambasciata. Ciò mi son sentito ripetere anche dagli altri suoi diretti collaboratori.

Veramente anche questa Tua visita si è svolta in un'atmosfera di grande cordialità che, di riflesso, si ripercuote sull'Ambasciata, la quale ha così di molto facilitati i suoi lavori.

A questo proposito ho avuto oggi un lungo colloquio con Funk in relazione alla necessità di coordinare il complesso lavoro di studio che qui da tempo hanno già iniziato per la sistemazione economica dell'Europa. Ricorderai che io fin dall'inizio della sua permanenza a Berlino ho subito e nettamente manifestato la necessità che tali studi siano condotti concordemente dall'Italia e dalla Germania.

Funk si è mostrato molto comprensivo delle argomentaizoni che io gli avevo già esposto due mesi fa, in occastone del primo colloquio avuto con lui. Mi ha detto che giorni addietro egli ha riunito presso di sè i rappresentanti dei vari Ministeri interessati, per stabilire il criterio di ordinamento economico nei vari paesi europei; ma che specificatamente non è stato parlato dell'Italia, perchè con l'Italia saranno stabiliti accordi speciali.

Ho replicato che questo non è che un aspetto del problema, perchè l'altro aspetto, altrettanto importante è la fissazione delle direttive di massima che l'Asse dovrà imporre a tutti i paesi europei. Su questo argomento Funk mi ha· detto che egli gradirebbe molto una visita di Riccardi. Ma su ciò io mi riservo di farTi un preciso rapporto a parte.

Mi sono subito interessato del macchinario per il telegrafo. Attualmente non esiste in Germania perchè essendo un macchinario che non serve ai fini di guerra, ne è stata sospesa la fabbricazione. Ordinandolo oggi, la consegna avrebbe luogo fra un anno.

Non sò se al Tuo passaggio da Monaco sei stato informato che la ceramica da Te scel'ta nel catalogo non ha potuto esserTi consegnata perchè il magazzino ne era rnomentaneamente sprovvisto. Ho dato ordine affinchè ne sia fatta ricerca e Ti sia spedita.

22 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. V.

295

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 450. Tokio, 24 lu.gtio 1940, ore 11,58 (per. ore 21).

Ho fatto oggi la prima visita al nuovo Ministro degli Affari Esteri che da ieri ha preso possesso della carica. Non mi ha fornito precisazioni importanti sulla politica estera del nuovo Gabinetto le cui direttive risultano del resto ancora in gestazione. Mi ha accennato in termini generali alle sue ferme e personali intenzioni di rendere ancora più strette le relazioni italo-giapponesi ed a quella del principe Konoye di condurvi riforme rigeneratrici dello Stato ispirate ai principi del fascismo, ma applicata per altro alle condizioni particolari del Giappone. Il Ministro ha aggiunto di assumere la direzione del suo Ministero avendo vivissimo il ricordo e la dominante impressione dell'incontro avuto col Duce nel gennaio 1932, di cui mi ha parlato a lungo invitandomi a constatare come nella sua abitazione privata il ritratto donatogli dal Duce in tale circostanza sia abitualmente sul suo tavolo da lavoro. Mi ha detto la sua grande riconoscenza per l'appoggio da Voi accordatogli a Shanghai nel 1932 e mi ha espresso il desiderio di ottenere unaJ Vostra fotografia con dedica. Matsuoka ha affermato nelle interviste varie concesse alla stampa in questi giorni di essere uomo di fatti e non di parole. Fino a questo momento almeno non posso dire di averne impressione convincente.

296

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T.198. Beyoglu., 24 lu.glio 1940, ore 12,10 (per. ore 17,30).

Mio telegramma n. 197 (1).

Prima di partire per Berlino von Papen ha voluto avere un colloquio con me.

Premesso che mi esprimeva idee personali, mi ha detto che ormai bisogna iniziare h. guerra totale contro l'Inghilterra. Lo sbarco nelle isole si presenta difficile, comunque occorrerebbe contemporaneamente scacciare gli inglesi dal Mediterraneo e chiudere loro, col concorso della Spagna, la porta di Gibilterra. Inoltre sarebbe di sommo ed urgente interesse precludere agli inglesi le fonti di rifornimento di petrolio dell'Iraq e del Golfo Persico, sì che all'Inghilterra non resti che l'Atlantico come via di rifornimento.

L'azione sull'Iraq ed il Golfo Persico dovrebbe essere fatta col concorso dell'U.R.S.S. e dopo aver neutralizzato, pacificamente o con la forza, la Turchia. In conseguenza mi ha chiesto se io sapessi quali sono le intenzioni del Governo fascista sulla futura sistemaz10ne degli Stretti e sulle eventuali concessioni da fare all'U.R.S.S. per assicurarne la collaborazione.

Ho deito che non ero in grado di dare una risposta.

(l) Non pubblicato: informava della partenza di von Papen per Berlino su urgente invito di von Ribbentrop.

297

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BUENOS AYRES, SERENA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 180. Buenos Ayres, 24 luglio 1940, ore 14,34 (per. ore 22,45).

Telegramma di V. E. 19 corrente (1). Con i miei telegrammi 141/146-150-157 (2) ho già anticipato a V. E. atteggiamento che il Governo argentino si propone tenere alla conferenza Avana.

Il primo discorso pronunciato dal capo della Delegazione Argentina dott. Melo è una conferma di tale atteggiamento che come ho riferito si ricollega tradizionale linea Argentina di resistenza all'invadenza nord-americana tanto nel campo politico quanto in quello economico.

Questa resistenza si esplicherà anche per quanto concerne progetto protettorato panamericano sui possedimenti europei in America. Editoriali apparsi oggi su Prensa riassunti nel mio telegramma stampa ,97 sono sintomatici e da ritenersi oltre che espressione del più autorevole organo argentino di ispirazione ufficwsa.

Occorre tener presente tuttavia che atteggiamento questo Governo urta nelle attuali condizioni in maggior difficoltà che per il passato per varie ragioni, fra l'altro:

l) perchè la solidarietà panamericana invocata da Washington per far riunire al più presto affrettatamente conferenza Avana è stata posta sotto etichetta iaeologica di « difesa delle democrazie contro le aggressioni totalitarie » alle quali questo governo non può sottrarsi per le sue stesse origini e per pressione corrente politica largamente predominante nel paese e vivamente rinfocolata in questi ultimi periodi della campagna stampa sovvenzionata dalla Gran Bretagna e àai nord-americani;

2) perchè le sempre più concrete offerte di appoggio finanziario nordamericane finiscono coll'aver presa sugli ambienti economici argentini e sullo stesso Governo, vivamente preoccupati della crisi economica che si va qui delineando in dipendenza della fortissima diminuzione dell'esportazione verso Europa.

298

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

(Pubbl. MARIO ToscANO, Una mancata intesa itala-sovietica nel 1940 e 1941, cit., pp. 49-50)

T. RISERVATO 355. Mosca, 24 luglio 1940, ore 19,40 (per. giorno 25, ore 1).

Prima di dare corso alle istruzioni di cui al telegramma di V. E. n. 99 (3) credo dover prospettare quanto segue: Anche senza interpellare autorità sovietiche si può prevedere con quasi assoluta certezza che «basi diverse » per negoziati commerciali che codesto

Ambasciatore U.R.S.S. ha menzionato senza precisarle non saranno di natura

tecnica bensì politica.

Queste~ Ambasciata ha ripetutamente segnalato che ogni negoziato commerciale viene sempre e direttamente subordinato dal Governo dell'U.R.S.S. a certe condizioni politiche (1). Ricordo in proposito le note «premesse politiche » che Molotov ha in questo senso affacciato all'Ambasciatore di Germania nella fase preliminare delle trattative tedesco-sovietiche dell'estate scorsa le quali sboccarono poi nell'accordo commerciale e nel quasi contemporaneo patto collaborazione politica. È per me evidente che questo Governo intende oggi seguire nei nostri riguardi analoga linea di condotta. Sono pertanto convinto che ad una mia richiesta di precisazioni circa nuove basi per accordo commerciale autorità sovietiche risponderanno avanzando necessità chiarire prima situazione politica. E poichè nel nostro colloquio del 25 giugno Molotov mi ha fatto nota importante dichiarazione che implica desiderio sovietico di discutere con noi in vista delle possibilità accordo sulle questioni danubio-balcaniche e del Mar Nero (miei telegrammi 306, 307 e 321) (2) non è illogico prevedere che si insisterà per conoscere punto di vista e intenzioni italiane in proposito.

Ho creduto necessario prospettare questa eventualità perchè passo ordinato da telegramma di V. E. n. 99 avrà come probabile effetto di fare riaprire quelle conversazioni di natura politica che secondo le istruzioni contenute nel telegramma n. 75 (3) V. E. ha invece considerato opportuno lasciar cadere per il momento.

Gradirei pertanto conoscere se debbo ciò nonostante sollecitare desiderati chiarimenti circa trattative commerciali.

In caso affermativo prego telegrafare come V. E. desidera che io mi comporti di fronte probabili insistenze sovietiche di chiarimenti supplementari « di interesse politico» (4).

(l) -Vedi D. 271. (2) -Non pubblicati. (3) -Vedi D. 285.
299

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO 198. Budapest, 24 luglio 1940, ore 21.

Circa convocazione Ministri romeni a Salisburgo Csaky dicemi essern~ stato preavvisato da parte tedesca, donde gli si è lasciato comprendere che su Romania verrà esercitata nuova più risoluta pressione nel senso concordato a Monaco Baviera. Da parte romena si tratterebbe portare risposta Re Carol nota lettera Fiihrer, illustrandola con elementi a sostegno tesi romena. Successivamente stessi ministri romeni si recherebbero a Roma, del che Csaky mostravasi compiaciuto anche poichè secondo lui tale visita toglierebbe ogni possibile illusione

(-4) Ciano rispose il 27 luglio 1940 con il seguente telegramma (n. 106): • Date pure seguito istruzioni mio telegramma n. 99 •· In una copia tratta dall'archivio dell'Ambasciata di Mosca si legge questa annotazione di Rosso: « È una risposta che non risponde ai miei quesiti! •· ·

Bucarest soluzione di una identità vedute Roma Bedino in rapporto problema romeno.

Csaky ritiene nondimeno intenzione Bucarest è guadagnare tempo sotto pretesto gravità situazione interna che non consentirebbe per il momento affrontare soluzione questioni territoriali. Secondo quanto da lui dettomi giocherebbero altresì importanti interessi privati personalità romene, in primo luogo Gigurtu in TransUvania meridionale, che ostacolerebbero trattative. Comunque crede sempre da parte romena si preferirà in ogni caso soluzione imposta da Potenze Asse, che discarichi Governo responsabili negoziati diretti con Ungheria.

Non escludo però neppure gesti inconsulti romeni quali massacri minoritari ungheresi che sembrano temere, pur osservando che ciò, mentre porrebbe Ungheria in obbligo intervenire, potrebbe con aggravamento situazione interna romena dare sov,ieti pretesto azione se non di assorbimento Romania tipo Stati Baltici, quanto meno di imposizione, il che pare ritenuto un giorno inevitabile.

In complesso per sviluppo situazione nell'interesse aspirazioni Primo Ministro sembra aver la massima fiducia.

300.

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A MADRID, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 356. Madrid, 24 luglio 1940, ore 23,15 (per. giorno 25,

on 6,30}.

Vostro 337 (l) giunto circa ore 18.

Ho conferito con Serrano Sufi.er che è persona più seria e più attendibile di Beigbeder. Egli mi ha detto che nulla a lui consta circa notizie di cui si tratta e mi ha comunque escluso che questo Governo sia o si sia riunito allo scopo indicato nel telegramma cui rispondo.

Continuerò accertamenti e mi riservo telegrafare (2).

301.

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 89. Berlino, 24 luglio 1940 (3).

Telegramma ministeriale 673 (4).

In relazione al telegramma citato comunico quanto segue:

l) È inevitabile che in un complesso di oltre 70mila lavoratori, trasferiti in paese straniero, lontani dalle famiglie, e sottoposti a clima, vitto e condizioni lavorative sovente diverse da quelle abituali, si verifichi qualche caso di malcontento e indisdplina.

2) Può tuttavia senz'altro dirsi che se, come negli anni passati simili inconvenienti si sono ripetuti anche nell'anno corrente, non si tratta certo di fenomeno diffuso, bensì sporadico ed occasionale in genere connesso con particolare situazione di qualche azienda o presenza nei gruppi dei lavoratori di qualche elemento poco desiderabile.

Nei riguardi di questi ultimi è stato preso, quando le circostanze lo consigliassero, immediato provvedimento rimpatrio. Cifra di tali rimpatri che, ad oggi, assommano in tutto a 26 casi per lavoratori agricoltura e una diecina per lavoratori mdustria, conferma, in proporzione numero ingente lavoratori stessi, andamento soddisfacente della situazione.

3) Non è da ritenere che malcontento dipenda da mancata corresponsione trattamento previsto nei noti accordi, che risultano essere regolélrmente osservati da parte tedesca.

4) Per quanto concerne lavoratori agricoltura risulta tuttavia che in certe località guadagno è stato inferiore anni passati, in relazione diminuzione lavoro a cottimo in conseguenza abbondanza mano d'opera proveniente da altri paesi. Questa circostanza, sopratutto in coincidenza con attuale favorevole stagione lavorativa m Italia, sembrerebbe aver indotto ultimamente un certo numero di lavoratori a desiderare rientro nel Regno, ed a prestare orecchio a istigazioni di qualche elemento meno disciplinato.

5) Per quanto concerne lavoratori industria si è parimenti verificato qualche atto indisciplina per temporanea sospensione congedi in relazione situazione generale e esigenze trasporti militari. Per disposizione Presidente Confederazione Capoferri venne a suo tempo diramata circolare ai lavoratori per far loro presente particolare situazione e richiamarli senso dovere. Inconveniente è comunque in corso di essere risolto, utilizzando, per operai che avevano diritto congedo, i treni adibiti al trasporto in Germania dei 20mila ulteriori lavoratori richiesti da Governo tedesco.

6) Consolati dipendenti e Ispettorati sindacali hanno ricevuto da Ambasciata precise istruzioni di interessarsi attivamente allo scopo eliminare giustificate ragioni malcontento nostri lavoratori, agendo invece con energia contro eventuali elementi indisciplinati.

7) Questa Ambasciata sarà grata se a complemento sue segnalazioni gen~ riche, codesto Ministero vorrà farle pervenire ogni rapporto in suo possesso che contenga circostanziati e specifici elementi circa non soddisfacente situazione nostri lavoratori. Solo in questo modo le è infatti possibile indiv,iduare eventuali fondate ragioni malcontento e proporre concreti rimedi per evitare il ripetersi di incresciosi episodi.

8) Per parte sua, R. Ambasciata ritiene intanto dover segnalare necessità che da parte competenti Confederazioni si eserciti una maggiore attenzione -sia dal punto di vista tecnico, sia dal punto di vista personale -nella selezione dei lavoratori che vengono inviati in Germania. Mentre inoltre la R. Ambasciata stessa è aliena, per ragioni di principio, dal fare ricorso alle locali Autorità germaniche per reprimere eventuali atti indisciplina lavoratori stessi, è indispensabile che coloro contro i quali viene preso provvedimento rimpatrio obbligatorio, siano effettivamente sottoposti opportune misure di rigore da parte autorità nel Regno. Vi è infatti diffusa convinzione tra i nostri lavoratori che ammonimenti loro fatti da parte R. Consoli e Ispettori Sindacali non trovino alcun seguito una volta rientrati essi in Italia, dove risulterebbe che effettivamente molti dei lavoratori rimpatriati in tal forma siano riusciti a impietosire nostre Autorità competenti, oppure convincerle propria innocenza, sfuggendo così a ogni seria sanzione.

È evidente oltre tutto che questo stato di cose non può non ripercuotersi f-U prestigio predetti Consoli e Ispettori, i quali vengono a trovarsi seriamente pregiudicati nello svolgimento loro funzioni.

Nei prossimi giorni, se le esigenze del servizio me lo permetteranno, conto di recarmi, come avevo da tempo stabilito, a visitare qualche gruppo di operai agricoli ed industriali, per rendermi personalmente conto sul posto delle loro condizioni di lavoro e del loro stato d'animo.

(l) -Vedi D. 22. (2) -Vedi DD. 104 e 170. (3) -Vedi D. 187. (l) -Vedi D. 291. (2) -Vedi D. 318. (3) -Manca l'indicazione della data d'arrivo. (4) -Vedi D. 279.
302

IL MINISTRO A L'AVANA, PERSICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 24. L'Avana, 25 lugLio 1940, ore 15,30 (per. giorno 26, ore 1,35).

Mio telegramma n. 003 (1).

Ho avuto stamane colloquio Ecc. Campa Segretario di Stato Presidente Conferenza il quale si è mostrato in genere ottimista circa esito lavori Comr.-tissioni che si svolgono con il massimo riserbo.

Ecc. Campa mi ha detto: «Nella Commissione Neutrale si è giunti ad un accordo per il rafforzamento della dichiarazione di Panama e per unifi~azione legge neutralità vari Paesi americani.

Nella Commissione Preservazione Pace si è raggiunto l'accordo maggbranza delegati per redazione documento che sarà chiamato «dichiarazione Avana~ in cui sarà fissato principio autodecisione Colonie europee in America secondo proposta Cuba (vedi telegramma-stampa su citato).

Non si è ancora raggiunto l'accordo e si cerca soluzione di compromesso per il progetto di Convenzione di fidecommesso Colonie secondo la proposta americana (vedi n. 6 telegramma suddetto).

Nella Commissione Cooperazione Economica continuano lavori allo ~copo completare dichiarazione economica di ordine generale.

Si terrà rafforzato commercio interamericano senza alcuna esclusione».

Ecc. Campa ha soggiunto che Delegazione Cuba cercherà che eventuale accordo non presenti carattere guerra economica.

Sulla questione dei piroscafi internati Ecc. Campa in via strettamente confidenziale mi ha promesso con spirito amichevole e cordiale che farà il possibile per non far toccare il problema. Egli ha aggiunto che i Paesi che si sono dimostrati più favorev.oli all'embargo erano Cile e Messico per quanto Ecc. Cardenas si dimostri ora meno propenso. Ad ogni modo ove problema venga trattato, sarà risolto con criterio giuridico.

(l) Non pubblicato.

303

IL MINISTRO A STOCCOLMA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 151-152. Stoccolma, 25 luglio 1940, ore 22,35 (pe1·. giorno 26, ore 7,40).

151. Questo Ministro degli Affari Esteri intrattenendomi stamane sulla situazione internazionale se ne è mostrato molto preoccupato. Come anch'io avevo notizia da altra parte, egli mi ha confermato che nei territori dei tre Paesi baltici i Sovieti hanno ammassato grandi contingenti truppe assolutamente sproporzionati agli eventuali bisogni locali. In più, lungo le frontiere della Finlandia permangmw tuttora 20 divisioni russe e recentemente la base della penisola di Hango, ceduta con l'ultimo trattato di pace, è stata guarnita di truppe e di materiale che Mosca ha preteso inviare via di terra attraverso Vijpuri.

Signor Gunther mostra di ritenere che dopo la stabilizzazione promossa nei Balcani, la Russia voglia raggiungere propri obiettivi nel nord rappresentati dall'occupazione Finlandia. Il dislocamento di truppe nei territori baltici sarebbe logicamente, secondo lui, in funzione anti:tedesca e di eventuale copertura contro qualsiasi opposizione per l'impresa in Finlandia; Gunther non esclude neppure che i propositi russi nel Nord abbiano consenso Berlino. Situazione generale ed ultimo discorso del Fuehrer nei punti in cui questi parlò della Russia, lasciano supporre -Gunther mi ha affermato -che per il futuro la Finlandia debba pienamente considerarsi nella zona interessi russi. Inoltre è ora qui rilevato zelo nazista nel rimproverare a questa stampa qualsiasi allusione a possibili dissensi russo-tedeschi. Tutto ciò provoca nell'animo di questi dirigenti penose previsioni e si può anche dire disillusioni su quanto si sperava.

Ho chit:sto a Gunther quale sarebbe condotta della Svezia in caso di attacco russo alla Finlandia. Ministro degli Affari Esteri ha replicato non essere in grado rispondere ogg,i a tale domanda, ma che certamente Svezia non potrebbe considerare con indifferenza occupazione bolscevica della Finlandia ed anzi sentirebbe bisogno prevenire simile evento.

Riportandoci ad altre precedenti nostre conversazioni cher ho a suo tempo riferite a ~. E., Gunther ha riparlato della Germania, dichiarandomi esplicitamente che egli non sa ora che cosa Berlino potrebbe volere o non volere.

Mi ha fatto chiaramente intendere, come già altre volte, che la Svezia sarebbe disposta, desidererebbe anzi, opporsi ad una nuova avanzata russa in questo settore, ma vorrebbe avere consenso esplicito e forse anche materiale appoggio germanico.

In caso contrario il compito sarebbe troppo difficile per la Svezia che (fuggevolmente egli mi ha detto) potrebbe anche vedersi tagliare certamente forniture tedesche.

152. Insistendo sui suoi dubbi circa la vera volontà di Berlino per tanta contraddizione che sarebbe dato rilevare, Gunther mi ha chiesto se potevo suggerirgli un mezzo per accertare tale volontà. Ho lasciato cadere l'interrogativo del Ministro àegli Affari Esteri. A mia richiesta ha risposto che nessun passo russo è stato svolto in questi giorni ad Helsinki nè direttamente nè indirettamente, ma che non per questo la situazione può dirsi meno seria e che anzi vi è da aspettarsi una mossa russa non appena avrà inizio l'offensiva germanica contro l'Inghilterra.

Gunther continua a ritenere ormai minata la saldezza interna della Finlandia, il che contribuisce a rendere più vive le preoccupazioni per quello che potrà accadere. La Finlandia di oggi potrebbe preparare tristi sorprese.

Parlandomi poi della situazione di politica interna, Gunther ha escluso come imminente un cambiamento di Gabinetto, ma ha subito aggiunto che il regime politiC'o svedese basato fin qui sui principi democratici e parlamentari deve ormai necessariamente aggiornarsi con i nuovi sistemi e che ciò deve essere fatto quanto prima. Avendogli al riguardo chiesto cosa prevede delle elezioni politiche che dovrebbero aver luogo in settembre, ha risposto che fino a quell'epoca molti e radicali eventi potrebbero verificarsi. Mi ha informato pure dell'andamento difficile delle trattative commerciali con Mosca che si spera tuttavia di concludere

o portare a buon punto col prossimo ritorno a Mosca del Segretario Generale del Ministero degli Affari Esteri che per istruzioni è tornato qui ieri dalla Russia. Gunther ha tenuto però a dirmi che tutte le difficoltà sono di natura tecnica e che nessun elemento di carattere politico è intervenuto in quelle conversazioni.

Sulle nuove impressioni riportate da Mosca dal Segretario Generale mi ha spontaneamente detto che il sig. Boheman aveva osservato che la posizione in quei giorni del sig. Cripps non era brillante; si potrebbe quindi con questo pensare che speciali difficoltà o scortesie fossero state fatte al diplomatico inglese. Il sig. Gunther trae anche da questo motivo per ritenere che per il momento vi siano buone intese fra Berlino e Mosca ed il suo pensiero va sempre verso la paventata azione contro la Finlandia.

304

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 1120. Berlino, 26 luglio 1940, m·e 17.

Mi riferisco al mio telegramma n. 1080 (1). Ribbentrop autorizzato Woermann ad accettare protesta presentata da questo Ministro di Lituania el Lettonia.

Note saranno però restituite in forma occasionale senza marcare non accettazione. Predetti Ministri sono stati autorizzati rimanere in Germania e si crede che anaioga autorizzazione sarà data agli altri membri Legazioni Baltiche a Berlino.

Risulta che Ministro degli Affari Esteri Lettonia trasferito nelle vicinanze Mosca, in occasione sua partenza, è stato salutato alla stazione dalle autorità che hanno voluto dare carattere amichevole a tale partenza (2).

per telefono che il primo periodo va letto come segue : "Ribbentrop non ha autorizzato Woerman ad accettare protesta presentata da questi

(l) -Vedi D. 283. (2) -Un'appunto della Direzione Generale degli Affari d'Europa e del Mediterraneo in data 27 luglio, reca: c In relazione all'accluso telegramma n. 1120 la R. Ambasciata a Berlino ha precisato
305

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 359. Mosca, 26 luglio 1940, ore 18,10 (per. giorno 27, ore 2,36).

Telegramma di V. E. 102 (1). Questo Ambasciatore Iran mi ha confermato partenza da Teheran di una delegazione capeggiata dal Segretario Generale degli Affari Esteri. Delegazione non è ancora giunta a Mosca.

Ragione «ufficiale » del viaggio è regolamento delle questioni relative ai trasporti petrolio che sono discusse periodicamente fra i due Governi. Credo tuttavia molto probabile che Segretario Generale persiano del:fua occuparsi anche e specialmente di questioni politiche. Sulle richieste territoriali sovietiche non sono in grado per il momento fornire mgguagli più precisi e positivi di quelli già inviati (2). Propendo però ad attribuire serio fondamento alla informazione di Petrucci e cioè che sia contemplato compromesso sulla base occupazione Tabriz la quale del resto è prevista dal trattato anno 1921.

Ritengo infatti che Governo sovietico preferisca raggiungere subito risultati pratici senza doversi impegnare in imprese militari cui sviluppi potrebbero comportare serie complicazioni internazionali. D'altra parte è chiaro che occupazioni anche se a titolo provvisorio ·possono -fatte durare a lungo e con il favore delle circostanze -diventare poi definitive. Comunque ho ragione di credere che accordi precisi non siano ancora stati raggiunti e che delegazione persiana attualmente in viaggio venga appunto per discutere questione con Kremlino. Quanto Inghilterra si ha anche qui impressione che diplomazia britannica stia lavorando per esercitare eventuale azione di influenza nella soluzione problema fra U.R.S.S. e Iran ed anche fra U.R.S.S. e Turchia. Alcuni miei colleghi neutrali mi dicono che Ambasciatore Cripps è molto attivo e intraprendente. Si crede egli abbia avuto tempo fa lungo colloquio segreto con Stalin. È ovvio che egli cerca influenzare politica sovietica contro Germania e non è quindi inverosimile che a tale scopo si sforzi avere come mediatore fra Mosca da una parte ed Ankara dall'altra tentando fomentare attriti fra Mlosca e Berlino.

Ministri di Lituania e Lettonia ".

La R. Ambasciata a Berlino ha aggiunto che l'espressione "in forma occasionale " va intesa nel senso che le note di protesta saranno restituite in forma amichevole senza marcare il respingimento delle note stesse e " alla prima occasione " in cui i Ministri interessati si troveranno all'Auswaertiges Amt senza per questo essere espressamente convocati •·

(l) -Non pubblicato: contiene la ritrasmissione del T. 174 da Teheran del 17 luglio 1940 con il quale Petrucci riferiva di aver ricevuto nuove informazioni che confermavano le voci relative ad una richiesta sovietica di occupazione temporanea di alcune parti della Persia Settentrionale, Tabriz compresa, per mettere l'U.R.S.S. in condizioni di salvaguardare il proprio territorio. Secondo Petrucci, lo Scià avrebbe accettato tale occupazione temporanea dietro consiglio del Governo britannico che gli avrebbe nello stesso tempo dato la sicurezza di poter contare sul proprio incondizionato appoggio per salvaguardare l'indipendenza e l'integritàterritoriale del Paese. (2) -Vedi ultimo capoverso del D. 218.
306

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 361. Mosca, 26 luglio 1940, ore 22, 10 (per. giorno 27, ore 6).

Mio telegramma n. 359 (1).

Secondo informazioni di questa Ambasciata di Germania conversazioni Cripps Stalin non avrebbero dato risultati sperati da parte inglese. Cripps avrebbe presentato a Stalin serie domande tendenti in generale a interessare Governo sovietico alle sorti dell'Europa viste sotto angolo britannico. Stalin gli avrebbe risposto che U.R.S.S. non era interessata all'equilibrio Europeo come lo concepiva Inghilterra. Mi richiamo in proposito a quanto mi aveva detto Molotov nella nostra conversazione del 20 giugno (mio telegramma n. 295) (2). Anche trattative commerciali che erano state ragioni ufficiali della missione Cripps Mosca non hanno finora dato alcun risultato. Ciò sarebbe confermato dalla notizia di fonte inglese secondo la quale rappresentanza commerciale domenica scorsa avrebbe lasciato Londra.

307

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 155. Belgmdo, 26 luglio 1940 (per. giorno 28).

Mio telegramma per corriere n. 072 del 18 maggio u. s. (3).

S.l.M. ha segnalato per indagine a questo R. Addetto Militare nuove voci trattative in corso per alleanza militare tra Jugoslavia Bulgaria e U.R.S.S.

Sono ritornato opportunamente sull'argomento con questo Ministro Aggiunto per gli Affari Esteri riferendomi a quanto mi aveva detto a suo tempo e di cui al telegramma per corriere sopracitato.

Smilianié dopo aver accennato che tali voci vengono sistematicamente riposte in circolazione nei momenti più delicati, le ha ancora una volta categoricamente smentite, definendole cose false. Ha aggiunto che solo contatto ufficiale avuto sinora da Ministro jugoslavo a Mosca è stato un colloquio « assolutamente protocollare» con Molotov, mentre Ministro sovietico in Belgrado non ha potuto vedere ancora Ministro Affari Esteri tuttora convalescente.

In generale, in tutta la conversazione Smilianié ha mostrato persistente tendenza a porre rapporti ufficiali jugoslavo-sovietici su un piano di necessità e

normalità, come pure a diminuire e sottovalutare portata tendenze panslave popolazione jugoslava. Vanno infine notate in questi ambienti, specie in quelli militari crescenti notizie di una· scostata bulgara nei rapporti con U.R.S.S. Su tali notizie si insisterebbe specie da parte bulgara.

(l) -Vedi D. 305. (2) -Vedi D. 73. (3) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. IV, D. 482.
308

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 168. Budapest, 26 luglio 1940 (per. giorno 28).

Mio telegramma n. 198 (1). Sono transitati ieri pomeriggio per treno Ministri romeni recantisi Salisburgo insieme con Ministro di Germania Bucarest.

Mio collega tedesco che erasi recato stazione, come da mio telegramma 203 (2), per salutare .Ministro Fabricius, mi si è manifestato poco soddisfatto della accoglienza quasi ostile fatta da ungheresi, che, secondo disposizioni date pare personalmente da Csaky, non avrebbero delegato nessuno alla stazione, la quale sarebbe stata invece piantonata da elementi armati di truppa disposti lungo banchin~.

Erètmannsdorff mi ha detto Fabricius avergli riferito nota lettera Fuehrer al Re Carol attirava attenzione su alternativa Romania risolvere suoi problemi con Stati confinanti mediante guerra ovvero pacifici negoziati che consigliava. Delegazione romena era ora incaricata recare replica Re Carol, che secondo Fabricius fondavasi su disposizioni alquanto restrittive: in particolare tratterebbesi cessione all'Ungheria zona pianeggiante frontiera sud occidentale estendentesi profondità media poco più 60 chilometri fino retrostante regione montana. Del tutto negative sarebbero disposizioni per regione Secleri.

A quesi;o Ministro Affari Esteri, come confermatomi da stesso mio collega germanico, risulterebbero seguenti istruzioni Delegazione romena: l) dare a Salisburgo ampie assicurazioni disposizioni Romania negoziare pendenza con Ungheria;

2) indicare come termini eventuali cessioni romene, città: Szstmar, Nagyvarad, Arad, con retrostante territorio fino linee fortificate romene avente profondità media circa 20 chilometri;

3) qualora a Salisburgo venisse esercitata maggiore pressione, Romania potrebbe offrire plebiscito zone contestate, di cui autorità romene vigilerebbero esecuzione;

4) adottare tattica dilatoria, tentando comunque rinvio per quanto possibile illimitato effettiva consegna territori.

(l) -Vedi D. 299. (2) -Non pubblicato.
309

L'INCARICATO D'AFFARI A.I. A MADRID, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO PER CORRIERE 69. Madrid, 26 luglio 1940 (per. giorno 29).

Mio telegramma n. 348 (1). Ho avuto occasione di chiedere tanto a Serrano Sufier quanto a Beigbeder informazioni circa conversazioni ispano-portoghesi in corso.

Serrano Sufier me ne ha spiegato così la genesi e i successivi sviluppi sino ad oggi: « Dopo l'arrivo dei tedeschi ai Pirenei molte voci si erano sparse in Spagna e Portogallo circa possibilità di sbarchi inglesi a Lisbona e Lagos e circa intenzioni germaniche di prevenire quelle occupazioni. Questo Ambasciatore del Portogallo nonchè personalità portoghesi mie amiche mi interpellarono per conoscere quanto mi risultasse in proposito. Risposi loro che, a mio avviso, il pericolo di occupazione germanica del Portogallo era in funzione della minaccia di occupazione inglese. Aggiunsi che, verificandosi questa ultima eventualità, esercito spagnolo sarebbe entrato anch'esso in Portogallo; e prospettai opportunità -anche in relazione recenti dichiarazioni Salazar di voler mantenere neutralità-che, per scongiurare ogni minaccia ed ogni pericolo, Portogallo si decidesse a denunciare trattato alleanza con Gran Bretagna e contemporaneamente concludess<:! patto alleanza con Spagna. In tal modo si sarebbe tenuta, in rispetto Gran Bretagna e tranquillizzata Germania. Portoghesi mostrarono interessarsi a tale mia proposta (che Caudillo approvò in massima autorizzandomi continuare conversazioni), ma mentre si sono subito dichiarati disposti consolidare vieppiù vincoli amicizia con Spagna ,quali risultano dal trattato di amicizia in vigore, sono ancora 'restii all'idea di denunciare trattato Inghilterra per concludere alleanza con Spagna ». In relazione questione portoghese, Serrano Sufier mi ha anche accennato, senza peraltro insistervi, che del Portogallo si sarebbe parlato benchè vagamente in occasione del suo viaggio a Roma.

Beigbe~er mi ha ripetuto sostanzialmente le stesse cose aggiungendo che attualmente egli sta sforzandosi di convincere il Governo di Lisbona dell'inutilità e dei pericoli per Portogallo e per sue colonie di perseverare nell'alleanza inglese che si è rilevata rovinosa per tanti altri piccoli Stati.

310

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 7350/1951. Berlino, 26 luglio 1940 (2).

L'atteggiamento della Germania verso il Governo di Vichy continua a ispirarsi a una <!erta diffidenza: non tanto dal punto di vista internazionale; per

D. -176.

quanto concerne cioè i rapporti del Governo stesso con gli ex nemici e gli ex amici, quanto dal punto di vista interno della Francia. La stampa tedesca dà notizie senza rilievo, di provvedimenti e riforme decisi da Pétain e Lavai, ma rivestendoli di scetticismo. e non tralascia occasione per far capire alla Francia che non basta cambiare d'abito e indossare, anzichè quello parlamentare, quello autoritario, per «rifarsi una verginità». Così si sono nettamente respinti i tentativi di giornali francesi come Paris Soir, Jour. Journal, Oeuvre, Temps, di scindere la responsabilità del popolo di Francia nella colpa della guerra dalla responsabilità di coloro che l'avevano in essa guidato. Daladier e compagni erano pure stati eletti dal popolo, e da questo rafforzati nei propositi bellici contro la Germania. Si è fatto ancora notare a Berlino, che la Francia si presenterebbe in luce più simpatica se, anzichè tentare di scagionarsi dalle colpe passate, le riconoscesse e dimostrasse quindi ravvedimento e disposizione alla penitenza.

Quanto precede serve di base, alle voci ufficiose tedesche, per riaffermare che, comunque la Francia internamente si trasformi, non può affatto pretendere di ottenere una partecipazione « attiva e rilevante » e quel nuovo ordine d'Europa che la Germania e l'Italia si accingono a organizzare. Gli sforzi per « agganciarsi » agli Stati autoritari, con riforme interne e nuovi indirizzi esteri, non bastano a far dimenticare due decenni di politica democratica e anglofila.

Si può aggiungere che lo stesso tono si marca anche nei riguardi dei Paesi dell'Europa sud-orientale i quali cercano di avvicinarsi ora all'Asse, anche se delle loro cose interne la stampa tedesca parla assai meno. La « Fuehrung » in una parola, è dell'Italia e della Germania, secondo il concetto che si continua a ripetere qui e che è stato efficacemente ripreso, ieri, dal discorso del Ministro Funk. I paesi minori devono seguire: e non è che « cambiamenti di volta » nel regime interno, all'ultima ora, possano per questo assicurare loro una più forte voce in capitolo di quella che non si meriti il loro posto nella nuova Europa.

(l) -Non pubblicato: dava notizia dell'avvio delle trattative ispano-portoghesi e delle istruzioni, ricevute dai rappresentanti tedeschi a Madrid e Lisbona, di secondare tale iniziativa. Vedi queste istruzioni in Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. X, (2) -Manca l'indicazione della data d'arrivo.
311

L'AMBASCIATORE A BERLINO. ALFIERI. AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 7351/1952. Berlino, 26 luglio 1940 (1).

Il Ministro dell'Economia Funk ha tenuto ieri dinanzi alla stampa tedesca ed estera una conferenza in cui ha preso posizione di fronte ad alcuni importanti problemi economici che interessano la Germania ed i suoi rapporti con l'economia europea e mondiale.

Egli ha anzitutto esaminato la situazione della Germania nei riguardi del nuovo ordinamento europeo, affermando che i dirigenti dell'economia tedesca non si lascìano guidare da dogmi assoluti, conformano la loro azione ai bisogni mutevoli del momento. Noi collaboreremo strettamente con l'Italia alleata -ha detto egli, -Jn tutti i campi, in modo da utilizzare le forze economiche italiane e tedesche per la ricostruzione dell'Europa. Dopo la guerra si continueranno ad impiegare i metodi che finora hanno dato buona prova in questo campo.

Rispondendo alla domanda quale sarà l'ordinamento monetario dopo la guerra, il Funk ha affermato che il Reichsmark avrà senza dubbio una posizione predominante, poichè l'immenso aumento di potenza del grande Reich tedesco avrà per conseguenza un rafforzamento della sua valuta. In quanto ai rapporti con gli altri Paesi, essi saranno regolati in base ai principi finora adottati, servendosi anzitutto delle esperienze effettuate coi diversi accordi di clearing.

La nuova politica economica dell'Europa, ha continuato il Ministro, sarà dominata dal principio di assicurare allo spazio economico europeo tutti i prodotti di cui esso abbisogna in modo da garantirgli la necessaria libertà. Tuttavia, ha aggiunto egli. ciò non esclude che l'Europa possa continuare ad effettuare scambi di prodotti con gli altri continenti.

In quanto ai prodotti che potranno costituire oggetto di questi scambi, il Funk ha successivamente passato in rivista le relazioni commerciali del continente europeo con la Russia, l'America, l'America del Sud e l'Asia, rilevando come siano in errore gli Stati Uniti se ritengono di poter continuare la politica di accentrare tutto l'oro del mondo e d'altra parte d1 voler esportare la maggior quantità }Jossibile di prodotti. Ha osservato ancora che nel determinar<' le possibilità di scambio con gli altri continenti si dovrà tener conto del fattore rappresentato dalla qualità superiore dei prodotti tedeschi i quali potranno sempre anche in avvenire trovare facile sbocco sugli altri mercati.

Parlando del finanziamento della guerra, il Funk ha esposto come esso avvenga mediante il lavoro e non con l'oro. La base del finanziamento è costituita praticamente dalle cambiali emesse dal Reich e scontate dalla Reichsbank. Tali cambiali sono garantite dal lavoro e dalla produzione tedesca e quindi conserveranno tutto il loro valore. Naturalmente la premessa indispensabile di questa politica di finanziamento è costituita dalla stabilità dei prezzi e dei salari che i dirigenti della politica tedesca sono finora riusciti a mantenere e che manterranno anche in futuro.

Continuando la sua esposizione il Ministro ha negato che la trasformazione dell'economia di guerra in economia di pace possa provocare una crisi economica poichè tale trasforamzione sarà strettamente sorvegliata dal Reich e quindi avverrà in rnodo progressivo e ordinato.

Il Funk ha concluso le sue dichiarazioni riassumendo nei seguenti punti il programma della Germania nel campo economico: l) conclusione di accordi economici a lunga scadenza con .gli Stati europei che dovranno adeguarsi alle necessità del mercato tedesco; 2) creazione di rapporti stabili di valore fra le .diverse monete adeguate al marco tedesco;

3) aumento della produzione di derrate alimentari e di materie prime mediante una naturale ripartizione del lavoro tra gli Stati europei, profittando delle esperienze già raccolte;

4) rafforzamento del sentimento della comunità tra i diversi Stati europei in modo da creare fra di essi una vera e propria solidarietà economica.

Mediante l'applicazione di questo programma economico -ha detto il Ministro -iì. Reich tedesco potrà garantire al suo popolo la maggior sicurezza economica, il più elevato livello di vita e quindi un accresciuto benessere. L'economia europea dovrà trasformarsi in modo da raggiungere questo scopo ultimo.

(l) Manca l'indicazione della data d'arrivo.

312

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO 1127. Berlino, 27 luglio 1940 (1).

Mi pregio trascrivere qui di seguito il verbale relativo alle conversazioni di Salisburgo coi romeni:

«Nelle odierne conversazioni del Fiihrer e del Ministro degli Affari Esteri del Reich con i romeni si è anzitutto rinfacciata a questi ultimi la loro falsa politica del passato (periodo Titulescu). Gafencu e altri hanno permesso, accettando frivole garanzie senza alcuna opposizione, che l'Inghilterra abusasse della Romania e hanno cosi per parte loro convalidato insensate voci circa intenzioni tedesche sui Balcani. Malgrado le chiarissime dichiarazioni del Fiihrer a Re Carol circa la delimitazione degli interessi tedeschi sui Carpazi, nessuna voce si è fatta sentire in Romania per chiarire manovre inglesi e francesi. Documenti rinvenuti dalla Germania dimostrano del resto inconfondibilmente che l'Inghilterra e la Francia sì sono servite della Romania unicamente come di un oggetto per i loro piani anti-tedeschi e che non hanno alcun reale interesse al benessere del Paese. I soli veramente mteressati nel campo economico sono la Germania e l'Italia e sono gli ideali partners commerciali per lo scambio di prodotti agricoli contro prodotti industriali. È stata sottolineata la parte importante che ha la Germania quale acquirente. Si è detto che la Germania sarebbe anche pronta a concludere per l'avvenire accordi commerciali a lunga scadenza per l'acquisto fisso di contingenti annuali dell'eccesso di produzione romena. La premessa di ciò sarebbe però la sicurezza di quiete e stabilità politica. Pur riconoscendo completamente le difficoltà psicologiche di cessioni territoriali alla Bulgaria e alla Ungheria, la Germania consiglia tuttavia di giungere ad un accordo pacifico coi vicini. Sull'Ungheria ha influito perchè moderasse le sue pretese. Per un accordo è necessario trovare una formula che, dal punto di vista etnografico renda giustizia a tutti 'Ì contraenti, ed assicuri. combinando la revisione dei confini con lo scambio di popolazioni, uno stato di pace durevole. I territori abitati da tedeschi possono rimanere alla Romania e conservare le loro caratteristiche culturali. Al popolo romeno deve essere detta la completa verità perchè si renda conto che deve compiere sacrifici per evitare, nell'interesse di un tranquillo sviluppo economico e finanziario, il ritorno di tensioni. Comprendendo ciò, esso si sobbarcherà ai sacrifici. Una volta raggiunta una situazione stabile di questo genere, il Fiihrer, al caso, potrebbe' prendere in considerazione una specie di garanzia per la Romania. Egli può pensare che anche Mussolini sia accessibile a tali idee. Quale metodo di trattative è stata considerata una diretta presa di contatto con l'Ungheria e con la Bulgaria.

II suggerimento romeno di svolgere, al fine di facilitare la situazione politica intei'na, contemporaneamente trattative revisionistiche per tutti i Paesi Balcanici, affinchè la Romania non sia costretta a fare essa sola delle concessioni, non è stato ritenuto opportuno da parte tedesca. La proposta della Romania di pro

cedere ad un regolamento per via di arbitrato è stata respinta da parte tedesca con riguardo alle cattive esperienze fatte dalle Potenze arbitre in occasione dell'arbitrato di Vienna con l'Ungheria. Nel caso presente la Germania e l'Italia vogliono fungere soltanto da consigliere.

L'accenno della Romania alla collaborazione su basi ideologiche ha avuto in risposta da parte tedesca che per la collaborazione possono essere decisivi soltanto interessi reali e che la comunità ideologica è vantaggiosa quale elemento complementare. Uno stato ideale in questo senso lo si registra fra la Germania € l'Italia: nessun antagonismo di interessi, comune concezione della vita (Weltanschauung) al che si aggiunge la grande amicizia personale tra il Fiihrer e Mussolini.

l romeni hanno manifestato la loro disposizione a fare all'Ungheria ed alla Bulgaria concessioni entro limiti ragionevoli. La formula di accordo deve basarsi su revisioni con scambio di popolazioni. All'interno essi progettano di realizzare: una rinascita morale del paese creando un partito unico sul modello tedescoitaliano, un riordinamento sociale ed economico, un piano triennale per aumentare le esportazioni fino a cinque milioni di tonnellate per un valore di un miliardo di marchi all'anno. I desiderata relativi agli armamenti si riferiscono all'arma aerea, alle batterie anti-aeree e ai carri armati. Per risolvere il problema ebraico, hanno detto essere necessario un aiuto in forma di una soluzione totale tedesca per tutta l'Europa.

I romeni dichiarano che vorrebbero cedere 14.000 chilometri quadrati dei

120.000 di territorio transilvano loro aggiundicato dal Trattato del Trianon.

Da parte tedesca è stato loro detto che, per quello che si sa delle pretese ungheresi, ciò è assolutamente insufficiente. La Romania deve trattare la que~~tione con generosità e tener conto, oltre che dei punti di vista etnografici, anche del fatto psicologico che l'Ungheria ha avuto grandi perdite di territorio. Si è detto inoltre che il Fiihrer non è affatto interessato territorialmente ai Balcani, ma soltanto economicamente. Se non si addivenisse in questo modo ad una intesa tra i tre Paesi, egli al caso dovrebbe disinteressarsi alla cosa. Crede di sapere che anche Mussolini la pensi così. Sarebbe bene se l'accordo venisse realizzato presto. I romeni hanno promesso che, non appena ritornati, avrebbero chiamato i Ministri di Ungheria e di Bulgaria per iniziare le trattative » (l).

(l) Manca l'indicazione dell'ora di partenza. Dal numero di protocollo si ricava che il telegramma fu trasmesso tra le ore 10 e le 12.

313

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 1129. Berlino, 27 luglio 1940, ore 14,40.

Nel corso della conversazione alla Wilhelmstrasse ho chiesto quanto vi fosse di vero nella notizia di stampa secondo cui commissario del Reich Seyss-Inquart avrebbe dichiarato, in una pubblica riunione, che la Germania non aspira alle colonie olandesi così come non intende eliminare una Olanda indipendente.

23 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. V.

Mi è stato risposto che mentre non è stata presa alcuna definitiva decisione al riguardo, effettivamente le dichiarazioni di Seyss-Inquart corrispondono alle direttive generali del Governo germanico. Dal tenore della risposta mi è sembrata esser chiara intenzione germanica di lasciar una Olanda indipendente ma legata in tale maniera agli interessi germanici da poter agire soltanto nell'ambito dello spazio vhale germanico.

Ritengo che su tale decisione influisce in maniera determinante il desiderio di conserv-are all'Olanda il suo impero coloniale per poter successivamente in via indiretta partecipare al suo sfruttamento.

(l) Per gli originali dei verbali delle co.nvers~zioni a~ute da Gigurtu co.n von Ribbentrop e Hitler, vedi Documents on German Foretgn Poltcy 1918-1945, Senes D, vol. X, DD. 233 e 234.

314

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 189. Teheran, 27 luglio 1940, ore 14,45 (per. ore. 20).

Gabbrielli telegrafa quanto segue:

«64. Da fonte fiduciaria francese bene informata mi viene riferito che dopo la disfatta <iella Francia gli ebrei francesi, resisi conto aver perduto forte appoggio, si rassegnerebbero mostrarsi più concilianti verso gli arabi e più disposti concedere parte dei loro pretesi diritti. Inghilterra favorirebbe tale tendenza di conciliazione che sarebbe stata incoraggiata dallo stesso Lord Lloyd.

A ·Conferma tali voci mi risulta trovarsi Baghdad da alcuni giorni noto Newcomb già amico e collaboratore di Lord Lloyd, il quale avrebbe il compito di progettare con i capi del movimento arabo qua emigrati modalità risolvere questione Palestina a soddisfazione dei mussulmani ».

315

IL MINISTRO A L'AVANA, PERSICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 27. L'Avana, 27 luglio 1940, ore 14,55 (per. giorno 28, ore 5,30).

Mio telegramma n. 25 (1).

Divergenze tra tesi Nord-americana e Argentina diventata fino a ieri sempre

più profonda. Tesi Argentina raccolto scarse aderenze.

Mio collega Germania mi informa seguito passi Stati Uniti a Buenos Ayres

Governo argentino avrebbe inviato istruzioni alla sua Delegazione Avana seguire

linea transingenza circa questione colonie.

(l) Non pubblicato.

316

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO 209. Budapest, 27 luglio 1940, ore 16,40.

Mio telegramma n .186 (1).

Vice Ministro Affari Esteri mi ha stamane convocato per leggermi seguente telegrafica informazione Ministro d'Ungheria a Bucarest, che mi prega comunicare a V. E.: «Nomina Gafencu Ministro di Romania Mosca è risultato pressioni questi circoli politici per convincere Sovrano non limitarsi giocare sola carta tedesca, ma mediante azione presso sovieti, tentare paralizzare esagerate pretese germaniche ».

317

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

(Pubbl. MARIO TosCANO, Una mancata intesa itala-sovietica nel 1940 e 1941, cit., pp. 50-51)

T. RISERVATO 363. Mosca, 27 luglio 1940, ore 18,50 (per. giorno 28, are 16,45).

Mi richiamo al mio telegramma 355 (2). Stamane sono stato invitato a recarmi presso Commissario del Popolo per commercio estero Mikoyan. Egli mi ha anzitutto ricapitolato conversazione preliminare avvenuta a Roma fra Gian

•lini e Gorelkin per accordo commerciale constatando che Governo sovietico si era già dichiarato pronto trattare e che Governo italiano aveva a sua volta accet· tato Mosca come sede dei negoziati. Ha poi menzionato dichiarazione fatta dal!'Ambasciatore dell'U.R.S.S. circa «nuova base» e domanda di Giannini di conoscere in che cosa consistesse. Egli mi aveva chiamato appunto per rispondere tale domanda.

Mikoyan mi ha dichiarato in proposito che Governo sovietico vedeva possibilità di largo sviluppo degli scambi commerciali con l'Italia. Tale possibilità dipendeva però da « un completo chiarimento delle relazioni politiche fra i due paesi ». Mi chiese a questo punto che cosa ne pensassi. Risposi che conversazione da me recentemente avuta col Presidente Molotov e quella fra Ministro Ciano e Ambasciatore dell'U.R.S.S. avevano toccato interessi materiali e portato utili chiarimenti.

Mikoyan ha dichiarato che per dare agli scambi italo-russi tutta la desiderata ampiezza occorreva chiarimento « completo » ed « esauriente > come era avvenuto anna scorso fra U.R.S.S. e Germania. Dichiarai a mia volta che avrei riferito sua comunicazione al mio Governo.

Prima chiudere conversazione Commissario mi chiese se potevo contrassegnare quali erano merci desiderate da R. Governo. Risposi che non potevo pre

cisare ma che supponevo trattarsi linea generale degli stessi prodotti importati dall'Italia durante vita accordo commerciale del febbraio 1939 fra cui principalmente nafta. Gli chiesi a mia volta se dopo vari accordi conclusi recentemente iniziativa U.R.S.S. con altri paesi esisteva ancora disponibilità di quest'ultimi prodotti. Commissario rispose che risorse sovietiche sono molto larghe e che e in caso di bisogno si poteva trovare nafta anche per Italia». Mie previsioni erano adunque fondate perchè Governo sovietico ha ormai dichiarato in modo formale che intende subordinare accordo commerciale alla possibilità di previe intese politiche.

Ricordo che Mikoyan è membro influente del Politbureau. Sue odierne dichiarazioni sono state evidentemente fatte per dare comunicazione del punto di vista non solo del Ministero competente ma dell'intero governo.

318.

L'INCARICATO D'AFFARI A.I. A MADRID, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 362. Madrid, 27 luglio 1940, ore 21,35 (per. giorno 28, ore 6,30).

Mio telegramma n. 356 (1).

Ho continuato accertamenti. Persone che ho all'uopo interessato ed anche Beigbeder mi hanno confermato quanto già dettomi da Serrano Sufier. D'altra parte informazioni pervenute al nostro S.l.M. non segnalano alcuna speciale attività al confine franco-spagnolo del Marocco.

319.

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. SEGRETO 7612. Berlino, 27 luglio 1940 (2).

Una delle conseguenze del discorso del Fiihrer, che si è venuta manifestando con particolare accentuazione resa più evidente dal periodo attuale di stasi apparente, è ìa chiara e precisa indicazione del potenziamento del Partito.

Negli avvenimenti recenti di politica interna, la dichiarazione del Fiihrer. è valutata con grande rilievo e proiettata nel futuro.

È oppot:l:uno accennare a situazioni anteriori. Già negli anni che precedettero l'attuale co11fiitto. nel periodo in cui le prime nubi cominciavano ad oscurare il cielo d'Europa, in numerosi ambienti tedeschi si diceva che il partito nazionalsocialista non aveva nessun interesse alla guerra perchè dalla guerra poteva sortire rafforzata la posizione dell'esercito. Questo rafforzamento sarebbe naturalmente andato a discapito delle camicie brune, i cui rapporti con la Wehrmacht erano, almeno fino a circa due anni fa, se non proprio tesi, per lo meno improntati a glaciale freddezza. Si affettava da parte degli ufficiali, specie quelli superio:rl, un contegno condiscendente, non privo di alterigia verso i nuovi ve

nuti, i Quali da parte loro, non mancavano alcuna occasione per far sentire agli altri che li consideravano come gli ultimi resti della Reazione.

Allo scoppio della guerra parve per un momento che l'esercito dovesse riuscire veramente a predominare sul partito e ciò specie nell'intervallo di stasi fra la vittoria in Polonia e l'inizio delle nuove operazioni di primavera.

Per Qualche tempo parve che il Partito si fosse messo in tono minore. Pochi uniformi brune, pochissime le uniforme nere. Elemento dominante il soldato, colore predominante il feldgrau (grigio verde). Il popolino nei mesi della dura stagione invernale, ha spesso dimostrato la sua antipatia verso i « bruni > che avevano «voluto» la guerra e che costringevano i «grigio-verdi» a farla; le uniformi naziste destavano irritazione specie se indossate da giovani, che venivano immediatamente tacciati di « imboscamento ».

E qui si è dimostrata di nuovo la sensibilità del Fi.ihrer nei riguardi del suo popolo. Mentre infatti certi Unterfuhrer e certi Gauleiter stimavano che la posizione di sott'ordine, in cui sembrava essere caduto il Partito, dovesse essere rialzata con qualsiasi mezzo anche violento, Hitler ha sempre gettato acqua sugli ardori dei suoi sottoposti, e li ha costretti a star quieti ed a lavorare in silenzio per tutto il periodo che gli è sembrato opportuno. Egli, che conosce la sua gente, sapeva che, da principio, la guerra non era stata popolare, che questa impopolarità era cresciuta durante i duri mesi invernali ed ha notato infine nella massa tedesca la ben delineata tendenza a scegliere come capro espiatorio di questa impopolarità il Partito.

Ad evitare ciò, il Partito doveva « disesteriorizzarsi , > continuare il suo lavoro fedele, appassionato, spesso duro, mai agevole e sempre pieno di ogni responsabilità, apparendo alla ribalta il meno possibile. La ribalta doveva essere tenuta dal soldato, unicamente dal soldato figlio del popolo e sangue del suo sangue. Così è avvenuto.

Intanto però finiva l'inverno e si concludeva vittoriosamente la campagna in Norvegia. La Camicia Bruna aveva anch'essa il suo risveglio di popolarità, risveglio che si accentuava in seguito dopo lo sfondamento del Fronte occidentale.

Ma ciò che ha dato di nuovo a tutti la sensazione che la posiZJione del Partito è solidissima e che essa, non che cedere a nessun altro organismo, rappresenta sempre il fulcro predominante della vita nazionale, è stata quella parte del discorso del Fi.ihrer al Reichstag in cui ha parlato del Fronte interno.

Dopo avere esaltato le vittorie militari, dopo aver nominato ad uno ad uno gli artefici materiali delle vittorie stesse, dopo aver citato all'ordine del giorno della Nazione il valore del soldato tedesco, dopo aver detto al mondo che mai vittoria più grande avevano festeggiato il popolo e la nazione germanica, egli non ha pronunciato che poche parole all'indirizzo del Partito. Poche si, ma tali da far sembrare ad un tratto tutta l'apologia precedente non altro che una prefazione indispensabile e dare il necessario risalto alla frase conclusiva:

« Tutto ciò sarebbe stato impossibile senza la creazione del Partito nazionalsocialista e senza la sua travolgente azione materiale e spirituale ».

«Il Partito ha proclamato nel 1919 necessaria la formazione di un esercito di popolo (Volksheer) e per decenni ha combattuto con fanatica decisione per la realizzazione di questa sua idea. Senza tale lotta, non sarebbe stata possibile la

rinascita nazionale del Reich, e senza di essa mai avrebbe potuto risorgere la

forza militare del popolo germanico! ».

In un discorso che è durato quasi due ore, i minuti dedicati al Partito sono stati pochissimi; ma il contenuto delle parole ed il modo ed il tono particolarmente caloroso con cui sono state pronunciate, hanno inequivocabilmente dimostrato come con questo suo riconoscimento il Fi.ihrer abbia voluto portare in primissimo piano il Partito, riconoscendogli in pieno quelle funzioni e quella importanza che da qualche parte si era cercato di misconoscere.

Ed è così che alla. testa dei reggimenti e delle formazioni che sono rientrate

trionfanti in alcune delle principali dttà della Germania, od alla testa di quelle

che si preparano a marciare verso la Manica e lungo le coste atlantiche non

sventolano i vessilli coperti dagli emblemi militari del passato, ma la bandiera

rivoluzionaria del Partito.

Ho detto più sopra che l'alto riconoscimento del Fi.ihrer è proiettato nell'avvenire, in quanto tale riconoscimento è considerato come una precisa manifestazione della volontà di Hitler di seguitare a potenziare al massimo il Partito nei vari settori in cui esso opera. E ciò non solo entro i confini della grande Germania, ma anche in quei Paesi dell'Europa che, a guerra finita, dovranno fatalmente risentire dell'influenza spirituale e politica del nazionalsocialismo.

Concludendo questo breve rapporto informativo, devo rilevare che non manco naturalmente di adoperarmi nel modo più efficace per creare l'atmosfera più adatta a che il Partito fascista sia messo sullo stesso piano per svolgere, in istretta solidarietà, opera comune nel rinnovamento spirituale europeo.

(l) -Vedi D. 211, nota 2 di p. 200. (2) -Vedi D. 298. (l) -Vedi D. 300. (2) -Manca l'indicazione della data d'arrivo.
320

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

APPUNTO S. N.

R.oma, 27 luglio 1940.

Analogamente al passo compiuto presso il Governo tedesco. i Ministri di Lituania ed Estonia hanno presentato a Palazzo Chigi due singole Note di protesta per l'invasione sovietica nei loro Paesi (1). La nota lituana è redatta in termini alquanto più vibrati di quella estone. Il Governo tedesco si è limitato a ricevere le due Note ma ,si riserva di restituirle, in forma occasionale, ai due diplomat1ci che le hanno consegnate (2).

Si rimane. in attesa di conoscere dalle Vostre istruzioni, Duce, se si debba seguire la procedura tedesca o se, come sembra forse più opportuno, non convenga accettare le note e metterle agli atti.

(l) -Vedi DD. 286 e 21:17. (2) -Vedi D. 304.
321

COLLOQUIO DEL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, CON IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO ROMENO, GIGURTU, BD IL MINISTRO DEGLI ESTERI ROMENO, MANOILESCU

(Pubbl. G. CIANO, L'Europa verso la catastrofe, cit. pp. 576-579)

VERBALE (1). Roma, 27 lugLio 1940.

Il Capo del Governo Romeno Signor Gigurtu inizia il suo dire affermando che la Romania è animata da una sincera volontà di mettersi d'accordo coi popoli v;icini. Questo accordo appare tanto più indispensabile nei confronti dell'Ungheria, esistendo tra i due Paesi una identità di interessi determinata dal fatto che i popoli romeno e magiaro sono interamente circondati da popoli slavi. La preoccupazione maggiore della Romania è rappresentata attualmente dalla Russia. Il Signor Gigurtu dice che in questo momento la Russia tiene un atteggiamento più calmo nei confronti della Romania ma non vi è nessuna garanzia che ciò continui per l'avvenire. Egli teme che eventuali concessioni territoriali romene all'Ungheria e alla Bulgaria possano essere pretesto per la Russia di ulteriori r~::hieste verso Bucarest. Il popolo romeno intende adesso essere tranquillo e dedicarsi interamente al proprio lavoro e allo sfruttamento delle molte risorse ùel paese, che verranno messe a disposizione dei Paesi dell'Asse. Per far ciò, grandi compiti di organizzazione interna attendono il nuovo Governo della Romania, c~e vuole attuare questo programma: annullare tutti gli errori del passato e accordare la politica romena con i reali interessi del Paese: il che è rappresentato da una completa adesione alla politica dell'Asse.

Il Duce risponde che per ragioni tradizionali la Romania è un Paese popolare in Italia nonostante la politica fatta in questi ultimi anni, politica falsa perchè basata su falsi presupposti. Primo errore: la fiducia in Ginevra; secondo: l'accettazione delle garanzie inglesi. Il Duce ricorda di avere seriamente ammonito su questo punto Gafencu, allorchè venne a Roma, facendogli presente che la garanzia britannica, che trascurava completamente l'elemento fondamentale che è la geografia, non aveva alcun valore e che anzi, come aveva scritto un giornalista francese, nessuna disgrazia può capitare ad un popolo, più grande di quella di essere garantito dagli inglesi. Per quanto concerne la Russia, il Duce ricorda che questo Paese ha attraversato qualche tempo fa una crisi terribile che ne minacciò la stessa esistenza. I capi militari e politici furono fucilati, ma furono la Francia e l'Inghilterra che andarono a Canossa recandosi al Kremlino e che hanno richiamato la Russia nella politi~a occidentale. Non vi è dubbio che la Russia è allo stato degli atti la più grande profittatrice della situazione europea. Bisogna tener presente che la massa slava in Europa è molto imponente e che è in continuo accrescimento. Il Duce è d'accordo coi romeni sull'opportunità di

aver fatto una politica realista nei confronti della Russia e di avere evitato un conflitto che si sarebbe risolto a tutto danno della Romania.

Per quanto concerne l'Ungheria, il Duce afferma risultarGli da dichiarazioni dello stesso Teleki, che gli ungheresi sono pronti ad una soluzione d~ compromesso. Nello stato attuale dell'Europa è interesse di tutti gli Stati di far coincidere le frontiere politiche con le frontiere etniche. Se ciò renderà la Romania territorialmente più piccola, la renderà anche più omogenea. Naturalmente le rettifiche di frontiera dovranno essere accompagnate da uno scambio di popo· !azioni, senza il quale il problema non troverebbe una soluzione definitiva. Dopo di ciò sarà possibile fare una politica romeno-magiara che è indispensabile per la vita e per l'avvenire dei due Paesi: altrimenti la massa slava passerà oltre la linea dei Carpazi, poichè ormai si può parlare di un panslavismo combinato col bolscevisxno. Anche in Jugoslavia la propaganda comunista ha fatto progressi notevoli e pericolosi.

Per quanto concerne l'accordo con la Bulgaria, il Duce è di avviso che sia assai facile raggiungerlo data la moderazione delle richieste bulgare.

Una volta sistemata la situazione all'estero, converrà provvedere alla soluzione dei problemi di ordine interno. Il Duce si rende conto che il popolo romeno sia addoìorato dei grossi sacrifici che dovrà fare dal punto di vista territoriale: ma in questo stesso dolore vede il segno che l'organismo romeno è un organismo sano. In realtà la Romania, che è un Paese agricolo e che ha grandi capacità di produzione, potrà sempre, mediante una sana politica, mantenere la sua posizione di Stato più numeroso e più forte del Bacino danubiano-balcanico.

Il Duce parla inoltre della necessità per i romeni di eliminare completamente gli ebrei da'lia vita dello Stato e di !imitarne ogni altra attività. Anche per quanto concerne il Partito unico il Duce dà alcuni suggerimenti al Signor Gigurtu.

Il Duce conclude il Suo dire assicurando i romeni che allorchè un tale programma avrà trovato realizzazione, sia nel settore interno che in quello internazionale, la Romania potrà rivolgersi all'Asse, che terrà conto della nuova situazione determinatasi.

Il Signor Manoilescu domanda se la Romania, pur non ~ntendendo chiedere nessuna promessa, può formulare la speranza di ottenere, dopo essersi inquadrata nelle linee politiche dell'Asse, un appoggio da parte dell'Asse medesimo in tutte le direzioni.

Il Duce risponde che gli stessi motivi per i quali l'Asse desidera oggi la pace nei Balcani esisteranno a più forte ragione anche in futuro e che pertanto chi turberà la situazione troverà l'opposizione dell'Asse.

Il Signor Manoilescu sottopone al Duce alcune domande di ordine tecnico in relaz10ne ai prossimi negoziati con l'Ungheria e con la Bulgaria. Dopo di che mostra la documentazione romena in relazione alla situazione delle minoranze.

(l) Questo verbale è stato redatto da Ciano, presente al colloquio.

322

L'AMBASCIATORE A BERLINO. ALFIERI. AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO PER TELEFONO 1131. Berlino, 28 luglio 1940 (1).

Processo verbale relativo all'incontro del 27 corrente a Salisburgo tra il Fiihrer, Ribbentrop e gli uomini di Stato bulgari:

«Nell'odierna conversazione del Fiihrer e del Ministro degli Esteri del Reich col Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri bulgaro, quest'ultimo ha avanzato la richiesta della Bulgaria di vedersi restituita dalla Romania la zona della Dobrugia meridionale ceduta nel 1913. Tale richiesta è stata giustificata dai bulgari con argomentazioni di carattere storico ed etnico. È stato detto che la Romania si è impadronita a suo tempo della Dobrugia approfittando della debolezza bulgara in seguito alla guerra contro la Turchia e che con dure leggi ha strappato ai contadini bulgari la metà dei loro terreni.

È stato rilevato che coloni e impiegati romeni sono stati chiamati in gran numero r1el Paese, di modo che la percentuale di popolazione romena nella Dobrugia che nel 1913 ammontava a 6 mila, cioè a dire al 3 %, è salita a 80 mila di fronte a 150 mila bulgari. I bulgari si sono inoltre !agnati del rigidissiJno regime esercitato dai romeni nella Dobrugia, regime che, perdurando, dati gli stretti rapporti esistenti tra i bulgari della Dobrugia e la popolazione della Bulgaria stessa, provocherebbe notevole inquietudine nell'opinione pubblica bulgara. Tale inquietudine arriverebbe ad un punto critico qualora le trattative con i romeni dovessero al caso fallire.

Gli uornini di Stato bulgari si sono mostrati mo1ti scettici per quanto riguarda la leale applicazione della promessa fatta dai romeni di entrare in negoziati ed hanno espresso l'opinione che i romeni potrebbero, con ogni sorta di manovre e giungendo magari fino alle dimissioni del Governo, cercare di rimandare o addirittura ostacolare le trattative.

L'assicurazione del Fiihrer che avrebbe incaricato il Ministero degli Affari Esteri del Reich di far sapere alla Romania che egli considera giustificata la richiesta di revisione bulgara relativa al ripristino della Dobrugia meridionale entro i confini del 1913 e che è della opinione non essere opportuno, a proposito di tale richiesta, svolgere lunghe trattative, è stata accolta con grande soddisfazione dai bulgari.

Da parte tedesca è stato, nel corso dei colloqui, riferito sommariamente sulle conversazioni avute con i romeni, ai quali il Fiihrer ha, a loro richiesta, dato il consiglio di soddisfare la giusta richiesta di revisione con tutta serietà e la maggiore possibile sollecitudine. È stato detto che il Re, nella sua corrispondenza col Fiihr-<:r si è dichiarato pronto, facendo confermare tale sua dichiarazione dal suo Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri, a cercare di soddisfare in trattative dirEtte seriamente e senza indugio, le giustificate richieste di revisione dell'Ungheria e della Bulgaria; e che da parte tedesca si ha l'impressione che

tanto il Re quanto il Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri, dando questa assicurazione, intendevano seriamente farvi onore. Gigurtu ha, del resto, dichiarato ripetutamente che la discussione con la Bulgaria è più facile che quella con l'Ungheria. I romeni si sono ·-è stato aggiunto --dichiarati pronti ad iniziare subito dopo il loro ritorno da Roma, trattative dirette per trami:te dei Ministri di Bulgaria e di Ungheria a Bucarest. Come già nei confronti della Romania il punto di vista tedesco è stato precisato nel senso che la Germania non ha nei Paesi balcanici interessi territoriali, ma soltanto economici. Qualora la Bulgaria, l'Ungheria e la Romania si accordassero, il Fiihrer al caso garantirebbe verso l'estero questo blocco di Stati, dato che, per i citati motivi economici, la Germar,!a tiene al mantenimento della tranquillità e dell'ordine nei Balcani. Si è detto che il Fiihrer crede di poter ritenere che Mussolini la pensi su questi problemi in modo analogo. Qualora non si raggiungesse l'accordo, la Germania si vedrebbe eventualmente posta nella necessità di disinteressarsi completamente di quei Paesi, il che, ad avviso tedesco, spingerebbe la Romania a fare sforzi per conseguire una intesa coi suoi vicini » (1).

(l) Manca l'indicazione dell'ora di partenza. Dal numero di protocollo risulta che il telegramma fu trasmesso tra le ore 10 e le 12.

323

L'INCARICATO D'AFFARI A.I. A MADRID, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER COI\iUERE 70. Madrid, 29 luglio 1940 (per. gìomo 31).

Ministro Beigbeder mi ha pregato di passare da lui oggi per darmi alcuni dati relativi armamento francese Nord-Africa che potrebbero interessare nostre Commissiotd Armistizio. Dati sono i seguenti: secondo informazioni in possesso Governo spagnolo vi sarebbero nel Nord Africa francese milleduecento aeroplani di cui mo'tU concentrati a Oujdà (frontiera algero-marocchina), seicento carri armati, seimila mitragliatrici e trecentomila fucili; circa l'artiglieria Governo spagnolo possiede dati solamente sul Marocco dove vi sarebbero ottantacinque batteri.::. Beigbeder mi ha espresso speranza che tale armamento verrà ridotto in seguito alla smobilitazione da noi controllata, tanto più, ha aggiunto, che dalle informazmni che pervengono al Governo spagnolo la situazione al Marocco francese non appare chiara. Mi ha confermato a tale riguardo quanto ho già riferito col telespresso 4707/1382 del 24 scorso (2). Tale situazione, mi ha detto Beigbeder, e :'esistenza di così numerosi e importanti mezzi bellici, preoccupa il Governo spagnolo anche perchè risulterebbe che Gran Bretagna continua nel Nord Africa suoi intrighi e avrebbe promesso ad elementi inclini a non deporre le armi, di intervenire attivamente al più tardi in ottobre per costituire in Marocco e l..lgeria un nuovo fronte contro le Potenze dell'Asse. Beigbeder ha aggiunto che Spagna non potrebbe rimanere indifferente ad interventi britannici

in Marocco. Ho colto opportunità per sondare nuovamente Beigbeder in merito contenuto Votro telegramma 337 (l) ed egli mi ha ripetuto quanto ho già riferito con telegramma 356 e 362 (2).

È mia impressione, dedotta dal complesso delle conversazioni avute in questi uLtimi giorni con Begbeder Serrano Suiier ed altri, come da indizi vari su cui ho riferito a parte (v. da ultimo telespresso di questa Regio Ambasciata

n. 4595/1343 del 19 luglio (3) che questo Governo continua coltivare aspirazioni territoriali nel Marocco francese e sta spiando occasione propizia per poterle sollevare diplomaticamente o realizzare praticamente. Fallita, al momento armistizio con Francia, possibilità progetti colpi di mano, questo Governo attende altre fa'l!orevoli occasioni e nell'attesa vorrebbe ottenere per ogni evenienza che smobilitazione Nord-Africa proceda in modo da ridurre attuale sensibile superiorità forze francesi rispetto a quelle spagnole ( 4).

(l) -Per gli originali dei verbali delle due conversazioni avute da Filov e Popov con von Ribbentrop e Hitler. vedi Documents on German Foreign PoLicy 1918-1945, Series D, vol. X, DD. 244 e 245. (2) -Non rintracciato.
324

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 3,69. Mosca, 30 luglio 1940, m·e 15,45 (per. ore 19).

Ambasciatore di Germania mi ha informato di essere andato ieri da Molotov per chiedere affidamento circa salvaguardia interessi economici e finanziari tedeschi nei tre Paesi Baltici. Molotov gli ha dato assicurazione che considera soddisfacente.

A sua volta Presidente del Consiglio dei Commissari del Popolo ha chiesto informazioni circa recenti conversazioni Ribbentrop con uomini di Governo ungheresi, xomeni e bulgari.

Non avendo ancora ricevuto notizie in proposito Ambasciatore di Germania ha promesso sollecitare Berlino.

Collega tedesco ha constatato anche ieri vivo interesse Governo sovietico di conoscere direttive della politica dell'Asse nella regione danubiano balcanica e evidente suo desiderio di partecipare consùltazioni e decisioni concernenti quel settore. Personalmente Ambasciatore di Germania è dell'opinione che sarebbe buona politica per la Germania e Italia accogliere aperture sovietiche per collaborazione tra Potenze nell'esame delle questioni Europa sud-orientale e delle quali U.R.S.S. non intende disinteressarsi essendo però disposta riconoscere e rispettare interessi delle altre due Potenze.

Collega tedesco pensa che sarà più facile controllare e moderare aspirazioni russe attraverso cooperazione che non ignorare o rigettare sue proposte accordo.

Condivido tale opinione specialmente per quanto riguarda problema degli Stretti che sono convinto U.R.S.S. intende risolvere a proprio vantaggio prossima occasione favorevole.

t4l Vedi anche D. 539.
(l) -Vedi D. 291. (2) -Vedi DD. 300 e 318. (3) -Non rintracciato.
325

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T.183. Helsinki, 30 luglio 1940, ore 18,30 (per. ore 22,50)

Mio telegramma 170 (l) e 182 (2).

Permanente fluttuazione dei rapporti russo-finlandesi che non consente considerare situazione con tutta tranquillità trova conferma oggi in alcune circo· stanze che qui appresso riferisco:

l) Sebbene Governo finlandese assicuri che demilitarizzazione Isole Aland è già 8""-.ata ultimata non si è ancora raggiunto l'accordo con Sovieti nè su dettagli situazione che ne deriva, nè su richiesta russa circa libertà transito su ferrovie finlandesi per materiali militari e di approvvigionamento diretti a base navale Hango, libertà indispensabile -secondo russi -specie in vista approssimarsi peri.odo ghiacci.

2) Malessere generale paese dopo crisi guerra rivelasi con gesta imprudenti che potrebbero fornire a sovieti facile pretesto per intervento. Tra gesti più significativi cito: a) costituzione in seno ad un gruppo di giovani comunisti di una società amici dell'U.R.S.S. e della pace, contro la quale è in corso un processo per una lettera ritenuta offensiva da essa diretta al Parlamento; b) affermazione nel gruppo deputati socialisti di una frazione estremista che comincia in questi giorni a attaccare atteggiamento governo perchè «troppo borghese»; c) dimostrazioncella di carattere comunista di non oltre 300 persone (la prima del genere) avvenuta iersera nel centro Helsingfors e prontamente repressa dalla polizia.

Questi fermenti potrebbero forse considerarsi di relatiyamente scarsa importanza solo se esistesse certezza che Sovieti considerano esaurito loro programma dì espansione in Finlandia sul conto delle quali è evidente che nessuno è qui in grado fornire assicurazioni.

326

L'INCARICATO D'AFFARI A.I. A MADRID, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 364. Mad·rid, 30 luglio 1940, ore 18,45 (per. giorno 31, ore 3).

Trattative ispano-portoghesi circa le quali avevo riferito coi telegrammi

n. 348 e n. 069 (3) hanno condotto alla firma, avvenuta ieri a Lisbona, di un Protocollo Addizionale al vigente Trattato di amicizia e non aggressione ispanoportoghese.

Ne trasmetto con telegramma in chiaro, portante il numero successivo, il testo (1).

Come codesto Ministero potrà rilevare Governo spagnolo non è riuscito ad ottenere firma di un vero e proprio Patto militare come avrebbe desiderato ed a sganciare automaticamente Portogallo dall'alleanza inglese.

Tuttavia, in quanto fa riferimento all'eventualità di fatti che per loro natura possono compromettere la inviolabilità dei territori metropolitani o costituire pericolo per la sicurezza ed indipendenza di uno dei contraenti, e in quanto prevede che due Governi si concerteranno sui « mezzi migliori per salvaguardare in quailto possibile i loro mutui interessi», protocollo lascia aperta la porta alla possibilità di ulteriori accordi di carattere anche militare. Ciò stante e nonostante dichiarazione finale che tende. conciliare accordo di ieri con Trattato anglo-portoghese, Protocollo di cui si tratta dato anche lo spirito con cui furono condotte trattative (specie da parte spagnola) ed il momento nel quale è stato firmato costituisce a mio avviso un ulteriore indebolimento dell'alleanza angloportoghese.

Stampa si è limitata per ora pubblicare testo Protocollo senza commenti (2).

(l) -Non pubblicato, ma vedi D. 192. (2) -Non pubblicato: informava della smentita fatta da Witting a Blticher della voee secondo cui l'U.R.S.S. avrebbe diretto un ultimatum al governo finlandese per chiedere la smohilitazione totale dell'esercito. (3) -Vedi D. 309.
327

L'AMBASCIATORE A BERLINO. ALFIERI. AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER T~LESCRIVENTE 1143. Berlino, 30 luglio 1940, ore 19.

Da U.;:J. insieme di impressioni riportate nei colloqui avuti in questi ultimi giorni mi sembra inizio azione contro l'Inghilterra abbia subito un ulteriore ritardo di pochi giorni. Tali impressioni .sono sotto un certo aspetto confermate dalla permanenza del Fiihrer e di Ribbentrop• nelle loro residenze estive; permanenza che, secondo quello che si dice in questi uffici centrali, continuerà sino alla fine della corrente settimana. Il ritardo può essere anche motivato dalle persistenti cattive condizioni meteorologiche e dal desiderio di completare nei dettagli la preparazione militare onde iniziare attacco con la massima efficienza, dato che si considerano non poche e non semplici le difficoltà da superare.

328

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO 211. Budapest, 30 luglio 1940, ore 21,30.

Mio telegramma n. 203 (3). Anche ai fini quelle eventuali comunicazioni a questo Governo che V. E. ritenesse opportuno a seguito colloquio delegazione romena Roma, informo che

il Ministro di Germania riferiscemi aver ricevuto ora telegramma istruzioni fare qui passi per comunicare che il Governo Reich aveva rivolto vive pressioni delegazione romena Salisburgo per pronto inizio conversazioni ungaro-romene in vista soluzione problema Transilvania, e che Delegazione romena aveva dichiarato Romania fermamente disposta in tal senso.

(l) -Non pubblicato. (2) -Per i commenti portoghesi vedi D. 330. (3) -Non pubblicato.
329

L'AMBASCIATORE A SANTIAGO, BOSCARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T.118. Santiago, 30 luglio 1940, ore 21,31 (per. giorno 31, ore 7,30).

Sare1 grato V. E. se volesse farmi ottenere dal Governo di Madrid qualche informazione e direttiva di massima circa protezione interessi spagnoli nel Cile, che non mi fu possibile ottenere dall'incaricato d'affari spagnolo prima della sua partenza.

Interesserebbemi sopratutto sapere:

l) se ritiro reciproco Consoli ed Agenti Commerciali significa che anche rapporti commerciali debbono considerarsi interrotti. Già in modo specifico Spagna ha chiesto intervento questo Addetto Commerciale presso Autorità Cile.

Trattandosi di casi non urgenti ho procrastinato ogni intervento diretto !imitandomi a misure generiche di protezione. Vorrei però avere istruzioni precise anche perchè a questo Ministero degli Affari Esteri dichiarano di non sapere se Governo Madrid considera interrotti anche rapporti commerciali. Questione può avere importanza per ragioni accennate mio telegramma n. 107 (l);

2) da quanto è a mia conoscenza la questione più importante che ha formato finora oggetto discussione fra Spagna e Cile è quella degli asilati spagnoli nell'Ambasciata del Cile Madrid. Secondo quanto mi ha detto ieri questo mio collega del Brasile, grazie alla mediazione del Governo brasiliano, su tale questione ~i era quasi giunti ad un accordo prima della rottura delle relazioni diplomatiche. Quale è il punto di vista del Governo di Madrid al riguardo?

3) sarebbe infine molto utile che io sapessi, sia pure per mia norma personale, qual'è la direttiva generale del Governo spagnolo in tutta la questione, e cioè se in più del giusto desiderio di dare una lezione a questo Governo di fronte popolo il Governo di Madrid persegua altri scopi.

(l) Vedi D. 284.

330

IL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 405/045. Lisbona, 30 luglio 1940 (per. giorno 2 agosto).

Dopo una laboriosa ricerca di formule che è durata una settimana il testo del protocollo addizionale al trattato di amicizia !uso-spagnolo è stato firmato ieri sera (1).

Si trattava per Salazar di trovare una dizione che pur ammettendo il principio della consultazione « sui mezzi migliori per salvaguardare i propri mutui interessi » non desse allo strumento diplomatico un carattere troppo decisamente e apertamente anti-inglese. La forma è stata salvata con l'aggiunta nel Protocollo della dicitura che « quali che siano i !trattati, le convenzioni o le obbligazioni vincolanti con terzi stati nulla negli atti predetti si oppone alla stipulazione di tale accordo». Ma la sostanza è ben chiara.

Non è affatto impossibile che, nello stipulare il nuovo protocollo, il sig. Salazar abbia pensato di poter con esso acquistare un mezzo di pressione sulla nazione vicina e che, con ciò egli giustifichi il nuovo accordo di fronte alla storica alleata, ma ciò nondimeno, sta di fatto che la Spagna, qualora le truppe tedesche entrassero nel suo territorio non si concerterà con il Portogallo perchè è implicito che l'eventuale ingresso degli eserciti tedeschi nella penisola avverrebbe col beneplacito di Madrid.

Resta dunque valido l'accordo addizionale per una sola ipotesi: che l'Inghilterra violi la neutralità portoghese o spagnola. I due Governi in tal caso si concerterebbero.

Le conseguenze dell'accordo sono dunque evidenti: l) esso rappresenta a mio avviso il primo vero colpo che Salazar ha dato alla « secolare alleanza »;

2) esso è destinato a meglio chiarire i rapporti tra Spagna e Portogallo avvelenati in questi ultimi tempi da dicerie e vociferazioni su pretese velleità paniberiche della Falange spagnola e a dare un contenuto più preciso ed effettivo al patto di amicizia e di non aggressione tra i due Paesi;

3) esso dà al Governo portoghese maggiore possibilità di resistere alle inevitabili pressioni che l'Inghilterra non mancherà di esercitare in occasione ::lell'estensione del blocco marittimo alle coste iberiche;

4) l'accordo costituisce, infine, date le difficoltà in cui finora si è dibattuto questo Governo, un autentico successo per il sig. Salazar che -eliminati gli incubi di una possibile azione di forza spagnola -si sente rafforzato anche all'interno nel suo atteggiamento di resistenza all'Inghilterra.

(l) Vedi D. 326.

331

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 6511/1216. Washington, 30 Zuglio 1940 (per. giorno 23 novembre).

Dal 15 al 20 corrente ha avuto luogo a Chicago la convenzione democratica per la designazione del candidato del partito alle elezioni presidenziali del prossimo novembre.

Il congresso si è svolto in una atmosfera d'incertezza e d'imbarazzo creati dal mistero che il Presidente Roosevelt ha voluto mantenere circa le proprie intenzioni 1ì.no, può dirsi, al momento della votazione.

Le in\:<mzioni del Presidente erano note solo a pochi intimi: Roosevelt avrebbe continuato fino all'ultimo nel suo silenzio, astenendosi (per « correttezza » costituzionale di fronte al paese e per « delicatezza » politica di fronte al partito) dal presentare per la terza volta la propria candidatura alla Presidenza nella convinzione che la sua designazione avrebbe avuto luogo per plebiscitaria acclamazione non appena fosse stato fatto il suo nome innanzi all'assemblea democratica.

Ma honostante i preparativi disposti dalla compiacente amministrazione municipale di èhicago a base di clamori assordanti, di bande musicali, di giganteschi ritratti del Presidente e di cartelli pubblicitari contrassegnati con i motti «Give us Roosevelt », « We want Roosevelt », «Roosevelt and Humanity », l'atteso fenomeno di... combustione spontanea ha tardato a manifestarsi e il Presidente ha dovuto rompere il suo silenzio sia pure per negare ipocritamente le proprie ambizioni elet\vrali il che ha avuto, nonostante l'assordante clamore con il quale è stato accolto il breve messaggio presidenziale da parte dei fedeli del New Dea!, l'effetto d~ una doccia fredda sui delegati non iniziati ai misteri presidenziali che mal riusclVano a conciliare le parole di Roosevelt con le macchinazioni dei suoi intimi.

Molti delegati dei vari Stati erano rimasti, infatti, sin dal loro arrivo a Chicago, disorientati e sbandati nel constatare come i didgenti del partito fossero tutt'altro che unanimi nell'auspicare una terza candidatura Roosevelt e come fossero divisi in due opposte tendenze, conservatrice e innovatrice, che il Presidente, alla vigilia della convenzione aveva non solo mancato di conciliare, ma addirittura ostentato di ignorare, sicuro come era della indispensabilità della sua persona e della ineluttabilità della sua designazione.

Non vi è dubbio che il partito democratico non disponeva a Chicago di nessun altro uomo che potesse essere sostituito a Roosevelt con qualche probabilità ai successo alle elezioni di novembre. Ma di questo la vecchia guardia del partito ha fatto rimprovero a Roosevelt per avere con il mistero circa le proprie intenzioni (gelosamente conservato per oltre due anni) impedito ad altre candidature di emergere e di affermarsi in seno al partito e di fronte al paese.

L'« indispnsabilità » di Roosevelt è apparsa infatti a Chicago agli occhi dei

democratici conservatori non solo come non consona al sacro canone democratico della fungibilità degli uomini ma coercitiva ed artefatta e quindi non tale da assolvere, di fronte al paese, il partito democratico dalla violazione della tradizione costituzionale limitante ad un massimo di otto anni la durata del governo di uno stesso Presidente.

Ma le forze democratiche conservatrici confrontate dal dilemma di accettare una inevitabile sconfitta elettorale con il conseguente crollo delle proprie personali posizioni politiche, hanno seguito la voce dei propri interessi più che quella delle prop!'Ie convinzioni ed hanno finito con il subire la clamorosa pressione delle forze del New Deal e léll tacita imposizione del Presidente.

Ma la designazione di Roosevelt a candidato presidenziale, anche se avvenuta a grande maggioranza di voti, è stata tutt'altro che plebiscitaria. La vecchia guardia del partito, dopo aver bloccato la designazione per acclamazione, dichiarandola contraria al tradizionale processo democratico, e imposto una regolare votazione, ha reso impossibile che questa fosse unanime consentendo che fossero, contempor~neamente alla candidatura Roosevelt, messe ai voti due altre candidature: quella dell'attuale Vice presidente degli Stati Uniti e Presidente del Senato John N. Garner e del Ministro delle Poste e «grande elettore» del partito James A. Farley.

La personalità di tali due uomini politici è contrastante come quella degli interessi e delle correnti che essi rappresentano in seno al partito. Il primo è un vecchio, apatico ed astuto politicante del Texas che rappresenta in seno al partito democratico il Sud agrario e settariamente protestante la cui tradizionale affiliazione al partito democratico risale alla Guerra Civile e s'ispira ancora all'odio tavico per il governo repubblicano di Lincoln .

Il secondo è un giovane, scaltro e dinamico politicante, dalle molteplici aderenze e dalle larghe clientele, che rappresenta in seno al partito la piccola borghesia e iL proletariato irlandese-cattolico dei centri metropolitani dell'Est.

Nonos\.ante la profonda diversità del loro temperamento e della loro origine, Garner e Farley si sono trovati negli ultimi tempi a impersonare la tendenza conservatrice del partito contraria così alla perpetua sperimentazione economica del New Dèal come alla perpetuazione del Governo personale di Roosevelt.

In contrasto con Roosevelt da quanto questi nel 1938 ha iniziato una silenziosa e s:.1.bdola opera di « epurazione » degli elementi contrari alla sua politica, Garner e Farley si sono definitivamente allontanati quando hanno visto deluse

le loro ambizioni politiche, rispettivamente alla presidenza e alla vice presidenza, sabotate dal Presidente con il pretesto che Garner era « troppo vecchio e reazionario » e Farley di religione cattolica.

Ma alla convenzione di Chicago Garner e Farley non hanno creduto per disciplina di partito d'insorgere apertamente contro Roosevelt e si sono limitati a registrare la loro tacita protesta lasciando presentare, pur senza speranza di successo, 1e loro candidature e annunciando contemporaneamente la loro intenzione di ritirarsi sotto la tenda.

Le defezioni di Garner e di Farley rappresentano una perdita molto grave per il partito democratico. La prima per le ripercussioni che può avere negli Stati del Sud (dove la politica è sopratutto questione di personalismi e di feuda

24 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. V.

!esimi elettorali), la seconda per la solidarietà che lega i politicanti e le organizzazioni irlandèsi e cattoliche ad un uomo indubbiamente popolare ed onesto quale il Fa•·ley la cui capacità di organizzazione e la cui rete di aderenze-ebbero non poca parte nei successi elettorali del partito democratico nel 1932 e nel 1936.

Indubbiamente il Presidente Roosevelt deve ritenere la propria posizione personale nel paese molto forte se ha creduto di poter fare a meno di due uomini che rappresentano non tanto due larghe clientele elett,orali quanto due forze fondamentali nella compagine tradizionale del partito democratico: il feudalesimo politico del Sud e le cosiddette «macchine» elettorali irlandesi-cattoliche dei centri metropolitani dell'Est.

Ma è pure indubbio che la tradizionale composizione dei due partiti nord~mericani è andata in questi ultimi tempi lentamente trasformandosi di pari passo cor.. la trasformazione del loro colore politico e. se il partito repubblicano è rimasto essenzialmente il partito delle classi abbienti e il partito democratico il partito delle masse, entrambi sono andati differenziandosi nel contenuto del loro credo politico economico e sociale che era in passato pressochè analogo.

Potreh!Je dirsi infatti, per usare la vieta terminologia politica europea, che se il partito repubblicano e il partito democratico potevano fino al 1932 essere definiti ri\;pettivamente conservatore e liberale, possono oggi dopo otto anni di New Deal essere rispettivamente definiti liberale e fascista.

Che tale affermazione sia, almeno per quanto riguarda il partito democratico, sostanziaL.'!lente esatta sembrerebbe dimostrarlo l'affermazione riportata a Chiacgo dalle correnti favorevoli al New Deal che hanno non solo forzato la destra democratica ad avallare la t,erza candidatura Roosevelt ma hanno anche imposto la designazione alla vice presidenza di un candidato quale il Ministro dell'Agricoltura Wallace, un convinto fautore dell'interventismo statale in economia, rompendo l'equilibrio fra forze innovatrici e conservatrici rappresentato per otto anni dal binomio Roosevelt-Garner.

Per quanto gli assegni consegnati ogni anno a firma del Ministro dell'Agricoltura a centinaia di migliaia di agricoltori per le limitazioni artificiali delle colture ascendano a vari milioni e facciano del suo nome un ottimo specchietto elettorale bell'America rurale, la designazione del Wallace alla Vice Presidenza (imposta da Roosevelt come condizione sine qua non della sua stessa accettazione) semb:a andare al di, là di una pura alchimia elettorale ed appare diretta a preparare il terreno per l'avvento integrale del New Deal in una terza amministrazione democratica.

Davanti alla vastità ed alla portata economico-sociale di tale ambizioso progetto rooseveltiano la tradizionale pratica elettorale americana dei pesi e dei contrappesi, regionali, religiosi e razziali è stata abbandonata a Chicago non senza peraltro inevitabili scosse nella compagine del partito democratico.

È difficile giudicare ancora la portata di queste scosse per quanto non sia mancata già qualche defezione. Ma gli interessi creati, in otto anni di governo democratico, da una vasta politica economico-sociale che ha permeato larghi strati della popolazione e che ha costruito delle nuove «macchine » elettorali (ugualmente se non più potenti di quelle tradizionali delle grandi metropoli dominate dai « bosses » irlandesi) inquadrate dalla burocrazia dei vari enti parastatali creati dal New Deal e largamente lubrificate dalla politica di contributi, <ii elargizioni e di sussidi g'Overnativi, fanno sì che il Presidente Roosevelt trovi direttamente nelle masse una formidabile base elettorale.

Ciò n01\0stante è innegabile cha la felice scelta del candidato repubblicano Willkie, che si è rivelato malgrado il suo apparente dilettantismo politico, una personalità di prim'ordine e di notevole magnetismo, la violazione della tradizione costituzionale legata ai nomi di WashingtoD! e di Jefferson relativa alla limitazione della durata in carica del Presidente, le defezioni che tale violazione ha detern~inato fra quei democratici che si autodefiniscono « Jeffersoniani » e « Wilsoniani », l'imposizione allo stesso partito di un candidato alla vice presidenza noto per il suo estremo interventismo in economia, sono tutti elementi che influiranno notevolmente sull'orientamento di quel «voto indipendente» che nell'approssimativo equilibrio delle forze dei due partiti è quasi sempre negli Stati Uniti il determinante fattore elettorale.

Naturalmente gli sviluppi della situazione europea costituiranno l'elemento fondamer..tale di tale orientamento in quanto, ove la sconfitta inglese precedesse la votazione, è ben difficile che il suffragio popolare possa andare ad un uomo compromesso da una politica estera costantemente ispirata nei confronti dei paesi totalitari dal più cieco odio settario.

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L'ADDETTO NAVALE A LISBONA, MONICO, AL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA

R. 611 (1). Lisbona, 30 lugLio 1940.

Ho ripreso contatto col Com.te Divonne, (per ora, con molta prudenza, ad evitare commenti dannosi agli scopi futuri di tale ripresa; che -del resto era assai desiderata anche all'altra parte, per l'amicizia che ci lega da anni).

Mi ha dato alcune notizie che ritengo interessanti e che egli ha riassunte dalle impressioni dei suoi connazionali sbarcati a Lisbona recentemente dal trasporto « diplomatico » Orduna e --successivamente -dai suoi camerati qui di passaggio il 29 c. m. col trasporto militare Jean L. D.

Gruppo Diplomatico delZ'Orduna.

Il trattamento che ha avuto dagli inglesi è stato in generale poco cortese e, in qualche caS'O, ostile.

2680/1030 del 31 luglio 1940, pervenuto a Roma 1'11 agosto.

Un gruppo è del parere che l'Inghilterra è perfettamente preparata a resistere all'invasione dell'Asse. Un secondo gruppo ritiene che gli inglesi sono decisi a resistere a qualunque costo ma non sono più sicuri del successo, o che comunque manchi l'unanimità di consensi; un terzo, infine, ritiene che in Inghilterra si continua a fare del «bluff» e che, pur essendo convinti di dover resistere perchè la situazione è ormai senza uscita, mancano mezzi ed aiuti per continuare nella tragica prova.

Tutti però sono persuasi che se le Potenze dell'Asse riescono a mettere piede in Inghilterra, avranno rapidamente partita vinta e sarà la resa a discrezione.

Procedono febbrilmente dovunque, e soprattutto lungo le coste, lavori colossali di affrettata difesa che, secondo alcuni, ha molte realizzazioni puerili. La grande speranza del Governo, delle autorità militari e anche del paese è nella capacità di reazione dell'Aeronautica inglese. Il prestigio della Marina è oggi molto scosso.

Completamente all'oscuro della realtà della situazione circa le effettive possibilità dell'Asse, il popolo giura sui Bollettini militari ufficiali inglesi. Ma si manifestano i primi sinrtomi di allarmante stanchezza e un sordo malumore per le restrizioni, le requisizioni ed i forzati reclutamenti.

Naturalmente, anche i diplomatici sbarcati dall'Orduna non conoscevano che i bollettini ufficiali dei comandi inglesi sulle operazioni militari ed erano molto imbottiti della propaganda inglese ad uso interno. In Inghilterra tutti attendono l'inizio dell'offensiva in grande dell'Asse e c'è una certa sorpresa per il .suo ritardo. Essi però ritengono che non sia ancora iniziata, perchè, già prima di partìre per l'Inghilterra, avevano avuto sentore di un improvviso tentativo del Governo inglese per avere una pace di compromesso.

Naturalmente queste notizie, che mi assicurano di ottima fonte, sarebbero in netto contrasto con le recenti dichiarazioni ufficiali del Governo. Ma il Boni de Castellane -ad esempio -avrebbe anzi aggiunto che -secondo lui -se il tentativo britannico avesse successo, sarebbe già pronta la lista del nuovo Governo che dovrebbe iniziare -in articulo mortis. dell'Impero -le trattative per l'armistizio e realizzare la pace.

Tra il gruppo diplomatico c'erano anche un Ammiraglio (di cui non ho saputo il nome) ex ufficiale di collegamento al reparto operazioni Ammiragliato inglese e l'ex Addetto Navale francese all'Aja (Com.te Guichard). Essi hanno detto al Com. Divonne che, contrariamente alle comunicazioni ufficiali dei comunicati ed ai commenti della propaganda inglese, le operazioni contro il traffico inglese sono oggi tanto redditizie per l'Asse che negli ambienti dell'Ammiragliato non si nasconde una crescente preoccupazione per la situazione che ricorda -in peggio -quella dell'aprile 1917. Gli attacchi aerei tedeschi contro i convogli nelle acque inglesi e i siluramenti da parte di sommergibili germanici contro unità sia isolate e sia in convoglio, hanno oggi risultati decisivi. Specie quelli della guerra aerea confermano le preoccupazioni che già si nutrivano negli ambienti marittimi inglesi, circa le capacità distruttive dell'arma aerea, contro i convogli marittimi. Tali risultati sarebbero stati addirittura superiori alle previsioni, dopo la conquista di basi vicinissime nel canale della Manica e per le qualità estremamente offensive ed i fecondi metodi di attacco oggi realizzati dai tedeschi.

Oltre ai rilevanti quantitativi di tonneìlaggio affondato, i danni che sono recati giornalmente sia alle navi di scorta, sia ai piroscafi, sia alle merci di trasporto, sono di enorme portata anche perchè provocano una continua disorganizzazione ed u.n enorme ingorgo nei cantieri, dove le unità colpite devono essere avviate per le necessarie riparazioni. Aggiungasi la ripercussione morale negli equipaggi delle navi da guerra e mercantili, per cui si avverte sempre più esteso e profondo quel senso di depressione che intacca la capacità di resistenza della Nazione e le sue possibilità di ripresa, nelle sue risorse più delicate, che sono quelle dello spirito.

Gruppo dei. trasporto miZitarz Jean L. D. Il trattamento subito dal personale militare, sbarcato dalle navi francesi catturate nei porti inglesi è stato addirittura ·brutale. È noto che il giorno prescelto dagli inglesi per la cattura, si sono presentati a bordo delle varie unità, ufficiali di parigrado dei vari comandanti, scelti con cura tra coloro che parlavano francese e che avevano precedenti legami coi comandanti stessi (lo stesso ingenuo sistema è stato tentato anche ad Orano e a Dakar, inviando a parlamentare il Capitano di Vascello Holland, ex Addetto Navale inglese a Parigi). Solo sul sommergibile Sm·couf c'è stata una reazione violenta che ha provocata la morte dei due parlamentari inglesi: un capitano di fregata sommergibilista ed un tenente di vascello. (Il s. t. di vascello francese, che aveva sparato contro i due ufficiali inglesi -uccidendoli -è stato a sua volta ferito). Su tutte le altre unità il passaggio è avvenuto -sia pure con proteste più o meno vibrate --senza spargimento di sangue. L'episodio più violento -tra ufficiali ammiragli -è stato quello tra l'Am· miraglio Gaudin de Viellaine ed il suo collega inglese (che l'ha fatto sbarcare a forza). Altro ammiraglio francese, trattato brutalmente, è stato Caillol (noto sommergibilista), che in seguito è stato imbarcato a viva forza sul Mechnès (nell'affondamento del quale pare sia morto). Divonf1e mi ha promesso la lista delle navi francesi che erano in Inghilterra all'armistizio e che sono cadute in potere degli inglesi. (Fra le altre, le vecchie navi Coubert, il Paris. qualche incrociatore e qualche cc.tt.. fra cui il Mistral, pochi sommergibili. fra cui il Surcouf, numerose unità di pattuglia e di scorta, dragamine, ecc.). II numero complessivo del personale della Marina francese, passato agli ordini delrAmmiraglio Mouselli.er (in Inghilterra) non supera i 400 e forse è molto inferiore anche a tale cifra. per cui è convinzione degli ufficiali francesi che rimpatriano col Jean L.D. che gli inglesi. per impiegare in questa guerra le navi catt;1rate. dovranno armarle integralmente o quasi con personale proprio. Ma esse non potranno però essere pronte all'azione prima di qualche settimana. Ii Comandante Divonne -da voci raccolte fra i suoi compatrioti dei due gruppi e dc qualche segnalazione locale -è del parere che la perdita dell'uso di Casablanca costituisce per la Marina inglese. sia nell'organizzazione britannica per i convogli, sia nella sorveglianza del traffico nemico e nella difesa del proprio, una difficoltà così grave che è da temersi un lol'o qualsiasi tentativo disperato. vuoi contro il Portogallo od alcuni suoi arcipelaghi, vuoi contro Casablanca

stessa (e forse anche contro Dakar). Più di tutto utile sarebbe certamente Casablanca, base aeronav,ale oggi ben attrezzata e magnificamente situata. Ma -ha soggiunto: «Noi siamo pronti a difenderla ed a reagire a qualunque 'Costo contro qualsiasi tentativo».

Accennando alle voci messe in giro dai suoi connazionali profughi a Lisbona, suìle pretese relazioni amichevoli franco-tedesche nelle zone occupate, egli si dichiara molto scettico in merito «dato l'odio dei francesi contro i tedeschi», anche se questi sono molto corretti nelle relazioni con gli abitanti dei Paesi occupa,ti.

Sui sentimenti dei suoi compatrioti e soprattutto dei suoi camerati verso l'Inghilterra e -in particolare -verso la Madna inglese, egli ha confermato che negli ambienti della Marina francese i due gravi e recenti episodi di Orano e Dakar hanno 'scavato un abisso che non potrà mai essere colmato.

Ciò che spiega lo scarso successo del tentativo di De Gaulle e di Mousellier.

(l) Il presente documento è stato trasmesso dal ministro Bova Scoppa con Telespresso

333

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 559. Washington, 31 luglio 1940, o1·e 2 (per. ore 18).

Al termine dei lavori della Conferenza Avana appare in definitiva che dei cinque punti (vedi mio teiegramma 540) (l) che questo Governo aveva in animo di porre, due soltanto sono stati accettati senza emendamenti che ne modifichino l'essenza e finalità. Si tratta cioè dell'« atto » che prevede autorizzazione sistema di porre automaticamente colonie europee in America, « minacdate traSiferimento » ad altri Paesi non americani, sotto amministrazione provvisoria e collettiva, noncbè « convenzione» che ne fissa termini procedurali, mezzi e giustificazioni ideologiche.

Mettendosi al ripa,ro da temute invasioni da parte di Paesi Sud-americani in sede di ratifica, questo Governo ha ottenuto che !Ì suddetti atti divengano esecutivi mediante approvazione due terzi nazioni partecipanti alla Conferenza, maggioranza non difficile a realizzare mediante appoggio Repubbliche America Centrale più direttamente infeudate alla polit1ca di questo paese. Secondardamente, le due ,convenzioni possono autorizzare Stati Uniti a occupare da soli in determinate circostanze possedimenti in questione senza che tale azione indivi

c l) quello riguardante misure preventive contro minacce " quinte colonne " e attività

straniere sovversive in genere:

2) piano di mandato temporaneo e collettivo su colonie americane appartenenti a Paesi invasi dalla Germania; ~~ niano di collaborazione economica panamericana sotto forma Cartello: 4) progetto convenzione che prevede in caso di necessità occupazione immediata pos

sedimenti europei in America per la durata della guerra;5) suggerimenti e raccomandazioni intesi limitare privilegi agenti diplomatici e consolari dei Paesi non americani •.

duale perda di fronte alle Americhe ca·rattere di misura rispondente a convenuti interessi comuni.

Non vi è dubbio che convenzioni Avana siano nelle mani di questo Governo arma efficace per sviluppare all'occorrenza sua politica di espansione imperialistLca neWemisfero occidentale mascherando sotto tradizionale formula ddfensiva e preservativa della dottrina Monroe.

Terza convenzione economico-finanziario appare invece un insuccesso di Washington •poichè limitandosi a imposizioni proponimenti di intensificata collaborazione •economico-finanziaria tra paesi eontraenti, nulla ha in se del noto progetto di cartello economico che qui vagheggiavasi alla vigilia della ·Conferenza e che più direttamente poteva preoccupare l'Europa in quanto tendeva a interferire ostilmente sui suoi mercati americani.

Come primo commento ufficiale alle convenzioni Avana cito dichiarazioni odierne del Sottosegreta·riato di Stato Welles alla stampa che escludono esistere oggi premesse per una azione immediata su possedimenti francesi e olandesi Mare Caraibico.

Stampa esulta esito conferenza come palese successo Stati Uniti pur evitando pudicamente di sottolineare qualità essenziale di strumento imperialistico. Va notata d'altra parte una ·certa tendenza interventistica che mette in guardia paesi dal pericolo enunciato e sul successo Avana e su questioni s·trettamente «emisferiche » perdendo di vista problema maggiore delle sorti Impero britannico, che più direttamente influirà sul futuro assetto delle Americhe e della loro democrazia.

(l) Non pubblicato: riferiva i commenti della stampa americana, sullo svolgimento della Conferenza dell'Avana. I cinque punti, corrispondenti ai cinque progetti di risoluzione presentati da Hull, erano cosi indicati da Colonna nel telegramma citato:

334

L'AMBASCIATORE A SANTIAGO, BOSCARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 119 Santiago, 31 luglio 1940, ore 20,30 (per. giorno 1° agosto, ore 6).

Mio telegramma n. 118 (1). Per opportuna notizia ed elemento di giudizio di V. E. credo doveroso riferire:

l) Il voto di simpatia che la Conferenza dell'Avana ha ieri espresso in favore del Cile nella sua controversia con la Spagna è qui messo in grande evidenza da tutto la stampa ed è considerato come una gmnde soddisfazione morale per questo Governo. Non solo i <Circoli americani ma anche vari cileni e spagnoli favorevoli a Franco dicono apertamento che momento scelto e procedura usata da Madrid in rottura delle rela2lioni diplomatiche con Cile ha dato modo a questo Governo di capovolgere situazione e far apparire il gesto della Spagna -ehe in reaHà era motivato da un giusto risentimento -come un'intromissione illecita nella politica interna cilena;

2) sebbene il Governo cileno abbia dichiarato a qualche mediatore intem

pestivo e non autorizzato che esso si considera «l'offeso» e non è perciò disposto

a fare il primo passo per la conciliazione, alcuni Governi sud-americani sarebbero ansiosi di offrire i loro uffici. Al riguardo osservo che quando il Governo di Madrid git<dicherà opportuno di riprendere le relazioni diplomatiche con quello di Santiag:> sarà bene che la ripresa abbia luogo per tramite questa Ambasciata. Il gestv varrebbe ad accrescere prestigio al nostro Governo in tutto Sud America e sarebbe un-opportuna risposta alla politica «protettrice» che gli U.S.A. pretendono esercitare sul Continente.

(l) Vedi D. 329.

335

L'AMBASCIATORE A SANTIAGO, BOSCARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 120. Santiago, 31 luglio 1940, ore 21,44 (per. giorno l' agosto, ore 11).

Il giudizio complessivo che da notizie finora giunte mi pare di poter emettere sulla Conferenza dell'Avana è che in quella riunione molte delle tesi e dei punti di vista de1 singoli Stati sono state sacrificate per dare all'Europa una dimostrazione della così detta solidarietà americana.

Dei tre grandi Stati latini americani, Argentina ha cercato da sola di contrastare il ruolo direttivo assunto dagli U.S.A., ed è grazie al suo atteggiamento che Cordell Hull ha dovuto, sia pure in misura limitata, modificare alcune delle sue tesi 9rimitive.

Brasile, il cui Presidente pare abbia inteso la profonda trasformazione che si sta operando nel mondo, avrebbe combattuto le mire egemoniche che, sotto note frasi democratiche, si nascondevano nei propositi nord-americani, ma era rappreser.tato nella capitale cubana del Sottoseg.retado di Stato Nabbuco del quale è universalmente nota l'esagerata anglofilia, mentre la Delegazione cilena era capeggiata da un Ministro di fronte popolare intelligente ma completamente imprepa!"ato alla politica internazionale. Gli è perciò che dal lato politico, mercè limitate concessioni (riserva circa Malvine ed alcune altre località; menzione dell'autodecisione delle popolazioni nella questione delle colonie europee in America) gli S.U.A. hanno visto trionfare la loro tesi. La convenzione circa la sovranità delle colonie europee votata all'Avana è bensì differente da quella primitiva preparata dagli S.U.A., ma, nonostante il parere contrario di questo Ministero degli Affari Esteri, a me sembra che la differenza non sia sostanziale giacchè con una delle risoluzioni che formano gli «atti dell'Avana» si lascia mano libera ad ognuno degli Stati firmatari di intervenire ed agire subito anche da solo, quando le circostanze lo richiedessero.

Nel campo economico invece gli S.U.A., resisi forse conto non solo dell'opposizione della più parte degli altri Stati ma anche dei sacrifici finanziari che da parte loro richiedeva il grandioso progetto di cartello panamericano che avrebbe ò.vrebbe dovuto monopolizzare in loro favore tutto il commercio americano, lo nanno spontaneamente abbandonato. incaricando il Comitato Finanziario di Washington di un progetto più limitato ed hanno dovuto accettare che

nell'art~.::olo l o della « risoluzione » economica fosse nuovamente sancito il principio della libertà di commercio.

Quanto alle altre risoluzioni sulla quinta colonna, sull'attività dei diplomatici in America, sullo scambio delle informazioni di polizia ecc., non mi pare che esse siano destinate ad avere grande importanza.

336

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO

T. 208/223 R. Roma, 31 luglio 1940, ore 23.

Vost::-o telegramma n. 211 (1).

Pot..:te tenere con codesto Ministro degli Esteri linguaggio analogo a quello Ministro di Germania, comunicando quindi che anche Governo italiano ha rivolto vive insistenze Ministri romeni voler iniziare prontamente conversazioni con Ungheria, :ricevendo assicurazioni in tal senso.

Con :1ltro telegramma riassumo per Vostra norma conversazione (2).

337

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI

T. 21249/123 P. R. Roma, 31 luglio 1940, ore 24.

Il R. Ambasciatore a Berlino segnala che il Governo tedesco segue con particolare interesse azione svolta dall'Iran per mettere al più presto possibile mano sulle installazioni dell'Anglo-Persian Oil Company.

È a questo proposito da tener presente che azione iraniana -concordata o no con gli mglesi -potrebbe anche avere lo scopo di precostituire una situazione giuridica che imp~disca, al momento della pace, l'eventuale passaggio delle concessioni alla Germania e all'Italia a titolo di indennità.

Se c:.à fosse, potrebbe essere utile svolgere quelle possibili azioni che valgano ad evitare che proprietà franco inglesi in terzi Paesi passino in altre mani prima della fine delle ostilità.

Passi questo genere sono stati ad esempio già effettuati dal Governo tedesco in Romani~, cui è stato recentemente fatto presente che Germania non avrebbe riconosciub la vendita a terzi di proprietà appartenenti a Governi o sudditi di Paesi con cui essa è in guerra.

Cc::J.tinuate a seguire questione, esaminandola anche sotto questi riflessi e riferendo telegraficamente quanto potrà risultarvi (3).

(l) -Vedi D. 328. (2) -Non pubblicato. Vedi D. 321. (3) -Vedi D. 364.
338

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 371. Mosca, Jo agosto 1940, ore 15,25 (per. ore 20,30).

Segnalo con debita riserva seguenti notizie fornite da questa Ambasciata del Giappone:

1° U.R.S.S. starebbe effettuando presso frontiera ,con Afganistan forti concentramenti di truppe e lavori militari. Piano sovietico sarebbe creare torbidi interni per provocare caduta dell'attuale Re e richiamo di Amanulla considerato come decisamente anti-britannko e filo-sovi-etico. Obiettivo finale: ridurre Afganistan sotto il controllo dell'U.R.S.S. come parte della «zona vitale~ sovietica.

2" Sarebbero già iniziati o prossimi ad esserlo negoziati turco-sovietici per questioni concernenti frontiera Caucaso.

3° Si troverebbe a Washington attualm~mte una cognata di Molotov la quale manterebbe stretti contatti con la Signora Roosevelt. Essa lavorerebbe per r,iavvicinamento politico economico r!'la U.R.S.S. e ,Stati Uniti America onde opporre resistenza, comune all'espansionismo giapponese.

4° In data 18 luglio questo Ambasciatore d'Inghilterra avrebbe 'avuto secondo colloquio con Stalin per ricevere rispos:ta al quesito da lui posto nel precedente colloquio del primo luglio. Risposta di Stalin sarebbe stata completamente negativa. Cripps avrebbe allora chiesto che cosa U.R.S.S. pensava della egemonia tedesca ,in Europa. Stalin avrebbe risposto che questione non interessa

U.R.S.S.

Notizie sostanzialmente analoghe mi erano già state date dal collega tedesco (mio telegramma n. 361) (l) il quale mi ha subito informato a titolo confidenziale risultargli Molotov avrebbe diffidato Ambasciatore d'Inghilterra dal tentare di 'Creare conflitto fra U.R.S.S. e Germania.

Informazioni drca r,isultati negativi dell'azione britannica a Mosca sembra dunque fondata. Notizie di cui ai punti l 2 3 meritano invece conferma.

339

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO 2'13. Budapest, 1° agosto 1940, ore 17,30.

Telegrammi di V. E. nn. 223 (2) e 224 (3).

Ringrazio l'E. V. istruzioni impartitemi.

Ho fatto stamane passi di cui al telegramma di V. E. n. 223 surriferito. Questo Governo pregami esprimere V. E. e Regio Governo sua profonda riconoscenza. Fino questo momento nessuna apertura da parte romena è stata fatta qui e per quanto r.isulta a Sofia. Dichiarazioni 3'1 ·corrente ManoHescu alla stampa sono state accolte con poca soddisfazione, scorgendovi molte riserve. Si dubita che entro settimana qualche passo possa essere fatto da parte romena. Sembra trapelare quakhe preoccupazione che sistemazione bulgara-romena possa intervenire pr.ima e indipendentemente da sistemazione ungaro-romena.

(l) -Vedi D. 306. (2) -Non pubblicato: contiene un riassunto delle conversazioni svoltesi a Palazzo Venezia tra Mussolini e i ministri wmeni. Vedine il verbale al D. 321. (3) -Vedi D. 336.
340

IL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 288. Lisbona, 1° agosto 1940, ore 17,35 (per. giorno 2, ore 9,15).

Duca di Windsor ha fatto visita ieri da solo e segretamente a questo Ambasciatore di Spagna. Egli ha ·chiesto a Franco di dirgli lealmente cosa pensasse della sua situazione. F'ranco ha sugger.Uo al Duca di non partire. « Un pa·ese che si trova nella difficile ,situazione dell'Inghilterra-ha detto Franco -deve avere qualche forza in riserva per far fronte alle incognite del domani. Voi avete larghe masse del popolo ,inglese che sono con voi. Potrà venire il momento in cui l'Inghilterra .senta il bisogno di riavervi alla sua testa e non dovete quindi allontanarvi». Il Duca ha obiettato «che la situazione non era ancora matura per una sua azione personale». Egli era soldato e il suo dovere era di obbedire. Si rendeva .però conto pernettamente che se .fosse partito per le Bahama .gli sarebbe stato difficile uscirne. Franco mi ha precisato che con tali parole il Duca ha voluto fare allusione alle accuse che gli fa Churchill di avere intelligenze segrete con la Germania ed alla conseguente voce ·recentemente pubblieata che si prepari un attentato contro di lui.

«In fondo -mi ha detto Franco -il Duca è molto impressionato e non mi sembra di ·essere riuscito per ora a convincerlo di non prestarsi al giuoco di Churchill e di non partire».

Ho tratto impressione che Governo spagnolo si... (l) vivamente adoperando per agire sul Duca e indurlo a restare in Spagna o Portogallo. L'arrivo qui ieri da Madrid del giovane Primo de Rivera amico dell'ex sovrano va messo in relazione a tale pressione.

(l) Nota dell'Ufficio Cifra: • Manca •·

341

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI CIANO

R. SEGRETO 7702. Berlino, 1• agosto 1940 (per. giorno 5 ).

Nel mio ra,pporto in data 31 maggio, n. 5402 (1), avevo l'onore di informarVi

che ftn dai primi miei colloqui col Fiihrer e con le altre personalità del Governo

e del Regime nazista, ho sempre parlato in modo tale, per cui, a guerra finita,

Italia e Germania vengano a trovarsi fianco a fianco sulllo stesso piano -sia

pure con diversa proporzione di richieste e di vantag,gi -nell'esame e nella

soluzione delle questioni principali relative alla nuova sistemazione europea.

Scrivevo precisamente nel sopracitato rapporto che « non manco di conve

nientemente illustrare ed elencare i vantaggi che a:Ela Germania sono venuti

dall'atteggiamento dell'Italia, ponendo con molta chiall'ezza e con molta fermezza

iJ problema dei compiti futuri che devono essere risolti in comune dall'Italia

e dalla Germania nella .ripartizioone dei vantaggi derivati dalla guerra vittoriosa».

Nel quadro generale dei problemi, ho seguito con particolare attenzione

quello inerente al!la sistemazione economica dell'Europa. E al riguardo non ho

mancato di stabilire frequenti rapporti, anche d'i ·carattere pe.rsonale, con il

Ministro Funk che, come è noto, è stato incaricato dal Maresciallo Goring di

predisporre un piano generale.

Il risulato dei miei interventi presso F.unk è contenuto nella precisa e netta dichiarazione da lui fatta nel Tecente discorso che ha avuto una eco mondiale: « Noi agiremo in stretta collaborazione con l'Italia, alleata in tutti i campi, e riuniremo le forze economiche tedesche e italiane per la nuova costruzione dell'Europa».

Il discorso di Funk ha reso attuale .la discussione dell'importante problema. Ed io, riferendomi anche alla ·conversazione che al rtguardo ho avuto l'onore di avere recentemente con Voi a Berlino ritengo opportuno riassumere nei punti seguenti le grandi linee del programma tedesco.

Faccio presente che tale riassunto è il risultato di numerosi colloqui che ho avuto con Funk e con suoi alti ~unzionari e di conversazioni che collaboratori miei hanno avuto con personalità dell'economia del Reich.

l") Dividere il mondo in quattro grandi spazi economici: l'Europa, esclusa l'U.R.S.S., l'Africa e l'Asia Minore, considerate come appendici europee; l'U.R.S.S.; l'Estremo Oriente e le due Americhe.

2•) Dividere il grande spazio economico, Europa, Africa e Asia Minore in due «Wirtschaftsraiime >-' (zone economiche), una riservata alla Germania; l'altra all'Italia. Tali due zone costitiUirebbero in principio dei compiessi distinti, in contatto tra di loro attraverso una collaborazione economica itala-tedesca. Il « Wirtschaftsraum » comprende una zona più vasta del «Lebensraum », in quanto che quest'ultimo ha un significato politico più ristretto. Per esempio i Balcani non fanno parte del « Lebensraum » tedesco, mentre fanno parte sia

del « Wirtschaftsraum » germanico che di quello italiano. Quanto si è detto per i Balcani vale pure per altri territori, come per ese·mpio la Francia, nei quali i due « Wirtschaftsrai.ime » si sovrappongono senza una linea di demarcazione ben definita. Per tali zone la collaborazione economka italo-tedesca dovrà essere regolata da speciali accordi.

Il « Wirschaftsraum » riservato all'Italia è il bacino del Mediterraneo. Ad una precisa domanda rivoLta al Ministro Funk per chiarire tale concetto, questi ha evasivamente accennato all'Egitto e all'Asia Minore, dicendo ·che si tratta di una questione d!a risolversi previament'e in sede politica.

3°) Organizzare in forme diverse gli scambi commerciali ed i relativi pagamenti tra i grandi spazi economici. Nell'interno dello spazio economico Europa, Africa ed Asia Minore, sviLU!ppare e semplificare l'attuale sistema di « clearing », in,troducendovi inoltre H principio della compensazione dei saldi sia tra « clearings » dello stesso «Wirtschaftsra,um » che tra quelli di « Wilrtschaftsraume » diversi, dando così la possibilità di eliminare le punte che si formassero nei singoli « clearings ».

Regime di .scambi molto libero, con pagamenti in valuta, tra lo spazio economico europeo e gli altri spazi.

Semplificazione .spinta al massimo di tuute l:e attuali formalità relative agli scambi commerciali. A tal proposito 'il Ministro Funk ha detto a mò di esempio, che se oggi occorrono tre funzionari per concludere un affare, domani sarà più che sufficiente uno per concluderne mille.

Le economie dei singoli paesi di un «Wirtschaftsraum » saranno dirette e subordinate alle esigenze dell'economia del paese cui il «Wirtschaftsraum » fa capo. Si tra,tta in altri termini di normalizzare ed estendere il sistema già seguito dalla Germania con la Romania, la cui produzione ed esportazione, in c0111seguenza di pressioni politiche, sono state subordinate alle esigenze dell'economia germanica.

4°) Modificare l'attuale concetto di autarchia, estendendolo dal terreno nazionale a quello dell'intero « Wirtschaftsraum », e giungere ad una divisione del lavoro ·intesa a riservare alla Germania la produzione industriale, lasciando agli altri paesi la produzione agricola, la prima trasformazione industriale di essa e l'approvvigionamento delle materie prime.

Sviluppare al massimo il <commercio con tutti i paesi del mondo, soprattutto nel campo d:ei generi voluttuari, onde aumentare il più possibile il livello del tenore di vita del popolo germanico e far sì che, se tale com.merdo con territori al di fuori del raggio d'azione militare della Germania dovesse in caso di necessità improvvisamente .ces·sare, ciò non influisca sul potenziale bellico tedesco.

Ridurre la fabbricazione di prodotti sintetici e lo sfruttamento di minerali poveri, conservando però agli impianti un certo grado di efficienza, sia per non perdere il ca[litale in essi investito, sia per averli pronti in caso d!i emergenza.

5°) Definitiva rinunzia a garantire la stabilità della moneta con la copertura aurea, 1riducendo al minimo la funzione dell'oro, di cui si prevede l'impiego soltanto per il pagamento di saldi nel commercio c·orn gLi spazi extraeuropei.

Garantire in modo assoluto la stabilità della moneta, il cui valore trova una base reale nel potenziale di lavoro.

Conclusione di accordi commerciali a Lunga scadenza.

Pagamento immediato agli eSIPortatori dei loro crediti, al di fuori della situazione dei « clearings », con anticipazioni fornite da un istituto bancario governativo.

La stabilità della moneta, gli accordi commerciali a lunga scadenza che assicurano continuità di sbocchi, il pagamento immediato delle vendite all'estero, togliendo all'industria ogni rischio ed ogni incertezza, le permetteranno di sviluppare una regolare produzione a costi ridotti e a prezzi stabili. Sarà cosi realizzato un altro dei concetti fondamentali del programma germanico, inteso a ottenere attraverso la stabilizzazione dei prezzi industriali all'interno la possibilità di pretendere dai paesi agricoli del «Wirtschaftsraum » anche il consolidamento dei prezzi dei prodotti dell'agricoltura.

Con tale stabilizzazione del rapporto di scambio tra il prodotto industriale e quello agricolo, verrebbe fiSIS'ata la situazione di previlegio del lavoratore industriale nei confronti di quello agricollo e di conseguenza assicurato alla Germania un tenore di vita rpiù elevato che non quello dei paesi agricoli del «Wirtschaftsraum » tedesco.

Il marco, con la sua stabilità e con la soppressione di tutti i debiti tedeschi verso l'estero e di tutte le diverse sue quotazioni attualmente esistenti (marco registrato, marco turistico, ecc.), verrà ad assumere una posizione preminente nei riguardi di tutte le altre monete delllo spazio europeo, le quali verrebbero ad esso stabilmente ancorate.

Tale situazione del marco e l'adozione dei «clearings » piluvilaterali dovrebbe fare di Berlino run grande centro mondiale di fu'ansazioni finanziarie, cui potrebbe far concorrenza la sola Nuova York.

6°) Limitare al massimo le re[azioni economiche con il Nord-America. Si giustifica qui tale presa di posizione come una reazione verso gli Stati Uniti per il loro atteggiamento ostd:l'e e l'egoistica politica commerciale che essi -considerati in Gevmania come responsabili delle difficoltà economiche degli ultimi tempi -hanno sino ad oggi seguito. In reailtà invece si tende a mettere in disparte l'organismo economico nordamericano, il solo in grado di competere in campo economico con la Germania, dopo la scomparsa dei grandi imperi inglese e francese.

7") Per quanto riguarda l'Italia, il Ministro si è espresso nella srua dichiarazione nel modo sopra riportato.

In conversazioni private che il Ministro Funk aveva già precedentemente dichiarato che la riorganizzazione economica del dopoguerra sarebbe stata fatta in piena collaborazione con l'Italia e che il marco e la lira dovranno essere le due monete basi dello spazio europeo, mentre la Reichsbank e la Banca d'Italia ne diventeranno gli Istituti finanziari dominanti.

Di tale collaborazione, così ufficialmente annunciata e riconfermata in ogni occasione, non si conoscono sino ad oggi le linee direttive, l'ampiezza e le modalità d'applicazione. Punti questi che dovranno essere precisati a mezzo di contatti fra il Governo italiano e queMo tedesco.

Dalla sommaria esposizione che precede, risWta che la Germania: -intende concentrare i sruoi sforzi nella produzione industriale, iLasciando invece quella agricola ai paesi del suo «Wirtschaftsraum »; paesi che debbono

provvedere al suo fabbisogno alimentare. A questi ultimi la Germania, dando <ma nuova interpretazione al ,concetto di sovranità, non solo vieterebbe un ulteriore sviluppo industriaile, ma tp& al,cuni di essi, come ad esempio l'Olanda ed il Belgio, -a giudizio tedesco superindustrializzati -ne intenderebbe ridurre l'attuale attrezzatura. In ogni caso sarebbe esclusa per i paesi del « Wirtschaftsraum » ogni produzione di materiale bellico.;

-rinunzia sostanzialmente al concetto dell'autarchia nazionale, considerando sufficiente avere nel suo «Wirtschaftsraum » i rifornimenti essenziali;

-considera ormai termina,to il periodo in oui la parola d'ordine era « cannoni invece di burro » e intende trasformare, anzi rovesciare il suo commercio d'importazione con i grandi spazi economici, finora volutamente ristretto alle materie prime, in acquisti di generi voluttuari;

-ritiene di poter stabilizzare la sua moneta e di farne una valuta a carattere internazionale, senza nessuna garanzia aurea. È ovvio che a tale concetto si è fatto ricorso per la mancanza di oro;

-non fa nessun assegnamento sul grande spazio russo, data l'incertezza di poter stabilire con l'U.R.S.S. rapporti stabili. Non è anzi da escludersi che la Germania, anche per evidenti ragioni di politica generale, pensi di ostacolare un ulteriore sviluppo industriale dell'U.R.S.S.

Da quanto ho sopra riferito appare evidente che la Germania ha completamente elaborato in sede teorica il suo piano di dcostlruzione economi!ca del dopoguerra.

Ricordando quanto Voi, signor Min1stro, mi avete detto circa lo svolgimento di studi e di proposte che Voi personalmente coordinate in relazione aUe necessità economiche italiane cons~derate non ,wlamente nel presente, ma proiettate nel futuro, ritengo mgoote che da parte italiana venga chiaramente formulato il nostro pensiero al riguardo, prima che i propositi tedeschi si siano defiinitivamente crista1lizzarti.

Tenendo presente la nostra situazione industriale e commerciale nei confronti di quella tedesca, ritengo sia per noi conveniente delimitare chiaramente il nostro «Wirtschaftsraum » nei riguardi di quello germanico, evitando o riducendo al minimo zone di condominio ove i nostri interessi verrebbero fatalmente ad essere saocificati.

Ritengo inoltre necessario che da parte nostra si formuli un vasto programma di sviluppo industriale basato, non suHe necessità immediate, bensì sui futuri bisogni di quello che sarà d'omani il grande Impero italiano. Ciò per evitare che, per sopperire ai bisogni del «Wirtschaftsraum » italiano, si debba poi ricorrere aU'indrustria tedesca. Considero tale punto di importanza fondamentale, dato che l'esistenza di una grande industria italiana, non rientrando logicamente nel vasto piano di sviluppo germanico -sviluppo che da solo potrebbe sopperire ai bisogni dell'intera Europa -viene ammessa, in misura non ancora precisata, per evidenti ragioni di OIJIPOrtunità politica. La conferma di ciò si trova nel fatto ~che questi ambienti puramente economici pensano, in perletta buona fede, ad affidare al'l'Italia funzioni a carattere ,prevalentemente agr1co1o, ignorando che in Italia, tenuto conto della natura montagnosa del suolo, la densità reale della popolazione è tale da richiedere una larga attività industriale per assicurare l'impiego di tutte le forze lavoratrici.

La necessità di uno sviluppo industriale italiano è anche determinata dal bisogno di avere prodotti finiti da scambiare con gli altri spazi economici, in modo particolare 'con l'America Latina, onde ass1curarci l'a~provvigionamento di quelle materie prime che non potremo trovare, almeno in un primo tempo, nel nostro « Wirtschaftsraum » (l) tedesco abbraccia paesi con cui già in passato si svolgeva una grande parte del commercio estero della Germania; mentre con i paesi del nostro « Wirtschaftsraum », anche per il loro basso tenore di vita, si è svolta sinora soltanto una modesta parte del nostro 'commercio estero.

L'atteggiamento di ostilità assunto dalla Germania di fronte all'America del Nord, soprattutto -come ho sopra detto -per 'ragioni di concorrenza industriale, non credo coincida con i nostri •interessi e con i nostri bisogni. A parte gli utili rapporti che noi potremo svi'luppare con un paese di vaste possibilità come gli Stati Uniti, date le condizioni in cui verrà a trovarsi la Francia nel dopoguerra, è prevedibile un grande aumento del traffico turistico americano in Italia; traffico che potrebbe costituire un apporto notevole alla nostra bilancia valutaria.

Quanto ho sopva riferito ritengo sia sufficiente per chiadre ne'lle grandi linee il progetto tedesco di ricostruzione economica del dopoguerra; progetto che tnveste con ·carattere definitivo tutto il nostro futuro sviluppo economico.

Mi permetto pertanto di far presente la necessità di acceilerare al massimo l'elaborazione del punto di vista italiano al riguardo, elaborazione che dovrebbe essere accentrata presso ·codesto Ministero, al fine di esse:re preparati al più presto per un sostanziale scambio di vedute in proposito con questo Auswiirtiges Amt.

È infatti da tenere sempre presente che tutti i problemi che non ri!§Uardano l'interno della Germania devono passare attraverso l'Auswartiges Amt. Il problema della sistemazione europea sotto il riflesso economico ha un contenuto politico che deve essere preso in esame, se non pregiudizialmente, almeno contemporaneamente a quello economico.

(l) Non pubblicato.

342

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. RISERVATO 3649. Sofia, l" agosto 1940 (per. giorno 5).

La recente occupazione da parte della RJussia sovietica della Bessarabia e della Bucovina settentrionale ed ii conseguente acuirsi, data questa indiretta rottura dell'equilibrio balcanko, della fino a quel momento sopita questione delle revisioni territoriali nella Penisola, hanno nuovamente attirato l'attenzione sulla realtà delle relazioni oggi esistenti t:ra Mosca e Sofia.

È evidente che il cedimento totale e la remissività della Rumania dinanzi all'improvvisa mossa sovietica hanno in Bulgaria ridestato vivo interesse nei confronti dell'azione internazionale di Mosca e ciò per quanto questa si fosse

ben guardata dal dare il benchè minimo avvertimento ll'l Governo di Sofia di quanto il Kremlino andava preparando. Interesse ed anche simpatia che hanno alle basi, come già tante volte è stato ripetuto, quella naturale e tradizionale atmosfera slava che del resto in questi Paesi balcanici, data l'azione storica antiturca della Russia nel secolo passato, trova poi incentivo da un istintivo sentimento di riconoscenza per il Paese che liberò i Balcani dal 1gioco ottomano.

A questo sentimento naturale di interesse e di simpatia si uni anche forse, in un primo momento, da parte di alcuni elementi responsabili un qualche gioco inteso a far apparire ad amici o avversari, grandi o piccoli, come la Bulgaria, data la sua amicizia con Mosca, vedesse oramai rafforzata la sua posizione e come essa potesse oramai contare, per la real!izzazione delle sue aspirazioni, anche su altre carte da altri non possedute.

Ma questo gioco politico non ebbe in realtà grande durata perchè questi uomini dirigenti compresero quasi subito come, con la caduta della Francia e l'isolamento dell'Inghilterra, la partita balcanica divenisse ogni giorno di più monopolio delle due Potenze dell'Asse e come la Russia sovietica ben difficilmente avrebbe potuto prendere iniziative in questa zona senza un preventivo a{!Cordo con Berlino e Roma. La Bulgaria quindi, dopo un primo momento di incertezza, si è ora orientata nettamente verso l'Asse sempre però esaltando la formula, del resto ,assolutamente esatta per quanto la concerne, che la futura sistemazione dei Balcani, atta a veramente creare ÌIIl. questi Paesi un'atmosfera di reciproca comprensione e di amicizia, va ricercata in un accordo tra Roma, Berlino e Mosca. Oocorre infatti non dimenti:care che, tanto per ragioni internazionali quanto per motivi interni, è assolutamente necessario per la Bulgaria che sia evitato un conflitto tra l'Asse e la Russia. La fortuna della Bulgaria, cioè, nella guerra 1939-40, a differenza di quanto avvenne in quella 1914-18, sta appunto che Mosca non ha questa volta affrontato Berlino. Se ciò dovesse malauguratamente oggi nuovamente ripetersi la Bulgaria si vedrebbe straziata e divisa con tmprev:idibili CQITiseguenze tra le fortissime reali influenze tedesche quì esistenti e quella tradizionale simpatia slava, a base popolare, alla quale ho sopra accennato.

Ciò detto appare opportuno osservare quali sintomi siano qui recentemente apparsi e quali fatti si siano verificati atti a dare un'idea, per quanto possibile esatta, della rell'ltà degli odierni ra~Ppo'fii tra Mosca e Sofia.

L'accordo commerciale russo-bulgaro, ,che fu a suo tempo tanto discusso ed esaltato, comincia solo ora, dopo un periodo di incertezze, a dare qualche frutto. Il cotone sovietico, che viene in grande parte qui filato da fabbriche a fortissimi interessi italiani per poi essere rispedito in Russia (mi domando in proposto se, data l'odierna carenza italiana di cotone, non sarebbe possibile studiare un quaJ,che sistema per cui questo cotone 'sovietico potesse in parte proseguire da Sofia per l'ItaHa), giunge ora regolavmente ed in quantità notevooe. E il tabacco bulgaro si avvia finalmente verso i ,porti sovietici del Mar Nero. Questo attivarsi di scambi ha ora facilitata la richiesta sovietica di aprire un Consolato a Varna il quale sarà appunto inaugurato nei prossimi giorni dal nuovo Ministro sovietico qui residente, signor Lavricheff.

Le relazioni culturali invece non sembrano fare eccessivi progressi. I giornali sovietici, anche per il grande ritardo con il quale giungono, non aumentano

25 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. V.

la loro vendita. La presentazione di pellicole di produzione sovietica non appare segnare una curva eccessivamente ascendente e la libreria russa fa normali affari. E ciò per quanto da ~arte di Mosca, come dimostrano le attive partecipazioni sovietiche all.e due uniche manifestazioni economico-culturali dalla Bulgaria, le Fiere di Plovdiv e di Varna, venga mostrato un notevole interesse nei con:lironti di Sofia.

In questi ultimi giorni si è fatto grande chiasso intorno alla organizzazione di una partita di callcio a Sofia tra la squadra sovietka e quella bulgara. E sono state anche dette inesattezze che hanno avuto interessanti conseguenze.

La partita era stata fissata per domenica 28 luglio e alcuni giorni prima, e precedendo l'arrivo del~a squadra, giunse a Sofia un gruppo di organizzatori sovietici. Si è detto e scritto che questo gruppo è stato accolto da una folla simpatizzante di ben cinquantamila persone, cifra addirittura iperbolica se si pensa che la città di Sofia conta meno di 400.000 abitanti. Ora, e~ssendomi casualmente personalmente trovato a vedere l'arrivo all'Albergo di quei signori, devo dire che i miei calcoli raggiungono al massimo due o tremila persone. Vi'ceversa la cifra di cinquantamila è corsa per il mondo, a cura anche, devo dire, di questa Legazione di Germania i cui membri appaiono, circostanza degna di ,particolare rilievo, ipersensibili per tutto quanto riguarda i contatti russo-bulgari. E così, come mi ha rac1contato questo Ministro degli Affari Esteri, domenica 28 luglio allorchè egli ed il Presidente Fiiov giunsero a Salisburgo si sentirono subito chiedere con sorpresa da von Ribbentrop cosa mai avvenisse in quella giornata a Sofia, dove ben «cinquantamila » persone avevano accolto entusiasticamente i rappresentanti sovietici!

I giocatori poi hanno rinviato il loro arrivo (forse anche data l'assenza dalla Bulgaria dei due principali Membri del Governo trattenuti a Vienna nell.a Giornata di domenica 28) e la partita non si svolgerà, a quanto sembm, che nella seconda decade di Agosto. Interessante anche la circostanza, da me precedentemente riferita, che ad essa verranno invitati soltanto i Ministri d'Italia, di Germania e di Jugoslavia.

Altro episodio di questi giorni è stato il viaggio in Russia, per invito sovietico, di due noti giornalisti ed uomini politici bulgari, il deputato Sotir Yaneff, vice presidente della Camera, ed il deputato Dejanoff. Questi due parlamentari hanno, al loro ritorno, concesso interviste all'UTRO, allo ZORA e alla ZARIA. Si sono soprattutto indugiati nel descrivere i sentimenti amichevoli della Russia sovietica per la Bulgaria, la « popolarità » che le rivendicazioni bulgare -e soprattutto quella dobrugiana -incontrerebbero in Russia sovietica.

Poichè l'invito sovietico a tale visita era stato fatto in occasione di una

Mostra di Economia Rurale, i due deputati hanno molto riferito, neHe interviste,

sui progressi fatti dall'U.R.S.S. in questo campo. Yaneff ha affermato che laggiù

«il progresso tecnico è enorme » e ha aggiunto che gli scambi commerciali tra

U.R.S.S. e Bulgaria sembrano promettere nuovi prossimi sviluppi. I due deputati che, nelle loro dichiarazioni, hanno anche detto di avere notato in Russia una importante attività commerciale tedesca, erano stati affidati, durante tutto il loro viaggio, all'Istituto Sovietico di propaganda «Voks », ma essi affermano di avere avuta piena libertà di osservazione.

Trattando di questi ultimi episodi dei rCI!Pporti russo-bulgari, devo a~giungere come da parte bulgara non si perda occasione per conoscere quali effettivamente siano oggi, nella realtà, i rapporti tra l'Asse e Mosca.

Ho già rpiù volte riferito, in proposito, come le dichiarazioni fatte al Reichstag, il 19 luglio, dal Cancelliere Hitler circa le relazioni russo-tedesche avessero fatto qui sorgere il dubbio che in tempi recenti si sia addivenuti, tra l'Asse e l'U.R.S.S., ad una qualche nuova divisione di sfere di influenza nei Balcani. E il signor Popov, giunto a Salisburgo, ha ritenuto utile domandare direttamente tanto ad Hitler quanto a von Ribbentrorp se effettivamente la Bulgaria dovesse tener conto di questa supposta divisione «per potersi regolare in conseguenza». La risposta è stata sostanzialmente negativa: da parte tedesca, cioè, si è fatto capire come non esistano veri e prorpri Accordi tra Asse e Mosca circa i BaLcani, per quanto «la Germania abbia fatto chiaramente comprendere di non essere disposta ad accettare senza intesa preventive mutamenti a sud dei Carpazi». Del resto -ha aggiunto Hitler -« Stalin svolge una politica del tutto realista e non inspirata a pericolosi colpi di testa».

Risultato di tutto ciò è stato che Filov e Popov sono ritornati a Sofia sotto l'impressione che la Russia è ben lontana dall'avere dall'Asse una qualche mano Hbera nei Balcani e che quindi la Bulgaria deve tener cO'llto esatto di di questa situazione per appoggiarsi sempre più verso l'Asse. Ciò facendo, del resto, Sofia eviterà anche i danni che possono venire ad essa ed alle sue aspirazioni dall'odierno orientamento assofilo e chiaramente antisovietico di due gue importanti debitrici e cioè la Rumenia e la Grecia. La prima infatti, a mezzo della sua affrettata trasformazione interna, vuole oggi apparire agli occhi di Roma e di Berlino come una trincea antibolscevica che va sorretta e non indebolita, mentre la seconda, come ha opportunamente rilevato, in questi ultimi tempi, il R. Ministro in Atene, sventola oramai in funzione antirussa il suo possesso della Tracia egèa, sostenendo la tesi che, se questa regione fosse restituita ai Bulgari, ciò significherebbe i Russi sul Mare Egeo.

Non so se da tutto ciò sia lecito trarre conclusioni o fare previsioni. Se una affermazione può essere pronunciata è che oggi i rapporti russo-bulgari sono essenzialmente in fu.nziO'lle del progresso della questione della realizzazione delle aspirazioni della Bulgaria.

Oggi, oramai, ed il movimento non può essere più fermato, Sofia si è messa sulla strada delle realizzazioni. Forse, per molte circostanze, essa si contenterebbe di non molto, ma certamente non potrebbe rimanere a mani vuote senza che si producano quì pericolose insofferenze e scatti imprevisti. In altre parole se la Bulgaria, dopo avere svolto per anni ed anni una politica di amicizia verso Roma e Berlino, e dopo avere, con il suo rifiuto a entrare a far parte dell'Intesa Balcanica, impedito in realtà la creazione nei Balcani di un blocco che, alla prova della guerra del 1939, sarebbe stato senza alcun dubbio antiassista, si vedesse negata proprio da Roma e da Berlino la realizzazione, almeno in parte, delle sue principaH aspirazioni essa sarebbe per forza tentata a rivolgersi altrove, ossia, praticamente, alla Russia. E ciò anche per neutralizzare una certa nascente politica jugoslava che va esaltando il valore dell'avvenuto riavvicinamento tra Belgrado e Mosca.

In conclusione quindi occorre dare ragione al Ministro Popov allorchè egli con insistenza ripete ,che « anche per ragioni interne bisogna sperare che la Bulgaria ottenga la sua soddisfazione dall'Asse Roma-Berlino».

2 agosto

Su questo, è ora venuto il discorso di Molotov al Soviet Supremo di Mosca. Esso, per quanto i termini usati nei confronti della Bulgaria siano stati estremamente misurati e modesti e nessuna allusione sia stata fatta alle aspirazioni bulgare ( « I nostri raworti con la Bulgaria -egli ha detto -possono essere considerati come normali. Si può aggiungere che tra l'U.R.S.S. e la Bulgaria non esistono contradizioni capaci di impedire un ulteriore miglioramento di questi nostri rapporti») è destinato a suscitare qui la migliore delle impressioni. Le parole infatti di Molotov, mentre smentiscono le voci di un peggioramento delle relazioni tra l'Asse e Mosca, appaiono anzi un sostegno a quella formula cara al cuore dei Bulgari della necessità di una amidzia tra Berlino, Roma e Mosca. Formula sulla quale, come ho sopra accennato, poggia ogni possibile consolidamento della Bulgaria nella Penisola baLcanica.

(l) Sic! Evidentemente mancano qui le parole c Il "Wirtschaftsraum " •.

343

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 372. Mosca, 2 agosto 1940, ore 9,40 (per. ore 16,40).

Discorso pronunziato stasera da Molotov davanti Consiglio SuPremo U.R.S.S. riunito per awrovare annessione Bessarabia Bucovina e Stati baltici, è caratterizzato da tono obiettivo nella cronistoria degli avvenimenti internazionali degli ultimi quattro mesi nonchè da notevole moderazione nella definizione relazioni fra U.R.S.S. e terzi paesi.

Nei riguardi della Germania Molotov si è espresso con maggiore calore che nel discorso del marzo u. s. Parte riguardante Italia appare ispirata da sincero desiderio e fiducia in un ulteriore miglioramento.

Molotov ha detto testualmente: «Nostre relazioni con l'Italia sono migliorate negli ultimi tempi. Reciproco scambio di vedute ha mostrato che nel campo della politica estera nostri due Paesi hanno piena possibilità di assicurare comprensione reciproca. Anche speranze per intensificaziose delle relazioni commerciali sono pienamente fondate». Tono usato verso Romania è apparso amichevole. Relazioni con Finlandia sono state presentate come soddisfacenti, anche se discorso contiene velata minaccia contro circoli dirigenti finlallldesi per loro politica sociale. Parte riguardante Turchia conferma attitudine di sospetto, ma apparentemente lascia porta aperta ad un accordo. Altrettanto per Iran. Tono verso Giappone insolitamente moderato. Invece vivacemente polemico contro gli Stati Uniti. In complesso discorso non contiene nulla di sensazionale ed ha contenuto piuttosto anodino.

344

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 129. Bucarest, 2 agosto 1940 (per. giorno 4).

Questo Ministero Affari Esteri ha chiesto di vedermi oggi apjpena rientrato in sede, e facendo seguito alle comunicazioni da lui fatte al comm. Formentini, mi ha riassunto come appresso l'azione svolta da questo Governo in seguito e come conseguenza degli incontri di Berchtesgaden e di Roma, ed allo scopo di iniziare la preparazione dell'opinione pubblica interna al regolamento delle questioni territoriali con l'Ungheria e con la Bulgaria.

Il 30 luglio è stato riunito il Consiglio dei Ministri, il 31 luglio i Consiglieri Reali ed oggi stesso sono stati convocati gli esponenti politici della Transilvania. In seno di ciascuna di tali riunioni il Presidente del Consiglio ed il Ministro degli Affari Esteri hanno fatto un detta,gliato esposto della situazione.

Il 30 luglio il Ministro degli Affari Esteri ha fatto alla stampa le dLchiarazioni trasmesse da questa Legazione con telegramma stampa n. 205/30 luglio e telespresso 1316 del 31 luglio (1).

In questi giorni il Governo ha poi proceduto ad inviare due esperti tecnici in Italia ed in Grecia per studiare sul luogo le modalità con le quali fu a suo tempo effettuato in Grecia, ed è attualmente effettuato in Italia, il trasferimento delle popolazioni.

Parimenti il Governo romeno ha provveduto ad affidare all'ex Ministro Cornatzeanu la missione di studiare nella Transilvania le regioni che sembrano più propizie a ricevere le popolazioni trasferite.

Contemporaneamente, per tradurre in atto, dal punto di vista internazionale, le intenzioni manifestate al Duce ed al Fuehrer, Gigurtu e Manoilescu hanno preso anzitutto la decisione di inviare l'Ambasciatore in Jugoslavia, sig. Cadere, ed il Ministro romeno a Roma, sig. Bossy, in missione ufficiosa rispettivamente a Sofia ed a Budapest, per prepararvi l'inizio dei negoziati e per accertare se i Governi di Bulgaria e di Ungheria sarebbero disposti ad accettare l'invito del Governo romeno di iniziare conversazioni in Romania.

Tale proposito ha potuto però finora essere realizzato soltanto per quanto concerne la Bulgaria. Infatti ieri alle ore 11,30 il Ministro d'Ungheria a Bucarest ha chiesto di essere ricevuto d'urgenza dal Ministro degli Affari Esteri e gli ha rimesso la nota che qui di seguito trascrivo nel suo testo originale:

c En connexion avec la déclaration de Son Excellence le Ministre des Affaires Etrangères de Roumanie transmise par la radio de Bucarest le soir du 30 juillet et publiée par la presse roumaine le lendemain, le Gouvernement Royal de Hongrie se voit obligé d'attirer l'attention du Gouvernement Royal de Roumanie sur ce qui suit:

Le Gouvernement hongrois aimerait croire que lors de la pubHcation de !adite décla.ration certains passages en ont été dénaturés par erreur, notamment

le passage disant que: " la Roumanie a porsuivi pendant 20 ans la politique la plus large qu'on ait jamais pu faire en faveur des minorités ".

Pour quiconque dans le monde entier jugeant la situation avec objectivité et se souvenant de la politique roumaine poursuivie à l'égard des minorités, de pareilles allégations ne peuvent évidemment ,que paraitre camme une provocation dangereuse des masses hongroises, aussi bien en Roumanie qu'en dehors de ses frontières.

Le passages vagues de la déclaration concernant la question de l'échange des populations son également dangereux et le Gouvernement Royal de Hongrie doit attirer l'attention du Gouvernement roumain sur le fait -qui lui est d'ailleurs sans aucun doute connu -que la question entre la Hongrie et la Roumanie n'est pas de nature minorita1re, mais territoriale.

Le Gouvernement hongrois se voit obligé de faire ressortir que des déclarations équivoques et irréfléchies émanant des milieux autorisés sont à meme d'envenimer l'atmosphère entre les deux Etats, de sorte que le Gouvernement Royal de Hongrie rend dès à présent responsable le Gouverm~ment Royal de Roumanie pour toutes les conséquences pouvant en découler.

L'affirmation de Son Ex,cellence le Ministre Royal des Affaires Etrangères de Roumanie selon laquelle les Roumains savent prendre l'autre route lorque certaines limites se trouvent dépassées n'impressionne ni l'opinion publique hongroise ni le Gouvernement hongrois ».

Le dichiarazioni del sig. Manoilescu alle quali si riferisce la nota sono quelle 3opra accennate e trasmesse col telegramma stampa n. 205 e telespresso 1316 precitati.

A sua volta il Governo romeno ha risposto il giorno stesso con la nota che parimenti trascrivo:

« En réponse à la Note Verbale que Son Excellence le Ministre de Hongrie à Bucarest a bien voulu nous présenter le 1er aout, au non du Gouvernement Royal de Hongrie, le Gouvernement Royal de Roumanie se croit obligé de présenter les observation suivantes:

Le déclarations du Ministre des Affaires Etrangères de Roumanie sur le traitement des Minorités ethniques en Roumanie représentent la convinction profonde du Gouvernement Royal qu'il peut affirmer et soutenir en pleine conscience. Toutes les opinions impartiales et objectives qui se son exprimées durant les 20 dernières années, sur la situation des minorités ethniques en Roumanie, concordent à ce sujet. Dane le Gouvernement roumain ne peut considérer camme une provocation dangereuse que la négation -formulée d'une manière inusitée -contre cette évidence.

En ce qui concerne les passages de la déc1aration du Ministre des Affaires Etrangères concernant la question des échanges des pQI>ulations, le Gouvernement Royal de Roumanie doit attirer l'attention du Gouvernement Royal de Hongrie qu'il entend garder le droit de juger et d'apprécier lui-meme la nature de la question. Le Gouvernement Royal de la Roumanie se voit obligé d'exprimer son regret vis-à-vis de toute manifestation équivoque ou irréfléchie qui émanerait de n'importe quel milieu autorisée et qui pourrait troubler les relations entre les deux Etats et il laisse la responsabilité des conséquences éventuelles de ce trouble devant l'histoire, à celle des deux parties qui s'en rendrait coupable.

En ne préjugeant en rien sur ses intentions d'améliorer les rélations avec tous ses voisins, le Gouvernement Royal déclare ne pas se laisser impressioner par aucun langage qui sort des limites des convenances ».

Alle 16,30 della stessa giornata di ieri Manoilescu ha poi ricevuto il Ministro di Bulgaria il quale si è con lui espresso in termini molto misurati, esprimendo anzi la sua soddisfazione per le misure recentemente adottate dal Governo romeno in Dobrugia. Manoilescu ha pertanto comunicato al sig. Petrov la partenza per Sofia dell'Ambasciatore Cadere il quale giungerà in quella Capitale domani mattina.

Come sede dei negoziati fra Romania e Bulgaria il Governo romeno intende proporre Craiova.

Il Mìnistro degli Affari Esteri ha concluso il suo esposto, che mi sono da parte mia limitato ad ascoltare, dicendo che mentre le conversazioni con la Bulgaria stanno iniziandosi sotto favorevoli auspici, quelle con l'Ungheria sono state paralizzate fin dall'inizio dalla nota ungherese. Manoilescu ha aggil.mto che se la dignità della Romania non gli ha consentito di lasciar passare senza risposta adeguata la nota del Ministro ungherese, egli sarebbe peraltro lieto di essere aiutato ad uscire dal punto morto in cui si trovano e sarebbe all'uopo anche disposto al ritiro contemporaneo delle due note.

Nel frattempo, e nella speranza di poter dar seguito quanto prima al suo divisamente di iniziare al più presto conversazioni con Budapest, egli ha provveduto a chiamare a Bucarest il Ministro a Roma, sig. Bossy, affinchè si tenga pronto a partire.

Alla fine della conversazione il Ministro degli Affari Esteri ha nuovamente rinnovato calorose espressioni di gratitudine per le accoglienze ricevute a Roma, di ammirazione per il Duce e di profonda stima per V. E.

(l) Non rintracciati.

345

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 130. Bucarest, 2 agosto 1940 (per. giorno 4).

Mio telegramma per corriere n. 0129 (1).

Prima di recarmi dal Ministro degli Esteri ho visto questo mio collega di Germania, il quale dQPO avermi riassunto brevemente la situazione in termini corrispondenti a quelli successivamente usati meco da Manoilescu, mi ha espresso la sua preoccupazione per l'atteggiamento del Governo ungherese al quale Fabricius ritiene non sia estranea anche l'azione personale di questa Legazione d'Ungheria. Circa il seguito ulteriore delle conversazioni ungaro-romene, il mio collega tedesco mi ha dichiarato che egli insisterà nuovamente presso questo Governo perchè il Ministro Bossy sia inviato ugualmente al più presto a Budapest.

Fabridus mi ha poi informato di essere stato autorizzato a comunicare a questo Governo che il Governo del Reich ritiene che la richiesta bulgara di ottenere la Dobrugia meridionale con Silistra e Balcic sia ragionevole ed equa (1).

(l) Vedi D. 344.

346

IL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO PER CORRIERE 412/048. Lisbona, 2 agosto 1940 (per. giorno 4).

Seguito mio telegramma n. 22 in data ieri (2).

Come si era previsto il Duca di Windsor è partito ieri l o agosto col piroscafo Excalibur direttamente per New York, donde raggiun~rà le Isole Bahamas. Fino all'ultimo momento sono continuate su di lui le pressioni SPagnole perchè si decidesse ad assumere un atteggiamento più energico e rinunziasse a partire.

La sera del 31 luglio l'Ambasciatore Franco, mentre il Duca offriva un pranzo d'addio ai suoi amici, gli inviava l'Addetto Militare conte de Almina per comunicargli che era arrivato da Madrid Primo de Rivera e lo pregava vivamente di riceverlo subito e di ascoltarlo, facendogli cosi comprendere che il Marchese d'Estrela aveva un mandato ufficioso da parte del Generalissimo.

Non contento di questo l'Ambasciatore Franco aveva chiamato in soccorso il Presidente Salazar perchè intervenisse anche lui presso il Duca consigliandolo a restare in Portogallo. La tesi di Franco sostenuta anche da Salazar oltre che col Duca era questa. La Spagna ed il Portogallo avevano entrambe interesse che l'Inghilterra in seguito ad una clamorosa sconfitta militare non cadesse in uno stato di totale anarchia. La sola forza di riserva che veramente esisteva era rappresentata dall'ex sovrano. La giustificazione perchè egli si rifiutasse di partire o quanto meno procrastinasse la partenza esisteva jpienamente ed era visibile non solo agli occhi dell'opinione pubblica inglese ma di quella mondiale. Il posto di .governatore delle isole Bahamas era non 'consono alla dignità di colui che era stato Re d'Inghilterra e Imperatore delle Indie. Queste argomentazioni furono trovate giuste da Salazar ma egli obiettò a Franco che non voleva per ragioni evidenti, data la sua posizione nei confronti dell'Inghilterra, prendere alcuna iniziativa del genere ed immischiarsi in un aff.are delicato che non lo riguardava. Il Marchese d'Estrela per suo conto fece valere gli stessi punti di vista direttamente al Duca. Ma questi, dando prova della consueta irresolutezza rispose con gli stessi argomenti già fatti valere con Franco: «che la situazione non era matura perchè si potesse sperare che il popolo inglese lo richiamasse sul trono -che egli era soldato e doveva obbedire all'ordine del Re d'Inghilterra -che aveva già ricevuto varie sollecitazione da Londra per sapere quando sarebbe partito. Un ulteriore suo ritardo non avrebbe fatto che insospettire sempre di più il Governo britannico circa le sue reali intenzioni. La situazione del suo paese era già troppo difficile perchè egli la complicas~e

con lunghe tergiversazioni e con un atteggiamento di aspettativa che non sembrava giustificato. Ringraziava i suoi amici spagnoli per la prova di fiducia e di amicizia che gli davano ma riteneva preferibile partire. Anche nei confronti dell'opinione pubblica inglese l'esempio d'obbedienza che egli dava sarebbe

stato salutare.

E così alla data del l • agosto precedentemente fissata (come comunicai con mio telegramma numero 269 del 25 luglio u. s.) (l) il Duca e la Duchessa si sono imbarcati per Nuova York accompagnati dall'aiutante di campo cap.

Wood e dalla consorte di quest'ultimo.

Franco mi ha accennato ad un particolare che merita di essere rilevato e che dà una idea degli attuali rapporti tra il Governo britannico e l'ex Sovrano. I passaporti del Duca e della Duchessa vennero inviati per essere vistati alla Ambasciata stpagnola da questo Ambasciatore d'Inghilterra con una nota in cui si pregava di vistare i passaporti di S.A.R. il Duca di Windsor « and his party » senza alcuna menzione della Duchessa. La realtà è che a Londra si opina che le resistenze opposte dal Duca alla partenza erano dovute all'atteggiamento della «americana » la quale parlando di seconda Sant'Elena per il marito e criticando aspramente la misura presa da Churchill si era attirata l'ira e lo sdegno di quest'ultimo.

Secondo Franco il Duca ha avuto anche paura che il vecchio Churchill, che ha dato così palesi prove d'assenza di scrupoli, lo avrebbe fatto assassinare se non si fosse deciso a partire. E così malgrado le resistenze della moglie, i suggerimenti degli amici e del Governo spagnolo, la personale convinzione che egli avrebbe potuto forse salvare il suo paese su'll'orlo della disfatta gettando a mare Churchill e la sua banda, l'ex Sovrano ha preso la via del confino politico e dell'esilio.

A titolo di indicazione informo che questo Ministro di Germania mi ha detto che aveva chiesto a Berlino istruzioni circa una possibile presa di contatto con Windsor ma che non aveva ricevuto alcuna risposta.

(l) V~di pocuments on German Foreign Po!icy 1918-1945, Series D, vol. X, D. 253.

(2) R1ferunento errato: si tratta del T. 288 per il quale vedi D. 340.

347

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 1476/423. Copenaghen, 2 agosto 1940 (per. giorno 13).

Mio telespresso n. 1379/383 del 14 luglio u. s. (2).

Tutti i giornali odierni han largamente riassunto un articolo pUJbblicato dalla Deutsche AHgemeine Zeitung sotto il titolo: « La Danimarca di fronte agli avvenimenti in corso ».

Si tratta di una corrispondenza da Copenaghen del noto giornalista Baumgartner che risiede da anni a Copenaghen in stretta collaborazione con questa Legazione di Germania.

D. -253.

n Baumgartner comincia col porsi la domanda se l'adesione della Danimarca al nuovo ordinamento europeo avrà luogo lentamente o celermente, ed afferma che essa si realizzerà solo in seguito a un processo lento e pacitHìco conformemente al carattere del popolo danese senza escludere tuttavia bruschi cambiamenti di uomini politici al potere. Vien quindi dato un forte risalto alla posizione personaJJ.e del Sovrano che viene considerata solidissima, anzi «intangibile», per arrivare quindi alla conclusione che il popolo danese pur desiderando di poter decidere indilpendentemente da qualunque pressione esteriore sui propri destini è cosciente del fatto che un troppo lungo tergiversare equivarrebbe a perder la massima parte di quei vantaggi che dovrebbero venire alla Danimarca dal nuovo ordinamento europeo.

Queste considerazioni del Baumgartner definiscono la attuale situazione del nuovo Ministero Stauning di fronte alle Autorità di occupazione tedesca: situazione di attesa più che benevola ma che riposa tuttavia sulla speranza che una lenta evoluzione dell'opinione pubblica finisca coll'allontanare definitivamente dal potere il ve,cchio Stauning e la sua cricca socialdemocratica.

Dai frequenti contatti col mio collega tedesco, col quale intrattengo rapporti più che cordiali, mi risulta che la sua tendenza moderata ha ancora il sopravvento e che gli elementi nazionaldemocratici danesi non possono per il momento contare su un decisivo ed aperto appoggio tedesco. Prova ne sia che le persone arrestate nel corso delle due manifestazioni nazionalsocialiste a Roskilde e Copenaghen son state condannate a diversi mesi di pdgione ed il loro appello respinto.

Tutto l'appoggio tedesco va per il momento al Ministro degli Esteri Scavenius che non manca occa,sione per confermare la sua fama di tedescofilia marcando risolutamente il nuovo indirizzo del rinnovato Ministero e non è da escludere che egli possa in un prossimo avvenire sostituire lo Stauning, che la voce pubblica continua a dire stanco e malato, lasciando aJ. Ministro del Lavoro, il socialista Kjal'lbol la responsabilità di liquidare la situazione privilegiata fatta da anni agli operai danesi a detrimento delle altre classi sociali.

(l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicato: riferiva sulla formazione del nuo.vo governo Stauning. Vedi anche
348

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A TEHERAN, PERUCCI

T. 21408/124 P. R. Roma, 3 agosto 1940, ore 1.

Prego trasmettere R. Ministro Baghdad seguente telegramma :

« Interessa avere informazioni circa attività Mufti (suoi contatti con elementi nazionalisti arabi dell'Iraq, della Palestina e della Siria, rapporti M.ufti con membri Governo Gailani, suo atteggiamento verso autorità britanniche, ecc.). Interessa conoscere altresì se Mufti sia tuttora generalmente considerato quale capo dei nazionalisti arabi del Levante, e suo atteggiamento nei confronti delle

Potenze dell'Asse e in genere quale parte si ,prevede egli sarà per avere nel problema della futura sistemazione di Paesi Arabi di Mandato.

Telegrafate quanto vi risulti al riguardo e ogni vostra osservazione» (1).

349

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 474-475. Tokio, 3 agosto 1940 ore 5,25 (per. ore 21).

474. --Con telegramma Stefani speciale del l corrente sono stati riassunti i comunicati qui diramati lo stesso giorno c1rca atteso programma di politica interna ed estera del nuovo Gabinetto Konoye. Quanto al piano di ricostruzione interna dello Stato esso è stato indicato in termini così imprecisi e generici che è difficile esprimere sul momento un giudizio sulla sua futura e concreta portata. Si annunziano infatti prossime maggiori precisazioni. Per quanto riguarda J:a politica estera speciale linguaggio sibillino di Matsuoka, dopo tanta aspettativa e nel presente momento ha provocato notevoli reazioni di una parte della stampa. In sostar.za la linea d'azione giapponese non subirebbe, almeno nella sua parte essenziale, sensazionale mutamento: punto essenziale e capitale rimane la risoluzione questione Cina nella quale è compromesso prestigio esercito e che esaurisce progressivamente forze del Paese e ne lega libertà d'azione. Saranno considerati amici tutti e soltanto quegli Stati che saranno pronti a prestare la loro collaborazione al Giappone per la soluzione desiderata destinata a formare il nucleo della grande zona autarchica dell'Asia Orientale sotto l'egida del Giappone. Pa:sibilità quindi di trattare con tutti gli interessati in particolare modo coll'America che, specie nei riguardi economici è in posizone essenzale per questo Paese. Possibilità procurarsi il favore dell'Asse. Non soltanto in considerazione dell'analogia di impostazione politica ma anche e particolarmente per togliere ogni eventuale ostacolo all'inclusione delle Indie Olandesi e dell'Indocina nella nuova sistt!mazione suindicata. 475. --Con ciò miglioramento dei rapporti con Russia e temporeggiamento nei riguardi di Londra nell'aspettativa che alcuni frutti maturino come ad esempio Hong Kong e cadano senza sforzo dall'albero.

Questa sembra essere l'interpretazione più logica del comunicato di Matsuoka. Politica di attesa preoccupata delle compromissioni fino a situazione internazionale definitivamente chiarita.

Ciò malgrado, soprattutto fra i militari, si fa credito a Matsuoka e si ritiene che n& dare questa impostazione ufficiale alla sua politica egli fervidamente miri a guadagnare tempo per preparare delle prese di posizione e delle risoluzioni categorièhe che gli avvenimenti in corso possono rendere opportune ed utili da un mom1~to all'altro.

(l) Vedi D. 424.

350

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 364-365. Bucarest, 3 agosto 1940, ore 23,15 (per. giorno 4, ore 12).

364. Miei telegrammi per corriere aereo 0129 e 0130 del 2· corr. (1).

Quesb Presidente del Consiglio dei Ministri mi ha confermato avergli

Hitler fatto pervenire per il tramite questo Ministro di Germania avviso che ri

chiesta Bulgaria per cessione Dobrugia meridionale incluso Balcic e Silistra, è

equa e ragionevole e che è opportuno aderirvi pienamente (2).

Gigurtu mostravasi preoccupato per tale cessione che guarderebbe, a suo

dire, terri~orio abitato da' 200.000 bulgari e 100.000 romeni.

Venendo poi a parlare situazione con Ungheria, Presidente del Consiglio dei Ministri non ha mostrato dar troppa importanza a scambio di note con questa Legazione d'Ungheria (3) e mi ha detto personalmente sua intenzione inviare quanto prima Bossy a Budapest in missione ufficiale preliminare.

365. Anche questo mio collega Ungherese mi ha messo al corrente per parte sua delle ultime circostanze. Bardossy ha meco minimizzato valore nota da lui consegnata, contenente necessarie osservazioni alle intransigenti dichiarazioni di Manoilescu, definendola promemoria ed ha invece qualificato severamente tenore della risposta seguita. Non ha però del tutto escluso anche possibilità ritiro <L'!lbedue note.

Comunque in realtà permane molto scettico su intenzioni questo Governo mettersi realmente e sinceramente sulla via delle concessioni territoriali, e si è !agnato <i.i atteggiamenti e pubblicazioni che indicano, a suo modo di vedere, mentalità del tutto refrattaria a tale linea di condotta.

351

IL MINISTRO A SOFIA MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO PER CORRIERE 203. Sofia, 3 agosto 1940 (per. giorno 7).

Ambasciatore von Papen, nel parlare della situazione esistente nel Vicino Oriente, mi ha stamane, tra l'altro, detto, in via riservata, che il Ministro degli Affari Ester~ dell'Iraq, durante la sua visita a Ankara volle, in via strettamente segreta, vederlo.

Scopo della conversazione era conoscere se veramente, nell'eventualità di un crollo dell'Impero britannico, Roma intendesse sostituirsi in tutto e per tutto a Londra nel controllo degli Stati Arabi. Il Ministro aggiunse che a Baghdad era già pronto il piano per la sostituzione dell'attuale Governo qualora l'Inghil

terra dovesse essere sconfitta ma che «occorreva conoscere le vere intenzioni

delle l'otenze dell'Asse ».

Von Papen rispose di non essere esattamente al corrente su tale situazione ma di ave.:e l'impressione che i Paesi dell'Asse una volta sconfitta l'Inghilterra avrebber" tenuto conto delle necessità dei singoli Paesi e non avrebbero seguito il cattivo esempio britannico.

Von Papen ha aggiunto di avere a suo tempo riferito quanto sopra a Berlino (1,. Immagino quindi che V. E. ne sia già al corrente ma ritengo nondimeno opportuno riferirne per controllo e ad ogni buon fine.

(l) Vedi DD. 344 e 345.

(2) Vedi Documents on German Foreian Po!icy 1918-1945, Series D, vol. X, D. 262.

(3) Vedi D. 344.

352

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. S. N. Berlino, 3 agosto 1940 (2).

Questo R. Addetto Aeronautico col. Teucci mi ha oggi fatto pervenire l'appunto che quì di seguito ho l'onore di trascrivere:

«Su richiesta del Generaloberst Udet mi sono recato stamani in Ufficio da lui. Egli mi ha reso partecipe del fatto che tutti i tentativi da parte tedesca per giungere a una ragionevole intesa con i cir-coli industriali della Confederazione elvetica a riguardo dell'assorbimento della interessante produzione svizzera di armi e di macchinario (Oerlikon, Mag, ecc.) hanno sinora urtato contro il contegno ostile e quasi spavaldo degli industriali della Confederazione. Sembra che gli svizzeri non si siano ancora resi conto che le loro possibilità di esportazione e quindi di vita -specie al momento attuale in cui le linee ferroviarie con la Francia sono in mano tedesca e fuori servizio -dipendono unicamente dalla buona volontà della Germania e dell'Italia.

Il Generaloberst Udet aveva avuto un colloquio in merito col Maresciallo Goering il quale ne aveva dedotto che l'attitudine assunta dagli industriali svizzeri poteva solo derivare dal fatto che ad essi sia tuttora possibile esportare in terzi paesi -senza dubbio a migliori condizioni di quelle offerte dalle Potenze dell'Asse ..__ la loro produzione.

L'instaurazione di un rigoroso controllo da parte italo-tedesca dell'esportazione svizzera di armi e di macchinari attraverso i loro territori e verso qualsiasi paese avrebbe rap~damente indotto a più miti consigli gli industriali svizzeri e avrebbe consentito alla Germania e all'Italia di usufruire a condizioni ragionevoli dell'ottima e ricercata produzione svizzera di armi e di macchinario.

Il Maresciallo Goering gli aveva dato incarico di parlarmi della questione in via strettamente confidenziale onde presentire il punto di vista italiano sull'argomento.

Ho risposto che, data la natura della questione, ne avrei senz'altro edotto il R. Ambasciatore ».

Ho ritenuto opportunQ segnalare a V. E. l'appunto del Col. Teucci sembrandomi particolarmente imPQrtarnti le que,stioni di principio in esso toccate.

Sarei grato all'E. V. se, considerandolo opportuno, volesse cortesemente farmi pervenire un cenno di istruzione al riguardo.

(l) -Vedi D. 213. (2) -Manca l'indicazione della data d'arrivo.
353

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO D'UNGHERIA, TELEKI, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. PERSONALE S. N. Budapest, 3 agosto 1940.

Je vous avais exposé l'importa!lJCe de la Transylvanie pour la Hongrie dans ma lettre du 3 jui1let (1).

Depuis les choses se sont concrétisées et je vous envoie ci-joint un petit expQsé condensé, mais quand-meme assez détaillé, auquel je vais faire suivre en quelque temps -probablement en 2 semaines -un album, donnant des informations plus amples, qui est momentanément dans la main de l'imprimeur.

Je voudrais ajuter à ce que vous ai écrit le 3 juillet, que le retour de la Transylvanie, c'est-à-dire de la plus grande moitié septentrionale et orientale, involvant les régions purement hongroises, ainsi les régions priiJlcipales de caractère mixte, est important de plusieurs point-de-vue.

I. D'abord du PQint-de-vue économique: le démembrement de la Hongrie nous a pris 86.6% de nos forets, 93% de nos forets de sapins, presque toutes nos mines, -à l'exception des mines de charbon et, en ce qui concerne l'agricolture, il nous a pris la plupart des régions, qui par leur climat ont une proourction quoique en partie moins riche que la Grande Plaine -mais plus équilibrée, ce qui a rendu plus équili:bré notre bilan de production, le bilan commerciai et par consequence le bilan financier du pays. Nous avons dépendu depuis des pays de la Petite Entente et nous dependons encore de ce qui en reste. Nous en avons beaucoup souffert, de cet encerclement économique et politique. Vous verrez sur une des cartes ci-jointes combien les relations commerciales sont grandes et importantes, surtout avec la moitié septentrionale et orienta[e des régions perdues. Notre indépendance nécessaire dépend donc de la rétrocession d'au-moins ces régions.

II. C'est vis-à-vis la Roumanie que nous avons perdu le plus grand nombre de Hongrois. 1.700.000 des 10.000.000 de nationalité hongroise, qui habitaient l'ancienne Hongrie. Donc, un pourcentage immense. Je dois cependant ajouter, que ce n'est pas sulement ce chiffre, qui est important. Je crois, que je vous ai dit déjà, combien cette race transylvaine des hongrois a des valeurs. Et, dans ce moment de l'évolution de l'Europe et du monde et aussi de la Hongrie, ces transylvains ont une valeur spéciale. Vous comprendez tout-de-suite combien j'en ai besoin pour pouvoir réaliser la politique nécessaire PQur guider un pays, dans lequel nous aurons de nouveau une assez grande proportion de différentes

nationalités. Nous, transylvains, qui ont pendant la domination turque maintenu l'idée et le fait d'une Hongrie indépendante et consciante de sa tà,che historique, qui ont gouverné un petit pays de trois races, de quatre nationalités, et de cinq religions différentes, nous sommes habituées à une politique de sàge conciliation et d'équilibre. La génération actuelle des Hongrois de la Transylvanie a passé encore un cours rplus court que les 2 siècl.es. Je sa,is que cette oppression a provoqué chez l'élite de mes compatriotes transylvains non une haine, mais des conclusion de philosophie politique très sàges. Ils savent et comprennent beaucoup mieux, que les hongrois du petit pays de Trianon, comment il faut mieux les difficultés et connaissent mieux les remèdes. Comme chef du Gouvernment vous COffi\Prendrez combien j'ai besoin des gens de cette race.

III. Je vous raprpelle ce que j'ai dit sur les còtes psy,chologiques, sur ce que la Transylvanie nous signifie comme histoire, comme tradition. Entre toutes les pertes, nous avons souffert le plus par la perte de la Transylvanie. C'est seul l'espoir et la convinction que celà va changer, qui a empeché un désespoir complet. Si aujourd'hui, au cours de ces réglements des affaires, des frontières, des pays de l'Europe cette perte deviendrait plus réelle, cet espoir plus vain, et lointain, celà conduirait à un ét~t d'esprit de la nation, dont il est dlifficile d'entrevoir les conséquences. Le coté psychologique est beaucoup plus important pour le maintien d'une nation, que les richesses matérielles. Je vous répète, ExcellenC€, ce que je vous ai di t plusieurs fois: si on me demande ce que je revendique, ma réponse en ma qualité de hongrois ne pourrait etre que « tout », -en ma qualité de responsable je sais qu'il faut etre pret à un compromis. Mais ce compromis ne peut aller au-delà de certaines limites. Le pays des hongrois appelé « székely » à l'extrémité orientale de la Transylvanie et qui est de 90% hongrois doit retourner. Un échange de toute cette population est impossible. Population et pays ont une caractère tellement spécial, ces gens sont tellement liés à ce pays, que celà ne peut pas se faire. D'ailleurs la Transylvanie perdrait toute sa valeur défensive pour la Hongrie et pour l'Europe, si on voudrait déloger, expatrier cette population de garde-frontières millénaire. Ce pays des « székely » est relié par les territoires les plus mixtes aux territores purement hongrois, ou bien habités par une population de majorité hongroise, dans les régions frontières et les régions de la Grande Porte ouverte entre la TraDisylvanie et la Hongrie, entre les villes de Kolozsvar et Nagyvarad d'une part, de Szatmar et Dès d'autre part. Il faut naturellement arrondir ces régions de façon à maintenir la continuité de la défense Carpathique à l'Est et la siìreté des voies principales :lierrières et routières, reliant Nagyvarad et Kolozsvar avec la région orientale.

Je vous ai envoyé il y a quelques mois des cartes des différentes régions, des différentes combinaison pour vous exp1iquer la situation. Aujord'hui il faut concrétiser et la Fiihrer m'a dit à Munkh, que lui, qui est d'origine autrichienne se rend compte très bien de la complexité des choses et des prob1èmes dans ces parages orientaux de l'ancienne Monarchie. Mais qu'il croit impossible de juger les détails de Munich ou mème de Vienne. Je comprends donc qu'il vaut mieux concrétiser et c'est pour celà que je vous envoie une

carte, donnant la ligne qui d'après mon avis est la ligne du compromis acceptable et donne la partie la plus hongroise à la Hongrie, la partie plus riche en produits agricoles, en matières pJ'emières industrielles, et fourneaux et industries fonctionnantes à la Roumanie.

Ce sera déjà très difficile de faire comprendre au pays et à l'armée qu'il faudra éventuellement s'arreter sur cette ligne. J'ai de la confiance que le Régent et moi meme nous pourons faire comprendre, si la Roumanie ne fera pas trop difficultés et si elle fera vite.

Lors de la conclusion du traité de Trianon on avait fixé pour la Roumanie une frontière englobant meme !es derniers villages rourrnains parsemés vers et dans la Grande Plaine Hongroise. Je crois oser dire que si un pays et un peuple a le droit à une telle frontière, c'est bien celui, qui a aussi des autres titre de droit, des titres de droit historique, économique, comme nous avons un titre historique millénaire sur la Transylvanie, le titre de la tradition, une tradition commune de tous ces peUiPles de la Transylvanie, qui vivaient ensemble pendant de longs siècles sous la Couronne de St. Etienne, -et ce n'est pas les roumains, qui en leur qualité de sujets hongrois se sont étendus dans des parages de la patrie commune, sous la protection de l'état et des propriétaires hongrois abités moins dans ce moment par la population hongroise décimée par les guerres.

Avant de terminer cette lettre, qui est au fond une lettre pour accompagner notre mémoire et la carte, je ne voudrais pas manques de vous remercier personnellement des preuves de cette amitié grande et sincère, pour mon pays, que je sens toujours de votre part et dont vous avez donné des nouvelles preuves.

ALLEGATO

PROMEMORIA

Dopo la guerra mondiale gli eventi si possono cronologicamente dividere in due gruppi.

l. Il sistema dei trattati di pace. Tale sistema istituito con la violenza e con l'artificio nei dintorni di Parigi, intendeva ridurre all'impotenza la Germania e gli Stati che con essa avevano combattuto.

L'esercito ungherese alla fine del conflitto non era battuto e si trovava anzi pronto a proteggere i confini del paese. Al pari di quanto accadde in Germania, furono le rivoluzioni del socialismo internazionale massonico-ebraico a spezzare la resistenza della nazione. Soltanto ciò permise l'occupazione della maggior parte del territorio ungherese. Il paese, rimasto senza difesa dovette perciò subire anche l'umiliazione della capitale occupata dai rumeni, che attaccavano alle spalle il paese per la seconda volta.

Le perdite dell'Ungheria. L'Ungheria ha perduto con il trattato di pace del Trianon il 71,4% del suo territorio, oltre 232.000 Km2, e il 61,8% della sua popolazione, per un totale di oltre 12.800.000 abitanti. Essa ha perduto il 61,4% delle terre da coltivare, 86 % delle foreste, il 62,1 % della rete ferroviaria, 83,1 % della produzione del ferro. L'unità naturale del bacino dei Carpazi è stata spezzata nel suo nucleo danubiano, che aveva sempre difeso l'Europa centrale. In tal modo questa si è trovata indifesa sul suo fianco orientale.

La Rumenia come creatura e gendarme del sistema di Versailles. Il gendarme del sistema dei trattati di pace fu la Piccola Intesa, costituita ed armata dagli Stati dell'Europa occidentale. La Cecoslovacchia e la Grande Rumenia, aumentata dalla Transilvania erano formazioni artificiali, create allo stesso scopo e per difesa degli stessi interessi.

2. n fallimento del sistema di Versailles. Successivamente quel sistema, fondato soltanto sull'ingiustizia e sulla violenza per fiaccare l'Europa centrale, veniva distrutto un poco alla volta. Nell'atto stesso che cadeva, anche le clausole territoriali dei trattati di pace dovevano naturalmente essere considerate prive di valore. Esse cadono per forza, in quanto avevano servito a ricompensare i paesi che avevano combattuto contro la Germania, attribuendo loro i territori pertinenti ai suoi alleati durante la guerra mondiale.

Il ritorno della Bessarabia alla Russia dimostra che non sono più valide nemmeno le clausole dei trattati di pace, in base alle quali venivano ceduti i territori già appartenenti ai nemici della Germania.

È anche più naturale che non si possa costituire un giusto ordinamento sopra una situazione risultante dall'attribuzione alla Rumenia, nemica della Germania, di terre ungheresi, come la Transilvania, appartenenti ad uno Stato alleato della Germania.

La situazione è tornata ad essere quella precedente il trattato del Trianon. Col fallimento del sistema di Versailles si ritorna di fatto alla situazione anteriore ai trattati di pace, durante la quale la Germania aveva espressamente garantito col trattato di pace di Bucarest l'appartenenza della Transilvania all'Ungheria.

L'Ungheria vuole una pace giusta e duratura. L'Ungheria non intende trar vendetta per i danni incalcolabili e per le sofferenze patite da milioni di ungheresi privi di alcuna protezione, cagionati dalla Rumenia. L'Ungheria vuole la pace in una nuova Europa, basata sulla giustizia. Ma per assicurare questa pace occorre creare le condizioni necessarie e sufficienti. Una di queste è il ritorno dell'Ungheria nella sua unità naturale e storica, alla sua condizione originale.

* * *

1. -L'unità geografica del bacino dei Carpazi. Il bacino dei Carpazi, circondato per circa 1500 km dal bastione dei monti Carpazi e racchiudente la valle del Danubio, forma un'unità geografica e naturale composta di regioni che si integrano armonicamente. Verso occidente, verso mezzogiorno e verso sud esso è aperto; verso nord, verso oriente e verso sud-est è chiuso dal ricordato bastione montagnoso e ricco di foreste dei Carpazi, protetto dalle Alpi transilvane. La valle del Danubio è il grande baluardo dell'Europa contro l'oriente, spinto avanti tra la grande pianura polacca e i Balcani; è lo sperone della Transilvania orientale che controlla e domina il passaggio dall'Europa orientale verso i Balcani. 2. -La posizione strategica. Questa unità geografica costituisce un bastione di difesa naturale per l'Occidente, per l'Europa propriamente detta, rispetto ai territori confinanti che le sono estranei, una difesa avanzata a protezione della cristianità e della cultura europea; abitato da un popolo combattente e cavalleresco.

3. n confine dei Carpazi è immutabile. La parte orientale di quell'unità naturale è la Transilvania, che è separata dalla Rumenia appunto dai Carpazi.

Il bastione dei Carpazi è il più antico e stabile dell'Europa dopo quello dei Pirenei, dove la formazione di Stati durevoli e la formazione di confini stabili si sono svolti parecchi secoli prima che nell'Europa orientale. Il bastione montano, che ha un'altitudine media di 1700 m. ha anche un'importanza politica generale: esso domina, tra lo sperone orientale e il delta del Danubio, la porta di entrata, larga 80-100 km dalla pianura russa ai Balcani, la porta di Focsani, l'importanza della quale risulta dai confini che l'hanno segnata in varie epoche e dalle linee strategiche che l'hanno attraversata in diverse guerre.

26 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. V.

4. La Transilvania fa parte dell'unità economica del bacino dei Carpazi. Grazie alle sue materie prime, la Transilvania fa parte integrante dell'unità economica così armoniosa nel bacino carpatico, al centro del quale si trova la regione agricola. I prodotti di quest'ultima si completano con i prodotti delle regioni di montagna che la circondano, metalli, sale, legname, ecc. Ma c'è anche da osservare dell'altro. Per la produzione del grano, granturco, barbabietola da zucchero, lino e canapa, e quanto serve all'alimentazione del bestiame, così come per la produzione delle altre piante industriali, è necessaria l'irrigazione che l'impone perciò di raccogliere le acque che scendono dalle montagne circostanti. Se la Transilvania e la piana ungherese sono unite, è possibile assicurare questa produztione agricola indipendentemente dalle variazioni stagionali.

Questo territorio che comprende in sè anche la Transilvania, può bastare a se stesso, se la direzione economica è unitaria; e può anche esportare verso l'occidente l'eccedenza della sua produzione. Il ruolo economico della Transilvania in questa unità economica è tanto più importante, in quanto la produzione della pianura agricola è soggetta alle variazioni del clima. Furono sempre li territori adiacenti ai confini quelli che, dando una produzione più stabile anche se minore, consentivano di pareggiare il bilancio economico e per conseguenza il bilancio finanziario.

5. -Importanza culturale e politica del bacino dei Carpazi. Soltanto il popolo che abitava nel centro naturale dell'area danubiana era in grado di svolgersi una azione permanente politica e culturale. Ciò non era possibile nè sui confini, nè da parte di coloro che vi abitavano fuori. Quel popolo era il popolo ungherese, il quale aveva inteso la missione storica del paese, in· quanto condizionata ai suoi confini aperti verso occidente e verso mezzogiorno e chiusi invece nelle altre direzioni. 6. -Il bastione della cultura occidentale. L'Ungheria fu il bastione orientale della cultura europea, nel punto di incontro della cultura occidentale di quella sud-orientale ortodossa e di quella orientale nomade-turca.

Fin dai primi tempi essa resistette ai popoli pagani d'oriente, verso la metà del secolo XIII venne attaccata dai tartari, ma la maggior prova essa subi nei tre secoli successivi, quando a partire dalla fine del secolo XIV dovette lottare per l'indipendenza e, consapevole della sua missione culturale, per la difesa dell'Europa centrale tedesca, dal grande pericolo turco. Dopo il 1526 fu una vera lotta per la vita, sia per le mutilazioni terl'itoriali derivanti dalla conquista turca, sia per le grandi perdite di sangue. Agli inizi del secolo XVI il sistema d'alleanza franco-turco attuava un blocco di potenza dal Belgio alla Transilvania, esercitante una doppia pressione. Infatti ad oriente, come ad occidente, per 150 anni, francesi e turchi attaccarono senza tregua questo bastione. Alla fine del Seicento il sistema cadde con la liberazione dell'Ungheria.

L'Ungheria fu la barriera dell'Europa centrale. Il germanesimo riconosceva chiaramente il pericolo turco e l'organica connessione tra lo Stato unghesere e il benessere dei suoi vicini occidentali. Il tedesco Paolo Anderbach scrivendo nel 1528, esprimeva così la convinzione comune: • Das manlich starcke Ungarische Volk mehr dann hundirt Jahre ein fester mawer und stellener kammer deutschen landen gewesen ist •.

I principi della Valacchia e della Moldavia parteciparono a quella lotta soltanto finchè rimasero feudatari del Re d'Ungheria e fecero parte del sistema di difesa ungherese. Dopo la disfatta di Mohacs essi si sottomisero subito -secondo la loro politica di bilancia -al potere degli Osmanli orientali che avanzarono vittoriosi.

7. L'Ungheria è un fattore sempre attuale della vita dell'Europa Centrale. L'Ungheria di secolo in secolo ha rappresentato l'idea politica sempre attuale dell'Europa Centrale. Così, dopo la guerra mondiale, nella PQlitica che ispirava il movimento contro il terrore marxista ebraico del 1919, e che si raccoglieva ~ntorno al Comandante Supremo Nicola Horthy, annoverando fra i suoi capi Giulio Gombos e Paolo Teleki, si scorgono i germi di quelle idee nazionali e sociali che hanno ispirato la rinascita della nuova Germania e dell'Italia. I confini orientali dell'Ungheria erano dunque nello stesso tempo la linea di difesa dell'Europa Centrale. La politica ungherese sta da vent'anni su quella linea, anche se le forze interne ed esterne che si chiamano • democratiche • hanno fatto di tutto per deviarla.

* * *

La Rumenia è costituita di elementi inorganici. Tutto ciò che abbiamo esposto sia dal lato strategico, sia dal lato economico, geopolitico e culturale, giova a provare che la Rumenia creata con il trattato del Trianon, è uno Stato risultante di parti eterogenee, uno Stato centrifugo simile alla Cecoslovacchia. Il passato della Transilvania, il fondamento storico del magiarismo e del rumenismo, in quanto spiega anche la situazione etnica attuale, può illustrare più particolarmente queste idee essenziali.

1. Le basi della cultura in Transilvania sono state poste dagli ungheresi e dai sassoni. I primi conquistatori ungheresi della Transilvania incontrarono una diaspora bulgaro-slava, ma nessun elemento rumeno. Allo inizio del sec. XI le energie organizzatrici del Re d'Ungheria si servirono della cultura latina e germanica per fissare su quel territorio selvaggio le prime condizioni di vita europa. Nella parte orientale i siculi furono incaricati della difesa militare dei Carpazi. I loro discendenti vivono anche oggi sui territori sui quali si erano primamente stabiliti. Erano un popolo di origine turca apparentato al popolo ungherese che entrò in Transilvania alla fine del secolo IX, insieme con gli ungheresi, se pure già non vi si trovava unendosi molto presto col popolo ungherese. Non vi è differenza tra l'ungherese e il siculo; e non ha alcun fondamento l'affermazione rumena che esista una parentela fra rumeni e siculi.

Le analogie dei gruppi sanguigni risultanti dalla serie di analisi del sangue dei siculi e di certi gruppi rumeni, possono spiegarsi tenendo conto di un lungo processo di mescolanze di razze: in realtà da un lato bulgari, cumani ed altri popoli turchi dominarono PQpolazioni rumene per parecchi secoli; dall'altro molti ungheresi si stabilirono nel principato rumeno amalgamandosi col poPQlo col quale venivano in contatto.

Gli ungheresi e i tedeschi (sassoni) stabilitisi nel secolo XII in Transilvania, e poi sempre vissuti in un regime di autonomia sul loro territorio, sono stati coloro che hanno importato la cultura in quelle regioni ancora incolte, e le forme della vita economica occidentale. Essi furono i portatori della cultura in Transilvania.

2. La tesi della continuità daco-rumena è falsa. Senza fondamento e negata sul terreno scientifico è la tesi della cosidetta continuità daco-rumena, che sta alla base delle aspirazioni nazionali rumene dalla fine del Settecento. Secondo quella tesi i rumeni erano presenti in Transilvania dal secondo secolo, quando questa regione era la provincia romana della Dacia; e vi si sarebbero mantenuti senza interruzione fino ad oggi, come il poPQlo che avrebbe tratto origine dalla fusione dei daci con i romani colonizzatori. La verità al riguardo è che il popolo daco è stato annientato e disperso. La popolazione barbara romanizzata, molto scarsa, che la sostituì, secondo dati precisi e degni di fede, venne trasferita nei Balcani nell'anno 271, quando i romani evacuarono militarmente questa regione sotto la pressione dei goti. Dopo di allora vennero le migrazioni dei popoli, che ad ondate entrarono anche in Transilvania. Molti nomi romani di località sono rimasti nella regione. Per mille anni non si scorge tuttavia nessuna traccia di quel popolo che

vorrebbe essere l'antenato dei rumeni. I nomi delle località sono ungheresi, e in piccola parte slavi e tedeschi, oppure di origine straniera incerta, passando ai rumeni attraverso gli ungheresi. Dei rumeni si parla per la prima volta nei documenti dei re ungheresi del 1210.

3. -L'origine del popolo rumeno non deve cercarst tn Transilvania, ma nei Balcani. Il popolo rumeno si è formato nella penisola balcanica, in quelle provincie rimaste per seicento anni sotto la dominazione romana, e nelle quali non soltanto le popolazioni rurali e cittadine, ma anche i pastori traco-illirici si erano latinizzati. La tempesta della migrazione dei popoli distrusse la popolazione romanizzata agricola e cittadine, ma non i pastori che trascorrevano da una montagna all'altra (Vlach, che è il nome del popolo rumeno nel Medioevo, significa pastore), almeno in parte. Discendenti del gruppo sporadico del popolo rumeno, anche oggi pastori di montagna, si ritrovano in Macedonia, nella Grecia e in Albania. Questo popolo nomane, varcata la linea del Bassodanubio nei secoli X e XI, visse sul territorio diventato più tardi la Rumenia sotto la dominazione dei peceneghi e dei cumani di razza turca, e poi per un certo periodo, sotto il dominio dei tartari. 4. -L'immigrazione dei pastori rumeni in Transilvania. Fu nella seconda metà del secolo XII che i gruppi di pastori nomadi rumeni cominciarono ad apparire in Transilvania del sud; e da allora continuò la loro lenta immigrazione, non più cessata. Essi sfuggivano l'oppressione tartara, come più tardi sfuggirono quella turca e nel secolo XVIII quella dei governatori fanarioti nominati dal sultano, che li tenevano in una vera schiavitù. La Transilvania era meglio protetta. L'apparire dei rumeni si può fissare con dati precisi. Nel Medioevo i rumeni sono una percentuale minima della popolazione transilvana. Nel 1293 il re d'Ungheria Andrea III ordinava che i valacchi da qualsiasi parte venissero, dovessero essere fissati su una delle sue proprietà regie. Alla fine del secolo XV, i rumeni secondo i dati del censimento, erano al massimo il 20-25 % della popolazione transilvana. 5. -L'accrescimento dei rumeni non è effetto di un aumento naturale. Nei secoli XVI e XVII, durante le eroiche e sanguinose lotte contro i turchi, il numero dei magiari, dotati di più alta cultura, è assai ridotto. I turchi ed i tartari distruggevano in primo luogo le località abitate dai contadini ungheresi, che si trovavano raccolti nelle valli. Le località rimaste deserte per le perdite patite dagli ungheresi per tener fede alla loro vocazione storica, furono ripopolate dai pastori rumeni balcanici. Questo risulta dai dati precisi. Nelle valli del Szamos e del Koros, per esempio, il passaggio dei turchi, nell'anno 1597-98 apriva la strada ai rumeni. La popolazione originaria ungherese dei comitati di Bihar e di Csongrad spariva ugualmente in quel periodo di tempo. I tartari li traevano seco prigionieri. Dopo questi avvenimenti entrarono nel secolo XVIII i rumeni, che fuggivano le pressioni sociali delle regioni di oltre i Carpazi. Alla fine del secolo XVII i rumeni della Transilvania sono circa 250.000, e un secolo dopo sotto Giuseppe II, raggiungono già gli 800.000. 6. -Il basso livello di cultura dei rumeni. La immigrazione impedisce la formazione di una cultura occidentale per i rumeni che abitavano il paese. Nel regno d'Ungheria fino all'età liberale del secolo XIX tutti i popoli non ungheresi trovarono una forma di vita adatta al loro livello di cultura, e alle loro forze politiche, come i sassoni, che ebbero l'autonomia. Presso i rumeni una simile autonomia non poteva svilupparsi. Il loro livello di vita, la loro organizzazione sociale primitiva li rendeva incapaci di sviluppare una istituzione simile. Nella lingua rumena i principi della vita sociale e della economia sono venuti dagli ungheresi e dai sassoni. La particolarità della vita rumena nei costumi e nell'arte tradiscono le antiche forme esistenti nei territori popolati dagli ungheresi e dai sassoni, nella

v1cmanza dei quali i rumeni dapprima si stabilirono. D'altra parte caratterizza il popolo rumeno ortodosso un'economia primitiva balcanica a paragone delle forme economiche della vita occidentale. I rumeni sono rimasti stranieri nel mondo di cultura della Transilvania.

7. -Attività culturale unghe1·ese e sassone nei confronti dei rumeni. I rapporti ungaro-rumeni così come quelli sassoni-rumeni vengono fin dal principio contrassegnati in Transilvania da una volontà di elevazione e di protezione. I rumeni entrarono nella società transilvana, secondo le condizioni dei tempi. Potevano entrare a far parte della nobiltà ungherese coloro, che ne erano degni, e ciò assicurava loro una condizione sociale intellettuale e politica, che valeva l'uguaglianza con le classi dirigenti. I capi rumeni di origine cumano-turca si aggregarono volentieri alla nobiltà, cercando poi di sottomettere come servi quanti erano loro sottoposti. In pari tempo una grande parte degli ungheresi diventava servo; e tale era la situazione in tutta l'Europa. Non dobbiamo dimenticare che per una gran parte dei rumeni la condizione di vita di servo-contadino fissato al suolo non costituiva una degradazione dopo la vita condotta come pastori balcanici, ma piuttosto una elevazione. Le divergenze sociali non avevano dunque alcuna base nazionale. Tra nobili, come fra i non-nobili si trovavano ungheresi e rumeni. 8. -Le origini deHa letteratura rumena. Un aspetto molto importante dell'attività culturale compiuta a favore dei rumeni è quello rappresentato dal protestantesimo, che cercò a mezzo di ungheresi e di sassoni di far proseliti fra i rumeni. Questo sforzo non portò ad un risultato durevole. Ma avvicinò un'altra volta i rumeni ad una nuova idea europea. Con l'aiuto degli ungheresi e dei sassoni furono pubblicati i primi libri a stampa, scritti in lingua rumena. La letteratura rumena compie i primi passi nella metà del secolo XVI con opere di carattere ecclesiastioo, contemporaneamente non si scorge alcuna traccia dell'uso della lingua rumena in materie ecclesiastiche o altre, sul territorio propriamente rumeno fuori dei Carpazi per opere a stampa. La traduzione rumena della Bibbia da un originale ungherese venne publicata nel 1582 a spese di ungheresi. La traduzione del Nuovo Testamento fu pubblicata nel 1648 quarant'anni prima della prima traduzione della Bibbia fatta al di là dei Carpazi. 9. -I principi ungheresi furono a capo deHa cultura e dell'educazione. Coloro che già aiutarono i rumeni, al tempo dei turchi, nello sforzo di elevarsi culturalmente, furono i prìncipi di Transilvania allora indipendenti. Non soltanto essi aiutarono la letteratura rumena, ma fondando scuole rumene proteggevano la lingua rumena per liberarla dalla soggezione dell'ortodossia ecclesiastica slava. In uno dei suoi decreti, Giorgio Rak6czi I precisava, nella prima metà del secolo XVIII, che i rumeni dovevano predicare nella loro lingua. 10. -L'attività culturale in Transilvania ha reso possibile la coscienza rumena. Una parte molto importante nel lavoro culturale fatta a favore dei rumeni è rappresentata dallo sforzo di unire religiosamente del secolo XVII almeno una parte dei rumeni della Transilvania al Cristianesimo occidentale e di guadagnarla così al cattolicesimo. Ciò assicurò ad un piccolo gruppo rumeno gli orizzonti dell'Europa nel tempo e attraverso la cultura umanistica contemporanea. Klein, Sinkai e Major, studiando le opere degli scienziati ungheresi nella loro qualità di impiegati della tipografia universitaria di Buda, scrissero la storia dei rumeni svegliandosi all'idea della latinità o sviluppando la suggestiva idea romantica daco-rumena, e cercando di sviluppare in senso latino la lingua rumena. 11. -Le atrocità rumene. Alla formazione della situazione etnica presente hanno contribupito parimenti quelle crudeltà selvagge che incontriamo nelle regioni abitate dai rumeni di Transilvania nei secoli XVII e XIX. Tali atrocità accaddero

in regioni abitate da rumeni ortodossi, mentre in quelle abitate dai rumeni grecocattolici, già toccati dalla cultura occidentale, l'ordine si conservò anche in tempi di crisi. Alla fine del secolo XVIII, la rivoluzione Gora e Kloska, che non aveva alcun carattere nazionale, e nel 1848 la furia selvaggia delle masse rumene istigate, quasi sterminava gli ungheresi in varie località. È tremendo scorrere la lista completa dei principali avvenimenti del 1848. Donne e fanciulle furono peroosse e uccise, famiglie intere furono sterminate. Ad Abrudbanya nel maggio 1848 circa mille persone, tra donne ed uomini inermi, furono assassinati. A Kisenyed nell'ottobre 1848, 141 membri di 45 famiglie ungheresi, fra cui vecchi e bambini, furono pure assassinati; essi appartenevano alle famiglie Dacs6, Farkas, Banyai, Hodor, Szalanczy. A Nagyenyed nell'ottobre 1848 profughi ungheresi, fra cui molte donne, furono arrestati ed assassinati dopo brutali torture. L'avvocato Torok venne bruciato vivo. Questo quadro può essere completato con le atrocità compiute durante l'occupazione rumena nel 1918 e l'oppressione sanguinosa della minoranza ungherese al tempo del trattato del Trianon.

Questi esempi erano necessari per far comprendere che un tale sviluppo della situazione etnica su queste basi non poté essere naturale e non può essere considerato come uno svolgimento di cultura legittimo, di fronte alle culture ungheresi e sassone, parzialmente inondate negli ultimi secoli dai rumeni. Questo potrebbe essere soltanto il punto di vista liberale, meccanico, che si ferma a considerare unicamente le qualità. Nessun paese può accettare come valida una situazione etnica mutatasi in questo modo nei confronti della situazione primitiva.

12. Il ruolo storico dei rumeni. I rumeni ebbero una cultura inferiore, al tempo della loro immigrazione; e perciò non ebbero alcun ruolo nella formazione della cultura della Transilvania. Per tale ragione gli ungheresi ed i sassoni si sforzarono di elevarli. Ciò è stato possibile solo perchè gli ungheresi s1 mcaricavano tanto della difesa militare e della cultura occidentale, come della diffusione di questa cultura in oriente.

Anche i primi passi della vita statale rumena, i due principati posti al di là dei Carpazi, si verificarono sotto la guida di capi cumano-turchi e sotto l'influenza politica ungherese. Non a tutte le razze è stata data la virtù di fondare Stati indipendenti.

* :;: *

l. La Rumenia non è in grado di governare la Transilvania. Dal 1918 in poi la Rumania avrebbe avuto l'occasione di provare di essere in grado di amministrare un territorio più vasto e entro questo l'antico mondo di cultura transilvano, e di governare degnamente le popolazioni centro europee che lo abitavano. In verità dal 1918 in poi, la Rumenia non ha dato alcuna prova di essere capace di sostenere questo compito. Lo scopo più importante della Rumenia nella politica svolta verso gli indigeni ungheresi di Transilvania, e nella sua campagna culturale ed economica contro di essa è, secondo Maniu, di rumenizzare la Transilvania. Tutti gli sforzi della Rumenia negli ultimi venti anni sono rivolti ad annientare la cultura nove volte secolare della Transilvania e di radicarvi e farvi dominante la cultura balcanica e orientale, che si cerca di coprire con certe apparenze democratiche per accattivarsi la benevolenza delle Potenze dell'Intesa. Ma già l'occupazione rumena dell'Ungheria nel 1919 aveva mostrato di che cosa fossero capaci i rumeni, rispetto al mondo di cultura centro-europeo.

2. I rumeni hanno saccheggiato l'Ungheria. I rumeni giungendo fino a Budapest nella primavera del 1919, saccheggiarono con spudorata avidità l'Ungheria, disarmata dai rivoluzionari dell'Internazionale e affamata dal blocco durato quattro anni. Essi saccheggiarono gli ospedali, le fabbriche, la posta; asportarono indumenti, carbone, bestiame, gli apparecchi telefonici delle case private, tutte le cose mobili di qualche valore, che loro capitassero fra le mani. I membri della commissione americana e degli alleati, costretti ad esser testimoni oculari, condannarono il modo di agire dei rumeni. Il generale Bendholtz scrive che in sua presenza personalità ufficiali rumene giustificarono il saccheggio dell'Ungheria, con la spiegazione senza esempio, che i tedeschi avevano saccheggiato la Rumenia. I rumeni asportarono 1302 locomotive delle ferrovie dello Stato e 34.160 vagoni. I danni cagionati dai rumeni all'Ungheria si possono calcolare poco al di sotto di tre miliardi di corone oro.

3. -Atrocità rumene dopo il 1918. Durante l'occupazione dell'Ungheria i rumeni hanno assassinato 47 individui, senza ragione militare e in molti casi senza addurre un pretesto legale. Gli inviati stranieri della Croce Rossa riferirono dopo il loro viaggio di inchiesta che: c in tutte le città occupate dai rumeni abbiamo trovato un regime di oppressione tale che la vita vi è completamente impossibile. Gli assassini sono all'ordine del giorno; donne e bambini vengono percossi senza ragione, e la proprietà privata viene manomessa col pretesto della requisizione. A Borossebes, i rumeni spogliarono 250 prigionieri di guerra ungheresi e li ferirono a morte a colpi di baionetta. In Transilvania negli anni successivi gli arresti, i processi politici, le brutalità si susseguirono senza interruzione. Nel 1936, durante la campagna di stampa contro i paesi fautori della revisione dei trattati di pace, nei giornali rumeni si poteva leggere la minaccia, che i rumeni avrebbero organizzata una notte di San Bartolomeo e avrebbero ucciso tutti gli ungheresi della Transilvania e allora poi • possono venire gli italiani, a cercare i cadaveri ungher,esi sul suolo transilvano •. Sotto il regime rumeno nemmeno la vita è sicura per il popolo ungherese della Transilvania. 4. -Lo scopo rumeno: l'annientamento deLla popolazione indigena ungherese. La Rumenia non ha mai preso sul serio gli obblighi derivanti dal trattato minoritario del 1919. Essi cercano d'annientare l'elemento ungherese col seguente metodo: distruggere culturalmente e materialmente la classe dominante ungherese e annientare la coscienza della rimanente popolazione, abbandonata a se stessa, con la diffusione forzata di una cultura straniera. Già nei primi tempi il licenziamento in massa degli impiegati servì a questo scopo, così come la pressione che costringeva decine di migliaia di ungheresi a passare il confine. L'amministrazione e la giustizia, trasmesse in altre mani, costituirono come un grande abbassamento e dettero luogo ad una corruzione incredibile. 5. -L'oppressione economica rumena. I rumeni della Transilvania prima della guerra potevano agire liberamente nel settore economico e potevano continuare ad acquistare beni fondiari. La politica economica della Rumenia, dopo la guerra, mirò a distruggere gli ungheresi. Un ex capo del governo, membro della famiglia di Bratianu, che già ebbe parte importante nella vita politica rumena, così si esprimeva a questo proposito: c Il giovane popolo rumeno deve creare una cultura nuova al posto della cultura slava ad oriente del paese e al posto della cultura germanica che si fa sentire attraverso quella ungherese in Transilvania. L'annientamento delle vecchie culture si può realizzare più facilmente se togliamo loro la base economica. Così, se impoveriamo i popoli di antica cultura li riduciamo in condizione di vita primitiva e li obblighiamo ad una decadenza sociale, e ad un disordine interno, la cultura più alta sarà rovinata, e su queste rovine potrà sorgere la nuova cultura rumena uguale per tutti. (Discorso di Vintila Bratianu, 1926, Turnu Severin, sulla vocazione della nuova Rumenia). 6. -I metodi per la distribuzione economica degli ungheresi. In primo luogo la riforma agraria. Essa era urgente nella Rumenia propriamente detta, dove le gravi condizioni sociali dei contadini avevano condotto alla rivoluzione del 1907. In Transilvania, dove non c'era una situazione che si potesse paragonare a quella, la riforma

agraria non fu una riorganizzazione sociale, ma un pretesto per togliere le pro-prietà fondiarie agli ungheresi, senza un serio indennizzo. La riforma agraria servì all'oppressione nazionale: non toccava la proprietà rumena e cercava di far passare quelle degli ungheresi in mani rumene. Un altro metodo è quello del trasferimento forzato dei rumeni sui territori abitati da ungheresi, allo scopo di rumenizzarli al più presto. Un altro economico fu poi il numerus clausus nazionale introdotto nelle imprese private: i membri della direzione dovevano essere per 50%, e gli impiegati per 1'80 % rumeni. Allo stssso scopo servì il fatto che la Transilvania venne staccata dalla regione naturale ed economica alla quale apparteneva con una politica di comunicazione, tale da rendere tutta la sua vita economica più difficile; con una politica doganale e di commercio estero, contrarie alle minoranze, con imposizioni fiscali più elevate di quelle stabilite nel vecchio regno; e con la politica industriale e di credito.

7. -Oppressione culturale. L'università, le scuole medie statali e le scuole tecniche ungheresi furono tutte rumenizzate in Transilvania. Gli ungheresi potevano [tenere] aperte soltanto scuole private, senza riconoscimento da parte dello Stato, il che equi\'aleva al fatto, che gli allievi dovevano sostenere gli esami nelle scuole rumene. Dal 1925 in poi le chiese ungheresi non potevano avere neanche scuole magistrali. Centinaia di scuole popolari vennero chiuse. In Transilvania nel 1938 c'erano soltanto 751 scuole confessionali il che significa che per ogni 2.212 ungheresi c'era una scuola, mentre nel 1914, sotto l'amministrazione ungherese, c'era una scuola per ogni 1.700 rumeni. I territori abitati in masse compatte da ungheresi furono dichiarati • zone di cultura • vale a dire che si cercava in questi luoghi di accentuare il processo di rumenizzazione. Cosi per esempio nelle scuole statali vennero inviati insegnanti rumeni che non capivano l'ungherese. Negli esami di maturità le commissioni rumene respingono un'alta percentuale di candidati ungheresi, cercando di impedire loro ad entrare nelle università. La vita delle associazioni culturali ungheresi è stata stroncata; le terre delle fondazioni culturali sono state espropriate; la lingua e le iscrizioni ungheresi sono state perseguitate in tutti i modi nelle grandi, come nelle piccole questioni. I pubblici funzionari ungheresi sono stati allontanati in massa con la scusa di non aver superato l'esame obbligatorio della lingua rumena. Il giudice che pronunzia una sentenza favorevole in un processo per indennizzo o reintegrazione di impiegati ungheresi allontanati, viene punito ai sensi del regio decreto del 20 gennaio 1939. Col famoso metodo dell'analisi dei nomi, si stabilisce ufficialmente che i bambini ungheresi non sono tali, bensì rumeni e vengono obbligati a frequentare le scuole rumene. 8. -La forza vitale del magiarismo in Transilvania. Dal 1918 in poi sono state in pericolo le possibilità di esistenza e di lavoro, i bisogni culturali e di educazione, la famiglia e la stessa vita degli ungheresi della Transilvania. L'autorità dello Stato ha usato ogni mezzo per spezzare la forza e ridurre il numero degli ungheresi. Si cercò d'indebolirne con emigrazioni organizzate le masse compatte. Questa grande campagna ha chiesto grandi sacrifici ed ha causato gravi perdite agli ungheresi. Ma fino ad oggi non si è riusciti a romperne la resistenza morale, a troncare la loro forza vita1e nè ad intaccarle.

Sul territorio ungherese annesso alla Rumenia in virtù del trattato di pace, vivono secondo i dati del censimento del 1910, 2,8 milioni di rumeni, ossia 53,2% della popolazione totale. Questo territorio è più grande della Transilvania storica. Il territorio che si estende ad occidente della Transilvania propriamente detta, e che rappresenta la zona di frontiera nord-occidentale della Rumenia di oggi, è geograficamente ed economicamente parte della regione de Tisza, parte della grande pianura ungherese. In gran numero i rumeni vivono a sud di questa regione, oltre il confine occidentale della Transilvania storica, sul territorio di quello che fu il Banato di Temes. Secondo i dati del censimento del 1910 si contarono 1,7 milioni di ungheresi. Gli ungheresi trasferiti alla Rumenia formano due grandi blocchi

uniti, uno all'occidente, l'altro che si addossa al bastione dei Carpazi sulla frontiera

orientale della Transilvania. Quest'ultimo è formato dai siculi. la maggior parte

degli elementi della popolazione ungherese all'infuori di queste due, vive sul terri

torio a popolazione mista, che collega questi due blocchi.

Questa parte del territorio di popolazione e di cultura ungheresi della Tran

silvania e il bastione orientale e sud-orientale dei Carpazi, sono per gli ungheresi

gli elementi fondamentali e i fattori più importanti della Transilvania. L'Ungheria

non vede il contrappeso naturale assicurato senza tutto il territorio definito da essi.

Il ritorno degli abitanti indigeni siculi ed ungheresi con le loro sedi originarie alla

Madrepatria, è l'unica condizione fondamentale ed indispensabile per una siste

mazione stabile ed una soluzione naturale.

* * *

Gli argomenti di questo memoriale dimostrano e provano ciò che significano per noi la Transilvania e le altre parti dell'Ungheria annesse alla Rumenia. È chiaro e naturale che tutto il popolo e l'esercito considerano indiscutibile il ritorno alla Madrepatria dell'intero territorio perduto. Coloro però che hanno senso per la politica realistica sanno che nelle condizioni odierne, se si deve effettuare una restituzione in modo pacifico, noi dobbiamo fare sacrifici. Questo è necessario anche dal punto di vista di una pacificazione dell'Europa ed è desiderabile nella situazione odierna anche per l'introduzione di una migliore intesa ed eventualmente, di rapporti amichevoli tra l'Ungheria e la Rumenia. Dove gli ungheresi abitano compatti,

o dove sono in maggioranza, o nei territori di nazionalità mista, che riuniscono tali territori ungheresi e li saldano insieme, tali sacrifici non possono in nessun modo venire in considerazione. Per questa prima categoria tutti i fattori ci prescrivono in modo perentorio questo punto di vista immutabile. Ma anche nelle altre parti, altri fattori debbono pesare maggiormente sulla bilancia all'infuori dei fattori demografici. Qui gli argomenti storici, psicologici, economici debbono prevalere. Una soluzione definitiva non può essere trovata per questi territori, dove la situazione dei diversi fattori è così complicata e dove ciascuno di essi ha il proprio peso, sulla base di un solo fattore. Una chiara linea di separazione etnica non può essere tratta in queste parti tra gli ungheresi e rumeni. Al tempo della delimitazione dei confini del trattato del Trianon i rumeni e le Potenze che li proteggevano, avanzarono i confini fino al limite estremo dell'insediamento dei rumeni e spesso, per ragioni strategiche, lo oltrepassarono sul confine occidentale, per parecchi chilometri. Al di qua del nostro confine sono rimasti appena 28.000 rumeni. Se esiste un diritto per una simile delimitazione di confine, questo diritto appartiene certamente a quel popolo e a quel paese che vantano altri titoli di diritto. Questi sono il possesso storico millenario di quel paese, l'unità geografica e sintetica delle regioni climatiche racchiuse nello stesso bacino. Tali titoli sono ancora la storica unità delle vie di comunicazioni e l'unità culturale, in questo caso, l'unità culturale centroeuropea rispetto a quella bizantina dell'Europa orientale, ecc.

Nell'interesse di una soluzione pacifica, l'Ungheria può fare sacrifici soltanto nel territorio contenuto nella seconda categoria. Anche qui ogni km2 di un territorio appartenuto al regno ungherese per dieci secoli e ceduto senza lotta, significa per la nazione ungherese un sacrificio immenso, al qual·e sarà molto difficile di persuaderla. Anche la rinuncia, il sacrificio e la volontà di attuarli hanno limiti e possibilità definite. Il ritorno del paese alla Madrepatria è il desiderio più sacro e agognato della nazione. Un trasferimento di questa popolazione così fortemente legata alla sua patria antica non è immaginabile. Nel caso che i confini ungheresi venissero avanzati, ma i siculi dovessero rimanere nella Rumenia, servirebbe soltanto ad ampliare e rendere più forti i contrasti e ravvivare maggiormente l'irredentismo dei siculi.

Le conseguenze di tutte queste argomentazioni risultano evidenti di per se stesse. L'unico compromesso immaginabile sarebbe un ritorno all'Ungheria della Terra dei Siculi come dei comitati Csik. Haromszék, Udvarhely, Maros-Torda insieme al comitato di Brass6, che appartengono alla stessa striscia di paese e quella metà della Transilvania che ha carattere puramente ungherese, territorio a maggioranza ungherese e territori nei quali gli ungheresi sono in minoranza, ma che legano i territori ungheresi fino al confine sud indicato sulla carta geografica acclusa. Questo confine lascia, come si vede dalle carte economiche allegate, la metà più ricca per produzione agraria, per materie prime, per industria alla Rumenia e ridà all'Ungheria la metà più densamente popolata di ungheresi ed economicamente più legata all'Ungheria.

(l) Vedi D. 174.

354

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 161. Belgrado, 4 agosto 1940 (per. giorno 7).

Il R. Console Generale in Zagalbria comunica quanto segue in data 31 luglio u. s.:

«Un ex Ministro, persona qui abbastanza in vista, collegata, per questioni personali, con alte funzioni costà, ha riferito confidenzialmente ad un amico che è nel contempo persona di fiducia nostra, che tre settimane addietro il Principe Paolo ha convocato presso di sè il Generale Naumovié, chiedendogli se poteva contare, in qualunque caso sullo stretto lealismo suo verso la casa Regnante. Avuta esplicita risposta affermativa il Principe disse al Generale che si riservava riconvocarlo, dopo aver ben maturato le proprie decisioni.

Il Generale Naumovié sarebbe stato richiamato una diecina di giorni addietro ed il Principe Paolo gli confidava che lo aveva prescelto, conoscendo bene il suo passato e le sue qualità, per affidargli, a momento dato, incarico di estrema responsabilità. Il Reggente faceva presente al Generale Naumovié che la situazione del paese avrebbe forse determinato la necessità di un cambiamento radicale delle cose, dato che stante i dissidi fra i partiti non era possibile addivenire alla formazione di un governo corrispondente alla situazione e capace di realizzare le riforme necessarie per un nuovo indirizzo dello Stato. Di conseguenza Naumovié veniva incaricato di individuare uomini consentanei ai momenti adatti a collaborare con lui alla costituzione di un Governo, predisponendo altresì quanto era necessario per la preparazione di un col1po di stato. In conseguenza di questo il Naumovié avrebbe preso le redini della situazione, avrebbe dichiarato decaduta la Reggenza, proclamata la maggiorennità di Re Pietro II e provveduto alla emanazione di un nuovo assetto statale centralizzato ed autoritario, coll'abolizione dell'ordinamento autonomistico croato.

Data la serietà e la competenza del!la fonte che ne ha accennato, si ritiene che il proposito di cui sopra V•enga effettivamente tenuto pres·ente. È nota l'oscillazione consueta al Principe Reggente e perciò l'ipotesi potrebbe anche tracheggiare e non verificarsi, essendo subordinata ad esecuz.ione da prendersi a momento indicato; tuttavia si ritiene conveniente informare codesta R. Legazione circa il surriferito divisamento».

355

IL SOTTOSEGRETARIO DI STATO PER LE FABBRICAZIONI DI GUERRA, FAVAGROSSA, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

PROMEMORIA 6377. Roma, 4 agosto 1940.

Con l'entrata in guerra dell'Italia prima e con la sospensione delle ostilità con la Francia poi il problema riflettente i rifornimenti delle Potenze dell'Asse deve essere, a mio parere, nuovamente esaminato tenendo conto che:

0 ) -l'occupazione della Francia, Olanda e Belgio ha consentito aLla Germania di rifornirsi di una quantità ragguardevole di materie prime accantonate da detti paesi per i bisogni normali e soprattutto, da parte del Belgio e della Francia, per sostenere la guerra..

2°) -sensibilmente diminuito sarà il consumo di materie prime da parte della Germania in relazione alle diminuite esigenze di guerra dovendo ora fronteggiare soltanto l'Inghilterra con forze militari che si sono avvantaggiate moralmente per le vittorie riportate con poche perdite, materialmente per il limitato logorio cui furono sottoposti i mezzi e per l'enorme quantità di materiale bellico catturato al nemico.

3°) -per la varietà e quantità dei materiali trovati e possibilità di sfruttamento dei vari paesi, la Germania, salvo rare eccezioni, può continuare per molti mesi la guerra senza preoccupazioni. Mentre infatti l'apporto delia Danimarca e dell'Olanda influisce nel campo alimentare e limitatamente nel campo industriale, quello della Francia e del Belgio è notevole nel campo industriale e quello della Russia e Norvegia per entrambi i settori.

4") -l'entrata in guerra dell'Italia avendo interrotto i traffici via mare fra la Francia e l'Inghilterra e i paesi balcanici, la Germania può contare su un maggiore apporto per tutto quanto riguarda la provenienza dei Balcani, contribuendo altresì, la cessata concorrenza, ad un maggiore equiUbrio di prezzi.

Tra le voci più importanti che interessano le fabbricazioni di guerra e che per effetto di quanto sopra ho esposto avvantaggiano notevolmente la Germania, cito:

-i minerali di ferro, le piriti, gli acciai speciali, l'alluminio dei paesi scandinavi;

-la produzione di carbone del Belgio rappresentata da circa 30 milioni di tonnellate e la produzione siderurgica i cui impianti hanno una capacità produttiva di circa 3 milioni di tonnellate di acciaio grezzo e 3 milioni di tonnellate di ghisa;

-i minerali di ferro, di zinco e di piombo, le bauxiti, i fosfati, i giacimenti di carbone, impianti chimici di notevole importanza -disponibilità di energia elettrica per la elettrosiderurgia e la elettrochimica -impianti tessili ecc. della Francia.

Se si aggiungono gli stok di carattere militare che i tedeschi hanno catturato e che si possono valutare a migliaia di tonnellate di rame, nichel, lana,

cotone, lingotti di acciaio ecc. il cui valore raggiunge la cifra di diversi miliardi oro ritengo possa essere quanto ho affermato al punto 3) del presente.

I numerosi vagoni cisterna di cui la Francia disponeva rappresentano inoltre un mezzo molto apprezzabile per faciiJ.itare ai tedeschi lo spostamento dei petroli dalla Romania alla Germania evitando per il prossimo inverno ogni eventuale preoccupazione.

Ciò premesso in relazione a quanto mi avete segnalato, durante le recenti udienze, sul piano economico elaborato da parte del Dr. Schacht e riferendomi ai concetti esposti dal Ministro Funk, mi permetto di rappresentare l'opportunità di addivenire ad una soluzione totalitaria del problema dei rifornimenti in modo da evitare che l'Italia che attualmente ha perduto quasi totalmente la possibilità di rifornimento via mare venga a trovarsi in condizioni costanti di inferiorità rispetto alla Germania e direi quasi di soggezione, perchè costretta inevitabilmente ad inoltrare successivamente, e purtroppo a ·breve -scadenza, continue richieste di materiale.

Una soluzione a mio avviso jp{)trebbe essere quella di esaminare in tutta la sua completezza, di comune accordo con la Germania, il problema dei rifornimenti ex novo in considerazione della -situazione attuale e degli intendimenti futuri ispirandoci al concetto adottato dalla Francia e dall'Inghilterra per i rifornimenti, concetto la cui attuazione ha consentito a detti stati di formarsi enormi scorte e dominare il mercato mondiale in modo tale da evitare aumenti di prezzo.

Dati i rapporti di grandezza fra i nostri consumi e quelli molto maggiori della Germania non credo che sia difficile un accordo basato su dei percento che per noi saranno sempre molto piccoli rispetto a quelli dei tedeschi.

In particolare occorrerà definire per l'Italia e la Germania per le varie voci:

-i fabbisogni

-la produzione e, in base a detti elementi: 0 ) -come gli scambi fra i due paesi possono intervenire per annullare

o diminuire le differenze fra produzione e fabbisogno; 2°) -in quale misura i mercati accessibili possono intervenire a favore degli stati dell'Asse e come le disponibilità devono essere ripartite fra i due stati.

Evidentemente il problema non è semplice inquantochè la formula di cui al precedente comma 2) richiede delle contropartite di scambio e valute per i pagamenti. Tuttavia, basandosi sulla esperienza del passato, ritengo si possa giungere ad una soluzione vantaggiosa sia per l'Italia e la Germania da una parte sia per gli altri stati dall'altra.

Qualora si addivenis-se all'accordo di cui sopra ritengo che sarebbe facilitato il lavoro necessario per risolvere, al tavolo della pace, il problema delle materie prime onde evitare che si possano ripetere gli inconvenienti che nel 1918 a Versailles sono stati la causa del perturbamento europeo degli anni seguenti e infine della guerra attuale.

A mio parere detto problema per evitare interferenze tra le potenze dell'Asse potrebbe essere risolto determinando del:le zone di influenza nel mondo da assegnare all'uno o all'altro stato in modo che evitando ogni concorrenza si eviterebbero le cause di attrito che presto o tardi portano inevitabilmente a urti e contrasti tali da poter determinare situazioni gravi. E poichè l'esistenza di tali zone di influenza dal punto di vista commerciale e industriale si basano sul prestigio dello stato che in tali zone opera ne verrebbe di conseguenza che dette zone dovrebbero coincidere ,con quelle di influenza politica.

356

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

APPUNTO S. N. (1). Roma, 4 agosto 1940.

RAPPORTI ITALO-RUSSI (giugno-agosto 1940).

1. -Cronistoria.

15 giugno -Rosso, di ritorno a Mosca, riferisce che dai suoi primi contatti con Molotov ha tratto la convinzione che il Governo dell'U.R.S.S. sia desideroso di sviluPIPare i suoi contatti politici con l'Italia (2).

16 giugno -Rosso ha istruzioni di parlare nel senso che «Il Governo fascista è volentieri disposto a venire incontro al desiderio del Governo russo». Si potrebbero prendere le mosse del Trattato del 193,3 per precisare le rispettive linee dell'azione politica dell'Italia e dell'U.R.S.S. soprattutto per quanto riguarda il bacino danubiano-balcanico. « Riatta,ccate su tale base il discorso con Molotov. Fat~lo parlare» (3).

21 giugno -Rosso ha una lunga conversazione con Molotov, nella quale fa una larga esposizione della politica italiana. Tra l'altro dichiara a Molotov che «la politica di Mussolini nei Paesi danubiano-balcan1ci si può riassumere nelle parole "cooperazione amichevole con tutti gli interessi"» (4).

25 giugno -Molotov dichiara a Rosso:

a) Ungheria: l'U.R.S.S. non ha alcuna pretesa nei confronti dell'Ungheria, con la quale intrattiene rapporti normali. Ritiene che le rivendicazioni ungheresi verso la Romania « hanno una base »;

b) BuLgaria: l'U.R.S.S. intrattiene con la Bulgaria cordiali relazioni di buon vicinato, relazioni che hanno una base per diventare più strette. Riconosce che le rivendicazioni bulgare verso la Romania e verso la Grecia sono fondate;

c) Romania: a parte la questione della Bessarabia che considera di suo e.sclusivo interesse (la questione della Bessarabia non era allora ancora risoluta), l'U.R.S.S. tiene conto, per le altre regioni della Romania, degli interessi dell'Italia e della Germania ed è pronta ad accordarsi con esse;

d) Turchia: l'U.R.S.S. considera con diffidenza la Turchia: l o) per lo atteggiamento non amichevole da ~esso assunto, anche verso l'U.R.S.S., con la conclusione del noto patto con l'Inghilterra e la Francia; 2°) per la sua ten

(ll Questo appunto, non firmato, reca come Ufficio di provenienza h Direzione Generale degli Affari d'Europa e del Mediterraneo.

denza a voler dettare all'U.R.S.S. le proprie condizioni nel Mar Nero e la sua pretesa di essere la sola padrona degli Stretti; 3°) per la sua abitudine di minacciare l'U.R.S.S. nelle zone a sud-est di Batum. Anche nei confronti della Turchia l'U.R.R.S. tiene conto degli interessi dell'Italia e della Germania ed è pronta ad accordarsi con esse al riguardo;

e) Mediterraneo e Mar Nero: per quanto concerne il Mediterraneo l'U.R.S.S. spera che l'Italia terrà conto degli interessi dell'U.R.S.S. quale principale potenza del Mar Nero.

A conclusione di quest'esposizione Molotov esprime la speranza che il R. Governo gli faccia conoseere il suo punto di vista. Chiarisce .che ha parlato con assoluta sincerità e chiarezza come aveva fatto l'anno scorso eon la Germania, con la quale le relazioni continuano ad essere le migliori, e si augura che lo stesso possa avvenire con noi (1).

28 giugno -Conversazione Ciano-Gorelkin nella quale sono toccati in gran parte, senza a scendere a precisazioni, gli argomenti trattati da Molotov con Rosso (2).

18 luglio -Gorelkin informa Giannini che il Governo russo è d'accordo di riprendere i traffici commerciali con l'ItaHa, ma desidera che le trattative si facciano a Mosca e che i nuovi accordi abbiano una base diversa di quelli scaduti dal 31 dicembre (3).

27 luglio -Il Commissario del popolo pel commercio estero Mikoyan informa Rosso che la poss~bilità di nuove imprese commerciali dipende da «un completo chiarimento delle relazioni rpolitiche tra i. due Paesi:.. Rosso osserva che Mikoyan è membro influente del Politbureau e che ritiene che le sue dichiarazioni siano state fatte per dare comunicazione del punto di vista -non solo del Ministero competente -ma dell'intero Governo (4).

30 luglio -Telegramma Rosso... c: È evidente il desiderio dell'U.R.S.S. di

partecipare a consultazioni e decisioni coneernenti il settore danubiano-balca

nico. Personalmente l'Ambasciatore di Germania è dell'opinione che sarebbe

buona politica per la Germania e l'Italia di accogliere le aperture sovietiche per

la collaborazione delle tre Potenze nell'esame delle questioni dell'Europa sud

orientale. Schulenburg pensa che sarà più facile controllare e moderare le

aspirazioni russe attraverso una cooperaziose che non ignorare o rigettare le

sue proposte d'accordo. Condivido ta!J.e opinione, S[pecialmente per quanto ri

guarda il [problema degli Stretti, che sono convinto l'U.R.S.S. intende risolvere

a proprio vantaggio alla prossima occasione favorevole> (5).

2 agosto -Discorso Molotov... «Le nostre relazioni con l'Italia sono mi

gliorate negli ultimi tempi, il reciproco scambio di vedute ha mostrato che, nel

campo della politica estera, i nostri due Paesi hanno piena possibilità di assicu

rare comprensione reciproca. Anche le speranze ;per l'intensificazione delle re

lazioni commerciali sono pienamente fondate» (6).

2. -Osservo per ognuno dei punti suindicati:

Paesi danubiano-balcanici. Dalle conversazioni Molotov-Rosso ad oggi l'U.R.S.S. si è annessa la Bessarabia e la Bucovina settentrionale. Germania e Italia hanno dimostrato coi fatti la maggiore comprensione per l'azione sovieti·ca Non hanno sollevato obiezioni. Hanno fatto anzi opera di persuasione presso la Romania. La presa di contatto ·coll'U.R.S.S. ha quindi già avuto i risultati voluti almeno nei riguardi russi.

D'altra parte le indicazioni fornite da Molotov per ognuno di questi Stati: Ungheria, Bulgaria e Romania, quadrano in via di massima col punto di vista dell'Asse.

Turchia: Ugualmente per la Turchia si potrebbe rispondere all'U.R.S.S. che l'Italia non ha nessuna mira aggressiva verso la Turchia: che anche a noi la politica di Ankara appare tutt'altro che chiara: che ci rendiamo conto del malumore e dei sospetti dell'U.R.S.S. nei suoi riguardi.

Mediterraneo e Mar Nero: Anche su questo punto non vedrei obiezioni a dichiarare genericamente all'U.R.S.S. che l'Italia terrà ·conto degli interessi dell'U.R.S.S. quale principale Potenza del Mar Nero. Si potrebbero tuttavia domandare maggiori precisazioni sul significato di questa dichiarazione. Ove, in relazione a questa mia richiesta, l'U.R.S.S. intenda riservarsi, com'è in ogni ·caso a supporre, il diritto di chiedere ed ottenere il ritorno alla demilitarizzazione degli Stretti, rpotremo incoraggiarla su questa strada.

Jugoslavia: Molotov non ha parlato delle relazioni dell'U.R.S.S. colla Jugoslavia. Rosso pure tace. Potrebbe interessare di accertare la posizione dell'U.R.S.S. al riguardo.

3. -Dati i rapporti dell'U.R.S.S. con la Germania è da ritenere che comunicazioni del genere siano state fatte anche a quel Governo e che comunque esso ne possa essere informato. Anche per questo motivo innanzi di rispondere a Molotov potrebbe essere orpportuno parlarne col Govèrno tedesco al fine di stabilire una comune condotta dell'Asse (1).

(2) -Vedi DD. 19, 23 e 22 (3) -Vedi D. 29. (4) -Vedi DD. 73, 81, 82 e 90.

(l) Vedi D. 104.

(2) Vedi D. 187 e CIANO, Diario (1939-43), cit., vol. l, pp. 283-284.

(3) -Vedi D. 285. (4) -Vedi D. 317. (5) -Vedi D. 324. (6) -Vedi D. 34.3.
357

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 1186. Berlino, 5 agosto 1940, ore 1,05.

Arrivo improvviso del Fiihrer a Berlino oggi avvenuto mi fa ritenere imminente offensiva sull'inizio della quale si è qui riusciti a mantenere il più assoluto segreto. Ministro Meissner non mi ha saputo dire se Fiihrer si tratterrà a Berlino oppure se come credo si sposterà al suo nuovo Quartiere Generale. Anche Ribbentrop arrivato oggi ed io lo vedrò domani. Questa sera ho pranzato da Goebbels che ha rinviato partenza per giro di 5 giorni in Alsazia-Lorena fissata per domani mattina.

(l) La seconda e terza parte di questo appunto è stata già pubblicata in MARIO ToscANo, Una mancata intesa ita!o-sovietica ne! 1940 e 1941, cit., pp. 52-53.

358

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 354. Sofia, 5 agosto 1940, ore 17,30 (per. ore 23).

Primo contatto diretto bulgaro-romeno non è andato affatto male.

Ambasciatore Romania Cadere, che è amico personale di questo Ministro Affari Esteri, è apparso nelle conversazioni di ieri e... (l) animato da buone intenzioni. Oltre questioni preliminari sono stati toccati, naturalmente in via informativa, problemi relativi territori e popolazione Dobrugia meridionale. Da parte Romania si sono fatte riserve circa linea richiesta da Bulgaria e quindi circa eventuale cessione di Silistria e di Balcie.

Ambasciatore che non ha incontrato Sovrano e sul cui soggiorno questa stampa non ha fatto parola, partirà domani Bucarest per riferire. Bulgaria crede che fine settimana giungerà invito uffidale Romania trattare e non si esclude incontro tra Ministri Affari Esteri.

Negoziati saranno quasi certamente Craiova e Capo Delegazione bulgara probabilmente ex... (l) Roma Pomenoff che è venuto stamane vedermi. In riassunto noto qui maggiore ottimismo (2).

359

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 355. Sofia, 5 agosto 1940, ore 17,30 (per. giorno 6, ore 6,25).

Stamane il Ministro di Ungheria ha fatto presente a questo Ministro Affari Esteri speranza del suo Governo che bulgari non vorranno isolatamente concludere con i romeni e vorranno invece attendere prima di raggiungere soluzione per Dobrugia sviluppo prossime conversazioni romeno-ungheresi.

Da parte Bulgaria è stato fatto ~resente che Sofia considera con simpatia

e interesse il parallelismo delle due trattative ma che non può far dipendere

soluzione circa Dobrugia da quella per Transilvania, e ciò perchè:

0 ) Ungheria ha già realizzato nel 1938 una parte delle sue aspirazioni

mentre fino ad oggi Bulgaria nulla ha mai ricevuto;

• Mio collega tedesco mi dice che Re Romania ha fatto sapere a Ministro di Germania che egli è favorevole a cedere a Bulgaria intera Dobrugia meridionale compresa fascia costiera e che soltanto circa Silistria non è in grado finora prendere una decisione. Ciò appare alquanto in contrasto con idea intransigenza mio collega Romania qui residente. Probabilmente da parte Romania si cerca in un modo o nell'altro di salvare qualche cosa. Da parte Bulgariacontinua ottimismo. Governo, a quanto mi si dice, sta già preparando quadri funzionari destinati ad assumere amministrazione territori che saranno ceduti da Romania.

D'oltre frontiera inoltre giungono notizie che effettivamente cittadini romeni hanno intensificato evacuazione numerose località di cui si prevede certa cessione a Bulgaria. Mio collega tedesco pensa che da parte Berlino si insisterà perchè anche città Silistria sia compresanella zona della rivendicazione bulgara».

2°) Perchè questione Dobrugia meridionale è, per importanza e delica

tezza, molto minore di quella della Transilvania, e passibile quindi, con molta

maggiore probabilità, di favorevole soluzione.

Del resto, si è aggiunto, una soluzione integrale del problema bulgaro

romeno in fondo costituisce l'utile, decisivo precedente per Budapest per spin

gere Romania all'accordo. Per parte mia noto in questi ambienti ungheresi un

maggior ottimismo circa future trattative tra Bucarest e Budapest e tra Bucarest

e Sofia.

(l) -Nota dell'Ufficio Cifra: «Manca •. (2) -Il giorno successivo Magistrati telegrafava (T. 359) ancora su questo argomento:
360

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 189. Budapest, 5 agosto 1940 (per. giorno 7).

Mio telecorriere n. 0185 del 2 corrente (1).

Arrivo ambasciatore Cadere Sofia e inizio trattative bulgaro-romene vengono posti a raffronto .con non ancora avvenuto arrivo qui Ministro Bossy e concorrono aumentare sentimento impaziente attesa, diffondendosi preocmlipazione che regolamento fra Bucarest e Sofia ,possa sollecitamente intervenire indipendentemente da quello fra Bucarest e Budapest ciò che, dati anche ben più complessi elementi tale ultimo problema, potrebbe, come qui tendesi credere, contribuire renderne più difficile soluzione in conseguenza previste maggiori resistenze romene.

Secondo dettomi da mio collega tedesco, Ministro di Ungheria Bucarest avrebbe anche testè posto in •guardia questo Governo contro tattica romena in tale senso, segnalando che liquidazione pendenza con Bulgaria e miglioramento rapporti con Sovieti, allo scopo poter indi presentare fronte resistenza contro Ungheria, sarebbero altresl nel programma di Maniu.

Stampa Budapest continua suoi attacchi, in risposta affermazioni e tesi stampa romena nei riflessi questione Transilvania.

361

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 67. IstambuL, 5 agosto 1940 (per. giorno 14).

Mio telegramma n. 212 (2).

La notizia della partenza e del ritorno di von Papen nonchè la cronaca della sua fermata a Sofia e dei colloqui avuti colà •COl Sovrano e con uomini politici sono vistosamente riprodotte da questa stampa. Von Papen, che è ve

27 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. V.

nuto a vedermi ap(pena rientrato, era felice di questa rinnovata pubblicità sul suo nome. Ancor più felice sarà oggi nel leggere il Tasviri Efkar che lo definisce « Ambasciatore noto per la sua chiaroveggenza politica e per la sua influenza».

Mi ha detto testualmente che il Fuehrer ha voluto «conoscere il suo parere » .sulle questioni del Sud-Est europeo e gli ha « illustrato » le ragioni della convocazione a Saltsbur;go dei vari uomini di stato rumeni bulgari slovacchi. La Rumania dovrà rassegnarsi a fare concessioni ed a ridursi in più angusti confini, ma gli Ungheresi danno prova di grande intransigenza e sarebbero decisi di ricorrere anche alla guerra per l'integrale raggiungimento delle loro aspirazioni. Il Fuehrer avrebbe loro risposto ·che una .guerra si sa come comincia ma non si sa come e quando finisca ed egli lo sa per personale esperienza (2).

Secondo Von Papen, e da quanto ha potuto apprendere e constatare, non dovrebbe essere difficile raggiungere, attraverso conversazioni dirette, un accordo tra Bulgaria e Romania, (per la Dobrugia. Invece molto più difficile si presenta l'accordo tra Ungheria e Romania, sia per le esigenze ungheresi sia per l'opposizione manifestatasi in Romania e capitanata da Maniu, nonchè per la poca solida posizione di Re Caro! cui non 1si perdonerebbe di aver mutilato il Paese.

Il discorso di Molotov avrebbe prodotto ottima impressione in Germania. La freddezza con la quale Molotov si è espresso nei riguardi della Bulgaria starebbe a dimostrare che l'U.R.S.S. non è molto lusingata dal fatto ·che i Bulgari si siano rivolti all'Asse per il conseguimento dei loro desiderata.

Circa i colloqui avuti a Sofia, il Conte Magistrati avrà già riferito in dettaglio. Fra le altre cose Von Papen mi ha detto che Re Boris ha voluto vederlo e che conversando con lui Re Boris ha mostrato di essere nettamente orientato verso l'Asse e deciso ad opporsi alle tendenze russofile del suo popolo.

Per quanto riguarda la Turchia il Fuehrer avrebbe detto a von Papen di recarsi dal Presidente della Repubblica e chiedergli che cosa intenda fare per aggiornare la politica della Turchia alle nuove circostanze, senza tuttavia esercitare una forte pressione perchè cambi immediatamente il suo orientamento. Von Papen dovrebbe peraltro ottenere che la stampa turca non si limiti a pubblicare soltanto le notizie Reuter sull'andamento delle operazioni belliche e della politica mondiale, ma riproduca anche, con maggiore senso di obbiettività, le notizie delle Agenzie e delle radio di Berlino e di Roma. Quanto alla politica ·Commerciale nei riguardi della Turchia, von Papen non dovrebbe andare oltre i limiti del trattato già firmato che rappresenta piuttosto un a•ccordo di liquidazione che l'inizio di una nuova èra, ma dovrebbe servirsi dell'arma economica per ottenere risultati politici. Di grande interesse per la Germania è anche il mantenimento dello stato di tensione attuale tra la Turchia e la Russia e sotto questo punto di vista la situazione va attentamente sorvegliata.

Von Papen mi ha detto poi che il Fuehrer gli ha parlato della guerra contro l'Inghilterra, dicendogli che non era nel suo intento di distruggere l'Impero

britannico. Se tuttavia l'Inghilterra non vorrà deflettere dalla sua rigida posizione attuale, la guerra dovrà essere continuata con ogni mezzo. Intanto si prevede una intensificazione dell'azione aerea che potrebbe anche da sola provocare una reazione ed un cambiamento di Governo in Inghilterra. Comunque bisogna prospettarsi l'eventualità che la guerra si prolunghi fino alla primavera pross,ima ed oltre. La Germania sarebbe perfettamente in grado di s01pportare, sia pure con molte restrizioni e qualche privazione, ancora un anno di guerra. Dopo, si vedrà quello che accade, avrebbe detto il Fuhrer, con l'aria di chi è assolutamente sicuro del fatto suo.

Von Papen ha aggiunto di aver saputo dal Fuehrer che l'accordo tra il Duce e lui, come tra l'Italia e la Germania, è perfetto.

(l) -Non pubblicato. ma vedi sullo stesso argomento l'ultimo capoverso del D. 339. (2) -Non pubblicato: contiene un sommario resoconto del colloquio dell'ambasciatore con von Papen qui riferito più diffusamente.

(2) Vedi Documents an German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. X, DD. 272 e 349.

362

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 861/315. Helsinki, 5 agosto 1940 (per. giorno 12).

Miei telespressi n. 855/310 del 30 luglio (1), nn. 856/311 e 859/313 del 2 corrente (2).

Se dovessi riassumere in due parole lo stato d'animo di questa opinione pubblica di fronte al mutevole incalzare degli eventi, credo che tali parole potrebbero essere ansia e trepidazione.

Troppa è infatti l'incertezza del domani per un popolo che uscito da una dura prova, necessiterebbe di una situazione di tutta sicurezza, per poter svolgere, in pace, il penoso lavoro della ricostruzione.

E l'instabilità invece perduta tra incessanti contraccol~i di avvenimenti lontani e V'icini, che mantengono queste masse nella continua alternativa di pronostici un giorno ottimisti e pessimisti il seguente.

Un certo ottimismo non aveva mancato di diffondere, come segnalai a suo

tempo, la firma dell'accordo commevciale seguita dall'arrivo di una Delegazione commerciale presieduta dal sig. Pavel Vasilevich Alexandroyev, sulla quale ho riferito a parte.

Anche l'accordo raggiunto con i Soviet sulla demilitarizzazione delle Aland aveva dato ad alcuni la sensaZJione che si fosse superata con l'acquiescenza finlandese una ragione di dissidio tra i due paesi e spianata la via per un'intesa.

Ma ben più gravi appaiono purtroppo le considerazioni di carattere pessimistico.

Innanzi tutto non è sfuggito all'attenzione di questo pubblico il fatto che nel recente grande discorso del Fuehrer, quando ha parlato di separazione di zone d'influenza tra la Russia e la Germania del Nord, egli ha detto che nessun

passo era stato compiuto nè dall'uno nè dall'altro paese che li avesse condotti

fuori delle predette zone; il che è stato qui evidentemente interpretato come

riprova dell'opinione che la Finlandia sia stata definitivamente considerata dal

patto russo-tedesco come zona d'influenza dei Soviet.

Inoltre nella dichiarazione Rosenbel'g, di cui al telegramma per corriere di

V. E. n. 19572 dell'll luglio (l) e della quale si è avuta notizia anche qui, si è dovuto rilevare che la Finlandia non è nominata tra quegli Stati Scandinavi su cui la Germania si preparerebbe a rivendicare il diritto di un protettorato politico ed economico. Nuova testimonianza che la Finlandia non deve contare sulla protezione tedesca e deve quindi sbrigar:sela da sola.

Ma quel che più ha colpito le immaginazioni, sebbene la stampa abbia

accuratamente evitato ogni commento agli scarsi comunicati pubblicati, è stato

il processo di assortbimento sovietico degli Stati Baltici, attraverso un'opera di

sottile quotidiana disgregazione che penetrando nei gangli vitali di quei paesi

ha sconvolto in poche settimane la situazione, gettando le povere vittime,

addormentate da un lento avvelenamento, nelle fauci del cobra sovietico.

Ed è questo che si teme qui oggi più che un attacco diretto alla frontiera,

giacchè sia presente che forse consimile potrà ess·ere la nuova tattica scelta da

Mosca per tentare di soffocare, senza sangue, l'indipendenza di questo fiero

paese.

La parte del recente discorso di Molotov che riguarda la Finlandia non può

che confermare i timori che qui si nutrono sulle intenzioni russe. La frase ambi

gua secondo la quale « alcuni elementi dei circoli ,governativi finlandesi usereb

bero misure di forza contro quelle classi sociali che tentano d'intensificare le

buone relazioni tra i due paesi» non può riferirsi che a quei tentativi qui iniziati

da elementi comunisti irresponsabili e sui quali ho ampiamente riferito.

E non v'è dubbio, purtroppo che il lavorio subdolo del tarlo comunista, iniziato apertamente appena qualche settimana fa riceva incora:ggiamenti ed appoggi dagli emissari moscoviti che si nascondono nel paese.

Tuttavia tanto sulla frontiera come anche all'interno questo paese mi sembra disposto a battersi a fondo per la propria libertà. Ho riferito circa la reazione della stampa, dei partiti, dell'opinione pUJbblica ed anche delle autorità. Reazioni serie, ponderate, senza eccessi ma che sembrano rispecchiare la volontà delle masse del paese. Parmi pertanto di poter prevedere che se anche il movimento comunista guadagnasse altri adepti tra i numerosi ed inevitabili malcontenti di quest'ora dura, difficilmente da essi potrebbe uscire una decisione risolutiva.

Che se invece essi non fossero che gli attori destinati a fornire un pretesto per far nuovamente scattare la macchina da guerra dell'U.R.S.S. contro questo piccolo paese, allora appare evidente che la Finlandia sola, tra una Svezia esi

tante ed una Germania forzatamente assente, potrebbe forse rinnovare per qualche tempo i prodigi dell'inverno scorso ma dovrebbe finire come la volta .scorsa per piegare il ginocchio ma stavolta per non rialzarsi più.

363.

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 484. Tokio, 6 agosto 1940, ore 11,16 (per. ore 21).

Mio telegramma 440 (1).

Questo Ministro di Olanda ha comunicato al Ministero degli Affari Esteri risposta del suo Governo a richiesta giapponese di garantire rifornimenti note materie prime nella quantità occorrente al Giappone. Pur non costituendo una adesione COilliPleta al punto di vista giapponese risposta è stata qui considerata soddisfacente e che olandesi si sforzino di venire incontro a richieste giapponesi appare evidente anche da accoglienza data a proposta di questo Governo e enti privati, tendente a consolidare e promuovere correnti scambi fra i due Paesi. È prossima a tal fine partenza di una :missione economica con a capo Presidente nota Compagnia commerciale Mitsui, che si reca a Batavia per trattare acquisti di petrolio.

Meno facile si presenta invece, a malgrado della favorevole disposizione olandese, il varo della Missione economica ufficiale della quale la stampa parla da oltre un mese e che ha formato og.getto numerosi telegrammi Stefani speciale. Generale Koiso già Ministro nel Gabinetto di Yonai, al quale Principe Konoye ha offerto presiedere commissione, non ha declinato il mandato ma ha chiesto discutere prima con Governo politica da seguire nei confronti Indie Olandesi. I suoi colloqui di questi giorni con Primo Ministro, Ministro degli Affari Esteri, Ministro della Marina e con Ministro del Commercio e Industria sono stati spiegati in vario modo dalla stampa la quale ha detto tra l'altro che gen. Koiso avrebbe fatto dipendere proposto incarico da chiarificazione rapporti fra Giappone e Gran Bretagna, Stati Uniti e Germania nei dguardi della questione specifica delle Indie Olandesi. Altri colloqui sono previsti per i prossimi giorni.

In questa atmosfera di incertezza ha destato viva impressione dichiarazione fatta da un rappresentante del Governo Germanico al corrispondente Asahi in Berlino e qui pubblicata oggi secondo la quale il Reich riconosce [al Giappone] naturale posizione di leader dell'Estremo Oriente, ma che per quanto riguarda cosiddetta politica giapponese d'espansione verso il Sud non è ancora giunto il momento per la Germania di far conoscere il proprio punto di vista.

(l) -Non rintracciato, ma vedi D. 325. (2) -Non pubblicati.

(l) Non pubblicato.

364

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 202-203. Teheran, 6 agosto 1940, ore 15,30 (per. ore 22,30).

Vostro telegramma n. 123 (2).

Attualmente maggioranza azionaria della Anglo-Persian Oil Company è

in mano inglesi (con larga compartecipazione del Governo britannico), e solo

un piccolo pacco di azioni è in mano iraniane.

(ll Vedi D. 265. (2j Vedi D. 337.

L'azione iniziata ora dal Governo persiano contro la società è motivata da fonte contrattuale. .Ajpparentemente questa azione tenderebbe ottenere pagamento delle tasse secondo uno sviluppo normale a ~rescindere dalle contingenze attuali ossia ottenere massimo gettito estrattivo sino ad ora raggiunto deliberatamente dalla società.

Questo Governo chiede inoltre che siano adempiuti impegni contenuti nella concessione circa pagamento delle tasse sulla hase di un'oncia oro per ogni sei sterline e non secondo la valutazione artificiale dell'oro imposta ora a Londra. In caso che società rifiuti, questo Governo chiederebbe di essere lasciato libero sfruttare ·Come meglio crede pozzi petroliferi.

Secondo quanto mi ha riferito questo Ministro Affari Esteri, finora Società avrebbe cercato, essendo alle trattative, farsi sostituire dal Governo inglese, sia perchè questo è principale azionista sia perchè valore aureo della sterlina è stabilito dal Governo inglese. Questo avrebbe rifiutato tale intervento negando al governo inglese qualsiasi diritto d'intervento.

Trattative sarebbero quindi ad un punto morto e tanto nella stampa che in questo Parlamento seguitano pressioni evidentemente ispirate perchè governo agisca energicamente nei confronti della Società.

È mia impressione che il Governo persiano voglia approfittare del momento attuale per giungere alla completa statizzazione della Anglo-Persian Oil Company le cui attività sono tutte situate in territorio iraniano. Rimane a vedere se ciò si otterrà nolente o volente la Gran Bretagna. Comunque statizzazione dovrebbe normalmente comportare un congruo compenso delle attività della società e quindi un pagamento agli azionisti del valore attuale delle loro azioni. Su questi pagamenti che andrebbero in grandissima parte a sudditi britannici potrebbero essere sollevate delle riserve sin da ora da parte dell'Italia e della Germania potendosi sempre verificare il caso che le due parti contendenti possano mettersi d'accordo per occultare o mascherare gli interessi inglesi della compagnia o per vendere o accumulare preventivamente azioni a :favore !POssibilmente società petrolifere americane.

È mio parere quindi che un passo possa essere :fatto tempestivamente da quesa R. Legazione e da quella di Germania per mettere in guardia questo Governo circa conseguenze che gli deriverebbero da eventuali transazioni che possano risolversi in danno dell'Italia e della Germania al momento della conclusione della pace.

Resto in attesa di vostre istruzioni al riguardo (1).

{i) Non risultanò inviate ulteriori istruzioni.

365

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. 21766/772 P. R. Roma, 6 agosto 1940, ore 16,15.

Personale per Alfieri. Decifri egli stesso.

Come vi è noto, rinvio attacco tedesco ,contro l'Inghilterra ha determinato sorgere varie voci di presunti contatti anglo-tedeschi in vista di una soluzione pacifica del conflitto.

Da fonte riservatissilffia russa si è qui appreso che trattative sarebbero in corso tra i due Paesi. D'altra parte anche questo Ambasciatore del Giappone mi ha detto avere notizia di trattative che starebbero svoLgendosi per il tramite del Re di Svezia.

Sulla base di queste segnalazioni e di quegli altri elementi di cui foste eventualmente a conoscenza costà cercate di appurare se e quanto vi sia di vero in tali voci. Occorre che vostra indagine sia compiuta con la più assoluta cautela e riservatezza. Riferite telegraficamente (1).

366

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 371. Bucarest, 6 agosto 1940, ore 20,30 (per. giorno 7, ore 8).

Questo Ministro Affari Esteri mi ha detto che conversazioni dell'ambasciatore romeno Cadere con Governo bulgaro si sono svolte atmosfera cordiale. Governo bulgaro si è mostrato disposto scambio completo popolazione includendovi cioè anche romeni e bulgari che vivono rispettivamente in Bulgaria e Romania fuori della Dobrugia meridionale. Esso si mantiene per contro intransigente circa cessione intera Dobrugia meridionale nei ... (2) ... del 1,913 mentre invece Governo romeno desidererebbe conservare le città di Silistria e di Balcic e specialmente la prima per la quale passano le comunicazioni tra Bucarest e Costanza.

A favore richieste Bulgaria ha naturalmente massimo peso avviso fatto esprimere dal Fuehrer che esse siano eque ed eccettabili (vedi miei telegrammi 0130 per corriere e 364) (3).

Nella speranza tuttavia poter convincere Governo tedesco della fondatezza della tesi romena e di poter ottenere all'uopo a,ppoggio Governo italiano, Manoilescu sta facendo preparare memoriale (4) da inviare al Duce, al Fuhrer, e a

V. E. ed a Ministro degli Affari Esteri del Reich.

Manoilescu mi ha comunicato infine che Bossy partirà questa sera per Budapest per svolgervi missione ufficiosa analoga a quella di Cadere a Sofia.

(l) -Vedi D. 368. (2) -Nota dell'Ufficio Cifra; • Manca •. (3) -Vedi DD. 345 e 350. (4) -Vedi D. 373.
367

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO

T. 218/123 R. Roma, 6 agosto 1940, o1·e 23.

Per. Vostra notizia informoVi che è in corso esame questioni di cui ai Vostri telegrammi n. 363 e seguenti (1), per cui ho anche preso contatto con Governo tedesco; riservomi comunicazioni in proposito.

368

L'AMASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 1195. Berlino, 7 agosto 1940, ore 2,40.

Ho preso conoscenza (alle ore 18,30) del telegramma di V. E. n. 772 (2)

e mi riservo compiere solleciti riservati accertamenti nel senso dall' E. V.

desiderato.

Ritengo tuttavia segnalare fin da ora che nel corso del colloquio avuto stamane con Ribbentrop -sul quale riferisco a parte (3) -ho di mia iniziativa accennato a voci raccolte circa esistenza in Gran Bretagna di larghe correnti di opinione pubblica favorevole conclusione pace con la Germania.

Ribbentrop non mi ha dato una risposta precisa, limitandosi dichiarare che

«Churchill è pazzo e gli inglesi degli imbecilli». Nel corso della conversazione

egli mi ha detto che totalitaria offensiva quando verrà sarà violenta con rapido

successo, pur aggiungendo che essa è preparata come se dovesse durare -e ci

tava le parole del Fiihrer -per l'eternità.

Ribbentrop ha aggiunto che riteneva poter concludere che una eventuale fuga del Governo di Londra in Canada potesse complicare fase finale della guerra.

Avendo sabato scorso pregato Weizsacker di chiedere per me a Ribbentrop

alcune precisazioni circa momento scelto per l'inizio offensiva (momento tenuto

nel segreto più assoluto come segnalato con telegramma n. H86) (4) non ho cre

duto opportuno tornare sull'argomento con Ribbentrop visto che egli non accen

nava alla cosa.

(l) -Vedi DD. 317 e 324. (2) -Vedi D. 365. (3) -Vedi D. 369. (4) -Vedi D. 357.
369

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 1196. Berlino, 7 agosto 1940, ore 2,45.

Per L'Eccellenza Ministro.

Ribbentrop si è mostrato molto soddisfatto per la breve anticipazione che a nome di V. E. gli ho fatta circa atteggiamento italiano verso la Russia e ha manifestato di attendere con grande interesse rapporto che in proposito gli invierà Ambasciatore Mackensen (1).

Per quanto riguarda Romania e Ungheria Ribbentrop mi ha detto che non gli consta che tali paesi stiano accordandosi. Egli prevede delle difficoltà soprattutto per atteggiamento degli ungheresi. Circa problemi relativi alla sistemazione economica europea Ribbentrop si è dichiarato perfettamente d'accordo mio modo di vedere, assicurandomi che nonostante tutti gli studi preparatori che questi organi competenti stanno preparando nulla verrà intrapreso senza un preventivo accordo tra le Potenze dell'Asse. Siamo rimasti d'accordo che assieme a questo Ministero Affari Esteri avrò modo di controllare i contatti che avranno luogo in proposito tra industriali italiani e tedeschi.

370

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO URGENTISSIMO PER TELESCRIVENTE 1198. Berlino, 7 agosto 1940,

ore 12,45. Per Eccellenza H Ministro.

A seguito del mio telegramma n. 1195 di ieri sera (2) informo che dalle conversazioni da me occasionalmente avute con Goebbels, Weizsacker e altre personalità e da contatti a,vuti da funzionari di questa Ambasciata, risulta che nei circoli dirigenti del Reich non ci si rende esattamente conto delle ragioni del ritardo dell'offensiva contro Inghilterra.

Da tali conversazioni non si è potuto rilevare alcun indizio che in qualche modo confermi direttamente o indirettamente le voci di trattative in corso per una pacifica soluzione del conflitto.

Continuo le indagini e mi riservo riferire ulteriormente (3).

(l) Questa prima parte del telegramma è stata già pubblicata, in MARIO ToscANO, Una mancata intesa itala-sovietica nel 1940 e 1941, cit., p. 54.

(2) -Vedi D. 368. (3) -Vedi D. 376.
371

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 1201. Berlino, 7 agosto 1940, ore 14,30.

Per Eccellenza Ciano.

In un colloquio avuto con alta personalità competente e delle cui informazioni garantisco assoluta autenttcità, mi ha confermato che l'aviazione tedesca è in piena efficienza ed anzi conta oggi numero apparecchi maggiore di quello es~stente prima dell'ultima offensiva. Come è noto anche questa aviazione avrà parte predominante specialmente in un primo tempo.

Attacco non si svolgerà isolato su due o tre punti costa ma aviazione attaccherà contemporaneamente isola in numerosi centri importanti in modo da costituire vero e proprio ac,cerchiamento distruttivo mentre successivamente avrà luogo sbarco truppe aereoportate. Contrariamente a quanto si dice Londra non sarà bombardata se non come risposta ad attacco su Berlino.

Prego vivamente tener riservatissimo quanto precede.

372

IL CONSOLE A LUBIANA, GUERRINI MARALDI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. s. N. Lubiana, 7 agosto 1940, ore 19,50 (per. ore 23,40).

Trasmetto seguente telegramma del Regio Ministro: «In conservazione odierna a Bled Ministro Affari Esteri mi ha espresso con molta premura profondo compiacimento con cui è stata qui accolta notizia dichiarazioni Ministro Cultura Popolare a giornalisti esteri che smentiscono voci da fonte britannica circa convocazione Governo jugoslavo da parte dell'Italia e Germania. Ministro Affari Esteri ma ha anche informato che per espresse istruzioni Principe Reggente notizia tale smentita nonchè dichiarazioni che l'accompagnano circa rapporti italo-jugoslavi saranno posti in adeguato rilievo e favorevolmente commentati da questa stampa. Mameli ».

373

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 376. Bucarest, 7 agosto 1940 22 (per. stessa ora).

Mio telegramma n. 371 (1). Invio con corriere aereo in partenza domani mattina due copie del memoriale romeno sul quadrilatero della Dobrugia destinato Duce ed a V. E.

Memoriale afferma che se nel 1913 elemento bulgaro era riuscito superare di poco quello originario russo-tartaro, ciò fu dovuto all'opera di colonizzazione bulgara durata 35 anni dal 1878 al 1913; fenomeno identico si è verificato a favore romeni in soli 27 anni da 1913 a 1940.

Memoriale si sofferma poi •su questione Balcic opponendosi cessione della città cui attuale stato di pro~erità daterebbe solo da epoca dominazione romena.

Critica infine in special modo richiesta Bulga.ria di Silistria cui perdita interromperebbe per i romeni collegamento stradale tra Constanza ed il resto del Paese; fa pure presente che Silistria è nodo comunicazioni di vitale importanza per la Romania ed è unico punto nel quale potrebbero costruirsi ponti sul Danubio.

Memoriale conclude affermando non esservi alcun motivo che richieste bulgare circa frontiera Dobrugia non considerate razionali nel 1878 vengano riconosciute oggi come tali.

* * *

Il testo completo del memoriale era il seguente:

COME SI PONE IL PROBLEMA DEL QUADRILATERO

(Dobrugia del Sud)

I. Le guerre balcaniche del 1912-1913 hanno avuto come risultato il passaggio dei cristiani della parte europea dell'Impero Ottomano da sotto la dominazione tollerante turca, sotto la dominazione di paesi animati da uno spirito nazionalista intransigente: Grecia, Serbia, Bulgaria.

Data la loro posizione geografica, gli Aromeni -le cui scuole, grazie alle sovvenzioni del Governo di Bucarest, hanno avuto una situazione florida sotto la dominazione turca -non hanno potuto essere uniti alla Romania.

In queste circostanze non rimaneva che una sola cosa da farsi per assicurare una vita libera ai Romeni macedoni: di creare una riserva di colonizzazione per questi, spingendosi a questo scopo più a Sud la frontiera dobrugiana.

Non è colpa della Romania, se le frontiere macedoni non hanno dato ugual soddisfazione a tutti gli Stati balcanici. Al contrario la sua azione ha posto fine ad una lotta fratricida consolidando la pace in questa regione. Così l'annessione della Dobrugia del Sud ha avuto un senso politico profondo, ed una ragione superiore costituendo un'anticipazione sui metodi dello scombio di popolazioni, tanto frequentemente applicati oggi.

Come si vede, la frontiera dobrugiana della Romania è stata fissata nel 1913 (Silistra essendole attribuita il 26 aprile 1913, dalla Conferenza degli Ambasciatori di Pietroburgo e l'intera Dobrugia del Sud annessa il 28 luglio 1913, col Trattato di Bucarest} e non fa parte del sistema di trattati della fine della Grande Guerracome tentano a torto d'insinuare certi circoli interessati.

II. Il territorio che è toccato alla Romania era, prima della creazione dello Stato bulgaro nel 1878, popolato in maggioranza da Turchi. Questo risulta d'altra parte anche da una carta etnografica pubblicata recentemente dal professar Mincov di Sofia e riflettente la situazione di prima dell'anno 1878 (vedi allegato 1).

Vicino al Danubio esistevano anche numerose istituzioni romene. A Turtucaia, per esempio, sin dal 1774 funzionava una scuola romena.

Se nel 1913 l'elemento bulgaro era arrivato a superare di un poco quello russotartaro (senza raggiungere però la maggioranza assoluta), questo si deve all'opera di colonizzazione bulgara nel periodo di 35 anni, dal 1878 fino al 1913. Un fenomeno identico, ma in favore dell'elemento romeno è avvenuto nel periodo 1913-1940, cioè durante 27 anni.

Cosicchè i diritti etnici dei Bulgari nel Quadrilatero sono quelli che derivano da una colonizzazione di 35 anni. Questi diritti non superano in niente i diritti etnici dei Romeni che risultano da una colonizzazione di 27 anni.

Non è nè più logico, nè più giusto per la Romania rinunciare ad un territorio che le ha appartenuto per 27 anni di quello che non lo sia per la Bulgaria ottenere questo territorio pel motivo che l'ha dominato otto anni di più.

III. S'è arrivati così al seguente risultato in ciò che riguarda le razze della Dobrugia del Sud (censimento del 1930).

Popolazione totale 378.000

Bulgari . . . . . 143.000 (37,8 %)

Turchi e Tartari 135.000 (35,7 %)

Romeni ..... 77.000 (20,3 %)

Nel periodo dal 1928 fino al 1940 s'è prodotto ancora un fenomeno: l'emigrazione dei Turchi e dei Tartari in Asia Minore, per impulso del Governo Turco. Questa partenza ha provocato un afflusso di Romeni ed Aromeni che si valuta approssimativamente a 20.000 anime.

Da quanto sopra, risulta che le pretese dei Bulgari sul Quadrilatero non sono giustificate nè politicamente, nè dal punto di vista etnico.

In verità se aggiungiamo ai 77.000 Romeni che abitavano nel Quadrilatero nel 1930 i 20.000 Romeni ed Aromeni che hanno colmato i vuoti lasciati da Turchi e Tartari, come pure gli 83.000 Romeni di Bulgaria ( • di lingua materna romena •) (l) secondo il censimento bulgaro del 1926 (2), arriviamo alla cifra di 180.000 Romeni che dovrebbero essere sotto la dominazione bulgara, rispetto ai soli 43.000 Bulgari che abitano nella Dobrugia del Nord.

Una simile soluzione, ben lungi dal chiudere una questione, creerebbe uno stato di cose ingiusto e non tale da stabilizzare su basi solide le buone relazioni tra la Romania e la Bulgaria perchè lascierebbe in Bulgaria quattro volte più Romeni che non Bulgari in Romania.

IV. La questione del Litorale fino a Balcic. Il passaggio della parte occidentale della Dobrugia del Sud sotto la dominazione bulgara, lascierebbe alla Romania un litorale più piccolo di quello della Bulgaria (approssimativamente 240 km. rispetto a 290 km., vedi allegato 2) sebbene la Romania abbia una popolazione molto maggiore (oltre 15.000.000 di abitanti rispetto a 5.500.000) e costituisca un'unità economica molto p-iù potente.

In modo speciale la Romania a fatica potrebbe rinunciare a Balcic, soprattutto perchè l'attuale stato di prosperità di questa città non data che dal tempo della dominazione romena.

Se tracciamo in linea (vedi allegato 3) partendo dall'Ovest di Balcic in direzione Nord fino alla vecchia frontiera ad Occidente di Hasarlac verso Sud e arrivando al litorale ad Ovest di Balcic, troviamo ad Oriente di essa una regione con una popolazione poco densa (approssimativamente 35 abitanti per km2 secondo il censimento del 1930 rispetto a 49 per km2 per l'intera Dobrugia del Sud). Questo si deve al fatto che, contrariamente alla situazione del resto dell'intera regione, qui il suolo è d'una fertilità ridotta. Le cifre che seguono lo dimostrano pienamente.

Produzione approssimativa ettolitrica l'ha:

la regione surricordata: intera provincia di Caliacra:

frumento . 9,7% 12,3%

frumento . 5,2% 6,7%

segala .. 7,2% 9,7%

Imprimerle de l'Etat, 1931, p. 240.

Come anche nel resto della Dobrugia del Sud, la popolazione di questa zona ha un

carattere misto, non avendovi nessuna razza la maggioranza assoluta. Così della

popolazione totale (censimento del 1930) di approssimativamente 37.500 abitanti,

i Romeni sono in numero di circa 10,300, i Bulgari in numero di quasi 14.500, i

Turchi, i Tartari, i Gagautzi, i Greci e le altre stirpi in numero approssimativa

mente di 12.700. A queste cifre bisogna aggiungere alcune migliaia di Romeni ed

Aromeni che, dopo il 1930 hanno preso il posto dei Turchi e dei Tartari emigrati

nell'Asia Minore cosicchè i Romeni possiedono in questa regione la maggioranza

relativa.

La superficie di questa regione è di approssimativamente 1.200 m2, rispetto a

7.726 km2 per l'intero Quadrilatero, cioè un sesto.

Nè dal punto di vista economico questa regione costituirebbe un apporto per la Bulgaria e nemmeno dal punto di vista etnico la Bulgaria ha diritti assoluti su di essa. Invece tanto per motivi economici (l) (a causa del litorale), quanto per motivi sentimentali, la perdita di questa regione per la Romania lascerebbe una ferita aperta che non sarebbe tale da sistemare le relazioni romeno-bulgare su base durevole. La sola Dobrugia del Nord non offre alla Romania che un litorale insuf.: fidente. Questa provincia non costituirebbe che una specie di corridoio.

D'altra parte, come abbiamo dimostrato al punto III, nel caso di uno scambio di popolazione, la sola Dobrugia del Nord non avrebbe la possibilità d'assorbire i Romeni che si dovrebbero rimpatriare. La zona descritta più sopra, senza poter risolvere questo problema interamente, ingrandirebbe tuttavia un poco la possibilità di colonizzazione di questi Romeni.

V. La questione di Silistra. Dalla fondazione dello Stato bulgaro, il possesso di Silistra figura sempre come una causa di litigio tra la Romania e la Bulgaria. Parecchi commentatori dei lavori della Conferenza di Berlino (1878), dimostrano ~he soltanto grazie all'intransigenza della Romania, nella questione delle tre provincie del Sud della Bessarabia, non le si attribuì la città di Silistra, a causa dell'opposizione della Russia.

In occasione delle discussioni, il delegato dell'Italia, Conte Corti, ha dimostrato il desiderio che Silistra appartenga alla Romania (Protocollo X). Pure così ha opinato anche il signor Waddington, delegato della Francia, poichè ambedue consideravano questa città come il punto pel quale deve farsi il collegamento tra la Dobrugia ed il resto della Romania (2).

Nel 1913 la contesa romeno-bulgara relativa alla frontiera di Sud della Dobrugia è stata deferita, di comune accordo, da ambe le parti alla mediazione delle Grandi Potenze.

Il risultato è stato l'annessione, col Protocollo dello Statuto di Pietroburgo del 26 aprile-9 maggio 1913, alla Romania di Silistra, insieme con una zona di 3 km. Così Silistra è toccata alla Romania mediante un consentimento assolutamente libero della Bulgaria.

La verità è che Silistra è situata nell'ultimo punto in cui si potrebbe costruire un ponte sul Danubio; immediatamente ad Ovest il fiume s'allarga, appaiono numerose isole e poi esso si divide in due bracci. Questo fatto -che è stato preso in

~l) n porto naturale di questa regione è Varna collegato dalla ferrovia con Bazargic, e avente una rada attrezzata per navi di grande tonnellaggio, e non Balcic, porto piccolo e senza collegamento ferroviario.

a) che i membri della Commissione, all'infuori, forse, del delegato della Russia, riconoscono che per stabilire in modo durevole la nuova frontiera romeno-bulgara, sarebbe stato desiderabile che Silistra fosse attribuita alla Romania.

b) che i Maomettani, che sono in maggioranza nel distretto di Silistra, esprimono il desiderio di far parte della Romania e non possono adattarsi a passare sotto la dominazione della Bulgaria (pp. 456-458 del Libro Verde Italiano).

considerazione dai negoziatori nel 1878 e che non ha potuto portare alle sue logiche conseguenze soltanto a causa del delegato russo -sussiste anche nel 1940. Non soltanto sussiste, ma i progressi tecnici stradali -per l'importanza che ha preso il traffico stradale motorizzato -lo mettono anche più in rilievo.

L'unico collegamento stradale tra la capitale del paese ed il porto di Costantza si fa attualmente per Oltenitza-Turtucaia (sulle chiatte)-Silistra (vedi allegato 3).

Nel caso in cui non si potesse fare per Turtucaia, non potrebbe più aver luogo nemmeno all'Est di Silistra. Modernizzandosi la strada Bucarest-Calarasci, il punto in cui si potrebbe passare (vedi allegato 4), sia sulle chiatte, sia su di un ponte che dovrebbe essere costruito, non si potrebbe fissare che a Silistra.

Il ritorno alla situazione di prima del 1913 -sopportabile a rigore allorchè il traffico motorizzato era al suo principio -interromperebbe il collegamento stradale tra il porto di Constantza ed il resto del paese e renderebbe vani tutti gli investimenti fatti dal Governo romeno per modernizzare la strada Silistra-Constantza, che non sarebbe più adoperata altro che pel traffico locale.

Per questi motivi il possesso della città di Silistra da parte della Bulgaria creerebbe, nelle relazioni romeno-bulgare, un problema di Silistra, ciò che non sarebbe tale da portare ad una distensione in questa parte dell'Europa, distensione in vista della quale si chiede alla Romania di fare dei sacrifici.

Come abbiamo visto più sopra (il rapporto del colonnello Orero, delegato italiano) nel 1878, Silistra era abitata in maggioranza da Maomettani (l); oggi l'elemento bulgaro della città rappresenta soltanto il 35 % della popolazione.

Dal punto di vista delle comunicazioni Silistra non presenta alcun interesse per la Bulgaria. Per la Romania, però, è d'un'importanza capitale.

VI. In conclusione da quanto sopra, si può vedere che, fin dalla sua determinazione del 1878, la frontiera della Dobrugia, così come è stata tracciata allora non corrispondeva alle condizioni d'una frontiera razionale -fatto che è stato riconosciuto anche da osservatori stranieri. Non esiste nessun motivo perchè ciò che non è stato razionale alle necessità, nel 1878, possa essere considerato più razionale oggi.

(l) Vedi D. 366.

(l) -Secondo le investigazioni fatte, questa cifra è sensibilmente inferiore alla realtà. (2) -Royaume de Bulgarie, Direction Générale de la statistique. Résultats généraux du Recensement de la popu!ation du Royaume de Bu!garie du 31 Décembre 1926. Tome L. Sofia,

(2) Durante i dibattimenti della Commissione di delimitazione il delegato italiano, colonnello Orero, ha fatto ancora due dichiarazioni interessanti a questo riguardo:

374

IL MINISTRO AD ATENE, E. GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 108. Atene, 7 agosto 1940 (per. giorno 11).

Presidente del Consiglio mi ha espresso personalmente suoi migliori ringraziamenti per le cortesi espressioni della stampa e della radio italiana in occasione dell'anniversario dell'inizio del regime autoritario in Grecia (2).

(l) -Nel Journal des Oesterreichischen Lloyd, VIII Jahrgang, No. 36, pag. 1 (Trieste 1843) si parla cosi di Silistra: • ... eine Festung... die BevOlkerung des Distrikts Silistra besteht aus Tiirken, Tartaren, Wallachen und einigen Bulgaren •. (2) -Questo è l'unico documento che è stato rinvenuto circa la conversazione MetaxasGrazzi del 7 agosto di cui al D. 108 de L'Agression de1 l'Italie contre la Grèce, cit., e alle pagg. 144-147 del volume di E. GnAzzr, n principio della fine, cit.
375

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO DELL'INTERNO SPAGNOLO, SERRANO SUNER

(Pubbl. G. CIANO, L'Europa verso la catastrofe, cit., pp. 579-580)

L. PERSONALE 1/4776. Roma, 7 agosto 1940.

Vi recherà questa lettera e il mio saluto l'Ambasciatore Francesco Lequio.

Egli giunge a Madrid in un momento di storica importanza per il destino di Europa e per l'avvenire dei nostri popoli. Già affratellati da una comune ed eroica lotta, essi vedono ora schiudersi quei più ampi e più giusti orizzonti che premieranno i loro sforzi e la loro fede.

Come ieri, così domani, i nostri Paesi affronteranno in stretto cameratismo i nuovi compiti che li attendono lungo la via della loro rinnovata grandezza.

All'Ambasciatore Lequio, che sarà fedele interprete dei sentimenti della Italia fascista presso la gloriosa Spagna di Franco, Vi prego, caro Serrano Sufier, di voler accordare la Vostra personale cameratesca assistenza.

Ve ne ringrazio e colgo l'occasione per rinnovarVi, caro Serrano Sufier, le espressioni della mia più cordiale amicizia.

376

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE' 1203. BerLino, 8 agosto 1940, ore 15.

Per l'Eccellenza il Ministro.

A seguito e conclusione di quanto comunicato nei miei telegrammi n. 1195 e n. 1198 (l) ritengo debbasi escludere che siano attualmente in corso contatti diretti o indiretti tra Germania e Inghilterra in vista di trovare soluzione del conflitto.

Ho ragione di ritenere che le note voci, di cui al telegramma di V. E.

n. 772 (2), trovino la loro origine nel fatto che la Germania abbia favorevolmente considerato possibilità della ·Caduta di Churchill ed avvento al potere di un nuovo Gabinetto con cui intavolare trattative.

A Berlino si ritiene infatti impossibile aver contatti col Governo di Churchill e si spera che dopo le prime sconfitte questo sia costretto a ritirarsi facilitando in tal modo composizione conflitto.

(l) -Vedi DD. 368 e 370. (2) -Vedi D. 365.
377

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO 218. Budapest, 8 agosto 1940, ore 20,45.

Bossy (l) nel suo colloquio iersera con Teleki e Csaky ha dichiarato essere

in missione semiufficiale, privo di poteri non soltanto per trattare base nego

ziati ma anche semplicemente per ascoltare proposte o suggerimenti ungheresi

e solo autorizzato richiedere questo Governo se disposto trattare con Romania

su ogni punto. Avuta risposta affermativa ·Si è rifiutato ricevere anche per sem

plice trasmissione promemoria preparato da questo Governo, di cui però a titolo

personale e informativo ha consentito prendere visione.

Promemoria di cui spedisco testo per corriere (2) sarà rimesso da Ministro

d'Ungheria Bucarest a quel Ministro degli Affari Esteri. Documento ponendo

eventuale soluzione transazionale per la Transilvania su base rinunzia diritto

ungherese accetta largo principio scambio di pqpolazione per sottrarre negoziati

ad ogni considerazione etnica e per !imitarli stretta discussione territoriale.

Riservasi pertanto comunicazione proposta equo tracciato frontiera, da accet

tare o respingere da parte romena, prevedendo indi amichevole accordo unga

ro-romeno.

Poichè Bossy affermava Governo romeno disposto iniziare discussione al più presto, Csaky ha proposto sabato 10 corrente. Bossy ha promesso riferirne riservandosi altresì circa eventuale località incontro, forse nei pressi Sinaia. Bossy è stato invitato ripartire immediatamente per riferire suo Governo.

Tracciato frontiera di cui si tratta seguirebbe solo in ,parte linea armistizio [del 1918] di cui al mio telegramma n. 217 (3), abbandona ad Est di Arad valle del Maros, risalendo verso Nord e scende in modo da abbracciare regione Sederi, escluso distretto Braso: ciò per evitare inclusione forti minoranze sia romene che, soprattutto, tedesche.

Csaky mi ha altresì rimesso copia di un documento avuto da buona fonte Ministero Affari Esteri romeno, che parimenti spedisco per corriere (4). Esso conterrebbe istruzioni di .massima Governo romeno circa problema revisione, concludendo ad una tattica dilatoria nella speranza di un futuro capovolgimento situazione eurOIPea. Si prevederebbe peraltro riavvicinamento ai sovieti; accordo con la Bulgaria, -esclusa però, come mi ha precisato Csaky dietro sue informazioni, cessione Silistra e Balcic, -ma dilazione consegna territori retrocessi; tattica dilatoria per mascherare sostanziale intransigenza verso Ungheria; in caso di necessità pronte soluzioni, ricorso piuttosto ad arbitrato Potenze dell'Asse, che discaricando Governo romeno da responsabilità rinunzie territoriali, permetterebbe successiva impostazione revisione romena.

Budapest il giorno 7 alle ore 15.

Osservo quanto quest'ultimo punto che eventualità diretta ingerenza Potenze dell'Asse che in un primo tempo come segnalai non pareva sgradita neppure questo Governo, sembra ora considerata con minimo favore dal Conte Csaky, che da taluni accenni fattimi mostra nutrire qualche timore nei confronti operato germanico.

Complesso di tali indicazioni, e carattere Missione Bossy nonostante sua affermazione prossima apertura negoziati, producono qui vivissima evidente delusione. Csaky dubita sia prontezza negoziati, sia loro condotta da parte romena. Sembra però sempre voler escludere ricorso alle armi nel timore sia dei sovieti che di ogni altra futura maggiore complicazione pur affermando come tale esclusione preventiva largamente illustrata anche dalla stampa italiana e germanica sottragga all'Ungheria massimo elemento pressione verso Romania.

Si rimane qui in tempo di attesa aspettando prossimo passo romeno.

Analoghe comunicazioni Csaky ha fatto mio collega germanico.

Breve comunicato visita Bossy è stato stamane diramato stampa.

(l) Raoul Bossy, ministro di Romania a Roma, era giunto in missione semiufficiale a

(2) -Vedi D. 385. (3) -Non pubblicato. (4) -Vedi D. 385.
378

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 378. Mo8ca, 8 agosto 1940, ore 21 (per. giorno 9, ore 0,45).

Apprendo da buona fonte che ieri o avantieri Molotov ha fatto chiamare Ministro finlandese e con tono mina·ccioso gli ha fatto presente necessità di modificare compagine del Governo finlandese escludendo elementi ostili a U.R.S.S.

In caso contrario conseguenze potrebbero essere gravi.

Molotov non avrebbe fatto nomi, ma sembra abbia voluto alludere specialmente partigiani Tanner ·che è molto inviso al Kremli:no.

Ministro Paasikivi parte per Helsinki.

Dichiarazioni di Molotov circa Finlandia durante suo recente discorso davanti

Consiglio Supremo e ripetute proteste della stampa sovietica a proposito azione svolta da parte autorità finlandesi contro associazione «Amici dell'U.R.S.S.», lasciavano prevedere riacutizzazione delle relazioni fra i due Paesi ciò che è confermato da recente passo di Molotov.

È evidente che U.R.S.S. vuole provocare caduta dell'attuale Governo finlandese perchè lasci posto ad un Governo ligio ai voleri di Mosca. Circola intanto la voce di movimento di truppe sovietiche alla frontiera finlandese. Mi risulta che Ministro Paasikivi è personalmente favorevole ad una politica remissiva e di estrema prudenza onde evitare di fornire pretesto ad una nuova aggressione sovietica. Ambasciatore di Germania e Ministro di Svezia gli hanno dato consiglio nello stesso senso.

28 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. V.

379

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO 219. Bucarest, 8 agosto 1940, ore 21,,15.

Csaky mi ha detto che varie migliaia di fogli volanti contenenti tendenziose interpretazioni recente discorso tenuto da Catpo dello Stato Maggiore Ungheria a rapporto ufficiali sarebbero state diffuse in paese e in parte sequestrate.

Werth avrebbe invitato esercito alla disciplina, serena attesa, fiducia nella amicizia Potenze Asse, mentre anzidetti fogli propaganda gli attribuiscono affermazione che Potenze Asse hanno promesso Transilvania all'Ungheria.

In realtà versioni varie vengono date circa dichiarazioni in a:ngomento, ma smentita viene diffusa qui anche per stampa. Csaky mi disse che centro probabile distribuzione detto materiale prapaganda è Miscolez, fonte assai probabilmente sovietica.

Ancora una volta mi ha accennato parallelismo britannico e sovietico nello spingere Ungheria azione armata, per concludere, nonostante taluni aPI!Prezzamenti favorevoli recenti dichiarazioni Molotov, con espressioni massima diffidenza nei riiguardi politica di Mosca.

380

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 8 agosto 1940.

Alle ore 18,30 si è presentato il Ministro d'Estonia, il quale ha riferito

che alle ore 16,30 si sono presentati a lui due funzionari dell'Ambasciata russa

i quali gli hanno chiesto la consegna della Legazione. Essendosi egli rifiu

tato, essi lo hanno avvertito che torneranno domattina alle ore 10 per prendere

senz'altro in consegna la Legazione, e hanno profferito precise minacce all'in

dirizzo della sua persona.

Il Ministro Estonia, facendo presente che il suo Paese è uno stato ricono

sciuto dall'Italia, la quale, d'altro canto, non ha riconosciuto le recenti annes

sioni degli Stati Baltici all'U.R.S.S., chiede se deve obbedire all'intimazione

fattagli o se può persistere nei rifiuto. Chiede altresì se può essere messa a

sua disposizione una scorta armata (1).

il capo Gabinetto ha telefonato al Ministro d'Estonia dicendogli che:

-il Governo italiano non poteva che disinteressarsi della questione;

-il consiglio personale che gli si dava era di mettersi d'accordo con i sovietici.

11 Ministro d'Estonia ha ringraziato per il consiglio, e ha dichiarato che lo avrebbe

senz'altro seguito. 8 agosto 1940, ore 20,45 •·

(l) In calce al documento c'è la seguente annotazione: • D'ordine dell'Ecc. il Ministro,

381

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 1217. Berlino, 9 agosto 1940, ore 17,35.

Con riferimento alle comunicazioni telefoniche precedenti (1), informo di avere ,comunicato a questo Ministero degli Affari Esteri la richiesta romena diretta ad ottenere copia degli accordi italo-tedeschi relativi al trasferimento di allogeni e cittadini g€rmanici nonchè il desiderio romeno d~ inviare una Commissione sul posto, per studiare l'applicazione degli accordi stessi. Ho aggiunto che da parte nostra è stata fatta presente ai romeni l'opportunità di sospendere l'invio della predetta Commissione notandosi poi che non si avrebbe difficoltà a mettere a disposizione del Governo di Bucarest il testo degli accordi raccolti in un volume stampato, a cura di questo Ministero, ma si desiderava prima conoscere l'opinione del Governo del Reich al riguardo, dato che parte degli accordi stessi riveste carattere riservato. Questo Ministero degli Affari Esteri si è riservato di fare conoscere il suo definitivo atteggiamento dopo di avere consultato gli uffici competenti. Ha fatto tuttavia presenti le difficoltà per la Germania di aderire alla richiesta romena, considerato che in tal caso dovrebbe comunicare anche gli accordi stipulati con l'U.R.S.S., cosa che non desidera fare. Ieri, poi, questo Ministero degli Affari Esteri mi ha informato che data la prossima venuta in Germania dell'Ecc. Giannini, avrebbe gradito che il quesito, se dare o meno ai romeni comunicazione degli accordi, fosse trattato dalla predetta Eccellenza col Ministro Clodius. Si è fatto a tale proposito notare che la questione non riveste per la Romania alcun speciale carattere di

urgenza non avendo essa ancora stipulato accordi che prevedano il trasferimento di popolazioni, e che pertanto può attendere che la sua richiesta sia sottoposta ad un opportuno esame. Prego V. E. di volermi far conoscere quale risposta io debba dare alla proposta fatta da questo Ministero degli Affari Esteri (2).

382

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 379. Mosca, 9 agosto 1940, ore 20,43 (per. giorno 10, ore 0,30).

Mio telegramma n. 378 (3). Per esattezza di cronaca informo che Ministro finlandese ha rinviato ultimi giorni sua partenza per Helsinki onde terminare negoziati in corso per questioni ferroviarie fra U.R.S.S. e Finlandia. Mio collega tedesco mi ha confermato di aver incoraggiato Paasikivi a fare prelevare

presso suo Governo attitudine remissiva. Secondo Von Schulenburg relazioni sovietico-finlandesi non potranno migliorare fino a quando rimarrà Ministro dell'Interno nel Gabinetto di Helsinki signor Tanner che è «bestia nera». Io mi chiedo però se ciò sarà sufficiente e se piuttosto non si tratti di pretesto Sovieti per poter avanzare nuove pretese.

Nella questione del passaggio su territorio finlandese delle truppe sovietiche destinate alla guarnigione di Rango Governo finlandese ha ,già ceduto accordando transito ferroviario con certe modalità ed entro i limiti determinati.

(l) -Non sono stati rinvenuti appunti su queste conversazioni telefoniche. (2) -Non è stata trovata traccia di una risposta del Ministro. (3) -Vedi D. 378.
383

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 162. Belgrado, 9 agostò 1940 (per. giorno 11).

Seguito mio telegramma da Bled in data 7 corr. trasmesso a mezzo R. Consolato Generale in Lubiana (1).

Notizia Stefani circa dichiarazioni Eccellenza Ministro Cultura Popolare a giornali::;ti esteri, e istruzioni Principe reggente circa rilievo da darsi in questa stampa sono state recate a Cincar-Markovié durante conversazione che ho avuto con lui a Bled. Egli aveva già stigmatizzato voci sparse da fonte inglese. Nel ripetere compiacimento con cui dichiarazioni erano •state accolte da Governo jugoslavo ha affermato che quando relazioni italo-jugoslave lo richiedessero egli non esisterebbe a cercare conversazioni dirette con Governo italiano. Non escludeva pertanto che ciò potesse accadere nel futuro, ma ciò quando fosse nell'interesse delle nostre relazioni e non quando la notizia viene ,sparsa tendenziosamente allo scopo di intorbidarle.

Circa le relazioni stesse ha rilevato che vi sono attualmente soltanto alcuni « malintesi » e che Governo jugoslavo fa tutto il possibile per eliminarli. Per « malintesi » Cincar-Markovié intendeva specialmente incidenti e manifestazioni ostili da parte jugoslava, ecc. che formavano nuovamente oggetto nostra conversazione, e sulle quali mi ripeteva assicurazioni.

Da! canto suo Cincar-Markovié mi ha ripetuto argomento già svoltomi da Smiliani-t (mio telespresso n. 1246 in data 2 corr.) (2) e cioè preoccupazione questo Geverno per concentramenti truppe in Albania e alla frontiera Giulia. Ho risposto analogamente a quanto avevo fatto con Ministro Aggiunto. È da notare che Cir::.car-Markovié mi ha ripetutamente affermato (ma accuratamente attribuendo affermazione a Ministro della Guer.ra) che forze jugoslave mobilitate non superano e non hanno mai superato i 450.000 uomini. Il meno che si può dire è che Miùistro della Guerra ha evidentemente giocato su parola « forze mobiHtate ».

Come ripetutamente segnalato tutti i dati in possesso R. Addetto Militare confermano che forze alle armi possono essere calcolate su 750-800 mila. Nonostante continue affermazioni non sono state a tutt'oggi diminuite. Viene inoltre coltivato nell'esercito spirito ostilità contro di noi che ha dato luogo note manifestazioni anche da parte ufficiali contro cui R. Legazione ha protestato.

Con telespresso a parte n. 3·374/1290 (l) in data odierna invio l'articolo del giornaìe Politika che costituisce il commento preannunciatomi da Cincar-Markovié alle dichiarazioni dell'Eccellenza H Ministro della Cultura Popolare. In conversazione di stamani Cincar-Markovié mi ha anzi precisato che articolo è il primo di una serie sulle relazioni itala-jugoslave che sarà pubblicato nei principali .giornali locali. A proposito tale articolo Politika è da rilevare ·tuttavia pur ponendo in particolare rilievo menzione fatta da Ministro della Cultura Popolare storico discorso Duce 10 giugno, ha citato incompletamente testo della frase relativa ai paesi confinanti. Non ho mancato di farne immediatamente osservazione al Ministro degli Affari Esteri.

(l) -Vedi D. 372. (2) -Non rintracciato.
384

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER COl:RIERE 97. Berlino, 9 agosto 1940 (per. giorno 12).

Tel·espresso min. n. 7/00339/65 del 16 luglio u. s. (2).

In riscontro al telespresso sopracitato, mi onoro inforxnare che questo Ministero degli Affari Esteri concorda sull'opportunità di far cadere la proposta di Sua Maestà il Re Leopoldo tendente a far rientrare in Italia il Consigliere d'Ambasciata de Bois e il Console Chaidron per rappresentarlo a Roma e a Milano.

385

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 3745/1519. Budapest, 9 agosto 1940.

[Il testo del telespresso, che comunica la trasmissione degli Allegati (3), non è stato rintracciato].

ALLEGATO l

AIDE-MÈMOIRE Budapest, 7 agosto 1940.

La Hongrie n'a jamais renoncé à la récupération de ses parties, dont la Roumanie s'est emparée dans des circonstances et par des moyens que -dans l'intérèt

des négociations en cours -il vaut mieux de ne pas détailler. La Roumanie sait très bien que l'état des choses créé en 1920 a été toujours considéré comme provisoire par tous les hongrois et qu'il n'y aura jamais paix et accord sincères entre la Hongrie et la Roumanie sans que les problèmes territoriaux ne soient pas résolus.

Toutefois le Gouvernement hongrois est prèt à faire des sacrifices très sérieux en l'espoir que ces sacrifices seront récompensés à l'avenir par une amitié sincère et une collaboration peut-etre étroite entre les deux pays.

II est bien entendu que chaque pouce de territoire de la Transylvanie que le Gouvernement hongrois ne revendique pas est un lourd sacrifice qu'il sera difficile à défendre devant l'opinion publique du pays, tandi que pour la Roumanie la situation est toute autre. Une domination de 20 ans ne peut pas etre comparée à une possession millénaire.

Le sacrifice que le Gouvernement hongrois est pret à offrir à la Roumanie est qu'il consent à conclure un compromis pour les territoires que la dictée unilatérale de Trianon a concédé à la Roumanie.

Toutefois le Gouvernement hongrois ne peut se charger de la responsabilité du compromis que dans le cas que le problème est réglé amicalement sans tergiversation et dans le plus bref délai.

Une fois le compromis établi le Gouvernement hongrois accepte l'idée de l'échange de population pour toute l'étendu de la Roumanie et il est pret à renvoyer les roumains à la Roumanie et en échange il demandera aux roumains de lui renvoyer les hongrois habitant en Roumanie, sans distinction entre l'ancien Royaume et la Roumanie nouvelle.

La population roumaine sur les territoires rétrocédés et dans la Hongrie actuelle pourrait etre consultée par le Gouvernement hongrois si elle veut rester sous la domination hongroise ou qu'elle préfère passer sous la souveranité roumaine. II va de soi que les droit des roumains qui veulent rester en Hongrie seront aussi scrupuleusement respectés que ceux des hongrois.

Des deux còtés la population échangée a un droit à l'indemnisation complète. Les modalités de l'indemnisation seront discutées avec le Gouvernement roumain lors du règlement fina! des questions financières en suspens entre les deux pays.

Rien ne s'oppose à ce que le Gouvernement roumain retienne les hongrois qui expriment leur vceu par écrit de rester en Roumanie.

Par cette procédure il devient inutile de discuter des chiffres de statistiques ou se laisser entrainer dans des polémiques interminables quant au pourcentage des hongrois ou des roumains habitant telle ou telle partie de la Roumanie.

De l'avis du Gouvernement hongrois un accord avec la Roumanie semble possible au bout de quelques jours. C'est d'autant plus nécessaire que l'échange des populations devra s'effectuer avant I'hiver.

'Dès que le Gouvernement roumain se déclare à accepter cette procédure, le Gouvernement hongrois lui fera connaitre la nouvelle tracée de frontière qui est plus qu'équitable et qui satisfera surement aux intérets de la Roumanie aussi.

Pour dissiper toute équivoque le Gouvernement hongrois se sent en devoir de déclarer qu'il ne veut ni ne peu pas marchander. Il fera donc connaitre à la Roumanie la dernière limite à laquelle il peut aller raisonnablement et qui correspondra encore à la vraie signification de la conception d'un compromis.

Le Gouvernement hongrois espère qu'au bout de quelques jours il aura entre ses mains le témoignage irrefutable de la bonne volonté du Gouvernement roumain.

La Hongrie ne veut imposer à aucun autre pays son amitié sincère et durable. Mais Elle croit pouvoir affirmer qu'il n'y a pas une nation qui se soit répentie de l'avoir acquise.

ALLEGATO !I

II primo e forse l'unico scopo della politica romena è oggi di guadagnare tempo. II Governo ha dato a Berlino e a Roma l'assicurazione che esso spontanea mente addiverrebbe alla soluzione del problema della Transilvania e della Dobrugia

e che sarebbe disposto a tal fine anche a sacrifici, soltanto perchè pensava di poter così ovviare ai passi sollecitatori che si attendeva da parte tedesca e italiana.

Contemporaneamente il Governo tollera e verosimilmente dirige quel movimento e si sforza di erigere l'opinione pubblica romena contro qualsiasi nuova cessione di territorio.

Il Governo fa ciò con l'evidente proposito che, quando non potrà essere ulteriormente rinviato il mantenimento delle promesse date a Berlino e a Roma, possa affermare che, nonostante la migliore volontà, non è in grado di portare a compimento le sue decisioni contro presa di posizione dell'opinione pubblica romena e, principalmente, di quella dei romeni transilvani. La costrizione porterebbe soltanto a una rivolta armata e perciò esso dovrebbe richiedere pazienza e un tempo di transizione sufficiente per calmare l'opinione pubblica romena e poter persuadere il popolo romeno della necessità del sacrificio. Alla base di tutte queste speculazioni, è la supposizione che la Germania e l'Italia non tollererebbero assolutamente un conflitto armato e anzi impedirebbero tutto ciò che potesse condurre a un conflitto.

Il Governo romeno non ha che da utilizzare questa situazione ai propri fini, richiamandosi all'inevitabile pericolo di sviluppi bellici, nel caso che la Romania dovesse essere costretta a qualche cosa • anzi tempo •.

Con questa azione tortuosa il Governo vorrebbe ottenere che nel frattempo il problema della Dobrugia venisse regolato con la Bulgaria, e che con la eliminazione della vertenza bulgaro-romena si facesse cessare il pericolo di un conflitto che potrebbe avere per conseguenza l'intromissione dell'Unione Sovietica.

Nello sfondo di questi piani sta nascosto il calcolo di poter persuadere eventualmente i bulgari, molto più trattabili, ad acconsentire alla procrastinazione degli accordi stabiliti sulla carta, con che potrebbe essere evitato che il Governo ungherese si lagnasse di una discriminazione.

Una volta che le cose fossero tirate in lungo in tal modo, l'autunno che si approssima diminuirebbe il pericolo che si possa giungere ad una guerra prima della prossima primavera.

Entro la primavera l'attuale forza armata romena può a mezzo delle forniture di petrolio, essere nuovamente accresciuta. Nel frattempo potranno essere eventualmente consolidati i rapporti russo-romeni a Mosca, e si potrebbe persino ottenere che l'Unione Sovietica prendesse una posizione favorevole per la Romania nella questione transilvana. Questo è lo scopo della missione di Gafencu, che è considerata, specialmente nei circoli di Corte, come piena di speranza.

Principalmente nei circoli del Partito Nazionale dei Contadini, si calcola che se la guerra contro l'Inghilterra non è finita vittoriosamente entro ottobre, per la prossima primavera ci si può trovare dinanzi ad una costellazione politica completamente nuova ed in conseguenza di ciò si sarà anche cambiata la situazione della Romania.

Il Governo romeno tiene èalcolo necessariamente anche della possibilità che non si riesca a ritardare la soluzione del problema transilvano e che Berlino e Roma, sotto l'influenza ungherese, esigano la sistemazione della questione romeno-ungherese. Se ciò dovesse verificarsi il Governo romeno tenterebbe tutto il possibile per ottenere una decisione dei Governi tedesco ed italiano del problema in questione.

A Bucarest si ritiene chiaramente che specialmente Berlino ora rifiuti di assu

mere il ruolo di arbitro, ma tuttavia si spera che con questa tattica, a mezzo della

quale frattanto dovrebbe essere guadagnato solamente del tempo, nel peggiore dei

casi si potrebbe conseguire almeno l'arbitrato tedesco-italiano. Occorre solamente

prospettare il pericolo di una guerra, per ottenere che il Governo del Reich prefe

risca, per evitare ciò, di assumere il ruolo di arbitro. La preparazione dell'arbitrato

richiede tempo considerevole, il che di per sè è un vantaggio. L'arbitrato stesso,

come qualsiasi giudizio di compromesso, sarebbe, eo ipso, più favorevole per la

Romania che se essa dovesse accordarsi direttamente con l'Ungheria. In una simile

soluzione del problema si potrebbe anche interessare la Germania economicamente e politicamente per il tramite delle minoranze tedesche nlla Transilvania, circostanza questa che migliora anche le previsioni per i romeni. Così pure si calcolerebbe sulla protezione dell'Italia, non soltanto sotto l'aspetto della fratellanza latina, ma anche per il motivo che l'indebolimento dello Stato romeno vicino della Russia Sovietica, non potrebbe rientrare nell'interesse dell'Italia.

Più significativo di tutto ciò che è detto prima, è ancora il punto di vista chedovessero le Potenze dell'Asse stabilire ciò che la Romania dovrebbe cedere -si potrebbe attualmente ed in qualsiasi tempo nel futuro appellarsi di fronte all'opinione pubblica rumena, al fatto che la Romania ha dovuto solamente cedere alle irresistibili coercizioni della forza e della potenza riunite di entrambe le Potenze dell'Asse. La Romania cioè non avrebbe rinunciato spontaneamente e di propria volontà ad una parte del suo territorio sul quale in qualsiasi momento, presentandosi circostanze più favorevoli, potrebbe avanzare pretese giuridiche ancora valide.

I vecchi Partiti politici e specialmente il Partito Nazionale dei Contadini, ma anche i liberali, si oppone nella maniera più decisa a che il Governo ceda di così buon grado ai piccoli desideri tedeschi, e che esso -secondo il loro parere senza speciale necessità -abbia denunciato la garanzia inglese e per amore delle Potenze dell'Asse abbia rinunciato a tutte le proprie relazioni internazionali.

Detti Partiti, però, sono d'accordo con 1a tattica del Governo di guadagnare tempo, come pur,e essi condividono l'opinione che, nel caso che non potesse essere procrastinata la soluzione del problema transilvano, si debba ottenere un arbitrato tedesco-italiano.

Effettivamente questa tattica è stata raccomandata dai Partiti di opposizione, e il Governo non ha fatto che accettarla. E così esiste fra entrambi il tacito accordo che il Governo si sforzi di ottenere la benevolenza di Berlino, mentre i vecchi Partiti, speculando sulla possibilità di un mutamento della costellazione politica, proclamano una rigida intransigenza. Se si dovesse però giungere ad una decisione delle Potenze dell'Asse, in tal caso tutta la Romania vi si adatterebbe.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 258. (3) -Vedi D. 377.
386

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. 9 agosto 1940.

È noto a V. E. che Daut Hoggia, albanese della Ciamuria, animato da grande spirito patriottico, lfu costretto, alcuni anni fa, a riparare in Albania perchè pe~seguitato dalle autorità ~greche. Durante il suo soggiorno in Albania egli condusse vita tranquilla, dedicandosi completamente alla famiglia. Ciò nonostante già dallo scorso anno, non appena note ad Atene le aspirazioni riaccesesi nella Ciamuria dopo l'intervento italiano in Albania, egli fu oggetto di varie minacce di morte.

Recentemente egli è stato trovato ucciso nella sua nuova residenza di Koni

spoli (Albania meridionale). Il suo corpo mancava della testa che gli uccisori,

emissari greci, avevano pomato in Grecia per poter riscuotere la taglia: promessa

da quelie autorità.

Era già grave il fatto che la testa del Daut Hoggia fosse stata portata oltre

frontiera ed esposta per alcuni giorni al pubblico ludibrio. Ma recenti indagini

hanno permesso di appurare che l'ucciso, uomo di grande forza fisica, fu, prima di essen: decapitato, avvelenato durante una colazione offertagli da persone notoriamente legate ad ambienti di oltre frontiera; !il che prova la premeditazione ed. H complotto, con evidenti responsabilità per le autorità greche.

È altresì noto a V. E. che alcuni mesi fa, sul corpo di un albanese ucciso nella Ciamuria fu trovato un foglietto sul quale era scritto che la stessa sorte sarebbe toccata a tutti gli albanesi che speravano nell'aiuto italiano per ricongiungersi alla madre Patria.

Agli <Jrribili delitti di sangue commessi frequentemente da emissari greci in dannv di albanesi, si aggiungano i continui insulti e le continue angherie che gli albanesi della Ciamuria subiscono dalla popolazione e dalle autorità greche.

Il Governo di Atene non ha ancora corrisposto a molti sudditi albanesi, a malgrado delle ripetute promesse fatte, l'ammontare dei beni a questi espropriati da decenm.

Alcuni ciamurioti sono stati :urestati; molti altri costretti a riparare in Albania per sottrarsi a intollerabili persecuzioni. Alla ~-ninoranza albanese in Grecia, continuamente offesa nel suo amor di patria, si dice che gli italiani ... (l).

387

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 384. Bucarest, 10 agosto 1940, ore 3,45 (per. ore 21,20).

Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha pregato di andare da lui questa mattina [9 agosto] e mi ha messo al corrente della missione svolta a Budapest da Ministro Bossy, rientrato a Bucarest stamane.

A ç-uanto mi ha detto, Bossy, dopo di essere stato accolto alla stazione con molta pubblicità, è stato ricevuto da Teleky e da Cs:iky ai quali ha esposto limiti e scopo suo incarico consistente nell'accertare se Governo ungherese fosse pronto ad entrare in trattative con quello romeno, e nello stabilire sede conversazioni che per ragioni di opportunità quest'ultimo vorrebbe fissate nel territorio del vecchio Regno. Teleky e Cs:iky si sono espressi in forma cortese ma hanno manifestato desiderio che negoziati avvengano invece in località di frontiera ed affermato che sarebbero stati sufficienti delegazione limitatissima di numero e conversazioni della durata di pochi giorni.

Cs:iky ha quindi presentato a Bossy un promemoria che questo ultimo non ha ritenute~ essere autorizzato accettare ma del quale ha preso visione riportando a Manoilescu impressione che esso avesse carattere ultimativo.

Cs:iky ha pertanto inviato a Bucarest tale memoriale a mezzo di un suo funzionario che è qui giunto oggi.

Sotto l'impressione del rapporto di Bossy, Ministro degli Affari Esteri si è mostrate. stamane con mio collega Germania e con me molto [rrita.to e sfiduciato. Nel pomeriggio per altro, dopo aver preso conoscenza del pro-memoria ungherese, cne gli è stato rimesso da questo Ministro d'Ungheria, Manoilescu ha

tenuto a n1odificare primitiva impressione affermando che sebbene documento sia tutt'altro che conciliante ed accettabile, è però lungi dall'aver carattere ultimativò attribuitogli in un primo tempo da Bossy.

Rias~umo con telegramma avente numero di protocollo successivo pro-memoria uagherese in questione, del quale invio copia a mezzo aereo in partenza domani mattina (1).

(l) II documento è incompleto: la copia dattiloscritta conservata in Archivio consta delle sole due prime pagine.

388

L'AMBASCIATORE A SANTIAGO, BOSCARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 122. Santiago, 10 agosto 1940, ore 18,03 (per. giorno 11, ore 6).

Mi ri1erisco miei telegrammi circa rottura relazioni diplomatiche fra Spagna e Cile (2). Questo Ambasciatore Germania mi ha detto riservatamente che il nuovo Ministro degl_i Affari Esteri cileno gli ha parlato a due riprese dell'argomento lasciando intendere che gradirebbe che una terza Potenza cercasse di risolvere la questione.

All'ùbiezione dell'Ambasciatore di Germania che per giungere ad un risultato oc~rrerebbe che anche il Cile facesse concessioni, il sig. Mora ha però risposto vagamente ed ha insistito sul fatto che il Cile nella vertenza si considera l'offeso e non può fare il primo passo.

Un d!scorso pressochè analogo il Ministro Mora ha fatto all'Ambascia,tore del Bra;;ile. Non è da escludere che alla prima occasione egli parlerà dell'argomento anche con me. Mi sarebbe perciò molto utile aver direttive di massima da V. E. e conoscere il parere del Governo spagnolo su quanto ho chiesto col mio telegramma 118 (3).

Permettomi inoltre segnalare nuovamente attenzione V. E. opportunità che vi sarebbe a che eventuale conciliazione si facesse sotto nostri auspici e per nostro tramite ed aggiungo che se da un lato non appare molto utile di prolungare una ~ituazione anormale, che viene abilmente sfruttata da propaganda rossa e da politica anti-europea. dall'altro, secondo notizie pubblicate da questi giornali di stamane. l'Ambasciatore del Brasile a Madrid starebbe nuovamente trattando di risolvere la questione degli «esiliati» dell'Ambasciata del Cile in Spagna.

Infine, per esclusiva opportuna conoscenza di V. E. debbo fare presente, senza però esprimere alcun apprezzamento personale al riguardo, che il desiderio di accomodamento, finora manifestato dal Governo cileno in maniera indiretta non do·v-rebbe provocare irrigidamento da parte Governo spagnolo. anche perchè circoli diplomatici e politici amici della Spagna e dell'Asse non nascondono loro riserva ~une modalità e sulla tempestività della rottura delle relazioni diplomatiche fra i due Paesi. D'altra parte occorre anche non dimenticare che l'opinione pubolica americana non ha mai compreso l'intransigenza della Spagna

nella ~uestione degli « esiliati ». Chi ignora tale questione la schematizza e non riesce a comprendere (l) ,quella 'Stessa Ambasciata che potè salvare più di mille spagnoli bianchi non ne possa salvare 13 del campo avversario.

(l) -Per il testo del promemoria ungherese, yedi D. 385, allegato L (2) -Vedi DD. 284, 329 e 234. (3) -Vedi D. 329.
389

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 388. Bucarest, 11 agosto 1940, ore 11 (per. ore 12).

Ques\;o Ministro Affari Esteri mi ha comunicato aver .trasmesso a mezzo Ministro di Romania a Sofia invito a Ministro degli Affari Esteri Bulgaria incontrarsi con lui su di un bastimento fluviale sul Danubio. Manoilescu ha aggiunto che, sebbene non sia ancora possibile inizio negoziato ufficiale in Craiova, dato che Goverrn) bulgaro pone come pregiudiziale che sia preliminarmente raggiunto accordo s.! questioni territoriali mentre Governo romeno attende da Roma e da Berlino indicazioni in relazione noto memoriale (2), egli ritiene tuttavia che scambi diretti vedute tra i due Ministri degli Affari Esteri possano riuscire molto utili.

Questo Ministro dl Germania, che ho visto successivamente, è d'avviso invece che Mano~lescu, ritenendo per notizie ricevute da Legazione di Romania a Berlino, che difficilmente verrà data risposta al memoriale anzidetto ed alla lettera che lo accompagnava, desideri riprendere in tal modo conversazioni Governo bulgaro, ~prendo via delle trattative ufficiali sulla base cessione Dobrugia meridionale (3).

390

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 390. Bucarest, 11 agosto 1940, ore 12 (per. ore 13).

Mio telegramma n. 389 (4).

« Governo ungherese dichiara nel suo memoriale del 7 corrente (5) che, nell'interes>.'e dei negoziati in corso, è meglio non dettagliare certe circostanze storiche.

Governo romeno dichiara prendere stessa attitudine non solo per quanto riguardt:. circostanze ma anche per quanto concerne tutto preambolo nota 7 corrente.

Non bisogna considerare il nostro silenzio su certe asserzioni come aquiescenza Governo romeno.

Governo romeno preferisce invece sottolineare dichiarazione Governo ungherese che prospetta amicizia tra i due Paesi dato che tale dichiarazione corrisponde sentimento Governo romeno.

Governo romeno sarebbe felice giungere intesa amichevole con Governo ungherese che potrebbe costituire inizio felice collaborazione due Paesi cui sorte è strettamente legata da posizione geografica.

Governo romeno condivide opinione che problemi due Paesi devono regolarsi amichevolmente senza indugio poichè nervosismo frontiera non deve continuare indefinitamente.

Ci:rca concezione generale memoriale 7 corrente, che presenta per noi punto oscuro, Gnverno romeno vorrebbe far conoscere sua concezione nella speranza di trovare h modo nelle trattative avvenire di avvicinare punti di vista e stabilire comune accordo via seguita e soluzione.

In altre parole sembra opportuno non .fissare da principio quadro procedimento sedicente metodo troppo rigido ma trovare il modo strada facendo per avvicinare scopi comuni conciliazione ed intesa.

È noto come contatto diretto in conferenza bilaterale faciliti trattative meglio che scambic; documenti da lontano. In questo spirito vogliamo spiegare fin da ora nostro modo di vedere allo scopo di facilitare compito nostro delegato alla conferenza comune che speriamo molto prossima.

Scopo due Governi è risoluzione radicale questione minoranze e rendere due Paesi più possibile omogenei, etnicamente includendo frontiere rispettive massimo n':.lmero nazionali. All'uopo scambio popolazioni che Governo ungherese stesso prevede nel suo memoriale, sembra misura non solo efficace ma tale da dominare anche questione teriritoriale nel senso che quest'ultima deve porsi logicamente solo in funzione questione scambio popolazioni. Crediamo insomma che spostamento frontiera non possa essere opportuno che se l'aumentato spazio vitale è destinato ricevere loro territorio connazionali appartenenti altri Stati.

Speriamo che questo principio che è manifestamente in favore Ungheria

poichè ungheresi Romania più numerosi romeni Ungheria --sarà accolto da Governo ungherese; in quest'ultimo caso riteniamo che questo transito non semplifichi mercanteggiamento, nè prolungamento trattative. Anzi con questo principio, basato su logica e bisogno ogni Stato includere sue frontiere tutti connazionali, si raggiungerà rapidamente risultati voluti. Per dimostrare suo desiderio intesa, Governo romeno propone formula Governo ungherese inviare delegato pe? dibattere materia discussione in città della vecchia Romania.

Contemporaneamente allo scopo di creare atmosfera favorevole negoziati, governo romeno propone smobilitazione esercito ungherese parallelamente smobilitazione esercito romeno.

Con questa risposta Governo romeno ritiene aver fatto testimonianza pace

europea buon volere intesa con Governo ungherese; crede fermamente a sincere

dichiarazi-:mi Ungheria alla fine nota 7 corrente e stabilire stesso sincero desi

derio e :speranza avvenire felice per due Paesi».

(l) -Nota dell'Ufficio Cifra: « Manca». (2) -Vedi D. 373.

(3) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. X, D. 323.

(4) -Non pubblicato: annunciava la trasmissione del promemoria romeno del lO agosto contenuto nel presente telegramma. (5) -Vedi D. 385.
391

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 383. Mosca, 11 agosto 1940, ore 23,56 (per. giorno 12, ore 4)_

Con nota in data odierna Commissario del Popolo per gli Affari Esteri Mo

lotov mi ha chiesto di notificare al R. Governo che Lituania, Lettonia e Estonia

fanno ormai parte integrante dell'U.R.S.S. e che pertanto devono cessare rela

zioni diplomatiche dirette dei Paesi predetti con altri Stati. Governo sovietico

si aspetta che Legazioni italiane a Kaunas, Riga e Tallinn « terminino liquidazione

dei propri affari entro 25 corrente». Cessa anche vigore degli exequatur rila

sciati dai tre passati Governi ai Consoli stranieri. Rappresentanti diplomatici e

consolari Lituania Lettonia ed Estonia in altri Paesi cessano attività e trasferi

scono proprJe funzioni nonchè archivi e attribuzioni alle rappresentanze diplo

matiche e ~onsolari sovietiche del luogo.

Telegrafato Roma e Kaunas, Riga e Tallinn.

392

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 137. Bucarest, 11 agosto 1940 (per. giorno 14).

Questo Ministro di Germania mi ha detto confidenzialmente che approfittandc. della presenza in Romania di un noto geografo tedesco che sta procedendo alla compilazione di una carta etnografica romena destinata a scopi riservati, e di altre personalità germaniche specialmente competenti ha proceduto ad uno studio della questione transilvana nei suoi vari aspetti.

Riassumo qui di seguito le conclusioni alle quali Fabricius è giunto, e che hanno fatto oggetto di un rapporto da lui inviato in questi giorni al suo Governo, in quanto mi sembra che esse possano presenta.re un certo interesse ai fini dell'orientamento del Governo tedesco nella difficile questione territoriale attualmente ;_,_, discussione fra Romania e Ungheria:

l) Storicamente -La Transilvania, sin dal tempo in cui i tedeschi vi sono im.migrati 800 anni or sono, è stata indipendente sotto diverse signorie, e sin dal tempo del Principe Eugenio è stata sotto la monarchia asburgica. Soltanto nel 1868 in seguito alla pressione di speciali situazioni interne della Monarchia, la 'lransilvania fu incorporata nello Stato ungherese e quindi sistematicamente magiarizzata. Il possesso dunque vero e proprio della Transilvania da parte ungherese è durato temporaneamente per 50 anni. Il distretto invece di Arad ed il territorio della contea di Satmar, comprendente i distretti di Maramures, Satu-Mare, Salaj e Bihor, hanno appartenuto fin da epoca antica alla Corona di

S. Stefano.

2) Etnicamente -Le richieste massime dei magiari che sino ad ora si conoscor•ù. si estendono sul territorio di Satmar (Satu-Mare) e su gran parte della Transilvania per una superficie di 54.600 Km. quadrati nella quale vivono 65·6.000 romeni e 1.360.000 magiari. In base all'elemento etnico spetterebbero pertanto all'Ungheria soltanto i due quinti delle richieste massime di territori Gli ungheresi non chiedono il Banato di: Temesvar (Timisoara) passato ai romeni nel 1919 e perchè ha una minima percentuale di magiari. Il Banato del resto è divenuto ,I>:oovincia dell'Impero asburgico soltanto nel 1780 e non ha mai appartenuto precedentemente all'Ungheria.

Nella valutazione quindi dei territori perduti dalla Ungheria a profitto della Romania, n:m si può parlare di 102.000 Km. quadrati ma bensì di circa 6(1.000. Restitue.~do all'Ungheria la Contea di Satmar da lungo tempo ungherese, i magiari ri.,cquisterebbero 20.000 Km. quadrati di territorio e cioè esattamente i dt'e Qnin~t di quello richiesto. Se vi si aggiunge il distretto di Arad la superficie del territodo retrocesso raggiungerebbe i 27.400 Km. quadrati vale a dire la metà delle richieste massime magiare. Nel territorio di Satmar, arrobndato col distretto di Arad e formante una fascia estendentesi lungo la frontiera magiaroromen~t, vivono 418.000 ungheresi e 1.037 mila romeni. Passerebbero quindi sotto ì'Ungheria tanti romeni quanti sono gli ungheresi viventi in tutto il territorio richiesto alla Romania. Resterebbero invece in Romania (Transilvania e Banato) 925 mila magiari della rimpicciolita Romania. L'Ungheria avrebbe inoltre a suo vantaggio il fatto che il territorio di Satu-Mare è tutto pianeggiante e molto ricco mentre per i romeni sottoposti allo scambio resterebbero disponibili le povere e montagnose terre abitate dalla maggioranza degli ungheresi (territorio dei Siculi).

3) Economicamente -Accettando le richieste massime ungheresi verrebbe distiiltta l'entità economica della1 T.ransilvania di antichissima data poichè regioni in<iustriali verrebbero dissociate dalle regioni rurali causando una reciproca perdita di mercati di vendita. Satu-Mare e Arad sono invece legati all'Ungheria da antiche relazioni economiche.

4) Biologicamente -Il popolo romeno è giovane e vitale con una classe rurale sana e prolifica. Il popolo magiaro è invece statico da secoli. Lo Stato magiaro si mantiene infatti biologicamente soltanto mediante la magiarizzazione dei più disparati elementi etnici. Non è consuetudine del nazional-socialismo diminuire lo spazio vitale di un popolo in pieno sviluppo a favore di un altro che biologicamente si indebolisce.

5) Minoranze tedesche -Dovendo accettare le richieste massime ungheresi verrebbero tagliati fuori i 61.000 tedeschi che vivono a nord della vallata del Koche spezzando così il gruppo etnico tedesco della Transilvania che ne sarebbe grandemente indebolito. Il gruppo settentrionale verrebbe a sua volta esposto alla magiarizzazione e quello meridionale economicamente strozzato dato che le vie naturali del commercio convergono verso l'altipiano transilvano e1 non verso il vecchio Regno di Romania attraverso i Carpazi. Dovrebbero essere trapiantati circa 30.000 tedeschi della Contea di Satmar giacchè sotto il dominio romeno potrebbero essere sottratti alla magiarizzazione.

6) Soluzione. -Il distacco della Contea di Satmar (con o senza Arad) che è ~·unico territorio ungherese incluso nell'attuale Romania, appare unica soluzionE. politica atta a soddisfare in modo più che equo i desideri dell'Ungheria senza troppo ferire la Romania.

393

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER 'IZLESCRIVENTE 1239.. Berlino, 12 agosto 1940, ore 16,40.

Secondo quanto mi viene riferito da questo Addetto Aeronautico ritardo offensiva contro l'Inghilterra sarebbe dovuto alla risultanza osservazione aeroplani mete:-eologici tedeschi che nei loro voli giornalieri nord Atlantico hanno rilevato av"\'lcinarsi di una zona di depressione da Islanda verso Isole Britanniche. Si prevt-'de qui che conseguente periodo maltempo in quella zona potrà protrarsi anche una settimana.

394

L'INCARICATO D'AFFARI A.I. A MADRID, ZOPPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 395. Madrid, 12 agosto 1940, ore 19,45 (per. giorno 13, ore 3,30).

Richiamandosi alle segnalazioni già fattemi circa stato attuale armamenti francesi 11ord Africa (mio telegramma 070) (l) Beigbeder mi ha consegnato un lucido cc-!1 indicate dislocazione ed efficienza forze armate francesi in Marocco e in Algeria occidentale. Lucido è accompagnato da un appunto in cui si esprime dubbio circa lealtà dei governatori francesi verso governo Pétain e si manifesta timore che forze a,rmate francesi possano, ove la guerra si prolungasse, schierarsi con l'Inghilterra e cercare raggiungere costa Mediterranea nello Stretto di Gibilterra. La Spagna, è detto nell'appunto, « che non può rimanere indifferente a tale evem;ualità », ha provveduto a rinforzare sua zona Marocco inviandovi una nuova divisiOne e informa di tale misura i governi dell'Asse «attirandone l'attenzim.e sulla forma con cui le autorità francesi in Algeria e Marocco riescono a loro volta ad eludere la smobilitazione ». Invio per corriere aereo predetto documento (2) che in forma e contenuto identico è stato consegnato a questo Incaricato d'Affari di Germania.

(l) -Vedi D. 323. (2) -Non rintracciato.
395

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER T;;;LEFONO 222. Budapest, 12 agosto 1940 ore 21,15.

Mio telespresso n. 3745/1519 in data 9 corr. (1).

Vice Ministro degU Affari Esteri comunicami risposta romena, datata 10 corr.

al pro-memoria ungherese e contro risposta ungherese a detto documento ro

meno: invio entrambi per corriere (2).

Risposta romena, che sarebbe stata sollecitata qa quel Ministro di Germania,

diffondesi ampiamente con varie considerazioni, pur accogliendo in definitiva

parte tesi ungherese. Invita apertura negoziati, suggerendo tuttavia misure smo

bilitazione ungherese.

Centro risposta ungherese datata 11 corr. è già inviata oggi mezzo aereo,

per essen. rimessa stasera o domani da quel Ministro d'Ungheria, non entrando

particolarmente nel merito, designa delegazione presieduta da Ministro Plenipo

tenziario Hory, accompagnato tre o quattro persone di cui un ufficiale Stato Mag

giore, pare capo servizio informazioni militare e suggerisce sede riunione Sinaja.

Elude qu~stione smobilitazione, richiamandosi priorità romena misure militari.

Vice Ministro degli Affari Esteri soggiungemi che Ministro d'Ungheria Bucarest

comunicava essergli stato riferito che Ministro Bossy non aveva incontrato gr-a

dimento suo Governo per eccessiva cautela usata nella propria missione qui.

396

IL MINISTRO A STOCCOLMA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 156. Stoccolma, 12 agosto 1940, o1·e 21,45 (per. giorno 13, ore 6,15).

Secondo informazioni avute stamane da altre fonti, ed ora confermate dal Segretario Generale di questo Ministero Affari Esteri, Ministro Finlandia a Mosca si è recato ad Helsinki per comunicare richiesta del Kremlino di eliminare dal Gabinetto il Ministro Tanner. A parere del predetto Segretario Generale, Helsinki aderirà alla richiesta di Mosca.

Pretesa sovietica potrebbe avere due moventi:

l) fatto personale di StaHn contro il quale Tanner, irruento, e malaccorto,

ha avutG, durante trattative condotte a Mosca nello autunno scorso, parole vivaci

ed anzi considerate offensive per il dittatore moscovita;

2) scopo di fomentare più aspra scissione nel partito socialista finlandese incoraggiando elementi bolscevichi con relative conseguenze nel paese ove opera dei comunisti apertamente sostenuti da Mosca anche con suoi interventi presso Governo Helsinki si svolge con insistenza.

Senza escludere il primo movente, questo Ministero Affari Esteri è disposto a credere anche più al secondo ed il Segretario Generale mi ha manifestato preoccupazione sua e di •questo Governo per la situazione finlandese la cui crisi è prevista al momento dell'assalto tedesco contro Inghilterra e che indipendentemente da questo si potrebbe verificare a breve scadenza. Egli ritiene che, sebbene non con la stessa compattezza ed efficienza materiale dell'inverno scorso, la Finlandia opporrà resistenza anche armata al probabile attacco russo: naturalmente, come allora e tanto più oggi, l'esito non potrebbe però essere dubbio. Gli ho domandato poi della condotta della Svezia in una simile eventualità.

Mi ha risposto come già al riguardo mi aveva parlato il Ministro degli Affari Esteri ed ho riferito a V. E. (telegramma n. 151) (1). Su questo1 punto ritornerò ad ogr..i modo con altro mio telegramma (2).

Mi son.J occupato dell'argomento di cui sopra per le vive ripercussioni che la situa~lone finlandese ha sulle sorti stesse di questo paese.

Paichè se ne è molto parlato in questi giorni, aggiungo qui che il Segretario Generale mi ha escluso nel modo più reciso che mai la Russia abbia chiesto la concessiol'lt:! a qualsiasi titolo dell'isola di Gotland o anche di una base navale colà o abbia .l'atto altre richieste di carattere politico alla Svezia.

(l) -Vedi D. 385. (2) -Il telespresso non è stato rintracciato: per il testo del promemoria romeno del lO agosto, vedi D. 390; per un ria5sunto del promemoria ungherese dell'H agosto, vedi D. 408.
397

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 396. Bucarest, 12 agosto 1940, ore 22,20 (per. giorno 13, ore 11,15).

Mio telegramma n. 388 (3).

Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha detto che Ministro degli Affari Esteri Bulgaria ha declinato l'invito incontrarsi con lui motivando sua risposta col desiderio iniziare conversazioni dirette solo dopo che Governo romeno avrà espresso sua accettazione cessione intera Dobrugia meridionale nei confini del

1913

29 -Document·i diplomatici -Serie IX -Vol. V.

Manoilescu mi ha lasciato comprendere che, visto che secondo notizie da Berlino Governo tedesco sembra aver confermato suo atteggiamento favorevole alle richieste Bulgaria, Governo romeno finirà per acconsentirvi, dando inizio negoziati diretti.

(l) -Vedi D. 303. (2) -Vedi D. 403. (3) -Vedi D. 389.
398

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 169. Belgrado, 12 agosto 1940 (per. giorno 14).

Per Gabinetto Eccellenza il Ministro.

Da ionte degna di attenzione sono stato confidenzialmente informato che Principe Reggente avrebbe -in recente conversazione con persona di fiducia espresso stta grande perplessità e incertezza nella situazione attuale. Da una parte nol~ è convinto che sorte Inghilterra sia segnata, e dall'altra pressione Potenze dell'Asse per deciso orientamento jugoslavo diviene ogni giorno più forte. Dal lato interno, ritorno Stojadinovié, auspicato dalle stesse Potenze, significherebbe -nel pensiero del Principe -conflitto aperto con croati, già allarmati campagna centralizzazione governo autoritario.

Frattcnto-avrebbe soggiunto il Principe Paolo-Molotov lo ha avvertito che la Jugoslavia deve armarsi intensamente, e ha offerto suo contributo a tal'e armam;::.:1to. Sessanta apparecchi sarebbero entro breve inviati in Jugoslavia e « alcune centinaia » di carri armati. Questi sarebbero segretamente trasportati via Danubio fino a Camenitza (a monte di Nov Sad) e qui sbarcati di notte.

Principe avrebbe anche rilevato consider·evole sviluppo mezzi tecnici esercito sovietico pur facendo sue riserve circa quadri stesso esercito praticamente distrutti, e mediocre qualità fanteria.

Rifezisco tale informazione, come mi è stata data. Debbo rilevare che prima parte corr':sponde ai visibili risultati pratici dell'attitudine del Principe Reggente: incertezza e assenza di decisione.

La seconda merita conferma. È da osservare che in relazione attuale attitudine cert~ ambienti jugoslavi nei riguardi U.R.S.S. -(è da ricordare già segnalata e sintomatica nomina ad Addetto Militare a Mosca del colonnello Popovié) sono in circolazione da tempo, e accuratamente studiate anche da questa. Legazione Germania, notizie armamenti sovietici alla Jugoslavia. Località Camenitza, abbastam:s centrale e tuttavia spostata da strade grande comunicazione, ma allacciata a rete ferroviaria, sede reparti motorizzati, sarebbe certamente località assai ada\;ta. Appare tuttavia molto dubbio che trasporto lungo Danubio carri armati abbia potuto sfuggire stretto controllo che tedeschi vi hanno stabilito. Del pari non potrebbe passare inosservato a controllo bulgaro e romeno.

Ho informato R. Addetto Militare notizie di cui sopra e riservomi riferire accertamenti che sarà possibile compiere.

399

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. l!ISERVATISSIMO 3822/1514. Sofia, 12 agosto 1940 (per. giorno 16).

Mio r<tpporto n. 2500 del 24 maggio scorso (1).

In questi ultimi mesi sono andato segnalando all'E. V. alcuni segni, minimi di per sè ma abbastanza significativi per il loro ripetersi costante, di una ripresa dell'agitazione fra gli emigrati macedoni in Bulgaria, alla quale potrebbe anche non esser estranea l'azione di qualche Potenza interessata a turbare le acque nei Balcani, e, forse, una qualche acquiescenza da parte del Governo di Sofia, non più legato, come ai tempi di Kiosseivanov, supinamente al mito dell'« amicizia eterna » con la Jugoslavia.

L'agit:\zione, !ungi dall'affievolirsi, sembra vada dntensificandosi dopo il Convegno di Saìisburgo, ed assumere, per ora, due forme; quella patrocinata sopra tutto dalle personalità ufficiali della emigrazione macedone in Bulgaria, tendente alla unionè pura e semplice della Macedonia alla Bulgaria, e quella, più clandestina e con sfumature federaliste-panslave, di una autonomia alla Macedonia. Fra i patrocinatori di questa ultima, una minoranza forse sopratutto per ragioni di tattica sulla cui sincerità si potrebbe anche dubitare, parla anche di un protettorato, od unione personale che metta la Macedonia sotto l'egida dell'Italia. L',idea, ad ogni modo, di una Macedonia autonoma non è certamente nuova, e molti, in questo momento, la considerano più facilmente raggiungibile che non l'unione alla Bulgaria, rendendosi conto del fatto che, in effetto, un popolo macedone non esiste, ma bensì in quella tormentata regione coabitano da secoli varie nazionalità unite soltanto dalla geografia e dal comune odio, contro il turco prima, contro il serbo ed il greco poi.

Parallelamente poi all'ag~tazione macedone, si va facendo pericolosamente strada, particolarmente negli ambienti di sinistra, e non sarebbe da escludere anche per opera di quegli agenti stranieri già segnalati che vanno diffondendo una pve\.èsa carta dell'Albania ingrandita a detrimento della Jugoslavia (mio telegramma n. 0210 del1'8 corrente) (1), la voce che l'Italia vorrebbe dividere la Macedonia !ra l'Albania e la Bulgaria. La voce è diffusa sopratutto a mezzo degli ex-agrari, pladniari, comunisti e socialisti, che, come è noto, hanno nel passato avuto parte nella organizzazione rivoluzionaria mac,edone, capeggiando la frazione dei federalisti, appoggiata a Mosca e che, nella ripresa delle relazioni fra Mosca e Belgrado, potrebbe trovare la speranza nella realizzazione della sognata Jlederazione agrario-repubblicana degli slavi del sud. Si insiste, sempre ad opera dei predetti, che il confine fra l'Albania e la Bulgaria verrebbe raggiunto al Vardar, spezzando così l'unità geografica, nazionale ed economica della Macedonia. E la diffusione della voce, che ha trovato un certo credito fra le masse macedou.i, private col colpo di Stato del 19 maggio 1934 e con il susseguente regime di Kiosseivanov, di capi autorevoli e riconosciuti e quindi facile preda della

propaganda di sinistra, ha suscitato non poche preoccupazioni ed ha alienate

molte delle simpatie che per vecchia tradizione e per debito di riconoscenza

andavano all'Italia. Simpatie che già avevano ricevuto un fiero colpo dal miglio

ramento dei rapporti fra l'Italia e la .Jugoslavia.

Considerandosi pertanto, a torto od a ragione, trascurati da Roma e da Sofia entrambi « ufficialmente » «amiche ~ di Belgrado, a chi potevano rivolgersi i macedoni ~ non a Mosca e, sopratutto, a Berlino?

Per quanto riguarda Mosca, ho già accennato al lavorio dei federalisti, appoggiati dagli agrari e dai comunisti; esso tuttavia è meno appariscente, e sopratutto \.-:!leno pericoloso poichè manca di capi autorevoli e poichè è sempre minato dal sospetto, avvalorato dall'appoggio che al movimento danno pladniari e velcevisti, che l'auspicata federazione non si risolva al postutto in un potenziamento della .Jugoslavia ed in una supremazia serba su tutti gli slavi del sud.

Per Berlino invece i segni sono chiari e ripetuti. Essi si sono iniziati con un viaggio de!l'ex Rettore dell'Università di Sofia, prof. Stanicev, presidente della Lega Bulgaro-Tedesca di Sofia ed autorevole membro dell'Istituto Scientifico macedone. Con l'incarico, sembra, ufficioso del Governo bulgaro di illustrare alla Wilhelmstrasse i problemi dobrugiano, traciano e macedone. lo Stanicev avrebbe intrattenuto Weizsaecker specialmente su quest'ultimo; della conversazione sarebbe stato redatto un verbale che, secondo quanto mi si assicura, sarebbe stato in questi giorni inviato, per conoscenza e norma. al mio collega germanico. Altri contatti poi vi sarebbero stati a Budapest tra emissari tedeschi e l'ex capo della O.R.I.M., Ivan Mihailov, che, come ho riferito, si troverebbe in Ungheria. L'appello a Berlino sarebbe stato determinato anche dalle notizie che pervengono dalla Macedonia serba circa il grado di tensione cui sarebbero giunte quelle popolazioni, e che farebbe loro desiderare una qualsiasi soluzione piUJttosto che la continuazione del giogo serbo: allego a questo proposito (Ali. A) la traduzione di una interessante lettera pervenuta da Skoplje all'ex Ministro Gidrov e che ho potuto avere in via fiduciaria; ed allego pure (Ali. B) copia di una lettera indirizzata dallo stesso Gidrov al Ministro degli Esteri del Reich per invocare una soluzione del problema macedone. ma sopratutto per deprecare un intervento dell'Italia che possa provocare la spartizione della Macedonia. E, sempre sullo stesso argomento, allego pure (allegati C, D, E, F) un articolo dello stesso Gidrov sullo Slovo del 6 agosto, uno del Generale Kosta Nicolov, Presidente della « Unione delle Fratellanze Macedoni » sullo ILinden List del 2 u. s., un editoriale dell'Ilinden in pari data e uno dello Zorà diretto dal noto macedone Krapcev del 4 u. s., tutti più o meno velatamente deprecanti un eventuale abbandono del principio delle nazionalità in un futuro riassetto dei Balcani. Principio che nella concezione del Gidrov e dei macedoni bulgarizzanti si riassume in quello della Macedonia integralmente autonoma o integra~mente unita alla Bulgaria.

Aggiungo che mi risulta che in questi giorni le organizzazioni legali maceàoni hanno fatto pervenire al Governo bulgaro un memoriale nel quale si invita Sof;.a a sollevare il problema macedone chiedendo l'integraJ:e unione della Macedonia alla Bulgaria e si scongiura la Bulgaria a non permettere in alcun caso la spartizione della Macedonia.

Infine. mi perviene ora (allegato « G ») il testo di un appello inviato al Governo del Reich da un gruppo di autorevoli macedoni che fanno capo all'Istituto scientifico macedone. Questo è attualmente l'ente «ufficiale» intorno al quale gravitano le Fratellanze Macedoni, le Associazioni « Ilinden », l'Unione delle donne macedoni etc. Dopo il colpo di Stato del 19 maggio 1934 che liquidò di fatto la « O.R.I.M. », l'emigrazione macedone in Bulgaria venne per qualche témpo retta da un comitato nazionale provvisorio, sotto la presidenza del Generale della riserva Nikolov; ma, di fronte al Paese, è l'Istituto scientifico macedone che si è in certo modo assunta la rappresentanza degli interessi culturali e, di riflesso, nazionali delle minoranze macedoni. Ed in tale veste ha rivolto l'appellQ alla Germania, dimenticando questa volta l'Italia che pure in un passato ancor molto recente ha dato tante prove di interessamento alle sorti della Macedonia.

Per quanto mi si riferisca che fra gli stessi firmatari dell'appello non manchi chi abbia rilevato e fatto rilevare la necessità di rivolgersi anche all'Italia, la voluta dimenticanza, dopo quanto ho premesso potrebbe essere preoccupante se dovesse risolversi nel'la perdita di posizioni e di simpatie che abbiamo acquistate in lunghi anni di lavoro. E mi domando se non potrebbe essere opportuno riprendere, con ogni prudenza ed oculatezza, qualche contatto nel campo macedone nell'interesse generale delle nostre posizioni balcaniche ed in quello particolare determinato dalla nostra presenza in Albania.

Ad ogni modo, non conoscendo io con esattezza, e proprio per la nuova situazione dovuta al crescente sviluppo dell'Albania italiana, quali siano oggi le no;;tre idee sulla così detta questione macectone, mi permetto chiedere qualche eventuale :!)arola a riguardo, per mio opportuno ed anzi necessario orientamento sul delicato problema.

(l) Non pubblicato.

400

IL SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALL'AERONAUTICA, PRICOLO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. S. N. Roma, 12 agosto 1940.

In relazione alla richiesta da parte del Quartier Generale del Maresciallo Goering di confermare l'offerta da noi fatta alla fine del mese di giugno di mett~re a disposizione dell'Aeronautica tedesca una aliquota delle nostre Forze Aeree (1), ti invio per conoscenza copia di una nota consegnata al gen. Von Pohl ufficiale di collegamento con lo Stato Maggiore dell'Aeronautica Italiana.

Il generale suddetto è stato autorizzato a trasmettere tale nota integralmente a Berlino.

ALLEGATO

IL CAPO DI GABINETTO DEL MINISTERO DELL'AERONAUTICA, URBANI,

ALL'UFFICIALE DI COLLEGAMENTO FRA LO S. M. DELL'AERONAUTICA

DEL REICH E LO S. M. DELL'AERONAUTICA ITALIANA, VON POHL

PROMEMORIA 58356. Roma, 12 agosto 1940.

In relazione alla richiesta da Voi verbalmente presentata e ripetuta dal nostro Addetto Aeronautico a Berlino col. Teucci, di riconfermare l'offerta già fatta alla fine del mese di giugno di metter,e ,a disposizione dell'Aeronautica del Reich una aliquota delle nostre forze aeree, Vi comunico che l'Eccellenza il Sottosegretario e Capo di Stato Maggiore dell'.&eronautica Italiana gen. Pricolo, dopo aver sentito il Duce, ha autorizzato di dare a tale offerta pratica attuazione.

Tenuto conto dell'intensa attività che l'Aeronautica Italiana deve svolgere in teatri d'operazione così lontani ed eccentrici, gli sviluppi che le operazioni aeree stanno prendendo in Africa Settentrionale e nell'Impero e della eventualità di possibili complicazioni nel settore balcanico, l'aliquota delle forze aeree da mettere a disposizione del Comando Supremo Tedesco non potrà essere che limitata.

Essa se pur modesta, rappresenterà i sentimenti di vivissima affettuosa collaborazione che animano l'Aeronautica Italiana verso i valorosi alleati, il sentito desiderio di portare il nostro tangibile contributo nell'azione contro il comune nemico e di essere soprattutto presenti nel teatro d'operazione dove la battaglia sarà più cruenta e dove maggiormente si decideranno le future sorti d'Europa.

In modo particolare potranno essere messe a disposizione dell'Aeronautica tedesca le seguenti unità:

2 Stormi da bombardamento Br. 20 (circa 80 apparecchi);

l Stormo da caccia (80-90 apparecchi);

l Squadriglia ricognizione strategica (7 apparecchi).

Sarà inviato al più presto sul posto un ufficiale superiore coadiuvato da un nucleo di ufficiali esperti per le telecomunicazioni e per i servizi, per concretare il progetto esecutivo, sia per la parte operativa che per quella logistica.

Succesivamente l'Aeronautica italiana provvederà all'invio in Germania delle aliquote di bombe, munizioni di lancio, parti di ricambio, ecc., per costituire la necessaria base logistica, nell'intesa che l'Aeronautica tedesca possa provvedere ai carburanti e lubrificanti necessari ed al personale di manovra.

Una volta definite le questioni suddette in tutti i loro dettagli, saranno emanate le disposizioni per il trasferimento dei Reparti Si può prevedere che questi saranno in grado di partecipare alle operazioni tra circa quattro settimane.

(l) Vedi D. 109, ma anche DD. 200 e 242.

401

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTE 376. Sofia, 13 agosto 1940, ore 14,30 (per. giorno 14, ore 2).

Ieri sera finalmente Ministro Bulgaria a Bucar,est è stato convocato da quel President<l del Consiglio e da Ministro Affari Esteri i quali dopo aver ricordato alcuni precedenti questione Dobrugia ed espresso dispiacere per mancato incontro tra i due Ministri Affari Esteri, hanno dichiarato:

1° -Romania rivolge oggi un ultimatum a Sofia perchè questa, in vista di creare in avvenire una vera profonda amicizia fra i due Paesi, rinunzi a chiedere Silistria e fascia costiera.

2° -Se Sòfia insisterà, Bucarest deciderà sull'inizio progettata conferenza la quale « ad ogni modo si farà » anche se non in spirito di amicizia.

Questo Ministro degH Affari Esteri mi comunica ora quanto sopra ed inter· preta comunicazione Romania come sostanzialmente positiva. Ad essa dopo consultazione con Sovrano e Presidente del Consiglio, verrà risposto probabilmente oggi stesso in termini estremamente amichevoli circa necessità stabilire tra i due Paesi atmosfera vera fiducia, insistendo appunto per tale scopo e per dirimere per sempre ogni questione. sulla richiesta Silistria e della fascia costiera.

Non si esclude qui che conferenza possa essere convocata nella prossima settimana.

402

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 216. Ankara, 13 agosto 1940, ore 15 (per. ore 19,30).

Questo Ministro Svizzera, Signor Lardy, mi ha dato seguenti notizie che comunico ad ogni buon fine. Secondo un rapporto a lui pervenuto da Berna risulterebbe -da fonte privata -che conversazioni di pace erano state iniziate a Stoccolma nei giorni scorsi, l'U.R.S.S. avrebbe fatto sapere all'Inghilterra che se poteva resistere fino alla prossima primavera, in quell'epoca l'esercito dell'U.R.S.S. sarebbe stato pronto per entrare in: campagna. Davanti alla possibilità di queste i.;.worevoli complicazioni, l'Inghilterra avrebbe interrotto le conversazioni 9-i Stoccolma.

Sempre dal Signor Lardy ho saputo che negli ambienti di questa Ambasciata di Inghilterra si è demoralizzati e preoccupati dell'esito della guerra. Un funzionario avrebbe fatto questa amara constatazione: « Siamo già stati battuti dai tedeschi, adesso lo sar,emo dagli italiani ».

403

IL MINISTRO A STOCCOLMA, FRANSONI. AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 157-158. Stoccolm.a, 13 agosto 1940, ore 15,55 (per. giorno 14, ore 0,40).

157 -Mio telegramma n. 156 (1).

Questo Ministero Affari Esteri ritiene, più che probabile, certa e forse anche prossima azione sovietica contro la Finlandia. Si crede che opinione più verosimile sia di attendere per il colpo definitivo inizio attacco tedesco contro In

ghilterra. Con insistente e sfacciato lavoro propagandistico si cerca intanto di minare la compagine statale finlandese per conseguire in via diplomatica invasione senza intervento armato e comunque ciò valendosi per preparare terreno ad azione bellica che Mosca intrapvenderebbe quando giudicherà conveniente. Questo si pensa a Stoccolma ed il Governo ne è vivamente preoccupato.

Nei circoli governativi, ed anche di Corte si ritiene che nonostante mene bolsceviche, Finlandia opporrà resistenza con le armi; ma non vi è da farsi illusioni però sulla efficienza di tale resistenza. minore oggi che nell'inverno scorso materialmente e spiritualmente.

Governo svedese si vede di fronte a tale prospettiva, in una situazione oltremodo difficile e penosa. Per quanto desideroso e spinto da ragioni morali e da interessi materiali, si rende conto di non poter aiutare Finlandia affrontando anche esso militarmente la Russia: ma ciò farebbe nel caso di un consenso ed appoggio tedesco. A questo fine sono stati fatti passi a Berlino anche ufficiosi da personal!ià specialmente qualificate, ottenendo risposta evasiva o negativa. Il Reich considera la Finlandia nella zona di interessi russi; pretende che la preoccupazione svedese non sia giustificata perchè non vede minaccia sovietica verso la Finland!a; di fronte alle precise richieste di Stoccolma si risponde che, nel caso di u:t:.. conflitto russo-svedese, la Germania, contrariamente a quanto sta ora facendo, sospenderebbe ogni fornitura di materiale bellico alla Svezia. Tutto ciò in contrasto a quanto (mio telegramma n. 127) (l) si aveva ragione di credere nel giugno scorso; e questo Ministero Affari Esteri spiega il fatto asserendo esistenza a Berlino di due correnti al riguardo: una rappresentata dall'esercito i cui ambienti sopportano malvolentieri concessioni fatte a Mosca; l'altra degli elementi politici che con Ribbentrop perseguono intesa con i Sovieti.

158 -In questo Ministero degli Affari Esteri non mi hanno nascosto loro

contrarietà per la condotta della Germania nella contingenza. Ciò (mi è stato

detto) nttn può incoraggiare quel processO! di evoluzione politico-spirituale verso

la Germania che la nuova situazione europea ispira e che sarebbe anche favorito

dalla naturale tendenza di vari ceti della popolazione svedese. Occupazione bol

scevica della Finlandia riserva tristi prospettive per questo paese; si osserva:

con la Finlandia asservita dai russi. la Norvegia occupata dai tedeschi che mo

strerebbero tendenza rimanervi, la civiltà nordica, emanata dalla Svezia e che

questa considera grande suo privilegio, sparirebbe. Comunanza frontiera con la

Russia comunista costituirebbe in sé forte pericolo. Caso invasione Finlandia si

calcola che un terzo almeno di quella popolazione si rifugierebbe in Svezia

creand(' tragico problema sociale sussistenza prossimo inverno. Svezia sarebbe

in definitiva tanto meno libera propria vita e destino. Di tutto ciò Germania non

tiene conto oppure lo subordina ad altro fine, e mentre qui si realizza insuffi

cienza mezzi propri per opporsi eventualità deprecata, cuoce condotta di Berlino,

come sopra esposto. In tali condizioni Svezia è costretta oggi a pensare soltanto

ad eventuale difesa proprie frontiere che però militarmente non ritiene minac

ciate dalla Russia, e rimane, nel caso di un conflitto russo-finlandese, in una po

sizione giuridica di neutralità.

(l) Vedi D. 396.

(l) Vedi D. 38.

404

IL GOVBRNATORE DELLE ISOLE ITALIANE DELL'EGEO. DE VECCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 65f;/81. Rodi. 13 agosto 1940, ore 17.45 (per. ore 17,55).

Personale per Ministro Ciano.

Mi riferisco tuo telegramma n. 82 {l) che soltanto oggi ho potuto decifrare. Le cose stanno esattamente come le descrive Console Generale Smirne. Aggiungo pe.:-completare il quadro che in Grecia e specialmente nelle Cicladi ed in Morea. la situazione a nostro danno ed a favore del nemico è anche peggiore. Sarebbe .;tata e sarebbe necessaria una nostra reazione militare più aggressiva e vivace quale hai udito segnalare dalla mia viva voce nei miei colloqui con te e con il Duce. Decorrevano quei mezzi navali e di difesa costiera incautamente sottratti e non concessi in aumento, ed occorrono ancora; perchè tutto, per quanto assai più difficile di prima, è ancora possibile e mi sento anche di farlo.

405

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TJ.::.EFONO 223. Budapest. 13 agosto 1940, ore 20,10.

Mio telegramma n. 222 (2). Vice Ministro Affari Esteri mi comunica che contro-risposta ungherese (3) è stata rimessa iersera ore 21 circa a Manoilescu da quel Ministro d'Ungheria.

Minh,tro degli Affari Esteri romeno pur rilevando concordanza di principio fra i ciue Governi e desiderio sollecita conclusione, si è espresso in termini dubitativi circa continuità tale identità di vedute anche in seno negoziati. Ha altresì accennato opinione pubblica romena sempre più avversa cessioni territoriali, al che Ministro d'Ungheria ha ribattuto.

Altre osservazioni di dettaglio: accenno a Turnu Severin ovvero anche Hercules Fured piuttosto che Sinaia. ciò che qui è indifferente: esigua Delegazione ungherei'~. desiderandosi da parte romena costituire Delegazione più ampia, anche con partecipazione un rappresentante popolazione Transilvania romena. A ciò qui. non avrebbesi difficoltà. per quanto Vice Ministro Affari Esteri mi abbia osservato che Delegazione ungherese dovrebbesi limitare notifica nuovo tracciato frontiera, salvo successive determinazioni di dettaglio da affidare semplici sottocommissioni.

In complesso Manoilescu sarebbe stato riservato e imbarazzato. Ha promesso non di meno risposta per indomani, cioè oggi fissando luogo e data riunione, che qui ritienesi potrebbe essere ai primi settimana prossima.

(l) -Non pubblicato: in base ad una segnalazione del console generale a Smirne, Ciano pregava di telegrafare quanto risultasse « circa costruzione basi aeree difese costiere e strade da parte di agenti inglesi in Anatolia •. (2) -Vedi D. 395. (3) -Vedi D. 408.
406

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 1250. Berlino, 13 agosto 1940, ore 21,50.

Per Gabinetto.

Ho accompagnato oggi Pietromarchi da Von Ribbentrop col quale abbiamo avuto lungo ed esauriente colloquio in cui è stato riconfermato reciproco desiderio di seguire comuni direttive per la ricostruzione economica del dopoguerra.

Von Ribbentrop ha manifestato convinzione che offensiva aer,ea di questi giorni contro l'Inghilterra rappresenta soltanto una fase preliminare e avrà un ulteriore svolgimento violento e rapido.

Il Fi.ihrer è rientrato stamane a Berlino.

407

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 193. Helsinki, 13 agosto 1940, ore 22,25 (per. giorno 14, ore 10).

Mio telegramma n. 190 (l).

Ho ritenuto opportuno controllare ridda rumori e voci allarmanti che tengono agitata e perplessa questa opinione pubblica in questi giorni, rendendo visita a questo Ministro degli Affari Esteri.

Egli mi ha detto :

l) La maggior parte di questi rumori, (per esempio ultimatum sovietico, mobilitazione, incidenti di frontiera, partenza per Berlino di lui stesso) sono frutto di pura fantasia. Nessuna domanda, sovietica a carattere ultimatum, come pure nessun incidente frontiera; appena qualche richiamo completamente di scarsa importanza e sospensione provvisoria congedi a militari per misure precauzionali.

2) Relazioni con Sovieti continuano ad avere carattere normale con tendenza se mai a migliorare. Riprova:

a) scambio ratifiche per Trattato di Commercio avvenuto ieri qui;

t) parafazione recentemente avvenuta a Mosca di due accordi, uno per ripresa traffico ferroviario generale, l'altro per transito treni russi diretti a Hango.

Ministro degli Affari Esteri non mi ha nascosto però che quest'ultima parafazione si è limitata alla parte tecnica del provvedimento mentre resta aperta questione politica circa consenso transito che Governo finlandese ritiene poter accordare per materiali e uomini purchè disarmati (dico disarmati); sul quale delicato punto si discute ancora;

(ll Non pubblicato: riferiva sulle dimostrazioni comuniste svoltesi il 7 agosto ad Helsinki, esprimendo il timore che avessero come scopo occulto di fornire un pretesto per qualche mossa da parte dell'U.R.S.S.

c) Sovieti non hanno fino ad ora tratto temuto pretesto da dimostrazioni comuniste per interventi sgradevoli. In conversazione assai lunga tra questo Ministro U.R.S.S. e Presidente della Repubblica, Rappresentante sovietico si sarebbe limitato a estrinsecazioni benevole verso « amico della Russia ~ ma avrebbe fintto per !!rrendersi ad argomenti confidando che: « amici della Russia devono considera1si oggi Governo e popolo finlandese e non i disturbatori della quiete pubblica~. Fermento comunista locale alla cui origine non sono estranee sovvenzioni pecuniarie di fonte non dubbia viene considerato qui -secondo Ministro degli Affari Esteri -in evidente decrescenza.

3) Quanto precede tende a chiarire situazione quale essa appare ora da qui, ma non ad elimina11e eventuali sorprese nè oggi nè tanto meno in avvenire, giacchè è difficile -ha concluso Ministro degli Affari Esteri -valutare intenzioni Kremlino di fronte a febbrile maturare eventi nel mondo.

408

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 397. Bucarest, 13 agosto 1940, ore 23,30 (per. giorno 14, ore 18).

Questo mio collega di Ungheria ha presentato iersera promemoria in data 11 corr .n risposta a quello precedente romeno del 10 corr. (vedere mio telegramma n. 390) (1).

In tale promemoria Governo ungherese si felicita anzitutto per buona volontà dimnstrata da Governo Romania di regolare al più presto possibile problemi territoriali esistenti tra due Paesi onde rimuovere ostacoli a futura eollaborazione. Viene poi sottolineata frase memoriale romeno definita realista che « spostamenti frontiera possono essere opportuni solo in quanto che essi possano aumentare spazio vitale Stati»; che tale spazio vitale va inteso, secondo indicazioni stesso Governo romeno, in funzione necessità che hanno Stati comprendere entro proprie frontiere tutti e possibilmente solo propri connazionali; che nuovo tracciato frontiera che Governo si permetterà ... (2) ... segnerà vero spazio vitale in gr«do di assicurare pace ed amicizia durevolissima tra Ungheria e Romania e infine che è necessario rimettere « due Stati in situazione di essere quanto più possibile omogenei dal punto di vista etnico, comprendendo nel limite loro frontiere il più grande numero di connazionali». Governo ungherese si dichiara pertanto ... (2) ... circa inizio negoziati e come suo delegato ... (2) ... Consigliere Reale e Ministro Plenipotenziario André de Hory, che sarà accompagnato da Ufficiali Superiori Stato Maggiore e da due o tre segretari, mentre Bardossy figurerà eome osservatore.

Infine Governo ungherese concorda che sede negoziati venga fissata entro confini vecchio Regno e propone Sinaia, chiedendo indicargli data prima della riunione.

Memoriale termina circa richieste romene di smobilitare reciprocamente facendo presente che è stato Governo Ungherese ad adottare per primo misure militari le quali. dopo accordo Romania con U.R.S.S., non potevano essere spiegate in Ungheria in solo modo. Trasmetto con corriere in partenza giovedì mattina testo integrale promemoria in questione (1).

(l) -Vedi D. 390. (2) -Nota dell'Ufficio Cifra: « Manca •·
409

IL MINISTRO AD ATENE, E. GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 111. Atene, 13 agosto 1940 (per. giomo 15).

Mio telegramma odierno n. 287 (2).

Ho trovato Mavroudis in preda a viva emozione. La pubblicazione del comunicato Stefani (3) non può secondo lui essere interpretata che come un atto apertamentt: ostile, dovuto alla diffidenza con cui in Italia viene riguardata la Grecia e il suo Governo. Il comunicato italianO( solleva la questione della rivendicazione della Ciamuria, minacciando così di far fallire tutti gli sforzi fatti finora da parte italiana e greca per mantenere la pace nei Balcani; giacchè il Governo greco è deciso a difendere contro chiunque l'integrità del territorio, e una volta acceso l'incendio in un punto esso non mancherebbe di dilagare ad esclusivo vantaggio dell'Inghilterra. Al primo momento l'allarme è stato tale che si è pensato ieri a proclamare immediatamente la mobilitazione generale. Ogg1 gli spiriti sono alquanto più calmi, ma la preoccupazione è sempre vivissima. Egli non sa spiegarsi: per quale motivo il Gov,erno italiano abbia prescelto di dare pubblicità ad un incidente che poteva essere trattato e risolto amichevolmente senza gettare l'allarme nell'opinione pubblica. Questi i punti sostanziali del lungo discorso di Mavroudis.

Non ho mancato di rispondere che se è vero che esiste da noi qualche diffidenza verso la Grecia non è men vero che il contegno greco ne ha fornito giustificato motivo. Nessun fatto concreto ha tradotto in pratica le ripetute proteste greche di amicizia e di rinnovata atmosfera dei rapporti italo-g.reci. Nel fatto è invece certo che le operazioni di guerra inglesi contro di noi trovano nelle acque greche, voglia o non voglia il Governo, preziosi punti di appoggio e di riparo. Nel frattempo, malgrado le ripetute dichiarazioni di neutralità assoluta, la Grecia continua a ritenere in vigore, almeno teoricamente, la garanzia inglese, mezza marina mercantile greca è noleggiata dall'Inghilterra, officine greche producono materiale da guerra per le truppe inglesi. Che tutto questo generi diffidenza da parte nostra non è che troppo naturale. La questione della Ciamuria non è stata inventata dall'Italia. Essa esiste dal 1912, e l'Italia, subentrata al Governo albanese nella tvtela dei diritti del popolo albanese non può certo seguire le lotte degli albanesi di Ciamuria per la propria esistenza nazionale con interesse men

vivo di qtt~llo con cui esse sono state sempre seguite finora, tanto più quando fatti comt' il recente assassinio stanno a dimostrare che gli odi e i rancori sono ancora vivisgimi e che elementi greci e grecofili non esitano, colla evidente connivenza almeno delle Autorità locali, di fronte al delitto e alla soppressione violenta degli elementi albanesi non disposti a lasciarsi snazionalizzare. Innumerevoli volte ho avuto occasione di segnalare al Ministero la situazione fatta agli albanesi in quella provincia, le difficoltà frapposte al traffico di frontiera e al libero esercizio del diritto di proprietà, gli ostacoli ai contatti fra albanesi attraverso il confine. Se era stata decisa da parte nostra la diramazione di un comunicato, ciò era senza dubbio avvenuto per valide ragioni che io non ero in potere eu discutere.

Sul caso specifico dell'assassinio, Mavroudis ha detto di non rendersi conto del per.:hè il Governo fascista, prima di pubblicare i dettagli resi noti a mezzo del cmnunicato, non aveva creduto di attirare su di essi l'attenzione del Governo greco. Quanto ai due imputati mi ha detto che essi già si trovano in stato d'arresto e mi ha assicurato che saranno estradati senz'altro a nostra richiesta, e ciò sebbene giuridicamente sia discutibile se vi sia fondamento alla estradizione. Mi ha lungamente e ripetutamente affermato che al Governo greco l'ucciso risuhava unicamente un bandito colpevole di reati comuni e non un militante nazionalista. Ha recisamente smentito che la testa dell'ucciso sia stata trasportata da un paese all'altro. Essa è stata portata in Grecia dagli assassini soitanto perchè questi volevano servirsene per incassare la taglia che pendeva sull'ucciso, ciò che sarebbe stato secondo lui l'unico movente del delitto, taglia che del resto non era stata nè sarebbe loro pagata. Ho risposto che mi riusciva difficilissimo credere che il Governo greco ignorasse i precedenti dell'ucciso il quale a"ç-·eva preso attivissima parte alle lotte di nazionalità di quella regione ed aveva appunto commesso nel corso di tali lotte gli atti che ora vengono qualificati di delitti comuni mentre avevano un movente politico e nazionale, in seguito ai quali era stato sottoposto ad una taglia. Quanto al non aver richiamato l'attenzione di questo Governo sulle circostanze che hanno accompagnato e seguito l'omicidio, ciò era avvenuto per deliberato mio proposito e per due ragioni evidenti. Anzitutto perchè io desideravo avere conferma delle circostanze stesse,

conferma che nel frattempo ho ricevuto pienamente da fonti ineccepibili, ciò che mi fa supporre che io sia in proposito meglio informato di lui stesso. Poi, perchè a me premeva in primo luogo assicura.re alla giustizia i colpevoli: e se la segnalazione delle circostanze fosse avvenuta prima del loro arresto, sarebbe stato troppo facile alle autorità locali greche compromesse, dichiarare che gli assassini erano irreperibili, allo scopo di mettere al sicuro sè medesime. Avevo atteso, peiciò, l'assicurazione che l'arresto provvisorio chiesto con mia nota verbale era avvenuto, assicurazione che ricev·evo solo oggi, non avendo ancora il Ministero dato risposta alla mia nota. Ne prendevo atto, insieme con l'altra assicurazione che l'estradizione sarebbe stata subito concessa. Mavroudis ha dovuto ammettere che il Ministero aveva commesso l'errore di non assicurarmi prima d'ora dell'avvenuto arresto.

Nel congedarmi da lui dopo un colloquio durato un'ora e un quarto e che ha avuto momenti vivaci per la viva emozione cui era in preda il mio interlocutore, ho ripetuto a Mavroudis che spetta unicamente alla Grecia di trovare il modo di dissipare i sospetti e le diffidenze cui il suo atteggiamento può aver dato luogo (1).

(l) -Non rintracciato. (2) -Non pubblicato: contiene sommarie indicazioni su questo colloquio.

(3) Per il suo testo vedi Relazioni Internazionali, 1940, fase. 34, pp. 1292-1293.

410

IL MINISTRO AD ATENE, E. GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 112. Atene, 13 agosto 1940 (per. giorno 15).

Questo mio collega di Germania, che ha veduto ieri sera Metaxas, mi ha detto averlo trovato profondamente abbattuto per quel:lo che egli stesso ha definito H «crollo della mia poHtica personale». Metaxas evidentemente era preoccupato unicamente per la eventualità di una nostra azione in Ciamuria senza pensl!re affatto ad altri nostri possibili obiettivi. Al Principe Erbach che gli faceva osservare in tono amichevole che la Grecia nel proprio interesse dovrebbe riflettere alla possibilità di rivedere completamente i suoi rapporti coll'Inghilterra, Metaxas ha risposto ciò essergli impossibile perchè l'Inghilterra è arbitra del vettov-agliamento della Grecia e perchè domina totalmente almeno per ora il Mediterraneo orientale (2).

411

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 8263. Be1·lino, 13 agosto 1940 (3),

Negli ambienti diplomatici e giornalisti di Berlino tutti si domandano se le azioni aeree di questa settimana, azioni che anche secondo le notizie odierne contim;;mo con eccezionale violenza, costituiscano l'inizio della grande offensiva contro l'Inghilterra. Da parte germanica ci si limita a rispondere -e me lo confermava stamane il Ministro Ribbentrop -che questa non è la grande offensiva, mentre si ammette che il lancio di centinaia di apparecchi, a getto continuo, contro la costa meridionale britannica inaugura un nuovo stadio della lotta.

Tale stadio, si aggiunge, ha un'importanza militare e un'importanza morale. Militare, perchè si distruggono basi della costa britannica che, se pure oramai sguarnite di pesanti unità, servivano tuttavia da rifugio al naviglio leggero che controbbatteva le incursioni dei Mas tedeschi, e che erano munite di fortificazioni possenti, ora già in buona parte smantellate dagli attacchi ger

E. GRAzzr, Il principio della fine, cit., pp. 171-172. '

manici. Inoltre, si impegnano numerosissime aliquote di aeroplani nemici e si impongono ad essi gravissime perdite (centosessanta, nei primi due giorni dell'azione).

Ma SIJpratutto importante è l'efficacia morale che' ci si; ripromette dal nuovo stadio bell!co. Battaglie aeree di simile entità non consentono alle autorità britanniche di insistere nella solita tattica del silenzio, perchè osservate da troppe migliaia di cittadini. Nel tentativo inglese di rovesciare i risultati degli scontri, attribuendo alla Germania le maggiori perdite, si vede una prova della ripercussione c~e si teme sull'opinione pubblica inglese. Finora questa veniva sostenuta principalmente con le affermazioni di superiorità aerea, affermazioni che si sorreggevano quotidianamente con i bombardamenti isolati, ma numerosi, sulla Germania.

Adesso viene quindi a mancare ai dirigenti brj_tannici un nuovo argomento per incuorare la popolazione. E a Berlino si sta attentissimi a cogliere le reazioin della popolazione stessa. Per approfondirle, si insiste nel proclamare che questa n<m è ancora la grande offensiva, e che non si è affatto rinunciato ad attuarla. Domenica scorsa, a Vienna, Hess ha parlato in tale senso, affermando che Churchill non ha voluto dare ascolto all'offerta di pace del Fiihrer e che quindi l'Inghilterra avrà la risposta. Ma devo notare che tutto il discorso di Hess era !mpostato appunto sulla pacifica proposta hitleriana e sul suo rifiuto. Non posso escludere quindi che le attuali azioni di martellamento siano un ultimo tentativo di sobillare il popolo inglese contro i suoi governanti e di spingerlo a chiedere tregua.

Posso riassumere come segue le impressioni riportate nelle conversazioni avute in questi giorni. È incerto se le azioni aeree costituiscano, come è opinione di molti, un fragoroso preludio alla grande offensiva per la quale tutto è pronto e disposto nei minimi particolari. Certo è invece che da tali azioni ci si ripromette un for.tissimo logoramento materiale e morale dell'avversario, logoramento che, se pure non determinerà una resa preventiva dell'avversario stesso, serve fin d'ora a .provocare quegli effetti sui ,quali si conta per accorciare al massimo i tempi e diminuire quindi le inevitabili perdite, nell'attacco definitivo contro l'Inghilterra.

412.

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

'1'. 497. Tokio, 14 agosto 1940, ore 4,08 (per. ore 16,50).

Mio telegramma n. 484 (1).

Secondo informazioni provenienti ambienti militari Ambasciatore del Giappone a BE;-lino avrebbe riferito qui in senso ottimistico circa sue recenti conversazioni con Governo del Reich dirette a raggiungere una intesa in materia economica pe~-Indie Olandesi. Effettivamente si è annunziata sospensione Missione Gen. Koiso ..: in relazione situazione internazionale».

(l) -Su questo colloquio vedi anche E. GaAzzr, Il principio delra fine, cit., pagg. 155-158 e L'Agression de l'ltalie contre la Grèce, cit., D. 114. (2) -Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Serie D, vol. X, D. 333 ed

(3) Manca l'indicazio.ne della data d'arrivo.

(l) Vedi D. 363.

413

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTE PER TELESCRIVENTE 1254. Berlino, 14 agosto 1940, ore 16,30.

Per S. E. Ciano.

Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha detto che iersera Ministro di Grecia a Berlino si è recato dal Segretario di Stato Weizsacker per consegnare il comunicato ufficiale all'Agenzia greca sulle circostanze che hanno portato alla uccisione del patriotta albanese Hoggia, facendo presente, che esso rappresenta la vers1.:me esatta dell'incidente..Il Ministro di Grecia ha inoltre espresso il desiderio che il comunicato fosse pubblicato dalla ·stampa tedesca. Weizsacker ha risposto che per quanto concerne questioni e incidenti relativi all'Albania la Germania accetta la versione data dall'alleata Italia e non quella della Grecia (1). Metaxas hò. intrattenuto sull'argomento il Ministro di Germania ad Atene, dimostrandogli a riguardo una certa inquietudine (2). Ribbentrop, che ho nuovamente visto stamane, ha tenuto a dire di concordare pienamente con atteggiamento da noi assunto col comunicato Stefani del 12 corrente. Egli mi ha poi chiesto se Italia intenda prendere, in queste circostanze, provv·edimenti preventivi nei confronti della Grecia e, in tal caso, quali sviluppi si ritiene dare eventualmente da parte nostra all'incidente in questione. Ho risposto non avevo sufficienti informazioni per fornirgli i desiderati chiarimenti. Se lo credete opportuno, pregherei di volermi mettere in grado di dare una risposta a Ribbentrop (3).

414

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 117. Copenaghen, 14 agosto 1940, ore 17,50 (per. ore 22,30).

Mi riferisco al mio rapporto n. 418 del 3 corrente (4).

Dopo circa una settimana di soggiorno a Berlino, ha fatto ritorno Commissione esperti danesi tra cui governatore Banca Nazionale.

Per quanto si mantenga massimo riserbo su natura negoziati in corso, Ministro degli Affari Esteri mi ha confermato quanto in ambienti solitamente bene inrormati sempre più si dice circa trattative per una unione doganale e monetaria tedesco-danese. Però, secondo Ministro degli Affari Esteri, in un primo tempo si avrà solo conclusione accordo di principio riservando pratica attuazione a guerra finita per potere nel frattempo risolvere ponderatamente i dettagli del grave problema, pur assicurando fin da ora alla Danimarca una situazione privilegiata.

(l) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. X, D. 334.

(2) -Vedi D. 410. (3) -Vedi D. 420. (4) -Non publicato: annunziava la visita dell'amb. Ritter a Copenaghen per i negoziati tedesco-danesi. Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. X, D. 268.
415

AL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 228. Budapest, 14 agosto 1940, ore 22 (per. giorno 15. ore 9).

Vice Ministro Affari Esteri pregami comunicare V. E. che Ministro di

Unghe:ìia a Bucarest è in possesso istruzioni redatte da Capo Delegazione ro

mena Pop e approvate da quel Governo imminenti trattative ungaro-romene.

Tali istruzioni comporterebbero intransigenza cessioni territoriali e offerte larghi ciiritti minoranza ungherese, autonomia amministrativa, culturale, economica Secleri.

Di fronte insistenza ungherese, Governo romeno andrebbe fino offrire, in cambio cessione alcuni villaggi romeni di Ungheria, città di frontiera: Nagy Karoly, Szalonta, Bormihalyfalva. Comunque con procedimenti dilatori esso intenderebbe raggiungere limite basi minime pretese ungheresi, mentre tenterebbe esercitare contemporaneamente nuova azione Roma Berlino.

Governo romeno prevederebbe rafforzamento me.zzi e opinione non escludendo finale necessità azione militare.

416

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 3003/1166. Mosca. 14 agosto 1940 (per. giorno 27).

Riferimento mio telegramma n. 385 in data di ieri (1).

Ieri ho segnalato telegraficamente il decreto emanato dalla Presidenza del Consiglio Supremo dell'U.R.S.S. per l'abolizione dei Commissari Politici presso le forze armate sovietiche. Ne trasmetto ora il testo tradotto.

Come si rileverà, l'istituto dei Commissari Politici -formalmente denominati « Com'lnissari Militari » -viene abolito, e viene creato in sua vece l'istituto dei «Comandanti Aggiunti per gli Affari Politici».

A prima vista potrebbe sembrare che si tratti semplicemente di un cambiamentt. di nome. Di fatto però la riforma è anche sostanziale, perchè d'ora innanzi il Comando delle Unità rimane concentrato esclusivamente nelle mani del comandante militare. Il rappresentante politico (cioè l'uomo del partito) non sarà più un pari grado, avente nel campo politico (compreso quello disciplinare) una autorità superiore a quella del comandante militare, ma diventa un semplice collaboratore di grado subordinato. In futuro il potere e la responsabilità, anche per il lavoro politico, apparterranno in pieno al capo militare.

30 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. V.

Il preambolo del decreto indica chiaramente le ragioni della riforma:

l) in seguito alla profonda operazione eseguita dai quadri delle forze armatt il Governo non sente più il bisogno di esercitare un così severo controllo sull'attività e sul comportamento politico degli ufficiali;

2) necessità di rafforzare nell'esercito la disciplina, di affermare il principio geraYchico e di elevare il prestigio di chi esercita funzioni di comando.

Sembra che l'esperienza della guerra finlandese non sia estranea alla decisione odierna. Si dice infatti che in quella campagna i Commissari Politici abbiano spesso interferito anche nelle operazioni militari, creando un dualismo generatore di inefficienza, di confusione, di reciproche accuse e recriminazioni, ecc. È noto d'altra parte che l'azione dei Commissari Politici, la quale doveva essere di ~ontrollo, si risolveva spesso in opera di basso spionaggio e di delazione, con effetti demoralizza,tori per gli ufficiali come per la truppa.

La rif0rma che ha seguito il ripristino dell'obbligo del saluto militare dell'inferiote al superiore ed il ristabilimento dei gradi secondo la vecchia denominazione, è un ulteriore passo sulla strada della «normalizzazione ». Di fronte alla ferrea necessità, in un'Europa sempre più agguerrita, di rafforzare la compagine e la potenzialità delle forze armate sovietiche, i dirigenti del Cremlino non hanno esitato a gettare a mare le ideologie ed i sistemi introdotti durante il periodo «romantico » del bolscevismo.

(l) Non pubblicato.

417

IL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. RISERVA1:iSSIMO 2815/1084. Lisbona, 14 agosto 1940 (1).

Questo Incaricato d'Affari di Francia, de Panafieu, è venuto ieri a vedermi. Dopo aver rievocato con molta tristezza i tentativi fatti durante lunghi anni a Ginevra pP-r stabilire un'intesa fra l'Italia e la Francia « tentativi falliti -ha subito precisato -p·er colpa dei vari Massigli del Quai d'Orsay », de Panafieu mi ha chiarito nei seguenti termini le ragioni della sua visita.

«Il giorno 6 agosto -egli ha detto -il: giornalista francese Oulemout, amico del Re di Romania, mi ha informato che i due Ministri romeni che erano stati recentemente a Roma, avevano riportato a Re Caro! notizie precise sullo stato d'animo del Governo italiano, affermando che " a Roma si era molto scontenti della Francia " senza peraltro precisare le regioni di tale risentimento. Ritenni mio dovere telegrafare subito a Vichy. Ho ricevuto oggi un telegramma del sig. Baudouin che vi leggo». (Il telegramma dice che effettivamente la stampa italiana pubblica ogni giorno violenti articoli contro la Francia. Il Governo francese h<\ sperato che tale campagna potesse andare diminuendo gradatamente ma siccome nessun fatto giustificava le sue speranze, doveva constatare che la

politica italiana si andava orientando in senso nettamente contrario a quelli che uano i desideri del Governo francese).

«Voi mì permetterete-ha continuato de Panafieu-poichè ci conosciamo da molti anni e conoscete perfettamente le mie idee e quanto io abbia fatto per impedire l'atteggiamento antifascista del Quai d'Orsay e le nefaste conseguenze d'una tale politica a Ginevra, che io vi esprima .apertamente il mio pensiero. Sono semp1·e stato -ed oggi lo sono più che mai -convinto che il mio paese debba orientare la sua azione futura su una stretta intensa con Roma. Voi sapete che queste sono sempre state le mie convinzioni. E se io, Rochat, Spitzmuller, fossimo stati ascoltati al Quai d'Orsay invece che Massigli, Fouques Duparc, Jean Paul-Boncour e molti ~Itri, forse oggi non saremmo nella tragica situazione attuale. Ma non è del passato che desidero parlarvi bensì dell'avvenire.

Può darsi che io m'inganni ma penso che se è di interesse vitale per la Francia ana politica chiara, aperta e leale con l'Italia, sia analogamente un interesse preminente per il vostro paese una politica d'intesa con la Francia. Lontano da me l'idea, che sarebbe grottesca, di pensare a sostituire la Francia alla Germania nel sistema dell'Asse. L'Asse ha perfettamente funzionato. Ha dato i suoi frutti. Li darà ancora. Tuttavia non posso immaginare che nell'organizzazione politica della nuova Europa, l'Italia, che ha sempre svolto un'azione decisiva sull'equilibrio europeo, non si preoccupi di ristabilire un tale equilibrio che la guerra ha già sconvolto e che i risultati prevedibili della guerra sconvolgeranno sempre più.

Permettetemi di esaminare rapidamente quale sarà la situazione di domani per ognuna delle ipotesi che si presentano al mio spirito. La prima ipotesi -quella in cui credo -è che l'Asse vinca rapidamente la guerra. In tal caso la pot.::nza germanica sarà allucinante. Voi avrete anche un grande impero africano ma sul continente il Moloch dell'Europa sarà la Germania. E in fin dei conti sia noi vinti cl' .oi vincitori ci troveremo per un rapporto matematico di forza in posizione subordinata -politicamente militarmente ed economicamente nei confronti della Germania. Lascio da parte la mia idea favorita d'un blocco latino. La latinità non è più di moda. Guardo freddamente all'interesse dei nostri rispettivi paesi. Per fronteggiare l'enorme massa germanica nel cuore dell'Europa, con una Inghilterra battuta e ridotta a non poter più esercitare un'influenza decisiva sul continente, è chiaro che non potrà esservi che un'intesa stretta e cordiale itala-francese. Gli slavi non potranno nulla contro una Germania vittoriosa. Se voi, vincitori, non vorrete trovarvi sullo stesso piano di subordinazione dei vinti aovrete intendervi con Parigi. La seconda ipotesi è che Germania ed Inghilterra impotenti a risolvere rapidamente la guer.ra e per evitare di prolungarla decidano d'intendersi su una base onorevole per la pace. In questo caso la Francia sopporterebbe certo quasi tutte le spese, della guerra ma voi rischierete di non realizzare tutte le vostre aspirazioni e quindi indirettamente di sopportare anche voi una parte di sacrificio. Anche in una simile ipotesi, quindi, un'intesa tra Roma e Parigi sarebbe fruttifera, prima sul terreno tattieo, e in secondo luogo sul piano del successivo sviluppo della politica europea. Resta infine la terza ipotesi-che escludo a priori ma che si deve anche formulare che la guerL'a continui, l'America intervenga e l'Inghilterra riesca ad imporre la

sua volontà. Anche in simile caso l'intesa tra l'Italia e la Francia sarebbe di una

estrema utilità per entrambi i paesi ed è superfluo dimostrarlo.

Ora vi è una corrente molto forte in Francia la quale sostiene che con l'Italia è impossibile intendersi e che la sola .salvezza della Francia è costituita da una sua definitiva intesa con la Germania. Lavai e Baudouin sono personalmente convinti che la nostra strada debba passare per Roma. Col ministro romeno Pangal, che mi faceva valere le stesse prospettive pel suo paese, abbiamo riconosciuto che nell'intesa leale e aperta con Roma è il presupposto dell'avvenire delle nostre rispettive nazioni. Ma se gli attacchi alla Francia nella stampa italiana continuano con tanta violenza i fautori della pcrlitica d'intesa con Berlino si moltiplicheranno in Francia ed ogni speranza per un avvenire migliore, in cui l'interesse prevalga sul sentimentalismo nei rapporti italo-francesi, è destinata ad infrange1.:;i. La Francia ha sopportato con estrema dignità la disfatta e si è messa con una tenacia ammirevole al lavoro per risanare le sue piaghe rifarsi un'anima e riprendere il suo cammino. I giovani sono .tutti per una rivoluzione non solo nei metodi ma negli spiriti e una simile rivoluzione deve avere come scopo sul piano internazionale l'affrancamento dalla nostra soggezione all'Inghilterra, non per sostituirvi un altro stato di soggezione alla Germania ma una politica feconda d'intese con Roma. Non crediate che questo orientamento nasconda il secondo fine di sottrarsi al pagamento dello scotto che vi sarà dovuto. Noi sappiamo che dovremo pagarlo caro ma le nostre mutilazioni saranno meno dolorose se sapremo che esse hanno servito a creare una nuova Francia che possa: trovare sul continente una intesa franca cordiale e fruttifera con l'Italia che impedisca a-tutta una Europa divisa di sottostare alla sola volontà tedesca. Vorrei che l'Italia e la Francia potessero parlarsi. Se come ha fatto la Germania anche voi inviaste un Ambasciatore presso il Governo francese ciò sarebbe un gran bene e sarebbe sopratutto molto importante se il Governo italiano suggerisse lui il nome di una persona grata che potesse essere inviata dal Maresciallo Pétain a Roma. L'essenziale sarebbe che si conversasse e non si perpetuasse-uno stato d'animo destinato a fare il giuoco di coloro che vedono la salvezza della Francia solo nell'intesa con Berlino.

Vi ho espresso i miei sentimenti con la massima franchezza e fate il conto che credete delle mie parole ».

Ho risposto a Panafieu che lo ringraziavo della sua lealtà e che lo avrei ripagato della stessa moneta. Ignoravo se la stampa italiana avesse un tono cosi violento, come egli mi diceva, nei confronti della Francia -anche perchè i giornali italiani arrivano qui irregolarmente e non si poteva quindi .seguirli. Ma se la cosa era esatta bisognava vedervi il riflesso di un~ situazione le cui responsabilità risaliva unicamente alla Francia. Se a Vichy si fosse pensato come egli Panafieu la pensava era evidente che non vi sarebbe stato gran che da ridire. Ma noi avevamo l'impressione che la rivoluzione che si era operata in Francia era una rivoluzione tattica, destinata a far subire al paese il minor danno possibile nella sistemazione futura del mondo. Ora le responsabilità che si volevano determinare sul piano interno con i processi ad alcuni uomini politici bisognava anche affrontarle sul piano internazionale sopportando le amare conseguenze degli errori passati. A Vichy si illudevano se pensavano di poter dimenticare la sconfitta e poter trattare su un piede di parità con noi. Occorreva rendersi conto che a ne~nn prezzo avremmo rinunziato alle nostre rivendicazioni: occorreva non illudersi di poter infrangere l'Asse, occorreva dar prove concrete che il vecchio mondo, i vecchi metodi, la vecchia mentalità democratica massonica antifascista erano stati spezzati via e che si andava a Roma come Enrico IV era andato a C:l.nossa. Solo così si poteva sperare di trovare ascolto a Roma -solo così si poteva aver fiducia che il «parlare » -come egli diceva -avrebbe potuto dare i suoi frutti. Oramai le sorti del continente erano decise. L'Inghilterra sarebbe stata inesorabilmente battuta nelle isole e nell'impero. Bisognava che la Francia non conservasse segrete speranze e inconfessabili arrière-pensées ma che si decidesse a mutare non solo il volto ma sopratutto l'anima. In tal caso qualsiasi interprete di Parigi avrebbe trovato ascolto presso il Duce e il Conte Ciano. Era quindi alla Francia saper trovare il tono e la formula per parlare a Roma no:1 più il linguaggio dei Barrère, dei Léger. dei Massigli ma il linguaggio della lealtà e anche quello della rassegnazione. Ormai. le armi vittoriose dell'Asse avevano distrutto tutto un vecchio mondo sul quale qualche bastione ancora res'1steva. La Francia non speculasse sul pietismo che la sua sorte suscitava in alcuni ambienti. Affrontasse decisa i tempi nuovi con stile e spirito nuovi. Roma in tal caso l'avrebbe ascoltata. Ad ogni modo siccome mi erano noti i suoi sentìmenti e sapevo che egli era sempre stato un sincero amico dell'Italia avrei rife

rito a V. E. quanto egli mi diceva a titolo d'indicazione.

(l) Manca l'indicazione della data d'arrivo.

418

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 404. Bucarest, 15 agosto 1940, ore 13,20 (per. ore 16,40).

Sulla base informazioni in mio possesso situazione conversazioni romenoungaro-bulgare si presenta questa sera 14 agosto come segue: Romania-Ungheria. Conversazioni avranno inizio venerdì 16 mattina a Turnu Severin. Delegazione ungherese formata da Ministro Hory e da un militare parte questa sera con battello fluviale dove alloggerà durante negoziati. Delegazione romena formata da ex Ministro Valerio Pop (che sarà prossimamente chiamato a fare parte del Governo) e da un generale partirà domani. Ministro d'Ungheria a Bucarest e di Romt:nia a Budapest assisteranno riunione. È da notare che tanto Hory quanto Pop sono transilvani.

Romania-Bulgaria. Dopo rifiuto Ministro Esteri Bulgaria incontrarsi con Manoiiescu, quest'ultimo ha ricevuto assieme Gigur.tu questo Ministro Bulgaria ed ha svol\;o ragioni che inducevano Governo romeno chiedere a quello bulgaro qualche riduzione nelle sue richieste. Oggi Ministro di Bulgaria ha presentato nota ribadendo richiesta cessione intera Dobrugia meridionale.

Questo Ministro degli Affari Esteri ne è molto amareggiato, ma mi ha lasciato intendere che in vista avviso fatto pervenire dal Fiihrer, non restava ormai a Romania che rispondere accettando. Non è per altro ancora fissata data inizio conversazioni per le quali è fissata come sede Craiova.

419

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 380. Sofia, 15 agosto 1940. ore 14 (per. ore 22,40).

Risposta Bulgaria a Romania è stata iersera comunicata al Governo Bucarest da Ministro Bulgaria colà residente. Essa riafferma sentimenti e speranze di Sofia di vedere per sempre distrutti punti di attrito fra i due paesi, ma ripete, senza equivoco, richiesta Bulgaria di ottenere integralmente la Dobrugia meridionale secondo la linea storica del 1913.

Questo Ministro Affari Esteri mi dice che accoglienza fatta dal Ministro degli Esteri romeno alla richiesta è stata estremamente fredda e riservata. Egli ha desiderato farsi consegnare per iscritto argomentazione Bulgaria e nulla ha aggiunto circa possibile e prossima convocazione conferenza.

Con tutto ciò Sofia ora attende, specialmente dopo inizio conversazioni ufficiali ungaro-romene, che Bucarest si decida ad indire la conferenza stessa, anche se questa dovesse svolgersi in atmosfera non estremamente... (1). Qui frattanto si soprassiede nomina delegazione Bulgaria.

Aggiungo che è giunta ora a Sofia personalità romena del partito agrario, già l'vilnistro del Commercio e ... (l) ... di Manlu. Avrà contatti con Ministro Popov in via privata.

420

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. 22607/830 P. R. Roma. 15 agosto 1940. ore 24.

Personale per A l fieri.

Vostro telegramma n. 1254 (2).

Pot~te far conoscere codesto Ministro Esteri che nostro atteggiamento verso la Grecià è determinato da motivi di ordine precauzionale. Ci risulta infatti che l'Inghilten·a ha di recente rinnovato sue profferte di garanzia alla Grecia mentre, d'altra parte. non possiamo ignorare eventualità che inglesi procedano all'occupazione di qualche base navale sulle coste elleniche. In tale stato di cose stiamo predisponendo tutte le misure militari atte a prevenire colpi di mano britannici.

Un epilogo di questa situazione -che non è escluso possa assumere carattere conciliativo -potrà presumibilmente aversi nella prima decade di settembre.

Riferite pensiero di codesto Governo al riguardo (3).

(l) -Nota dell'Ufficio Cifra: • Manca •. (2) -Vedi D. 413. (3) -Vedi D. 4.31.
421

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 3,863/1,520. Sofia, 15 agosto 1940 (per. giorno 19).

Mio telespresso n. 3822/1514 del 12 corr. (1).

Alle iniurmazioni fornite con il mio telespresso suindicato aggiungo che questo Mi11:stro degli Affari Esteri mi ha ieri accennato alla questione macedone dicendomi ùi aver ricevuto da una notabilità macedone residente a Skoplje, e da lui precedentemente conosciuta a Belgrado, una interessante lettera di rimprove~·o nella quale si richiama l'attenzione del Governo bulgaro sulla situazione di Macedonia, che appare essere stata troppo dimenticata a Sofia.

Aggiungo inoltre che la propaganda comunista in Bulgaria insiste nell'occuparsi della Macedonia. Così un foglietto di propaganda, che appare essere tuttora diffuso in Bulgaria ed in Macedonia, pone in rilievo come le sorti della Macedonia stessa siano compromesse anche dalla politica dell'Italia che mirerebbe a dividere quella regione impedendone così qualsiasi futuro sviluppo, e conclude nel dichiarare che anche in quel campo solamente il Partito comunista bulgaro, e praticamente l'Unione Sovietica, hanno le idee chiare in quanto perseguono lo scopo di fare della Macedonia un Paese libero dal predominio altrui.

Il Ministro Popov, nell'accennarmi anch'egli a questa propaganda sovversiva, mi ha espresso l'opinione che in definitiva a questi nuovi tentativi non dovrebbe es,;2re del tutto estranea la Jugoslavia la quale, a quanto sembra, non manca di far sventolare agli occhi dei Mac,edoni un così detto pericolo italiano.

422

IL CAPO DELLO STATO SPAGNOLO, FRANCO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. S. N. (2). Madrid, 15 agosto 1940.

Desde que comenz6 la actual contienda fué nuestro proposito el hacer los mayores esfuerzos en nuestra preparaci6n para, en occasion favorable, en la guerra aje1a, intervenir en ella en la medida de nuestros medios; ya que la situaci6n de carencia de los elementos mas indtspensables a nuestra vida y la interrupci6n de las comunicaciones con Italia y Alemania, nos impedia, de momento, ~oda acci6n.

Las rapidas y contundentes victorias de Flandes hicieron cambiar la situaci6n, la derrota francesa liberaba nuestras fronteras, aminorando la grave tension, que con los marroqui sosteniamos desde nuestra campana.

A partir de este momento se acelar6 nuestro horizonte, nuestra acci6n se bacia posible y podia tener gran eficacia, una vez superadas las dificultades de aprovi.sionamiento.

En este camino, a la entrada de vuestra naci6n en la guerra nos empusimos una sìtuaci61\ mas clara, de alerta, pasando a la no beligerancia (1), que en el orden ex,ter!or habia de tener gran repercusiòn; pero que despertando recelos y reaccionès desencaden6 una ofensiva anglo-americana contra nuestros aprovisionamie:!tos, agravada estos dias por las nuevas medidas de los EE. UU. contra la exportacion y por las inglesas de bloqueo; imprimiendo a nuestras relaciones con aquellos paises grave tensiòn.

Las consecuencias que el vencimiento de Francia ha de tener en la ordenaci6n de ìos territorios norte africanos, me aconsej6, llegado aquel momento, encargase a mi Embajador en Roma Os trasmitiere las aspiraciones y revindicaciones espafiolas (2) tradicionalmente mantenidas al través de nuestra historia en la poìitica exterior de Espafia, hoy mas vivas que nunca en nuestros idearios; territorios, cuyo dominio actual es consecuencia de aquella politica francoinglesa <ie predominio y de despojo, de que Italia tiene tambien tantas cicatrices. A las legltimas aspiraciones espafiolas se unen en exte caso los imperativos de seguridad para la supresion de una dilatada y debil frontera y de afianzamiento de nuestras comunicaciones con el erchipelago Canario.

Asi a la aportacion que Espafia hizo al establecimiento del orden nuevo, con nuestros afios de dura lucha ofrece una mas al prepararle' a tornar un lugar en la contienda contra los enemigos comunes.

En es!e sentido, hemos solicitado de Alemania los elementos indispensables a la acci6n (3), impulsando los preparativos y haciendo todos los esfuerzos para mejorar en lo posible la situaci6n de abastecimiento.

Por todo ello comprendereis la urgencia en escribiros para pediros vuestras solidaridad en estas aspiraciones para el logro de nuestra seguridad y grandeza con h::. reciprocidad mas absoluta de nuestro apoyo para vuestra espansi6n y vuestro futuro.

Con mi mayor admiraci6n bacia los bravos camaradas Italianos que tan gloriosamente luchan os envio mi mas cordial afecto (4).

TRADUZIONE

Da quando si iniziò l'attuale contesa, fu nostro proposito fare i maggiori sforzi per la nostra preparazione allo scopo di intervenire nella guerra all'occasione favorevole nella misura dei nostri mezzi; poichè la situazione di mancanza degli elementi più indispensabili alla nostra vita e la interruzione delle comunicazioni con l'Italia e con la Germania ci impedivano al momento qualsiasi azione.

La rapida e decisiva vittoria delle Fiandre fece mutare la situazione; la rotta francese liberava le nostre frontiere diminuendo la grande tensione che sostenevamo con i marocchini sin dal tempo della nostra campagna.

A partire da questo momento il nostro orizzonte si rischiarò; la nostra azione diveniva possibile e poteva avere grande efficacia, una volta superate le difficoltà di approvvigionamento.

Proseguendo su tale strada, quando la Vostra nazione entrò in guerra, ci siamo imposti una situazione più chiara, di allarme, passando alla non belligeranza, il che doveva avere grande ripercussione nell'ordine internazionale; ma che però, svegliando gelosie e reazioni, scatenò una offensiva anglo-americana contro i nostri approvvigionamenti, aggravata in questi giorni dalle nuove misure degli Stati Uniti contro l'esportazione, e da quelle inglesi di blocco, portando alle nostre relazioni con quei Paesi una grave tensione.

Le conseguenze che la sconfitta della Francia deve avere nell'ordinamento dei territori nord-africani, mi consigliò, giunto quel momento, di incaricare il nostro Ambasciatore a Roma di trasmettervi le aspirazioni e le rivendicazioni spagnole, tradizionalmente mantenute attraverso la nostra storia nella politica estera della Spagna, oggi più vive che mai nei nostri ideali; territori il cui dominio attuale è la conseguenza di quella politica fraco-inglese di predominio e di spoliazione, della quale anche l'Italia serba tante cicatrici. Alle legittime aspirazi·oni spagnole si uniscono in questo caso gli imperativi di sicurezza per la soppressione di una allungata e debole frontiera, e di garanzia per le nostre comunicazioni con l'Arcipelago Canario. Così, all'apporto che la Spagna fece allo stabilimento del nuovo ordine con i nostri anni di dura lotta, essa aggiunge ancora di più, preparandosi a prendere posto nella contesa contro i nemici comuni.

In tal senso abbiamo richiesto alla Germania gli elementi indispensabili per l'azione, dando impulso ai preparativi e facendo tutti gli sforzi allo scopo di migliorare per quanto possibile la situazione dei rifornimenti.

Per tutto ciò comprenderete l'urgenza nello scriverVi per chiederVi la Vostra solidarietà in queste aspirazioni per il raggiungimento della nostra sicurezza e grandezza, con la reciprocità più assoluta del nostro appoggio per la Vostra espansione e per il Vostro futuro.

Con la maggiore ammirazione verso i bravi camerati italiani che lottano tanto gloriosamente, Vi invio il mio più cordiale affetto.

(l) -Vedi D. 399. (2) -Già pubblicata, in traduzione in.qlese, in The Spanish Government and the Axis: Documents, Washington, United States Government Printing Office, 1946, D. 2. (l) -Vedi D.D.T., Serie IX, vol. IV, D. 847 e, del presente volume, DD. 8 e 15. (2) -Vedi D. 54. (3) -Vedi Documents on German Foreign Palicy 1918-1945, Series D, vol. X, D. 274, 313, 326, 329 e 355. (4) -Vedi ibid., D. 346 e CIANO, Diario (1939-1943), vol. I, cit., p. 302. Per la risposta di Mussolini, vedi D. 492.
423

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO 217. Teheran, 16 agosto 1940, ore 16,30 (per. giorno 17, ore 0,30).

Baghdad telegrafa:

«N. 715 (1). Negli ambienti governativi arabi del v1cmo e medio Oriente il Mufti di Gerusalemme è considerato come il capo incontestato dei profughi palestinesi che possono riuscire a condurre a buon porto soluzione della questione della Palestina. Sua autorità e suo prestigio sono quindi limitati a tale importante prob~<:ma all'infuori del quale egli non può ritenersi esponente di alcun altro partito nel mondo arabo.

Per quanto risulta Mufti mantiene attraverso suoi emissari, costanti contatti specialmente con Primo Ministro Gailani nell'intento comune di liberare rispettivi paesi da influenza straniera; il suo atteggiamento nei riguardi delle autorità inglesi in Iraq continuerebbe mostrarsi ispirato ad un senso di diffidenza.

Sentimenti Mufti nei confronti delle potenze dell'Asse sono quelli che si riscontrano in genere in tutti i capi nazionalisti di paesi arabi. Solidarietà sua e dei suoi ~eguaci per l'Italia e Germania può tendere al fine di cercare indurre Inghilterra alle maggiori concessioni possibili ed è senza dubbio animato dalla speranza ottenere da noi un appoggio morale e possibilmente un aiuto materiale allo scopo liberare Palestina e condurla verso indipendenza piena assoluta.

Ciò non esclude tuttavia a mio subordinato parere che a noi convenga favorire per quanto è possibile questi movimenti nazionalisti arabi che si presentano nelle attuali contingenze con aspetti particolarmente anti-britannici.

H(l svuto l'altro ieri colloquio con un fiduciario Mufti da lui stesso inviatomi. Egli mi ha J:"ipetuto incrollabile decisione nazionale Palestina combattere contro Inghilterra fino completa libertà ed indipendenza del Paese. Desiderando Mufti conosc..o:re politica dell'Italia nei riguardi paesi arabi dell'Oriente, mi sono valso autorizzaz:~me V. E. trasmessami telegraficamente tramite R. LP~tazione Teheran (l) per dargli stesse assicurazioni che al Primo Ministro Iraq. Anche egli mi ha detto che se .questo atteggiamento del Governo fascista che altamente apprezzava potesse essere reso noto pubblicamente produrrebbe senza dubbio una oltremodo favorevole ripercussione nel mondo arabo.

Da ultimo Mufti ha concluso che nazionalisti palestinesi desidererebbero da noi possibilntente un aiuto di carattere materiale specialmente in fucili e munizioni o quanto meno in sovvenzione finanziaria trovando essi possibilità procurarsi armi ».

(l) Con questo telegramma Gabbrielli risponde alla richiesta di cui al D. 348.

424

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 216. Teheran, 16 agosto 1940, ore 16,30 (per. o1·e 23).

Gabbrielli telegrafa quanto segue:

« N. 77. Seguito 76 (2). In questi circoli politici e giornalistici si parla della decisione c!:le l'Inghilterra avrebbe preso di dare immediata ed integrale applicazione al Libro Bianco sulla Palestina. Verrebbe abolito periodo transizionale di dieci anni e fatto subito luogo alla costituzione di uno Stato Palestinese indipendente oltre che nazionale.

Sucidetta determinazione avrebbe seguito colloquio che Newcomb (mio telegramma n. 64) (3) ha avuto recentemente a Baghdad con questo Ambasciatore di Inghilterra, con esponenti governativi Iraq ed ai quali non sarebbe stato estraneo lo stesso Mufti. Secondo notizie che di qui mi è difficile controllare, ebrei della Palestina si mostrerebbero soddisfatti e disposti dare prova loro volontà venire ad accordo con arabi: sembra infatti che Rettore dell'Università ebrea Gerusalemme avrebbe incluso anche lingua araba come lingua ufficiale in detta Università ».

(l) -Non pubblicata. (2) -Vedi D. 423. (3) -Vedi D. 314.
425

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 498. Tokio, 16 agosto 1940, 01·e 17 (per. giorno 17, ore 1,30).

Mio telegramma n. 447 (1) ..

In ambienti militari .si afferma che recentemente fiduciari Chiang Kai-shek avrebbero preso contatto ad Hong Kong con quel Console Giapponese per formulare proposte circa inizio negoziati di pace. Da Tokio si sarebbe opposto un rifiuto a ·tale apertura. Alla iniziativa di Chiang Kai-shek verrebbe attribuita molta importanza interpretandola come sintomo della difficile sua situazione.

426

IL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 459/058. Lisbona, 16 agosto 1940 (per. giorno 18).

Ex Ambasciatore del Brasile a Londra qui di passaggio reduce dalla capitale inglese ha confidato a miei amici che «la situazione in Inghilterra è mo1to seria; che le classi popolari sono scontente della guerra -le classi medie rassegnate; che la guerra continua soltanto perchè vi è al potere Churchill. Qualunque altro uomo venisse al potere in questo momento -ha precisato l'Ambasciatore significherebbe la fine del conflitto».

Viceversa questo Ambasciatore spagnolo Franco mi ha detto che era qui giunto ieri un segretario dell'Ambasciata di Spagna a Londra in qualità di corriere e che gli aveva riferito le impressioni dell'Ambasciatore d'Alba sulla situazione. Secondo il Duca d'Alba spira un vento d'ottimismo in tutta l'Inghilterra. Le misure militari adottate, la tenace resistenza dell'aviazione inglese agli attacchi tedes~hi, la propaganda che Churchill personalmente ispira e dirige avrebbero ottenuto notevoli risultati. (Queste impressioni non stupiscono se si tien conto deìla nota anglofilia del duca d'Alba).

Secondo d'Alba un'invasione del suolo britannico è da considerarsi come estremamente difficile ed egli prevede che, siccome è interesse essenziale della Germania e dell'Italia di non distruggere l'impero britannico la cui successione aprirebbe spaventose incognite so,prattutto in Oriente, i belligeranti finiranno per trovare un~ base per trattare la pace. Una simile convinzione sarebbe molto diffusa in Inghilterra dove in sostanza nessuno crederebbe più alla possibilità vantata da Churchill, da Eden e da qualche altro fanatico di poter un giorno imporre la volontà britannica all'Europa.

(l) Non publllicato.

427

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 8428/2174. BerUno, 16 a.gosto 1940 (1).

La situazione bellica non presenta elementi nuovi, continuando l'azione contro l'Inghilterra a serbare l'aspetto di violente e replicate azioni aeree. Il bilancio dei.!a prima settimana di queste azioni comporta, come è noto, l'abbattimento ùi 505 apparecchi avversari e la perdita di 129 apparecchi tedeschi.

Nelle alte sfere si dimostra, come prima, la massima fiducia in una rapida soluzione del conflitto, la quale dovrebbe essere provocata dagli effetti materiali, ma sop!"atutto morali del martellamento aereo, mentre si afferma che, tempo permettendo, questo verrà ancor più intensificato.

Negli ambienti meno altolocati, ma in possesso di buone informazioni, si affaccia invece anche l'ipotesi che le cose possano trascinarsi più a lungo di quanto non si creda. Tutti concordano in ogni modo nell'asserire che la tattica germanica è diretta a distruggere immediatamente, quanto più è possibile di appar~~hi e aeroporti avversari, per togliere di mezzo la maggior quantità di materiali e di uomini inglesi: non: solo per assicurare alla Germania il dominio dell'aria sull'Inghilterra, ma anche e più per eliminare le continue e moleste incursioni britanniche. Esse producono pochi danni materiali, ma i continui allarmi aerei, specialmente in Renania, dove si trovano tante industrie, stancano anche fisicamente i lavoratori.

Inoltr~:. devo riferire che da fonte ineccepibile mi è stato segnalato come gli inglesi abbiano iniziato recentemente il lancio di un nuovo ed efficace, per quanto minuscolo, strumento distruttivo. Si tratta di piccoli pezzi di celluloide sui quali è fissata, coperta da uno strato di fosforo, una sostanza incendiaria. Il fosforo si infiamma, al calore normale del giorno (sono sufficienti 25° di calore) e la fiamma alimentata da tale sostanza può appiccarsi facilmente a materiale combustibile. :Il: già avvenuto che aeroplani inglesi abbiano gettato tali foglietti di celluloide su campi di grano. che subito hanno preso fuoco, dilagandosi fortemente. Si teme che questo nuovo mezzo. il quale naturalmente potrebbe venir diffuso dall'alto in migliaia di esemplari, possa danneggiare sopratutto i raccolti.

È noto poi come gli inglesi adoperino anche bombe ad orologeria. Un recente comunicato da Amsterdam ha avvertito come simili bombe siano state lanciate giorni or sono su quella città.

Tuttù questo non è preso alla leggera, naturalmente, anche se è considerato un aspetto della guerra pressochè inevitabile. Ciò aumenta. però, nella popolazione il desiderio che la guerra abbia fine presto e che non vi sia un altro inverno all'oscuro.

In tutte le conversazioni private con noi si riconosce l'enorme importanza

dell'azione italiana in Africa e dei bombardamenti mediterranei, e tutti aspet

tano l'inizio dell'offensiva contro l'Egitto.

(l) Manca l'indicazione della data d'arrivo.

428

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 8430. Berlino, 16 agosto 1940 (per. giorno 20).

Continuando ad attuare il proposito di tenere stretti e continui contatti con

le personalità più in vista della Germania hitler.iana, mi sono stamane recato a

far visita al Reichsfiihrer Himmler, col quale ho avuto per oltre un'ora una

cordiale conversazione su cuì mi onoro riferire qui di seguito.

Himmler si trova per il momento a Berlino, ma non esclude di dover partire

da un giorno all'altro al seguito del Ftihrer, che potrebbe molto prossimamente

assentarsi Oiìlla Capitale.

Il Reichsfiihrer si è con me vivamente congratulato per i successi ottenuti

in questi givrni dalle nostre armi in Somalia ed ha dimostrato di interessarsi

assai ai ;:wstri preparativi militari contro l'Egitto, rendendosi perfettamente

conto delle difficoltà da superarsi in tale grandiosa impresa bellica.

Circa i'offensiva contro la Gran Bretagna egli ha detto ch'essa potrà durare

due settirr1ane, come anche due mesi, e prevede che qualche focolaio di resistenza

possa rimanere acceso nei domini e nelle colonie inglesi, pur dopo che l'isola

sarà stata costretta a piegar le ginocchia. La certezza in una vittoria assoluta è

tuttavia più ferma che mai, e già Himmler si sta preparando a risolvere i grandi

problemi che sono stati affidati alle sue cure dal Ftihrer per il dopo guerra primo

fra tutti quello della colonizzazione delle nuove terre annesse al Reich a mezzo

dei Tedeschi della Volinia, dei Paesi Baltici, della Bessarabia, della Bucovina e

dell'Alto Adige.

'Dall'ottobre scorso a tutt'oggi Himmler ha già provveduto al trasferimento di circa duecentomila oriundi tedeschi, in massima parte provenienti dalla Volinia e -per far loro posto -a quello di oltre quattromila polacchi. Prima dell'inizio delle piogge autunnali egli dovrà ora provvedere a trasferire i tedeschi ancora rhnasti nei Paesi Baltici annessi all'U.R.S.S., i centomila altri della Bessarabia e<l i quarantamila della Bucovina. Per quanto concerne gli Altoatesini che-come ho già avuto l'onore di riferire con mio precedente rapporto (l), verranno in buona parte sistemati in Borgogna, Himmler mi ha nuovamente assicurato che il trasferimento ne avverrà al più presto, non appena il problema di più corrente attualità, l'offensiva contro la Gran Bretagna, sarà stato felicemente superato.

Il Reichsfiihrer si è poi dichiarato del tutto soddisfatto nei riguardi della situazione interna e dell'opinione pubblica in Germania pur accennando di sfugalla mentalità conservatrice e quindi non nazionalsocialista, perchè non rivoluzionaria, di parte dei generali, «i quali -così egli ha detto -tenteranno probabilmente, ma senza riuscirvi, di cristallizzare l'attuale situazione in cui essi, per ragioni contingenti legate alla guerra, dispongono di un potere più notevole che in tempi normali di pace».

Le varie centinaia di migliaia di lavoratori prigionieri polacchi e francesi, attualment.: impiegati in aziende agricole in Germania richiedono di essere sottoposti a severa e continua sorveglianza onde evitare la benchè minima deleteria propaganda sovversiva. Vengono così adottate le più rigorose misure: per citare un solo esempio Himmler mi ha detto che un polacco che abbia avuto relazioni sessuali con una tedesca vi-ene senz'altro impiccato, mentre la donna viene condannata da uno a due anni di carcere duro e le vengono rasi i capelli.

A tal proposito ho fatto presente al Reichsfl.ihrer come anche a noi sia assai poco gtadito che i nostri rurali debbano lavorare in aziende in cui trovano impiego anche prigionieri polacchi, belgi o francesi, e il Reichsftihrer mi ha risposto di rendersi perfettamente conto del nostro punto di vista. Purtroppo le difficoltà dell'attuall: momento rendono la cosa inevitabile e, al pari dei nostri, i lavoratori tedeschi sono anche addetti a poderi in cui. lavorano prigionieri di guerra.

Per q\::.anto si riferisce ai territori occupati, Himmler sembra nutrire qualche preoccupazione nei riguardi della Polonia, ove lo spirito di rivolta e le tradizioni rivoluzia:.'!arie portano di continuo a qualche incidente. Onde evitarne le ripetizione o aimeno ridurre la frequenza e la gravità sono state arrestate e chiuse in campi di c.~mcentramento molte migliaia di persone la cui attività avrebbe potuto costituire un pericolo.

In Francia le truppe di occupazione e le forze di polizia hanno proceduto all'arrestc di circa cinquemila sovversivi spagnoli ivi rifugiatisi alla fine della guerra civile. Trattasi di elementi che Himmler ha definito pessimi e che egli ha fatto ri\mire e fa lavorare in una cava di granito in cui si ha uno spettacolo «che ncorda i tempi dei Faraoni». Questi elementi sovversivi non verranno consegnati alla Spagna, poichè non si è del tutto sicuri che quel Paese non li rimetta fra breve tempo in libertà, lasciando così nuovamente in condizione di agire degli individui pericolosissimi per la salute pubblica dell'Europa e del mondo.

Rispondendo a mio domanda, Himmler si è detto sicuro di riuscire poco alla volta ad &rrestare quegli elementi sovversivi da noi segnalatigli che ancora si trovano, non soltanto nel territorio francese occupato dalle truppe tedesche, ma nella Francia intera.

Il Reichsfiihrer mi ha poi parlato della Jugoslavia, che ha definito come «paese inL.do e corrotto fin nelle midolle », e mi ha detto che gli attentati avvenuti tempo fa nella Stiria ai treni trasportanti carbone dalla Germania in Italia -in seguito ai quali per ben tre volte si verificarono dei deragliamenti -erano dovuti ~d elementi jugoslavi apertamente protetti da quella polizia. Himmler pretese allora, ottenendo piena soddisfazione, che gli attentatori già rifugiatisi in Jugoslavia, vi fossero immediatamente arrestati e poi consegnati alla polizia germanica. \Jna conseguenza di tale energico intervento furono le dimissioni del Ministro dell'Interno jugoslavo. Essendosi ora, e precisamente otto giorni or sono, verificato un altro attentato analogo -per cui ancora una volta risulta chiara la responsabilità di elementi jugoslavi ·-Himmler ha nuovamente richiesto con la massima energia che gli attentatori vengano al più presto consegnati dalla polizia jugoslava a quella germanica.

Al termine del colloquio il Reichsfiihrer mi ha pregato di volerlo ricordare, con i suoi più camerateschi saluti. all'E. V. ed anche a Guidi Buffarini ed a Bocchini.

(l) Non rintracciato.

429

IL MINISTRO DEGLJ ESTERI, CIANO, AL MINISTRO DI GRECIA A ROMA, POLITIS

NOTA VERBALE S. N. (1). Roma, ... agosto 1940 (2).

Ho il pregio di comunicarVi quanto segue.

Nel giugno scorso fu rinvenuto in Albania, in prossimità del confine greco, tra Porto Edda e Konispoli, il cadavere decapitato del patriotta albanese Daut Hoggia, sulla cui testa esisteva una taglia del Governo greco. I suoi uccisori eranc riparati in Grecia e la testa, dopo di essere staccata barbaramente dal dorso, fu portata in Grecia come prova per ottenere il pagamento del premio promesso. Secondo altre notizie, la testa sarebbe stata anche esposta in alcuni villaggi greci.

Prim~· ancora dell'accertamento di tutti questi particolari, il Governo italiano informò il Governo greco dell'avvenuta uccisione, e chiese il fermo degli autori del delitto. Nel frattempo procedé ad un'inchiesta, e le ricerche furono e sono condotte con tanta maggiore cautela quanto più delicati si presentano taluni aspetti dell'accaduto.

Gli elP.menti finora raccolti -mi dispiace di comunicarVi -sono di particolare gravità.

Si tratta di un reato con carattere nettamente politico. L'assassinato, oriundo della Ciamuria, era un noto e fervente irredentista albanese ed era riparato in Albania 20 anni fa perchè ricercato dalle autorità greche a causa della sua attiva opposizione all'occupazione greca della Ciamuria. In Albania non aveva mai cessato di manifestare i suoi sentimenti patriottici, specie in questi ultimi tempi, dopo l'unione dell'Albania con l'Italia.

II fatto è aggravato dall'esistenza della taglia del Governo greco. Esso non è isolato. È piuttosto l'episodio saliente di una serie di fatti dolorosi, le più volte ncn rilevati o non conosciuti pubblicamente, che si compiono in danno delle popolazioni albanesi sottoposte alla Grecia. È la manifestazione palese e violenta di una situazione, ormai antica e cronica, e per di più delicata che esiste nella Ciamuria e nelle altre regioni albanesi sottoposte al dominio della Greda.

Si h'atta di una situazione antica.

Le reg~vni albanesi della Grecia sono state sempre reclamate dall'Albania

come parte integrante e necessaria della sua unità nazionale. È una questione

antica quanto la stessa Albania. Gli albanesi di Grecia ammontano tuttora a

molte decine di migliaia. Ancora nel 1878 del resto i territori di Prevesa e

Janina furono mantenuti alla Sublime Porta. Solo nel 1913 essi sono attribuiti

alla Grecia.

Da aLora il Governo greco vi ha fatto affluire in gran numero popolazioni

greche, tra l'altro e specialmente i greci d'Asia Minore. Esso ha cercato di far

espatriare gli albanesi che vi si risiedevano. Con tutti i mezzi di cui dispone

uno Stato sovrano, deciso ad attuare un suo programma politico, ha discrimi

nato gravemente, a favore dei greci e a danno degli albanesi, in tutti i campi

della loro attività, da quello della libertà personale a quello economico, a quello

dell'insegnamento della lingua. Le autorità greche hanno localmente promosso

o tollerato maltrattamenti, soprusi, vessazioni e peggio, in regioni lontane dai maggiori centri, mantenute in condizioni primitive, da dove le notizie sono tarde a giungere e difficili a controllare. Nella riconosciuta debolezza delle sue pretese verso queste popolazioni, il Governo greco ha infine alimentato un fittizio irn:dentismo greco nell'Albania meridionale per parare in certo modo alle legittime richieste degli albanesi.

È tipica l'azione svolta dal Governo greco all'epoca dell'applicazione dell'Accordo greco-turco per lo scambio delle popolazioni greco-turche stabilito dal Trattato di Losanna del 1923. Il Governo greco cercò allora, contro ogni ragione, d'inviare in Turchia -perchè mussulmane -le popolazioni albanesi di queste regioni; e solo le fiere proteste elevate dagli albanesi e la loro ferma opposizione non permisero l'applicazione integrale di questo programma.

La situazione di queste regioni albanesi di Grecia è cronica.

Essa $Ì trascina dal tempo dell'assegnazione di queste regioni alla Grecia e non ha mai potuto migliorare. I passati Governi albanesi, preoccupati del loro torna.::onto particolare, hanno abbandonato le più volte alla loro triste sorte queste popolazioni. Ma il patriottismo degli albanesi di Grecia e il loro attaccamento alla ,terra natale sono stati più forti di tutto. L'opera greca di snazionalizzazione si è sempre urtata contro la volontà di queste popolazioni di ricongiungersi alla Madre Patria. L'uccisione di Hoggia denunzia la cronicità e l'intollerabilità della situazione esistente.

La situazione è delicata.

Dall'nnione dell'Albania con l'Italia, il problema, dal piano dei soli rapporti greco-albanesi, si è naturalmente spostato su quello dei rapporti anche con l'Italia. Il Governo italiano, lungi dal forzare la situazione, ha atteso fiducioso tutto questo tempo che il Governo greco portasse nei suoi rapporti con l'Albania, e quindi con le popolazioni albanesi ad esso sottoposte, uno spirito nuovo di giustizia e di equità. Ma l'attesa benevola del Governo italiano è stata, e in questo come in altri e più vasti aspetti dei rapporti tra i due Stati, interamente delusa.

Non sfugge al Governo greco la gravità della situazione, l'apprezzamento che ne deve fare il Governo italiano, e la necessità di risolverla al più presto.

Il Governo italiano ha attentamente considerato il problema degli alba

nesi di Grecia con ogni obiettività e serenità. Di seguito ho il pregio d'indicarVi

i risultati a cui esso è giunto.

lncoll"Jncio con una constatazione. I metodi finora applicati alla soluzione del problema degli albanesi di Grecia si sono dimostrati alla prov:a dei fatti di assoluta inefficacia. Ne viene che per fare opera costruttiva e pacifica, conviene di cercare altri mezzi e altre vie. Le questioni che dividono la Grecia e l'Albaniu non sono d'altronde diverse -sono anzi molto simili -a quelle che esistono in altre zone della regione danubiano-balcanica, dove i confini furono tracciati con criteri di opportunità politica piuttosto che secondo giustizia. Analoga potrebbe essere la soluzione e, per essere efficace, dovrebbe essere rapida, decisiva e completa. Una soluzione che dovesse condurre a risultati diversi lascerebbe sussistere i mali lamentati e, in definitiva, condurrebbe ad uno stato di cose pericolose per la pace.

Vi Sé.!'ò grato, Eccellenza, se vorrete povtare a conoscenza del Vostro Governo tutto quanto precede. Il Governo italiano ha l'onore di chiedere al Governo greco di fargli conoscere il suo modo di vedere al riguardo. Ove la Grecia sia, come vivamente mi auguro, nello stesso ordine di idee, di ricercare cioè una soluzione sulle stesse basi delle soluzioni adottate -o in via di esserlo -per situazioni analoghe nella regione danubiano-balcanica, il Governo italiano sarebbe disposto ad esaminare subito la questione a mezzo delle ordinar-ie vie diplomatiche.

Una tale soluzione dovrebbe cost~tuire il primo passo per una completa e duratura definizione dei rapporti tra l'Italia e la Grecia.

Vogliate gradire, Signor Ministro, gli atti della mia alta considerazione.

(l) -Un'annotazione del Gabinetto del Ministro avverte che questa nota non fu mai presentata al ministro di Grecia. (2) -Il presente documento non reca l'indicazione del giorno. È stato collocato in coda alla giornata del 16 sulla base delle seguenti annotazioni del Dia.rio !1939-43! di CIANO (cit., vol. l, p. 300): • 15 agosto... Propongo di inviare una nota alla Grecia: ciò varrà a portarela polemica su un terreno diplomatico»; • 17 agosto... Il Duce ha dettato lui la risposta:naturalmente accettiamo il punto di vista berlinese. Anche per quanto riguarda la Grecia: infatti riponiamo nel cassetto la nota che era ormai pronta •·
430

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO PER TELEFONO 230. Budapest, 17 agosto 1940, ore 0,15.

Mio telegramma n. 227 (1). Vice Ministro Affari Esteri mi ha convocato ora per rimettermi carta topografica con tracciato richieste ungheresi e promemoria che accompagnalo al Re, che spedisco per corriere aereo domani mattina, e che sono state rimesse oggi da delegazione ungherese a quella romena in Turnu Severin (2) Analoga comunicazione ha fatto a questo mio collega germanico.

31 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. V.

Tracciato segue linea Maros includendo Gyula Fehervar, rimonta Est e di

scende Sud includendo ... (l) ... Brasso. Non di meno Vice Ministro Affari Esteri

mi ha detto, invitandomi mantenere massima riserva, che sono «negoziabili »

disposizioni date prima e il secondo, quest'ultimo specie «se fosse desiderato

dalla Germania~. nell'interesse delle come è noto importanti minoranze tede

sche ivi presenti. In tale caso come segnalai tracciato seguirebbe spartiacque

Est valle Maros escludendo Gyula delimitazione confini, rimonterebbe Est, e

discenderebbe Sud, includendo sola regione Secleri.

Vice Ministro mi ha soggiunto che, a seguito accordo, predetto documento

fu comunic~to ore 12 circa, delegazione romena si è ritirata deliberando breve

mente. Indi presidente di essa ha rilevato in riunione che richieste ungheresi

parevano contrastare con affermazioni paci·fiche contenute promemoria ... (l) ...

Presidente Delegazione ungherese, avendo domandato se ciò andava interpre

tato come rifiuto, Presidente delegazione romena ha eluso risposta chiedendo

tempo fino 19 corrente ore dieci, durante il quale delegazione si recherà Bu

carest per riferire.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi, per il testo del promemoria. D. 450.
431

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO 1273. Berlino, 17 agosto 1940, ore 2,20 (per. o1·e 3,45).

Per Eccellenza H Ministro.

Avuto anche oggi (2) con Ri:bbentrop, a sua richiesta, una lunga conversa

zione che si e principalmente svolta sulle questioni che riassumo nei punti

seguenti:

1° circa i rapporti italo-russi Ribbentrop mi ha mostrato un telegramma che egli aveva poco prima mandato a Mackensen perchè fosse comunicato a

V. E. e ha tenuto a chiarire ul<teriormente che, pur essendo in principio d'accordo nell'opportunità di migliorare le relazioni fra l'Italia e l'U.R.S.S., ritiene tuttavia che tale riavvicinamento non debba essere scontato con un ulteriore inserimento della Russia nei Balcani, poichè sarebbe assai pericoloso che un'intesa con il nostro Paese confermasse i russi nell'idea di poter realizzare il loro tradizionale sogno di mettere piede nei Dardanelli. Ciò farebbe il giuoco dell'Inghilterra che ora cerca, per creare difficoltà all'Asse, di spingere la Russia ad una ulteriore azione Iii'!i Balcani;

2o Ribbentrop mi ha inoltre comunicato in via riservata che l'Addetto Militare tedesco a Roma ha avuto da parte del Generale Roatta alcune richieste relative a studi preparatori circa una azione italiana in Jugoslavia. Avendo egli fatto capire èhe la cosa gli riusciva nuova, ho subito tenuto a precisare che a Monaco di Baviera V. E. si era con lui accordato oltre che su altri problemi, anche su quello jugoslavo, rimanendo intesi esser questo un problema esclusiva

mente italiano, da risolversi al momento opportuno. Ribbentrop ha convenuto, ma ha fatto presente che in questo momento dovrebbero essere sospesi anche studi di carattere puramente tecnico su questtoni che non mirino direttamente alla disfatta dell'Inghilterra, perchè essi rappresenterebbero per Stati Maggiori una distrazione, che deve essere invece tutta concentrata verso tale obiettivo principale;

3° ho comunicato a Ribbentrop il contenuto del telegramma 830 (l) relativo all'atteggiamento italiano nei riguardi della Grecia e secondo le istruzioni di V. E. ricevute gli ho chiesto quale fosse il suo pensiero in proposito. Egli mi ha risposto di rendersi conto perfettamente della situazione e di non avere quindi nulla da dire circa i provvedimenti di ordine precauzionale. Ma pur a tale proposito ha dimostrato di preoccuparsi anche della Russia, che potrebbe trarre da una nostra azione pretesto per un intervento nei Balcani, modificando così lo statu-quo che no.i abbiamo sommo interesse a mantenere.

In cl)nclusione Ribbentrop ritiene che l'Asse ha oggi da risolvere un problema di 4. vita o morte», che è quello di battere l'Inghilterra. Ogni attività e ogni forza rivolta ad altri fini rappresenta una pericolosa dispersione di energie che è assolutamente raccomandabile di evitare. Con la caduta dell'Inghilterra tutti gli altn problemi verranno automaticamente risolti. Perciò sia la questione greca si11 quella jugoslava sono da Ribbentrop viste in funzione della lotta definitiva iniziata contro l'Inghilterra.

Con la Russia pertanto occorre fare il possibile per contenerla e evitare -sia con più stretti accordi politici con l'Italia, sia con azioni che si prestino a creare situazioni per essa favorevoli-di rendere possibile la realizzazione delle sue tendenze espansionistiche. Sopratutto per quanto concerne la questione dei Dardanelli il problema si presenta delicato e della massima importanza.

Ribbentrop ha mostrato di dare la dovuta importanza al fronte italiano nel quadro della comune azione contro la Gran Bretagna e si è detto convinto che l'Italia, continuando nella lotta così brillantemente finora condotta, batterà esercito inglese in Africa, facendo in tal modo ... (2) ... la loro potenza Imperiale.

Mi risulta che il Fuehrer ha lasciato oggi Berlino (3).

(l) -Nota dell'Ufficio Cifra: c Gruppo indecifrabile •· (2) -Cioè il 16 agosto: risulta evidente dall'ora di spedizione del telegramma. Da partetedesca vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Serie D, vol. X, D. 353.
432

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 501-502. Tokio, 17 agosto 1940, ore 11,48 (per. giorno 18, ore 1,30).

Ho veduto oggi Matsuoka che ha desiderato avere con me un colloquio confidenziab nella sua abitazione privata per esporre le sue idee sulla futura politica del Giappone. Egli ha tenuto a premettere che tale esposizione era da con

siderarsi generica ed informativa non avendo ancora Gabinetto Konoye, in seno al quale esiswno tuttora alcune divergenze, potuto prendere una decisione ferma. Estraggo !)Unti essenziali di quanto Ministro degli Affari Esteri mi ha detto:

l) Formazione grande zona autarchica Asia Orientale comprendente lodocina e Indie Olandesi è compito principale che Governo giapponese si è prefisso. Esso intende che in tale zona ogni stato e ogni razza possano liberamente sviluppare ed agire in stretta cooperazione, scioLti da ogni dominto oppressione od interferenza. A tale scopo è in prima linea da perseguire eliminazione influenze anglo-sassoni.

Questione cinese non lo preoccupa. Egli la ritiene molto prossima ad una definitiva liquidazione. Gli consta che Chiang Kai-shek non ,può più offrire a lungo seria resistenza. Il Giappone si prepara a cooperare con una Cina libera ed ordinata aenza alcuna intenzione impedire attività economica di altri paesi e in particolar modo dei paesi amici Germania e Italia.

2) Governo giapponese appoggiato dalla maggioranza opinione pubblica considera che gli stessi principi di libera cooperazione fra gli stati siano quelli che ispirano Germania e Italia nella costruzione territoriale nuovo ordine europeo, pertanto intenderebbe stabilire con noi e con tedeschi una stretta collaborazione talt-da costruire di diritto o di fatto una situazione di alleanza nella forma

o condizione che saranno ritenute più opportune. 3) I~>. tale predisposizione Ministro degli Affari Esteri mi ha espresso vivo desiderio di conoscere pensiero Governo fascista sui seguenti tre punti:

a) rapporti del Giappone con Indie Olandesi. Ho l'impressione che Ministro degli Affari Esteri desidera ottenere per nostro tramite chiarimento proposito Governo tedesco il quale per il momento sembra mantenere massimo riservo sull'argomento. D'altra parte è evidente che le intenzioni Governo tedesco sul futuro delle Isole sono di capitale importanza per la politica del Governo di Tokic>;

b) relazioni nipponico-russe.

GovE;:ono giapponese sarebbe disposto considerare possibile accordo con Russia ove ciò fosse di gradimento Governo italiano e tedesco. Ministro degli Affari Esteri ha peraltro tenuto a marcare che ogni accordo dovrebbe venire inteso come concluso con stato russo, evitando qualsiasi compromesso col comunismo. Ritengo che tali disposizioni di Matsuoka rispondano a recenti premure per le quali Ministro degli Affari Esteri ha avuto infatti alcuni giorni or sono un colloquio con questo Ambasciatore di Germania;

c) relazioni fra Giappone e gli Stati Uniti d'America.

Minisi!"o degli Affari Esteri mi ha detto che tali relazioni vanno di male in peggio. Egli ~onta che soprattutto da parte nostra gli possano giungere precise informazioni e chiarimenti circa reali intenzioni di Roosevelt nei riguardi del Giappone e ètelle sue aspirazioni. Ho dovuto promettere che vi avrei esposto tali richieste. Ho motivo di ritenere che interferenze siano state fatte essenzialmente sotto pressione movimento opinione pubblica che, sostenuta dagli ambienti militari, chied~ già da Gabinetto di Konoye una politica decisa e soprattutto tempestiva di fronte agli sviluppi del conflitto in corso. Evidentemente Ministro degli Affari Esteri conta sorvegliare stato delle precisazioni che gli potessero venire da parte nostra come da parte di Berlino, per poi ingrandire più decisamente

sua politica ispirata giustificare suoi temporeggiamenti presenti e futuri. Comunque, un vostro riscontro anche nei termini più generici mi offrirebbe materia per poter continuare con questo Ministro degli Affari Esteri quegli scambi di idee che fossero ritenuti più opportuni (1).

(l) -Vedi D. 420. (2) -Nota dell'Ufficio Cifra: c Manca •.

(3) Vedi anche G. CIANO, Diario (1939-43), cit., voJ. I, p. 300.

433

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 1278. Berlino, 17 agosto 1940, ore 13,10.

Per Eccellenza Ciano.

Azione aeronautica tedesca svoltasi iersera ore 18 ha avuto per obiettivo principale aeroporti della regione di Londra. Ad essa hanno preso parte circa 1100 apparecchi di cui almeno 450 da bombardamento. Risultati azione che si è svolta sfavorevoli condizioni atmosferiche sono tuttora in corso elaborazione presso questo Comando Superiore.

Mi riservo comunicarli stasera non appena mi verranno resi noti. Dato suo carattere massa, azione di ieri viene qui considerata come il primo atto offensiva contro ... (2), in attesa quello per la conquista dominio aereo.

Nelle incursioni giorni precedenti forze aeree britanniche hanno tuttavia subito gravi perdite che sono calcolate da questo Stato Maggiore di circa 400 apparecch. caccia.

434

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 388. Sofia, 17 agosto 1940, ore 13,30 (per. ore 23).

Iersera è arrivato Sofia funzionario da Bucarest latore lungo documento romeno di dodici pagine che risponde urgomentazioni Bulgaria contenute in appunto lasciato da Ministro di Bulgaria a Manoilescu (mio telegramma n. 380) (3). Documento dopo aver institito ancora particolarmente su desiderio Romeno conservare fascia costiera della Dobrugia conclude proponendo che conferenza ufficiale abbia inizio lunedì 19 corr. a Craiova. Difficoltà tecniche non dovrebbero -secondo Romeni -impedire raggiungimento favorevole soluzione.

Nel documento però sono contenute alcune proposte romene nelle quali

Governo Romeno vorrebbe intesa preventiva, con Sofia. Le due principali sono:

l) necessità che sgombero territori ceduti a Bulgaria si svolga in un periodo di tempo piuttosto lungo e soltanto dopo stipulazione tutti gli accordi ad esso relativi;

2) obbligo per le minoranze bulgare Dobrugia settentrionale trasferirsi in Bulgaria mentre minoranza romena nei territori da cedersi è libera circa sua decisione.

Bulgari non appaiono affatto d'accordo su tali proposte. Ciò non di meno risponderanno ora a Bucarest annunziando partenza loro delegazione per Craiova 2 aggiungendo che difficoltà tecniche potranno appunto essere discusse in seno alla Conferenza.

Qualora poi difficoltà stesse si mostrassero grandi, Bulgaria proporrebbe per esse un Arbitrato.

In compenso invito romeno ha provocato qui specialmente in opinione pubblica viva soddisfazione ma Governo è invece ancora un poco perplesso perchè esso come è noto avrebbe voluto andare alla Conferenza essendo già raggiunta intesa su delimitazioni territoriali. Esso naturalmente resta fermo sulla richiesta linea di confine 1913.

Delegazione bulgara avrà carattere piuttosto tecnico e sarà presieduta da Pomenov già Ministro a Roma. Da parte della Romania, a quanto pare, Presidente sarà Ministro plenipotenziario Cretzianu (1).

(l) -Non risulta inviata da Roma alcuna risposta a questo telegramma. (2) -Nota dell'Ufficio Cifra: • Manca •· (3) -Vedi D. 419.
435

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A BERLJNO, ALFIERI

'f. SEGRETO 222/838 R. Roma, 17 agosto 1940, ore 15,30.

Personale per Alfieri.

Vostro telegramma n. 1273 (2).

Ci rendiamo conto delle osservazioni di Ribbentrop e concordiamo con lui nel ritenere che la lotta contro la Gran Breta,gna è fondamentale anche ai fini di tutte le sistemazioni politiche. Comunicate che per quanto concerne la Russia non faremo accordi specifici ma miglioreremo le relazioni da un punto di vista generico anche per impedire che la Russia rettifichi la sua posizione nei confronti della Gran Bretagna. Non intendiamo procedere a nessuna azione contro

• Questo Ministro degli Affari Esteri desidera far conoscere a V. E. oltre notizie contenute mio telegramma 388, seguenti punti:

l) Bulgaria per facilitare raggiungimento felice soluzione questione con Romania intende proporre alla Conferenza Craiova stipulazione trattato di amicizia bulgaro-romeno. In esso e IJfoè in un quadro Più vasto, troverebbe appunto posto rettifica di frontiera costituita da cessione alla Bulgaria della Dobrugia Meridionale. Con tale proposta Sofia pensa a facilitare azione Governo romeno nei riguardi sua opinione pubblica;

2) quando Governo bulgaro parla di arbitrato per questioni tecniche che dovessero mostrarsi a Craiova di difficile soluzione esso intende alludere ad arbitrato dell'Asse. Non può per ora ufficialmente dirlo perchè non conosce ancora se Roma e Berlino sarebbero disposte accettarlo •.

la Jugoslavia. Potete confermare quanto dissi al Fuehrer circa programmi italiani. Proposti contatti di Stato Maggiore avevano soltanto carattere di studio per essere preparati ad ogni evento. Con la Grecia stiamo portando vertenza su piano diplomatico e ci limitiamo a rinforzare con altre divisioni attuali sei divisioni che presidiano Albania (1).

(l) Con successivo telegramma (n. 390 del 18 ago5to) Magistrati comunicava:

(2) Vedi D. 431.

436

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO 410. Bucarest, 17 agosto 1940, ore 16,40 (per. giorno 18, ore 3,30).

Questo Ministro Ungheria, testé dentrato da Turnu-Severin, mi ha dato seguenti informazioni circa richiesta avanzata dalla delegazione ungherese.

Linea di confine domandata segue fiume Mares da attuale confine ungherese fino a Ajud. Da tale località discende seguendo «frontiera etnografica » ed include territorio dei Siculi compreso Brassov.

Estensione della zona fiscale è di 68.000 chilometri quadrati. Come motivi addotti a sostegno delle richieste ungheresi, Bardossy oltre a quelli storici ben noti, ha esposto i seguenti:

1•) ai 1.800.000 ungheresi ·che -secondo Bardossy -vivrebbero in Transilvania, vanno a:ggiunti 200.000 che vivono nel vecchio regno e particolarmente a Bucarest; 2150 mila che ·si sono rifugiati in Ungheria; 150 mila che hanno emigrato per l'America.

2•) la densità del territorio ungherese è di 80 abitanti per chilimetro quadrato, quella del territorio della Transilvania di 52 per chilometro quadrato.

a•) i circoli Siculi, attaccatissimi alla loro terra, si opporranno ad essere trasferiti altrove. Se abbandonati dall'Ungheria, pur di uscire dalla dominazione romena si daranno in preda al bolscevismo. Ungheria non sarà cosi in grado di assolvere la sua azione europea nei Car:pazi.

Ministro d'Ungheria ha aggiunto che Delegazione ungherese è pronta a discutere modificazione alla linea domandata, ma non intende recedere dalla richiesta sostanziale, e cioè inclusione del territorio dei Siculi.

Quanto allo scambio popolazioni, Bardossy ritiene che esso sia praticamente irrealizzabile e che quindi i romeni che, secondo le sue cifre, sarebbero nel territorio richiesto poco meno di due milioni, costituenti cioè oltre il 60 per cento della popolazione, dovrebbero in grande maggioranza divenire sudditi ungheresi.

Bardossy mi ha infine detto che delegato romeno ha risposto alla richiesta di Hory dichiarando che essa è inaccettabile e non può costituire base di negoziati, e riservandosi di comuincare lunedi prossimo punto di vista del Governo romeno. Hory ed altri componenti delegazione ungherese sono rimasti a Turnu-Severin.

(l) Vedi anche Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. X, D. 357.

437

IL MINISTRO AD ATENE, E. GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 302. Atene, 17 agosto 1940, o1·e 17 (per. ore 18,40).

Mio telegramma n. 301 (1).

Con odierna nota verbale questo Ministero degli Affari Esteri in risposta

nota verbale da me presentata iersera mi assicura aver impartito ordini perchè

colpevoli siano subito arrestati e severamente puniti e si riserva farmi cono

scere risultati inchiesta.

438

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO 232. Budapest, 17 agosto 1940, ore 20,15.

Mio telegramma n. 230 (2).

Csaky mi ha confermato quanto dettomi ieri dal Vice Ministro degli Affari Esteri leggendomi telegrammi Delegazione ungherese che concludono assai scarsa fiducia circa accettazione richieste questo Governo. Mi ha detto aver qualche elemento per cui riterrebbe contro-proposte romene potrebbero limitarsi cessione dei seguenti comitati: Favali, Maramuras, Szatmar, Szilay, e più ad ovest fascia pianeggiante di scarsa profondità; inoltre larghe concessioni minoritarie. Incidentalmente accennandomi eventualità talune cessioni jugoslave all'Ungheria nel Banato, mi ha fatto comprendere riducibilità richieste ungheresi alla Romania.

Mi ha espresso pertanto sua intenzione agire massima prudenza a fine non spingere troppo le cose, esponendomi seguenti considerazioni:

0 ) suo timore moti insurrezionali Transilvania di cui, nonostante ampie dichiarazioni totale disinteressamento fatte a questo Governo, come egli mi ha ripetuto, da parte dell'Unione Sovietica, quest'ultima potrebbe approfittare, pregiudicando oltre tutto esistenza Romania che egli ritiene indispensabile ai fini equilibrio Sud-oriente europeo;

2°) sua considerazione sia atteggiamento bul1garo sia situazione italo-greca.

Quanto al primo pare che bulgari delusi da condotta Romania penserebbero ora eventualità esercitare su di essa pressione militare. A tal fine entro primo settembre prossimo si troverebbero richiamati in Bulgaria 14 classi con effettivi circa 450 mila uomini. Per quanto riguarda situazione italo-greca, ritiene essa potrebbe peggiorare, tale eventualità potendo dare inizio. nostra azione nei Balcani, cui Bulgaria come l'Ungheria potrebbero trovarsi partecipare per realizzare con le armi proprie rivendicazioni.

cedente, in seguito all'incidente dell'Helli.

Conte Csaky mi ha pregato informare V. E. constargli d'altro canto Ministro di Grecia a Mosca erasi recato da Molotov esponendogli dettaglio situazione: Molotov erasi limitato esprimere suo interesse ringraziando delle informazioni.

Mi ha soggiunto che in via affatto segreta e amichevole gradirebbe quando possibile essere tenuto al corrente intenzioni Italia nei Balcani. a fine potersi regolare in conformità condotta questo Governo.

(l) -Non pubblicato: informava di aver presentato una nota di protesta per le violente manifestazioni svoltesi contro l'Agenzia consolare italiana a Candia durante la notte pre (2) -Vedi D. 430.
439

IL MINISTRO AD ATENE, E. GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 305. Atene, 17 agosto 1940, ore 21,05 (per. giorno 18, ore 1,45).

Questo mio collega germanico mi ha letto due telegrammi del suo Governo.

In uno di essi lo si informa che in una conversazione nella quale Ministro di Grecia a Berlino ha tentnato di esporre versione greca assassinio Hoggia a Weizsacker von Ribbentrop gli ha detto che sulle questioni Mediterraneo Germania non intende accettare né diffondere versioni diverse da quelle italiane (1). Nel secondo gli viene comuni,cato che nel corso di una conversazione con l'Ambasciatore di Germania a Roma l'Eccellenza il Ministro gli avrebbe detto che Governo fascista si propone semplicemente di esercitare pressioni diplomatiche sul Governo greco per indurlo accogliere nostre richieste (2).

Ministro mi ha chiesto se avessi finora ricevuto incarico formulare tali richieste. Gli ho risposto negativamente (3).

440

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 9. Helsinki, 17 agosto 1940 (per. giorno 26).

Mio telegramma n. 193 del 13 corrente ( 4). Nel recente colloquio con questo Ministro degli Affari Esteri ho chiesto notizie circa attuale situazione isole Aland.

Ministro Witting dopo avermi confermato avvenuto richiamo contingenti truppe finlandesi mi ha detto che Governo ha dovuto accettare creazione a Maarianhamina (capoluogo dell'arcipelago) di un Consolato sovietico con palese scopo controllare esecuzione impegni da parte finlandese per prevista distruzione quelle opere fortificazione (5).

Ministro ha aggiunto che poichè tale impegno verso U.R.S.S. modifica situazione giuridica stabilita da convenzione 1921, Governo finlandese invierà quanto prima comunicazione ufficiale a tutti Governi firmatari per notificare avvenuto e comunicare che resta aperta per ciascuno di essi facoltà aprire uffici consolari nella località sopramenzionata con funzioni analoghe a quelle riconosciute al rappresentante consolare sovietico.

(l) -Vedi D. 413. (2) -Vedi D. 435.

(3) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. X, D. 363.

(4) -Vedi D. 407. (5) -Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. X, D. 223.
441

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 887/324. Helsinki 17 agosto 1940 (per. gi01·no 20).

Mio rapporto n. 861/315 del 5 corrente (1).

Con quella lentezza di reazioni, caratteristica di questo popolo, si è prodotta solamente ieri una crisi ministeriale parziale, della quale si parlava già da vari mesi. Essa riguarda le dimissioni del Ministro degli Approvvigionamenti, sig. Tanner, e di quello del Commercio, sig. Heikkinen. Il sig. Tanner viene sostituito nel suo incarico dal sig. Kotilainen, già Ministro del Commercio, mentre il sig. Heikkinen viene sostituito dal sig. Kalliokoski già vicepresidente della Camera.

Al posto di Ministro del Commercio non si è ancora provveduto a nominare alcuno, ma si prevede che il portafoglio sarà affidato ad un quotato parlamentare della frazione socialista della Camera.

Le dimissioni del ministro Tanner che risultano ufficialmente essere avvenute « a sua richiesta » erano attese da qualche tempo.

Come riferii a varie riprese, l'atteggiamento del Ministro Tanner era stato già giudicato troppo duro e reciso quando egli fu delegato a Mosca prima dell'inizio della guerra e poi anche quando egli si trovò, come Ministro degli Affari Esteri, a dirigere la politica estera in quel difficile periodo di operazioni militari e preparazione della pace.

Al Ministero degli AIP!Provvigionamenti, da lui detenuto solo da cinque mesi, le sue qualità di organizzatore sono state notevolmente apprezzate; ma le dimissioni attuali riguardano piuttosto la sua posizione politica di capo del partito socialista, in relazione con le recenti divergenze sorte in seno al partito stesso, in seguito all'azione dissidente del gruppo estremista da me varie volte segnalata. Anche in questa occasione il Tanner, il cui carattere estremamente autoritario ed inflessibile è qui largamente conosciuto, non ha forse saputo manovrare in seno al partito con sufficiente scaltrezza, attirandosi pertanto antipatie e risentimenti in seno alla stessa classe operaia che soffre in questo momento delle conseguenze di quei fenomeni di disoccupazione e di diminuzione del potere dell'acquisto della moneta locale, fenomeni fatali in un periodo di crisi così seria. Con l'eliminazione del Tanner dalla scena politica (egli torna al suo lavoro di direttore delle coope

rative operaie di questa provincia) sparisce dal pakoscenico una figura che aveva a Mosca suscitato vive antipatie e non è esagerato affermare, sebbene il controllo non sia qui agevole, che tali dimissioni saranno apprese negli ambienti del Kremlino con qualche soddisfazione.

Non è facile prevedere quali potranno essere le ripercussioni delle dimissioni di Tanner di fronte al problema, così importante in questo momento, dell'unione degli spiriti. Può darsi che qualche pecora smarrita nel branco comunista torni all'opile socialista approfittando della dtsgrazia del tirannico pastore.

Certo qui ogni sacrifido viene fatto e nulla rimane intentato per cercare di soffocare i dissidi interni, rivelati dalle recenti dimostrazioni nelle piazze, avvenute sia qui che in varie altre città di provincia.

Ho ritenuto superfluo riferire a V. E. il dettaglio e la cronaca di tali agitazioni che sono state del resto di relativamente scarsa importanza. I disturbi hanno avuto una forma un po' seria ad Abo il 7 corrente, dato che la folla colà riunita ammontava, assieme ai curiosi, a circa 4.000 persone e dato che nelle colluttazioni avvenute con la polizia si ebbero circa 2,3 feriti tra i quali uno, un curioso, che decedette poco dopo.

La stampa dopo aver osservato un rigoroso silenzio sugli avvenimenti pubblicò solo il 13 corrente un comunicato di .carattere ufficioso contenente la cronaca degli eventi e concludente con una avvertenza al pubblico di evitare di partecipare alle riunioni anche come semplici curiosi, e con un monito che le autorità avrebbero preso tutte le misure necessarie per impedire ogni ulteriore perturbamento della pubblica quiete.

Dopo di che la stampa ha iniziato una campagna contro le agitazioni, stigmatizzando l'opera dei provocatori di esse e facendo appello alla disciplina delle masse in un momento cosi delicato per l'esistenza del paese.

Un appello alla radio è stato rivolto altresì 1'11 corrente al popolo finlandese da questo Ministro dell'Interno, barone Ernst von Born, per rilevare come solo la concordia della maggioranza sana del paese potrà stroncare alla nascita i tentativi di quei piccoli circoli che vogliono seminare malcontento e zizzania.

Un altro gesto del Governo verso la pacificazione degli animi e diretto particolarmente a provare quanto le relazioni con la Russia stiano a cuore a questo paese, è stato fatto con la nomina da parte dello sesso Consiglio dei Ministri, di un comitato destinato a sviluppare i rapporti ·culturali tra la Finlandia e l'Unione Sovietica.

Il predetto comitato costituito in genere da rappresentanti dell'alta cultura locale, si è messo già al lavoro ed ha preparato una specie di programma della sua futura attività che enumera finora, fra le sue intenzioni, quella di curare le traduzioni di opere note della letteratura finlandese in russo e viceversa, quella di scambiare conferenzieri e scienziati, artisti e pellicole cinematografiche e di approfondire le conoscenze musicali dei due paesi.

Naturalmente, come ho sempre detto, tutti questi tentativi finlandesi che dimostrano l'effettiva buona volontà di Helsinki di voler fare il possibile ,per evitare nuove complicazioni, saranno destinati ad avere un seguito più o meno felice solo se essi coincidano con altrettanta buona volontà da parte delle autorità del Kremlino, il che resta tuttora da dimostrare.

(l) Vedi D. 362.

442

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

PROMEMORIA SEGRETO S. N. Tirana, 17 agosto 1940.

Sulla base delle direttive impartitemi da V. E. ho iniziato, nel campo albanese, il lavoro di preparazione del nuovo evento.

La stampa, la radio e propagandisti albanesi esaltano la figura dell'irredentista Daut Hoggia, fatto uccidere dai greci; diffondono particolarmente notizie sulle persecuzioni alle quali è fatta segno la minoranza albanese della Ciamuria; esaltano l'onore per la madrepatria della minoranza stessa.

Essendo stata acquistata una nuova stazione radio più potente per la Capitale ho disposto che la piccola stazione portatile di Tirana a onde medie e corte, con un raggio di azione di 250 Km., sia impiantata ad Argirocastro, dove ho intenzione di stabilire il centro della propaganda per la Ciamuria.

Le emissioni avverranno in albanese e in greco.

Ho anche disposto la trasformazione in quotidiano bilingue (in albanese e in greco) del giornale settimanale che si pubblica ad Argirocastro, onde potermene servire per la propaganda tra la popolazione grecofona dell'Albania del sud e di quella d'oltre confine.

Membri del Governo, gerarchi del Partito e Capi Religiosi appoggiano con slancio e con fede la nostra opera. Particolarmente importante sarà l'azione che svolgerà la chiesa ortodossa, per le ripercussioni ch'essa potrà avere fra gli ortodossi di oltre frontiera.

Coperto da questo coro appassionato di voci popolari io preparo, nel più grande silenzio, l'azione politico-militare che dovrà essere iniziata ad un cenno di V. E.

A tale scopo sto facendo predisporre l'ingaggio di:

l. -Elementi capaci di portarsi in territorio greco, per compiere, da soli o in collaborazione con albanesi della Ciamuria e con aromeni, atti di sabotaggio ed azioni di guerriglia in danno delle truppe nemiche.

2. --Elementi volontari che dovranno cooperare con le truppe destinate ad agire in Grecia. 3. --Elementi volontari che dovranno rinforzare la copertura alla frontiera jugoslava. Uomini di completa fiducia si porteranno presto in Ciamuria per invitare la minoranza albanese a tenersi pronta a qualsiasi evento. L'intesa tra me e il Comandante Superiore delle Truppe è costante e perfetta.

Ho chiesto all'Eccellenza Visconti Prasca alcuni dei fucili usati dall'esercito greco, con relative munizioni, ed alcune bombe straniere, per le previste azioni in territorio greco. Penso che ad un certo momento potrebbe anche convenire di far compiere, da elementi fedeli, un attacco ad uno di nostri posti di frontiera.

I mezzi bellici necessari sono stati, dal Comandante Truppe, richiesti al Ministero della Guerra.

Chiederò inoltre all'Eccellenza il Generale Ranza, Comandante dell'Aeronautica d'Albania, l'approntamento di paracadute che potrebbero essere utili per lasciar cadere, in determinate località della Ciamuria, armi e munizioni per gli albanesi desiderosi di appoggiare la nostra eventuale azione militare.

Riterrei opportuno fosse invitata la R. Aeronautica ed esaminare anche le possibilità di approntare un reparto di paracadutisti, destinato a scendere ed operare in zone abitate quasi esclusivamente da Ciamurioti. Alcuni albanesi desiderosi di far parte della eventuale spedizione per via aerea potrebbero, se necessario, essere sollecitamente destinati ad un breve corso di addestramento.

Sapendo che lo stato di manutenzione della rete stradale nell'Albania del Sud lascia alquanto a desiderare, ho chiesto al Comandante Superiore delle Truppe di indicarmi quali delle vie di comunicazione saranno sottoposte ad un più intenso traffico, onde poter concentrare su queste il ma,ggior numero degli operai e dei mezzi disponibili, senza tuttavia pregiudicare eccessivamente l'attuazione del programma stradale in corso, soprattutto nella parte che dovrebbe assicurare l'affluenza delle truppe alla frontiera jugoslava.

Sto facendo decongestionare i porti di Durazzo e Valona, per rendere più agevoli le QPerazioni di sbarco delle truppe e dei materiali bellici segnalati in arrivo. A questo riguardo il Comandante Superiore delle Truppe prega di far dare l'assoluta precedenza alle partenze dall'Italia dei trasporti militari. La R. Marina dovrebbe inoltre aumentare la protezione dei convogli allo scopo di evitare, per minacce non gravi, sospensioni del traffico.

Ho disposto l'allestimento di un maggior numero di ricoveri antiaerei nei porti e nelle città più prossime alla frontiera greca. Gradirei sapere se posso fare assegnamento, a tale scopo, su un altro milione di lire italiane, in aggiunta ai due messi a disposizione. Faccio presente che la popolazione teme molto l'azione aerea.

Anche la preparazione militare procede attivamente. Il Comandante Superiore delle Truppe sta già attuando il nuovo schieramento alla frontiera greca. A concorde giudizio dei Comandanti delle Forze Armate sono assai scarsi i

mezzi per la difesa contraerea.

Se l'arrivo delle nuove unità e dei materiali richiesti si verificherà nei tempi previsti, l'Eccellenza Visconti Prasca conta di essere pronto alla fine del mese. Unisco una ,carta (l), alla scala l: 200.000, con l'indicazione del futuro confine

tra l'Albania e la Grecia. La nuova frontiera, tracciata d'accordo col Comandante Superiore delle Truppe, comprende tutto il territorio indicatomi da V. E. Assicuro che, da parte mia e di quanti saranno chiamati a collaborare alla nuova grande azione voluta da V. E. sarà dato ogni contributo di forza e di fede.

(l) Non rintracciata.

443

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

PROMEMORIA SEGRETO S. N. Tirana, 17 agosto 1940.

Come è noto le popolazioni albanesi della Ciamuria irredenta sono state tenute dal Regime greco in uno stato gravissimo di indrgenza e versano in condizioni misere.

Nessuna opera assistenziale è mai stata svolta dalle autorità greche e quindi sarebbe opportuno pensare fino da ora ad organizzare una completa attrezzatura da parte del Partito perchè si possa immediatamente dopo l'eventuale occupazione, dare vita alle forme caratteristiche della assistenza fascista.

L'Ispettore del P.N.F. ha pensato di preparare cinque autotreni provvisti di numerosi capi di vestiario, migliaia di camicie nere, bandiere italiane ed albanes~, medicinali di ogni genere, viveri in scatola e carichi di granoturco.

Ogni autotreno dovrebbe essere poi provvisto di cartelli speciali indicanti in lingua albanese, italiana e greca, la località dove sarà installata la Casa del Fascio e il posto di ristoro per le popolazioni povere.

Ad ogni autotreno sarà aggregato personale scelto formato da un organizzatore fascista italiano, da un medico, da un assistente sanitario, da tre inservienti, un interprete e un sottufficiale dei carabinieri. Saranno preparati anche manifesti e striscioni nelle tre lingue, in modo che in ogni villaggio si possa immediatamente dare un senso di nuova vita.

Si è già iniziato il lavoro di raccolta del materiale per attrezzare i cinque autotreni con i fondi che il Partito ha disponibili in questo momento, ma che sono destinati ad altri scopi per l'organizzazione normale del Partito stesso.

Si rende necessario destinare una somma ad hoc per questo servizio e si può prevedere che potrà occorrere in questo primo momento, circa 500.000 lire, semprechè gli autotreni vengano forniti dall'Autorità Militare e requisiti.

444

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO 412. Bucarest, 18 agosto 1940, ore 3,30 (per. ore 6,35).

Mio telegramma n. 410 (1).

Nel rimettermi copia pro-memoria rimesso ieri [16 agosto] da Hory a Pop a Turnu-Severin, e contenente richieste ungheresi, Mainolescu mi ha detto oggi che esse sono quanto mai eccessive.

Frontiera proposta, a quanto mi ha detto Ministro degli Affari Esteri, parte da frontiera ungherese seguendo linea del fiume Mures oltrepassandola in due

punti a Sud di Arad; abbandonando il Mures a Sud di Alba Julia per passare a Nord di Blaj, di Medias e di Sighiscara e discendere verso Sud passando a Ovest di Cristuru-Secuesc e a Ovest di Brassov, raggiungendo infine linea (antica frontiera romena-ungherese) a Ovest di Zaresti.

Territorio richiesto rappresenta pertanto più di due terzi dei territori già appartenenti all'Ungheria, con più due terzi della loro popolazione, fra cui

2.200.000 romeni. Ministro degli Affari Esteri ha aggiunto che la risposta romena è allo studio e sarà comunicata lunedì prossimo a Hory da Delegato romeno.

Ho veduto questo Ministro Germania, che mi ha riconfermato suo punto di vista circa equità della soluzione da me riassunta con telegramma per corriere 0137 dell'll corrente (l) in quanto essa assegnerebbe, fra l'altro, ad ognuno dei due Paesi un numero pressochè identico di minoritari da scambiare.

Quanto a proposta ungherese, sembrerebbe che tra gli altri inconvenienti essa avrebbe anche quello di includere in territori ungheresi moltissimi tedeschi della Transilvania benchè contrariamente a tale soluzione, preferiscano restare a far parte della Romania.

Trasmetto con telegramma avente numero successivo (2) il riassunto del promemoria ungherese, di cui invierò testo integrale con telegramma per corriere aereo in partenza il 19 corrente mattina (3).

(l) Vedi D. 436.

445

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI

T. 224/717 R. Roma, 18 agosto 1940, ore 22.

Personale per Jacomoni.

Disponete perchè stampa albanese prosegua vivace polemica contro Grecia. Essa verrà raccolta e riecheggiata da stampa italiana nel modo più opportuno (4).

446

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBACIATORE A SANTIAGO, BOSCARELLI

T. 22657/54 P. R. Roma, 19 agosto 1940, ore 12,20.

Vostro 122 (5).

Ho chiesto al Governo spagnolo le notizie che Vi occorrono, per Vostro orientamento e norma, circa protezione interessi spagnoli costì (Vostro 118) (6).

Gli ho anche fatto presente sulla base di quanto mi comunicate che, se e quando ritenesse opportuno procedere a un riesame dei suoi rapporti col Cile, può sin da ora contare sui nostri buoni uffici e amichevole collaborazione (Vostro 119) (1).

Attendo tuttora una risposta che Vi telegraferò appena possibile (2).

(l) -Vedi D. 392. (2) -Non pubblicato. (3) -Vedi D. 450. (4) -Per ulteriori istruzioni in proposito vedi D. 469, nota 2. (5) -Vedi D. 388. (6) -Vedi D. 329.
447

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO 237. Budapest, 19 agosto 1940, ore 21,30.

Vice Ministro Affari Esteri mi comunica che dopo qualche polemica circa forma poteri delegazione ungherese, che romeni hanno reclamato a firma Reggente e «per concludere» anzichè «per trattare» accordo, il che subito è stato accordato, stamane delegazione romena ha presentato risposta richieste ungheresi. Risposta fissa seguenti punti:

l •) Richieste ungheresi risultano sorprendenti in quanto contrastanti con scambio precedenti comunicazioni fra i due Governi;

2") circa asserita discriminazione che cessioni Bessarabia e quella eventuale Dobrugia creerebbero a carico Ungheria, osservasi che la prima è stata ceduta sotto pressione armi, la seconda concerne territorio annesso a Romania per ragioni strategiche per scopi mantenimento equilibrio Balcanico, che sarebbe venuto oggi a cessare;

3•) assai diverso è caso Transilvania che con note deliberazioni novembre 1918 ha liberamente accettato annessione alla Romania;

4•) pertanto principi su cui fondansi richieste ungheresi non collimano col punto di vista romeno che fondasi su base scambio popolazioni, per cui cessione territoriale non sarebbe se non conseguenza di questo e nella misura da questa giustificata. Richiamo in proposito mio rapporto n. 3846/1553 in data 16 <3);

5") in tali condizioni dei negoziati delegazione romena dovrebbe pertanto ritirarsi; non di meno a prova buona volontà e pacifiche disposizioni proprio Governo, essa è disposta proseguire negoziati qualora delegazione ungherese rilasci esplicita dichiarazione accettal'e base negoziato stesso principio scambio popolazione da cui sarà desunto accordo.

Vice Ministro Affari Esteri mi ha soggiunto che secondo istruzioni già avute, Capo delegazione ungherese avrebbe insistito oggi riunione pomeridiana su base territoriale. Altre istituzioni tuttavia sarebbero inviate da qui quadro medesime direttive. Mi ha confermato desiderio questo Governo proseguire nonostante tutto trattative.

(l) -Vedi D. 334. (2) -Vedi D. 529. (3) -Non rintracciato.
448

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 417. Bucarest, 19 agosto 1940, ore 22,45 (per. giorno 20, ore 12,30).

Seguito mio telegramma n. 415 (1).

Nel rimettermi promemoria consegnato stamane da Delegazione romena a ungheresi a Turnu Severin (2), Manoilescu ha dichiarato che nella redazione di tale documento egli ha tenuto particolarmente presente dichiarazione fatta dal Duce a lui ed a Gigurtu nell'ultima udienza loro concessa recentemente a Roma

Passando quindi ai negoziati con la Bulgaria iniziati quesa mattina a Craiova, Manoilescu mi ha detto che, data intransigenza spiegata da Bulgaria nelle questioni di Silistria e Balcic malgrado pressanti richieste romene anche attraverso appello personale del Sovrano a Re Boris, conversazioni si sono iniziate in atmosfera non troppo amichevole. Manoilescu ha tuttavia proseguito affermando che, essendo cessione della Dobrugia Meridionale irrevocabile, e le delegazioni dovendo occuparsi soltanto delle modalità della cessione stessa, questione politica bulgaro-romena può ormai considerarsi definitivamente risolta.

Ministro Affari Esteri ha aggiunto che governo romeno procede da ora in via amichevole ad evacuare territori che saranno ceduti a Bulgaria.

(3) ed ha rÌipetuto che egli non solo è sinceramente animato dal desiderio raggiungere accordo con Ungheria su basi eque e durature ma considera accordo stesso -purchè raggiunto su tali basi e non già sulle richieste esorbitanti ingiustificate del governo ungherese -oltre che necessario anche opportuno per Romania.

449

IL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO PER CORRIERE 64. Lisbona, 19 agosto 1940 (per. giorno 21).

Personalità molto vicina a Salazar mi ha detto che il Presidente è convinto che la Germania non attaccherà per ora l'Inghilterra mediante uno sbarco in forza di truppe.

Le ragioni secondo il pensiero di Salazar sarebbero le .seguenti:

l. -L,a Germania e l'Italia sono oramai padrone del continente. L'Inghilterra non può farsi più alcuna illusione di poter imporre la sua volontà alla Germania e all'Italia. Il blocco economico è di fatto inoperante. Le restrizioni si faranno sentire solo per alcune materie prime data la ·carenza dei mercati americani. Impotente a bloccare l'Europa, l'Inghilterra è e sarà impotente a

32 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. V.

sbarcare sul continente masse d'armati che possano dettare la loro legge alla Germania e all'Italia.

2. --La Germania sente però che l'impresa d'uno sbarco in Inghilterra è estremamente rischiosa. Anche nel caso più favorevole che le truppe riescano a sbarcare il problema sarà di mantenerle e alimentarle, e sostenere la loro azione con potenti mezzi meccanizzati che son quelli che -sulla base delle esperienze fatte -assicurano la vittoria. - 3. --Bloccata l'Inghilterra sul mare, bersagliata implacabilmente dal cielo, attaccata vittoriosamente nell'tmpero, la Germania è convinta che l'opinione pubblica inglese si convincerà dell'impossrbilità di una vittoria e si orienterà quindi verso una pace di ·compromesso il cui presupposto è il rovesciamento dell'attuale governo britannico e l'avvento al potere di un gabinetto disposto a negoziare su basi onorevoli. 4. --Qualora ciò non avvenisse la guerra si prolungherebbe ancora a lungo ma -nel pensiero di Salazar -essa finirebbe egualmente con un compromesso date le difficoltà che esistono per entrambi i belUgeranti di schiacciare l'avversario e di imporgli la pace.

Probabilmente nella mente di questo «alleato dell'Inghilterra~ « the wish is father of the thought ~.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 450. (3) -Vedi D. 321.
450

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE AEREO 139. Bucarest, 19 agosto 1940 (per. giorno 24).

Con riferimento ai miei telegrammi nn. 412 e 417 rispettivamente del 17 e 19 corrente (1), trasmetto le qui accluse copie del promemoria con il quale il Governo ungherese ha accompagnato la richiesta del nuovo tracciato della frontiera magiaro-romena da lui presentata nella prima seduta della riunione tenutasi a Turnu-Severin il 16 corrente, nonchè della risposta del Governo romeno presentata in data odierna.

AIDE-MÉMOIRE

Budapest, 11 agosto 1940.

Le Gouvernement h<>ngrois en ses Aides-Mémoires en date du 7 et du 11 aout (2) s'est permis d'exposer certains principes sur la base desquels il avait fondé l'espoir de pouvoir arriver à un compromis avec la Roumanie.

Le Gouvernement roumain se rendant fort probablement compte de ce désir, a bien voulu accepter l'ordre d'idées que le Gouvernement hongrois y a developpé.

La Gouvernement roumain, en effet, a du s'appercevoir que le Gouvernement hongrois est pret à se charger de la responsabilité d'un compromis loyal meme au prix de graves sacrifices et d'une discrimination manifeste à son préjudice.

La situation du Gouvernement hongrois n'est pas facile. Il est évident que le Gouvernement roumain, ayant conclu un accord avec l'U.R.S.S. et étant en train d'en conclure un autre avec la Bulgarie se basent sur le principe du status quo ante a fait une discrimination au prèjudice de la Hongrie du moment qu'il a manqué de faire en meme temps une proposition semblable à la Hongrie, ayant un titre millénaire à toute la Transylvanie. Pourtant, le peuple hongrois ayant souffert par la dictée de Trianon, a compris qu'il ne faut pas infliger pareilles souffrances à un peuple avec lequel il a la ferme intention de vivre en bonne entendre ou meme chercher une collaboration durable et utile pour chacune des deux Parties. Il est à esperer au moins que le peuple hongrois y trouvera une compesation.

C'est dans ce but que le Gouvernement hongrois se permet de proposer à la Roumanie un partage du territoire en litige.

La nouvelle ligne frontière que le Gouvernement hongrois se permet de proposer au Gouvernement roumain se trouve sur le carte ci-annexée. Le Gouvernement hongrois espère que le Gouvernement roumain, s'il prend en considération que la partie la plus riche du point de vue industrie!, minière et agricole reste sous domination roumaine et s'il applique justement les principes qu'il a voulu développer dans son Aide-Mémoire du 10 aout (1), principes qui permettraient de créer des espaces vitaux pour les deux Etats aussi homogènes que possible du point de vue ethnique -après avoir effectué les échanges de population qui s'imposent en arrivera à la conclusion que la proposition du Gouvernement hongrois est lourde de sacrifices, plus qu'équitable et qu'elle est réalisable pour le bien des deux peuples.

D'après les calculs du Gouvernement hongrois, sur les territoires assez pauvres qui reviendraient à la Hongrie après le partage des territoires en litige il foudrait assurer l'existence d'à peu pres 2 et 1/2 millions de hongrois y résidant déja ou se recrutant en outre parmi la population de l'autre moitié de la Transylvanie et de l'Ancien Royaume, au nombre desquels il faudrait ajouter ceux qui ont été chassés de leur foyer en 1918-1919 et meme plus tard, auxquels les autorités roumaines dans le temps quand ils essayaient de trouver un recours contre les arrets d'expulsion en masse, ont répondu qu'eil feraient bien de • faire appel au bon Dieu •.

Pour éviter tout équivoque, le Gouvernement hongrois déclare qu'il n'est animé d'aucun ressentiment et que les droits de tous les roumains qui voudront rester sous la souveraineté hongroise, seront respectés aussi scrupuleusement que ceux des hongrois.

Le Gouv,ernement hongrois est guidé per la convinction qu'il serait une politique de courte vue de raviver les rancunes du passé du moment que tous les problèmes entre la Roumanie et la Hongrie auront été liquidés. Le Gouvernement hongrois ne veut pas infliger à la Roumanie des plaies inguérissables quand il cherche son amitié.

AIDE-MÉMOIRE ..... 18 agosto 1940.

La Délegation du Gouvernement Roumain a été surprise de la manière la plus vive en prenant connaissance de l'Aide-Mémoire présenté par la délégation du Gouvernement Hongrois.

La Délégation Roumaine n'a pas laissé un seul instant sans manifester son étonnement devant une proposition qui, si elle était connue par l'opinion publique roumaine, créerait un sentiment de nature à rendre impossible des discussions.

Malgré ce sentiment -que le Gouvernement Roumain ,et sa Délégation partage aussi -la Délégation Roumaine, d'ordre de son Gouvernement, se permet de présenter à la Délégation Hongroise la réponse suivante.

'Dans le préambule de l'Aide-Mémoire du 16 aoiìt (l) on fait allusion à l'evacuation de la Bessarabie et de la Bucovine du Nord en faveur de l'U.R.S.S. d'une part et à une éventuelle cession de la Doubroudja du Sud en faveur de la Bulgarie d'autre part, pour tirer la conclusion qu'il s'agirait dans ces deux cas d'un retour au status quo ante, qui impliquerait en quelque sorte un précédent en faveur de la Hongrie.

La Délégation Roumaine se permet de remarquer que les deux cas invoqués plus haut n'ont rien à voir avec le problème qu'elle discute en ce moment avec la Délégation Hongroise.

En effet, dans le premier cas -celui de la Bessarabie et de la Bucovine du Nord -il s'agit d'une situation tout à fait sui generis où la Roumanie a été obligée de laisser occuper une partie de son territoire à la suite d'une pression soudaine, équivalente à une guerre dans laquelle -vu la disproportion des forces militaires en présence -le résultat était connu d'avance. Ce cas ne pourrait pas etre invoqué par la Hongrie comme un précédent, d'abord parce que la disposition d'esprit et les intentions que le Gouvernement hongrois a manifesté en acceptant de parteciper à cette conférence n'ont rien de commun avec une pression et ensuite parce que les conditions et les proportions ne sont par les memes que dans le cas précité.

Dans le second cas -celui de la Dubroudja du Sud -il est question d'une province dont l'importance plutòt stratégique devait rétablir l'équilibre des forces dans les Balkans -question qui a perdu son actualité aujourd'hui.

D'un autre còté cette province n'a pas été incorporée à la Roumanie à la suite d'une adhésion populaire manifestée d'une manière unanime, comme il a été avec la Transylvanie dans la grande assemblée nationale des roumains à Alba Julia et les assemblées des Allemands à Medias et Timisoara.

Dans un autre ordre d'idées la Délégation Roumaine constate que avant la convocation de la Conférence du Turnu-Severin, trois Aide-mémoires ont été échangés entre les deux Gouvernements.

Le premier, portant la date du 7 aoiìt (2), a été présenté le 9 aoiìt par Son Excellence Monsieur de Bardossy, Ministre de Hongrie, à Monsieur Manoilescu, Ministre des Affaires Etrangères de Roumanie.

Le second Aide-Mémoire, portant la date du 10 aoiìt (3) a été remis le meme jour par Monsieur Manoilescu à Monsieur Bardossy. Le troisième, portant la date du 11 aoiìt (4), a été présenté par Monsieur Bàrdossy à Monsieur Manoilescu le 12 aout.

Dans l'Aide-Mémoire portant la date du 11 aout, mais remis par la Délégation Hongroise à Turnu-Severin le 16 aout (5), il est dit que le Gouvernement Roumain a accepté l'ordre d'idées que le Gouvernement Hongrois a développé dans ses Aide-Mémoires du 7 et du 11 aout.

La Délégation Roumaine se permet de remarquer que dans son Aide-Mémoire du 10 aout le Gouvernement Roumain -qui alors ne pouvait se rapporter qu'à l'Aide-Mémoire précédent du Gouvernement Hongrois en date du 7 aout -a affirmé que devant la conception générale qui sembalit se dégager de l'Aide-Mémoire hongrois du 7 aout, il voulait faire connaitre sa propre conception, dans l'espoir qu'on trouvera dans pourparlers à venir les moyens d'approcer les deux conceptions.

Il était donc très clair qu'il s'agissant de deux conceptions differentes, ce qui d'ailleurs devenait encore plus evident dans la suite du meme Aide-Mémoire du 10 aout, où le Gouvernement Roumain exposait sa propre conception.

En outre, il était dit dans cet Aide-Mémoire que le Gouvernement Roumain faisait connaitre sa manière de penser afìn de faciliter la tache des délégués hongrois à la Conférence commune qu'il expérait voir se réunir bientOt.

En faisant cette mise au point, la Délégation Roumaine relève l'affirmation contenue dans l'Aide-Mémoire présenté par la Délégation Hongroise le 16 aout, d'après laquelle la proposition hongroise applique justement les principes que le Gouvernement Roumain a voulu développer dans son Aide-Mémoire du 10 aout.

Il apparait donc comme essentiel d'examiner si la proposition hongroise du 16 aout -avec la carte y annexée qui lui donne un contenu concret -pourrait etre incadrée dans les principes suscités, formulés par le Gouvernement Roumain.

Or, dans son Aide-Mémoire du 10 aout, le Gouvernement Roumain affirme que le but qu'il est naturel de poursuivre des deux còtés, c'est de résoudre d'une manière radicale la question des minorités nationales et de rendre les deux Etats, la Mongrie et la Roumanie, aussi homogènes que possible au point de vue ethnique, tout en comprenant dans les limites de leurs frontières le plus grand nombre possible de nationaux.

Il est dit plus loin -et ceci est le point central de la conception roumaine que l'échange de population domine les questions des territoires, dans le sens que ces dernières doivent se poser logiquement seulement en fonction des questions d'échange de population. Plus loin on précise cette idée, en ajoutant que les déplacements de frontières ne peuvent etre opportunes qu'autant que elles peuvent augmenter l'espace vital des Etats ayant à amener dans Leur cadre territorial des connationaux qui se trouveraient dans le cadre territorial d'un autre Etat.

L'Aide-Mémoire du 10 aout manifeste l'espoir que ce principe sera considéré favorablement par le Gouvernement hongrois, qu'il ne donnera pas lieu à des marchandages et qu'il pourra revetir assez vite une expression concrète, permettant à chaque Etat de comprendre dans ses frontières tous les nationaux et, autant que possible, rien que ses nationaux.

Quel était donc le sens -d'ailleurs assez clairement exprimé -de la conception développée dans le Mémoire du 10 aout? C'était que dans la mesure et autant que les hongrois résidant actuellement en Roumanie devraient etre repatriés à la Hongrie, il état possible de leur créer aussi un espace vital correspondant, qui aurait permis -comme il est dit dans le Mémoire du 10 aout -de transporter (d'amener) ces hongrois dans le cadre territorial de la Hongrie.

Le but du Gouvernement Roumain était d'éviter à ce que -à la suite de la nouvelle systémation territoriale -il soit crée un mal plus réel que celui que la Hongrie croit en avoir subi. Son but était de considérer avant tout la substance éthnique des deux peuples et de lui ménager un meilleur développement, en rendant les deux Etats, la Hongrie et la Roumanie, aussi homogènes que possible.

Le Gouvernement Roumain était guidé dans ses pensées par le précédent créé

par la Turquie et la Grèce qui, après un vaste échange de population, sont devenueJ

des pays alliés et amis, de meme que par le magnifìque exemple donné par l'Alle

magne et par l'Italie, quand ces deux grands Etats se sont mis d'accord amicalement

pour un échange de population, destiné à régler à tout jamais la question de leurs

minorités et assurer à la frontière commune une homogénisation ethnique absolue.

Dans sa largesse de vue, le Gouvernement Roumain reconnaissait d'avance que

dans le cas de la Hongrie et de la Roumanie -vue que la minorité hongroise en

Roumanie est de beaucoup plus importante que la minorité roumaine en Hongrie

cette méthode entrenait aussi la nécessité d'un eventuel correctif territorial.

Comment de présente, à la lumière de cette co11.ception, la proposition hon

groise contenue dans l'Aide-Mémoire du 16 aout?

D'après un calcul sommaire, la zone revendiquée par la Hongrie représenterait

en surface et en population plus de 2/3 de la Transylvanie actuelle. Elle compren

àrait, d'après le recensement roumain de 1930, un total de plus dee 3.900.000 habl

tants, dont plus de 2.200.000 roumains et environ 1.200.000 hongrois. Il s'agirait donc d'annexer à la Hongrie un territoire immense ayant une majorité absolue roumaine et où les Roumains seraient deux fois plus nombrex que les Hongrois. Il est inutile de souligner qu'une pareille solution ne pouvait etre envisagée ni par le Gouvernement roumain ni par aucun roumain et qu'elle ne peut avoir aucun rapport avec la conception exposée par le Gouvernement roumain dans son AideMémoire du IO aout.

Entre tant d'arguments que nous pourrions opposer à cette proposition extraordinaire, il suffirait d'un seul pour montrer son incompatibilité total avec 1a conception roumaine.

En ·effet, dans la partie de la Transylvanie qui resterait à la Roumanie dans la supposition inimaginable que la proposition hongroise serait accepté -il y aurait en tout I62.000 hongrois. Or, comme le principe formulé, souligné et développé dans l'Aide-Mémoire du IO aout était que les questions de territoire devaient se poser logiquement seulement en fonction des questions d'echange de population, il est évident qu'il y aurait une impossibilité absolue d'échanger le nombre de minimum 2.200.000 roumains, inclus dans la partie de la Transylvanie revendiquée par la Mongrie, contre les 162.000 hongrois inclus dans le reste de la Transylvanie.

Il s'en suivrait que plus de 2 millions de roumains devraient se resigner alors à accepter la domination hongroise, ce qui créérait une situation intenable de tous les points de vue.

Donc, meme si on faisant abstraction de toute considération de justice histodique, de tout principe permettant aux peuples de disposer d'eux memes et de toutes les autres raisons qu'on pourrait invoquer pour infirmer cette proposition étonnant, il en resterait tout de meme clair qu'au point de vue des idées modernes -adoptées et appliquées par les plus grandes nations du Monde -qui visent à l'homogénisation etnique de tout Etat, cette proposition serait impossible à considérer.

Cette proposition, loin de prendre comme base l'idée d'homogénisation ethnique des deux Etats et la méthode de sa réalisation qui est l'échange des populations, désigne une frontière tout à fait arbitraire qui ne decoule d'aucun principe et qui ne peut resister à aucune critique.

Le Gouvernement Hongrois invoque, en autre, le titre de possession millénaire de la Hongrie sur la Transylvanie. Le Gouvernement Roumain en est étonné quand il est cQnnu que chaque mannuel d'histoire hongrois ·et chaque reuvre des historiographes hongrois d'avant I9I4 témoigne et enseigne que la prétendue possession de la Hongrie sur la Transylvanie a cessé en I526 avec la bataille perdue de Monacs, que la Transylvanie a vécu pendant des siècles comme Principauté autonome une vie absolument séparée de la Hangrie et que l'incorporation de la Transylvanie à la Hongrie a été imposée seulement en I867 contre la volonté opiniàtre de la majorité de la population transylvaine, c'est-à-dire des Roumains et des Allemands.

Le Gouvernement Roumain ne peut passer sous silence l'affirmation erronée du Gouvernement Hongrois concernant l'existence d'à peu près 1/2 millions de Hongrois résidant sur le territoire transylvain. Abstraction faite du résultat du récénsement generai roumain de I930, selon le récénsement hongrois de I910 il y avait sur le territoire appartenant actuellement à la Roumanie un nombre de

1.664.296 hongrois. Dans ce chiffre étaient compris tous les juifs, les tzigains et les magyarisés (ceux qui parlaient avec préférence la langue hongroise), ce qui donne à peu près le meme résultat que le récénsement roumain de 1930 avec le correctif de la diminution de la population causée par la grande guerre et compensé par l'accroissement nature!. Ainsi le chiffre avancé dans l'Aide-Mémoire Hongrois est écarté sans possibilité de réplique par le recensement hongrois luimeme.

Le Gouvernement hongrois affirme que les territoires revendiqués par la Hongrie sont assez pauvres, tandis que le territoire destiné de rester à la Roumanie est plein de richesse et très fertile. II suffit de rappeler la richesse notoire des plaines des Départements d'Arad, Bihor, Satu-Mare et Salaj, et du plateau Centrai de Transylvanie, l'importance exceptionnelle des régions aurifères des Muntii Apuseni et Baia-Mare, l'étendue magnifique des massifs forrestiers de Maramures, Nasaud, Mures, Ciuc, Trei Scaune, Brasov et Odorheiu, pour inflrmer, sans plus, la validité de la thèse hongroise.

Pour toutes ces raisons la proposition du Gouvernement Hongrois apparait au Gouvernement Roumain, tellement extraordinaire qu'il serait justifié à perdre tout espoir dans l'issue de la Conférence de Turnu-Severin et dans l'utilité de sa continuation.

Pour donner pourtant, encore une fois, la preuve de son immuable sincérité quant à son désir de paix ,et de conciliation avec la Hongrie, la Délégation Roumaine est disposée à continuer les pourparlers, si la Délégation Hongroise voulait bien lui communiquer qu'elle est prete à accepter au nom du Gouvernement Hongrois comme base de discussion le principe de l'échange des populations. Les discussions auront alors comme but l'examen et l'accord sur l'étendue de l'application de ce principe; ainsi que sur les conséquences Iogiques de cette application.

(l) -Vedi DD. 444 e 448. (2) -Vedi DD. 385 e 408.

(1) Vedi D. 390.

(l) -Si tratta del promemoria ungherese dell'll agosto, presentato il 16, riportato sopra. (2) -Vedi D. 385. (3) -Vedi D. 390. (4) -Vedi D. 408. (5) -Riportato sopra.
451

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO URGENTISSIMO PER TELESCRIVENTE 1303. Berlino, 20 agosto 1940.

ore 2,55. Per S. E. Ciano.

Mio telegramma n. 1286 (1). Stamane mi sono recato alle ore 12,50 da Ribbentrop per comunicare contenuto telegramma 838 di V. E. (2).

Ribbentrop ha molto gradito comunicazione e dopo essersi meco rallegrato per nostri successi in Somalia ha mostrato desiderio conoscere stato nostri prepativi militari contro Egitto. Ho risposto che essi su richiesta Maresciallo Graziani si stanno maggiormente completando.

Ribbentrop mi ha !pOi parlato del brillante risultato avuto dall'attacco aereo di ieri contro Inghilterra e mi ha detto di attribuire particolare significato circostanze che aviatori inglesi dimostrerebbero insuffiCiente spirito combattività e aviazione tedesca non troverebbe più seria resistenza che al di là di Londra. Inoltre mi ha comunicato che le discussioni romeno-bulgare si avviano verso conclusione quelle romeno-ungheresi incontrano serie difficoltà. Egli preferisce tuttavia rimanere per ora ad esse estraneo come fu di comune accordo stabilito.

Alle ore 16 dietro suo invito mi sono nuovamente recato da Ribbentrop. Egli mi ha detto che Fiihrer avendo appreso che il Duce desidera piano vettura restorante del suo treno speciale, gradirebbe procurargli piacere di poterla offrire facendo presente che costruzione richiederà necessariamente due o tre mesi.

Tale comunicazione non costituiva scopo principale improvvisa chiamata Ribbentrop, il quale nella lunga conversazione avuta mi ha chiesto se io fossi al corrente dei termini discussione diplomatica in corso con Grecia e se il suo tenore e le nostre misure precauzionali potrebbero portare ad una eventuale occupazione.

Ho risposto di non avere altri elementi oltre quelli contenuti nella comunicazione precedente da me fattagli, in seguito alla quale mi sembrava non avessero più ragioni di essere le preoccupazioni da lui manifestate.

Ribbentrop ha chiarito che un mancato accordo diplomatico italo-greco e una nostra eventuale azione potrebbe offrire all'Inghilterra occasione di fare degli sbarchi e alla Russia possibilità di un ulteriore intervento nei Balcani modificando così statu quo che a noi interessa in questo momento mantenere.

Alla mia replica che Italia non può consentire oltre certi limiti che Inghilterra si serva della Grecia contro di noi, Ribbentrop ha insistito che la necessità di non perdere di mira scopo principale suo rendere conto dei vantaggi di qualche tolleranza onde non prestarsi a diversivi dalle imprevedibili conseguenze.

In tutto lungo colloquio, essenzialmente orientato sullo stato nostra vertenza diplomatica con Grecia, Ribbentrop ha ribadito nostra decisione utilità di evitare complicazioni per concentrare blocco di tutte le forze Asse Rome-Berlino sull'obiettivo decisivo.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 435.
452

IL SOTTOSEGRETARIO DI STATO PER GLI AFFARI ALBANESI, BENINI, AL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI

T. PER CORRIERE 22905 P. R. Roma, 20 agosto 1940, ore 8.

Secondo notizie pervenute da S.l.M. Albania risulta che giorni addietro il Capo della Banovina Vardar avrebbe riunito a Skoplje molti notabili e capi villaggio del Kossovo per conoscere il loro pensiero circa le aspirazioni dell'Albania al Kossovo.

Tutti avrebbero risposto che le popolazioni del Kossovo sarebbero contente di far parte dell'Albania purchè questa fosse lasciata libera ed indipendente, ma che preferirebbero rimanere sotto il dominio jugoslavo se l'Albania dovesse essere soggetta all'Italia.

La segnalazione del S.l.M. aggiunge:

«Si ritiene che i partecipanti siano stati opportunamente ammaestrati dalle autorità serbe prima di recarsi a Skoplje. La risposta data dai notabili e capi villaggio non rispecchia i veri sentimenti della maggioranza Kossovara che vede invece con simpatia la penetrazione italiana nei Balcani ed aspira a liberarsi dal giogo serbo».

Quanto sopra per Vostra notizia, con preghiera di eventuale controllo (1).

(l) Vedi D. 595.

453

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO 239. Budapest, 20 agosto 1940, ore 17,30.

Miei telegrammi 237 (l) e 238 (2).

Vice Ministro Affari Esteri mi informa che riunione pomeridiana ieri Capo

Delegazione ungherese dietro incarico ha insistito base territoriale trattative.

Durante la sospènsione riunione hanno avuto luogo colloqui fra Ministro d'Ungheria a Bucarest e Capo Delegazione romena. Questi ha suggerito troncare discussioni mediante indicazione ungherese cifra totale popolazione etnicamente magiara che dovrebbe venire inclusa confini Ungheria. Tale transazione potrebbe costituire base concreta proposte del Governo romeno, da presentarsi dopo approfondito esame. Affermava che tale procedimento sarebbe approvato da Germania. Ministro di Ungheria Bucarest ha osservato che opinione romena già contraria cessione territoriale potrebbe accentuarsi con altro trascorrere di tempo e che occorreva quindi dare rapido corso negoziati. Capo della Delegazione romena pur rilevando che ulteriore trascorrere tempo gioverebbe anche rafforzare suo Governo di fronte opinione interna, ha allora esso stesso suggerito sospensione lavori Delegazioni in vista della ripresa delle trattative per via diplomatica.

Indi in riunione Delegazioni, Capo della Delegazione romena ha confermato punto di vista espresso in riunione antimeridiana, cioè base scambio popolazione che dovrebbe estendersi anche gruppi etnici Secleri, che è qui convinzione non siano disposti abbandonare loro Sedi territoriali.

Capo Delegazione ungherese, dietro istruzioni in suo possesso, ha proposto sospensione lavori Delegazioni per recarsi a Budapest a riferire. Egli sarà qul oggi e avrà colloqui in serata con il Presidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri.

Dopo sospensione lavori, Capo Delegazione romena ha ancora precisato in confidenziale colloquio agli ungheresi che Governo romeno intende conservare territorio Secleri.

Stamane al Ministero degli Affari Esteri dominava un marcato pessimismo sull'esito delle trattative: Vice Ministro degli Affari Esteri mi ha detto che soluzione ragionevole sembrerebbe quella che Potenze dell'Asse non desiderano, cioè con le armi.

454

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 425 Bucarest, 20 agosto 1940, ore 21,30 (p€r. giorno 21, ore 14).

Mio 4,17 (3). Con telegramma in chiaro n. 232 (4) ho trasmesso comunicato diramato questa notte a Turnu Severin. Questo Ministro di Ungheria testè rien

trato Bucarest mi ha detto che dopo che Pop ha dato lettura promemoria romeno di cui ai miei telegrammi nn. 4116 (l) e per corriere 0139 (2), sono state lette da una parte e dall'altra, dopo intervallo necessario per. consultazione, altre due dichiarazioni, restano sostanzialmente ambedue le delegazioni sulla posizione di partenza.

Delegazione ungherese insiste cioè 'Per discussione questione territoriale su base linea di confine proposta; delegazione. romena insiste invece perchè sia ammessa e discussa proposta scambio popolazione dalla quale dovrà di,[>endere questione territoriale.

Due Capi delegazioni hanno deciso pertanto recarsi conferire con i rispettivi Governi lasciando tuttavia sul luogo delegazioni. Bardossy mi ha manifestato opinione pessimista circa attuale andamento negoziati e atteggiamento romeno che considera dilatorio.

Circa fondo questione, a suo modo di vedere, scambio popolazione è impossibile dato che Secui da molti anni hanno lasciato loro territori, per cui non vi è secondo lui altra possibilità che l'annessione dell'intera zona che include distretto abitato da Secui.

Questo mio collega di Germania, pur astenendosi, almeno per ora, esprimere ufficialmente suo avviso, mi ha confermato invece a titolo personale e riservato punto di vista da me trasmesso con telegramma per corriere n. 0137 dell'll corr. (3), secondo il quale Secui dovrebbero essere trasferiti nella zona frontiera e successivamente trasferiti verso interno.

(l) -Vedi D. 447. (2) -Non pubblicato. (3) -Vedi D. 448. (4) -Non pubblicato.
455

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO 240. Buàapest 20 agosto 1940, ore 23.

Nel recarmi a questo Ministero Affari Esteri ho incontrato Capo Delegazione ungherese, che mi ha detto essere sua netta impressione che da parte romena si cerchi eludere negoziati o attenersi a discussioni di principio circa basi negoziati stessi su scambio di popolazione. Nonostante insistenze replcate Delegazione ungherese, romeni avrebbero negato accenno qualsiasi tracciato territoriale sulla base concreta comune interesse discutere, affermando anzi nessun tracciato essere da essi previsto.

Ho indi parlato col Vice Ministro Affari Esteri, che aveva avuto oggi riunione col Presidente del Consiglio, Ministro Affari Esteri e lo stesso De Hory. Ultima richiesta Romania, stabilire cioè base negoziati su scambio di popola~ zione, ·Sarebbe stata giudicata inaccettabile in ,quanto denota portare discussione su elementi etnici-statistici controversi che in concreto potrebbero subire ulteriori riduzioni quando si trattasse successivamente di procedere da parte romena ad effettive domande trasferimento elementi etnici magiari, si considera inoltre che richiesta apertura negoziati da parte romena, dopo consegna pro-memoria

a ungheresi 7 corrente (1), costituisca già implicita accettazione basi negoziati

in essa indicate, cioè basi territoriali.

Vice Ministro Affari Esteri mi ha detto pertanto che saranno quanto prima formulate istruzioni da affidarsi capo Delegazione ungherese che ritornerebbe Tul'nu-Severin per dichiarare non accettazione ultime richieste romene. Non mi ha nascosto intendimento porre conseguentemente romeni in eventuali condizioni prendere essi se mai iniziativa interruzione negoziati.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 450. (3) -Vedi D. 392.
456

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. SEGRETO 8610. Berlino, 20 agosto 1940 (2).

A seguito del mio telegramma n. 1,284 (3) mi onoro riferire più ampiamente sull'interessante colloquio da me avuto con il Maresciallo Keitel.

Il Maresciallo ha osservato che le operazioni previste contro l'Inghilterra presentano grandi difficoltà, che hanno richiesto una accurata e minuta preparazione, specie in rapPorto alla inferiorità navale tedesca.

Il Fiihrer non farà compiere uno sbarco se non quando si abbiano per le trUJppe tedesche le dovute condizioni di sicurezza e le maggiori probabilit!à di successo. Il ritardo che può verificarsi per attendere tali condizioni deve essere considerato come una necessità.

Un successo parziale o incompleto da parte tedesca rappresenterebbe per l'Inghilterra un grande risultato e determinerebbe un prolungamento delle operazioni e quindi un ritardo molto maggiore di quello che oggi si verifica.

Le condizioni meteorologiche assumono per l'aviazione e per i mezzi tecnici attuali grande importanza e il Fiihrer ne tiene il massimo conto, come ha dimostrato nel fissare l'inizio delle operazioni in Polonia, nel Belgio e in Francia.

Le condizioni attuali sono sfavorevoli e ritardano le operazioni; esse hanno impedito finora di agire con quella continuità che sarebbe stata desiderabile. Si tratta di una situazione meteorologica anormale, perchè al regime generale di alta pressione che si verifica nelle Azzorre e nell'Europa centrale non corrispondono le favorevoli condizioni di tempo che dovrebbero attendersi.

La Germania può ancora aspettare tranquillamente; condizioni generali favorevoli possono aversi fino alla metà di ottobre.

Il Maresciallo Keitel ha osservato che occorre anche tenere conto del fatto che gli Inglesi ammaestrati dall'esperienza, hanno disperso e occultato i loro apparecchi in numerosi nuovi campi, di modo che non è possibile ottenere rapidamente i risultati avuti nel Belgio e in Francia, dove in un solo giorno una notevole aliquota dell'aviazione nemica fu schiacciata al suolo.

Nella situazione attuale bisogna pertanto compiere operazioni preparatoriedi maggiore durata.

La Germania è ad ogni modo sicura della vittoria e per garantirla ha compiuto ogni possibile preparativo. È stata direttiva fondamental,e della politica militare tedesca, fin dal tempo dell'occupazione della Cecoslovacchia, di preparare per le operazioni tutto quanto può essere necessario per far fronte ad ogni evenienza.

È comunque certo che la Germania, una volta azzannati gli Inglesi, non li « mollerà » più finchè non saranno vinti.

In Inghilterra domina una diffusa ignoranza delle cose militari. In nessun altro Paese vi sono anche negli elementi dirigenti tanti profani di questioni militari. Ne consegue che i governanti non si rendono conto delle reali possibilità delle forze armate in confronto di quelle nemiche e che le masse sono facilmente ingannate.

Si aggiunga che l'Inghilterra ha sempre fatto la guerra in casa d'altri, e quasi sempre con gli eserciti degli altri. Quando però essa sentirà il peso della guerra in casa propria, non sarà più possibile a Churchill e compagni di nascondere al popolo la verità. I colpi che l'Inghilterra subisce in questi giorni devono essere già abbastanza istruttivi.

È possibile -come anche la stampa inglese ha accennato -che, occupate dalla Germania le isole britanniche, il Governo inglese si ritiri con la flotta nel Canadà. In Inghilterra rimarranno però 43 milioni di inglesi, che sotto la minaccia della fame dovranno costituirsi un nuovo governo e fare la pace.

II Maresciallo Keitel, dopo essersi caldamente felicitato per i brillanti successi da noi conseguiti, ha espresso i migliori auguri per le nostre operazioni in Egitto. Tra gli auguri è quello che gli Inglesi si impegnino quanto più è possibile vicino alla frontiera, in modo che l'Italia possa dare subito un buon colpo. Al riguardo ha osservato che per la Germania è stato un grande vantaggio che gli Alleati abbiano creduto all'attuazione del piano Schlieffen e abbiano perciò inviato subito le loro truppe migliori nel Belgio, esponendole così al primo urto tedesco. Meglio sarebbe stato per gli Alleati attendere i tedeschi sulle posizioni del confine franco-belga con un forte scaglionamento in profondità.

Dal complesso del colloquio, oltre la riaffermata sicurezza tedesca nella vittoria finale, sono da trarre le seguenti conclusioni: --l'entità dei preparativi e le condizioni meteorologiche hanno imposto all'offensiva contro l'Inghilterra un ritardo superiore al previsto; -le operazioni in corso rappresentano la fase preparatoria dell'azione risolutiva, costituita dallo sbarco;

-quest'azione risolutiva potrà ancora tardare notevolmente, essendo subordinata al raggiungimento delle migliori condizioni di sicurezza e delle maggiori probabilità di riuscita;

-non viene esclusa la possibilità che mediante azioni aeree progressivamente più intense, l'Inghilterra sia costretta a trattare.

Il Maresciallo Keitel ha tenuto a precisare che in fatto di preparazione nulla deve essere tralasciato. Ed ha aggiunto che se, dopo l'azione, una parte dei preparativi fatti non sono stati sfruttati, non per questo si può dire che è stato uno sforzo inutile.

(l) -Vedi D. 385. (2) -Manca l'indicazione della data d'arrivo. (3) -Non pubblicato.
457

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 395. Sofia, 21 agosto 1940, ore 14 (per. ore 21).

Questo Ministro degli Affari Esteri mi dà seguenti notizie su conversazioni di ieri 20 a Craiova :

l. -Romeni hanno fatto tentativi di chiedere per città Balcic un regime di città libera. È stato risposto che dopo poco felice esempio di Danzica sarebbe troppo pericoloso ripeterlo. Pare che i romeni non insisteranno. Quando a Castello Reale colà ·esistente per il quale Bucarest chiede ad ogni modo extra territorialità verrà trovata formula conciliativa.

2. --Romeni insistono perchè periodo per evacuazione Dobrugia sia fissato in almeno il 10 settimane a decorrere firma accordo. Bulgari ritengono assolutamente esagerato tale periodo e pensano invece, magari, maggiormente profittevole per popolazioni un periodo di ammin~strazione mista con occupazione da parte Bulgaria. 3. --Romeni che hanno per ora declinato proposta bulgara per patto amicizia propongono una dichiarazione comune che confermi essere, con Dobrugia Meridionale a Bulgaria, esauriti tutti i problemi territoriali tra i due Paesi. Bulgari non sono contrari proposta.
458

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 393. Mosca, 21 agosto 1940, ore 19,20 (per. giorno 22, ore 3,45).

Segretario Generale Ministero degli Affari Esteri svedese venuto per la terza volta a Mosca in connessione con negoziati commerciali in corso fra U.R.S.S. e Svezia mi ha detto che in una ·conversazione avuta con Molotov ha trattato questione degli interessi economici e finanziari svedesi nei Paesi Baltici ottenendo assicurazione di benevolo esame. Si calcola che tali interessi ammontino cifra considerevole di 100 milioni corone dei quali circa 80 milioni rappresentati da crediti verso passati governi ed amministrazioni pubbliche e 20 milioni da investimenti in industrie locali. Signor Boheman ha fiducia di poter ottenere rimborso della prima parte in forza principio internazionale che rende Stato successore responsabile degli impegni assunti da Govevno passati. È meno ottimista per seconda parte per il fatto che nazionalizzazione industrie private è stata decisa dai singoli Governi dei tre paesi anteriormente alla loro annessione all'U.R.S.S.

Segretario Generale mi ha detto ,poi aver menzionato questione finlandese non nascondendo a Molotov viva preoccupazione della Svezia per stato attuale relazioni finno-sovietiche. Molotov ha risposto facendo attacco a fondo contro il

Governo finlandese da lui accusato di nutrire sentimenti ostili e di far preparativi militari contro U.R.S.S.

Linguaggio Molotov ha dato a Boheman sensazione netta che U.R.S.S. stia preparando nuovo atto di forza contro Finlandia. Tale ipotesi appare confermata da grande concentramento truppe sovietiche alla frontiera finlandese.

459

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL, MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 141. Bucarest, 21 agosto 1940 (per. giorno 24).

Questo Ministro di Bulgaria è venuto oggi a mettermi al corrente dell'andamento dei negoziati iniziati lunedì scorso a Craiova fra le delegazioni bulgara e romena.

Nel comunicare la sua sostanziale accettazione della cessione della Dobrugia meridionale, come ha riferito a suo tempo, il Governo romeno ha chiesto al Governo bulgaro di accettare le seguenti condizioni relative alle modalità di evacuazione e di cessione di tale territorio.

l. -L'evacuazione della Dobrugia meridionale da parte delle autorità romene e degli abitanti di origine romena che volessero abbandonare questa provincia, dovrebbe cominciare dopo la conclusione del trattato fra i due paesi, entro un termine ragionevole e durare il tempo necessario perchè possa farsi in buon ordine e senza nuocere agli interessi ed alla dignità dei suoi abitanti.

2. --Dato che il numero dei bulgari abitanti la Romania è molto inferiore a quello dei romeni abitanti la Dobrugia meridionale e l'antica Bulgaria, il rimpatrio dei bulgari di Romania in Bulgaria deve essere reso obbligatorio. È superfluo aggiungere che lo scambio delle popolazioni dovrà essere sincronizzato e parallelo dalle due parti. 3. --I beni mobili ed immobili dei romeni abitanti nella Dobrugia meridionale debbono essere considerati intangibili e rispettati come tali, mentre che la liquidazione eventuale dei beni rurali di certe categorie di proprietari darà ben inteso luogo al diritto d'indennizzo e dovrà avvenire entro un termine ragionevole. 4. --Resta inteso che i due Governi useranno tutta la loro autorità morale verso gli abitanti della Dobrugia meridionale, appartenenti alle due nazioni rispettive, perchè si comportino nel modo più corretto durante le operazioni di evacuazione e, in generale, durante tutto l'intervallo di tempo che precederà l'installazione delle autorità bulgare nel territorio ceduto.

Con sua nota del 17 agosto il Governo bulgaro, come altresì è noto, ha risposto a tale proposito come appresso:

« Circa i quattro .punti sui quali il Governo romeno desidererebbe conoscere l'opinione del Governo bulgaro, questi, pur formulando certe riserve, assicura il Governo romeno che gli argomenti dei quali essi trattano non appaiono tali da condurre le conversazioni ad uno scacco. Al contrario, il Governo bulgaro è convinto che, se si tende ad un accordo su di una base giusta ed equa, i delegati arriveranno senza difficoltà a trovare una soluzione delle questioni che saranno discusse in questa conferenza. Se, come non si prevede, avessero a sorgere delle difficoltà delle quali la conferenza non trovasse la soluzione, il Governo bulgaro si dichiara fin d'ora pronto a sottometterle ad un arbitrato».

Le conversazioni, a quanto mi ha detto il signor Petrov, sono state iniziate da parte della Delegazione romena con una certa freddezza dovuta, come pure a suo tempo riferito, all'insuccesso dell'azione svolta dalla Romania per ottenere una diminuzione delle pretese bulgare.

n capo della Delegazione romena ha pertanto mostrato di non ritenere, per il momento, opportuna la conclusione di un trattato di amicizia che nel corso di una conversazione gli era stato offerto da parte del capo della Delegazione bulgara.

Venuta poi la discusisone sui quattro punti da me soprariferiti, si sono verificate e, sempre secondo il racconto fattomi dal signor Petrov, le seguenti divergenze di "edute:

Sul punto primo la delegazioné romena vorrebbe ottenere un termine di tre mesi per la evacuazione della Dobrugia da parte delle Autorità romene e degli abitanti di origine romena che lo desiderano. La delegazione bulgara, per ragioni di ordine politico e militare ed anche di ordine pratico, in quanto essa teme che i romeni intendano impradonirsi dei raccolti, vorrebbe invece ridurre tale termine al minimo, e comunque a non oltre due settimane.

Per quanto concerne il secondo punto la Delegazione bulgara vorrebbe che le condizioni richieste fossero di reciprocità e cioè che il rimpatrio fosse obbligatorio tanto per i romeni quanto per i bulgari ovvero reciprocamente facoltativo.

Gravi difficoltà presenta anche il terzo punto. La delegazione romena insiste infatti perchè vengano indennizzate le proprità dello stato romeno e quelle dei coloni romeni e macedo-romeni che sono stati in questi ultimi venti anni trasportati in Dobrugia. Si tratta di un complesso di circa quattrocentomila ettari, coltivato da tali coloni, oltre che di numerosi edifici pubblici quali caserme, scuole, ecc. La delegazione bulgara non intende accogliere tale richiesta, sia perchè afferma che una gran parte di tali proprietà appartenevano precedentemente allo Stato bulgaro e sono state espropriate a cittadini bulgari, sia per l'ingentissima spesa che tale indennità farebbe gravare sulle finanze bulgare.

Il quarto punto non presenta infine difficoltà di ordine teorico sebbene praticamente non manchino già lagnanze tanto da parte bulgara quanto da parte romena.

II signor Petrov mi ha infine detto che, secondo i suoi calcoli, nella Dobrugia meridionale, su un territorio di circa 7500 Kmq. vivono attualmente circa 150 mila bulgari, circa 80 mila turchi e circa 80 mila romeni. Altri 80 mila romeni all'incirca vivono nell'attuale territorio del Regno di Bulgaria, ciò che farebbe ascendere a circa 160 mila anime la popolazione romena che dovrebbe eventualmente essere ripristinata in Romania.

n signor Petrov non aveva invece dati precisi per quanto concerne i bulgari

che si trovano in territorio romeno fuori della Dobrugia meridionale ma riteneva

che debbano essere inferiori della metà al numero dei romeni della Bulgaria e

della Dobrugia meridionale.

Ho potuto tuttavia comprendere dalle parole del signor Petrov, che il Governo bulgaro si preoccupa soprattutto dell'eventuale rimpatrio in Romania dei romeni che vivono nell'attuale territorio bulgaro, in quanto si ripromette, attraverso l'esproprio dei territori da loro coltivati, e che generalmente essi non hanno ancora riscattato dallo Stato romeno che ne è ,proprietario, di rendere praticamente impossibile ai romeni e agli aromeni trasferitivi dopo il 1923, un'ulteriore permanenza n€lla Dobrugia meridionale.

460

IL VICE-CONSOLE REGGENTE A PARIGI, ORLANDINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 265/97. Parigi, 21 agosto 1940 {1).

Seguito al mio rapporto del 10 corrente 215/58 (2).

Commercianti ed industriali italiani di varia importanza si rivolgono al Consolato per esprimere le loro preoccupazioni e chiedere istruzioni e consigli. La loro attività è ridottissima e le difficoltà molto fomi. La nuova barriera creata dalla zona di demarcazione -praticamente chiusa -la difficoltà di transitare via Germania e via Svizzera fanno sì che tutta questa parte di Francia è quasi del tutto isolata: importazioni ed esportazioni sono quindi nulle e le riserve si esauriscono.

Da circa un mese sono pure proibite le comunicazioni postali fra la Francia occupata e la Francia non occupata. La mia azione non ha finora potuto limitarsi che ad €v1tare sequestri o requisizioni o a farle togliere -almeno in parte -se già eseguite.

Come ho già detto precedentemente -riterrei utile la presenza qui di un addetto commerciale come informatore e più utile ancora la presenza a Berlino di un gruppo di esperti degli interessi italiani in Francia -di una Commissione formata da alcuni degli esponenti della nostra collettività di questo Paese. Ho l'impressione che attalmente, più che qui sul posto, dove non ci sono che funzionari esecutori, il nostro lavoro più proficuo può essere svolto a Berlino.

461

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALJ, GIANNINI, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

APPUNTO. s. N. Roma, 21 agosto 1940.

Le conversazioni di Berlino si sono svolte intorno a quattro gruppi di problemi: l) intese per l'armistizio;

2) intese per la guerra economica; 3) sessione della Commissione Mista e della Commissione Riservata per i problemi della guerra; 4) presa di contatto per i problemi del dopoguerra.

(l) -Manca l'indicazione della data d'arrivo. (2) -Non rintracciato.
1

Intese per l'armistizio.

A richiesta del Governo francese il Governo germanico si è dichiarato disposto ad alleggerire il controllo lungo la linea che delimina la zona di occupazione spostandolo integralmente ai confini terrestri e marittimi della Francia. A tale scopo aveva proposto di fare il ·controllo in comune nella .zona dov'è esercitato dall'Italia e di estendere il suo controllo unilaterale sui tratti della frontiera svizzera esclusi da ogni controllo attualmente. Inoltre era necessario istituire un controllo al centro, sia presso la Banca di Francia che presso il Ministero delle Finanze. Per questa questione è stato necessario l'intervento personale del Fiihrer, dato che il Generale Keitel non intendeva accedere al nostro punto di vista. L'accordo pertanto si basa su una soluzione semplicissima. Partendo dal .presupposto che la Germania esercita il controllo anche in nome dell'Italia e l'Italia lo esercita anche per conto della Germania, noi continuiamo ad esercitare da soli il controllo sulle coste mediterranee della Francia lungo la linea alpina di occupazione e la estendiamo fino alla frontiera svizzera in modo da farla coincidere col punto in cui termina la zona del nostro controllo militare. La Germania estende il suo controllo lungo la frontiera svizzera in modo da congiungersi al punto in cui comincia quello italiano ed estende il suo controllo lungo tutta la frontiera spagnola fino a congiungersi a Port Bou col controllo marittimo italiano. Allo scopo però di controllare i traffici di transito dalla Spagna verso l'Italia un funzionario doganale e uno ferroviario italiano si stabiliranno a Port Bou presso il controllo germanico. Tutte le coste francesi del Mediterraneo, incluse quelle del Marocco restano riservate al controllo italiano mentre il controllo germanico viene esercitato sul Marocco e sulla sua costa atlantica nonchè sull'Africa occidentale francese.

Avendo ceduto su questa soluzione, il Governo germanico ha insistito perchè, per ragioni di equilibrio, il controllo centrale presso la Banca di Francia e il Ministero delle Finanz·e sia effettuato dai controllori germanici già nominati pur ammettendo che presso i due controllori sia istituito un rappresentante del Governo italiano.

In conseguenza di tali intese, istruzioni parallele dovranno essere impartite alle due Commissioni di armistizio .per i necessari accordi col Governo francese.

2

Guerra economica.

Il Governo germanico ha rilevato che il controllo del commercio dei neutrali non viene effettuato dai due alleati con un sincronismo di provvedimenti

33 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. V.

e di azione onde appare necessario armonizzare l'attività dei due alleati. A tale scopo un rappresentante del Governo germanico sarà incaricato di tenere i contatti col Ministero degli Esteri per una rapida comunicazione delle informazioni e dei provvedimenti che sembra necessario adottare. Analogamente un rappresentante del Governo italiano dovrà compiere analogo incarico presso lo Stato Maggiore Germanico per la guerra economica. Inoltre le rappresentanze diplomatiche dei due Paesi in tutti gli Stati si terranno strettamente a contatto per informarsi reciprocamente e per esaminare tutto quel che si può fare per intralciare l'acquisto di merci da parte dei nemici. Una particolare attenzione merita la Svizzera la quale, attraverso la frontiera francese finora non controllata, ha seguitato ad esportare materiale di guerra destinato alla Gran Bretagna. I contatti tra le rappresentanze diplomatiche a Berna dovranno pertanto formare oggetto di particolare attenzione. Inoltre il Governo germanico ha concluso con quello svizzero uno speciale accordo per effetto del quale un controllo sul traffico svizzero viene intensificato allo scopo, tra l'altro, di accaparrare tutta la produzione bellica svizzera per la Germania. In questo accordo, già firmato dalla Svizzera, si prevede che un analogo accordo interverrà tra la Svizzera e l'Italia in modo da sottoporla al più assoluto controllo.

Le istruzioni alle rappresentanze diplomatiche sono state già impartite ed al Ministro di Svizzera è stato già consegnato il progetto di accordo nel testo concordato a Berlino e che è in tutto parallelo a quello sul quale si basa.

3

Commissione mista.

I nostri urgenti bisogni di ulteriore materiale a scopi bellici, anche per colmare taluni deficit temporanei derivanti dai danni subiti per bombardamenti aerei da alcuni stabilimenti, hanno reso necessario a due mesi di distanza di rivedere il problema delle forniture a scopi militari. Abbiamo fatto reciprocamente i massimi sforzi e in definitiva le concessioni germaniche sono superiori alle nostre. Altrettallito deve dirsi per i traffici normali per i quali si presentavano alcuni problemi urgenti e cioè:

a) l'approvazione dell'unione doganale fra la Germania e il protettorato, con la conseguente necessità di rivedere il regime degli scambi fra l'Italia ed il Protettorato;

b) la ripresa dei traffici con i Paesi occupati dalla Germania e cioè il Belgio, l'Olanda e la Norvegia; c) la revisione degli accordi di pagamento per includervi anche quelli che si riferiscono ai 'territori occupati nonchè al Governatorato di Polonia.

Senza discendere a dettagli, reputo opportuno far presente che l'ingente mole di questioni ha potuto essere regolata in una settimana data la rapidità con la quale possiamo procedere per l'affiatamento che si è determinato nel Comitato per rli scambi itala-germanici.

4

Problemi del dopoguerra.

Il Governo germanico mi ha fatto chiedere se avevo difficoltà per scambiare qualche idea su taluni problemi del dopoguerra. Le questioni esaminate sono state le seguenti:

a) statuto della navigazione aerea. Il dott. Wegerdt, pur avendo la sensazione della necessità di rivedere lo statuto della navigazione aerea, non mi pare che abbia una chiara visione dei problemi. Mi ha ascoltato nella lunga esposizione che io ho fatto e mi ha pregato di consegnargli al più presto un dettagliato promemoria, ritenendo necessario sottoporlo a Goering per le istruzioni, onde poter avviare successivamente gli studi. Ho redatto e consegnato a Berlino il relativo promemoria, dandone copia anche al Ministero degli Esteri;

b) traffico ferroviario. Il Segretario di Stato Kleimmann mi ha parlato del desiderio germanico di liquidare la Compagnia Internazionale dei Vagoni Letto, pur intendendo riservare all'Italia una quota parte dei traffici nel dopoguerra. Gli ho fatto presente che noi abbiamo organizzato la parte italiana della Compagnia in una Società autonoma e che intendiamo nel dopoguerra riservarci il servizio dei Vagoni Letto per tutta l'Europa meridionale. Se il nome della Compagnia può facilmente sparire resta però ad esaminare un problema di ordine tecnico e cioè se l'attuale Compagnia Internazionale debba essere liquidata ovvero il pacco delle azioni debba passare nelle mani dell'Italia. Su questo punto dovevo fare ogni riserva, non avendo studiato ancora il problema. Ero d'accordo che la ripartizione dei traffici si doveva fare con spirito di collaborazione con la Mitropa, ma dovevo esigere che la collaborazione fosse di carattere generale per tutti i problemi dei trasporti;

c) assicurazioni e riassicurazioni. Nei colloqui che ho avuti con i rappresentanti. del Ministero della Economia ho fatto presente la necessità di intese per il mercato delle assicurazioni e soprattutto per quello delle riassicurazioni, non essendo ammissibile che nel dopoguerra il mercato di Londra continui a dominare il mondo per il problema delle riassicurazioni, ciò che non piace nemmeno agli americani. I rappresentanti germanici hanno ammesso che n problema vada studiato con criteri di cooperazione, specialmente per quanto riguarda le riassicurazioni, per le quali non possono agire senza di noi, che siamo in questo campo meglio attrezzati e più preparati;

d) ricostruzione economica. Nei colloqui che ho avuti con Funk e Ribbentrop ho desunto le seguenti informazioni. In previsione della conferenza della Avana, il Governo germanico aveva ritenuto necessario di lanciare qualche idea sulla ricostruzione economica per paralizzare l'iniziativa americana. Il compito iu affidato a Funk e doveva consistere in una intervista di larga portata per oltre 400 rappresentanti della stampa mondiale. Funk preparò l'intervista senza concertarla con Ribbentrop, onde all'ultimo momento non fu possibile rinviarla. Di che Ribbentrop era irritato dato che per ordine del Fiihrer tutti i problemi economici internazionali e tutte le trattative relative devono essere accentrate presso il Ministero degli Esteri -in tutte le mie conversazioni il Ministero degli Esteri era sempre presente. Va ad ogni modo rilevato che gli stessi tedeschj considerano le dichiarazioni di Funk come un lancio di idee a scopo offensivo.

Svalutata così la loro importanza letterale, mi sono limitato a far presente che il piano di ricostruzione economica europea deve essere studiato a due al momento opportuno, non consentendo l'attuale situazione .politica di dare una sufficiente base alle conversazioni. Ad ogni modo dovevo far presente che alla base di ogni discussione deve restare acquisito che il nostro piano di autarchia continua sulla base di un optimum che non deve riferirsi alla situazione attuale tecnica e territoriale, ma alla situazione che deriverà dai mutamenti territoriali nel dopoguerra. Ribbentrop e Funk non hanno opposto alcuna obiezione ai due principi da me posti ed anzi mi hanno fatto dire che ritenevano per ora prematuro l'incontro di Funk con Riccardi e che conveniva rinviarlo alla seconda metà di settembre.

462

IL MINISTRO AD ATENE, E. GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTE 315. Atene, 22 agosto 1940, ore 14,35 (per. ore 19).

Apprendo da fonte sicurissima che questo Ministro dell'Inghilterra si è recato stamane da Metaxas 'per avvertirlo che azione armata italiana contro la Grecia sarebbe imminente e consigliare adozione misure precauzionali. Metaxas gli ha risposto che egli non crede affatto a tale pericolo e non intende affatto adottare misure militari di alcun genere (1).

463

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 427. Bucarest, 22 agosto 1940, ore 15,45 (per. ore 17,55).

Mio telegramma n. 417 (2).

Valerio Pop, delegato romeno conferenza Turnu-Severin, che ho veduto oggi, mi ha dato, sullo svolgimento dei negoziati, una versione leggermente diversa e ottimistica di quella datami ieri dal mio collega ungherese e da me riferita con telegramma in riferimento.

Valerio Pop mi ha confermato che dopo presentazione da parte sua del promemoria di cui al mio telegramma n. 416 (3) e per ·Corriere n. 0139 (4) sono state da una parte e dall'altra fatte successivamente dichiarazioni. Da parte

E. -GnAZzi, Il vrinciDio della fine, cit., pp. 190-191. Cfr. inoltre D. 488.

ungherese si è sostenuta necessità porre in discussione linea frontiera proposta dal Governo di Budapest e si è affermato che promemoria romeno, limitandosi insistere su punto di vista romeno, non conteneva alcuna nuova proposta contrariamente a quanto Manoilescu avrebbe assicurato a Bardossy.

Da parte romena si è mantenuto noto punto di vista che è stato riassunto in una dichiarazione fatta da Valeria Pop ora al termine della seduta. In tale dichiarazione, Delegato romeno, dopo aver affermato che il Governo romeno ha sempre sostenuto necessità che base negoziati sia principio etnico, realizzabile con scambi popolazione e comportante correzioni territoriali come logica conseguenza sottolinea che problema Seculi potrà trovare soluzione nel quadro di tale principio di scambio di popolazioni. Ripete poi desiderio Governo romeno creare entro più breve tempo possibile stato di cose propizio conciliazione definitiva due Paesi, e loro inquadramento entro nuovo ordine europeo basato su giustizia ed equità preconizzato da Potenze dell'Asse.

Infine invita Governo ungherese decidere se accettare o respingere principio etnico con suoi corollari come base discussione, onde poter orientare negoziati su di un piano concreto.

Pop mi ha quindi comunicato aver, durante lunga conversazione confidenziale con de Hory, cercato persuadere Delegato ungherese portare a Budapest proposta adottare principio scambio popolazioni, assicurando che qualora Governo ungherese fosse entrato in tale ordine di idee, Governo romeno non solo sarebbe stato in grado di indicare al più presto concessioni territoriali alle quali riteneva poter giungere in applicazione principio anzidetto, ma avrebbe altresì, allo scopo di facilitare il compito Delegazione magiara, mantenuto massimo riserbo circa lavori conferenza fino a quando fosse possibile giungere accordo circa entità territori da cedere.

Delegato romeno ha proseguito dicendomi che de Hory gli ha chiesto a sua volta se nel concetto romeno entrasse possibile cessione a Ungheria distretto abitato Seculi, al che egli ha risposto in modo negativo, aggiungendo che i territori da cedersi e nei quali avrebbero dovuto essere trasferiti tutti gli Ungheresi sparsi in Transilvania, avrebbero dovuto essere fissati a partire da frontiera ungaro-romena ed in contiguità territoriale con Ungheria.

Pop ha concluso dicendomi che de Hory gli aveva promesso sottoporre a Budapest proposte romene e di fargli conoscere al più presto o possibilmente oggi o domani data in cui potrà essere fissata nuova riunione.

Sebbene Delegato romeno non mi abbia dato nessuna precisa indicazione, è tuttavia chiaro che nei suoi accenni a concessioni territoriali egli si riferiva ai territori esterni della Contea di Satmar (v. mio telegramma per corriere 0137 dell'l l corrente) (l) mentre insisteva per ottenere adesione ungherese a tesi procedura romena, se corrisponde desiderio giungere soluzione che non lasci romeni in territori ungheresi nè ungheresi in territori romeni; sottintende altresì indirettamente richiesta ottenere fin da ora rinunzia ungherese a pretese territoriali dei Seculi che, essendo situati nel cuore Romania e abitati da grande maggioranza ungherese, costituiscono difficoltà maggiore dei negoziati.

(l) -Vedi Documents on German Foreign Po!icy 1918-1945, Series D, vol. X, D. 391, ed (2) -Vedi D. 448. (3) -Non pubblicato. (4) -Vedi D. 450.

(l) Vedi D. 392.

464

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO 241. Budapest, 22 agosto 1940, ore 1.9.

Miei telegrammi 2.39 e 240 (1). È venuto a vedermi Ministro di Germania che ha avuto ieri dichiarazione ufficiale già conosciuta colloquio con Csaky.

Questi gli ha detto che Capo Delegazione ungherese ripartirà domani per giungere dopodomani Turnu Severin, con istruzioni questo Governo che verranno messe a punto oggi. Direttive tali istruzioni seguirebbero sostanzialmente traccie considerazioni espostemi da questo Vice Ministro Affari Esteri, come da mio telegramma n. 245 (2). Delegazione ungherese insisterà ottenere da parte romena proposte territoriali: mancando però queste rinunzierà negoziati facendo risultare responsabilità romena Ministro di Germania ha chiesto, allora a Csaky cosa seguirebbe. Questi ha risposto che egli e Teleki sono contrari soluzione armata, anche in considerazione prevedibile violenza contro minoranze ungheressi Transilvania. Vorrebbero inoltre attende effettuare negoziati bulgaro-romeni per aver elemento circa eventuale condotta Bulgaria, e previsto rimpasto Gabinetto Bucarest che rafforzando compagine Governo potrebbe consentire questo meglio dominare contrastanti tendenze opinioni interna rispetto problema ungherese. Ma elemento militare e stesso Reggente, stanchi ormai cozzarsi trattative, sarebbero più proclivi azione armata su cui esito hanno massima fiducia, anche altre personalità politiche fra cui Imrédy sarebbero medesimo avviso.

Csaky prevede perciò al momento della rottura trattative pronta reazione elemento militare, riprometterebbesi però prima comunque dovessero verificarsi atti ostili del tutto, passo da compiersi da rappresentante ungherese Roma e Berlino interessando i due Governi alla situazione. È da rilevare peraltro che susseguentemente Csaky ha scartata eventualità arbitrato Potenze Asse anrhe con mio collega germanico.

Questi mi ha detto che affermazioni Csaky circa stato d'animo elemento militare compreso Ministro della Guerra e Capo dello Stato Maggiore, gli vengono confermate anche dai suoi collaboratori militari. Mi ha dichiarato che ritiene situazione grave qualora non si intervenga prontamente. In tal senso si esprimeva con suo Governo. Considerava anche che qualora risultasse possibile pubblica assicurazione Potenze Asse promettenti soddisfazione alle aspirazioni ungheresi fine guerra, ciò potrebbe dare forza questo Governo arginare situazione.

Vedrò domani Csaky e ricontrollerò. Mie valutazioni per altro su elementi finora in mio possesso non differiscono molto da quelle del mio collega germanico, che mi ha soggiunto, secondo informazioni tedesche dalla Romania, quello Stato Maggiore, anche in considerazione possibilità nuove richieste sovietiche, temerebbe apertura ostilità da parte Ungheria e spererebbe pressione distensiva

su quest'ultima da parte Potenze Asse. In Transilvania sarebbe stata scoperta organizzazione armata ungherese diretta da ufficiali effettivi questo esercito, che si sarebbero però sottratti con fuga.

(l) -Vedi DD. 453 e 455. (2) -Riferimento errato: trattasi del T. 240.
465

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 428. Bucarest, 22 agosto 1940, ore 21,10 (per. giorno 23, ore 12,45).

Telegramma di V. E. 356 (1).

Con telegramma del R. Ministro a Budapest comunicatomi col telegramma in riferimento conf€rmasi quanto dettomi da questo Mini,stro d'Ungheria (mio telegramma 427) (2). Dichiarazioni di Hory contrastano con quelle di Bossy e con quelle abbastanza ottimiste fattemi dal Delegato romeno Valerio Pop (mio telegramma 427).

Se pertanto atteggiamento ungherese rimarrà immutato, e cioè delegazione magiara continuerà insistere per ottenere cessione territori fino inclusione tre distretti Seculi, incorporando oltre due milioni romeni e non lasciando che pochi ungheresi in Romania, è fino da ora prevedibile -allo stato delle cose e qualora non intervengano favorevoli disposizioni di spirito ed elementi chiarificativi risposta Governo romeno.

Questo Governo infatti ritiene che a Roma ed a Salisburgo sia stato pienamente apprezzata equità di una soluzione enunciata su principio etnico e scambio popolazioni, ma non manca altresì notare che mentre il Ftihrer ha fatto giorno prima pervenire a favore della Bulgaria avviso che ha costituito fattore determinante negoziati Bulgaria-Romania, non è invece pervenuta da Berlino alcuna ulteriore indicazione che modifichi impressione riportata da Primo Ministro e da Ministro degli Affari Esteri dal loro viaggio in Germania ed in Italia.

A ciò vanno aggiunti altri importanti elementi locali, e cioè da un lato atteggiamento di questa Legazione Germania e di questi ambienti tedeschi, scarsamente simpatizzanti per Ungheria, di cui giudicano attuali rivendicazioni esagerate e non giustificate; dall'altra quello delle minoranze Sveve di Romania (circa

700.000 persone) chiaramente ostili a passare dalla dominazione romena, che offre loro vaste prospettive economich€, culturali ed anche politiche, a quella ungherese di cui serbano non grato ricordo.

A completare quadro situazione aggiungo che mentre a Bucarest si ostenta calma e magari, come Pop, ottimismo, d'altra parte in Transilvania si accentua sempre più ostilità verso Governo Bucarest per sua tendenza a trovare un compromesso con Ungheria e convinzione che guerra sia unico mezzo per risolvere conflitto, come riferito anche da R. Vice Console in Cluj con rapporti da me

D. -455.

trasmessi in data 15 corrente ,con n. 1404 e in data 22 corrente con numero 1420 (1).

Va anche aggiunto che questo mio collega d'Ungheria non manca di dire esplicitamente ,che in caso rottura di negoziati sola soluzione del conflitto ungaroromeno sarebbe ricorso alle armi, e che analogo linguaggio, forse anche tendente ad impressionare indirettamente Governo romeno, avrebbe tenuto Hory a Turnu -Severin con giornalista italiano che me lo ha riferito.

(l) -Non pubblicato: contiene la ritrasmissione del T. da Budapest 240, per il quale vedi (2) -Vedi D. 463.
466

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 1326. Berlino, 22 agosto 1940, o1·e 22,30.

Ministero Affari Esteri del Reich considera che trattative romene ungheresi stanno procedendo poco favorevolmente e mi informa che da parte ungherese si continua a insistere sul dire che i romeni insistono a loro volta per fare accettare tesi dello scambio di popolazioni.

Predetto Ministero mi informa inoltre che sia a Budapest che a Bucarest (2) si va diffondendo opinione che soltano arbitrato delle Potenze dell'Asse o azione militare potranno risolvere questione ungherese-romena.

467

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

APPUNTO SEGRETO S. N. Roma, 22 agosto 1940.

Direttive

In relazione cogli sviluppi della situazione politico-militare europea e mondiale, sono state esaminate in questi ultimi tempi le eventualità operative sugli scacchieri jugoslavo, greco, egiziano.

Nell'imminenza dell'attacco contro le forze inglesi in Egitto -che coinciderà con l'attacco terrestre germanico contro la Gran Bretagna -il settore libico diventa il principale sul quale bisogna convergere attenzione e sforzi; è il settore sul quale bisogna fare massa in terra, in mare, in aria.

Gli altri due scacchieri -il greco e lo jugoslavo -a meno che non siano jugoslavi o greci o inglesi a prendere l'iniziativa -diventano scacchieri di osservazione e di vigilanza, necessaria vigilanza data la politica equivoca seguita da quei due Stati e lo stato d'animo dei popoli.

Si può quindi rallentare il ritmo predisposto per gli schieramenti su quei due scacchieri, ultimando quello sul fronte est al 20 ottobre invece che al 20 set

tembre e quello sul fronte greco alla fine settembre invece che alla fine agosto.

È chiaro d'altronde che una volta battuta la Gran Bretagna gli Stati che hanno più o meno copertamente simpatizzato con Londra non faranno diffi·coltà a seguire quelle che potranno essere le decisioni dell'Asse (l).

(l) Non rintracciati.

(2) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. X, D. 376.

468

L'UFFICIO I DEL SOTTOSEGRETARIATO DI STATO PER GLI AFFARI ALBANESI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO SEGRETO S. N. Roma, 22 agosto 1940.

Con due promemoria in data del 17 agosto corrente (2), già da Voi veduti e sottoposti al Duce, il Luogotenente Generale in Albania ha proposto:

l) -di stabilire ad Argirocastro un centro di propaganda per la Ciamuria, e in genere per le regioni della Grecia viciniori all'Albania, disponendovi anche l'impianto di una piccola stazione radio a onde medie e corte che farà emissioni in albanese e in greco;

2) -di trasformare in quotidiano bilingue, agli stessi fini di propaganda, il giornale settimanale di Argirocastro;

3) -di predisporre per ogni futura evenienza: a) di elementi capaci di portarsi in territorio greco per compiervi atti di sabotaggio ed azioni di guerriglia in danno delle truppe greche, sia da soli, sia in cooperazione con ciamuristi e aromeni; b) di volontari destinati a cooperare eventualmente con le truppe in territorio greco, e di altri volontari destinati a rafforzare la copertura alla frontiera jugoslava;

4) -di mandare al più presto in Ciamuria fiduciari per invitare quella minoranza albanese a tenersi pronta per qualsiasi evento; .

5) -di approntare fucili greci e relative munizioni, nonchè alcune bombe straniere, per eventuali azioni in territorio greco. Ciò anche per l'eventualità che si giudicasse opportuno, ad un determinato momento, di simulare un attacco greco a qualche nostro posto di frontiera;

6) -di approntare dei paracadute per lasciare cadere in Ciamuria armi e

munizioni, in località convenute;

7) -di far studiare dalla R. Aeronautica la possibilità di approntare un reparto di paracadutisti per operare eventualmente in Ciamuria. Si potrebbe fare un rapido corso di addestramento per albanesi desiderosi di unirsi a tale azione;

8) -di preparare convenientemente le strade del sud albanese il cui stato

attuale lascia a desiderare;

D. -484).

9) -di allestire nuovi ricoveri antiaerei nei porti e nelle città più vicine alla frontiera greca. A tale scopo il Luogotenente chiede di poter disporre di un milione di lire in aggiunta ai due già destinati per le opere di difesa antiaerea;

10) -di preparare, ad opera dell'ispettore del partito nazionale fascista in Albania, cinque autotreni provvisti di numerosi capi di vestiario, migliaia di camicie nere, bandiere italiane ed albanesi, medicinali, viveri, granaglie e accompagnati da sanitari, inservienti, interpreti e organizzatori fascisti italiani, per l'immediato soccorso alle popolazioni e per la propaganda. Per tale servizio si chiede di mettere a disposizione della Luogotenenza la somma di L. 500.000, che è ritenuta sufficiente per un primo momento, semprechè gli autotreni vengano forniti dall'Autorità militare o requisiti.

(l) -Copia di queste direttive doveva essere inviata a Berlino in allegato ad una lettera di trasmissione di Ciana ad Alfieri (L. 1/4943 del 22 agosto 1940) Perchè questi provvedesse a consegnarla al governo tedesco. L'invio fu però sospeso, avendo Mussolini deciso nel frattempo di trattare l'argomento con Hitler più estesamente in una lettera personale (vedi (2) -Vedi DD. 442 e 443.
469

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI

(Pubbl. G. CIANO, L'Europa verso la catastrofe, cit., pp. 580-581)

L. PERSONALE 1/4946. Roma, 22 agosto 1940.

II problema dei rapporti italo-greci ed itala-jugoslavi ha formato in questi giorni oggetto di una attenta disamina nel quadro generale della situazione europea, determinata dai più recenti avvenimenti, e dei suoi possibili sviluppi.

L'intensificarsi delle operazioni tedesche contro l'Inghilterra e la rapida vittoriosa conclusione della nostra azione in Somalia hanno messo in prima linea l'opportunità di concentrare il massimo sforzo contro i gangli vitali dell'Impero britannico uno dei quali -l'Egitto -ha senza dubbio valore determinante per l'esito della guerra dell'Asse.

Coordinando in tale ordine di idee i vari settori della nostra attività politicomilitare è stato superiormente deciso di rallentare il ritmo della nostra azione sugli scacchieri greco e jugoslavo. Occorre pertanto che tu provveda affinchè, pur mantenendo in potenziale efficienza quanto si è venuto costà predisponendo in vista dei noti obiettivi, non si accelerino i tempi e pur mantenendo accesa la questione si eviti fino a nuovo ordine di determinare qualsiasi crisi (1).

Ti prego di farmi conoscere quanto avrai disposto in tal senso (2).

Lo stesso 22 agosto il sottosegretario di Stato per gli affari albanesi, Benini, telegrafava (T. 23180/729 P. R.l a Jacomoni le seguenti istruzioni: • Sono state date istruzioni alla stampa italiana di attenuare gradatamente campagna antigreca limitandosi riportare solo notizie Tomori, ed esaurirla entro tre giorni. Per quanto riguarda codesto giornale dovrà smorzare opportunamente campagna predetta e cessarla entro breve termine •.

(l) -Nella prima minuta, questa frase, dopo la parola • obiettivi •. così proseguiva: c Si soprassieda Per ora ad ogni ulteriore sviluppo e si restituisca gradualmente alla situazione aspetto di normalità •. (2) -Vedi D. 483.
470

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 227. Teheran, 23 agosto 1940, ore 16 (per. ore 19).

Mio telegramma n. 202 (1).

Da notizie avute da questa Legazione di Germania sembrerebbe che il Governo inglese, per ingraziarsi lo Scià, abbia promesso qualche tempo fa trasferimento nelle Banche americane di 12 milioni di dollari che rappresentavano fortuna personale dello Scià a Londra. Ciò non pertanto Governo persiano continuerebbe a pretendere dalla Anglo-Persian Oil CÒmpany una somma globale per tasse non percepite in seguito diminuzione del gettito della Società per sterline 10 milioni. Società avrebbe ·accettato pagare solamente 4 milioni il che sarebbe ·stato rifiutato da questo Governo così che trattative sarebbero state virtualmente interrotte. Perciò stampa locale da qualche giorno ha ripreso i suoi attacchi contro la Anglo-Persian Oil Company e contro la Gran Bretagna.

471

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 119. Copenaghen, 23 agosto 1940, ore 18,25 (per. giorno 24, ore 21).

Le trattative di cui al mio telegramma n. 117 (2) si sono urtate nel corso ultime settimane a difficoltà che minacciano comprometterle definitivamente malgrado sia nuovamente partita per Berlino una Commissione esperti danesi capeggiata dal Ministro dei Lavori Pubblici.

Buona volontà del Ministro degli Affari Esteri (cui si deve a quanto si dice nella Legazione di Germania iniziativa del progetto), e degli altri Ministri a... (3) si è urtata ad una irriducibile opposizione dei Ministri socialisti conservatori e agrari con reciproche minacce dimissioni finora non attuate. Mi si assicura che circa unione monetaria da parte tedesca si era in un primo tempo proposta parità tra marco e corona per giungere in seguito rapporto marco una corona e 50; ma anche questa proposta aveva incontrato recisa opposizione degli agricoltori che temono diminuzione loro posizione da una sopravalutazione della corona.

A •questa Legazione di Germania si ostenta indifferenza e dsinteresse ( 4).

(l) -Vedi D. 364. (2) -Vedi D. 414. (3) -Nota dell'Ufficio Cifra: c Gruppo indecifrabile •.

(4) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. X, D. 382.

472

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO 439. Bucarest, 23 agosto 1940, ore 22,40 (per. giorno 24, ore 13,30).

Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha pregato ieri di andare da lui. Egli ha cominciato col dirmi che Governo romeno intende ridurre al minimo sue richieste alla Bulgaria per quanto concerne i termini per l'evacuazione e gli indennizzi alle proprietà ma che questione dei... (l) che restano in territorio bulgaro lo preoccupa gravemente (punti l, 2 e 3 del mio telegramma per corriere a€reo 011~1 in data 21 .corrente) (2).

I termini del problema, secondo Manoilescu, sono i seguenti: Si trovano in Dobrugia meridionale circa 100.000 romeni e macedo-romeni. Vi ·sono inoltre nel territorio dell'attuale Bulgaria circa 100.000 romeni raggruppati specialmente in territorio di Vidin. Vi sono in Dobrugia meridionale circa 150.000 bulgari che passano alla Bulgaria. Restano in Romania (Dobrugia settentrionale) circa 60.000 bulgari.

In tali condizioni, se Governo romeno potrà bensì provvedere anche per necessità di cose, al rimpatrio romeni della Dobrugia meridionale che in maggioranza vivono su terreno di cui Governo bulgaro tende vendicare proprietà, non è possibile invece far rimpatriare anche romeni dell'attuale Bulgaria.

Delegazione romena ha pertanto richiesto adeguate garanzie per la vita e lo sviluppo culturale di tali minoranze, ma ha .finora incontrato opposizione della Delegazione bulgara, che si è limitata rispondere che tali minoranze sono protette dal Trattato Neuil!ly tuttora in vigore.

Ministro degli Affari Esteri ha proseguito dicendo che avendo da un lato riflettuto a quanto dettogli a Berchtesgaden dal Fiihrer, il quale ha escluso aver nel sud-est europeo interessi politici o ideologici ma solo economici oltre quelli etnici limitatamente alle minoranze tedesche, e avendo dall'altro canto considerato .Parole del Duce che avrebbe detto a Gigurtu di lasciare in Bulgaria romeni ivi viventi e di conservare tali isolotti di latinità nei Balcani, egli ha pensato che sorte di tali minoranze potrebbe interessare essenzialmente Italia, grande potenza balcanica, destinata assumere protezione numerosissimi elementi latini che attualmente vivono oppressi in Grecia e da serbi in tutta la Penisola balcanica e soprattutto nella zona che congiunge Albania con Romania.

Manoilescu mi ha pregato pertanto interessarsi in quaolunque forma della minoranza romena di Vidin e di comunicarvi riservatamente che in caso affermativo Governo romeno sarebbe anche pronto e desideroso affidare senz'altro a protezione italiana quei suoi connazionali di oltre Danubio.

Ministro Esteri ha concluso esprimendo desiderio di poter avere qualche

indicazione da parte di V. E. possibilmente prima di lunedì in virtù negoziati

romeno-bulgari di cui egli prevede conclusione entro prossima settimana.

Manoilescu ha successivamente interessato questo Ministro di Germania nel senso di pregare il suo Governo di intervenire in qualche forma a favore minoranze romene di Vidin.

(l) -Nota dell'Ufficio Cifra: c Manca •. (2) -Vedi D. 459.
473

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 440. Bucarest, 23 agosto 1940, ore 22,40 (per. gi01·no 24, ore 6,30).

Mio telegramma n. 428 (1).

Questo mio collega Ungheria che è venuto vedermi questa sera prima di recarsi a Turnu-Severin, sebbene si sia meco espresso anche in questa occasione con scarsa fiducia nell'esito dei negoziati si è tuttavia mostrato meno intransigente circa ulteriori sviluppi ed ha accennato a possibilità di più concrete proposte romene e soprattutto ad eventualità arbitrato italo-tedesco.

474

IL CONSOLE GENERALE A MONACO DI BAVIERA, PITTALIS, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 9443/604. Monaco di Baviera, 23 agosto 1940 (per. giorno 29).

A comprovare anche in questa circostanza -se pur ve ne fosse bisogno

quale sia lo spirito ed il metodo di minuziosa preparazione e preorganizzazione di questo Paese in ogni settore de]la sua politica di rivendicazioni e di rinnovamento, mi viene ora confermato da personalità stessa di questo Governo, una notizia andatasi qui diffondendo in questi ultimi tempi e che, cioè, il Fuehrer ha già predisposto e concretato nei suoi quadri quello che sarà, a rivendicazioni effettuate, il futuro Ministero delle Cdlonie del Reich.

A capo di esso sarà posto l'attuale Luogotenente (Reichstatthalter) per la Baviera, Generale von Epp.

Questi ha un passato militare brillante e particolarmente si distinse ed acquistò, anche nel dopoguerra, grande popolarità fra i suoi concittadini monachesi nella liberazione di Monaco dal cosidetto movimento «spartachista ».

Egli, che porta esteriormente assai bene i suoi ormai 73 anni, nonostante l'affetto ·di cui è circondato dai più, non gode certo fama di aver... scoperto la polvere, nè si può dire che abbia molto a 'lungo calcato le sabbie coloniali, a parte e dopo le campagne che egli fece in Cina all'epoca dei Boxers e in Africa nel 1904 e 1905 contro gli Ottentotti. Ma sin dal 1934, e cioè da quando l'Ufficio di Consulenza coloniale prima esistente presso i!l «Weltpolotisches Amt » del Partito nazionalsocialista fu trasformato ed elevato ad Ufficio indipendente, il Fuehrer vi pose a capo il Generale Von Epp che da allora intensificò

ed approfondì le sue conoscenze coloniali e -il che non guasta -si circondò di esperti collaboratori. Successivamente egli fu chiamato anche a Capo della Lega Coloniale del Reich (Reichskolonialbund) in cui nel 193'6 ,si fusero tutte le preesistenti varie Associazioni ed Enti coloniali di Germania, così che egli può oggi essere considerato il maggior gerarca del Partito per la politica coloniale del Reich.

Appunto per la sua popolarità radicata nei più vecchi ambienti loca'li, e ad indorare i bavaresi ancor recalcitranti l'amara pillola della fine del federalismo e la mano messa dal Reich sulla Baviera, il Fuehrer molto abilmente chiamò il Generale von Epp alla carica di Luogotenente del Reich in questo Paese, allora non ancor del tutto guarito del suo inveterato particolarismo. In realtà però i veri poteri e 1le autentiche leve di comando di Governo e di Partito sono qui concentrate ed esercitate di fatto dal Ministro bavarese dell'Interno e «Gauleiter » Adolfo Wagner.

In queste condizioni, già oggi l'attività principale del Gabinetto del Generale

von Epp, ed in genere di tutti i suoi più vicini e fidi collaboratori, è assorbita

piuttosto che dalle cure ---pressochè inesistenti -della Luogotenenza del Reich,

da quelle della più intensa preparazione in materia coloniale. Ed i lavori prepa

ratori per la costituzione di un Ministero delle Colonie del Reich, che risalgono

all'aprile del 1938 si possono considerare come già da qualche tempo compiuti

nella loro struttura essenziale.

Ma anche i caposaldi delila legislazione coloniale e molte leggi fondamentali,

specie per quello che rigguarda l'ordinamento del Ministero stesso e dei Gover

natori coloniali, il trattamento degli indigeni e la costituzione economico-corpo

rativa dell'attività progettiva delle colonie, sono già pronti e approvati dal Fueh

rer, tanto che non manca che la sua firma per la loro entrata in vigore, non

appena ne giunga il momento.

Il Ministero si comporrà di sei Direzioni Generali: Politica Coloniale

Economia Coloniale -Amministrazione e Personale -Polizia Coloniale -Costru

zioni Tecniche -Stampa.

Anche i ruoli del personale sia ministeriale che gover.natoriale sono già in

buona parte ultimati. I funzionari sono reclutati in numero prevalente fra i com

ponenti l'ufficio coloniale del Partito e le direzioni della Lega Coloniale, formanti

il più immediato seguito del Generale Von Epp e comprende in larga parte

antichi Ufficiali coloniali, nonchè funzionari del Ministero degli Esteri del Reich.

Sono state anche fatte circo[are fra i funzionari delle varie Amministrazioni dello

Stato, inviti ad iscriversi fin d'ora per coloro che desidererebbero una futura

assegnazione alle colonie.

Per le alte cariche ministeriali si fanno già i nomi del Capitano Wenig,

attualmente Capo Gabinetto del Generale von Epp, del dott. Jung, Capo della

Direzione di Politica Coloniale dell'Ufficio Coloniale del Partito, del Consigliere

d'Ambasciata Zeitschel, del dott. Krumbach, attualmente Capo dell'Ufficio della

Stampa Coloniale, mentre appaiono riservate cariche governatorili al Capitano

di Corvetta Peucer (alsaziano), Vice Capo di Gabinetto del Generale von Epp, che

ana'logamente al Capitano Weni.g conta molti anni di servizio coloniale (durante

la guerra mondiale fu ufficiale del noto incrociatore Emden e al Maggiore

Drillich che ricopre attualmente diverse cariche all'Ufficio Coloniale del Partito.

Anche il resto del personale dei Governatori pare sarà prevalentemente prescelto fra antichi ufficiali c()!loniali tedeschi già attualmente in stretto rapporto col Generale von Epp.

È già provveduto altresì ai quadri del personale subalterno ed al reclutamento della Polizia Coloniale iniziato fin dalla primavera scorsa ed intensificato in questi ultimi mesi. Tanto per il personale subalterno che per gli organi di Polizia furono banditi e si bandiscono tuttora concorsi segreti fra funzionari della Pubblica Amministrazione, della Polizia Statale delle Truppe di Polizia, e della SS.

Anche i progetti delle uniformi delle truppe coloniali sono pressochè terminati e si sta iniziando la loro confezione.

Ricordo a questo proposito che il Generale von Ep.p, avendo riportato dal suo ultimo viaggio in Italia una ottima impressione delle uniformi coloniali degli ufficiali italiani, si è fatto pervenire qui un campione cui ha voluto si ispirasse, nel taglio e nel colore, l'uniforme tedesca.

Quanto alla circoscrizione territoriale dei Governatorati, l'attuale struttura si basa esclusivamente sulle colonie ex tedesche dell'Africa, pur essendo già presa in considerazione l'eventualità di annessioni di territori limitrofi che verrebbero incorporati nei rispettivi Governatorati.

I progetti peraltro si limiterebbero, per ora, a quanto mi è stato assicurato, a due sole annessioni di maggiore entità: quella della Nigeria inglese al Camerum, e quella della Costa d'Oro inglese e deHa Costa d'Avorio francese al Togo.

(l) Vedi D. 465.

475

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. RISERVATO 8773. Berlino, 23 agosto 1940 (1).

Mentre i vari elementi in mio possesso ed ancora recenti esplicite dichiarazioni di uomini di Governo confermerebbero il proposito da parte tedesca di sferrare alla prima occasione l'assalto integrale e definitivo delle isole britanniche, debbo rilevare come negli ultimi tempi, probabilmente in conseguenza dei successivi rinvii dell'offensiva causati dalle eccezionali e perduranti condizioni atmosferiche avverse, sia andata trovando credito, anche in alcuni ambienti generalmente ben informati, una interpretazione alquanto diversa del!l'attuale fase di attività politico-militare germanica.

Il punto di vista cui alludo, e che ritengo doveroso segnalare, peraLtro a puro titolo informativo, si può riassumere come segue:

I rinnovati vigorosi attacchi aerei dei giorni scorsi non sarebbero, nell'intenzione dei circoli dirigenti tedeschi, il vero e proprio inizio della fase decisiva della lotta contro l'Inghilterra, nè una fase preparatoria, affidata esclusivamente all'arma aerea, dell'offensiva. L'attività bellica attuale mirerebbe invece preminentemente a creare in Inghilterra una crescente ondata di panico, a far nascere

4W

forti correnti favorevoli al componimento amichevole con la Germania; a rinforzare quelle già esistenti.

Sempre secondo tale punto di vista, il Fi.ihrer, infatti, ancora oggi non sarebbe affatto convinto in modo definitivo della inevitabilità della lotta finale; ancora oggi, persuaso più che mai delle enormi difficoltà di un dopoguerra all'indomani dello sfacelo dell'Impero britannico, coltiverebbe il piano di una vigorosa offensiva bellica, limitata all'arma aerea, in funzione di una ultima offensiva di pace, da tentarsi in extremis.

Ciò, beninteso, non significa tuttavia che si sia rinunciato aU'attacco contro l'Inghilterra. L'attività aerea di questi giorni, infatti, oltrechè rivestire una non trascurabile importanza di fronte alle esigenze della opinione pubblica, assolverebbe pur sempre il compito di fase preparatoria della lotta finale, nel caso in cui il divisato ultimo tentativo di venire a patti con l'Inghilterra dovesse irrimediabilmente fallire.

Per quanto concerne la durata della attuale attività bellica, limitata esclusivamente all'arma aerea, tale fase di attesa non potrebbe estendersi oltre i 15-20 giorni. Ai primi di settembre difatti, il Fi.ihrer vedrebbe ormai vicino quell'ultimo termine, oltre il quale, per ragioni atmosferiche, non può più essere sferrata l'offensiva in grande stile. Qualora invece il popolo inglese, sotto l'incubo snervante dei bombardamenti tedeschi, riuscisse a infirmare seriamente la posizione del suo attuale governo, in quel momento il Fi.ihrer attuerebbe, in tutta segretezza, un ultimo tentativo di accordo, ricorrendo forse alla mediazione americana, o direttamente o attraverso la via di Roma.

NeL riferire quanto precede con o_gni riserva, osservo che del resto anche secondo tale tesi l'attacco finale non sarebbe che rinviato, e comunque -siamo ormai all'ultima decade di agosto -relativamente prossimo. Quanto alla possibilità di un improvviso cedimento della resistenza inglese, mentre non saprei senz'altro affermare che esso entri nei calcoli immediati dell'attuale fase dell'azione militare germanica, è indubbio che esso rappresenti una prospettiva sulla quale la Germania nutre speranze nella eventualità di un sostanziale successo iniziale su territorio britannico, e che forse sarebbe anche disposta ad incoraggiare con qualche offerta tempestiva ed improntata a carattere di larghezza.

(l) Manca !"indicazione della data d"arrivo.

476

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO 244. Buàapest, 24 agosto 1940, ore 1,15.

Mio telegramma n. 241 (1).

Csaky mi ha rimesso copia del promemoria datato 22 agosto (2) che sarà rimesso da Delegazione ungherese alla Delegazione romena a Turnu-Severin, e di cui invio testo per aereo.

Documento di pagine 7 ribatte varie argomentazioni romene e conclude chiedendo esplicita notificazione concessioni territoriali che Romania sarebbe disposta fare.

Caso diverso Delegazione ungherese troncherà negoziati facendone ricadere responsabilità su atteggiamento romeno.

Csaky mi ha soggiunto che ove Delegazione romena chiedesse riferire proprio Governo, Delegazione ungherese ha istruzioni accordare termine 24 ore.

Ho trovato Csaky marcatamente pessimista su1Ia situazione, che egli mi

ha detto considerare assai grave. È sua convinzione che Romania intenda rimanere con tattica dilatoria su posizioni sostanzialmente intransigenti.

Crede che il più favorevole atteggiamento da essa dato ai negoziati con Bulgaria non avrebbe avuto altro scopo che poter operare frattanto ritiro 2 divisioni romene da Dobrugia donde, come constami anche dalle informazioni militari, sono state trasferite in Transilvania.

Inoltre secondo informazioni telegrafiche ministro d'Ungheria a Bucarest, Gruppo Maniu in collusione con gioventù radicale Transilvania preparerebbe autonomia quella regione con sperato appoggio sovietico.

Infatti gioventù radicale Transìlvania sarebbe a sua volta manovrata da Comintern.

Ministro degli Affari Esteri mi ha infine apertamente espresso suo convincimento che atteggiamento Germania, quale manifestatosi già da incauta condotta Ministro di Germania a Bucarest, incoraggia resistenza romena.

Csaky afferma perciò che tempi stringono anche in considerazione che ulteriori dilazioni romene giovano frattanto sistemazione rapporti con Unione Sovietica, permettendo dar corso ritiro e trasferimento fronte Transilvania divisioni attualmente dislocate confine Bessarabia.

In tali condizioni di cose diventagli sempre più diffidle arginare pressione opinioni elemento militare e dello stesso Reggente, proclivi ad azione militare su cui risultati si ha la massima fiducia.

In proposito mi ha accennato scarsità munizionamento romeno limitato come afferma trenta giorni di fuoco.

Mi ha soggiunto altresì che nella peggiore ipotesi conflitto ungaro-romeno potrebbe essere in realtà isolato abilmente, soprattutto se si tenesse in disparte Bulgaria, ove vi sarebbero ora segni nervosismo dopo difficoltà sorte a Craiova, specie dato proposito romeno della eventuale consegna territori non prima scadenza tre mesi. D'altra parte anche per replicare assicurazioni Molotov non ritiene che per il momento Unione Sovietica interverrebbe salvo estensione conflitto.

Csaky mi ha nondimeno assicurato di rendersi conto estrema responsabilità atteggiamento ungherese e che qualora situazione dovesse precipitare preavviserebbe almeno 24 ore prima Roma e Berlino.

Analoghe assicurazioni ha dato a questo Ministro di Germania.

34 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. V.

(l) -Vedi Di 464. (2) -Vedi D. 482.
477

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTE PER TELEFONO 246. Budapest, 24 agosto 1940, ore 16,50.

Mio telegramma n. 244 (1).

Vice Ministro Affari Esteri telefonami in questo momento per dirmi che dopo dichiarata intransigenza romena circa basi negoziato, questo è stato [sospeso e] delegazione al più tardi sarà qui di ritorno domani.

Confermo a V. E. tensione situazione che è valutata tale anche da mio collega germanico con cui avuto stamane lungo scambio di idee. Permettomi esprimere subordinato avviso che se Potenze dell'Asse intendono evitare maggiori complicazioni e aggravamento situazione, momento parrebbe opportuno per agire in tal senso. Mio collega germanico telegrafa esprimendo stesso avviso suo Governo (2).

478

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTE 1344. Berlino, 24 agosto 1940, ore 17,45 (per. ore 18,45).

Sottosegretario di Stato Woermann informa che il 21 corrente questo

Ministro di Grecia si è recato da lui per attirare l'attenzione su situazione

creatasi tra l'Italia e la Grecia e per chiedere il suo consiglio in proposito.

Avendogli Woerman richiesto di precisare maggiormente il suo pensiero,

il Ministro di Grecia, dimostrandosi preoccupato, ha finito col dire che il suo

desiderio era di conoscere 1.e intenzioni italiane. Woermann ha fatto presente

di non essere in grado di dare una risposta ed ha detto che avrebbe informato

del colloquio il suo Ministro.

. Ribbentrop messo al corrente di quanto precede ha dato istruzioni a Woer

mann di rispondere evasivamente alle insistenze del Ministro greco in modo

da evitare la questione.

Ieri sera alle 23,30 il Ministro di Grecia ha chiesto vedere Ribbentrop

d'urgenza e, in assensa di questo ultimo, lo ha ricevuto Woermann nel suo

appartamento. Il predetto Ministro di Grecia accennando ai concentramenti di

truppe italiane alla frontiera greca, ha ancora insistentemente chiesto conoscere

propositi dell'Italia e ha detto che, avendo Metaxas manifestato intenzione di

mobilitare, lo aveva pregato di sospendere ogni decisione fino a quando egli

non avesse potuto parlare con R1bbentrop.

Nel colloquio il Ministro di Grecia, ha espresso opinione contraria ad una

mobilitazione nel suo paese, perchè essa darebbe all'Italia occasione di agire.

Woermann si è limitato a dire che avrebbe portato contenuto del colloquio a conoscenza con Ribbentrop, il quale ha riconfermato di evitare di dare qualsiasi risposta alle domande greche (1).

(l) Vedi D. 476.

(2) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. x, D. 384.

479

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 403. Mosca, 24 agosto 1940, ore 17,45 (per. ore 21).

Mio telegramma n. 3'82 (2).

Sulle relazioni turco-sovietiche mio collega tedesco mi ha fornito a titolo confidenziale seguenti informazioni da lui raccolte direttamente presso Molotov: alla vigilia sua partenza per Ankara Ambasciatore di Turchia ha veduto Molotov e gli ha chiesto cosa si ;poteva fare per chiarire e migliorare atmosfera fra i due Paesi.

Molotov gli ha risposto che il Governo sovietico aveva sempre mostrato

intenzioni amichevoli verso Turchia mentre non poteva dire altrettanto del

l'atteggiamento turco verso U.R.S.S. nell'ultimo anno.

Spettava al Governo turco studiare e trovare il modo per riguadagnare

fiducia sovietica.

In altre parole Molotov non ha formulato alcuna richiesta nè avanzato

alcuna rivendicazione ma ha fàtto comprendere al'l'Ambasciatore di Turchia

che per poter contare nuovamente sull'amicizia dell'U.R.S.S. Governo Ankara

deve fare necessari sacrifici.

Molotov non ha quindi fornito alcuna indicazione circa pretese sovietiche

lasciando alla Turchia iniziativa di fare offerte.

480

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO 248. Budapest, 24 agosto 1940, ore 22,10.

Vostri 2,2715/C e 22918/C (3). Soluzione territoriale suggerita da Ministro di Germania sembra in parte coincida con quella accennatami dal Conte Csaky come da mio telegramma

n. 232 (4).

Questi me ne ha riparlato (invio maggiori particolari primo corriere aereo 27 corr.). Csaky mi ha soggiunto aver ragione ritenere ta'le soluzione sia stata prospettata da parte romena ai tedeschi e manifestava sorpresa che Governo Bucarest siasi scrupolosamente astenuto farne comunque accenno alla parte ungherese, ciò che avrebbe conferito altro atteggiamento negoziati Tmmu-Severin. Tale circostanza sembra aumentare qui talune diffidenze verso Germania.

Dal punto di vista questo Governo, a parte altre considerazioni, soluzione stessa presenterebbe capitale inconveniente escludere territori Siculi, cioè antiche importanti minoranze etniche magiare, frontiera strategica dei Carpazi.

Mio collega germanico ha avuto occasione farmi accenno della cosa visto che risultavagli Addetto militare ungherese Berlino affermava avere ivi potuto prendere conoscenza tracciato in argomento da carta topografica verosimilmente rimessa da parte romena.

(l) -Vedi Documents on German Foreign Poticy 1918-1945, Series D, vol. X, DD. 377 e 386. Vedi anche D. 490 del presente volume. (2) -Non pubblicato: dava notizia del rientro in patria dell'ambasciatore turco attribuendone la causa allo stato di tensione determinatoai tra i due Paesi in seguito al discorso di Molotov del 2 agosto 1940. (3) -Non pubblicati: contengono la ritrasmissione dei TT. 0137 e 412 da Bucarest per i quali vedi DD. 392 e 444. (4) -Vedi D. 438.
481

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 75. Istambul, 24 agosto 1940 (per. giorno 28).

Von Papen sarebbe riuscito a procurarsi estratti di rapporti recentemente pervenuti a questo Ministero degli Affari Esteri da parte di rappresentanti diplomatici turchi all'estero. Me ne ha letto qualcuno.

Riistii Aras comunica da Londra che l'Inghilterra ha in questi ultimi tempi rinforzato il corpo di spedizioni in Egitto con invio di truppe metropolitane. Inoltre Riistii Aras riferisce con ottimismo circa la resistenza spirituale e materiale dell'Inghilterra e le sue possibilità militari: gli attacchi aerei dei tedeschi non produrrebbero effetti demoralizzanti nè danni rilevanti.

L'Ambasciatore turco a Mosca in data del 4 corrente comunica che tutti i tentativi da lui fatti in vista di avvicinare gli uomini politici sovietici e migliorare i rapporti turco-sovietici non hanno avuto risultato. L'ostacolo che si frappone ad una ripresa di buone relazioni fra Mosca e Ankara sarebbe, secondo il Sig. Aktay, il patto tedesco-sovietico: la via di Ankara per Mosca dovrebbe passare attraverso Berlino. Sempre secondo l'Ambasciatore Aktay la missione di Cripps in Russia è votata all'insuccesso. Invece l'accordo sarebbe completo fra Roma, Berlino e Mosca. Anche Tokio si allineerebbe con le Potenze dell'Asse. L'U.R.S.S. non intende partecipare alla guerra in Europa, ma non vuole contrasti con l'Italia e con la Germania nei Balcani. Quasi certamente l'U.R.S.S. dirigerà la sua aziQne verso l'Afganistan e l'Iran: sembra anzi che una iniziativa sovietica nei riguardi dell'Iran sia imminente.

482

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 3379/1441. Bucarest, 24 agosto 1940 (per. giorno 2 settembre).

Mio telegramma filo n. 444 in data odierna (1).

Si ha l'onore di trasmettere la qui acclusa copia del promemoria presentato questa mattina a Turnu-Severin dalla Delegazione ungherese alla Delegazione romena e la risposta romena data alla Delegazione ungherese.

AIDE-MÉMOIRE Budapest, 22 agosto 1940.

Le Gouvernement hongrois a constaté avec regret que ses craintes qu'il a fait entrevoir dans ses Aide-Mémoires précédent et avant tout dans celui du 7 aoùt (2) ont été justifiées par l'attitude de la Délegation roumaine à Turnu Severin. Rien n'a été négligé du cOté roumain pour faire dévier la Délégation hongroise de la base de discussion reposant sur les principes qui seuls ont rendu possible au Gouvernement hongrois d'envoyer sa Délégation à Turnu Severin. Une perte de temps précieuse s'ensuivit ce qui est d'autant plus regrettable que les questions débattues deviennent de jour en jour plus aigues. La Délégation roumaine dans son exposé du 18 aoO.t (3) emmet l'opinion peu convaincante que la publication des propositions hongroises créerait un sentiment dans l'opinion publique roumaine de nature à rendre impossible la continuation des discussions. Le Gouvernement hongrois est d'avis que si la publication avait lieu dès maintenant, c'est à dire avant que la propagande inflammatoire entreprise par certains organes dirigents de la Roumanie en vue d'agiter l'opinion publique roumaine de Transylvanie puisse etre poussée plus loin, cette publication n'aurait aucun effet sur le cours des négociations. L'opinion publique roumaine est depuis longtemps consciente de la nécessité que la Roumanie doit faire des concessions territoriales sérieuses pour assurer l'avenire du pays entier. Peut-etre ne connait-elle par la proposition précise du Gouvernement hongrois. Du reste il est notoire qu'elle s'attend à des révendications plus étendues de la part de la Hongrie. Pour éviter toute contreverse le Gouvernement hongrois propose au Gouvernement roumain de publier ces revendications dans les 24 heures suivant la remise du présent Aide-Mémoire. Le Gouvernement hongrois voit avec satisfaction que la :Délégation roumaine en parlant dans son Aide-Mémoire de la discrimination que la Roumanie avait faite au préjudice de la Hongrie et en faveur de l'U.R.S.S. constate que la Hongrie n'avait jamais exercé aucune pression sur elle ni ne l'avait elle meme menacée militairement. Ce qui est absolument vrai. La Délégation affirme aussi que les conditions militaires ne sont pas les mémes de sorte que le Gouvernement Roumain n'est pas dans la situation de faire des prophéties d'ordre militaire dans le cas de la Hongrie avec la meme précision qu'il a pu faire en face de l'U.R.S.S. Rien n'est plus exact. La Hongrie voudrait obtenir ses revendications par des voies pacifiques, c'est le sens mém.es d'un compromis. Toutefois il est du devoir du Gouvernement Hongrois d'attirer l'attention du Gouvernement roumain sur le fait qu'il aurait tort de se méprendre sur la fermeté de la résolution hongroise quant à ses revendications.

En ce qui concerne la réplique roumaine concernant la discrimination que le Gouvernement Roumain est en train de faire au préjudice de la Hongrie et en

faveur de la Bulgarie elle ne mérite pas d'etre examinée sérieusement n'étant pas de l'avis du Gouvernement hongrois autre chose qu'une réponse d'embarras. Ce qui mérite cependant d'etre relevé c'est que la Roumanie a suivi en face de la Bulgarie, tout récemment, la procédure que la Hongrie lui avait proposé, c'est à dire que les deux Délégations se sont mises d'accord avant tout au moins en principe sur la tracée de la nouvelle ligne frontière afin de créeer ainsi la base pour les discussions ultérieures. Le Gouvernement hongrois doit donc réaffirmer avec toute la force de sa convinction que les discriminations graves qu'il avait reprochées au Gouvernement Roumain ont été réellement faites au préjudice de la Hongrie.

Quant à l'échange de population effectué entre l'Allemagne et l'Italie, de meme qu'entre la Turquie et la Grèce, le Gouvernement hongrois fait observer que ces échang,es ont eu lieu entre des pays dont les frontières réciproques avaient été préalablement fixées de commun accord. L'argumentation roumaine ne fait donc que confirmer la thèse hongroise, c'est à dire qu'il est indispensable pour toute discussion utile d'établier d'abord une ligne de frontière pour discuter ensuite les échanges de population qui pourraient s'imposer.

Le Gouvernement hongrois n'a jamais nié la valeur du principe éthnique. II a fait meme ressortir que ce principe est un des traits caractéristiques de l'espace vita! de chaque nation, fait que l'Aide-Mémoire du Gouvernement Roumain du IO aout (l) parait reconnaitre en affirmant ·que c'est un besoin réel de chaque Etat de comprendre dans ses frontières tous ses nationaux et -autant que possible rien que ces nationaux, phrase que l'Aide-Mémoire du Gouvernement hongrois du 11 aolìt (2) n'a pas manqué de relever très particulièrement. Le Gouvernement hongrois dans son premier Aide-Mémoire du 7 aout a déjà consenti volontiers à prendre en considération un échange de population, ce qui démontrait qu'elle importance il attribue à la plus grande homogénisation possible de l'Etat au point de vue éthnique en tenant compte de la probabilité ou possibilité de l'échange de toute la population allogène. (Voir Aide-Mémoire de Il aoiìt). Le Gouvernement hongrois a déjà reconnu l'importance de l'élément ethnique dans la formation de l'Etat ce qui jette une lumière singulière sur l'assertion extraordinaire de la Délégation roumaine selon laquelle le Gouvernement hongrois refuserait de prendre en considération le principe ethnique. Le Gouvernement roumain inspiré par les remi

niscences de sa politique antériere se réfugie dans la propagande pour éviter de parler de l'essentiel. Il remplace les propositions concrètes par la polémique. L'assertion étonnante que la Hngrie veut étendre sa domination sur plus de 2.200.000 roumains ne saurait mème pas servir les buts d'une propagande habile. Le Gouvernement roumain sait très bien que la conception ethnique du Gouvernement hongrois telle qu'elle a été developpée dans ses Aides-Mémoires antérieurs rend possible l'homogénisation presque complète au point de vue ethnique du territoire à rétrocéder à la Hongrie. Le Gouvernement hongrois croit superflu de continuer toute la polémique stérile que le Gouvernement roumain semble pouvoir provoquer sur des questions de second ou de troisième pian. Il ne faut cependant pas considérer le silence que le Gouvernement hongrois garde sur certaines assertions roumaines comme une attitude passive d'acquiscement de sa part. Pour éviter tout malentendu ou tout équivoque à l'avenir le Gouvernement hongrois déclare solennellement qu'il ne veut ni ne peut jamais et sous aucune condition faire émigrer Ies szekelys de Ieur terre. Le Gouvernement hongrois regrette de devoir constater que le Gouvernement roumain s'est pris dans un cercle vicieux par ses propres argumentations tendant à gagner du temps. En ,effet leS besoins d'espace vitaux des deux Etats sont connus par les deux Gouvernements, il est donc évident qu'il est plus facile de dresser amicalement une nouvelle ligne frontière que d'arriver au mème résultat par des calculs artificiels et des méthodes compliquées ou des tactiques tortueuses qui ne servent qu'à prolonger la discussion et envenimer la

situation malheureusement déjà tendue. Bien que l'attitude de la Délégation roumaine donne peu d'encouragements au Gouvernement hongrois de continuer les pourparlers qui, au lieu d'avancer ont l'air plutòt de rétrogarder, le Gouvernement hongrois veut faire encore une tentative en faisant appel au bon sens des hommes politiques roumains et il pose la question si le Gouvernement roumain veut oui ou non désigner les territoires qu'il est pret à rétroceder à la Hongrie. Il n'y a que cette procédure qui permet de terminer la phase la plus périlleuse des négociations en cours. Au cas que les deux Délégations tombent d'accord sur le tracé de la nouvelle ligne frontière un travail utile pourrait se faire à Turnu Severin. En cas contraire, c'est à dire si la Délégation roumaine refuse de désigner les territoires que son Gouvernement serait prèt à rétroceder à la Hongrie, la Délégation roumaine devrait donner sans hésitation sa réponse négative. Dans ce cas le séjour ultérieur de la Délégation hongroise à Turnu Severin deviendrait inutile et prendra fin. Le Gouvernement hongrois pénétré de la résponsabilité qu'il lui incombe dans cette partie de l'Europe, responsabilité qui dérivant des raisons géopolitiques et politiques croit devoir faire un dernier appel au sens historique du Gouvernement roumain en le priant d'éviter toute attitude qui ne pourrait qu'augmenter l'animosité entre les deux Etats voinsins jusqu'à faire naitre une haine implacable entre deux peuples réduits malgré eux l'un à l'autre. Le Gouvernement hongrois croit avoir contribué déjà à la révision des rapports entre la Hongrie et Roumanie par l'offre d'un compromis qu'il n'aurait jamais fait et que le peuple hongrois n'aurait jamais accepté sinon dans l'espoir que les nécessités historiques seront comprises de l'autre còté aussi et que la contrepartie des sacrifices du compromis sera une paix véritable promptement établie permettant aux deux nations de rentrer dans l'orbite de leur évolution naturelle. Au cas contraire le Gouvernement hongrois devrait rejetter entièrement sur le Gouvernement roumain la responsabilité d'une attitude qui ne saurait que rendre encore plus grave la situation déjà bien ébranlée de l'Europe sud-orientale.

RISPOSTA DELLA DELEGAZIONE ROMENA

(Traduzione). 24 agosto 1940.

Ho l'onore di farvi, a nome del Governo romeno, la seguente dichiarazione:

Poichè anche il memoriale presentato testè dal signor Andrea de Hory a nome del Governo magiaro è impostato sulla tesi della cessione territoriale senza tener conto delle realtà etniche, dichiaro a nome del Governo reale romeno di non poter accettare una siffatta proposta come base di negoziati. Nonostante il tono quasi ultimativo del memoriale del Governo reale ungherese e per dimostrare ancora una volta lo spirito di comprensione che anima la delegazione romena, come pure per dimostrare la sua immutata volontà di inquadrare i due Stati e popoli nel nuovo ordine europeo voluto dalle potenze dell'Asse, insisto sulle proposte contenute e sviluppate nella nota verbale del 10 agosto (1), nella dichiarazione del 16 agosto cosi come nel memoriale e nella dichiarazione consegnate il 18 agosto (2).

La Delegazione romena declina però ogni responsabilità per la rottura dei negoziati dato che la rottura avverrebbe per il rigetto delle proposte romene, vale a dire del principio etnico e della sua logica conseguenza, lo scambio di popolazioni e ·le correzioni territoriali che ne risultano nella misura in cui questo scambio verrebbe effettuato, e dato che questa formula di soluzione rappresenta l'unica possibilità immaginabile per instaurare una pace durevole fra i due stati e popoli, la Delegazione romena si riserva il diritto di presentare nella prossima seduta della Conferenza una completa documentazione e motivazione per rispondere a tutta la motivazione della proposta ungherese ed illustrare ancora una volta ed in modo circostanziato la piena e pratica validità della proposta romena.

(l) -Vedi D. 486. (2) -Vedi D. ~85. (3) -Vedi D. 450. (l) -Vedi D. 390. (2) -Vedi D. 408. (l) -Vedi D. 390. (2) -Vedi D. 450.
483

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. s. N. Tirana, 24 agosto 1940.

Ricevo in questo momento la Tua lettera del 22 corrente (1). Sto già operando nel senso da Te prescritto. Invio egualmente un promemoria già preparato a seguito del telegramma

n. 729 (2), riservandomi di riferirTi con maggiore ampiezza al più presto (3).

ALLEGATO

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

PROMEMORIA S. N. Tirana, 24 agosto 1940.

L'azione ingaggiata per suscitare e indirizzare lo spirito di rivendicazione del popolo albanese ha dato, come previsto, ottimi risultati. Uomini di ogni ceto, di ogni religione e di ogni fede politica si sono spiritualmente stretti intorno al Duce, chiedendo di essere guidati oltre gli ingiusti confini.

Anche personalità politiche assai in vista nel cessato regime, rimaste fino ad oggi lontane e mute, si sono pubblicamente dichiarate pronte ad oprare, agli ordini del Duce, per la più grande Albania fascista e per le maggiori fortune dell'Impero di Roma. Di particolare rilievo sono state le adesioni di Faik Konica, ex Ministro a Washington e di Medhi Frasheri, ex Presidente del Consiglio, entrambi di profonda cultura e di molto seguito.

Da ogni parte mi pervengono offerte di documenti comprovanti il buon diritto degli albanesi; numerosissime sono le domande di arruolamento nei corpi volontari; gruppi di Ciamurioti rifugiatisi in Albania, guidati da persone di fiducia, si mantengono collegati con i fratelli di oltre frontiera.

In tutti i centri dell'Albania meridionale è grande il fervore e l'attesa per le decisione del Duce. Il movimento delle truppe ha dato a tutta la zona una grande animazione ed un senso di promettente vigilia.

Emissari venuti da oltre frontiera riferiscono che i Ciamurioti attendono con ansia la loro liberazione. Essi non chiedono che armi per attaccare gli oppressori a momento opportuno.

Anche gli aromeni del Pindo hanno già preso contatti con noi e, memori del felice periodo (1917-1918) in cui vissero a contatto delle truppe italiane, inalberando il nostro tricolore fregiato della lupa di Roma, aspirano all'unione con l'Albania, nel quadro dell'Impero.

La popolazione greca, ritenendo imminente l'arrivo delle nostre truppe si astiene dal compiere atti di rappresaglia in danno di albanesi; notabili greci stanno anzi cercando di accaparrarsi l'amicizia di notabili albanesi, in vista del domani.

È impressione di molti che le autorità greche pensino di abbandonare la Ciamuria. Conferme potrebbero essere date dai seguenti fatti: fino a questo momento nessun rinforzo di truppa è stato avviato alla frontiera albanese: il Consigliere Superiore fascista Nebil Dino, recatosi a Prevesa (Ciamuria) per prendere contatto con suoi amici, è rimasto, fino ad oggi, indisturbato in quella località.

Di pari passo con la preparazione politica procede, ordinatamente, la prepa

razione militare.

Il Comandante Superiore delle Truppe non ha tuttavia ancora ricevuto ordini

dallo Stato Maggiore. Egli opera quindi sulla base delle direttive di massima rice

vute dal Duce, convinto che quanto egli sta facendo risponde ad un concetto di

sicurezza -dato che l'Albania meridionale era scarsamente presidiata.

A questo momento alla frontiera greca si trovano due Divisioni: la c Ferrara •

e la c Corazzata Centauro •. La Divisione alpina • Julia • è anch'essa in marcia

verso il Sud.

Le due legioni della Milizia Fascista albanese sono state mobilitate.

Si sta predisponendo la costituzione di reparti volontari.

Non è ancora segnalato l'arrivo di nuove unità dall'Italia.

Il morale delle truppe è altissimo. Tutte attendono con ansia l'ordine di mar

ciare.

A seguito del telegramma n. 729 pervenutomi ieri, ho disposto per l'affievo

limento della campagna stampa, che verrà sospesa tra breve.

Sin da domani farò comunque cessare gli attacchi alla Grecia.

Il 27 corrente, anniversario dell'eccidio Tellini, gli albanesi di Tirana comme

moreranno l'illustre scomparso per la loro causa con una cerimonia semplice ed

austera.

L'entusiasmo di quanti, italiani ed albanesi, operano in questo paese agli ordini

di V. E., non ha bisogno di stimoli. Gli animi sono desti e tesi nello sforzo di inter

pretare e seguire, in ogni evenienza, i Comandamenti del Duce.

(l) -Vedi D. 469. (2) -Vedi D. 469, nota 2. (3) -Vedi D. 509.
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IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER

L. s. N. (1). Roma, 24 agosto 1940.

Dopo il nostro colloquio del 18 giugno non abbiamo più avuto occasione di procedere a uno scambio di idee. Ritengo opportuno dirvi, quello che io penso della situazione in questo momento.

Anzitutto per quanto riguarda il bacino danubiano-balcanico, non v'è nulla di cambiato nella politica insieme concordata e che consiste nel tenere quella zona fuori del conflitto. Le misure di carattere militare alla frontiera greca e a quella jugoslava sono semplicemente di carattere precauzionale, dato che i due Paesi sono profondamente ostili all'Asse e pronti a vibrargli il colpo nella schiena se l'occasione favorevole si presentasse. Nei dintorni di Trieste la polizia italiana ha scoperto ben cinque grossi depositi di armi nascoste da comitagi serbi. Non vi è ignoto, d'altronde, che tanto la Grecia quanto la Jugoslavia hanno mobiHtato quasi completamente le loro forze armate (2), e nessun

pervenire al Fiihrer.

che nel maggio u. s. la Grecia aveva offerto tutte le sue basi alla Gran Bretagna •.

dubbio può esistere circa la effettiva, continua e accertata complicità della Grecia colla Gran Bretagna. Tutti i porti greci sono basi contro di noi. Ciò precisato, non è da quella parte -salvo l'imprevedibile -che ,intendo dirigere nel prossimo tempo lo sforzo militare italiano, ma dalla parte dell'Egitto. I preparativi sono ormai ultimati e siamo in vista di una stagione più favorevole per il combattimento e per la marcia attraverso il ·deserto. Il 'Maresciallo Graziani ha già ricevuto l'ordine di attaccare il giorno stesso in cui il Vostro Esercito attaccherà la Gran Bretagna. Malgrado le difficoltà del terreno e del clima, credo che sbaraglieremo le forze inglesi e anche quelle egiziane se si uniranno -come sembra -agli inglesi.

Permettetemi -ora -un giro d'orizzonte.

Francia. Sono sicuro che non vi è sfuggito lo straordinario fenomeno psicologico -tipico dell'incoercibile orgoglio francese -per cui la Francia non si considera vinta. La Francia di Vichy, conta sulla resistenza inglese e sull'intervento americano. Quello che accade nel Nord-Africa indica .le intenzioni del Governo francese. Bisogna quindi vigilarla e imporle condizioni di pace che la rendano innocua almeno per alcune generazioni.

Stati Uniti. A meno che non si verifichi un improvviso voltafaccia -sempre possibile in un Paese di autentici isterici come sono i politicanti americani -la possibilità dell'intervento americano dev'essere calcolata come una realtà di domani, specie se, come sembra probabile, Roosevelt sarà rieletto. Roosevelt non arriverà a dare un contributo di uomini, ma darà un più largo aiuto di mezzi, sopratutto aerei. Ciò accade già oggi, per cui anche questa possibilità non può impedire la disfatta della Gran Bretagna (1).

Giappone. Non ho ancora veduto i risultati del nuovo «corso» della poli

tica giapponese. I giapponesi sono lentissimi e misteriosi nei metodi, sebbene

chiarissimi nei fini. Penso che la politica dell'Asse a Tokio debba consistere nel

« distendere » i rapporti russo-giapponesi e nel « tendere » al massimo quelli fra

Stati Uniti e Giappone.

Tornando alle cose militari è superfluo che io Vi dica con quanta gioia

marinai e aviatori italiani si preparano ad agire direttamente contro la Gran

Bretagna insieme coi camerati tedeschi.

Vogliate, Fiihrer, accogliere i miei sempre amichevoli, camerateschi saluti.

P. S. -Circa i raccolti in Italia abbiamo un raccolto minore di 7 milioni di quintali di grano, ma abbiamo un raccolto eccezionale di granturco, riso, patate, fagioli, bietole da zucchero, frutta, verdura. Non abbiamo quindi preoccupazioni di carattere alimentare ( 1).

(l) Il presente messaggio fu trasmesso a Berlino da Ciano in un plico allegato ad una lettera per Alfieri (L. personale 1/4959 del 25 agosto 1940) perchè l'ambasciatore lo. facesse

(2) Nella prima minuta il periodo si interrompeva a questo punto. La frase seguente,che ora si legge nel testo, aggiunta a mano nella minuta dattiloscritta, diceva in un primo tempo cosi: c •••e nessun dubbio può esistere che la Grecia è complice della Gran Bretagna.Dai documenti che n Vostro Ministero degli Esteri ha avuto la cortesia di mandarci risulta

(l) -A questo punto del • giro d'orizzonte • è stato cancellato da Mussolini, nella seconda minuta dattiloscritta, il paragrafo riguardante l'U.R.S.S., che appariva nelle precedenti minute. Eccone il testo: c Russta. La politica italiana si propone un riavvicinamento con la Russia -di carattere piuttosto formale e generico -ad un solo scopo: quello di impedire che la Russia si avvicini all'Inghilterra •. · (l) -Questa lettera era stata parzialmente pubblicata in Hitler e Mussolini: Lettere e Documenti, cit., pp. 55-56. Il testo ivi pubblicato presenta delle variazioni rispetto a quello definitivo conservato in Archivio e qui riprodotto. Vedi anche Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol X, D. 388.
485

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 250. Budapest, 25 agosto 1940, ore 0,15 (per. ore 1).

Questo Ministero Affari Esteri comincia a ricevere primi telegrammi ancora non decifrati completamente su odierni avvenimenti conferenza Turnu-Severin. Maggiori precisioni potrò perciò avere domani. Domani stesso giungerà qui Delegazione ungherese di ritorno e avrà luogo consultazione Governo.

Vice Ministro Affari Esteri ha detto stasera [24 agosto] a me e mio collega germanico ricevuti stesso tempo ·che Capo della Delegazione romena nell'aprire riunione odierna della Conferenza aveva proposto redigere verbali in lingua tedesca, per eventualità materia ne dovesse essere sottoposta ad arbitrato. Viceministro ha pertanto chiesto a Ministro di Germania e a me se ci constasse alcunchè circa tale eventualità. Abbiamo risposto nulla risultarci. Nel lasciare Ministero mio collega tedesco ha rilevato ·COn me suddetta domanda, confermandomi come già segnalato che Csaky sembra sempre meno proclive tale eventualità ma osservando che in vari ·circoli politici ... (4) ... affrontare arbitrato Potenze Asse si va diffondendo anche a titolo di semplice inforrrtacione, il cl:!e è vero.

Ministro di Germania che come mi ha detto è tuttora privo di istruzioni, mi si manifestava sempre alquanto preoccupato. Faceva qualche assegnamento su alcuni vaghi accenni fatti da Csaky a lui come a me circa estremi tentativi a cui potrebbe se mai pensarsi: parrebbe possa trattarsi incontro con Manoilescu cui Csaky penserebbe farsi eventualmente autorizzare da questo Governo. Anche qualche impressione avevagli destato relazione Capo minoranze tedesche d'Ungheria, Basch, che avrebbegli affermato grande maggioranza popolazione agricola avversa guerra.

Tuttavia non pare farsi molte illusioni circa possibile accordo. Mi ha ripetuto che guerra farebbe giuoco inglesi e sovieti: occorrerebbe perciò essere quì molto fermi nell'impedirla; ma nel tempo stesso non si potrebbe lasciare questo Governo senza concrete assicurazioni circa sorte revisione ungherese. Segnalo a titolo informativo che in questi ambienti questo momento va diffondendosi voce che anche situazione sud-oriente ormai mutata per situazione italo-ellenica e per incerta situazione turca, Potenze dell'Asse sarebbero più favorevoli ad azione ungherese contro Romania. Si va anche fino ad affermare che da parte tedesca si sarebbe proclivi appoggiarla militarmente a fine regolare definitivamente situazione germanica in Romania, e si parla concentramento materiale rotabile per trasporti truppe frontiera ungaro-tedesca.

Ministro di Germania mi ha detto non sapere nulla di tali circostanze che riservasi controllare, e nulla finora suo atteggiamento e metodica attività permette supporre tali direttive.

Stampa attacca Romania.

(l) Nota dell'Ufficio Cifra: • Manca •.

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IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 444. Bucarest, 25 agosto 1940, ore 5,50 (pe1· ore 18,45).

Secondo le notizie comunicatemi da questo Ministro degli Affari Esteri alle 14 di oggi [24 agosto], nella riunione che ha avuto luogo stamane a Turnu Severin, Hory delegato ungherese ha dato lettura di un lungo promemoria (l) (che riassumo con telegramma successivo) insistendo su nota tesi ungherese; polemizzando con argomenti adottati da delegazione romena; rilbadendo domanda cessione territoriale fino linea di confine indicata precerlente promemoria; affennando che Ungheria non consentirà mai a ·che Secleri abbandonino regione da loro abitata e ·concludendo con la richiesta che delegazione romena precisi intanto limite di territorio che è disposta cedere. A sua volta delegato romeno ha risposto dando lettura di una dichiarazione (l) con la quale dichiara non poter accettare come lbase negoziato proposta contenuta nel memoriale ungherese in quanto impostato ancora sulla tesi della cessione territoriale senza tener conto realtà etnica; insiste ancora una volta, nonostante tono quasi ultimativo del predetto memoriale, e al fine dimostrare suo spirito di comprensione e immutata volontà dare corso desiderio J>otenze Asse per inquadramento Ungheria e Romania nel nuovo ordine europeo, sulle proposte presentate il 10, 16, 18 agosto; declina ogni responsabilità per rottura dei negoziati derivante dal rigetto proposta romena, cioè dello scambio popolazioni con relativa correzione territoriale, unica soluzione imma.ginabile per instaurare una durevole pace tra due popoli e Stati; e si riserva il diritto di presentare nella prossima seduta una completa documentazione e motivazione per rispondere al.le artefazioni delle proposte ungheresi ed mustrare esattamente e circostanziatamente la pratica validità delle proposte romene.

Manoilescu mi ha detto che la delegazione ungherese aveva deciso di partire oggi stesso, ma che la delegazione romena avrebbe fatto ancora tentativi per trattenerla; Questo iPresidente del Consiglio, che poi ho avuto occasione di vedere verso le 17, mi ha a sua volta precisato che erano state date istruzioni per telefono a Pop di informare Hory che delegazione romena sarebbe stata in grado nello spazio di due o tre ·giorni di fissare sulla carta quale cessione territoriale avrebbe a suo avviso comportato applicazione principio trasferimento popolazioni.

Mentre telegrafo non sono ancora pervenute ulteriori notizie circa andamento lavori conferenza {2).

pertanto considerati interrotti e che egli ritiene possono essere ripresi il 28 corrente in riu

nion plenaria da fissare e probabilmente in Ungheria •.

Netta affermazione della delegazione ungherese circa questione Secleri fissa tuttavia in modo ormai più concreto e palese posizioni antitetiehe dei Governi che, a parte eventualità intervento Potenze Asse, appaiono pertanto infless~bili e restano irriconciliabili.

(l) -Vedi D. 482. (2) -Con successivo telegramma (n. 447), partito da Bucarest alle 3,10 del 25 agosto e giunto a Roma alle 17,30, Ghigi comunicava ancora: • Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha comunicato a tarda ora che avendo Delegazione romena, dietro sue ulteriori istituzioni, presentato " una nuova formula " alla Delegazione ungherese, quest'ultima pur mantenendo decisione sospendere negoziati e di rientrare Budapest, ha dato tuttavia affidamento che trattative potranno essere riprese al più presto. Manoilescu ha aggiunto che negoziati non vanno
487

IL MINLSTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO 251. Budapest, 25 agosto 1940, ore 14.

Stanotte é giunta notizia riunione ultima ora delegazioni ungherese romena, in seguito .a cui comunicato rottura delle trattative già diramato verso le 18 è stato completato con accenno a possilbile ripresa delle trattative stesse.

Ho veduto stamane un momento Vice Ministro Affari Esteri ·che aveva appena iniz~to consultazioni con suo Ministro e Capo della Delegazione ungherese qui già arrivato. Mi ha detto ·brevemente non essere ancora in ·grado darmi particolari, ma mi ha accennato che romeni eranosi riservati nuove proposte. Ho chiesto che vi fosse di vero voce qui diftusasi prossima riunione delegazioni avrebbe •luogo Szeged. Mi ha detto Capo Delegazione ungherese aveva effettivamente proposto per la prossima rLunione varie località.

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lL MINISTRO AD ATENE, E. GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 327. Atene, 25 agosto 1940, ore 14,10 (per. ore 17,25).

Notizia circa colloquio fra Metaxas e Ministro d'Inghilterra di cui al mio telegramma n. 315 (l) mi venne recata immediatamente da persona intima del presidente del Consiglio quasi certamente inviata da lui stesso. Nella notte successiva e]:)be luogo Consiglio Ministri •straordinario durante il quale in seguito a pressioni Stato Maggiore allarmato notizia nostri concentramenti vennero decise misure militari di cui al mio telegramma n. 323 (2) le quali hanno portato al completo effettivi 3 divisioni copertura frontiera albanese.

(l) -Vedi D. 462. (2) -Non pubblicato.
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IL MINLSTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO 252-253. Budapest, 25 agosto 1940, ore 16,15.

Mio telegramma n. 251 (1).

Vice Ministro degli Affari Esteri ha rimesso al Ministro di Germania e me copia verbaLe in lingua tedesca di cui al mio telegramma n. 250, che invio per aereo (1).

Vice Ministro ha poi esposto che dopo scambio verbali stessi Capo della delegazione romena pochi minuti prima partenza delegazione ungherese si è recato alla gazzetta Szofia e ha fatto seguente dichiarazione: « Governo romeno è disposto presentare proposte concrete con indicazioni frontiera e annessa carta topografica. Tale proposta ·sarà fondata su 'base scambio popolazione includendo tutti elementi etnici ungheresi di Romania escluso Secleri. Limiti perciò tali proposte territoriaili dipenderanno da numero elementi etnici ungheresi che intendono abbandonare Transilvania e effettivamente la abbandoneranno, senza di che proposta romena perderebbe senso e vali'dità. Proposta verrà rimessa alla delegazione ungherese Bucarest o dintorni ove trattative potrebbero essere continuate ».

Suc·cessivamente in privato colloquio Capo della delegazione romena ha dichiarato Capo della dele,gazione ungherese che ove Governo ungherese insistesse poi richiedere ~he in dipendenza proposta di cui dinanzi, altra proposta venga ,fatta cir·ca territorio Secleri, Capo della delegazione romena personalmente ritiene che Governo romeno potrebbesi indurre presentarla base autonomia detto territorio nel quadro sovranità romena base scambio quelle popolazioni con conseguente territorio.

Capo della delegazione ungherese si è dservato riferire suo Governo suggerendo prossima riunione abbia luogo in Ungheria Budapest isola Margherita, Szeged, ovvero Kalocsa.

Governo ungherese ha inviato stamane analogo invito Governo romeno indicando ,giorno 27 o 28. Non è escluso vi si rechi stesso Csaky.

Vice Ministro Affari Esteri ha concluso dicendomi che qui si ritiene punto morto trattative sorpassato, ritenendosi probabile che misure miUtari prese in Ungheria abbiano concors? rimuovere romeni da posizioni assunte. Nondimeno non è escluso si tenti da parte romena impostare nuovamente negoziati con fini dilatori allo scopo di completare misure militari Romania. A taJe riguardo Ministro d'Ungheria Bucarest segnala risultargli da parte militare che delegazione romena aveva avuto disposizioni protrarre trattative non meno quattro settimane. Vice Ministro Affari Esteri dichiara che ciò non sarebbe qui consentito intendendosi .giungere accordo entro settimana prossima. Altre riserve egli

fa circa proposte romene sia in quanto a concessioni territoriaU per cui comincierebbero ·a correre voci offerta rfascia conlfinaria media di 30 chilometri di profondità da Teoso a Biotsieno, sia in quanto intenzioni per territorio Secleri.

(l) -Vedi D. 487. (2) -Non rintracciato.
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L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 1346. Berlino, 25 agosto 1940, ore 20

Sottosegretario di Stato Affari Esteri Woermann mi informa (l) che ha ricevuto da Ribbentrop, che si trova a 8alisburgo, >l'istruzione che al Ministro di Grecia si dia semplice risposta di rivolgersi all'Italia. Ribbentrop, parlando a Woermann e riferendosi rapporti italo-jugoslavi e italo-greci, ha ricordato l'opinione da lui già espressami circa opportunità di concentrare tutte le forze nell'azione contro InghHterra, tenendo però a fare presente che questa era la sua impressione personale e ·che stava naturalmente all'Italia di giudicare la ·convenienza o meno di intraprendere in questo momento un'azione in quel settore.

Sono stato inoltre informato che anche questo Addetto Militare .greco ha fatto oggi un passo presso queste autorità militari per chiedere notizie sull'atteggiamento italiano. Interpreto J'interesse dimostrato da Ribbentrop come sua preoccupazione per le persistenti voci di una azione italiana in Grecia, avvalorate dalla stampa italiana.

491

L'ADDETTO MILITARE A BUDAPEST, GARIGIOLI, AL SERVIZIO INFORMAZIONI MILITARI DEL MINISTERO DELLA GUERRA E AL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO

R. SEGRETO 1189. Buàatpest, 25 agosto 1940.

Dalla documentazione che ho inviato in argomento con la precedente corrispondenza, risulta che il punto della discordia delle opposte tesi è stato essenzialmente questo:

-che l'Ungheria ha proposto di fissare anzitutto una .linea delimitante il nuovo confine e di passare poi a discutere, su tale base geografica concreta, il problema dello scambio di popolazioni. Tale principio è chiaramente .spiegato nel memoriale ungherese del 7 agosto (2);

-che la Romania invece, dopo aver dato -con le sue proposte del 10 agosto (3) -l'impressione di accogliere tale programma, ha poi invertito i termini del<la questione, pretendendo di discutere e regolare a priori lo scambio di popolazioni, salvo a concedere poi, se necessario, qualche pic.cola modificazione di frontiera. Procedura questa, evidentemente, assai più ardua e capace

di condurre ad interminabili dispute senza costrutto; tanto meno ragionevole

poi, se si pensa ehe lo scambio dovrebbe avvenire per minoranze ungheresi in

Romania dell'ordine di 1.500.000 e minoranze romene in Ungheria inferiori

a 100.000 individui.

Durante la prima fase delle trattative, la delegazione magiara ha bensì

cercato in tutti i modi di indurre gli avversari ad accogliere la propria tesi

ed a fare una qualsiasi controproposta di carattere geografico, ma i romeni

non hanno voLuto accedere in alcun modo, rifiutando di ammettere -a priori

la benchè minima cessione di territorio. La loro risposta è quin'di stata quella

da me riassunta nel foglio 1155 del 20 corrente (1).

Ciò ha determinato questo governo a precisare ancora una volta il suo

punto di vista, con un nuovo memoriale del 22 agosto (testo acclu·so in copia) (2)

che è stato rimesso ieri mattina alle ore 10,30 da'lla delegazione ungherese a

quella romena.

È superfluo commentare questo documento, del quale basta rilevare il tono

fermo, che esclude qualsiasi te:rgiversazione e che sopratutto si dichiara intran

sigente circa il territorio dei Siculi.

Gli avvenimenti di ieri a Turnu-<Severin sono presto riassunti:

-i romeni hanno risposto dapprima (ore 13) di non potere aderire alla

tesi magiara;

-.gli ungheresi hanno preso atto di ciò ed hanno dichiarato di ritenere

chiuse le trattative, chiedendo i mezzi per ritornare ~subito a Budapest;

-i romeni hanno guadagnato ancora alcune ore per preparare tali mezzi

(treno speciale) ed all'ultimo momento (ore 22 circa) il Capo delegazione Pop

ha .fatto sapere ehe -per dar prova di buona volontà -il suo Governo sa

rebbe stato disposto ad indicare una linea di confine, che però, in ogni caso,

avrebbe escluso la zona dei Siculi;

-.gli ungheresi hanno allora chiesto di conoscere tale linea, ma il Pop

ha dichiarato che essa doveva essere ancora •studiata dal suo Governo e ·che

avrebbe potuto renderla nota soltanto mercdledi 28 agosto. In tal modo le

trattative avrebbero potuto essere riprese tra pochi giorni;

-è seguita una breve discussione circa il luogo delle d:uture eventuali riunioni (proponendo •gli uni di continuare in territorio romeno, gli altri di trasferirsi in qualche località ungherese) ed infine entrambe le delegazioni sono ripartite per le rispettive capitali.

Quanto sopra mi è stato riferito stamane dal Colonnello Ujszaszy, che era appena ritornato da Turnu-Severin. Egli ha poi commentato la situazione nei seguenti termini.

La Delegazione ungherese, dai contatti avuti, ha tratto il profondo convincimento ·Che un accordo diretto fra le due parti non potrà essere raggiunto, perchè i romeni non tendono che a guadagnare tempo:

-per aver modo di assicurarsi un buon accordo con la Russia, al quale sta attivamente lavorando Ga<fencu a Mosca e che permetterebbe alla Romania di trasportare in TransHvania le forze attualmente in Moldavia;

-per regolare se necessario le questioni con la Bulgaria (.che sono tut

tora in alto mare per le proposte inacettabili,dei romeni: quali quella di rin

viare di tre mesi la consegna dei territori e quella di fare di Balcic un porto

libero tipo ex Danzica);

-per mi-gliorare nel frattempo la propria preparazione militare in Tran

silvania;

-per vedere ciò che succede nella guerra fra le grandi potenze con una

non ·Celata speranza in un successo o mezzo successo inglese.

Il Colonnello Ujszaszy ha poi aggiunto che ormai l'Ungheria non può più attendere e che una soluzione chiarificatrice si impone entro la fine del mese. Per questo non sono possiibi!li che due vie: o l'arbitrato delle potenze dell'Asse; oppure .la guerra.

Egli non sapeva, stamane, se l'arbitrato era già stato chiesto da Budapest a Roma e Berlino, tanto più che era in corso la seduta del Consi;glio dei Ministri; ma ripetutamente ha voluto sottolineare essere tale via la sola capace di scongiurare il .conflitto.

Che l'Ungheria ·effettivamente non possa più a lungo durare in queste condizioni, risulta evidente dal nervosismo che dimostra l'opinione pubblica e più ancora l'ambiente militare, da 20 anni carichi di odio contro i romeni. Si aggiunga a ciò anche lo stato d'animo degli uomini mobilitati, ormai lontani da casa da 2 mesi, con ·sussidi di famiglia irrisori, ·Che reclamano di essere congedati oppure di marciave. « Meglio far ela guerra -essi dicono -meglio morire, che continuare così. Almeno annienteremo gli aborriti romeni e soltanto le rive del Mar Nero ci potranno fermare».

D'altra parte le opposte ['forze armate si sono] avvicinate al confine. Da uno stato di eccit:tz.ione come l'attuale non potranno nascere ·Che... (l) di gravi incidenti.

Infine, occorre tener conto del fatto che, se guerra deve essere, è tutto interesse degli ungheresi di accelerare i tempi e di attaccare prima che H nemico a1bbia potuto concentrare in Transilvania altre grandi unità.

Secondo i calcoli di questo S. I. M., in caso di conflitto gli ungheresi si. troveranno di fronte:

Forze terrestri:

15 divisioni di fanteria,

2 divisioni di cavalleria,

3 brigate da montagna,

l brigata da fortezza,

l raggruppamento motorizzato (attualmente a Cluj).

Forze aeree: tutte quelle della Romania, e precisamente:

-324 aeroplani da caccia,

216 aeroplani da bombardamento,

216 aeroplani da ricognizione.

24 idrovolanti.

35 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. V.

Tenuto eonto di un certo numero di apparecchi ineificienti o di riserva, si calcola che possano entrare in azione eirca 600 aeroplani complessivamente e cioè quasi il triplo di quelli ungheresi.

Per quanto riguarda l'azione terrestre, si pensa di poter aver ragione abbastanza rapidamente del nemico, che si ritiene debba sfasciarsi dopo il primo successo ungherese. Tutto starà quindi nel poter infligge·re subito aUo avversario una dura lezione iniziale, il che potrà trovare un certo ostacolo soltanto nella riconosciuta superiorità romena in fatto di aviazione e di carri armati (180 pesanti e 1·80 leggeri).

Circa i danni che i bombardamenti aerei nemici ·possono arrecare aU'industria ungherese, qui si è piuttosto ottimisti. Si riconosce pure che gli stabilimenti sono tutti fuori terra, per essendo tutti dotati di ricoveri antiaerei per il personale.

Comunque qui non si ha nessun dUl:fuio su1lla fine vittoriosa della lotta che certamente da parte ungherese -pur con un esercito piccolo e povero di mezzi (art~glieria, carri armati, aviazione) ma molto disciplinato ed esasperato -sarà condotta con grande energia e con irriducibile accanimento.

(l) Vedi D. 478 e Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. X. D. 387.

(2) -Vedi D. 385. (3) -Vedi D. 390. (l) -Non rintracciato: vedi però D. 450. (2) -Vedi D. 482.

(l) Il documento, deteriorato dall'umidità, è in questo punto illeggibile.

492

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL CAPO DELLO STATO SPAGNOLO, FRANCO

L. 1/4962 (1). Roma, 25 agosto 1940 (2).

Vi ringrazio della lettera che mi avete mandato (3) e nella quale mi prospettate la situazione della Spagna nel·la attuale fase della guerra;

Mi piace di dichiararVi subito ·Che la Vostra lettera non mi ha sorpreso.

Ho sempre pensato, sino dallo scoppio della •guerra, che fa Vostra Spagna,

cioè la Spagna della Rivoluzione falangista, non avrebbe potuto restare neutrale sino alla fine, e che dalla neutralità sarebbe, al momento opportuno, passata alla non belligeranza e, fina>lmente, all'intervento.

Se questo non accadesse, la Spagna si estranierebbe dalla storia europea,

sopratutto dalla storia di domani che sarà determinata daUe due Potenze

vittoriose dell'Asse.

Inoltre non avrebbe titoli morali per risolvere i suoi problemi africani e,

lasciatemelo dire, runa Rivoluzione trionfante deve porsi degli dbiettivi esterni,

di carattere internazionale, cioè, gli obiettivi che in un determinato momento

concentrano la totale attenzione e lo sforzo completo di un popolo.

Mi rendo conto che dopo tre anni di guerra civile, la Spagna avrebbe bisogno

di un lungo periodo di calma; ma .gli eventi non lo consentono e la Vostra

D. -3.

situazioi~:e economica interna non peggiorerà se Voi passerete dalla non-belligeranza all'intervento.

Desidero dirVi, caro Franco, che io con queste mie obiettive considerazioni non intendo minimamente sollecitarVi a prendere le Vostre decisioni. Sono ben certo che le Vostre decisioni saranno, come sempre, ispirate daUa difesa degli interessi fondamentali del Vostro popolo, e sono altresl certo che Voi non lascerete passare questa occasione per dare alla Spagna il suo spazio vitale africano.

Nessun dubbio che -dopo la Francia -sarà battuta la Gran Bretagna. Il regime inglese vive oramai di un solo elemento: la menzogna. Non ho bisogno di dirVi che per quanto riguarda le Vostre aspirazioni, Voi potete contare sulla piena solidarietà dell'Italia fascista (1).

(l) -Già pubblicata, in traduzione inglese, in The Spanish Government and the Axis, cit., (2) -La minuta autografa reca la data del 24 agosto. Questo documento fu trasmesso in allegato alla lettera n. 1104964 del 25 agosto 1940, firmata Anfuso, per l'ambasciatore italiano a Madrid, Lequio, con istruzioni per l'immediata consegna. Lo stesso 25 agosto 1940, Mussolini inviò al re copia della lettera ril'evuta da Franco e della sua risposta, aggiungendo, alle usuali formule adoPerate in queste lettere di trasmissione, la seguente frase: • Non ritengnimminente una decisione spagnola •. (3) -Vedi D. 422.
493

IL CAPO DEL GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 25 agosto 1940.

L'Ambasciatore Alfieri ha domandato a R~bbentrop quale fosse l'oggetto

della richiesta telefonica a Voi fatta.

Ri!bbentrop gli ha risposto che desiderava chiederVi qruali notizie e quali

elementi Vi risultassero circa il recente atteggiamento ungherese in maniera

da poter decidere in merito all'opportunità di compiere un passo a Budapest

per frenare gli ungheresi.

A.lJfieri ha replicato che nessun elemento gli constava a parte quelli già da

Voi comunicatigli stamane (2) e che in ogni modo egli pensava che la richiesta

veniva determinata da ragioni di carattere .generale. Comunque Ribbentrop, che

si riserva di abboccarsi in serata col Fiihrer, avrebbe di nuovo telefonato ad

Alfieri il quale domani provvederà a mettersi in contatto con Voi (3).

494

lL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 230. Teheran, 26 agosto 1940, ore 15,30 (per. ore 20).

Mio telegramma n. 2·27 (4). Questo Ministro delle Finanze ha annunziato al Parlamento di essere giunto ad una solruzione del conflitto con Z.' Angù>-Persian

(.3) Un altro appunto del Gabinetto in pari data forse precedente a quello sopra pubbli

cato, infonnava n ministro di quanto segue: • Con riferimento all'odierna telefonata del

l'Eccellenza n Ministro, l'Ambasciatore Alfieri ha telefonato che Ribbentrop non ha ancora

potuto prendere una decisione circa l'opportunità di svolgere una qualche azione a Budapest

in relazione alla tensione rumeno-ungherese.

II Ministro degli Esteri del Reich si riserva di tenere tempestivamente infonnato l'Ec

cellenza n Ministro di ogni notizia al riguardo •.

Oil Company mediante un compromesso che assicura al Governo persiano pagamento di un minimo di quattro milioni di sterline annue per ·gli anni 1938-41 rimandando a dopo il 1941 prosecuzione delle trattative per una maggiore partecipazione del Governo persiano nel ritmo della produzione della Società.

Tanto le dichiarazioni del Ministro Finanze che queHe di alcuni membri del Parlamento hanno insistito sul fatto che il Governo persiano non aveva altri scopi •fuorchè sistemazione delle divevgenze causate dal diminuito gettito delle entrate della Ang~o-Persian Oil Company. D'altronde rinvio al 41 del riesame è provvisorio per ottenere immediatamente massimo contributo finanziario lasciando porta aperta a:d ulteriori rivendicazioni.

È impressione generale che il Governo persiano abbia ceduto abbandonando buona parte delle sue pretese e che ciò sia dovuto alla rimessa fatta a New York di cui al suaccennato mio telegramma.

(l) -Vedi Documents on German Foreign Poticy 1918-1945, Series D, vol. X, D. 392. (2) -Vedi ibid., D. 390.

(4) Vedi D. 470.

495

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 405. Mosca, 26 agosto 1940, ore 18 (per. giorno 27, ore 22).

Questo Ministro di Ungheria mi ha informato confidenzialmente che dietro istruzioni del suo Governo ha chiesto vedere Molotov e lo ha messo al corrente dei negoziati ungaro-romeni illustrandogli richieste ungheresi.

<Molotov gli ha ·confermato che U.R.S.S. considera rivendicazioni ungheresi in Transilvania come fondate (l) e gli ha dichiarato che attitudine sovietica sarebbe rimasta favorevole all'Ungheria. Non poteva però dire in che modo e sotto quale forma tale attitudine favorevole avrebbe potuto esplicarsi in pratica. Subito dopo Mdlotov ha chiesto ragguagli circa attitudine dell'Italia e della Germania nei riguardi negoziati mostrandosi di essere vivamente interessato conoscere precise intenzioni dei Governi di Roma e Berlino.

Da quanto mi ha riferito collega ungherese risulta evidente desiderio del Governo sovietico interessarsi a .questo problema d'accordo con potenze dell'Asse.

496

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 233. Teheran, 26 agosto 1940, ore 19,02 (per. ore 23,15).

Ba·ghdad telegrafa quanto segue: « n. 82. N uri Said appena giunto dall'Egitto ha scatenato (evidentemente sobillato da questa Ambasciata d'Inghilterra) una vigorsa campagna per giungere rottura con l'Italia.

Primo Ministro Gailani è deciso continuare lotta per non deflettere sulla politica finora seguita ed ha appoggio dal suo Gabinetto non che dalla grande maggioranza popolazione. Egli insiste nuovamente sulla richiesta di un nostro comunicato circa atteggiamento Governo fascista verso Paesi arabi dell'Oriente, con1'orme alle dichiarazioni verbali già fattegli dietro istruzioni di V. E. (1). Ciò gli permetterebbe senza dubbio di rafforzare sua posizione politica e di mostrare al mondo arabo che la propria fiducia nelle potenze dell'Asse non si limita ad una pura utopia personale.

Meglio ancora se tale comunicato potesse essere fatto concordemente con la Germania.

Se Governo italiano intendesse agevolare azione politica ed economica di questo Primo Ministro che coinvolge conseguentemente mantenimento relazioni tra i due paesi, sarebbe a mio subordinato parere opportuno riesaminare possibilità di venire in qualsiasi modo incontro alla richiesta da lui manifestata~.

(l) Vedi DD. 254 e 268.

497

IL MINISTRO A BUDAIPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO 256. Budapest, 26 agosto 1940, ore 22,40.

Mio telegramma n. 248 (2). Questo Ministro di Germania dettomi aver avuto ieri colloquio lungo e in alcuni punti abbastanza duro con Csaky (3).

Questi aveva detto situazione essere a tal segno che egli non vede modo parare eventualità conflitto con Romania. Gli aveva indi chiesto quale fosse in sostanza idea di Berlino circa rivendicazione ungherese in Transilvania, e lamentandosi assai vivamente atteggiamento e condotta Ministro di Germania Bucarest aveva chiesto mio collega tedesco voler chiedere suo Governo se ciò riflettesse intendimento del Reich.

Mio collega g·ermanico mi ha detto essersi schermito suggerendo Csaky ragguagliarsi a Berlino tramite quel Ministro d'Ungheria.

Oggi questo Vice Ministro degli Affari Esteri mi ha detto che istruzioni erano state spedite Ministro ungherese Berlino a fine informare circa situazione ungaro-romena e ragguagliarsi circa punto di vista del Reich (4).

(l) -Vedi DD. 133 e 249. (2) -Vedi D. 480.

(3) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. X, D. 393.

(4) Vedi ibid., D. 400.

498

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 210. Budapest, 26 agosto 1940 (per. giorno 28).

A questo Stato Maggiore risulterebbe, da fonte germanica e buLgara, che sovieti sarebbero disposti addivenire soluzione compromesso nella questione Dardanelli dopo fine guerra contro Inghilterra. Da parte 1germanica ci si compiacerebbe tale proposito e si spererebbe altresi vedere sovieti avviare loro espansione verso Golfo Persico.

499

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGIA ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 4013/1565. Sofia, 26 agosto 1940 (per. giorno 29).

Miei telespressi n. 3822/'1514 del 12 u. s. e 3863/1520 del 15 u. s. (1).

I gruppi Ma<:edoni esistenti in Bulgaria, accortisi evidentemente dell'errore commesso di rivolgersi unicamente alla Germania per chiedere giustizia per il loro Paese, hanno deciso ora di indirizzare un appello all'Italia.

Cosi stamane tutti i Presi'denti delle principali Associazioni macedoni, con alla testa lo stesso Generale Nicoloff e lo stesso Prof. Stoyanoff, si sono recati alla R. Legazione e mi hanno presentato, con preghiera di farVelo pervenire, un indirizzo, redatto in ottima Ungua italiana, e a Voi diretto, Eccellenza, perchè vogliate farVi interprete presso il Duce dei sentimenti di rispetto e di speranza dei gruppi bulgaro-macedoni che qui risiedono e che a,ppaiono ammontare a circa mezzo milione di individui.

Alle parole rivoltemi ho risposto assicurando che il R. Governo, che per

segue Io scopo di creare nei Balcani un ordine nuovo basato sulla giustiza,

avrebbe preso con interesse conoscenza del documento e ho ringraziato per le

espressioni di felicitazione pronunziate per le vittorie africane dell'Esercito

italiano.

ALLEGATO

A Sua Eccel'tenza il

CONTE GALEAZZO CIANO

Ministro degli Affari Esteri

ROMA Eccellenza,

I bulgari-macedoni, che in numero superiore a mezzo milione furono scacciati dalla Macedonia e accolti nel Regno di Bulgaria, si ricordano con profonda grati

tudine che, dopo la firma dei trattati di pace nel 1919, Benito Mussolini, il Duce del nobile e valoroso popolo italiano, fu il primo a denunciare la suprema iniquità ed ingiustizia di questi trattati, fu il primo a dichiarare al mondo che questi trattati imposti con violenza ai popoli vinti non avrebbero potuto mai assicurare la vera pace dell'umanità senza una adeguata revisione.

Da questi trattati il popolo più duramente colpito fu appunto il popolo bulgaro, che combattè ben tre guerre per la sua unità nazionale ma che ebbe il destino avverso e la sua lotta sacra non fu coronata da successo.

Ora, grazie alle fulgide vittorie dei valorosi eserciti italiano e tedesco, si affaccia una era nuova. Ora, quando la carta geografica dell'Europa sarà ritracciata su basi eque e giuste, i bulgari-macedoni tutti, sia quelli scacciati dai loro focolari, sia quelli rimasti in Macedonia, credono profondamente che il grande Duce del popolo italiano non rifiuterà il suo potente e benevolo aiuto per la risoluzione radicale del problema macedone.

E con questa speranza e con fede profonda nel trionfo della giustizia suprema noi presidenti delle organizzazioni legali dei bulgari-macedoni nel Regno di Bulgaria preghiamo Vostra Eccellenza di voler essere l'interprete dei nostri sentimenti di ammirazione, di rispetto e di speranza verso il grande Duce dell'Italia fascista e di voler sollecitare il suo potente aiuto affinchè la Macedonia, tutta intera nei suoi limiti geografici, sia restituita alla Madrepatria, la Bulgaria.

Preghiamo Vostra Eccellenza di voler gradire l'espressione dei nostri sentimenti più rispettosi.

Sofia, agosto 1940.

Il Presidente delle Unioni culturali Il Presidente dell'Istituto Scientifico e assistenziali bulgaro-macedoni: Macedone: Generai Costa Nicoloff Prof. Nicola Stoianoff

Il Presidente dell'Organizzazione Il Presidente dell'Organizzazione

• Ilin-den •: degli ex-combattenti volontari

Lasar Tomoff della Macedonia e Adrianopoli: Milan Damianoff

La Presidentessa dell'Unione delle Donne Macedoni: Dott. Zlatca Sarafova

DICHIARAZIONE

I consigli direttivi dell'Unione Culturale Macedone e delle Fratellanze di Beneficenza in Bulgaria, dell'Istituto Scientifico Macedone, dell'Organizzazione di Ilinden, dell'Unione dei Veterani di Macedonia e di Adrianopoli e dell'Unione Femminile Macedone ritengono loro dovere fare la seguente dichiarazione:

La parte libera del popolo bulgaro e dei bulgari in e fuori dalla Macedonia hanno dato innumerevoli sanguinose vittime nelle rivoluzioni e nelle guerre per la liberazione della Macedonia dal giogo turco ed in seguito dal giogo serbo-greco.

Ecco perchè oggi, quando la sorte e le frontiere politiche dei popoli d'Europa verranno stabilite per secoli, noi riteniamo che la questione macedone debba essere posta per la soluzione innanzi ai fattori competenti in Bulgaria ed all'Estero così:

La Macedonia, integra ed indivisibile nei suoi confini geografici deve essere riunita alla madre patria Bulgaria non ammettendo alcuna divisione.

Sofia, 15 luglio 1940.

Presidente dell'Unione culturale Presidente dell'Istituto Scientifico Macedone e delle Fratellanze Macedone di Beneficenza F.to prof. Nicola St oianoff F.to gen. di riserva Costa Nikoloff

Presidente dell'Organizzazione Presidente dell'Unione dei Veterani di Ilinden di Macedonia e di Adrianopoli F.to Lazar Tomoff in Bulgaria F.to Milan K. Daminnoff

Presidente dell'Unione Femminile Macedone F.to dott. Slata Saraffova

(l) Vedi DD. 399 e 422.

500

IL MINISTERO DEGLI ESTERI DI ROMANIA, ALLA LEGAZIONE D'ITALIA A BUCAREST

PROMEMORIA S. N. (1). Bucarest, 26 agosto 1940.

Lorsque le Premier Ministre et le Ministre des Affaires Étrangères de Roumanie ont eu l'honneur d'etre reçus par le Duce en présence du Ministre Ciano (2), le Duce a bien voulu faire un exposé de sa conception sur la manière dont pourraient etre résolus les différends existant entre la Roumanie et ses voisins les Bulgares et les Hongrois.

A leur tour, les Délégués roumains ont exposé au Duce Ieur point de vue. Ils se sont montrée disposés à faire le sacrifice de mettre en discussion avec les Bulgares et avec les Hongrois les frontières memes de la Roumanie, mais cela dans la mesure seulement où les éventuelles modtfications des minorités par la méthode de l'échange de population afin d'homogénéiser, au point de vue ethnique aussi complètement que possibile, les deux pays.

La conversation s'est deroulée dans le cadre de cette conception qui a trouvé l'assentiment du Duce et du Ministre Ciano, seule l'étendue de l'application de cette conception faisant I'ohjet de la discussion.

Le Duce a insisté méme sur l'idée qu'il ne fallait pas créer par le nouveaux aménagements un mal plus grand que celui dont les Hongrois réclament la réparation.

La Délégation roumaine, qui a voulu s'intégrer totalement dans l'esprit et la pensée du Duce, a retenu l'idée d'un sacrifice territorial qui ne devait pas, cependant, signifier aussi un sacr~fice en hommes. Cette question a été considérée comme un problème d'ordre uniquement ethnique. Le moyen destiné à donner satisfaction à ce principe a été une eventuelle cession de territoire propre à faciliter l'échange de population et, par là, rendre la population des deux pays homogène.

De retour en Roumanie, le President du Conseil et le Ministre des Affaires Étrangères ont commencé, d'une part, a préparer l'opinion pubblique dans le sens de ce qui avait été arrété à Rome et, d'autre part, ont initié, sans tarder des négociations tout d'abord d'ordre préliminaire et ensuite d'ordre formel et officiel, avec les Bulgares et les Hongrois.

Avant mème de commencer des négociations avec la Bulgarie, le Gouvernement roumain a fait savoir au Gouvernement bulgare qu'il était disposé à lui céder toute la .Oobrogea du Sud dans ses frontières de 19112, malgré le grand sacrifice que cela comportait pour la Roùmanie et malgré le fait que le retour aux anciennes frontières excluait un échange de population compensatoire étant donné que les Roumains destinés à passer en Bulgarie étaient superieurs en nombre aux Bulgares devant rester en Roumanie.

C'est encore dans l'esprit de Rome que la Roumanie a ouvert les négociations avec la Hongrie.

Des le début, la Hongrie s'est montrée imbue de principes tout différends de ceux qui ont dominé les ·conversations de Rome. Elle a purement et simplement formu'lé d'immenses demandes d'ordre territorial n'ayant aucune justification ethnique.

La proposition du 16 aout de la Délégation hongroise (l) ,signifiait la rétrocession de plus de deux tiers des territoires actuellement roumains ayant appartenu autrefois à la Hongrie.

Le territoire revendiqué par la Hongrie comprenait, selon le recensement roumain de 1930, plus de 3.900.000 habitants dont plus de 2.200.000 Roumains et environ 1.200.000 Hongrois.

Mais cela n'était pas tout. Un échange de population n'aurait pas été en mesure de réparer cette injustice ethnique, étant donné qu'i:l ne serait resté dans la partie de la Transylvanie laissée à la Roumanie que 162.000 Hongrois qui n'auraient pu faire fobjet d'un échange contre plus de 2.200.000 Roumains, de façon que cette solution aurait laissé irrevocahlement sous la domination hongroise plus de 2.000.000 de Roumains.

Le Gouvernement roumain s'était montré disposé -tant à Rome que dans les documents précédant la Conférence de Turnu-Severin et transmis au Gou

vernement hongrois -à réaliser un arrangement territoria'l avec la Hongrie sur la base du principe éthnique et de l'échange de population, mais il ne pouvait ni accepter ni envisager la possibillité de jamais accepter une cession de territoire qui ne comporterait une telle justidìcation. Seule une cession ter-· ritoriale représentant par son étendue l'espace vital nécessaire à la minorité hongroise de Roumanie qui retournerait à la Hongrie, serait acceptée par la Roumanie. Seule, elle correspondrait au désir exprimé par le Duce, de voir se réaliser une solution juste, et partant définitive, entre les deux pays.

A Turnu-Severin, la Délégation hongroise a insisté auprès de la Délégation roumaine de faire une contre-<proposition à caractère territorial. La Délégation roumaine s'y est refusée tant que la Délégation hongroise n'aurait adrnis le principe ethnique et l'échange de population en tant que base pour

déterminer l'oportunité et l'étendue d'un sacrifice d'ordre territorial. Les négociations de Turnu-Severin ont été rompues par les Délégués hongrois, le 24 aoiìt.

Néammoilns, le Gouvernement roumains, dans son désir d'arriver à une entente, a admis que son premier Délégué communiquat au premier Délégué hongrois que la Délégation roumaine était disposée à présenter une carte concrétisant sa propre conception, bien entendu, sous la réserve absolue qu'une telle carte n'aurait de sens ni de valeur que dans l'hypothèse d'un échange de population.

C'est à dire qu'une telle carte représenterait la cession territoriale nécessaire et suffisante pour permettre la creation d'UI_l espa-ce vita! destiné aux hongrois de Roumanie à déplacer vers la Hongrie.

En exposant ces faits, le Gouvernement roumain considère pouvoir soutenir, à juste raison, qu'il ne s'est pas départi un seui instant de la voie établie à Rome en ce qui concerne sa bonne volonté et son esprit de sa>Cridìce pleine

ment prouvés au cours de ces négociations tant avec la Bulgarie qu'avec la Hongrie.

Le Gouvernement roumain se permet de croire qu'il a fidèlement suivi la ligne de conduite sus-mentionnée dans sa conception généra'le d'un arrangement sain et définitirf avec la Hongrie. Cette conception ne prévoit une cession territoriale que dans ,Je but enclusif et dans la mesure nécessaire pour créer un espace vita! pour la minorité hongroise de Roumanie.

En effet, cette minorité devrait se déplacer vers l'ouest pour ètre incorporée dans l'État hongrois, tandis que les Roumains provenant de cet espace vita! se déplaceraient vers 'l'est pour occuper Ies territoires évacués par la minorité hongroise.

Cependant, l'action du Gouvernement roumain, menée selon Ies bases

établies à Rome, se voit, malheireusement, arrivé a une impasse.

Sur ces entrefaites le Gouvernement roumain se croit justidìé a demander

au GouV!eJ:\niement italien ce qu'il lui reste ,a faire pour mener à bon port la

conception établie et le but poursuivi à Rome.

(l) Un'annotazione manoscritta avverte: • portata copia da Ciano a Vienna •.

(2) Vedi D. 321.

(l) Vedi D. 450.

501

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO 258. Budapest, 27 agosto 1940, ore 3,15.

Non ho mancato dare immediata esecuzione agli ordini di V. E. trasmessimi con •Comunicazione telefonica odierna [26 agosto] da Capo di Gabinetto ore 19,35 di Ungheria (1).

Contfermo mia partenza aereo domani mattina ore 9,50.

Ministro di Germania che ho visto stasera e col quale_ giusta ordini di

V. E. mi sono consultato, ha rieevuto anche egli disposizioni recarsi Berlino,

ove si recherà pure .Ministro di Germania Bucarest. Partirà circa un'ora dopo di me.

502

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BUDAPEST, FARACE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO 263. Budapest, 27 agosto 1940, ore 21,20.

Riferimento istruzioni telefoniche trasmessemi da d'Ajeta. Previo accordo con questo Inca-ricato d'Affari germanico, ore 18 locali ho pregato Viee Ministro Affari Esteri, in assenza temporanea Conte Csaky, iDJformare Governo ungherese che Ministro Esteri ungherese riceverà domani da Governo tedesco invito recarsi Vienna per incontrarvi posdomani V. E., Ministro degli Affari Esteri Retch e Ministro Affari Esteri Romania. Lo ho inoltre informato che invito germanico è fatto d'accordo con Regio Governo. Signor Vornle mi ha assicurato che avrebbe comunicato quanto precede appena posstbile a Csaky.

Mentre telegrafo non sono ancora pervenute analoghe istruzioni questo Incaricato d'Affari germanico.

503

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 331. BeLgrado, 27 agosto 1940, ore 23,10 (per. giorno 28, ore 6).

Da fonte attendibile vengo informato che dichiarazioni politica estera Presidente del Consiglio dei Ministri jugoslavo che costituiscono parte centrale

manifestazioni noto Consiglio dei Ministri Zagabria (già comunicato a mezzo Stefani) furono decise all'ultimo momento su insistenza del Ministro degli Affari Esteri, che ha preso argomento per ottenerle da atte~giamento stampa italiana e tedesca.

Non vi è dubbio -e viene qui ampiamente... (l) -che tali dichiarazioni segnano non solo una netta evoluzione da tutte le precedenti, ma costituiscono anche fattore nuovo nell'atteggiamento ufficiale verso Potenze dell'Asse.

E' infatti la prima volta che soltanto Italia e Germania sono esplicitamente menzionate tra Stati con cui Jugoslavia desidera mantenere amkhevoli relazioni.

Ma va subito notato che dichiarazioni predette anche se d'indiscutibi:Ie portata e di inldubbia risonanza, non trovano ancora una volta riscontro nella pratica. Decisioni Consiglio non contengono infatti decisioni ·che attuino di fatto tale politica, quali in primo luogo sostituzione elementi massoni e in genere francofili e anglofili nel Governo e negli aHri posti statali di comando, benchè misure del genere di queste e altre mi sembra siano lasciate intravvedere come prossime da Consiglio stesso.

Mio .collega Germania concorda nel ritenere che nonostante nuovo cambiato indirizzo atteggiamento jugoslavo, che va indubbiamente registrato, siamo ancora aHa ,fase delle promesse, ma non dell'adempimento.

(1) Queste istruzioni, comuni anche al ministro a Bucarest Ghigi, cui furono parimenticomunicate per telefono da Anfuso, sono contenute nel seguente appunto manoscritto di Ciano per Anfuso: c Talamo, Ghigi. 1°) Tornare domattina in aereo. 2•) Mettersi in contatto coi colleghi di Germania per conoscere loro punto di vista su proposta soluzione. 3•) Informare Governi che sono stati chiamati a Roma perchè due Potenze dell'Asse studiano problema, e invitarli a non fare nel frattempo nessun gesto che possa aggravare la situazione». Vedi anche CIANo, Diario (1939-1943), vol. l, cit., pag. 302.

504

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 183. Belgrado, 27 agosto 1940 (per. giorno 1° settembre).

Per Gabinetto Eccellenza Ministro.

Questo Ministro di Germania è stato ricevuto ieri in udienza a Bled da Principe Reggente per domandal'gli patronato (che è stato accordato) per esposizione architettura tedesca che avrà luogo in occasione fiera Belgrado.

Udienza costituiva incontro fra Principe e Ministro Germania dopo incidente tra loro avvenuto di cui al rapporto n. 2691/1024 in data 26 giugno u. s. (2). Ministro Affari Esteri mi aveva ripetutamente accennato che occasione sarebbe stata trovata per dissipare atmosfera creatasi in quella occasione.

Mini,stro di Germania mi ha detto che incontro è stato infatti cordiale e che conversazione si è prolungata questa volta per parecchio tempo.

Principe Paolo è apparso a Von Heeren ansioso dissociarsi da tendenza e intrighi slavofili di molti strati della popolazione jugoslava insistendo su pe ricolo espansione sovietica nei Balcani.

Circa la situazione attuale ha detto a Von Heeren di essere convinto che Germania «non può essere mi'litarmente vinta», ma che prolungarsi guerra porterebbe » carestia e fame e in ultima analisi bolscevismo.

Mio collega Germania mi ha detto confidenzialmente ma altrettanto chiaramente :di ritenere che Principe non avesse espresso sinceramente, e in ogni caso non completamente suo pensiero nè nel primo nè nel secondo ·caso. Von Heeren argomentava che è noto infatti che non ha nessuna simpatia per i sovieti, ma che è altrettanto chiaro che lascia porta aperta per tentare di non cadere se possibile completamente in mano Italia e Germania. Sue simpatie per l'Inghilterra sono altrettanto note. Quasi certamente è ormai anch'egli ronvinto (ma arriva buon ultimo) che l'Asse non può essere militarmente battuto, ma non dice che nonostante le sinistre previsioni di fame e bolscevismo spera in fondo che in una guerra lrunga, senza battere milita·rmente l'Asse, l'Inghilterra ~possa ancora vincere.

Circa l'Italia il Principe non ha nascosto «alquanto nervosismo» indicando che nonostante i patti esistenti e le buone relazioni ufficiali vi sono tuttavia frequenti attacchi della stampa italiana contro la Jugoslavia e altri «punti oscuri». Von Heeren mi ha detto di aver colto l'occasione per indicare a sua volta punti tuttora negativi politica Jugoslavia nei riguardi delle Potenze dell'Asse.

(l) -Nota dell'Ufficio Cifra: • Manca •· (2) -Non pubblicato.
505

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 12. Copenaghen, 27 agosto 1940 (per. giorno 10 settembre).

Mio telegramma filo n. 119 del 21 agosto (1).

Ministro degli Esteri che ho visto ieri mi ha confermato che le trattative per una unione doganale e monetaria dano-tedesca possono «ufficialmente » dirsi cessate. Il Ministro Larsen e gli altri esperti hanno già fatto ritorno da Berlino.

Tuttavia Scavenius, premettendo che i tempi non erano ancora maturi, ritiene che con l'evolversi degli avvenimenti fatalmente l'attuale mentalità del popolo danese dovrà pur essa cambiare e permettere la conclusione dell'accordo da lui caldeggiato.

Sebbene non esplicitamente anche egli ammetteva il fatto che l'attuale stasi belHca anglo-tedesca aveva rincuorato quanti in questo settore nordico sono ancora riluttanti a credere che il predominio econom1co e politico britannico sia tramontato.

(l) Vedi D. 471, che però è del 23 agosto.

506

L'AMBASCIATORE A BERLlNO, MIFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. SEGRETO PERSONALE 8917. Berlino, 27 agosto 1940 (1).

Ho segnalato all'E. V. con i telegrammi nn. 1344 e 1346 (2) l'atteggiamento assunto dal Governo germanico nei confronti della recente tensione italo-greca, atteggiamento che tanto agli occhi di Atene quanto a quello di terzi, ha senza dubbio servito a dimostrare la pecletta solidarietà delle due Potenze dell'Asse.

'Nelle ·comunicazioni surriferite mettevo tuttavia in rilievo come tanto RLbbentrop quanto alcuni fra i suoi mag~giori e più v~cini coHaboratori, avessero meco insistito sulla opportunità che l'Italia si astenesse, nel momento attuale ad una qualsiasi iniziativa nella penisola Ellenica in quanto essa avrebbe potuto ·Costituire la causa occasionale di complicazioni gravi e pericolose per i due Paesi Alleati, in un momento in cui tutte le forze di entrambi dovrebbero polarizzarsi nella lotta ·contro il comune nemico.

Senza dubbio le preoccupazioni del Governo del Reich per una eventuale estensione del conflitto, soprattutto in un settore così delicato come quello balcanico, sono più che mai vive e grande è la pl'emura che esso pone nel cercar di disperdere o ridurre nel tempo ogni potenziale causa di crisi.

Credo tuttavia non andar errato nel manifestare la opinione che, per tutte quanto concerne le questioni balcaniche alle quali l'Italia mostra particolare iD~teresse, la posizione del Governo germanico sia influenzata anche da un qualche altro elemento oltrechè dal desiderio di non estendere il conflitto per riservare tutte le forze alla lotta contro il nemico comune.

Questo R. Addetto Militare mi informa ad esempio che in recenti colloqui con ufficiali dello Stato Ma1ggiore germanico, questi ultimi non hanno nascosto una tal quale preoc•cupazione per la possibilità che l'Italia si induca a tentare un colpo contro la Grecia.

È sembrato al R. Addetto Militare che tale preoccupazione trovasse la sua origine piuttosto che nel timore di veder le nostre forze distolte dall'obbiettivo inglese, in quello di una azione indipendente dell'Italia nel settore balcanico, senza previe intese con Berlino.

Un alto funzionario dell'Auswlirtiges Amt, particolarmente vicino a Ribbentrop, parlando con un segretario di questa R. Ambasciata ha manifestato analoghe opinioni.

L'Jtalia, egli ha in sostanza dkhiarato, non dovrebbe agire in Grecia od

altrove nei Balcani senza essersi dapprima intesa con il Governo Tedesco e

ciò sopratutto in un momento in cui il Reich, impegnato a fondo in altro scac

chiere non potrebbe partectpare alla azione.

Mi è sembrato valesse la pena di portare a conoscenza deH'Eccellenza

Vostra, a puro titolo di indizio, quanto sopra riferito.

La Germania non vuole in sostanza, per il momento, complicazioni balcaniche in quanto possano costitufre l'origine di una pericolosa estensione del conflitto.

Mentre peraltro essa stessa non rinuncia a svolgere un'azione tale da permetterle di avere in mano al momento opportuno delle buone carte (vedi attività in Jugoslavia e particolarmente in Croazia) chiede agli altri ed in ispecie a noi di mantenerci in una posizione di attesa: il prOblema balcanico nelle sue infinite ramificazioni la Germania vuole infatti risolverlo, senza dubbio d'accordo con l'Italia, ma in un momento in cui essa sia libera di intervenire senza altre preoccupazioni e di far quindi pesare tutte le proprie forze allo scopo di dare un assetto possibilmente definitivo a tale regione assicurandosi i vantag.gi cui aspira e che naturalmente non sono di lieve entità.

(l) -Manca l'indicazion e della data d'arrivo. (2) -Vedi DD. 478 e 490.
507

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 8922. BerLino, 27 agosto 1940 (1).

Completo alcune impressioni e notizie avute in occasione del mio recente colloquio col Feldmaresciallo von Brauchitsch, di cui al mio telegramma

n. 1345 del 23 agosto (2).

Tutto il colloquio si è svolto in un'atmosfera amichevole e molto cordiale, seppure in termini misurati, consueti al Maresciallo, ciò che deve attribuirsi al suo desiderio di evitare argomenti di carattere politico o questioni che, in materia militare, tocchino la competenza delle altre forze armate.

Il Maresciallo si è espresso con parole molto sincere quando ha tenuto a manilfestare le sue congratulazioni per i successi riportati dalle armi italiane ed i suoi auguri per le prossime operazioni in Egitto.

A questo riguardo, quando io ho messo in rilievo le di'fficoltà dell'impresa, dovute sopratutto alla lunga estensione di chilometri in pieno deserto ed alle condizioni atmosferiche, il Maresciallo sorridendo ha esclamato: « Le armate dei nostri due paesi hanno, ognuna, da superare grandi difficoltà: voi immense distese per terra nel deserto, noi pochi chilometri sull'acqua!:..

Parlando 8jppunto delle operazioni contro l'Inghilterra, il Maresciallo si è espresso in modo molto misurato, confermando che le avverse condizioni atmosferiche hanno ritardato lo :sviluppo delle operazioni. Egli ha messo in rilievo che le difficoltà princ~pali si presentano per l'aeronautica e per la marina, mentre per l'esercito, una volta posto il piede sulle isole britanniche, le operazioni non presentano particolari ostacoli.

L'aeron!lllltica tedesca ha già inflitto gravi perdite all'aviazione inglese. Le condizioni atmosferiche favorevoli per la fase risolutiva delle operazioni pos

sono presentavsi fino a metà ottobre; più oltre le nebbie dominanti sul Canale e sulle isole ostaco.lerebbero sensibilmente l'azione dell'aeronautica e lo sviluppo generale delle operazioni.

Nel complesso, dal tono del discorso, ho avuto l'impressione che il Maresciallo von Brauchitsch tenga in .grande conto .le difficoltà di questa offensiva, in merito alla quale egli ha conchiuso dichiarando che «tutto è in corso~ senza che possa precisarsi il momento dell'attacco a fondo.

Il Marescial'lo ha poi accennato a Gilbilterra e di riflesso, subito dopo, alla situazione della Spagna e agli intendimenti di Franco, esprimendo l'opinione che non possa attendersi attualmente un intervento spagnolo, sia per le gravi diiificoltà di ri,fornimento, sia per l'impreparazione delle forze armate.

Successivamente von Brauchitsch ha accennato all'attuale situazione in Jugoslavia e in Grecia, e più in generale alla situazione balcanica, osservando come il Duce e il Fiihrer siano completamente d'accordo circa la convenienza di mantenere la pace in quel settore, allo scopo di non tuvbarne l'attività economica, a vantaggio dei nostri rifornimenti.

Il problema più importante in ·questo momento è la soluzione della questione romeno-ungherese, .sulla quale il Maresciallo non si è pronunciato, limitandosi ad aggiungere che anche dopo la guerra i problemi balcanici potranno essere risolti d'accordo fra il Duce e il Fiihrer, e osservando come la Germania non abbia in quella zona altro interesse che quello dei rid'ornimenti, particolarmente per i petroli romeni.

La conversazione ha poi toccato l'avgomento della situazione della Francia, e su questa von Brauchitsch ha accennato allo stato di incoscienza in cui sembra ancora essere la popolazione francese, e alle difiìcoltà che s'incontrano per assicurare la vita eeonomica. Queste difficoltà riguardano sopratutto le comunicazioni e i trasporti. Ad ogni modo, il Comando militare ha preso ogni provvedimento per facilitare il pronto riordinamento civile delle regioni occupate.

Il Maresciallo non vede la possibilità che il Governo inglese, perdute le isole britanniche, possa mantenersi ritirandosi nel Canadà. Ciò significherebbe la perdita dell'Impero britannico e l'infeudamento inglese agli Stati Uniti. Comunque una cosa è certa -egli ha concluso -che il blocco inglese sarà inefficace e che la Germania non soffrirà nè la fame, nè la mancanza di materie prime.

Il Maresciallo von Brauchitsch ha accennato, da ultimo, alle richieste di forniture fatte dall'Italia e in particolare alla cessione di materiali d'armamento di preda bellica. Egli ha osservato che ·com;prensiJbili difficoltà si presentano per raccogliere, ripartire e rimettere in ordine i materiali, come pure per il trasporto. Per questi motivi riesce impossibile alla Germania aderire, con la prontezza che sarebbe desidevabile, alle nostre richieste. Egli spera che le nostre autorità si rendano conto di questa situazione.

Nel covso del colloquio ho avuto la precisa impressione che il Maresciallo valuti al suo •giusto valore l'efficienza delle forze armate italiane, sopratutto per quanto si riferisce alla preparazione spirituale del soldato, al suo spirito ag.gressivo ed alle sue possibilità e capacità di resistenza fisica.

(l) -Manca l'indicazione della data d'arrivo. (2) -Non pubblicato.
508

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, GIACOMONI, AL SOTTOSEGRETARIO DI STATO PER GLI AFFARI ALBANESI, BENINI

L. SEGRETA 46745. Tirana, 27 agosto 1940.

Ti invio l'unita lettere per l'Eccellenza il Ministro (1).

Ho messo in parUcolare evildenza le necessità militari, perchè temo che lo Stato Ma·ggiore non senta 1a necessità di operare in questo settore e si decida quindi ad inviare i necessari rinforzi solo all'ultimo momento, affrontando dei rischi.

Trovo infatti strano che mentre nella scorsa settimana, quando l'Eccellenza H Ministro pensava di agire a fine agosto, il Ministero della Guerra abbia fatto ·sapere al Generale Visconti Prasca che per far giungere in Albania due Divisioni occorreva un mese, ora che l'operazione è stata riman\data ai primi di ottobre si dica che i previsti trasporti sono statt sospesi, potendo essere effettuati a momento opportuno.

Avrei trovato logico se si fosse detto che il ritafldo consente di mettere sicuramente a punto la preparazione, iniziando al più presto ,gli invii di truppe.

Dello stesso avviso è il Comandante Superiore delle Truppe che fa tutto il possibile per andare incontro a.Ue esigenze poliUche, senza urtare lo Stato Maggiore.

La vita si svolge qui normalmente. Per ma11care il senso della serena fiducia attesa, ho intensificato le mie visite ai centri di attività civile.

509

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. 46774. Tirana, 27 agosto 1940.

Mi atterrò sc11upolosamente agli ordini imipartitimi con lettera del 22 corrente (2).

La campagna di stampa antigreca, già affievolita, sarà ressata tra qualche giorno, mentre verrà opportunamente proseguita l'azione intesa a mantenere desto e a tutti noto il desiderio degli a~banesi d'oltre frontiera di ricongiungersi alla madrepatria.

I contatti con le popolazioni della Ciamuria e del Pindo saronno cautamente proseguiti; l'azione di ap;poggio predisposta oltre ai confini verrà mantenuta in potenziale efficienza.

Comunico, in foglio a parte (3), quanto mi ha riferito il Consigliere Superiore fascista ciamur.iota Nebil Dino, di ritorno da Atene e da Prevesa (Ciamuria) dove era stato da me inviato.

36 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. V.

La preparazione militare sarà, per quanto possibile, proseguita.

A questo riguardo informo che il Comandante Superiore delle Truppe, mentre è stato autorizzato dallo Stato Maggiore ad attuare il d1spositivo di s1curezza da lui ritenuto opportuno, ha ricevuto la notizia che la partenza dei mezzi promessigli in vista dell'azione contro la Grecia è stata per ora sospesa. A seguito di questa comunicazione dell'Eccellenza (l) Visconti Prasca ha arrestato nell'Albania centrale la Divisione Alpina «Julia » che era diretta nel Sud.

Date le difficoltà che i porti e le strade dell'Alban1a presentano allo sbar.co ed al movimento delle truppe, mi permetto rappresentare l'opportunità che i rinforza prev1sti siano .qui :liatti affluire tempestivamente.

I movimenti ordinati in questi giorni per attuare il dispositivo di sicurezza alla frontiera greca sono risultati lenti e faticosi, a oausa degli inevitabili ingorghi verifkatisi nei male attrezzati porti e lungo le difficili strade.

Il Generale del Genio Zanuccoli, di ritorno da una ricognizione stradale nell'Albania del sud, ha riferito che quasi ovunque è da escludere l'autocarro con rimorchio e doppio transito di autocolonne. Ha ag.giunto che è consigliabile, in caso di intenso traffico,,ricorrere al servizio di segnalazione o di blocco, il che rende assai difficile e lenti i traspor.ti.

Converrebbe quindi approfittare del ma·ggior tempo disponibile e dell'attuale sufficiente siourezza in Adriatico per mettere a punto la preparazione con i minori rischi.

Ciò anche nella considerazione che durante il mese di settembre i greci potrebbero concentrare maggiori forze alla frontiera albanese, imponendoci di aumentare di molto le unità che dovrebbero qui giungere dall'Italia, alla vigilia delle operazioni militari.

A seguito dell'autorizzazione ricevuta sto predisponendo, in perfetto accordo col Comandante Superiore delle Truppe, la costituzione di reparti volontari.

Ho invitato il Partito a preparare i cinque autotreni, con mezzi di soccorso e di propag~anda, che dovrebbero seguire le nostre truppe.

Gradirei conoscere quando e dove la R. Aeronautica potrebbe accogliere, per addestrarli, gli albanesi desiderosi di far parte dei nuclei di paracaduti.sti che a momento opportuno dovrebbero operare nella Ciamuria.

In attesa di ulteriori ordini assicuro V. E. che manterrò accesa la questione della Oiamuria, eld attuerò tutto quanto previsto, evitando qualsiasi crisi.

ALLEGATO

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

PROMEMORIA S. N. Tirana, 27 agosto 1940.

Il Consigliere Superiore fascista Nebil Dino, rientrato da Atene e Prevesa (Ciamuria) dove era stato da me inviato, ha riferito quanto segue: L'entusiasmo dei Ciamurioti per la loro prossima liberazione è grande.

Dei notabili greci che risiedono nella regione, quelli più odiati dagli albanesi

stanno già trasferendosi altrove, gli altri cercano di crearsi un ambiente favo

revole; alcuni di questi ultimi hanno messo a disposizione di Nebil Dino rilevanti

somme per opere di beneficenza da lui patrocinate.

La popolazione greca pensa ai prossimi avvenimenti con rassegnazione, ma

anche con la speranza di un avvenire migliore. I greci della campagna, come gli

albanesi in generale, non disdegnano di far parte di una comunità di ordine supe

riore, che assicuri loro benessere e giustizia.

Molti funzionari greci, avendo confidenzialmente espressa qualche preoccupa

zione per il loro avvenire, sono stati da Nebil Dino tranquillizzati ed invitati a

considerare che in Albania è rimasta in servizio la quasi totalità dei funzionari

albanesi e che anche i grecofobi sono stati valorizzati.

Ai lavoratori è stato esaltato il trattamento fatto oggi agli operai albanesi.

Le tranquillizzanti notizie date da Nebil Dino sono state accolte con viva

soddisfazione.

La popolazione greca non si mostra, in generale, disposta a battersi.

I preparativi militari nella Ciamuria sono, fino a questo momento, di scarso

interesse. Nella regione di Janina sono stati recentemente effettuati richiami di

specialisti. Lungo le strade che adducono alla frontiera albanese sono stati appron

tati sbarramenti anticarro. Più intensa è invece la preparazione verso la Tracia.

In alcuni ambienti di Atene si pensa che in caso di attacco italiano verrà fatta

una resistenza iniziale, essenzialmente allo scopo di far sapere al mondo che la

Grecia ha cercato di resistere all'aggressione degli Stati autoritari.

In altri ambienti si è detto che l'Italia tende a richiamare l'attenzione di

Atene alla frontiera albanese per cercare invece di sorprendere i greci nell'isola

di Creta.

Il Governo di Metaxas è da molti odiato. Il Re non è stimato, nè amato.

Nebil Dino, durante il suo soggiorno ad Atene, ha tenuto stretti contatti con

quel R. Ministro.

(l) -Vedi D. 509. (2) -Vedi D. 469. (3) -Vedi l'allegato al documento.

(l) Manca evidentemente qualche parola.

510

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO,

T. CONFIDENZIALE 188-189. Shanghai, 28 agosto 1940, ore 12 (per. giorno 29, ore 22,15).

188. -Il Sig. Bidder, Segretario di questa Ambasdata del Reich, rientra in Germania, richiamato alla Wilhelmstrasse, dopo un luongo soggiorno a Chungking e dopo aver via.ggiato attraverso tutta la Cina nazionalista.

Ritengo opportuno segnalare quanto ho desunto da conversazione confidenziale con lui, pur premettendo che egli come del resto •quasi tutti i suoi colleghi tedeschi è influenzato da simpatia per la Cina e da diffidenza per il Giappone: soprattutto perchè convinto che ogni progresso del Giappone in Estremo Oriente corrisponde ad un lucro cessante per la Germania.

Bidder ha insistito su rilievi già noti e che non avevo mancato di segnalarvi Eccellenza, ripetendomi:

l) che i 'bombardamenti di Chungking benchè micMiali non sembra possano spezzare il fermo proposito del Generalissimo di resistere almeno sino decisione definitiva del conflitto europeo;

2) che accentrando a se stesso tutti i poteri (anche le tre sorelle Soong avrebbero perduto gran parte della loro influenza) Chiang Kai-shek sarebbe :riuscito a diminuire i bisogni del paese e a meglio impiegarne le grandi risorse così da distdbuire le riserve belliche su un periodo di un anno e più;

3) lche l'o11ganizzazione del paese sarebbe ammirevole; l'educazione della gioventù ispirata alle istituzioni fa,sciste è in rapido progresso.

Tutta la Cina nazionalista sarebbe al lavoro con uno spirito nuovo; incomparabilmente più viva, redditizia ed ordinata di quella •controllata dai giapponesi.

189. -Le osservazioni originali del Bidder concernono I'impossi'bilità attuale, da lui desunta da scambi d'idee con intimi del Generalissimo, di una intesa diretta di Chungking con Tokio e con Nanchino. Secon/do allusioni di quelli la paiCe non potrebbe oggi scaturire che dalla mediazione della Germania, la qua•le avrebbe il vanta.ggio di poter impostare le eventuali trattative sui rapporti di collaborazione con la IW.ssia e di questa con Chungking. E' infatti da tener presente che a Generalissimo non restano oggi che due soli punti d'appoggio: Mosca e Washington e che il primo gli appare più solido. Le possibilità di tali trattative sarebbero naturalmente da esaminarsi nel quadro della politica mondiale tenendo presente il fattore nipponico in funzione di remora degli Stati Uniti.

Degno di rilievo che il Bidder, per sua ammissione, aveva il compito princ~pale di .studiare nella Cina nazionalista gli sviluppi e la portata presente e futura dell'influenza russa. L'intromissione, a suo avviso, fav.orita dalle /circostanze, sarebbe di molto aumentata e divenuta più dura. La Rlussia dominerebbe oggi praBcamente le provincie del Norld e le sfrutterebbe in modo spietato esportandone contro irrisori compensi tutte le materie prime.

511

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI TRANSOCEANICI, PRUNAS, AL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI

T. 23775/140 P. R. Roma, 28 agosto 1940, ore 21,15.

R. Ambasciatore in Mosca telegrafa (l) che Segretario Generale codesto Ministero Affari E5teri non ha avuto a Mosca alcuna conversazione carattere politiico e non è nemmeno •riuscito far visita rcortesia a Vice Commissario Affari Esteri. Ambasciatore Iran a Mosca pur confermando a Rosso che sovieti non hanno avanzalto pretese territoriali o .politiche fino ad oggi, si mostra preoccupato per attitudine scortese dei sovietici nei suoi dguardi: egli sospetta intenzione di creare atmosfera di allontanamento onde .giust1filcare al momento opportuno inaccettabile domanda perentoria e forse anche improvviso atto di forza.

(l) Vedi D. 305.

512

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T.197. Helsinki, 28 agosto 1940, ore 21,45 (per. giorno 29, ore 1,15).

Mio telegramma n. 193 (1).

Dopo settimane di aspre tensioni che ebbero loro culmine verso inizio corrente mese, situazione è ora caratterizzata da momentanea progressiva distensione.

Cessate dimostrazioni nelle strade, cessata attività nuclei comunisti, cessati attalcchi radio Mosca e stampa <comunista, popolazione finlandese sta riprendendo con qualche fiducia sue normali attività.

Direbbesi tuttavia che calma troppo assoluta somiglia a quella che precede ura,~no.

In qualche gruppo bene informato si pensa che Mosca resasi conto impossibilità disorganizzare in pochi giorni unità politilca finlandese, passerebbe ad azione in profondità attraverso lavoro corrosivo degli attuali nuclei comunisti, che si conferma largamente lavorati dal denaro sovietico.

Non manca però qualche uomo politico autorevole -mi ha detto questo Segretario Generale degli Affari Esteri -che ammette possilbilità di un attacco di sorpresa in un qualunque momento e con un qualunque pretesto, su ultimatum di poche ore e forse senza neppure questo.

Ambienti militari noin ravvisano però sino ad ora quelli che dovrebbero essere i segni precursori di tali intenzioni non essendo segnalati nè spostamenti truppe, nè ammassamenti di esse in qualche punto del fronte.

513

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 9059/2329. Berlino, 28 agosto 1940 (2).

Il comm. Renzetti mi ha testè comunicato una serie di notizie relative ai preparativi in corso per l'attaqco contro la Gran Bretagna, che, ad ogni buon fine, riferisco al<l'E. V.

Tali notizie sono state raccolte dal comm. Renzetti nel corso di conver

sazioni con personalità germaniche ·ch'egli cons~dera bene informate.

Secondo queste personalità l'offensiva aerea contro la Gran Bretagna sarebbe imminente anche perchè i meteorologi semlbrano prevedere per la metà di questa settimana un decisivo miglioramento del tempo.

Le perdite ·subite dall'aeronautica britannica nel corso delle ultime azioni sarebbero state particolarmente forti sopratutto per quanto riguarda la caccia. Le coste orientali dell'I1sola si troverebbero addirittura prive di cacciartori a loro difesa, a riprova della gmvità delle pei1dite si cita il fatto che non vengono rimpiazzati gli apparec·chi che la Gran Bretagna ha perso in Africa.

Lo sbar.co delle truppe germaniche verrEibbe a suo tempo .effettuato mediante zatteroni di legno e cemento provvisti di artiglierie antiaeree oltrechè su piccoli navi da cadeo. Il passaggio del Canale con mare tranquillo non sembrerebbe presentare eacessive difficoltà. Le navi inglesi non potrebbero infatti penetrare nel Cana'Ie stesso in quanto completamente minato mentre gli aeroplani verrebbero attaccati dalla caccia germanica e tenuti lontani.

Nelle sfere dirigenti si ritiene che l'offensiva contro l'Inghlilterra sarà di breve durata e si spera in una prossima pace. Non mancano però i dubbiosi i qua<Ii pur nutrendo fidll!cia sull'esito della lotta contro l'Inghilterra temono, probabilmente anche a ·causa del persistente maltempo, che la guerra non possa terminare nell'anno in corso.

(l) -Vedi D. 407. (2) -Manca l'indicazione della data d'arrivo.
514

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, AL SOTTOSEGRETARIO DI STATO PER GLI AFFARI ALBANESI, BENINI

L. 46886. Tirana, 28 agosto 1940 (1).

Ti mando l'unito promemoria, pregandoti di esaminare l'opportunità di sottoporlo all'Eccellenza il M;inistro. Esso tratta un argomento che, se non altro, ha il pregio di corrispondere a quella che il Ministro chiama la «politica massaggiata».

ALLEGATO

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

PROMEMORIA S. N. Tirana, 28 agosto 1940.

Ho esaminato col Consigliere Superiore fascista Nebil Dino, reduce da Atene, la possibilità che influenti uomini di Grecia, legati a lui da sincera e profonda amicizia, siano, in confidenziali conversazioni, portati a considerare la futura situazione dell'Italia nel bacino del Mediterraneo e le future relazioni della Grecia con l'Italia. E ciò allo scopo di offrire al mondo ellenico, in vista della tempesta, un'ancora di salvezza, rappresentata dalla visione di uno Stato greco, libero e sovrano, inserito nel quadro dell'Impero di Roma.

Nebil Dino trova l'idea opportuna ed attuabile.

Egli, affermando che troppa gente in Grecia ignora quanto il fascismo ha oprato in Italia e in Albania, che troppo odio contro di noi è stato seminato dai nostri nemici e che molti esponenti greci, in vista del crollo della potenza inglese, pensano già ad un appoggio tedesco, reputa necessaria ed urgente una nostra cauta azione intesa ad indirizzare il popolo ellenico verso il nuovo destino voluto e forgiato dal Duce per gli Stati mediterranei.

Le conoscenze che Nebil Dino conta ad Atene e nell'Epiro non sono poche, nè trascurabili. Egli potrebbe quindi, con un qualunque pretesto, portarsi di nuovo in Grecia ed iniziare immediatamente l'azione suggeritagli, alla quale darebbe carattere strettamente personale.

In sostanza egli cercherebbe di indurre i suoi autorevoli amici a considerare che la Grecia, perduta la speranza nella protezione dell'Inghilterra e posta di fronte alla preminente posizione che l'Italia avrà nel bacino del Mediterraneo, posizione riconosciuta ormai pubblicamente anche dalle supreme gerarchie tedesche, non ha che un gesto intelligente da compiere: andare incontro a Roma con la certezza di un avvenire migliore.

Le notizie che Nebil Dino fornirebbe sulla generosità dimostrata dal Duce per gli albanesi, sulla dignitosa costituzione elargita all'Albania dal Re Imperatore e sul visibile promettente avvenire dell'Albania fascista, potrebbero essere di grande stimolo a prendere in serio esame e a diffondere l'idea del pacifico ingresso della Grecia nell'orbita dell'Impero.

A questo riguardo Nebil Dino mi ha riferito di aver così risposto ad alcuni influenti suoi amici di Atene che gli avevano chiesto se gli albanesi erano soddisfatti della loro nuova situazione: • Vi sono dei contenti e degli scontenti; questi ultimi sono tali perchè pentiti di non aver decisamente chiesto, prima del 7 aprile 1939, il benefico, potente ed incondizionato appoggio dell'Italia •.

L'attività personale del nostro sincero ed intelligente amico potrebbe, prima od al momento della nostra azione intesa ad assicurare agli albanesi della Ciamuria il ritorno nel grembo della madrepatria, indurre una notevole parte dell'opinione pubblica greca a chiedere ad Atene, con buone o cattive maniere, che vengano studiati e forgiati in un ambiente di comprensione e di pacifica collaborazione, i futuri, indissolubili legami tra Grecia e Italia.

L'attività stessa, anche se votata al fallimento, non sarebbe, per il suo carattere, di nocumento per noi e non pregiudicherebbe in alcun modo la nostra eventuale azione di forza contro la Grecia.

Nebil Dino pensa che i risultati della sua azione potrebbero essere particolarmente apprezzabili se i tedeschi fossero invitati a non dare affidamenti alla Grecia, che ne cerca. A suo giudizio la penetrazione tedesca in quel paese potrebbe crearci imbarazzi.

Per permettere al nostro amico di operare più liberamente e ron tranquillità, converrebbe giustificare in qualche modo la sua presenza in Grecia; e questo potrebbe ottenersi assegnandolo ufficialmente, quale addetto o comandato temporaneamente, presso la R. Legazione di Atene, col preciso incarico di riprendere in esame l'annosa questione, da lui profondamente conosciuta, dei beni espropriati agli albanesi.

Nebil Dino sapendo che il governo di Atene ha chiesto di risolvere tale questione, ritiene che non debbano sorgere difficoltà per il di lui soggiorno in Grecia.

Qualora la mia proposta fosse ritenuta attuabile potrei essere telegraficamente invitato ad inviare a Roma Nebil Dino, perchè rosse eventualmente sentito e successivamente munito dei necessari documenti di riconoscimento e di viaggio.

Ritengo ovvio aggiungere che dal momento del suo arrivo in Grecia lo stesso Dino potrebbe agire agli ordini o d'intesa col R. Ministro Grazzi a mezzo del quale farebbe pervenire a V. E. i suoi rapporti.

(l) Il presente documento è stato fornito alla Commissione dall'amb. Jacomoni nella prima copia originale: manca pertanto dell'indicazione della data d'arrivo e, non trovandosi fra le carte dell'Archivio, non si può essere certi che sia effettivamente pervenuto a Roma; né, d'altra parte, risulta che abbia trovato favorevole accoglienza la proposta contenuta nell'allegato. È stato comunque pubblicato perchè non sono emersi elementi che ne potesseroinfirmare l'autenticità.

515

I MINISTRI A BUCAREST, GHIGI, E A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 28 agosto 1940.

NeHo studiare la linea di demarcazione della zona .che potrebbe essere ceduta dalla Romania all'Ungheria si è ritenuto anzitutto di partire da due premesse:

l) superfide di circa 30 mila Kmq.;

2) opportunità di evitare, per quanto possibile, la cessione all'Ungheria delle zone abitate dai tedeschi (sassoni e svevi) che sono circa 600 mila nell'intera Transilvania e Banato.

Si sono suc•cessivamente prese in considerazione le tesi dei due Governi in causa e in particolare :

a) il princ,ipio romeno dello scamlbio di p0polazioni con trasferimento degli ungheresi in ·corrispondenza della frontiera, di guisa che non restino ungheresi in Romania nè romeni in Ungheria. Tale tesi è senz'altro confortata dall'avviso del Ministro di German,ia e Bucarest;

b) l'aspirazione ungherese di giungere territorialmente alla regione dei Szekleri e all'arco dei Carpazi. Tale tesi sembra essere conrfortata dal parere del Ministro di Germania a Buda,pest, il quale alle r,1chieste ungheresi ha fatto due sole riserve: la regione di Alba Julia e il distretto di Brassow. _·

Nell'inli.>ossibilità di giungere, entro i limiti sopraindicati, ad una soluzione che condii pienamente i due opposti punti di vista, si è ritenuto sottoparVi, Ec.ceiienza, due diverse soluzioni territoriali che peralto in gran parte si sovrappongono:

l) iLa prima soluzione 1comporta la cessione all'Ungheria di una zona la cui sUlperfilcie potrebbe essere calcolata «grosso modo» in 34.000 Kmq. e la cui popolazione ammonterebbe complessivamente a circa 2.130.000 abitanti. Di essi -secondo il ·censimento romeno del 1930 -i romeni sarebbero circa 1.500.000, gli ungheresi ci11ca 535.000 e i tedeschi 86.000. Secondo gli ungheresi, che contestano le cifre romene, i romeni ammonterebbero a non più di

1.200.000 mentre i magiari si aggirerebbero attorno a 650.000.

2) La seconda soliuzione comporta la cessione alia Ungheria di una zona la cui superficie sarelb'be all'incivca di 37.000 Kmq. con una popolazione complessiva di circa 2.000.000 di abitanti. Sulla base del censimento romeno del 1930, sarebbero in essa compresi: circa 1.150.000 romeni, 460.000 ungheresi e 50.000 tedeschi. Se/condo le cid're ungheresi i romeni sarebbero 900.000 e gli ungheresi 750.000 circa.

Ambedue le soluzioni contemplano una zona comune che può essere approssimativamente calcolata in Kmq. 22.600 con una popolazione di circa

1.400.000 abitanti, dei quali -secondo il .già citato censimento romeno i romeni sarebbero circa 870.000, gli ungheresi circa 360.000 e i tedeschi circa

30.000. Secondo i dati ungheresi i romeni si aggirerebbero sugli 828.000 e gli ungheresi sui 390.000.

Poichè in tutt'e due i casi resterebbe in Romania cilica un milione di ungheresi mentre un numero sun>eriore di romeni passerelbbe in Ungheria, potrebbe essere applicato lo scambio delle popolazioni secondo un sistema gra-duale ed organico sotto il controllo e con l'aiuto delle Potenze del'Asse.

ALLEGATO

SOLUZIONE N. l (l)

ARAD

Superficie km2 6.005 popolazione totale (cens. romeno)

423.000

cens. romeno: romeni 258.000 ungheresi 82.000 tedeschi 52.000

dati ungheresi:

romeni ungheresi 200.000 135.000 BIHOR Superficie km2 7.897 popolazione totale (cens. romeno) 510.000 cens. romeno: romeni ungheresi tedeschi 314.000 152.000 2.200 dati ungheresi: romeni 291.000 ungheresi 183.000 tedeschi 1.900

SALAJ

Superficie km2 3.815 popolazione totale (cens. romeno)

343.000

cens. romeno: romeni 192.000 ungheresi 107.000 tedeschi 16.000

dati ungheresi: romeni 175.000 ungheresi 122.000

SATU-MARE

Superficie km2 4.902

MARAMURES

Superficie km2 3.381

SOMES Superficie km2 4.714 Superficie approssimativa da assegnarsi agli ungheresi km2 4.000

CLUJ

Superficie km2 5.079

Superficie approssimativa da assegnarsi agli ungheresi comprende

4.000 km2

popolazione totale (cens. romeno)

294.000

cens. romeno:

romeni

ungheresi

tedeschi

dati ungheresi:

romeni

ungheresi

178.000

74.000

9.500

155.000

100.000

popolazione totale (cens. romeno)

161.000

cens. romeno: romeni ungheresi tedeschi gli ungheresi

93.000

11.000

3.500 non contestano dati romeni

popolazione totale (cens. romeno)

219.000

cens. romeno: romeni 174.000 ungheresi 34.000 gli ungheresi non contestano dati romeni

popolazione totale ( cens. romeno)

cens. romeno: romeni ungheresi tedeschi

gli ungheresi

La zona da assegnarsi agli ungheresi Distretto di Nasaud.

334.000

204.000

100.000

2.800 non contestano i dati romeni

include anche una piccola parte del

La superficie totale approssimativa della zona da assegnare all'Ungheria è di km2 34.000. La popolazione complessiva della :rona sarebbe di 2.133.000 di cui -secondo il censimento del 1930 -i romeni sarebbero 1.495.000 circa, gli ungheresi 535.000 e i tedeschi 85.000. Secondo i dati ungheresi i romeni sarebbero 1.200.000

circa e gli ungheresi 650.000.

BIHOR

Superficie km2 7.897

La superficie approssimativa da assegnarsi agli ungheresi sarebbe di km2 4.000

SALAJ

Superficie km2 3.815

SATU-MARE

Superficie km2 4.902

* * *

SOLUZIONE N. 2

popolazione totale (cens. romeno)

510.000

cens. romeno: romeni 314.000 ungheresi 152.000 tedeschi 2.200

dati ungheresi : romeni 291.000 ungheresi 185.000 tedeschi 1.900

popolazione totale (cens. romeno)

348.000

cens. romeno: romeni 192.000 ungheresi 107.000 tedeschi 16.000

dati ungheresi: romeni 175.000 ungheresi 122.000

popolazione totale (cens. romeno)

294.000

cens. romeno: romeni 178.000 ungheresi 74.000 tedeschi 9.500

dati ungheresi: romeni 155.000 ungheresi 100.000

MARAMURES Superficie km2 3.381 popolazione totale (cens. romeno) 161.000 ce ns. romeno: romeni ungheresi tedeschi 93.000 11.000 3.500 gli ungheresi non contestano dati romeni SOMES Superficie km2 4.174 popolazione totale (cens. romeno) 219.000 cens. romeno: romeni ungheresi gli ungheresi 174.000 34.000 non contestano dati romeni CLUJ Superficie km2 5.079 popolazione totale (cens. romeno) 334.000 ce ns. romeno: romeni ungheresi tedeschi 204.000 100.000 2.800 gli ungheresi non contestano dati romeni NASAUD Superficie km2 4.332 popolazione totale (cens. romeno) 145.000 cens. romeno: romeni ungheresi tedeschi 103.000 7.000 20.000 gli ungheresi non contestano dati romeni Cmc Superficie km2 5.065 popolazione totale (ce ns. romeno) 145.000 cens. romeno: romeni ungheresi gli ungheresi 20.000 120.000 non contestano dati romeni MuREs Superficie km2 Superficie appmativa da 4.203 rossi-asse

gnarsi agli unghe resi km2 1.600 popolazione totale (cens. romeno)

290.000

cens. romeno: romeni 132.000 ungheresi 123.000 tedeschi 11.000

dati ungheresi:

romeni 100.000

ungheresi 150.000

La superficie totale approssimativa della zona da assegnare all'Ungheria è di km2 37.000. La popolazione complessiva della zona si aggira attorno a 2.000.000 di cui -secondo il censimento romeno del 1930 -i romeni sarebbero 1.159.000, gli ungheresi 460.000, i tedeschi 560.000. Secondo i dati ungheresi i romeni sarebbero

900.000 e gli ungheresi 750.000.

* * *

ZONA COMUNE

La parte di territorio da assegnare agli ungheresi, comune alle soluzioni l e 2, ha una superficie di km2 22.590 e una popolazione di circa 1.415.000 abitanti. Di essi -secondo il censimento romeno del 1930 -i romeni sarebbero 870.000, gli ungheresi 356.000, i tedeschi 32.000. Secondo i dati ungheresi i romeni sarebbero 820.000, gli ungheresi 390.000 e i tedeschi 32.000.

* * *

La soluzione n. l lascerebbe in territorio romeno circa 800.000 ungheresi e in territorio ungherese 1.500.000 romeni, secondo il censimento romeno del 1930. Secondo i dati ungheresi resterebbero in Romania circa 1.100.000 ungheresi e nel territorio attribuito all'Ungheria sarebbero compresi 1.224.000 romeni.

La soluzione n. 2 lascerebbe in territorio romeno circa 850.000 ungheresi e in territorio ungherese 1.159.00 romeni, secondo il censimento romeno del 1930. Invece secondo i dati ungheresi, resterebbero in Romania 1.150.000 ungheresi e nel territorio attribuito all'Ungheria sarebbero compresi 900.000 romeni.

(l) Da un'annotazione marginale risulta che questa era la soluzione proposta da Ghigi, mentre la n. 2 era suggerita da Talamo.

516

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL CAPO DEL GOVERNO MUSSOLINI

(Pubbl. G. CIANO, L'Europa verso la catastrofe, cit., pp. 581-583)

T. 91. Vienna, 29 agosto 1940, ore 1,15 (per. ore 6,20).

Rias·sunto colloquio col Fiihrer.

l. -Per prima cosa Fiihrer ha tenuto a rinnovare congratulazioni per vittoria in Somalia «!POtente colpo al prestigio britannico». Ring.razia per lettera del Duce (l) cui risponderà quanto prima. Attende col più vivo interesse inizio operazioni in Egitto e ha aocolto con compiacimento notizia da me datagli circa anticipo attacco qualora Germania dovesse ulteriormente rinviare offensiva contro Gran Bretagna.

2. --A questo proposito, Fiihrer ha detto che era necessario, per iniziare operozioni ·contro Inghilterra, com'piere interamente ordini di preparativi e cioè: a) a1pprontare grandi unità di sbarco e mezzi di trasporto; b) disporre grosse artiglierie su costa francese; c) distruggere aviazione britannica, e specia'lmente aeroplani da caccia. 3. --Mentre le due prime cose sono state ormai compiute, il persistente maltempo ha impedito all'azione germani.ca, nonostante i lusinghieri esordi, di portare a termine il suo compito. Se il tempo sarà in avvenire più propizio, il Fiihrer calcola che due settimane siano su1ificienti per conquistare il dominio del ·cielo britannico, indispensab~le per neutralizzare la superiorità navale britannica e per compiere lo sbarco. 4. --Per quanto concerne la vertenZia romeno~magiara, il Fiihrer intende che ad ogni costo sia evitato un conflitto che indebolireblbe l'Asse in un momento nel quale tutte le forze della Germania e dell'Italia devono essere dirette ·Contro un nemico ancora forte e pericoloso quale la Gran Bretagna.

Il Fiihrer giUJdica esagerate ed illogiche le richieste sottomesse da·gli ungheresi, nei riguardi dei quali ha pronunciato severe par01le. Egli desidera che dalla riunione di Vienna ~ca una ragionevole composizione della vertenza TransHvana, sulla base di circa due terzi delle richieste ungheresi.

5. --Devo particolarmente segna~lare che tanto dai disoonsi del Fiihrer, quanto da quelli di Ribbentrop si rivela una notevole diffidenza nei cond'ronti della Russia, che sarebbe pronta a sfruttare al massimo eventuali cornpl.icazioni spingendosi, con complicità delila Bulgaria e della Jugoslavia, «sino a.gli Stretti, all'Egeo e persino all'Adriatico~. 6. --Nel complesso ho trovato immutato lo stato d'animo fermamente ottimista circa lo sviluppo futuro degli eventi, anche se adesso più che nel passato .si sottolineano le difficoltà che presenta l'attacco contro le Isole Britanniche e se si .comincia ad ammettere la possibilità che il conflitto debba protrarsi oltre l'inverno (2).

517.

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 410. Sofia, 29 agosto 1940, ore 13,45 (per. ore 20).

Telegrafato Roma e Vienna.

Questo Ministro Affari Esteri mi esprime dubbio che Ministro degli Affari Esteri Romania approfitti conversazioni Vienna per accusare Bulgaria di intransigenza nella comferenza Craiova.

Ora viceversa sono proprio romeni che soHevano ogni giorno difficoltà di carattere tecnico e presentando ora esagerate errate pretese finanziar,ie danno prova esitazione ad ogni costo prolungando negoziati e rinviando stipulazione accordo. Da ,parte bulgara ad ogni modo non si ha alcuna intenzione di dare prova di impazienza perchè punti di vista si sono sostanzia1l.!mente avvicinati e perchè si vuole giungere pacificamente ad ac,cordo.

Notizie che ,giungono ora da Dobrugia cominciano preoccupare. Colà infatti popolazioni bulgare sono soggette a requisizione e sequestri oltre che del raccoUo persino dei mezzi rotabili che sono avviati oltre Danubio. Ciò provoca risentimento e grave malumore verso romeni.

(l) -Vedi D. 484. (2) -Per il verbale tedesco di questo colloquio, vedi Documents on German Foreign Po!icy 1918-1945, Series D, vol. X, D. 407.
518

L'INCARICATO D'AFFAUI A. I. A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 1385. BerLino, 29 agosto 1940, ore 17.

Il Ministro di Ungheria a Mosca ha comun~cato i1l 28 corrente a quell'ambasciatore tedesco di avere messo al corrente Molotov sulla questione ungaroromena. Molotov ha dimostrato il più vivo interesse ed ha chiesto informazioni sull'atteggiamento italiano e tedesco. H Ministro ungherese ha risposto che Ungheria rkeve dalle Potenze dell'Asse amichevoli appoggi.

Molotov ha risposto che U.R'S.S. riconosce giustilfìcate le richieste ungheresi alla Romania e che sarebbe d'accordo sulla loro realizzazione. Il Ministro ungherese ha manifestato all'Ambasciatore tedesco sua soddisfazione per atte,ggiamento Molotov, dichiarando che i Soviet si most,xano in generale disposti a rendere sempre più attive le relazioni con Ungheria (1).

Tale atteggiamento .russo si è già notato durante le trattative commerciali. Questo Mini:stero Affari Esteri ritiene che esso sia motivato dal desiderio russo di non lasciarsi sfuggire occasione per sempre maggiormente interessarsi alle questioni balcaniche.

519

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 523. Tokio, 29 agosto 1940, ore 18 (per. ore 23,15).

Negoziati Giappone con Governo Indocina francese per agevolare militari nelle operazioni militari contro Chiang Kai-shek og,getto d€11 mio telegramma n. 467 (2) subiscono attualmente una battuta d'aspetto dopo che Go

verno Vichy ne ha assunto direttamente il con~rollo limitando di molto poteri materiali di quella colonia.

In questi ambienti politici .si fa carico a Berlino di favorire atte~giamento di resistenza Governo Pétain e qualche accenno di tale scontento è anche apparso nella stampa. Questo mio ·collega Germania mi ha espresso suo stupore che non ci si voglia rendere conto come possa essere ~duo pretendere che Bevlino ost111coli Governo Vichy nella sua azione diretta ad impedire tendenze centrilfughe dell'Impero coloniale francese pl'oprio nel momento che sul territorio metiropolitano hanno loro base partenza operazioni militari contro Inghilterra.

(l) Vedi Documents on German Foreign Poticy 1918-1945, Series D, vol. X, D. 406.

(2) Riferimento errato: si tratta del T. 468, non pubblicato.

520

IL MINLSTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 411. Sofia, 29 agosto ,1940, ore 19,15 (per. giorno 30, ore 7,30).

Telegrafato Roma e Vienna.

Questo Presidente del Consi~lio che è oggi venuto alla R. Legazione ha parlato con me e con mio collega tedesco dvca nuove difficoltà tecniche che romeni continuano quotidianamente a presentare a Craiova e che rischiano !far ancora rinviare stipulazione accordo.

Ci si domanda qui se da parte di Roma e Berl~no non sarebbe possibile dare ora ai romeni amichevole consiglio che ormai dato che questione te!fritoriale Dolbrugia è amichevolmente risolta sareibbe 'bene giungere senz'altro a firma accordo. Questo ,potrebbe essere costituito da dichiarazione comune circa esaurimento, con retti~ca frontiera Dobrugia secondo linee concordate, di tutti i problemi territoriali tra i due paesi.

Dichiara2lione voluta del resto da romeni stessi sancirebbe solennemente e definitivamente la questione essenziale e tranquillizzerebbe Qlpinione pubblica costituendo valido contributo per distensione nei Balcani.

Questioni tecniche sarebbero poi, indipendenti anche loro, tirattate e risolte da commissioni riunite Craiova.

521

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 681. Washington, 29 agosto 1940, ore 20,33 (pe!r. giorno 20, ore 11,15).

Mio telegramma n. 669 (1). Senato ha approvato iersera con 58 voti contro 31 legge coscrizione obbligatoria che prevede registrazione appartenenti classe

fra 21° e 31° anno ed arruolamento massimo annuo di 900.000 uomm1 cui

impegno espressamente limitato a continente americano e possedimenti S.U.A.

Ultimo sforzo per rinv1are adozione principio .coscrizione obbligatoria, subor

dinando passaggio legge ad ulteriore tentativo di coprire fabbisogno straordi

nario mediante arruolamenti volontari, è stato battuto per solo due voti mag

gioranza ciò che indica la riluttanza del Senato a :dipartirsi da così profonda

tradizione S.U.A. che per prima volta nella loro storia si apprestano introdurre

servizio militare obbligatorio in tempo pace. Passaggio legge in Senato è stato

letteralmente forz·ato da Presidente mediante intensa ·campa·gna allarmisUca

condotta •con adesione quasi tutta •stampa la quale è giunta anche ad accusare

Congresso :di azione dilatoria sabotatrice. Può dirsi che solo coercizione capi

talistrca sia riuscita strappare quei voti maggioranza che hanno permesso pro

getto di legge.

Senato invece ha approvato a grande maggioranza emendamento presentato quasi di sorpresa all'ultimo momento dai tfautori «New Deal » con il quale viene data facoltà al Governo di espropriare impianti interessanti Difesa Naziona·le. Senatore Wheelez, •che aveva condotto battaglia ·Contro coscrizione, ha chiesto l'adesione a tale misura anche da parte Senatori contrari servizio militare obbligatorio affermando Che se si voleva giungere a ;coscrizione uomi

ni questa non poteva essere disgiunta da coscrizione ricchezze. Egli ha aggiunto che tale ulteriore allontanamento da .tradizioni liberali americane avrebbe almeno servito mettere in piena ·luce dav·anti paese gravità minaccia dittatura Roosevelt nonchè ammon~re interessi finanziari e :industriali che egli ha ac·cu

sato esser principali responsabili campagna bellicista.

Alcuni senatori hanno addirittura affermato che emendamento è concepito in termini generali, ta:Lmente lati, da poter ·comprendere stessa espropriazione ,giornali e stazioni radiofoniche, in punto; propaganda può interpretarsi come essenziale per Difesa Naziona'le.

Stampa mentre lcompiacesi per approvazione legge da parte Senato, affermando che essa è imposta da necessità difesa paese nell'attuale crisi, fa per altro serie riserve circa adozione predetto emendamento e esprime la speranza che esso possa venire eliminato dalla Camera dei Rappresentanti cui legge coscrizione oggi ·sottoposta.

(l) Non publicato: forniva notizie sul dibattito in corso al Senato sulla legge per la coscrizione obbilgatoria.

522

L'AMBASCIATORE A SANTIAGO, BOSCARELLI, AL MINLSTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 134. Santiago, 29 agosto 1940, ore 21,18 (per. giorno 30, ore 7,30).

Mio telegramma n. 122 (1). Dopo conversazione su altri argomenti, questo Ministro degli Affari Esteri di sua iniziativ·a -mi ha detto:

(ll Vedi D. 388.

37 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. V.

l) che, a suo avviso, interruzione delle relazioni diplomatiche fra n Cile e la Spa,gna era !controproducente per i due paesi; che egli ne era molto dispiacente e che, fin da quando aveva assunto la carica di Ministro degli Affari Esteri, aveva desiderato che essa cessasse;

2) che siccome il Cile si considerava offeso e non poteva perciò fare il primo passo per la ripresa dei rapporti, egli 'aveva pregato il Governo del Brasile di voler, di «sua iniziativa», far presente al Governo di Franco l'opportunità di fa'r 'Cessare tale situazione anormale;

3) che aveva tenuto ad informarmi riservatamente deJila cosa perchè sperava che, al momento opportuno, il Governo italiano facesse opera di persuasione a Madrid. Analoga richiesta egli si proponeva di fare al Nunzio Apostolico ed all'Ambasciatore di Germania.

Ho risposto al Ministro che avrei riferito la nostra conversazione a V. E.; che personalmente ero animato dalla migliore volontà di rendermi utile ai due paesi, ma che dovevo intanto osservargli che per giungere ad un risultato occorreva anche che il Cile fosse disposto, da parte sua, a fare delle concessioni, giacchè a me .sembrava che nella controversia la Spagna avesse sostanzialmente ragione. Pur cercando di ribattere questa mia ultima affermazione, il Ministro ha conoluso col dire che egli el'a disposto a fare quanto era compatibile con la di.gnità del paese per conseguire lo scopo.

Tanto l'Ambasciatol'e del Brasile quanto il Nunzio Npostolico mi hanno confermato la conversazione del Ministro, il quale inoltre avrebbe spiegato, al Nunzio Apostoilico, di aver scelto per la missione il Brasile perchè « paese americano ».

523

IL MINISTRO A STOCCOLMA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 3. StdiQcolma, 30 agosto 1940 (per. giorno 10 settembre).

Riferiscomi a precedenti comunicazioni sullo stesso argomento e da ultimo al mio telegramma n. 15•9 del 15 corr. (1).

Questo Ministro degli Esteri, in una conversazione con lui avuta ieri, mi ha corufermato quanto mi aveva già detto circa la questione finlandese e l'atteggiamento che, nell'eventualità di un nuovo attac·co sovietico alla Finlandia, la Germania avrebbe assunto, secondo quello che a lui era risultato dai sondaggi e passi ufficiosi fatti ·compiere a Berlino ove, però, la questione non era mai stata posta ufficialmente; e quindi, ha tenuto a sottolineare il Ministro, nessuna comunicazione in via u::lificiale il Governo di Stoccolma ha mai avuto da parte 'tedesca, in materia. Ciò premesso, il sig. Giinther, ha subito aggiunto :con aria di compiacimento, che in questi ultimi giorni un qualche cambiamento è avvenuto nei pro:positi della Germania. Se ne ha a Stoccolma una

impressione propria, ma, ha continuato il Ministro, il Governo di Helsinki credesi oggi in grado di poter contare su un interessamento germanico a favore della Finlandia. Il sig. Giinther non ha specificato, ma ha accennato vagamente ad incoraggiamenti significativi e a forniture di materiale bellico. Materiale dello stesso genere ·Continua pure ad essere fornito alla Svezia.

Un fatto che viene commentato al Min1stero degli Esteri e dal quale si vuoi trarre buon auspicio, è il recente invio di truppe tedesche nella regione di Kirkene.s, all'immediato coillfine, nell'estremo norrd, tra la Norvegia e la Finlandia. Si trovano già colà, mi è stato detto, circa 15 mila tedeschi; 5 mila di essi, partiti da Trondheim hanno, col permesso del Governo svedese, attrave~sata la frontiera e si sono serviti della ferrovia interna della Svezia (Riksgrransen-Kiruna) per raggiungere Narvik.

Di là, come gli altri dieci mila, sono poi ·arrrivati a Kirkenes via mare. L'alto funzionario degli Esteri mentre mi forniva queste notizie, si chiedeva quale scopo possono avere queste truppe a Kirkenes : o la Germania vuoi fare esattamente conoscere a Mosca il limite oltre il quale ogni veilleità bolscevica deve arrestarsi, o, ancora meglio, è quello un monito per una condotta ancor più prudenziale da parte deltla Russia.

Con animo non disinteressato si seguono poi gli eventi nel bacino danubiano e le notizie di incidenti al confine russo-rumeno vengono volentie.ri ascoltate e diffuse. Che l'attenzione di Mosca non sia ancora attirata laggiù? Tutto vale a suscitare qualche speranza e a fare un po' distendere i nervi che, per la questione :finlandese, cominciavano a contrarsi dolorosamente.

Ed anche la Germania è la ben venuta quando si presenta a montare la guardia contro il numero uno: l'U.R.S.S.

(l) Non pubblicato: ma vedi DD. 38, 50, 79, 155, 210, 303, 396 e 403.

524

SECONDO ARBITRATO DI VIENNA

1

PROTOCOLLO

Nelle conversazioni che hanno avuto luogo in Vienna il 29 e il 30 agosto 1940 tra i Rappresentanti dell'Ita.Jia, della Germania, della Romania e dell'Unghe.ria sulla questione pendente tra la Romania e l'Ungheria, relativamente al territorio da cedersi all'Ungheria, i Rappresentanti della Romania e della Ungheria, in base ai loro pieni poteri, hanno rivolto richiesta al Governo Italiano e al Governo del Reich di regolare tale questione per mezzo di un arbitrato. I Rappresentanti della Romania e dell'Ungheria hanno al riguardo dichiarato che i rispettivi Governo •avrebbero senz'altro riconosciuto tale decisione a11bitrale come impegnativa per essi.

Il Ministro degli Affari Esteri di Sua Maestà il Re d'Italia e d'Albania,

Imperatore d'Etiopia, Conte Galeazzo Ciano di Cortellazzo e il Ministro degli Affari Esteri del Reich Germanico, Joachim von Ribbentrop, si sono in proposito dichiarati pronti, in nome e per incarico dei .rispettivi Governi, ad aderh·e alla richiesta del Regio Governo Romeno e del Regio Governo Ungherese ed hanno, dopo ripetute conversazioni col Ministro de.gli Affari Esteri del Regio Governo Romeno Signor Michael Manoilescu e con il Regio Ministro degli Affari Esteri Ungherese Conte Stefan Csaky pronunciato oggi in Vienna nel Castello del Belvedere la richiesta decisione avbitrale allegata in copia al presente Protocollo insieme con l'annesso (l) e consegnata in doppio originale, in lingua italiana e tedesca, ai Rappresentanti della Romania e della Ungheria.

H Regio Ministro degli Affari Esteri Romeno e il Regio Ministro degli Affari Esteri Ungherese hanno preso conoscenza dell'AI"bitrato e dell'annesso e confermato nuovamente, in nome dei loro Governi, la dichiarazione di accettare la decisione al"bitrale quale regolamento definitivo e di impegnarsi ad eseguirla senza riserve.

Redatto in lingua italiana e tedesca ciascuno in quadruplo originale.

Vienna, 30 agosto 1940.

F.to CIANO

» JOACHIM VON RIBBENTROP

» MANOILESCU

» CsÀKY

11

TESTO DEL LODO ARBITRALE

Il Regio Governo Romeno ed il Regio Governo Ungherese hanno rivolto al Regio Governo Italiano ed al Governo Germanico, richiesta di regolare per mezzo di un al'bitrato la questione pendente tm la Romania e •l'Ungheria relativamente al territorio da cedersi all'Ungheria. Sulla base di tale richiesta e della dichiarazione, con la quale essi la hanno accompagnata, di voler senza altro riconoscere un tale arbitrato come impegnativo per essi, il Ministro degli Affari Esteri di Sua Maestà il Re d'Italia e di Albania, Imperatore d'Etiopia, Conte Galeazzo Ciano di Cortellazzo ed il Ministro degli Affari Esteri del Reich Germanico, Joachim von Ribbentrop, dopo aver ancora una volta conferito col Regio Ministro Romeno degli Affari Esteri, signor Michael Manoilescu e col Regio Ministro Ungherese degli Affari Esteri, Conte Stefan Csaky, hanno pronunciato oggi a Vienna la seguente decisione arbitrale:

l) La frontiera definitiva tra la Romania e l'Ungheria è fissata come risulta dalla carta annessa. La delimitazione 'Più particolareggiata e sui luoghi della frontiera viene affidata ad una Commissione romeno-ungherese.

2) Il territorio ex romeno che entrerà così a cfar parte dell'Ungheria, verrà evacuato dalle truppe romene entro un termine di 15 giorni e consegnato

all'Ungheria in debito stato. Le singole tappe dell'evacuazione e dell'occupazione, nonchè le altre modalità, dovranno essere subito fissate da una Commissione romeno-ungherese. Il Regio Governo Romeno e il Regio Governo Ungherese provvederanno a che l'evacuazione e l'occupazione si svolgano in perfetta tranquillità ed ordine.

3) Tutti i cittadini romeni attualmente residenti nel territorio che la Romania dovrà cedere, acquisteranno senz'altro la cittadinanza ungherese. Essi avranno n diritto di optare per la cittadinanza romena entro un termine di sei mesi. Le persone che si varranno di questo diritto di opzione dovranno lasciare il territorio ungherese entro un termine ulteriore di un anno e saranno accolte in Romania. Essi potranno portare con sè liberamente il loro patrimonio mobiliare. Potranno inoltre liquidare, prima della loro emigrazione, il loro patrimonio immobiliare e portarne seco liberamente il ricavato. Ove questa liquidazione non fosse loro possibile, dovranno essere indennizzati dall'Ungheria. L'Ungheria dovrà trattare in maniera ·benevola e generosa tutte le questioni inerenti al trasferimento degli optanti.

4) I cittadini romeni di nazionalità ungherese residenti nel territorio ceduto nel 1919 dall'Ungheria alla Romania e che continuerà a far parte dello Stato romeno, avranno il diritto di optare per la cittadinanza ungherese entro un termine di sei mesi. Alle persone che si varranno di tale diritto di opzione saranno applicate le norme di cui sopra al comma 3.

5) Il Regio Governo Ungherese assume l'impegno solenne di equiparare interamente agli altri cittadini ungheresi le persone che in base alla presente decisione al1bitrale acquistano la cittadinanza ungherese, ma sono di nazionaUtà romena. Il Regio Governo Romeno assume solennemente analogo impegno per i cittadini romeni di nazionalità ungherese che restano nel territorio dello Stato Romeno.

6) Il regolamento di tutte le altre questioni particolari ri<>ultanti dal mutamento di sovranità sarà oggetto di negoziati diretti tra il Regio Governo Romeno ed il Regio Governo Ungherese.

7) Qualora nell'esecuzione del presente Arbitrato soz:gessero difficoltà

o dubbi, il Regio Governo Romeno ed il Regio Governo Ungherese si metteranno d'accordo direttamente. Qualora non riuscissero ad accordarsi su qualche punto controverso essi sottoporranno la questione al Regio Governo Italiano e al Governo Germanico, che prenderanno in merito una decisione definitiva (1).

Vienna, 30 agosto 1940.

F.to GALEAZZO CIANO » JOACHIM VON RIBBENTROP

• Al momento della firma del Protocollo, che consacra l'accettazione da parte del Governo Romeno e del Governo Ungherese, della decisione arbitrale con la quale la Germania e l'Italia hanno fissato i nuovi e definitivi confini tra la Romania e l'Ungheria, io desidero, a nome del mio Governo, esprimere la più viva e sincera soddisfazione per la soluzione equa e pacifica di una controversia che minacciava cosi gravemente le relazioni fra i due Paesi e la tranquillità del bacino danubiano. A questa soluzione l'Ungheria e la Romania hanno contribuito con pari comprensione, e io desidero rendere omaggio alla chiaroveggenza e alla

(l) Non pubblicato.

(l) Dopo la pronuncia dell'Arbitrato il ministro Ciano fece le seguenti dichiarazioni:

111

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI DI ROMANIA, MANOILESCU

L. s. N. Vienna, 30 agosto 1940.

A nome e per incarico del Regio Governo Italiano ho l'onore di comunicarVi quanto segue: L'Italia e la Germania si assumono, con effetto a partire da og;gi, la garanzia dell'integrità e dell'inviolabilità del territorio dello Stato Romeno.

IV.

IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI ROMANIA, MANOILESCU, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. s. N. Vienna, 30 agosto 1940.

A nome e per incarico del Regio Governo Romeno, ho l'onore di accusare ricevuta nella Nota odierna di Vostra Eccellenza con la quale l'Italia e la Germania si assumono, con effetto a partire da oggi, la garanzia dell'tntegrità e dell'inviolabilità del territorio dello Stato Romeno. Il Regio Governo Romeno ha preso conoscenza con compiacimento di questa comunicazione ed accetta la :garanzia accordata alla Romania.

v.

IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI ROMANIA, MANOILESCU, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. s. N. Vienna, 30 agosto 1940.

In occasione della decisione arbitrale relativa alla frontiera ungaro-romena, ho l'onore di comunicare a Vostra Eccellenza che il mio Governo ed il Regio

saggezza dei loro Governi e dei loro uomini di Stato, che hanno perfettamente compreso gli

obiettivi di pace e di stabilità che ispirano la politica delle due Potenze dell'Asse ed hanno

avuto fiducia nello spirito di giustizia dell'Italia e della Germania. È stato questo spirito che

ha permesso al Ministro von Ribbentrop e a me di superare le molte difficoltà di un problema,

nel quale si incrociavano complesse esigenze geografiche, etniche ed economiche, e che noi

ci siamo proposti di risolvere non solo con scrupolosa imparzialità, ma nella convinzione di

creare le basi di una permanente e fiduciosa convivenza tra le due Nazioni, che si sono

rivolte a noi.

Con la decisione arbitrale di oggi e con l'opera che l'ha preparata e resa possibile, la

Germania e l'Italia hanno proseguito in quella che è stata la loro azione rettilinea e costante:

evitare che il conflitto nel quale esse hanno parte coinvolgesse: i Paesi dell'Europa sud-orien

tale, dove i nostri nemici hanno ostinatamente e con ogni mezzo tentato di estenderlo. Ma un

più alto obiettivo noi abbiamo avuto in animo -non solo preservare in questa zona dell'Eu

ropa la pace, ma renderla stabile e sicura, di quella stabilità e sicurezza che solo può essere

data dalla buona volontà e dalla giustizia, una causa che l'Italia e la Germania hanno voluto

innanzi tutto servire.

Chiusa cosi una controversia, che per venti anni ha ininterrottamente minacciato di

sboccare in un conflitto, un nuovo periodo ed un nuovo regime si aprono nei rapporti fra

la Romania e l'Ungheria -un regime di intesa, di fiducia e di collaborazione quale l'Italia

ha sempre desiderato e al quale l'Italia fin d'ora assicura -con la sua Alleata Germania

l'appoggio e l'assistenza della sua ferma amicizia •.

Governo Bul<garo si sono messi in via di massima d'accordo sulle questioni relative alla cessione della Dobrugia Meridionale nel senso delle raccomandazioni fatte dal Duce e dal Fiihrer e che il 1Regio Governo Romeno farà di tutto per portare a più presto possibile questo accordo ad una conclusione anche :formale.

VI.

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ~L MINISTRO DEGLI ESTERI DI ROMANIA, MANOILESCU

L. s. N. Vienna, 30 agosto 1940.

Ho l'onore di segnare rie€vuta della Vostra lettera in data di oggi con la quale mi partecipate che in occasione della decisione al"bitrale relativa alla frontiera ungaro-romena, il Vostro Governo ed il Regio Governo Bulgaro si sono messi in via di massima d'accordo sulle ,questioni relative alla cessione della Dobrugia Meridionale nel senso delle raccomandazioni fatte dal Duce e dal Fiihrer e che il Regio Governo Romeno farà di tutto per portare al più presto possibile questo accordo ad una conclusione anche formale.

Ho preso con soddisfazione conoscenza di questa comunicazione.

525

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 191-192. Shanghai, 31 agosto 1940, ore 9 (per. giorno 2 settembre, ore 0,35).

191. -Ambasciatore Tang Liang-li al quale è devoluto compito di preparare i rapporti del Governo di Nanchino con l'estero, è stato inviato a vedermi espressamente per chiedermi:

l) di farvi pervenire Eccellenza il personale riconoscente saluto di Wang Ching-wei; 2) di informarVi a nome di lui che le trattative tra Tokio e Nanchino per un trattato di pace sono entrate da qualche giorno nella fase risolutiva;

3) che nel complesso egli considera il trattato come soddisfacente;

4) che il riconoscimento ufficiale da parte del GiaiJipone ed il contemporaneo scambio ambasciatori dovrebbero avvenire ver·so la fine ... (l);

5) che nel periodo di riordinamento e di ricostruzione che ha dinanzi Wang Ching-wei confida nella vostra simpatia, possibilmente nel vostro appoggio, grato per ogni consiglio. Egli conferma quanto ebbe a dirmi nei colloqui del febbraio scorso, essere cioè sua intenzione far dell'amicizia con l'Italia la base di partenza della sua politica estera (2).

192. -Nella conversazione ·COnfidenziale che è seguita Tang Liang-li mi ha spiegato che su progresso delle trattative, quanto mai laboriose e difficili, aveva influito la personalità di Konoye. Lentamente l'esercito giapponese che per mesi era stato contrario a Wang Ching-wei, aveva assunto verso di lui un atteggiamento di fiducia; invece alta finanza e Ministero degli Affari Esteri presi da .timore di ripercussioni a Londra ed a Washington avevano accentuato loro di!:ffìdente incertezza. ,Riteneva il mio interlocutore che tale incertezza era uno dei motivi che avevano indotto Matsuoka a ricostruire le rappresentanze all'estero che sembravano paralizzate dal concetto della neutralità ad ogni costo e da quello della invinci!bilità anglo-sassone.

Il binomio Konoye-<Matsuoka faceva sperare in una soluzione dell'« incidente )} cinese sulle basi della dura realtà: ambedue sembravano convinti che i sacrifici erano 1giustificati dalla necessità immediata per il Gi~ppone di riacquistare libertà e mobilità. Giappone non era riuscito a realizzare una « guerra decisiva» contro Chung-King, più volte consigliata da Berlino, per timore eccessivo del rischio e per le difficoltà frapposte dai politici e dai banchieri. Oggi era tardi.

Ho chiesto all'Ambasciatore cosa vi fosse di vero nelle voci di conversazioni che sarebbero tutto in corso ad Hong-Kong tra emissari di Tokio e di Chung-King. Mi ha risposto trattarsi di tentativi sporadici destinati a rimanere senza alcun risultato.

L'Ambasciatore mi ha dichiarato che la poliUca della nuova Cina sarebbe stata coraggiosa e dinamica, sarebbe stato affrontato il prOiblema dei privilegi stranieri al fine di sostituirli con speciali diritti basati su una larga reciproca collaborazione. La nuova Cina contava innanzi tutto sull'assistenza del Governo fascista che era stato il primo a comprenderne lo sforzo e lo scopo: sperava attutire le diffidenze del Governo tedesco dimostrandogli che la collaborazione economica industriale delle Potenze amiche era considerata indispensabile. Sperava poi nel riconoscimento da parte del Generale Franco al quale Wang Ching-wei aveva recentemente inviato un personale messa·ggio, dell'Ungheria, ed anche del Governo di Vichy se a ciò consentisse Roma e Berlino.

(l) -Nota dell'Ufficio Cifra: • Manca». (2) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. III, D. 361.
526

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 1403. Berlino, 31 a.gosto 1940, ore 16,15.

Questo Ministero degli Affari Esteri mi comunica che Schulenburg è ·stato incaricato di informare Molotov sul lodo arbitrale di Vienna mettendo in rilievo che Russia condividerà certamente soddisfazione per opera di pace (1).

Stamane questo Ambasciatore sovietico è rientrato improvvisamente da Lipsia, ove si trovava in visita quella fiera, e ha chiesto d'urgenza di vedere Ribbentrop, 'che però lo potrà ricevere soltanto domani.

Circa garanzia accordata alla Romania si farà presente alla Russia, qualora essa manifestasse disappunto, che avendo Mosca già soddisfatto proprie rivendicazioni territoriali nei riguardi Homania non si vede come tale garanzia possa esserle sgradita.

Si lascia intendere che garanzia accordata Romania rappresenti monito alla Russia a non nutrire ulteriori aspirazioni su quel settore. Note sugli incidenti di frontiera russo-romeni pubblicate ieri a Mosca non sono accolte favorevolmente da questo Ministero che ne considera tono molto aspro e conforme a ,quello già usato verso Stati che hanno subito pressione russa.

Dopo qualche incertezza questo Ministero degli Affari Esteri ha autorizzato Capo dello Sport tedesco a fare una visita in Finlandia. Tale decisione ha significato politico e dimostra che la Germania rinunzia al completo disinteresse finora dimostrato nei riguardi quel Paese.

(l) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, voJ. X, D. 415.

527

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 277. Budapest, lo settembre 1940, ore 15,02 (per. ore 19,40).

Addetto Militare informa che Delegazione Militare ungherese diretta da Capo questo SIM parte stamane per incontrarsi località prescelta Gran Varadino con Delegazione Militare romena scopo determinare accordi rimessa territori assegnati arhitrato Belvedere.

Questi ambienti militari segnerebbero marcata diffidenza nei riguardi atteggiamento romeno nella circostanza.

Da questo Stato Maggiore era stata affacciata ipotesi che questi addetti militari o preferibilmente altri ufficiali Potenze dell'Asse fossero presenti. Mio collega Germania ha telegrafato analoga segnalazione a Berlino.

Poichè tale misura potrebbe in qualche modo riconnettersi provvedimento contemplato Vienna invio Addetti Militari Potenze dell'Asse da Bucarest e Budapest, ai fini controllo operazioni e occupazione territori Transilvania, sarò grato a V. E. volermi in tempo utile impartire istruzioni tale ultimo riguardo.

528

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BUCAREST, FORMENTINI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 479. Bucarest, 2 settembre 1940, ore 2,30 (per. ore 5,40).

Sono venuto ora a conoscenza che questa sera divergenza sarebbe sorta negli alti ,gradi dell'Esercito in relazione applicazione disposizioni arbitrato Vienna.

Anche secondo quanto risulta all'Addetto Militare vi sarebbe una tendenza che farebbe .capo al Generale Antonescu, il quale gode di largo seguito e prestigio nell'esercito, incline ad o'blbedire agli ordini del Governo, altra ve ne sare1Jbe facente capo al Generale Dragalina, già esperto a Turnu Severin ed a Vienna, propenso alla resistenza ed anche ad intesa con U.R.S.S.

Anche 'attitudine del Capo dello Stato Maggiore del Generale Mihail sembra sarebbe di resistere con la forza.

Notizie di eguale natura sono in possesso anche del mio collega ,Germania il quale me ne parlava nel senso che se tale situazione si prolungasse avrebbe dovuto essere subito affrontata; essa infatti potrebbe mettere il Governo in delicata posizione ed avere quindi serie conseguenze.

529

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A SANTIAGO, BOSCARELLI

T. 24432/63 P. R. Roma, 2 settembre 1940, ore 23.

Vostro 118 (1).

Governo Spagnolo ha fatto conoscere nostra Ambasciata Madrid:

l) che non considera interrotte relazioni commerciali ·con Oile le quali continuano senza al-cuna variazione. Di ciò potete dare notizia a codesto Governo.

2) Circa nota questione rifugiati Legazioni Cilena la proposta transativa brasiliana non est stata accolta da Governo spagnolo; questione permane così al punto cui era scorso anno.

3) Nostra Ambasciata ritiene che Governo Madrid non abbia in merito rottura rapporti con Cile direttive precise poichè sua azione si ispirò a risentimento continua ostilità dimostrata autorità et opinione pubblica Cilena verso Spagna ritenendosi che gesto energia gioverà prestigio Spa,gna Sud America. Pel momento Madrid non intende modificare sua linea condotta verso Cile.

530

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO

(Pubbl. MARIO ToscANo, Una mancata intesa itala-sovietica nel 1940 e 1941, cit., p. 59).

T. SEGRETO 242/144 R. Roma, 2 settemb1·e 1940, ore 24.

Codesto Ambasciatore di Germania è stato incaricato dal suo Governo di informare Molotov circa arbitrato di Vienna mettendo in rilievo che Russia non può non condividere soddisfazione per opera di pace compiuta (2).

Trovare l'oc·casione, senza farne l'oggetto di un vero e proprio passo, di svolgere ,con Molotov analoghi concetti, sottolineando particolarmente comune interesse di tutte le grandi potenze, Russia compresa, alla pacificazione dei Balcani.

L'equa sistemazione dei rapporti ungaro-<bulgaro-romeni oltre che risolvere una pericolosa situazione locale non potrà che contribuire al chiarimento dell'atmosfera politica generale.

Riferite •telegraficamente (1).

(l) -Vedi D. 329. (2) -Vedi D. 526.
531

IL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 3069/1181. Lisbona, 2 settembre 1940 (per. giorno 6).

Questo lillcaricato d'Affari romeno mi ha detto che aveva avuto in questi giorni un lungo ·colloquio con un ufficiale dello Stato Maggiore britannico di passaggio per Lisbona. Su mia richiesta Camaracescu ha precisato che non sapeva dirmi quale fosse la destinazione di questo ufficiale che veniva da Londra e che egli aveva incontrato qui in una casa inglese.

Le dichiarazioni di questo udìficiale -se sono vere -presentano un ·certo interesse; ecco perohè ritengo opportuno portarle a Vostra conoscenza.

Premessi i soliti luoghi comuni sul potenziale bellico in continuo aumento da parte britannica e sugli scarsi effetti dei bombardamenti tedeschi che non avrebbero intaccato se non in minima parte l'ovganizzazione industriale inglese, l'interlocutore del sig. Camaracescu ha detto:

l) Durante l'invasione della Francia si è avuto per qualche settimana a Londra l'impressione che la partita doveva considerarsi perduta. Se la Germania avesse potuto con un colpo di mano sul tipo di quello .fatto in Norvegia sbarcare direttamente sul suolo inglese le condizioni morali dell'opinione pubblica erano tali che difficilmente l'eser·cito britannico avrebbe potuto tenere il colpo.

2) Durante i due mesi e mezzo trascorsi dal crollo della Francia, il Governo britannico ha avuto il tempo non solo di pensare seriamente all'organizzazione difensiva del Regno Unito che è stata curata fin nei più piccoli dettagli, ma ha avuto sopratutto il modo di ridare fiducia nella sua forza ad una opinione pubblica impressionata dal seguito costante di scacchi e di rovesci militari subiti.

3) Chi esamina la situazione morale del popolo inglese constata che v'è una differenza enorme tra i giorni di Dunkerque e oggi. La fiducia è rinata intera. A ristabilirla ha valso non solo l'aviazione che si batte con una energia indomabile ricambiando colpo per colpo ai tedeschi, ma sopratutto la ferma convinzione diffusa nel popolo che il resistere per alcuni mesi ancora significa

la certezza quasi matematica dell'intervento americano. Gli uomini al governo ne sono pienamente convinti e hanno diffuso tale convinzione nelle ma·sse.

4) Il problema della resistenza non è fine a se stesso. A Londra si pensa che la resistenza ·è la condizione dell'intervento ameri.cano e che tale intervento è a sua volta la condizione della vittoria finale. Naturalmente si sa che un intervento sia pure di quantitativi enormi di materiale non basta per vincere la guerra. Quello che occorre è avere un esercito sul continente europeo. Ma l'organizzazione d'un esercito americano che possa un giorno traversare l'Oceano per sbarcare in Inghilterra e poi in Francia è problema che r1chiede anni di preparazione. Sulle possibilità d'un intervento dell'esercito americano sul continente non ci si fa alcuna illusione. Si pensa invece che interverranno le enormi masse aeree di cui l'America disporrà e una parte della sua flotta (quella che i rapporti col Giappone consentiranno di distrarre sui mari europei). Ma nè con l'aviazione nè con la flotta si può riuscire a imporre la propria volontà ·ana Germania. Occorre che il grande strumento dell'aviazione americana trovi su terra l'appoggio d'un grande ese11cito motorizzato e meJccanizzato.

5) A Londra non si dimentica il bruciante scacco diplomatico inferto alla diplomazia britannica l'anno scorso a Mosca. Eclco perch'è si è inviato in Russia l'Ambasciatore Cripps -considerato come uomo di grandi risorse col compito di convincere Molotov e possibilmente Stalin che l'U.R.S.S. ha una .sola possibilità di conservare i guadagni territoriali realizzati in questo ultimo anno ed è che la Germania venga schiacciata. Se la Germania uscirà ultrapotente e vittoriosa dalla guerra essa si volterà in un secondo tempo contro l'Unione Sovietica che non solo rappresenta una minaccia seria per la Germania e l'Italia ma è sempre stata considerata da Mussolini e da Hitler come il nemico pubblico n. l da abbattere su tutti i fronti europei.

6) La missione di Cripps non sarebbe solo quella di effettuare un tale sforzo di .convinzione ma anche quella di adescare l'U.R.S.S. con promesse di guadagni sempre maggiori nel caso in cui la Germania venga battuta. L'Inghilterra è convinta che la Turchia non osa prendere posizione nel conflitto finchè le vicende della lotta non saranno chiaramente definite. Londra quindi ritiene che meglio vale perdere un alleato così incerto e esitante e il cui apporto non sarebbe risolutivo ai fini del conflitto per guadagnarne uno il cui intervento avrebbe un peso decisivo. Ma un simile intervento va pagato e caro. Pur di battere la Germania e l'Italia che mirano alla distruzione dell'Impero britannico, gli uomini di Londra sono perciò decisi a favorire l'insediamento dei russi a Costantinopoli. La politica della Russia -zarista o sovietica -è sempre la stessa, giusbficata da finalità storiche di potenza. Il miraggio di Santa Sofia vale per Stalin come valeva per Pietro il Grande. Di qui la necessità per l'Inghilterra di sacrilficare vecchi dogmi geopolitiCi alla salvezza dell'Impero e non solo consentire ma favorire ai russi la conquista degli Stretti.

7) Il grande programma sarebbe di ottenere per la primavera prossima

il concorso dell'esercito sovietico alla ·cui motorizzazione provvederebbero gli

Stati Uniti. Nel suo dis·corso del 20 agosto Chu:rlchill ha detto: «Noi possiamo

essere certi che Hitler continuerà fino a quando le preoccupazioni che egli può

avere relativamente all'aviazione russa glielo permetteranno ». E' chiaro quindi

che nel pensiero di Churchill l'aviazione russa è un fattore che deve a un dato

momento entrare in linea e che potenzialmente tale fattore è per lui già schie

rato in forze contro la Germania. Ma non è solo sulla aviazione russa che

si conta a Londra bensì su tutto l'esercito russo. Resta sempre fermo il convin

cimento che con l'a~uto !Sovietico la Cina di Chiang Kai-shek è in condizione

di tener in rispetto l'e.serdto giapponese almeno fino a quando una risoluzione

definitiva sia ottenuta in Europa.

8) Il sig. Carnaracescu per suo conto aggiunge che l'azione· inglese a Mosca mirerebbe a spingere i Soviet all'intervento specialmente per ottenere l'occupazione dei pozzi di petrolio romeni che costituiscono una riserva vitale per l'aviazione tedesca. Egli afferma che fortunatamente la garanzia italo-tedes·ca alle frontiere romene è già in funzione antisovietica e mira appunto a parare questo pericolo !Che si delinea gravissimo. La politica estera dei Soviet è stata sempre subdola e ·Condotta in modo da realizzare profitti e vantaggi là dove era possibile. Non è quindi da stupire se i maneggi britannici a Mosca suscitano preoccupazioni vivissime specie nel suo paese che sarebbe la prima vitUma d'una qualsiasi intesa tra Mosca e Londra e sul cui corpo gli eserciti sovietici dovrebbero marciare sia per occupare i pozzi, sia per scendere verso gli Stretti.

Ho detto al sig. Camaracescu che non era il caso di dar peso nè a queste catastrofiche previsioni nè alle pretese macchinazioni britanniche a Mosca. L'Impero britannico aveva i giorni contati e ogni disegno machiavellico di Churchill e della sua allegra brigata sare>bbe stato frantumato dalla inesorabile potenza militare dell'Asse.

(l) Vedi D. 543.

532

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 5704/1710. Madrid, 2 settembre 1940 (1).

Ricevuta il mattino del 28 s. m. la lettera riservata a firma del Capo di Gabinetto (2) mi recavo da questo Ministro degli Affari Esteri per dirgli di aver avuto l'alto onore di consegnare al Caudillo una missiva del Duce. Il Ministro degli Esteri mi rispondeva che ne avrelbbe immediatamente telefonato al Generalissimo dato che questi aveva deciso di rimandare di qualche giorno il suo ritorno nella Capitale (mio telegramma n. 415) (3). Poche ore dopo Beigbeder mi comunicava l'invito del Caudillo a recarmi subito da lui, alla Corufia, ed aggiungeva che il Generalissimo mi pregava di ·considerarmi ospite del Governo sia per il via·ggio che per la permanenza in quella città. Nel pomeriggio di quel medesimo giorno, accompagnato da un funzionario di questo Ministero degli Affari Esteri e dal Primo Segretario di questa R. Ambasciata, comm. Venturini, partivo dunque per la Corufi.a dove arrivavo l'indomani. L'accoglienza ebbe

(3} Non pubblicato.

un certo carattere di solennità: alla stazione mi attendevano il Capo della Casa Civile del Generalissimo e il Capo della Falange della regione, il primo per darmi il benvenuto a nome del Caudillo, il secondo per salutarmi a nome dei Falangisti della Galizia. L'udienza aveva poi luogo nelle prime ore del pomeriggio nel Pazo do Mareis, residenza estiva del Generalissimo, alla cui presenza venivo introdotto dal Capo della sua Casa Militare, il noto Generale Moscardò, l'eroe dell'Alcazar.

Tralascerei questi detta.gli puramente formali se essi non mettessero meglio in rilievo come il Generalissimo abbia di proposito lasciato da parte ogni protocollo pur di ricevere al più presto, e direttamente, la missiva del Duce. Come infatti Vi è noto, Eccellenza, io ancora non ho potuto presentare le Credenziali per il fatto che il Capo dello Stato è assente dalla Capitale (l): protocollarmente non avrei dunque avuto alcun modo di domandare di essere ricevuto da lui. Se è avvenuto diversamente, ciò lo si deve, a quanto mi ha assicurato un funzionario della Casa del Caudillo, alla profonda, devota ammirazione che questi nutre per il Duce.

Di questa ammirazione ho avuto d'altron'de ancora una prova quando il Caudillo, terminata la lettura della lettera del Duce (di cui ignoro il contenuto), ha detto con voce commossa: « Come sempre, il Duce è chiarissimo: come sempre Egli dice quello che è essenziale. Se lo si fosse astcoltato non si sarebbe oggi nella caotica situazione in cui ci troviamo ».

Dopo di che il Caudillo mi ha parlato a lungo degli angomenti che attualmente più interessano la Spagna. Ne riassumo le considerazioni.

L'Inghilterra e gli Stati Uniti sono i grandi nemici di questo Paese. L'Inghilterra sopratutto. Essa avrebbe voluto ridurre la Spagna allo stato di colonia così come ha potuto fare con il Portogallo. Ai tempi della Monarchia, con l'appo,ggio dell'ultima Regina, inglese di origine, avvennero cose inaudite e sopratutto si determinò quella corrente filobritannka che ora bisogna neutralizzare e disperdere. L'Inghilterra sta espiando i suoi misfatti. Certo essa è dura a cedere. Le sarebbe convenuto di farlo prima, spontaneamente, per salvarsi dal giogo americano che la minaccia. II Caudillo lo ha più v<>lte fatto presente a questo Ambasciatore d'Inghilterra, sir Samuel Hoare, di cui apprezza l'ingegno e il carattere. «Se l'Inghilterra non domanda la pace, egli avrebbe detto mesi fa a Hoare, immancabilmente essa diverrà una colonia degli Stati Uniti, una potenza di terz'ordine, senza impero, ridotta al suo territorio metropolitano». A sua volta, Hoare avrebbe dichiarato di essere pienamente d'accordo con lui aggiungendo però che Churchill la pensava diversamente e che non era possibile far,gli cambiare opinione. Tuttavia il Caudillo crede che malgrado ogni resistenza, malgrado le sue risorse, i suoi depositi di viveri e di munizioni, l'Inghilterra sarà fatalmente costretta alla resa. Se essa non volle piegarsi a tale atto quando la Francia depose le armi ciò lo si dovette al desiderio di non perdere prestigio di fronte al mondo ed alla speranza di ottenere condizioni meno umilianti.

6 settembre 1940.

Quanto agli effetti dei bombardamenti aerei sull'Inghilterra il Caudillo mi ha detto che le notizie qui pervenute erano dapprima discordanti con i bollettini tedeschi. Il Duca d'Alba, suo Ambasciatore a Londra, gli telegrafava infatti che le bombe tedesche o non avevano colpito gli obiettivi prefissi o avevano prodotto danni irrilevanti. Ma Alba è uno dei più accesi anglofili, anzi di famiglia più inglese che spagnola. Ora però il Caudillo fa controllare da elementi di fiducia le notizie che riceve da lui e sa che i bombardamenti sono stati disa1strosi per l'Inghilterra.

Venendo a parlare del blocco, il Caudillo mi ha fatto osservare che l'Inghilterra e gli Stati Uniti blolccano le coste spagnuole per timore che la Spagna rifornisca l'Italia e la Germania di benzina 'e di materie prime. Se l'Italia e la Germania ne avessero avuto bisogno certo la Spagna non si sarebbe rifiutata di effettuare il rifornimento, ma le Potenze dell'Asse finora se ne sono astenute. L'Importazione di benzina e delle altre materie prime provenienti dall'estero è stata dunque, anche quest'anno, non superiore a quella degli altri anni e Inghilterra e Stati Uniti se ne sono dovuti convincere. La Spagna attende pertanto che il blocco finisca da un momento all'altro.

Quanto alle aspirazioni della Spagna il Caudillo mi ha detto di averle chiaramente precisate nel suo discorso del luglio scorso (1). In proposito egli non ha inventato nulla. Le direttive della sua politica sono quelle fissate dai grandi re spaguoli: unificazione del territorio, Africa Settentrionale. Se nel nuovo ordinamento dell'Europa la Spagna non ottenesse quello che le spetta, essa avrebbe subito una sconfitta.

Questo nelle grandi linee quanto ha detto il Caudillo. Alla fine del colloquio il Generalissimo mi ha poi parlato con entusiasmo delle vittorie italiane in Somalia pregandomi di farVi pervenire, Eccellenza, le sue felicitazioni più sincere e cordiali.

Prematuro per me, che mi trovo a Madrid da poco più di una settimana, fare considerazioni sul colloquio che ho cercato di fedelmente riprodurre. Mi si consenta però di osservare come da esso risulti: l) il risentimento del Caudillo per l'Inghilterra e gli Stati Uniti; 2) la sua fede nella vittoria dell'Asse; 3) il suo dubbio in una vittoria sull'Inghilterra rapida come è stata quella sulla Francia; 4) il suo atteggiamento non favorevole alla Monarchia; 5) il suo desiderio di spezzare il blocco anglo-americano per costituire forse quelle riserve che gli sono necessarie per una eventuale partecipazione al conflitto; 6) le sue aspirazioni sull'Africa settentrionale.

(l) -Manca l'indicazione della data d'arrivo. (2) -Vedi D. 492, nota 2.

(l) L'ambasciatore Lequio presentò le sue credenziali al Capo dello Stato spagnolo il

533

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. RISERVATISSIMO 3768/1437. Belgrado, 2 settembre 1940 (per. giorno 10).

Ho avuto una conversazione con il Principe Paolo di Jugoslavia in occasione di una colazione cui sono stato invitato il 30 agosto, al castello di Brdo.

Evidentemente, dopo l'udienza al mio collega di Germania (mio telegramma

per corriere n. Ol,S3 in data 27 agosto u. s.) (l) un'occasione è stata cercata per

un'incontro anche con il Ministro d'Italia. Come precedentemente il Ministro di

Germania, sono stato così dapprima invitato ad una caccia al camoscio nella ri

serva reale di Camniska Bistrica. Poichè il Principe -che non sopporta l'alta

montagna -non par.tecipa mai personalmente a tali cacce, è seguito l'invito al

Castello di Brdo, prevenendo la mia domanda per l'udienza di ringraziamento

di rito. Le premure di tal genere rappresentano in qualche modo una novità nel

l'attitudine del Principe che negli ultimi mesi ha affettato di mantenere con i

Rappresentanti esteri solo rapporti strettamente ufficiali e determinati dalle

circostanze, anche se tale regola non è stata sempre rigorosamente osservata nei

riguardi di taluni diplomatici, specie quelli non belligeranti, verso i quali vanno

per approssimazione le simpatie del Principe che non può più così apertamente

dedicarle alla Legazione d'Inghilterra.

L'accoglienza a Brdo è stata affabilissima e improntata a quella cortesia non poco manierata che è propria del Principe. Alla colazione partecipava anche il mio collega di Ungheria. Per quanto il convegno ed il lodo di Vienna fossero ormai alla loro fase decisiva, il Principe si è intrattenuto con il Ministro di Ungheria alcuni minuti prima e dopo colazione, dedicandosi la maggior parte del tempo in una lung.a conversazione in cui ha toccato argomenti vari, ritornando ripetutamente a quelli di carattere politico che gli premeva di porre in rilievo.

Tali argomenti furono principalmente quelli già esposti al mio collega di Germania. Mi ha detto infa,tti che si augurava una fine rapida delLa guerra anche perchè il pessimo raccolto in Jugoslavia e in tutto il bacino danubiano-balcamco gli fanno prevedere a breve scadenza carestia e fame (la sua espressione in francese era « famine ») e terreno propizio all'espandersi del bolscevismo.

Contro il pericolo delle mire bolsceviche in questa zona ha particolarmente insistito affermando di avere sicure notizie di concentramenti di truppe sovietiche in Bessarabia. Per tale ragione (era la mattina del 30 agosto) auspicava rapide decisioni dal convegno di Vienna per eliminare un focolaio di discordia di cui «era sicuro che i Sovieti stavano per profittare». Contro il regime sovietico si è scagliato -se questa parola può essere adoperata per descrivere frasi che non uscivano mai, com'è consuetudine del Principe da una blanda anche se spesso precisa ricercatezza di parole e da un tono volutamente conversazionale. Ha affermato in sostanza che nulla è cambiato nei sistemi, nei metodi, nelle mire dei sovieti.

Vi erano dunque due concetti prevalenti: speranza di breve durata della guerra per evitare carestia e minaccia del bolscevismo -presa di posizione nettamente antisovietica.

La mia impressione concorda con quella già avuta dal mio collega di Germania. Evidentemente il Principe non crede più neppur lui che l'Inghilterra possa vincere. Tutte le sue simpatie lo portano ora probabilmente a sperare una fine della guerra in cui l'Inghilterra non esca completamente schiacc1ata. Non ha

precisato che cosa intendeva per guerra breve, ma è presumibile che speri ora in una pace ài compromesso, in cui l'Inghilterra salvi il salvabile, visto che vincere non può. Ciò può spiegare perchè lo stesso concetto era stato espresso al mio collega di Germania, alcuni giorni prima nella forma negativa: una guerra lunga porterebbe la fame.

In tutta la Sua esposizione il Principe mirava evidentemente e sopratutto a dissociarsi dalle velleità filo-sovietiche di molti strati della popolazione, cui non sono estranei alcuni elementi dello stesso Governo, e di cui sono esponenti massoni che tuttavia il Principe non ha ancora allontanato.

La sua avversione contro i sovieti è troppo nota e di antica data per poter essere fo.:ldamentalmente posta in dubbio. La, sua recente pol:itica -e anche in ciò cono..)rdo con il mio collega di Germania -indica tuttavia che egli ha manovrato per non togliersi completamente di mano la carta sovietica, nella speranza di poterlc giuocare se le circostanze glielo consentissero. Non certo sino ad affiancare completamente la Jugoslavia all'U.R.S.S. (Egli comprende bene che una decisa penetrazione sovietica minaccerebbe direttamente la Dinastia), ma abbastanza per controbilanciare se possibile l'ascendente e il potere sempre crescenti delle Potenze dell'Asse, che egli non vorrebbe, o almeno non vorrebbe soli in Jugoslavia. Un giuoco certo estremamente pericoloso, ma non alieno dal carattere del Principe.

Quanto al pericolo della carestia occorre rilevare che nessun provvedimento è stato preso nè dal tanto decantato Consiglio dei Ministri di Zagabria, nè in seguito. Vaghi provvedimenti sono stati annunciati per il rifornimento dei cereali e delle farine. L'immediato risultato è stato un forte aumento nei prezzi del pane, che ha esasperato la popolazione. Vi sono d~ conseguenza notizie crescenti di dimostrazioni a sfondo comunista nelle varie parti del paese, di cui ho riferito separatamenrte.

I concetti esposti dal Principe sono stati ripresi in una successiva conversazione da Milan Antié, Ministro della Corte, e principale consigliere del Principe. La sua p;,co salutare influenza è nota. È un uomo acido, ipercritico, di stretta mentalttà, contrario a tutto e a tutti. Nei nostri riguardi è sempre apparso particolarmente infido. Questa volta era inconsuetamente espansivo e ha precisato fra l'altro che il Governo jugoslavo era talmente allarmato del pericolo sovietico (ha ricon!ato le voci sul progetto di costituzione di una repubblica sovietica di Moldavi9. -e l'altro di un congiungimento territoriale dell'U.R.S.S. con la Bulgaria) che aveva dato istruzioni al Ministro di Jugoslavia a Roma di intrattenerne il R. GoYerno, facendo presente l'urgenza di un'azione diretta ad arginare tale pericolo. L'esecuzione di tali istruzioni era stata prevenuta e sorpassata dall'arbitrato di Vienna. Come tutti gli altri dirigenti jugoslavi, Milan Antié interpretava la garanzia accordata alla Romania in netta funzione antisovietica.

Alla naturale domanda in quale relazione debba essere posto tale convincimento del Governo con la crescente propaganda sovietica in Jugoslavia (basta ricordare le varie pubblicazioni che sorgono e sono diffuse incontrastate) e le evideillti tendenze a fondo panslavo di molti cosidetti intellettuali e di larghi strati della popolazione, ha dato una risposta caratteristica di sicumera e di scar

38 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. V.

sissima aderenza alla reale situazione del paese: «Da noi l'opinione pubblica

non conta come in altri paesi». Ha citato a questo punto-e la citazione deve

essere costata non lieve sforzo al Ministro della Corte -l'Inghilterra. «Da noi

si comanda e il popolo obbedisce»· Confrontata con la reale situazione del Paese,

la frase ha scarsamente bisogno di commenti.

Di fronte alle puntate così nettamente antisovietiche del Principe e del Mi

nistro non possono non essere tenute presenti le notizie di offerte di armamenti

sovietici alla Jugoslavia (miei telegrammi per ·corriere n. 0169 (l) e 0'177 (2)

rispettivamente del 12 e 30 agosto u. s.).

Le indagini in corso da parte della Legazione di Germania e nostra non

hanno sinora trovato elementi positivi, specie di materiale già in arrivo. Se i

negoziati tuttavia esistono i loro eventuali risultati non potrebbero essere molto

a lungo tenuti segreti, e per quanto sia probabile che in caso positivo si tenterà

di porre la cosa sotto la luce di normali forniture di materiale bellico, è evidente

che occorre attendere anche l'accertamento di tali elementi per poter esatta

mente giudicare del valore delle predette puntate antisoviettiche.

Nella conversazione il Principe non ha mai fatto accenno diretto alle rela

zioni itala-jugoslave. Non riteneva forse che fosse l'occasione opportuna o non

voleva affrontarla. Ma il « nervosismo » già notato dal mio collega di Germania

non era meno evidente sia nelle premure inconsuete, come nell'intento, dagli

accenni indiretti quanto dai sottintesi, di dare la sensazione di un'atmosfera di

normali e solide relazioni di amicizia e di interesse, basati sui patti del passato

e non facilmente inquinabili nel futuro. Assenza di questioni in contrasto e da

risolvere. Questo era il tema taciuto ed evidente.

Il Ministro degli Affari Esteri -che sembra essere ora uscito dalla"'otti

mistica sequela di frasi anodine e non impegnative, è stato a pochi giorni di

distanza assai più esplicito e sincero, quando ho dovuto protestare per i mani

festi di Zagabria e per quelli di Sebenico. Mi ha detto senza reticenze nell'irrita

zione del momento: «io faccio quello che posso, ma non riusciremo a nulla

sinchè non avremo cacciato i massoni e gli ebrei che inquinano tutta la nostra

politica ».

Non si può che sottoscrivere. È uno degli elementi della situazione sui quali da rtempo ho 1avuto l'onore io stesso di riferire. Ed è evidente che Italia e Germania non possono considerare con fiducia una simile compagine governativa, nè una simile disposizione di uomini nell'organizzazione statale. Ed è non meno chiaro che nessuna sincera politica nei nostri riguardi appare possibile sinchè adeguati provvedimenti non siano affrontati.

Debbo infine anche aggiungere per l'esatta verità sulla situazione, che è mio

dovere come meglio posso di esprimere, sinchè dall'alto, da chi detiene la vera

ed effettiva autorità di Stato e di Governo non scenda la precisa volontà di tale

politica, chiara. decisa, senza riserve mentali e senza false speranze verso altri

campi.

(l) Il discorso fu pronunciato il 17 luglio. Per il testo vedi Relazioni Internazionali, 1940, fase. 131, p. 1204.

(l) Vedi D. 504.

(l) -Vedi D. 398. (2) -Non pubblicato.
534

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEQLI ESTERI, CIANO

(Pubbl. MARIO ToscANO, Una mancata intesa italo-sovietica nel 1940 e 1941, cit., p. 59, nota 93)

T. RISERVATO 415. Mosca, 3 settembre 1940. ore 1,50 (per. ore 6,50).

Credo mio dovere segnalare all'E.V. che in questi ultimi tempi uffici sovietici hanno assunto verso questa Ambasciata attitudine poco amichevole in contrasto con quella molto più cortese di alcune settimane or sono. In materia visti di transito o di soggiorno, in questioni doganali ed in genere in tutte questioni amministrative e protocollari essi manifestano cattiva: volontà con palese intento creare difficoltà ed esercitare ostruzionismo. Ultimo esempio è stato categorica ingiunzione fatta oggi per partenza immediata dei RR. Consoli Mammalella. D'Acunzo e Luciolli arrivati ieri da Tokio i quali intendevano far breve sosta per riposa,re. Tale ingiunzione è avvenuta nonostante visto transito scada soltanto fra una settimana.

Aggiungo che anche nella stampa locale ho incominciato rilevare taluni

articoli con intonazione ostile i quali fanno presagire possibile inizio di cam

pagna anti-italiana.

Concomitanza diversi sintomi non lascia dubbio sull'esistenza di direttive

superiori che sono evidentemente ispirate da malumore politico. Questo può a

sua volta spiegarsi con mancata risposta italiana alle note presentate da Molotov.

Ho segnalato situazione odierna (la quale potrebbe anche aggravarsi) perchè

V. E. voglia tenerne debito conto nell'esame di cui al telegramma di V. E. n. 123 del 7 agosto (1).

535

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, ZAMBONI. AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 1414. Berlino, 3 settembre 1940, ore 17,10.

Wilhelmstrasse mi informa che ieri sera Ministro di Bulgaria ha fatto un

passo per far presente che da parte romena malgrado impegni assunti a Vienna

si persiste in un atteggiamento dilatorio e si continua asportare dalla Dobrugia

tutto quanto è possibile. Secondo predetto Ministro romeni non prevedono ini

ziare sgombero zona ceduta prima del l o ottobre prossimo.

Tale stato di cose avrebbe ripercussioni anche sulla situazione interna bul

gara perchè determinerebbe reazione contro il Governo che sarebbe accusato

aver favorito col suo atteggiamento conciliante un ritardo nella soddisfazione

richiesta bulgara su quella ungherese.

Ministro di Bulgaria ha fatto presente che sarà chiesto a Bucarest che sgombero si inizi 10 corrente senza peraltro pretendere data fissata per sua ultimazione.

Governo bulgaro desidera che tale richiesta sia appoggiata da Italia e Germania a essere in caso contrario autorizzato occupare militarmente zona già ceduta.

Wilhelmstrasse non ha ancora risposto al passo bulgaro ma mi ha fatto comprendere ch;e ,ritiene giustificata richiesta fissata per 10 corrente inizio sgombero. Considera invece ben strane intenzioni procedere occupazione senza previo consenso romeno e non ha mancato far presente Ministro di Bulgaria che tale intenzione non può essere qui gradita.

(l) Vedi D. 367.

536

IL MINISTRO AD ATENE, E. GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 339. Atene, 3 settembre 1940, ore 20,10 (pe1-. giorno 4, ore 3,55).

Sebbene decisione Vienna non venga commentata dalla stampa e circoli ufficiali si mantengano estremamente riservati, si va tuttav1a facendo strada timore che una volta risolte rivendicazioni concernenti Romania sia prossimo il turno di quelle concernenti Grecia e che oltre alle questioni con l'Italia anche problema rivendicazioni bulgare veng,a sul tappeto. Viene quindi ostentato sempre più stretto contatto fra Grecia e Turchia e vengono adottate misure militari frontiera bulgara. Tredicesima divisione che presidiava isole Samos Mitilene Chio verrà in questi giorni trasportata in Tracia. Nelle isole Egeo rimane quindi irrl!evante presidio militare ad eccezione Creta ove trovasi una divisione.

537

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO

(Pubbl. MARIO ToscANo, Una mancata intesa italo-sovietica nel 1940 e 1941 cit., pp. 60-63)

L. CONFIDENZIALE S. N. Mosca, 3 settembre 1940 (1).

Ieri sera avevo telegrafato per segnalare al Ministero la situazione che si va creando nei nostri rapporti con l'U.R.S.S. (2). Non si può forse ancora parlare di «tensione». È indubbio però che esiste da parte sovietica un forte malumore nei nostri riguardi, e tale malumore si rivela quasi giornalmente in diversi atti sui quali riferisco con un mio telespresso odierno di commento al telegramma di ieri sera (3).

Stamattina mi è giunto il telegramma n. 144 (l) col quale il Ministro mi dà istruzioni di illustrare a Molotov l'arbitrato di Vienna, però «senza farne l'oggetto di un vero e proprio passo».

Approfittando del corriere che parte stasera, ti scrivo ora per esporti molto liberamente le mie idee sulla situazione. Deciderai tu stesso se queste idee mie personali meritino di essere sottoposte al Ministro.

Premetto che, al momento della sua assunzione delle funzioni di Commissario per gli Affari Esteri, Molotov ha fatto conoscere uffici:almente alle Rappresentanze Estere che i Capi Missioni potevano chiedere di vederlo soltanto se avevano da discutere con lui qualche importante problema politico. Altrimenti dovevano rivolgersi ad uno dei Vice Commissari, oppure agli Uffici del Commissariato. Ciò ti dice che non è facile per me di trovare un'occasione od un pretesto p€T avere un colloquio col Presidente del Consiglio dei Commissari, a meno di andare a parlargli di questioni politiche importanti.

Ma, a parte questa difficoltà di ordine tecnico, io mi trovo sempre di fronte al prob~çma rappresentato dal fatto che da oltre due mesi noi siamo debitori a Molotov di una risposta, da lui direttamente ed indirettamente sollecitata, e che non gli abbiamo mai data.

Riepilogo gli avvenimenti:

Il 13 ~iugno, al mio ritorno a Mosca dopo cinque mesi di assenza, vado a vedere Molotov, ho con lui una conversazione molto accademica e noto in lui un senso di marcata delusione per la mia reticenza (2).

Il 16 giugno mi giunge il telegramma del Duce che mi dice che «nelle relazioni italo-russe si può andare molto innanzi sul terreno politico». Le mie istruzioni ;;ono di far parlare Molotov, di proporgli uno scambio di vedute « soprattutto per quel che riguarda il bacino danubiano-balcanico» e di assicurarlo che il Governo fascista è animato dalla migliore volontà (3).

Il 20 g2~gno vedo Molotov, il quale riceve la mia comunicazione con profonda soddisfazione e mi fa delle interessanti dichiarazioni preliminari (4).

Il 25 giugno Molotov mi invita al Cremlino e mi consegna, commentandomelo ampiamente, un documento in cui sono esposte le direttive della politica sovietica appunto per quel che riguarda il bacino danubiano-balcanico. In sostanza Molotov propone a noi, e~ alla Germania, di consultarsi ed accordarsi su una politica concertata di fronte alla Rumania, Ungheria, Bulgaria e Turchia. Egli mi e.sprime la speranza e la fiducia che il Governo itali:ano gli farà conoscere sollecitamente il suo punto di vista sulle proposte sovietiche (5).

Il 3 luglio sollecito istruzioni in proposito ed il 5 luglio il Ministro mi risponde di lasciar cadere le conversazioni (6). Il 25 luglio ricevo istruzioni di interpellare il Governo sovietico circa le possibilità di negoziare e concludere un accordo ·commerciale (7).

Il 27 luglio il Commissario pel Commercio Estero, Mikoyan, mi dichiara molto esplicitamente che non sarà possibile concludere accordi commerciali prima che sia avvenuto un chiarimento della situazione politica fra i due Paesi. In altre parole egli sollecita una risposta alle entrature di Molotov (1).

Il 7 agosto un telegramma del Ministro mi informa che la questione è in corso di esame. che venivano presi contatti col Governo tedesco e che a suo tempo mi sarebbero state fatte comunicazioni in proposito (2).

Dopo di allora non ho più ricevuto nulla. Andando da Molotov a parlargli dell'arbitrato di Vienna, è assolutamente sicuro che egli mi chiederà la risposta alla sua comunicazione del 25 giugno. Cosa posso dirgli? E non potendogli dir nulla, credi tu che ci convenga fornirgli un'occasione per rivolgerei delle recriminazioni che-onestamente-dovremmo riconoscere fondate?

Ti pongo il quesito, non perchè io cerchi di sottrarmi ad avere una conversazione difficile ed imbarazzante, ma perchè il mio passo potrebbe anche peggiorare una situazione che incomincia già ad essere abbastanza seria.

Le scortesie, difficoltà e piccole vessazioni che da qualche settimana ci vengono fatte dagli uffici sovietici sono un sintomo chiarissimo del malumore politico. Il cambiamento di attitudine nei nostri riguardi ha avuto inizio dopo il discorso di Molotov del 6 agosto, quando il Presidente aveva parlato dei rapporti con l'Italia con tono molto ottimista. Evidentemente egli aveva allora voluto incoraggiarci un'ultima volta ad entrare nella via della collaboraziooe propostaci n 25 giugno,

Non avendo noi mai risposto ai ripetuti inviti, diretti ed indiretti, fattici da parte sovietica, i signori del Cremlino devono essere arrivati alla conclusione che Roma non vuole collaborare con Mosca, ed hanno incominciato a farci sentire il loro malcontento.

Questa è la situazione di fatto oggi esistente. Per quel che riguarda l'avvenire, poichè io ignoro completamente le direttive superiori, non posso fare che delle ipotesi.

Personalmente ho sempre pensato che un qualche accordo politico coll'U.R.S.S. poteva essere conveniente, sia per controllare ed eventualmente moderare e limitare il movimento espansionistico sovietico, sia per sfruttare la odierna attitudine anti-turca di Mosca.

Mi rendo perfettamente conto però che, dal mio osservatorio moscovita, io non vedo che una parte del nostro problema di politica estera. Riconosco poi che esiste un certo pericolo nell'ammettere un'ingerenza sovietica negli afl)ari balcanici.

Si tratta evidentemente di pesare sulla bilancia i pro e i contro della collaborazione che ci è stata offerta.

Su questo voglio però attirare la tua seria attenzione: Se la nostra decisione fosse nel senso affermativo, sarà necessario di non perdere tempo, perchè le situazioni mutano rapidamente e potrebbe darsi che. tardando ulteriormente a rispondere alle offerte di Molotov. non troveremmo più al Cremlino le buone disposizioni di due mesi fa. (Non escluderei, fra l'altro, che si facciano da questi

signori degli approcci alla Turchia e che si cerchi di lavorare a Belgrado e forse a Sofia in senso anti italiano). Credo che il mio collega inglese. Cripps, stia sempre sull'agguato per approfittare della prima occasione favorevole onde creare divergenze fra l'U.R.S.S. e l'Asse.

Se invece siamo decisi a respingere l'offerta di collaborazione, bisogna essere preparati ad un nuovo peggioramento dei rapporti italo-sovietici: peggioramento che, data la natura sospettosa e vendicativa di questi dirigenti, potrebbe condurre fino alla rottura.

In altre parole, io ho qui la sensazione che, dopo le speranze suscitate dalla nostra ini.zìativa del 25 giugno (1), il Governo sovietico sia incline ad andare da un estremo all'altro.

Questo ho voluto dirti, in modo più chiaro di quanto non abbia creduto di poter fare col mio telegramma di ieri, perchè abbiate costi tutti gli elementi necessari per esaminare la situazione e prendere le decisioni che si giudicheranno più convenienti.

A proposito delle istruzioni ricevute stamane circa l'arbitrato di Vienna, ti informo che non ho potuto vedere il collega tedesco perchè si trova da ieri in campagna. Mi risulta però che egli ha già veduto Molotov, che gli ha fatto la comunicazione secondo le istruzioni di Berlino, e che l.a reazione di Mototov è stata quanto mai sfavorevole. Molotov avrebbe accusato la Germania di aver violato il patto di amicizia dello scorso settembre, per non aver consultato l'U.R.S.S. sulla soluzione del problema romeno..ungherese.

Spero di riuscire a vedere von Schulenburg domani e vi telegraferò notizie più particolareggiate in proposito. Fin da ora mi pare però di poter dire che un mio passo generico presso Mol'Otov, per dimostrargli che l'U.R.S.S. dovrebbe essa pure compiacersi della sistemazione dei rapporti ungaro-bulgaro-romeni quale è stata fatta dalle due Potenze dell'Asse (quando l'U.R.S.S. aveva chiesto, e non ottenuto, di partecipare a questa sistemazione) sia oramai perfettamente inutile, e non possa che produrre effetti contrari a quelli desiderati.

Io vedrei una qualche utilità a fare questo passo soltanto se si volessero riatl.acciare te conversazioni detto scorso giugno. Ma per questo dovrei ricevere istruzioni circa la risposta da dare alle proposte fattemi allora da Molotov, se non altro per la parte che riguarda la Turchia ed il Mar Nero.

Concludendo: le nostre relazioni con l'U.R.S.S. (ed indirettamente forse anche quelle fra U.R.S.S. e Germania) si trovano ad un punto critico e meritano di essere esaminate con la più seria attenzione, perchè dalle decisioni che si prenderanno in un senso o nell'altro potrà dipendere l'atteggiamento futuro dell'U.R.S.S. di fronte alla politica dell'Asse.

Ho gettato giù in fretta queste mie idee per potervi mandare la lettera col corriere che parte fra poche ore. Non so se sono riuscito sufficientemente chkiro, ma spero di averti dato un'idea abbastanza esatta della situazione quale io la vedo da Mosca.

Se credi, ti prego di far leggere questa mia lettera al Ministro (2), presentandogli i miei devoti ossequi.

(l) -Manca l'indicazione della data d'arrivo. (2) -Vedi D. 534. (3) -Non rintracciato. (l) -Vedi D. 530. (2) -Vedi DD. 19, 23 e 22. (3) -Vedi D. 29. (4) -Vedi DD. 73, 81, 82 e 90. (5) -Vedi D. 104. (6) -Vedi DD. 170 e 187. (7) -Vedi DD. 285 e 298. (l) -Vedi D. 317. (2) -Vedi D. 367. (l) -Sic! Si tratta evidentemente del 20 giugno. (2) -Della lettera ne prese visione anche Mussolini.
538

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 489. Bucarest, 4 settembre 1940, ore 0,10 (per. ore 8,50).

Fino stasera non mi sono stati segnalati nuovi incidenti di particolare gravità a parte piccoli incidenti davanti Palazzo Reale ed incursioni talune bande armate ungheresi che avrebbero fatto irruzione varie località frontiera.

Questo addetto militare mi conferma che dissidio Stato Maggiore centrale va dissipandosi per intervento Sovrano. Sembra per altro che G~nerale Dagalina sia scomparso e dicesi che intenda capeggiare bande armate Transilvania. Continua nel paese senso malcontento che è forse più palese nei riguardi dell'Italia l'!tenuta aver maggiormente contribuito favorire aspirazioni ungheresi.

Ho veduto Gigurtu e Manoilescu. Ho trovato il primo più calmo sebbene preoccupato situazione interna che però ritiene poter superare. Egli mi ha dichiarato che il Governo eseguirà arbitrato lealmente ed ha mostrato pienamente apprezzare vantaggio garanzia italo-tedesca.

Cirea evacuazione zone cedute a: Ungheria egli riterrebbe oppo:rrtuno invio Commissioni italo-tedesche o meglio ancora di reparti S.S. e di Camicie Nere. In tal senr-o egli intendeva esprimersi con mio collega Germania, col quale riservomi conferire telegrafando ult&iormente sull'argomento.

Ho inv€~e trovato Manoilescu molto abbattuto e depresso. Anche egli mi ha tuttavia dichiarMo che malgrado atteggiamento pubblica opinione al quale egli attribuisce maggior gravità, profonda e duratura che non Gigurtu, Governo romeno contL>J.uerà con ogni energia e convinzione la politica dell'Asse. Egli mi ha pregato poi domandare a V. E. vol&e particolarmente agire presso Governo ungherese perchè sia evitata ogni violenza in Transilvania e perchè sia usato trattamento equo e benevolo per romeni che passano sotto la dominazione ungherese. Ministro degli Affari Esteri ha concluso dicendo che nutre vive speranze nel generoso interessamento di V. E. e sua autorità presso il Governo Budapest protezione minoranze romene.

539

L'AMBASCIATORE A MADRID. LEQUIO. AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 422. Madrid, 4 settembre 1940. ore 0.20 (per. ore 13).

Telespresso di Questa Ambasciata 1533 del 1° agosto (1). Questo Ministro degli Affari Esteri. che ho veduto stamane, si mostrava meco assai preoccupato di un'eventuale prossima rivolta militare a Casablanca

-o a Rabat.

A lui risulterebbe che inglesi starebbero attivamente lavorando a tale scopo e aggiungeva che anche di recente autorità spagnole hanno scopedo e sventato un tentativo di contrabbando armi e munizioni destinate ad essere sbarcate sulla costa marocchina. Se tale rivolta avesse luogo Inghilterra ne trarrebbe pretesto per occupare Marocco spagnolo ed anche Tangeri favorita in questo dall'elemento ebraico colà ancora influentissimo. Eventuale occupazione e rafforzamento InghiltE::rra su sponda africana -mi ha detto Beigbeder -metterebbe in dubbio sorti futurE: operazioni per conquista Gibilterra che Spagna intende fare ed ai cui piani Generalissimo sta personalmente lavorando con suo Stato Maggiore. Per evitare tale pericolo Spagna cerca rinforzare con truppe ed armi Marocco spagnol6 che data sua poca profondità è in situazione strategica poco felice. Recentemente sono anche state inviate in zona spagnola artiglierie pesanti che generale Vig6n ha ottenuto dalla Germania.

Ministro degli Affari Esteri ha nuovamente espresso opinione che Commissioni Armistizio ~taliana e tedesca nel Marocco esigano consegna di un determinato numero di cannoni e carri armati nonchè di un determinato quantitativo munizioni per togliere ogni velleità di rivolte alle truppe francesi. Ministro degli Affari Esteri aggiungeva che il Governo Vichy potrebbe oggi ancora farsi obbedire da Nc.guès e dagli altri Generali marocchini, mentre tra qualche tempo non ne sarebbe ìorse più in grado.

Nel riferire considerazioni del suddetto· Ministro permettomi richiamare attenzione su contenuto ultima parte del telegramma 070 del 29 luglio (l) e del sopra citato telespresso di questa Ambasciata.

(l) -Non rintracciato.
540

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTISSIMO PER TELESCRIVENTE 1417. Berlino, 4 settembre· 1940, ore 14,20.

Questo Ministero degli Affari Esteri mi comunica, in via strettamente confidenziale, che Ambasciatore del Giappone in Berlino ha informato che truppe giapponesi entreranno domani nell'lndocina francese.

Com'è noto Governo giapponese stava da tempo negoziando con la Francia per cessi~::1e alcune basi navali nell'Indocina e le trattative sembravano svolgersi favorevolmente. Governo giapponese, considerando rraggiunto accordo di principio, ma avendo ritenuto che Governatore francese non aveva poteri sufficienti per assicurarne esecuzione, ha deciso di iniziare azione militare che verrà pertanto presentata come svolta d'accordo con Governo francese.

Ambasdatore del Giappone ha chiesto al Governo tedesco di compiere pressioni a Vichy per ottenere che al governatore Indocina fossero date istruzioni di non opporsi all'ingresso truppe nipponiche. Sottosegretario di Stato Woermann

mi ha espresso opinione che il Governo germanico farà comprendere a Tokio di non poter aderire alla preghiera espressa per il tramite del suo Ambasciatore (l) t2).

(l) Vedi D. 323.

541

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTE RISERVATO 421. Sofia, 4 settembre 1940, ore 14,30 (per. giorno 5, ore 6,25).

A Craiova da 48 ore praticamente tutto è fermo e delegati romeni e bulgari hanno tra loro pochissimi contatti. Arenamento è dovuto unicamente a contrasti per termine previsto per occupazione bulgara della Dobrugia.

Romeni insistono per primo ottobre e bulgari desiderano anticipare perchè loro occupazione possa iniziarsi non oltre la fine di quella ungherese in modo da creare una certa contemporaneità. In altre parole Bulgaria vorrebbe che accordo indicasse quale termine seconda decade settembre. Come si vede difficoltà non è enorme trattandosi praticamente di una differenza di una diecina giorni ed è peccato che i romeni oramai che loro cessione Dobrugia meridionale è decisa non vengano a formula conciliativa atta a non lasciare tra i due paesi atmosfera di amarezza.

Qui mentre Craiova è ferma si vede e si attende un « consiglio » di Roma e Berlino a Bucarest nel senso su indicato e quale unico elemento risolutivo (3). Frattanto opinione pubblica bulgara alquanto disorientata si snerva e Governo, per quanto il Paese sia per ora tranquillo, teme qualche reazione causata cattive notizie che giungono da Dobrugia.

In definitiva se Romania accedesse termine seconda decade settembre per occupazione, accordo verrebbe senz'altro firmato Craiova in spirito amicizia e tutto sarebbe tranquillamente liquidato.

Da quanto ho compreso in conversazione avuta stamane con questo Ministro

Affari Esteri, ci si attende qui ora una risposta da Roma Berlino circa il richiesto

« consiglio » a Bucarest e istruzioni insistere in questo senso sono state date

Ministri Bulgaria Roma e Berlino.

Frattanto, ripeto, tutto, è sfortunatamente fermo.

pagnata dalle seguenti considerazioni:

c Nessuna comunicazione né ufficiale né ufficiosa ci è stata fatta dal governo giapponese.

Non sembra superfluo aggiungere che eventuali operazioni militari nipponiche -se con

trastate da truppe francesi -potrebbero anche suscitare reazioni in altre parti dell'Impero

Coloniale francese che ci riguardano direttamente, galvanizzando, ad esempio, tentativi di

resistenza o movimenti di adesione al sedicente Governo De Gaulle, sul tipo di quelli già veri

ficatisi in questi giorni, nell'Africa Equatoriale, Togo, Camerun.

Tenete presente anche quanto precede, per vostra norma di linguaggio, sia pure, natural

mente, nel quadro dell'amichevole collaborazione itala-giapponese •.

Il telegramma fu poi ritrasmesso (con T. 24956/250 P. R. dell'8 settembre 1940) solo con questa osservazione: c Si aggiunge che nessuna comunicazione né ufficiale né ufficiosa ci è stata fatta in proposito da Governo giapponese •.

(l) -Vedi Documents on German Foreign Po!icy !918-1945, Serie D, vol. XI, DD. 8 e 15. (2) -La ritrasmissione a Tokio di questo telegramma era stata in un primo tempo accom

(3) Vedi D. 535.

542

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTE PER TELESCRIVENTE 1418. Berlino, 4 settembre 1940, ore 14,40.

Ministero Affari Esteri del Reich considera estremamente grave notizia della cessione dei cinquanta cacciatorpediniere americani all'Inghilterra. Mi è stata espressa opinione che con molta probabilità anche questa volta Governo tedesco si asterrà dal presentare a W ashington una protesta che potrebbe essere utilizzata da Roosevelt per ridestare polemiche. Comunque, mi è stato dichiarato, Governo tedesco non compirà alcun passo in materia prima di essersi consultato con Governo italiano.

543

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

(Pubbl. MARIO ToscANo, Una mancata intesa italo sovietica nel 1940 e 1941,

· cit., pp. 64-66)

T. RISERVATO 416-417. Mosca, 4 settembre 1940, ore 20,40 (per. giorno 5, ore 6,25).

416. -Telegramma di V. E. n. 144 (1).

Questo Ambasciatore di Germania mi ha informato che fin dal 31 agosto aveva ricevuto istruzioni dal suo Governo e che stesso giorno aveva :liatto a Molotov comunicazione circa arbitrato di Vienna. Molotov :non solo non ha ringraziato per informazioni fornite, ma ha espresso risentimento per modo di agire del Governo tedesco al quale ha apertamente rimproverato violazione dell'impegno derivante dal patto di amicizia e consultazione del settembre 1939. In base a tale patto Germania aveva obbligo consultarsi con U.R.S.S. in quanto non poteva ignorare che essendo confinante con Romania U.R.S.S. era interessata a problema romeno tanto più quando si trattava anche di garanzia dei futuri confini.

Molotov ha aggiunto che sulla sostanza della soluzione raggiunta attraverso arbitrato italo-tedesco Governo sovietico poteva anche trovarsi d'accordo, ma che doveva protestare contro mancata consultazione.

Ambasciatore di Germania ha riferito colloquio a Berlino ed ha ricevuto istruzioni ieri di fare a Molotov :nuova comunicazione di cui gli è stato telegrafato testo. Tale comunicazione tende giustificare modo di agire del Governo tedesco ed a calmare risentimento sovietico; conteneva tuttavia parecchie inesattezze che mio collega ha creduto dovere segnalare a Berlino prima di chiedere nuovo colloquio con Molotov. Fra l'altro Ambasciatore giudica poco fondato argomento fatto valere dalla Wilhelmstrasse e cioè che Governo sovietico non

avreboe fatto conoscere a quello tedesco proprie intenzioni circa Bessarabia e Bucovina settentrionale. Ambasciatore di Germani,a mi ha informato oggi per la prima volta che in realtà prima di presentare ultimatum a Romania Molotov lo aveva iniormato dei propositi del Governo sovietico e gli aveva lasc~ato tempo di notificare a Berlino e di ricevere risposta.

Comunque Ambasciatore di Germania ha proposto al suo Governo talune modifiche 31 testo della nuova comunicazione destinata a Molotov e attende ulteriori istruzioni.

Personalmente mio collega di Germania pensa che nel caso in questione Governo tedesco aveva effettivamente obbligo di consultarsi con Mosca. Ritiene quind! essere stato errore non averlo fatto tanto più che con ogni probabilità Governo ~0vietico non avrebbe sollevato obiezioni all'arbitrato itala-tedesco e si sarebbe accontentato della soddisfazione di essere stato interpellato.

417. -Quanto a istruzioni impartitemi da V. E. mi permetto sottoporre quesito se !n presenza attitudine di Molotov convenga ancora che gli faccia anche io comunicazione già fattagli da Ambasciatore di Germania con così sfavorevole risultato (1).

È vero che nel nostro caso non c'è obbligo di consultazione. Vi sono state però note aperture di Molotov del 25 giugno u. s. che proponevano collaborazione fra l'altro anche nella questione delle rivendicazioni ungheresi verso Romania ed alle quali da parte nostra non è stata data finora alcuna risposta.

È facilmente prevedibile che mia comunicazione a Molotov nel senso prescrittomi J...rovocherebbe soltanto sue recriminazioni anche per mancata risposta proposte le quali in definitiva erano originate da una nostra iniziativa.

le ogni caso mi sembrerebbe opportuno attenersi risultati della seconda

comunicazione che Ambasciatore di Germania deve ancora fare a Molotov.

Credo mio dovere infine sottoporre all'attenzione di V. E. considerazioni seguenti: i. indubbio che attività itala-tedesca per sistemare questioni territoriali fra Ungheria Bulgaria e Romania hanno provocato reazioni sfavorevoli nei dirigenti sovietici non già per sostanza accordi raggiunti (sui quali consenso russo poteva in anticipo considerarsi acquistato, visto che stesso Molotov aveva dichiarato che riconosceva fondate rivendicazioni ungheresi e bulgare) bensì perchè

U.R.S.S. è stata tenuta completamente in disparte, malgrado i desideri da essa manife!5tati di collaborare.

Si t:atta dunque più che altro di risentimento dovuto ad amor proprio

ferito. Questioni di amor proprio possono però provocare serie reazioni nei diri

genti ciel Kremlino ed è bene tener presente che Ambasciatore d'Inghilterra a

Mosca sta: in agguato per profittare di qualsiasi occasione che possa essere sfrut

tata a vantaggio dell'Inghilterra.

Se pertanto nella presente situazione internazionale Germania e Italia con

tinuan') ad attribuire qualche importanza, al fattore russo, sarà prudente agire

tempestivamente per impedire possibili mutamenti sfavorevoli dell'attitudine

sovietica.

Durante ultimi 3 mesi U.R.S.S. aveva manifestato ripetutamente suo desiderio accordarsi el collaborare con l'Italia nel campo politico. Da parte nostra si

è rispo.;to con silenzio e riserva. A ciò deve attribuirsi il fatto che rappoDti italorussi attraversano oggi una crisi. Non si tratta ancora di vera tensione ma di evidente malumore che potrebbe anche svilupparsi in decisa ostilità; in questo caso non sarebbe da escludere eventualità di manovre inglesi per riavvicinamento turco-sovietico e di azione diplomatica anti-italiana da parte U.R.S.S. nei Balcani.

(l) Vedi D. 530.

(l) Si veda anche il D. 5.37.

544

IL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 91. Lisbona, 4 settembre 1940 (per. giorno 6).

Il signor de Panafieu, primo segretario presso questa Legazione di Francia che ho inrontrato a caso, parlandomi della situazione generale politica mi ha detto:

l. -La situazione in Francia in queste ultime settimane non è più quella delle settirr.:sne successive all'occupazione tedesca. Durante tutto il mese di luglio i tedesc!::.i avevano «conquistato » non solo una buona parte del territorio francese, ma aliche lo stato d'animo delle masse. Speda,lmente in alcuni dipartimenti come la Bretagna e la Senna i tedeschi avevano saputo accaparrarsi delle simpatie vi~1e, qualche volta anche esagerate se si tien conto della dignità di cui deve dar i}rova un popolo vinto. Ma in seguito sono cominciate su vasta scala le requisizioni pagate con buoni che praticamente hanno valore fittizio; poi sono cominciati degli arresti. Infine le Kommandature hanno spesse volte fatto sentire la ma\-:.o di ferro e gli ordini hanno esasperato la pazienza dei cittadini. Oggi lo stato d'cinimo nei confronti dell'invasore ha subito una notevole evoluzione in peggio.

2. --Naturalmente la resistenza inglese ha una gran parte in questo atteggiamento. Quando a giugno la Francia è sta,ta battuta il popolo francese che non immaginava possibile una disfatta così immediata e totale ha creduto al mito dell'imbatti!:>ìlità germanica e si è detto: l'Inghilterra seguirà la nostra stessa sorte, dato che ha rischiato la carta della guerra con la stessa nostra impreparazione. La J:esistenza hdtannica, l'errore psicologico commesso dalla stampa tedesca con l'annunziare che pel 15 agosto le truppe germaniche sarebbero state a Londra han cominciato a far ricredere le masse francesi. Oggi si pensa in Francia che battere l'Inghilterra non è un'impresa facile e che se la guerra si prolunga l'intervento possibile dell'America può cambiare la fisionomia del conf!iitto'. Questo spiega anche in parte perché oggi i rapporti tra la popolazione francese e le truppe tedesche non siano più quelli del mese di luglio scorso. 3. --n Governo Pétain tratta sempre con i tedeschi per potersi istallare a Versailles. Esso avrebbe proposto l'evacuazione militare della riva sinistra della Senna e della strada Versailles-Parigi per dare al Governo francese possibilità di liberi contatti tra Versailles e Parigi. 4. --La cessione delle 50 torpediniere americani all'Inghilterra più che un valore militare ha un valore morale che ha fatto molta impressione anche negli ambienti portoghesi. Secondo de Panafieu il Portogallo considera con molta

preoecupazione l'accordo anglo-americano sui possedimenti inglesi d'America. Esso è un primo passo alla marcia offensiva degli Stati Uniti -una specie di precostituzione di teste di ponte alla quale potrebbe seguire sempre nello stesso ordine di idee, un'occupazione delle Azzorre più tardi. È evidente che qualunque manomissione delle Azzorre avrebbe per contraccolpo l'occupazione del Portogallo da parte delle truppe tedesche e italiane.

5. --Il movimento de Gaulle nelle colonie, secondo Panafieu, non è una cosa seria e non ha nessuna importanza ai fini militari. Si tratta di atteggiamenti individuali, di capi scontenti. Ma gli eserciti coloniali, a suo avviso, resteranno fedeli al Maresciallo Pétain. 6. --De Panafieu conferma le notizie sulla situazione in Gran Bretagna. I bombardamenti per quanto distruttori non modificheranno la decisione inglese di difendersi a qualunque costo per guadagnare tempo. Questo è quello che affermano i viaggiatori francesi che giungono dall'Inghilterra. I danni peraltro fatti dai bombardamenti sarebbero paurosi.
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IL CONSOLE GENERALE A BERLINO, RENZETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. S. N. Berlino, 4 settembre 1940 (1).

Le file dei tedeschi che credono alla fine della guerra nell'anno in corso vanno rapidamente assottigliandosi. La maggior parte della popolazione, a quanto mi è dato rilevare, ritiene ormai che il temuto inverno trascorrerà come quello passato: insomma sarà un inverno di guerra. Temuto, dicevo, e a cagione del freddo (la distribuzione del carbone da riscaldamento, per quanto iniziata da molti mesi, non è stata ancora ultimata, specie nelle campagne e nelle piccole città, sopratutto a motivo delle scarse disponibilità dei mezzi di trasporto), e a cagione degl~ attacchi aerei che si teme diventeranno più frequenti e più poderosi, e a cagione infine delle conseguenti privazioni e delle restrizioni in materia di alimentazione, di divertimenti, ecc.

Nelle zone maggiormente provate dalle incursioni inglesi (Vestfalia, Re

nania, Cassel, Francoforte, Amburgo, Brema, Kiel, ecc.), si nota un diffuso ner

vosismo tra la popolazione sogg,etta da mesi alle incursioni aeree ed obbligata

quindi a condurre una vita tutt'altro che riposante o gradevole. Parecchie fa

miglie, è vero, si sono allontanate da tali zone, molti bambini sono stati inviati

in luoghi distanti da quelli preferiti dagli inglesi nelle loro visite, ma la massa

è rimasta e dovrà rimanere nelle città, nei villaggi, nelle campagne. E tale massa,

irritata ed innervosita, è in preda oggi ad una profonda delusione perchè constata

che la guerra, con essa la vita di guerra continua, perchè constata che il set

tembre non ha portato la pace tanto attesa, tanto sperata. In tale mese, era

opinione generale, -originata probabilmente dalle dichiarazioni di alcuni ge

rarchi, dai preparativi compiuti per il congresso del Partito a Norimberga -, la

guerra avrebbe avuto termine con la vittoria completa ed assoluta della Germania.

Nel resto del Reich il nervosismo appare di intensità minore; intensità che va decrescendo man mano che ci si allontana dalle regioni più provate dalle offese nemiche e si va verso la Prussia orientale, l'ex Austria, la Baviera. In tali zone, più che nervosismo si notano manifestazioni di una accorata, pacata rassegnazione per la mancata fine rapida della guerra, per il non ancora avvenuto e il forse ancora lontano ritorno alla vita trlliilquilla e pacifica di un tempo, anzi per la mancata realizzazione di un regime di vita ancora più sscuro e più confortevole di quello degli anni trascorsi. E si fanno commenti più o meno aspri, si brontola, si descrivono le situazioni e l'avvenire a colori foschi. La situazione però nel suo complesso, anche a malgrado le opinioni di parecchi pessimisti che prevedono un futuro nero e minaccioso, non è peraltro di quelle che possano definirsi preoccupanti. Il popolo non è sfiduciato, è soltanto scontento e deluso: il suo stato d'animo potrebbe modificarsi radicalmente non appena, ad esempio, fosse annunziato lo sbarco in Inghilterra delle divisioni motorizzate tedesche e la conseguente occupazione di centri vitali britannici, ovvero l'inizio di trattative tra il governo tedesco e quello inglese.

Ogni tedesco, scontento o deluso che sia, a ben vedere, conserva sempre nel cuore la speranza di una rapida vittoria, di una prossima e favorevole risoluzione del conflitto: se tali speranze non vengono espresse apertamente, gli è perchè non si vuoi venire tacciati di ottimismo, perchè si ha il timore di provare ·ancora delle amare delusioni e perchè in fondo, il ricordo dell'ultima guerra con le sue numerose vittorie, coronate dalla sconfitta finale, grava pur sempre nell'animo di ognuno.

Tale nervosismo o scoramento o rassegnazione che sia, non esercita però alcuna influenza deleteria sulla attività produttrice del Paese. È un malessere che si sopporta senza eccessivo sforzo di volontà e che non impedisce di lavorare attivamente, di rimanere disciplinati, che non ha fatto decrescere la fede c:he si ha negli alti destini della Germania.

Gli ·attacchi aerei a Berlino hanno destato, sarebbe inutile negarlo, una impressione di non trascurabile entiltà. Qui si è forse avuto il: torto di affermare che la difesa antiaerea non avrebbe mai permesso ai britannici di sorvolare il sacro territorio tedesco, di dichiarare che a Berlino gli inglesi non avrebbero ardito lanciare delle bombe, perchè altrimenti le città inglesi ne avrebbero ricevute dieci o cento volte tanto. Oggi si constata invece che le previsioni fatte dagli elementi competenti non si sono avverate, che da mesi le zone tedesche vengono sistematicamente colpite e che anche la capitale del Reich deve assoggettarsi alla <tortura degli allarmi aerei, dei bombardieri notturni. Appare quindi comprensibile il disappunto delle masse, le quali debbono assoggettarsi ai sacrifici connessi dagli attacchi nemici e temono attacchi ancora più possenti di quelli finora avvenuti.

Ma anche tale stato d'animo della popolazione berlinese non desta soverchie preoccupazioni. I danni alla città sono stati finora limitatissimi, agli allarmi aerei si finisce con l'abituarsi. Se vi sono molti timorosi parecchi malcontenti, vi

539>

sono anche tanti berlinesi che prendono la situazione con calma e con umorismo.

Accludo a prova di ciò, la traduzione di un foglietto dattilografato che sta

facendo il giro della cit,tà e che va continuamente arricchendosi di note, di os

servazioni, di varianti, dovute ad elementi che non appaiono eccessivamente

preoccupati dell'effetto delle bombe inglesi.

Le autorità tedesche, impressionate dalle preoccupazioni e delle inquietudini dei berline~ì, (la popolazione della capitale è pavticolarmente sorvegliata, curata e rifornita), hanno provveduto però a fare il possibile per risparmiare loro gli effetti dei bombardamenti aerei. Hitler e Goring a quanto mi è stato riferito, irritati a causa dell'imperfetto funzionamento della difesa antiaerea contro le prime incur,sioni inglesi, hanno impartito draconiane disposizioni affinchè con tutti i mezzi fosse impedito agli apparecchi britannici di agire contro Berlino. E tali draconiane disposizioni sembra abbiano avuto risultati soddisfacenti, in quanto finora si è riusciti ad impedire che gli apparecchi inglesi sorvolino a masse e a bassa quota la zona della città. Le officine Siemens, il campo d'aviazione di Tempelhof, vengono nascosti da nebbia artificiale: varie squadriglie da caccia specializzate per i voli notturni sono state collocate nelle vicinanze della città e nuove batterie sono o saranno prossimamente postate a Berlino e nei suoi dintorni.

Nelle sfere dirigenti si fa sfoggio di serena fiducia e di ottimismo. Non è che ora si neghino la durezza e le difficoltà della lotta da sostenere; si afferma solo che le forze tedesche riusciranno ad avere ragione di quelle avversarie e che la offensiva navale-terrestre verrà sferrata tra breve, non appena cioè acquistato il completo predominio aereo. Non yiene più ripetuto però quanto veniva asserito sino ad alcune settimane fa, che cioè l'Inghilterra sarebbe stata sconvolta e distrutta in pochissimi giorni; si dichiara soltanto invece, che le azioni tedesche hanno provocato sensibili perdite alle forze inglesi, che la maggior pavte dei migliori piloti britannici sarebbero scomparsi e che quelli di cui ancora dispone l'Inghilterra non sono convenientemente istruiti. La caccia sarebbe stata :fortemente provata; soltanto il venti o il trenta per cento degli effettivi sarebbe ancora in condizioni di combattere.

L'azione tedesca è, come è noto, accuratamente preparata: altri novecento apparecchi da caccia ed un numero imprecisato di bombardieri non impiegati sono in attesa degli ordini del Maresciall'o Goring per iniziare l'azione di bombardamento e di protezione dello sbarco. Le perdite subite finora non avrebbero inciso sulla potenza dell'aviazione germanica, ed esse, sempre a detta delle personalità con le quali ho avuto agio di conversare, rientrerebbero nei limiti previsti da Comando supremo.

Il ~orale delle Forze armate si mantiene sempre molto elevato: rtra gli aviatori non si rileva alcun senso di stanchezza o di scoramento. L'accorata rassegnazione della popolazione, il nervosismo di cui ho detto più sopra, non si sono affatto estesi ai combattenti. E d'altra parte nelle masse non si è attenuata in alcun modo, la profonda fiducia nell'esercito e nei suoi capi.

I soldati vengono curati, seguiti con affetto e con premura e continuamente occupati. A prescindere dalle consuete e diuturne eesrcitazioni, essi hanno di frequente occasione di assistere ad ottimi spettacoli organizzati dal Fronte del

lavoro e dal ministero della propaganda (100.000 rappresentazioni finora con

7000 artisti), di fare delle visite di istruzioni a luoghi, a città non conosciute.

Le prime rappresentazioni dei teatri tedeschi che si sono riaperti il primo del

mese corrente, sono state dedicate soltanto ai combattenti. Nei reggimenti poi

sono stati aperti dei corsi di avviamento e di perfezionamento professionale per

apprendisti, operai, agricoltori: in alcuni reparti sono starti iniziati persino dei

corsi di lingue straniere. Si vuole con ciò non soltanto tenere occupati gli uomini,

ma ottenere altresì che essi possano tornare un giorno alle loro case, dotati di

maggiori cognizioni, di migliori qualità lavorative, di allenamento al lavoro.

I dirigenti del Reich si sono preoccupati anche di combattere quello scoramento e quella depressione di cui ho detto all'inizio di queste note. Ed ecco intanto le discussioni in materia economico-finanziaria sui problemi presenti e su quelli del dopoguerra, che tengono e terranno occupate le menti di centinaia di migliaia di individui appartenenti ai ceti abbienti e più brontoloni fors~. che vengono seguite attentamente anche da quegli impiegati, operai, agricoltori che sono in grado di capire e poi di discutere, sia pur in materia semplice e primitiva, i problemi stessi. Il partito provvede a compiere un'azione illustrativa delle varie questioni che sono di attualità, mediante conferenze, pubblicazioni, proiezioni cinematografiche, alle masse degli iscritti. Oltre alle questionì economichefinanziarie, a quelle militari, coloniali, di igiene. ecc., si accenna già allo svolgimento futuro della opera dello Stato-Partito nel campo sociale, opera che dovrebbe condurre a quella evoluzione di cui già nella mia relazione del dicembre scorso, ebbi occasione di dire. Tale evoluzione, diretta dallo stesso H~tler, dovrebbe, a mio modesto giudizio, portare da un lato ad un maggiore livellamento sociale (si insiste ad es. sul fatto che le industrie di guerra non ricavano quei vantaggi finanziari del passato, che permisero la creazione della classe dei cosiddetti « schieber »), e dall'altro ad una maggiore valorizzazione di tutto quanto fa parte del patrimonio tedesco di tradizioni. Di tale processo evolutivo, che naturalmente provoca già e provocherà in misura maggiore in seguito, critiche, discussioni, reazioni, malcontenti, illusioni e timori, dirò prossimamente, non ap~na cioè appariranno chiari e definiti i criteri informatori della azione che si vorrà compiere, non appena insomma sarà possibile riconoscere ed individuare con una certa esattezza i limiti dell'azione e gli scopi da raggiungere. Per ora credo che si possa dire solo che l'opera di riorganizzazione sociale, come me l'ha definita qualche tempo fa Ley, è in studio e che essa mira a dare alle masse un programma di ordinamenti tali da accontentarle e ripagarle dei sacrifici sinora compiuti e ancora da compiere.

Le organizzazioni del Parti·to lavorano intensamente e fa d'uopo riconoscerlo, il Paese risponde ai loro appelli. L'azione per l'assistenza invernale è in corso e darà certo risultati superiori a quelli conseguiti nello scorso anno; la Croce Rossa funziona in pieno con soddisfazione dei feriti e degli ammalati. Anche intensa e proficua è l'attività svolta dalla organizzazione della assistenza femminile, dal servizio obbligatorio del lavoro, dalla Hitler Jugend e da tutte insomma le ramificazioni del Partito il quale vuole essere e rimanere il motore della Grande Germania.

39 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. V .

(l) Manca l'indicazione della data d'arrivo.

546

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 245. Teheran, 5 settembre 1940, ore 14,51 (per. giorno 6, o1·e 1,35).

Baghdad telegrafa quanto segue:

«N. f!4 -Questo Ministro Giustizia Naji Shawkat è partito per Ankara l'altro ieri donde era tornato a Baghdad da poche settimane.

Star.!pa locale informa che viaggio durerà circa un mese ed è stato determinato da ragioni salute e di famiglia. Non è da escludersi tuttavia che, data sua conoscenza dell'ambiente locale, Primo Ministro lo abbia incaricato di esaminate da vicino atteggiamento della Turchia verso la Siria dopo arrivo della Commissione Armistizio a Beyrut. Sarebbe altresì interessante accertare se, come avvenne l'altra volrta, Ministro della Giustizia Iraq avrà dei colloqui con Von Papen ».

547

IL MINISTRO AD ATENE, E. GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO PER CORRIERE 125. Atene, 5 settembre 1940 (per. giorno 9).

Riferimento mio telegramma n. 313 del 21 agosto u. s. (1).

R. Console a Canea mi informa che con sottomarino inglese proveniente da Alessandria d'Egitto sarebbe giunto nell'isola di Creta il signor Paliokora, cretese, condannato dal Governo di Metaxas e rifugiatosi a Cipro. Questi sarebbe inviato da capi rivoluzionari greci rìfugiaH a Cipro per prendere contatti con gli elementi rivoluzionari residenti a Creta e preparare eventualmente un moto insurrezion~le nell'isola, che sarebbe iniziato alla prima azione militare dell'Asse t:~mtro la Grecia e verrebbe immediatamente seguito dalla occupazione dell'isola da parte degli inglesi.

Secondo quanto rìferisce il R. Console a Canea, assumerebbe la direzione del movirnento il Maggiore Generale Mantakas, che è una delle personalità cretesi contro le quali è stato spiccato mandato di arresto (vedi mio telegramma

n. 313) e che è latitante.

Non mancherò di riferire sulla questione, appena sarò in possesso di altri elementi (2).

(l) -Non pubblicato: informava che il Governo greco aveva deciso di inviare al confino circa 15 personalità cretesi note per la loro attività anglofila, tra le quali il sindaco di Eraclea, personalità assai influente nell'isola ed intimo amico di Metaxas. (2) -Vedi D. 554.
548

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 5 settembre 1940.

È stato comunicato stamane al Ministro di Ungheria che il Governo italiano, in stretto contatto con quello germanico relativamente all'esame di quanto fatto presente dalla Legazione d'Ungheria con l'unito promemoria, non ritiene di dover consigliare un mutamento o un acceleramento del piano di occupazione del territorio transilvano ceduto all'Ungheria dopo l'arbitraggio di Vienna.

ALLEGATO

LA LEGAZIONE D'UNGHERIA A ROMA

AL MINISTERO DEGLI ESTERI

PROMEMORIA URGENTISSIMO S. N. Roma, 3 settembre 1940.

Contro la cessione di territorio viene svolta azione di agitazione da parte di individui provenienti dalla vecchia Rumenia, individui che sono maneggiati da Maniu, come ciò risulta dalle comunicazioni del Console ungherese di Kolozsvàr. Nei boschi circostanti alla città e nei sobborghi si raggruppano elementi comunisti, che sono in possesso delle armi dei soldati smobilitati. La responsabilità per il mantenimento dell'ordine, come dichiara il Comando della Gendarmeria, non viene da esso assunto. Con il provocare dei torbidi i rumeni intendono fornire motivo per l'intervento russo. Questo è anche l'opinione del Console tedesco. Secondo quest'ultimo, l'unica soluzione sarebbe che forze armate ungheresi, eventualmente paracadutisti -forse col consenso del governo rumenuo -s'incuneassero in questo territorio entro 24 ore. Dato che la guardia civile non può avere armi, la sicurezza di vita e patrimoniale della popolazione, senza ricorrere alla soluzione suaccennata, è in pericolo. Le forze armate rumene del Nord, secondo rapporti avuti dallo Stato Maggiore ungherese, sono in dissoluzione e forse già saccheggiano e svaligiano. Ciò malgrado il Comando ungherese non desidera mutare i piani di occupazione, a meno che le Potenze dell'Asse ciò non approvassero o proponessero, data la serietà e l'imminenza del pericolo.

549

IL VICE DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI D'EUROPA E DEL MEDITERRANEO, GUARNASCHELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO RISERVATO S. N. Roma, 5 settembre 1940.

Aspirazione dei popoli arabi dei Paesi del Levante Mediterraneo ( ad eccezione dei gruppi che sono infeudati o venduti alla Gran Bretagna o aUa Francia) è il conseguimento di un'indipendenza piena e completa e l'unione in una Confederazione araba. Così l'attuale situazione dell'Iraq (indipendente, ma con servitù d'occupazione britannica in alcuni aeroporti etc.) non è giudicata sufficiente.

Nei riguardi dei Paesi arabi la politica italiana ha finora auspicato, e ove è stato possibile appoggiato, l'aspirazione all'indipendenza e integrità; e dichiarazioni ufficiose in questo senso sono state fatte ripetutamente dal Governo italiano.

Il nostro programma però, al momento in cui l'Inghilterra verrà sloggiata dalle sue posizioni, non è quello di un'indipendenza assoluta, ma di un'indipendenza con talune limitazioni che, nella sostanza, non si discosteranno molto da quelle concordate tra la Gran Bretagna e l'Iraq.

Ciò premesso, si fa presente:

l. -Il R. Ministro a Baghdad ha riferito (l) che tanto il Primo Ministro iracheno quanto il Mufti di Gerusalemme gli hanno fatto presente la convenienza che il Governo fascista confermi con una dichiarazione ufficiale da rendersi pubblica il suo atteggiamento a favore dell'indipendenza. (Con che essi intendono indipendenza piena, mentre le dichiarazioni verbali finora fatte a mezzo del

R. Ministro a Baghdad come a mezzo della radio, non sono andate al di là di

generiche affermazioni).

Non è evidentemente il caso d'impegnarci con nuove precisazioni. Tuttavia per non lasciar cadere l'invito rivoltoci, si potrebbe fare una comunicazione radio che, senza modificare nella sostanza le precedenti radio-trasmissioni, abbia un carattere più formale (Ali. n. l) (2).

2. -Con rapporto 25 giugno (3) solo ora pervenuto, il R. Ministro a Baghdad ha trasmesso un memoriale che un fiduciario del Mufti di Gerusalemme lo ha pregato di far recapitare all'Emiro Scekib Arslan a Ginevra.

Con tale memoriale il Mufti dà incarico a Scekib Arslan di prendere contatto con le Potenze dell'Asse, solledtandole a proclamare ufficialmente che esse riconoscono la piena indipendenza dei Paesi arabi, e lasciano loro completa libertà di costituirsi in Confederazione politica, che sarà alleata delle Potenze dell'Asse.

Il memoriale va così al di là delle nostre future intenzioni. Non pare tuttavia possibile di rifiutarsi d'inoltrare il memoriale a Ginevra. Conviene anche di evitare che corrispondenza del genere possa prendere altra via.

Ove Voi approviate, si sottopone un telespresso di trasmissione del memoriale a Ginevra (Ali. n. 2) (4) e un telegramma di risposta a Baghdad (Allegato n. 3) (5).

3. -II R. Ministro a Baghdad ha anche riferito che il Mufti, a mezzo di un suo fiduciario, gli ha espresso il desiderio di ricevere dall'Italia aiuti di carattere materiale, e cioè armi e munizioni ovvero una sovvenzione finanziaria, avendo egri la possibilità di p1•ocurarsi con e~sa delle armi (6).

Sembrerebbe opportuno venire incontro alla richiesta del Mu:flti, concedendogli una somma adeguata, non fosse che per evitare che egli ceda alle lusinghe delle Autorità britanniche, che si sforzano di ridurre l'ostilità e di farlo collaborare ad una soluzione della questione palestinese.

(l) -Vedi DD. 496 e 423. (2) -Non pubblicato. (3) -Si tratta del rapporto n. 561/279, non pubblicato: secondo un appunto interno del Ministero sarebbe pervenuto il 22 agosto. (4) -Nessuna traccia è stata rinvenuta né di questo memoriale né circa il suo inoltro al destinatario. (5) -Non rintracciato. (6) -Vedi D. 423.
550

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI TRANSOCEANICI, PRUNAS, ALL'AMBASCIATORE A SANTIAGO, BOSCARELLI

T. 24735/65 P. R. Roma, 6 settembre 1940, ore 1.

Mio 63 (1).

Regio Ambasciatore a Madrid ha comunicato che quel Ministro Affari Esteri gli ha assicurato che avrebbe approfittato della prossima crisi di Governo nel Cile, preveduta non lontana, per cercare di riprendere le interrotte relazioni diplomatiche. In tal caso non mancherà avvalersi nostra amichevole collaborazione.

551

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AI MINISTRI A BUCAREST, GRIGI, ED A SOFIA, MAGISTRATI

T. 24848 P. R./398 (Bucarest) 206 (Sofia). Roma, 6 settembre 1940, ore 14,45.

(Solo per Sofia). Ho telegrafato alla R. Legazione a Bucarest quanto segue:

(Per tutti): Dopo esserVi concertato con Vostro collega tedesco, al quale Governo Berlino invia analoghe istruzioni (2), recateVi da Generale Antonescu, {; fategli presente quanto segue, a meno che confermandosi notizie imminenza accordo bulgaro-rumeno, passo divenga superfluo:

Trattative bulgaro-rumene sono praticamente ferme, avendo rappresentanti rumeni adottato attitudine intransigente nella questione dei termini per lo sgombero, che essi non vorrebbero fare iniziare prima del primo ottobre. Tale attitudine appare in contrasto con assicurazioni date da parte rumena a Vienna, ove sarebbe stato inteso che arbitrato Vienna non dovesse comunque ritardare accordo bulgaro-rumeno, ed ove un formale scambio di note ha consacrato impegni Governo rumeno di far del tutto per portare sollecitamente a termine, mediante accordo formale, trattative bulgaro-rumene. Governo fascista ritiene dover prospettare a Governo rumeno in via del tutto amichevole opportunità consentire per sgombero Dobrugia meridionale stessi termini sgombero Transilvania. Sembra particolarmente urgente che da parte rumena si consenta, senza indugio, sgombero contemporaneo Transilvania e Dobrugia meridionale che rappresenterebbe unica azione da considerarsi come conclusione richieste revisione poste a Romania. Anche dal punto di vista interno contemporaneità sgombero eviterebbe nuove inquietudini popolo romeno. D'altra parte Romania potrebbe trovarsi in condizioni difficili ove bulgari, in mancanza d'intesa, dovessero iniziare per conto loro occupazione Dobrugia meridionale.

(l) Vedi D. 529. .

(2) Vedi Documents on German Foreign Po!icy 1918-1945, Series D, vol. XI, D. 23.

552

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 5.;5. Tokio, 6 settembre 1940, ore 15,5 (per. ore 13,30).

Mio telegramma n. 513 (1).

Da informazioni confidenziali provenienti ambienti militari risuliterebbe che A\ùbasciatori del Giappone a Roma, Berlino, Londra e Mosca sarebbero prossiman~ente sostituiti. A Roma verrebbe temporaneamente Generale Numata che fu in passato costà quale Addetto Militare. Egli è attualmente a capo di un important~ ufficio della Presidenza del Consiglio ed è fra i giovani generali in servizio, u.no dei più stimati. Sembra che, officiato, egli abbia riservato sua accettazione esitando ad abbandonare servizio militare attivo.

A Berlino tornerebbe Generale Oshima.

Per Londra manca ancora una designazione.

Quanto a Washington sarebbe stato prescelto Ammiraglio Nomura già MiIJlstro degli Affari Esteri ed ex Addetto Navale presso l'Ambasciata negli Stati Uniti d'America.

Sarebbe nominato Ambasciatore a Mosca Generale della Riserva Tatekawa che è c<.:tsiderato un esponente delle tendenze espansionistiche che ebbe a lasciare servizio attivo in seguito moti del 1936.

Tmto ciò starebbe a dimostrare come militari esigano un più stretto e sicuro controll} della politica estera giapponese in conformità del loro ben noto orientament.:;.

553.

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO 283. Budapest, 6 settembre 1940, ore 20,45.

Csaky avvertito mio collega germanico e me temere possa ripetersi Koloczvar inconveniente già verificatosi Szatmar, e cioè che notevole evacuazione romena rispetto ingresso forze ungheresi possa lasciare città incustodita. In particolare temonsi Koloszvar disordini gravi data presenza massa circa 40.000 operai di cui molti comunisti.

Csaky prega perciò chiedere Roma Berlino autorizzare gli Addetti miHtari Potenze dell'Asse Budapest ed eventualmente Bucarest ove, come dettomi da mio collega tedesco, loro presenza zona evacuazione è già stata suggerita da quella Legazione germanica, recarsi Koloszvar con uno o due giorni anticipo data occupazione ungherese, stabilita 11 corrente, per vigilare situazione. Potrebbero essere messi a disposizione dei medesimi circa 200 fucili e 3 o 4 mitragliatrici da distribuire occorrendo guardia civica ungherese, che Csaky afferma

già costitui,ta benchè non armata, la quale provvederebbe mantenimento ordine da momento evacuazione romena fino ingresso truppe magiare. Mio collega tedesco chiede telegrafiche istruzioni suo Governo. Per mia parte prego istruzioni di V. E.

(l) Non pubblicato: da\·a notizia di prossimi cambiamenti nelle sedi giapponesi all'estero.

554

IL MINISTRO AD ATENE, E. GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CO.!'IRIERE 128. Atene, 6 settembre 1940 (per. giorno 8).

Paccio seguito al mio telegramma per corriere n. 0125 del 5 settembre

u.s. (1).

Il R. Console a Canea comunica che, secondo quanto gli viene assicurato, Generale Mantakas in seguito a ·trattative col Governo ellenico si sarebbe costituito alle Autorità di Polizia di Creta, avendo avuto assicurazione che sarà graziato.

Sembrerebbe quindi evitato per il momento moto insurrezionale a Creta.

Predetto R. Console aggiunge che per misura di precauzione, ne1!le forze militari recentemente richiamate sono state incluse categorie costituite in gran parte di nativi dell'Isola di Creta, aumentando le forze militari nell'Isola di circa diecimila uomini.

555

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER COIUUERE 12. Helsinki, 6 settembre 1940 (per. giorno 10).

Questo Segretario Generale del Ministero degli Affari Esteri mi ha detto iersera che tre principali questioni ancora in piedi tra Finlandia e Soviet e che avrebbero potuto trasformarsi in pretesti per prevedibili reazioni sovietiche vanno invece rapidamente risolvendosi.

~sse sono: l) Questione risarcimento danni per materiali asportati da territori occupati specie dalla zona industriale Careliana.

Trattative -mi ha detto mio interlocutore -continuano in atmosfera assoluta comprensione essendosi finlandesi resi conto necessità transigere da parte loro anche quando richieste sovietiche siano apparse esorbitanti.

2) Questione Isole Aland.

Divergenze tra punto di vista russo esigente distruzione completa opere fortificazione e quello finlandese che aspirava mantenimento qualche elemento di esse sono state superate con completa acquiescenza finlandese a richieste russe.

Soviet esigevano altresì che nuovo statuto giuridico Isole Aland non tenesse alcun conto della nota Convenzione del 1921 mentre finlandesi sostenevano loro impossibilità svincolarsi da impegni internazionali assunti.

Dopo lunghe discussioni in cui Soviet hanno sostenuto che Convenzione del 1921 non rispondeva più ad odierne esigenze dato che tra l'altro parecchi Stati firmatari erano nel frattempo scomparsi e Finlandia ribatteva non potersi non tener conto di alcuni dei principali Stati firmatari tuttora esistenti, questione -mi ha detto Ministro Voionma -sembra entrata nella fase conclusiva con l'accettazione da parte moscovita di contro proposta finlandese transazionale di cui invierò dettaglio appena possibile.

3) Questione transito su te1Titorio tìnlandese treni militari diretti Rango.

Su questa che appariva la più delicata delle questioni mio interlocutore mi ha detto essersi raggiunto ieri accordo avendo Mosca accettato punto di vista finlandese. Treni sarebbero pertanto composti o di sole armi o di soli uomini.

Soluzione tre predette questioni viene qui interpretata come ulteriore indizio distensione nelle relazioni tra i due paesi e pur non potendosi escludere sorprese dell'ultim'ora si propende qui ritenere superato per il momento periodo più critico rapporti finno-russi culminato nella febbrile trepidazione di un mese fa.

(l) Vedi D. 547.

556

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 105. Berlino, 6 settembre 1940 (1).

Per quanto concerne i recenti colloqui avuti da Lavai a Parigi risulta a Berlino che il Governo germanico non ha dato una risposta definitiva alla richiesta francese di poter trasferire la sede del governo da Vichy a Parigi.

In questi ambienti responsabili mi è stato detto che il Governo germanico pur mostrandosi in apparenza incline ad esaminare la possibilità del trasporto della capitale francese a Parigi ad una data non lontana, è in realtà deciso a non concedere nulla in proposito.

Anche per quanto riguarda le richieste di facilitazione di transito tra la zona occupata e quella non occupata il Governo germanico intende mantenere un atteggiamento negativo non desiderando, per ovvi motivi, di ordine militare, permettere una intensificazione di traffico nelle immediate retrovie dello schieramento antibritannico (2).

(l) Manca l'indicazione della data d'arrivo.

(2) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. X, D. 351.

557

IL MINISTRO DELLE CORPORAZIONI, RICCI, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

APPUNTO SEGRETO S. N. Roma, 6 settembre 1940.

A seguito del mio recente viaggio in Germania, dove ho avuto l'onore di rappresentare il Governo fascista alla inaugurazione della Fiera di Vienna, mi permetto riferiVi alcune considerazioni e notizie che, per quanto incomplete e frammentarie -e per la brevità del mio soggiorno e per la tradizionale riservatezza di tedeschi -potranno forse rappresentare qualche interesse.

Debbo doverosamente premettere che i rappresentanti dell'Italia fascista sono stati dovunque accolti -dai dirigenti e dal popolo -con deferenza e con viva e spontanea simpatia, ben diversa dalla cortesia « ufficiale » rilevata alle missioni di altri stati.

Dovunque il Ministro Italiano delle Corporazioni ha avuto la precedenza -nelle cerimonie nei discorsi ufficiali -nei confronti degli altri Ministri del commercio, industria ed economia dei vari stati partecipanti alla Fiera, i quali anzi avevano l'aria di modesti subordinati.

Tale forma di rispetto e di cordialità verso gli italiani è particolarmente accentuata negli ambienti militari.

Vienna presenta l'aspetto austero della guerra; molta truppa, forti reparti motorizzati in ;pieno assetto, grande attività aerea, rigida osservanza delle norme sull'oscuramento e sulla circolazione automobilistica, gravi limitazioni al commercio, specie nel settore alimentare.

Molti negozi di generi voluttuari sono aperti solo per rappresentanza, e tenuti in piedi con sovvenzioni governative; in realtà dentro sono vuoti: solo pochi campioni della loro merce abituale, campioni che non vendono.

Particolarmente acuta è la crisi nel settore ortofrutticolo. In occasione della Fiera, e del conseguente afflusso di forestieri, i negozi e gli alberghi del centro erano stati particolarmente riforniti; tuttavia ho osservato qualche coda ai negozi di verdura e frutta; i tedeschi stessi mi han detto che nei quartieri della periferia si fanno file di ore per avere un po' di insalata o della frutta, e hanno attribuito il fatto al deficiente raccolto che quest'anno si sarebbe avuto nei Balcani.

Ho avuto l'impressione che, più che di scarsa produzione, si tratti di precisi divieti d'importazione del Governo, intesi a fare economia di valuta. Il pane è bianco e assai bene confezionato;. invece molto sensibile è la deficienza quantitativa di carne.

Il tesseramento è applicato rigidamente; la popolazione tuttavia non manca degli alimenti essenziali, fa vita assai sobria e offre un notevole spettacolo di ordine, di civismo, di disciplina. È sorretta da una ferma fede nella vittoria finale

dell'Asse.

L'evoluzione da Osterreich a Ostmark è ormai un fatto compiuto che gli stessi viennesi hanno accettato come fatale e inevitabile, ma in fondo non malvolentieri.

Un aspetto particolare della situazione viennese è la deficienza di alloggi. Mi è stato detto dagli stessi dirigenti tedeschi che mancano 150 mila appartamenti, m~!grado l'esodo forzato degli ebrei, che continua con ritmo abbastanza re~olare, in relazione alla disponibilità dei trasporti. La spiegazione ufficiale della crisi è il migliorato tenore di vita dei viennesi (sotto il passato regime, mi è stato detto, vivevano in 5 o 6 per stanza) ma penso che la vera ragione sia da ricercarsi nella grande immigrazione di dirigenti tedeschi di ogni ordine e grado.

Ho avuto l'impressione che i dirigenti grandi e piccoli, dai capi militari ai più modesti gerarchi del Partito e della S. A. abbiano un aspetto molto prussiano.

Dai colloqui col Ministro dell'Economia e Presidente della Reichsbank Funk -svoltisi in un'atmosfera di vivissima cordialità -ho potuto rilevare due elementi eccezionali: la incertezza dei rapporti russo-tedeschi, malgrado la parola d'(}{·dine ufficiale sia quella di dichiararli idilliaci, e il preciso programma del Reich di fare di Vienna il fulcro di una formidabile penetrazione economica nei Balcani.

È il vecchio segno imperiale del Drang nach Osten che del resto è imposto e facilitato dalla storia e dalla geografia. A questo proposito ho visitato i lavori per il nuovo porto fluviale che sta sorgendo sul Danubio, a pochi passi dal centro di Vienna.

Sono in progetto, e in parte, in esecuzione, lavori giganteschi, impressionanti per mole e grandiosità: dieci silos, capaci di 20 mila tonnellate ciascuno, con bacini annessi per un traffico autonomo; sono anche in costruzione grandi autostrad<' alle quali lavorano prigionieri di guerra per mettere la Marca Orientale al livello delle al<tre regioni del Reich.

È tutto un formidabile lavoro, che schiude la via alla penetrazione tedesca nei Balcani, penetraztone chiaramente enunciata nel discorso ufficiale del Funk all'inaugurazione della Fiera-che a sua volta è una tappa di questo programma espansionistico -e ribaditami nei nostri colloqui privati.

Mi sono stati mostrati i progetti di un canale navigabile che dovrà congiungere il Danubio e l'Oder --già unito a Berlino attraverso il canale Federico Guglielmo -allacciando così con una comoda economica via fluviale il Baltico col Mar Nero.

Funk ha accennato a una comune azione economica dell'Italia e della Germania nei Balcani; non ho creduto opportuno di insistere per precisare in quale misura e in quale forza si svilupperà questa collaborazione; anzi gli ho fatto comprendere che da parte nostra riteniamo che tutta la questione sia da rivedere a guerra compiuta.

Circa i rapporti con la Rmsia, Funk mi ha parlato espiicitamente di difficoltà, di attriti, di incognite dovute alla naturale ambiguità del carattere russo in genere e dei bolscevici in particolare.

I rifornimenti dalla Russia procedono abbastanza regolarmente; gli intoppi sono giustificati dai dirigenti bolscevici con la tradizionale disorganizzazione dei trasporti ferroviari.

Forte elemento di attrito è la situazione della Finlandia, la garanzia delle cui frontiere verso la Russia è insistentemente richiesta anche dalla Svezia.

Funk mi ha dichiarato nel modo più esplicito che la «Germania non rinun

cerà mai al predominio nel Baltico, che è per i tedeschi quello che è il Medtter

raneo per gli italiani».

Altra ragione di evidente malumore della Russia è la garanzia italo~tedesca

delle nuov~ frontiere della Romania.

Funk mi diceva di una recente conferenza economica --senza grandi risul

tati -avuta con i russi a Konigsberg.

Egli è stato invitato a visitare la Russia, ma avendo posto come condizioni

di poter rimanere colà per 4 settimane e di poter vedere qualcosa di più di quello

consentito dai programmi ufficiali, i russi si sono ben guardati dal dare una forma

concreta all'invito.

È un piccolo episodio, ma non privo di significato. A completare il quadro

dei rapporti germano-russi aggiungo che da fonte tedesca -generalmente assai

bene informata -ho appreso che il Reich mantiene in Polonia 45 divisioni, in

pieno assetto di guerra.

In questi giorni sono partiti da Vienna per località ignota forti contingenti

di trupp:::; non sono riuscito a cavare ai tedeschi una sola parola circa il loro

impiego e la loro destinazione, neanche approssimativamente.

Viceversa per mero caso ho appreso che i bombardamenti inglesi sulla Ger

man~3 e in particolare su Berlino e Amburgo producono danni assai più rilevanti

di quelli che i tedeschi -più che mai riservati su questo argomento --vogliono

ammettere: nella notte stessa del mio arrivo a Vienna (31 agosto-lo settembre)

sono st~tti seriamente danneggiati gli impianti della Siemens a Berlino.

Circa la durata della guerra, è opinione generalmente diffusa che lo sbarco in Inghilterra avverrà assai presto, ma que<>to non significherà la fine delle ostilità, che si protrarranno probabilmente ancora per un anno.

Nel viaggio di ritorno, effettuato in pieno giorno attraverso la Stiria e la Carinzia, ho potuto osservare giganteschi impianti industriali in costruzione, specialmente nel campo della siderurgia, con annessi quartieri operai, lontani dai centri abitati e situati in strette vallate, difficilmente individuabili dall'alto; ho anche notato qualche grande aeroporto, ancora in via di completamento.

558

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO AD ATENE, E. GRAZZI

T. 246/217 R. (l) Roma, 7 settembre 1940, ore 0,45.

Questo Ministero è a conoscenza che i consoli greci in Albania svolgono attività di informazione militare non conforme alle loro funzioni e c~te noi non possiamo tollerare. Vogliate richiamare l'attenzione di codesto Governo su tale

Mameli rispose lo stesso 7 settembre (T. 344, ore 22,15) quanto segue: c In relazione passo compiuto questo ministro Affari Esteri mi ha assicurato che categoriche istruzioni saranno immediatamente inviate a Consoli jugoslavi in Albania ed a Consoli in Trieste e Bari di astenersi da qualsiasi attività del genere rli quella segnalata •.

fatto ~nformando che noi non desideriamo prendere dei provvedimenti nei confronti di detti Consoli ma saremo costretti a farlo qualora tale attività non venga a cessare.

Aggiungerete che analoga attività informativa svolgono anche i Consoli greci di Bari, Trieste e Napoli e che anche nei confronti di detti Consoli il Governo italiano sarà costretto prendere provvedimenti ove loro illecita attività non venga immediatamente a cessare (1).

(l) Un telegramma identico Ciano inviò t:ontemporaneamente a Mameli per quanto riguardava i consoli jugoslavi in Albania e a Bari, Trieste e Napoli (T. 245/257 R.).

559

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 426. Sofia, 7 settembre 1940, ore 14 (pe1·. o1·e 21,45).

Telegramma di V. E. n. 206 (2).

Questo Governo è molto grato per quanto Regio Governo insieme Germania, ha voluto fare a Bucarest per affrettare conclusione trattative Bulgaria e Ministro Affari Esteri mi incarica far pervenire V. E. suoi più vivi ringraziamenti.

Intervento italiano tedesco presso Generale Antonescu appare già aver por~ato buoni frutti.

Attualmente unica questione in sospeso è pagamento buoni requisizione. Se risposta sarà favorevole accordo potrà finalmente essere firmato domani o dopo domani secondo linea indicata per occupazione, citata nel mio telegramma 424 (3).

Testo accordo già pronto termini essenziali. In esso quale preambolo si evita accennare intenzione due Governi dirimere difficoltà fino ad oggi esistite per iniziare periodo maggiore comprensione. Con ciò Bulgaria che ha visto declinare definitivamente Bucarest sua proposta giungere ad un patto amicizia (mio telegramma 395 del 21 agosto) (4) intende nondimeno presentare opinione pubblica Bulgaria accordo con Romania quale atto capace di dare vita a migliore atmosfera tra due popoli e non già come vittoria riportata su Bulgaria (5).

Quanto alla situazione romena Ministro degli Affari Esteri mi dice che veramente Sofia spera che essa possa al più presto perdere fluidità e stabilizzarsi in modo non costituire pericolo per tranquillità Balcanica.

Sullo stesso argomento Ciano telegrafò ancora a Grazzi il 13 settembre (n. 27721/229

P. R.): • Dizione dichiarazione Mavroudis Vostro telegramma 357 appare ambigua. Occorre richiedere che siano impartite esplicite istruzioni cessazione indebita attività da parte Consolati greci •.

A questo telegramma Grazzi rispose il 18 settembre (T. 376): « Mavroudis mi ha assicurato aver dato speciali istruzioni nel senso da noi richiesto •.

i3) Non pubblicato. 14) Vedi D. 457.

(l) Grazzi rispose il 12 settembre con il seguente telegramma (n. 357 da Atene): • Mavroudis mi ha assicurato che verrà inviata circolare ai Consolati per richiamarli evitare atti che possano generare sospetti attività informativa sorpassante limiti ammissibili •.

(2) -Vedi D. 551. (5) -Vedi Documents on German Foreign Po!icy 1918-1945, Series D, vol. XI, D. 29.
560

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO 520. Bucarest, 7 settemb1·e 1940, ore 15,25.

Mio collega Germania mi informa che con aereo odierno giungeranno Bucarest 3 ufficiali tedeschi fra cui un Maggiore per essere inviati in Transilvania con funzioni di osservatori.

Giungerà con loro Addetto Militare tedesco che trovavasi in Germania e che sarà probabilmente la,tore di più precise istruzioni.

Qualora Missione tedesca dovesse ripartire per Transilvania domani o comunque prima che sia possibile inviare qui dall'Italia altri ufficiali, mi propongo, salvo ordini contrari, di concordare con mio Collega Germania invio di due o tre degli ufficiali di cui dispone questa R. Legazione in assenza Addetto Aeronautico, e precisamente Valfrè di Bonzo Addetto Militare, Capitano di Fregata Massari Addetto navale aggiunto, Capitano Campello Addetto Militare aggiunto.

Pregherei che eventuali istruzioni mi pervenissero in giornata.

561

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 7 settembre 1940, o1·e 21.

In relazione al telegramma odierno da Bucarest n. 520 (l) presi gli ordini dall'Eccellenza il Ministro, è stato telefonato al Ministro Ghigi che nulla ostava a che egli inviasse in Transilvania, qualora il Governo Germanico facesse lo stesso, duo o tre degli ufficiali attualmente a disposizione della R. Legazione in Bucarest.

È stato assicurato al Ministro Ghigi che nel frattempo il Ministero avrebbe studiato l'opportunità di inviare una apposita Commissione Militare.

La Regia Legazione in Bucarest è stata inoltre invitata a far conoscere entro domani quali siano le istruzioni che hanno ricevuto dal loro Governo i tre ufficiali germanici inviati da Berlino in Transilvania quali osservatori.

Il Ministro Ghigi ha al riguardo assicurato che potrà entro domani fornire in proposito ogni utile dettaglio.

(l) Vedi D. 560

562

IL VICE DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI DELL'EUROPA E DEL MEDITERRANEO, GUARNASCHELLI, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI

T. PER CORRIERE 24896 P. R. Roma, 7 settembre 1940.

Telespresso n. 447/211 in data 30 agosto u.s. del R. Consolato Generale in Parigi (1~.

PregaVi attirare l'attenzione di Clodius sulla situazione che va creandosi in Francia lesiva dei nostri interessi economico-commerciali e sulla necessità che, in conformità impegni stabiliti nel Protocollo confidenziale del 17 agosto, le Autorità del Reich in Francia collaborino con noi non solo per mantenere i nostri inter~ssi preesistenti all'occupazione tedesca, ma perchè --come chiaramente specificato nel punto n. l di detto Protocollo -essi siano trattati su perfetto piede di eguaglianza con quelli tedeschi.

Presenza Parigi di Pigozzi potrà servire tutelarre nostri interessi et segnalare provvedimenti a noi dannosi.

563

L'INCARICATO D'AFFARI A.I. A LISBONA, GERBORE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 555/097. Lisbona, 7 settemb1·e 1940 (per. giorno 11).

Alla vigilia della sua partenza in breve congedo il ministro Bova Scoppa è stato ricevuto in udienza dal presidente Salazar che ha voluto far con lui un giro di orizzonte sulla situazione europea.

Il capo del Governo portoghese era assai pessimista. L'accordo anglo-americano gli causava le più gravi inquietudini; la cessione di vecchie unità della marina da guerra americana era -a suo modo di vedere -cosa poco importante; bt:n più grave, invece, la marcia verso Oriente degli Stati Uniti rappresentata dalla conquista di nuove posizioni strategiche.

Il sig. Salazar non crede in una prossima fine della guerra ed al ministro Bova Scoppa ha espresso le sue preoccupazioni per le conseguenze fatali che il prolungarsi del conflitto può avere per i paesi dell'America Latina. Questi vogliono liberarsi dall'egemonia nord-americana ed il sig. Salazar era convinto che potrebbero trovare nelle Potenze dell'Asse un fattore di equilibrio e un appoggio nella loro opera di emancipazione che invece il durare della guerra comprometterebbe.

Nei riguardi delle Azzorre e di Madera era tranquillo -almeno per il momento. R:l:a non si nascondeva che il prolungarsi delle ostilità potrà anche -su questo punto -produrre modificazioni.

Il presidente Salazar era allarmato per le notizie ricevute dalla Francia. Biasimava gli intrighi inglesi tendenti a sollevare le popolazioni delle regioni

occupate, o.:onsiderava come precaria la situazione del Governo di Vichy, e si attendeva che quanto prima la Germania avrebbe esteso la sua occupazione a tutto il territorio francese, e sostituito' il Governo del maresciallo Pétain con un altro di sua creazione.

Quanto alla Spagna, giudicava la situazione come tale da escludere la possibili!à di un intervento nella guerra. La mancanza assoluta di divise, di riserve e di scorte paralizzano la nazione, che potrà agire soltanto in una ultimissima fase del conflitto per liquidare la questione di Gibilterra.

Il sig. Salazar non ha tralasciato di svolgere le consuete amare considerazioni sui pericolo russo.

In complesso, il capo del Governo portoghese si è mostrato soddisfatto dei risultati c<:nseguiti con la sua politica estera. Ha sottolineato la libertà d'azione conquistata e concluso che forse il Portogallo può dirsi l'unico paese europeo oggi completamente indipendente.

(l) Non rintracciato.

564

IL VICE-CONSOLE REGGENTE A PARIGI, ORLANDINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATO 574/296. Parigi, 7 settembre 1940 (per. giorno 19).

Ho l'onore di trasmettere, per dovere d'ufficio, l'unito appunto rimessomi dal conte Donini Ferretti, ex ufficiale, iscritto al Partito, favorevolmente noto. Credo di sapere che il sig. Laval ha già per altre vie e attraverso altre per

sone fatto conoscere a Roma il suo pensiero. L'Ambasciatore Abetz mi ha detto ieri sera che ritiene certo il ritorno del GovernO) francese a Versailles per il mese di ottobre.

ALLEGATO

IL CONTE DONINI FERRETTI

AL VICE-CONSOLE REGGENTE A PARIGI, ORLANDINI

APPUNTO. Parigi, 2 settembre 1940.

Essendo stato avvertito del breve passaggio a Parigi del presidente Lavai, con il quale ho da lungo tempo le più cordiali relazioni, mi sono recato subito a vederlo volendogli sottoporre una questione personale di carattere amministrativo.

Esaurito tale argomento, la nostra conversazione è scivolata sulla situazione attuale e, come d'abitudine, sulle reciproche impressioni.

Poichè quello che mi ha esposto il presidente Lavai in tale occasione, e che in parte si riallacciava a nostre precedenti conversazioni (di cui le ultime una quindicina di giorni fa allorchè fui di passaggio a Vichy), potrebbe avere un interesse ad essere conosciuto, tengo doveroso riassumerlo qui dando alla presente nota un carattere prettamente personale e riservato.

Egli mi ha espresso la sua viva soddisfazione per i risultati costruttivi delle conversazioni che ormai ha periodicamente con le Autorità Tedesche presenti a Parigi e specialmente per la forma cordiale che assumevano ogni volta di più tali contatti, che dapprima sotto forma ufficiosa ed anche meno che ufficiosa si sono trasformati poi in conversazioni periodiche ufficiali, dando prova a lui di comprensione e fiducia specialmente per la sua opera personale spesso difficile e penosa ma di cui apprezzavano e lo spirito e la portata.

Dai colloqui avuti in questa sua ultima visita a Parigi ne aveva ritratto la quasi certezza che non appena passate certe contingenze del momento, avrebbe ottenuto l'accordo per il trasferimento del Governo da Vichy a Parigi. Come epoca probabile pensava che ciò si potrà verificare nel corrente del mese di ottobre.

Egli appoggia con tutta la sua possibile influenza la costituzione di un nuovo Partito politico unico che, inspirato alla realtà dell'atmosfera politica europea di oggi, potesse raggruppare tutte le forze attive e spiritualmente sane del Paese allo scopo di trasformare nella massa la nefasta mentalità che ha portato la Francia alla disastrosa sconfitta. Comprende come ciò possa essere questione eccessivamente delicata e come al desiderio di una veloce realizzazione si contrappongono quesiti di adattamento e di indirizzi.

Venendo poi a parlare dell'Italia è là dove mi ha dimostrato, sia nei precedenti che in quest'ultimo colloquio, il suo scoraggiamento e rincrescimento più profondo nel vedere che, sia pure nella sua qualità di vinto si desse l'impressione di aver dimenticato in lui un amico sincero di ieri e di oggi.

Avendogli io fatto rimarcare molto francamente che forse bisognava ricercare la causa di tale riservatezza da parte dell'Italia nella politica poco chiara adottata dalla Francia alla fine del 1935 quando lui era ancora al potere, con tutte le conseguenze che ne derivarono, egli ebbe a ribattermi che era appunto questo l'argomento che maggiormente lo addolorava poichè, se la non esatta interpretazione del suo spirito nell'azione da lui svolta in quel tempo e nel periodo che precedette doveva in seguito impedire di dissociare la sua opera personale da quello che fu il tradimento dei suoi collaboratori politici di allora, sarebbe stato quasi il caso di chiedersi a se stesso perchè a tale opera si era dedicato con tanta convinzione e lealtà d'intendimenti.

Che ad ogni modo la critica del passato per quanto facile non permette di riporre le situazioni ai loro punti di partenza, ma ciò non escludeva che, guardando l'avvenire prossimo o lontano con lealtà ed onestà di fronte alla situazione del m·omento. non poteva che deside1·are in un contatto sia pure ufficioso o a puro titolo per ora personale onde da scambio d'idee lui potesse ritrarne quei suggerimenti che avrebbero facilitato nel comune interesse la sua difficile opera.

Sarei felicissimo, mi disse, se per esempio S. E. Aloisi avesse occasione di passare da Parigi o in altra località di sua scelta e potesse farmi sapere che avrebbe piacere di vedermi. Sarei io che mi sposterei nei limiti che mi sono consentiti per poterlo incontrare. Sono certo che un colloquio tra due persone che si conoscono e personalmente si stimano, non potrà che portare buoni frutti e non potrà certo urtare la suscettibilità di alcuno.

Avendogli io accennato nel corso della conversazione che S. E. De Cieco era stato di passaggio a Parigi in quei giorni, ma non sapevo se fosse tutt'ora là, mi pregò di fargli sapere qual·ora non fosse ancora partito, che sarebbe stato a sua completa disposizione nel caso Egli volesse incontrarlo nelle ore che seguivano dovendo poi riguadagnare Vichy con tutta urgenza.

Mi sono recato alla nostra Ambasciata dove mi è stato detto che il Ministro De Cieco si era assentato per alcuni giorni, cosa che ho dovuto riferire al presidente L?v?l ?ggiungendo la mia impressione personale che, anche se fosse stato ancora presente, difficilmente un tale colloquio avrebbe potuto aver luogo, dato che con tutta probabilità avrebbe voluto prima riferirne a Roma e data la sua partenza per Vichy sarebbe mancato il tempo materiale.

C'Omprendo -ebbe a rispondermi -lo pure non ho alcun suggerimento in materia da parte del mio Governo, ma vi sono delle circostanze in cui l'iniziativa personale può riconoscersi in seguito come opportuna. Ad ogni modo le sarò grato di venirmi a vedere al mio prossimo passaggio a Parigi fra dieci 'O quindici giorni; del resto non appena giungerò glielo farò sapere. Chissà che anch'io a quel momento non possa avere delle idee più precise.

Ed ora mi permetto di riassumere l'impressione personale che ho ricevuto da questi ultimi colloqui e specialmente dall'ultimo:

l) ha tenut'O ad insistere su i più che cordiali contatti personali con le Autorità Tedesche e sul fatto che queste hanno provocato tali colloqui personali prima, ed ufficiali in seguito;

2) che tali colloqui non aveva potuto provocarli e non pensava che fosse il suo ruolo di provocarli anche nei riguardi dell'Italia data la sua qualità di vinto;

3) che il presidente Laval sta per entrare od è già entrato nella fiducia delle Autorità Tedesche d'occupazione, sia militari che politiche, cosa del resto della quale ho potuto averne conferma attraverso amici che vivono in quegli ambienti;

4) che il presidente Lavai, che indiscutibilmente è stato sempre l'inspirat'Ore di una politica franco-italiana, è molto contrariato nel vedersi dimenticato e trascurato dall'Italia e che ciò potrebbe farlo divenire l'uomo esclusivamente della Germania, ciò che potrebbe rendere più difficile in seguito la tutela degli interessi italiani;

5) che provocare dei colloqui personali a mezzo di U'Omini quali S. E. Aloisi potrebbe forse essere cosa desiderabile poichè, pur non compromettendo gl'indirizzi della politica italiana nelle conclusioni del domani, potrebbe attingere dalla conoscenza e l'amicizia che ha avut'O nel passato con il sig. Lavai quegli elementi che certamente potrebbero essere utili per il nostro Paese.

565

IL VICE-DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI TRANSOCEANICI, ALESSANDRINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 7 settembre 1940.

Il Consigliere dell'Ambasciata giapponese informa che l'Ambasciatore Amau è stcto richiamato. L'Ambasciatore sarà sostituito dal signor Orikiri, attualmente Vice Ministro delle Finanze e deputato al Parlamento nipponico. Il gradimento sarà chiesto la settimana prossima (1).

566

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 428. Madrid, 8 settembre 1940, ore 0,05 (per. ore 4,40).

Mio telegramma n. 422 (2).

Questo Ministro Affari Esteri ed anche Caudillo, si mostrano sempre pm preoccupati per eventuale rivolta a Marocco con conseguente occupazione di tale regione fino Tangeri da parte Inghilterra.

Loro preoccupazione motiva•ta da questi nuovi fatti: l) recente viaggio vice Governatore Gibilterra nella zona francese per prendere contatti cogli elementi militari francesi ostili al governo di Vichy;

40 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. V.

recente stanzionamento nelle acque marocchine di 3 sottomarini inglesi da cui sarebbero sbarcati agenti sobillatori; 2) attività tali agenti che circolerebbero nel Marocco con passaporto francese aiutati specialmente dagli ebrei.

Ministro degli Affari Esteri ha telegrafato ad Ambasciata di Spagna a Vichy dandogli istruzioni di portare a conoscenza di Pétain tali notizie. di domandare al Maresciallo che cosa possa e voglia fare per neutralizzare azione britannica e di fargli infine notare che la Spagna non potrebbe assistere indifferente ad una rivolta nel Marocco che mettesse in pericolo sue frontiere.

Ministro Affari Esteri aggiungeva che minaccia britannica è assai grave soprattutto perchè intervento Spagna non avverrebbe più nel momento che essa giudicasse più opportuno ma sarebbe invece determinata da forza eventi.

Analoghe comunicarz:ioni sono state fatte dal Beigbeder a questo Ambasciatore di Germania il quale ne riferisce al suo Governo.

(l) -Il gradimento fu concesso il 30 "'ettembre 1940 con T. 2983'1,/308 P. R. del Ministro degli Esteri. Vedi anche Documents on German Foreign PoUcy 1918-1945, Serie D, vol. XI, D. 156. (2) -Vedi D. 539.
567

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 8 settembre 1940.

Il Ministro Ghigi telefona per informare che la missione militare germanica, composta da tre ufficiali è giunta stasera a Bucarest e proseguirà domani per Cluj.

Secondo le istruzioni telefoniche ricevute ieri sera (l), il R. Ministro in Bucarest farà partire domani mattina per la Transilvania i RR. Addetti Navale e Militare Aggiunti con funzioni osservatori.

Qualora vi siano istruzioni in contrario, in particolare per quanto si riferisce all'invio di una Missione Militare dall'Italia, il Ministro Ghigi desidererebbe esserne informato domani prima delle 11.

568

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 533. Bucarest, 9 settembre 1940, m·e 0,45 (pe1· ore 12,30).

Mio telegramma n. 520 (2).

Tre ufficiali tedeschi di cui era preannunciato arrivo per ... (3) in Transilvania quali osservatori sono qui giunti solo questo pomeriggio.

Questo Ministro di Germania inviato a questo Ministero degli Affari Esteri nota verbale con cui dopo aver ricordato preghiera della Delegazione romena a Vienna che Governo Italiano e Governo del Reich inviassero nei territori da cedere all'Ungheria durante loro evacuazione Commissioni composte 2000 uomini, comunica che, non avendosi potuto soddisfare a tale domanda per mancanza tempo necessario per organizzare tali Commissioni, è stato deciso d'accordo Governo Italiano invio quali osservatori tre ufficiali dipendenti dall'Addetto Militare.

Nota termina pregando notificare invio ad Autorità competente. Ufficiali predetti partiranno domani in automobile per Cluj ove si presenteranno Consolato tedesco e quindi al locale comandante delle truppe romene. Essi partiranno in abito civile ma portando con loro uniforme da indossare a seconda circostanze.

Predetti attenderanno Cluj o altra località arrivo truppe ungheresi.

In esecuzione istruzioni telefoniche ricevute iersera (l) invio a mia volta analoga nota a questo Ministero degli Affari Esteri e d'accordo con R. Addetto Militare faccio partire per Cluj, contemporaneamente ad ufficiali tedeschi, addetto navale aggiunto capitano di fregata Massari e addetto militare aggiunto ('apitano cavalleria Campello con istruzioni analoghe.

Non ho invece ritenuto, d'accordo con lui di far partire R. Addetto militare Colonnello Valfrè di Bonzo dato che suo collega tedesco rimane in sede. Pregherei informare Ministero Marina della Missione affidata al Comandante Massari.

(l) -Vedi D. 561. (2) -Vedi D. 560. (3) -Nota dell'Ufficio Cifra: • Manca •·
569

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI

T. 25166/406 P. R. Roma, 9 settembre 1940, ore 15.

Precedenti di Antonescu, propositi adesso da lui manifestati nonchè influenza predominante che gli elementi della Guardia di Ferro hanno assunto nella vita del Paese fanno pensare che sarebbe giunto il momento per la Romania di rompere le relazioni diplomatiche con l'Inghilterra.

Senza farne oggetto di un passo speciale sentite) quale sia al riguardo l'opinione del Generale Antonescu riferendo altresì sugli eventuali indirizzi che dovessero manifestarsi in tal senso nel Governo romeno.

Telegrafate (2).

(l) -Vedi D. 561. (2) -Vedi D. 586.
570

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTISSIMO PER TELESCRIVENTE 1471. Berlino, 9 settembre 1940, ore 18,30.

Il Segretario di Stato Weizsacker mi ha oggi convocato alle ore 18 per comunicarmi il seguente appunto:

«L'Addetto Militare tedesco a Roma è in procinto di concordare con le competenti autorità italiane per il ripristino della situazione nell'Afrka Equatoriale da parte dei Francesi, quelle misure militari che dovrebbero essere concesse dalle Commissioni di Armistizio di Torino e di Wìesbaden al Governo francese. Nel dare per tramite delle due Commissioni di Armistizio comunicazione di questa intesa italo-tedesca si dovrebbe, a quanto qui sì pensa, far presente al Governo froncese che, qualora il Gove1·no si mostrasse impari al suo compito nel ripristinare l'ordine nelle rispettive zone, i Governi italiano e tedesco si riservano ogni ulteriore decisione.

Si prega di voler chiedere per quanto sopra il consenso al Governo Italiano, affinchè questa comunicazione possa venir fatta al Governo francese contemporaneamente con le accennate comunicazioni di carattere militare» (1).

Weizsacker ha aggiunto che considera russai delicata la situazione nell'Africa Settentrionale francese e che a suo avviso la proposta comunicazione alle Commissioni d'Armistizio dovrebbe essere fatta nella giornata di domani. Egli prega di volergli favorire una risposta in serata o nella mattinata di domani. Weizsacker ri~iene opportuno che alla Spagna venga data comunicazione dei passi fatti, a titoli informativo, soltanto quando essi siano già avvenuti, evitando così ogni consultazione al riguardo con il Governo spagnolo. Egli ha tenuto ad attirare la mia attenzione sulla parte sottolineata dell'appunto, che deve servire a fare una energica pressione sul Governo francese.

571

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO ALL'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI

T. 25168/ 254. P. R. Roma, 9 settembre 1940, ore 19.

R. Ambasciatore Washington telegrafa in data del 3 corrente che Cordell Hull, a proposito voci ultimatum giapponese per ottenere poosaggio truppe e basi militari in Indocina, ha ricordato che recentemente anche Governo giapponese si è espresso in favore statu quo nel Pacifico e specialmente in Indocina e India Olandesi. Ha aggiunto che Governo americano è in conse

guenza riluttante a dar credito a predette notizie, che, se confermat-e, non mancherebbero produrre il più deplorevole effetto sull'opinione pubblica Stati Uniti.

Stesso Ambasciatore aggiunge che ambienti Marina, che si erano dimostrati in passato contrari cessione cacciatorpedienere alla Gran Bretagna, si sono ora pienamente riconciliati a baratto dopo assicurazioni Churchill circa sorte flotta inglese e cessione basi Atlantico, che garantiscono sicurezza Atlantico e consentono conseguente possibilità conservare grossa flotta americana nel PacHìco, e, in generale, ma•ggiore li!bertà di movimento in funzione antinipponica.

Sottolineate quanto precede nelle vostre conversazioni costì.

(l) Non è stat.a rintracciata la risposta italiana.

572

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 244. Sofia, 9 settembre 1940, (pe1·. giorno 11).

Durartte le imponenti manifestazioni popolari svoltesi in questi giorni a Sofia per festeggiare ritorno della Dobrugia meridionale nei confini della Patria, molti dimostranti,. nello sfilare acclamando dinanzi alla Regia Legazione, hanno intonato il ritornello: «Belo More» ossia «Mare Bianco», nome qui comunemente dato al Mare Egeo.

Da questo e da altri segni è apparso qui come, dopo la realizzazione dell'aspirazione sulla Dobrugia, il prossimo numero del programma bulgaro di r·eintegJra:lione dei territori perduti è la costa dell'Egeo e come, per c.iò ottenere, molto e particolarmente si conti, dopo il recente conflitto greco-albanese, sul nostro Paese.

Il problema della Macedonia appare, viceversa, essere stato messo per ora in sordina.

573

L'AMBASCIATORE A RIO DE JANEIRO, SOLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 2393/534. Rio de Janei1'o, 9 settembre 1940 (pe1·. giorno 27 ).

L'acquisizione di basi navali da parte degli Stati Uniti nei possedimenti britannici nel Centro e Sud America, e la corrispondente cessione di 50 destroyers alla Gran Bretagna, hanno causato in Brasile un prolfondo disorientamento. È noto infatti che esistono in Brasile due correnti nell'indirizzo della politica estera: quella nazionale ad oltranza, la quale riconosce nella politica panamericanista degli Stati Uniti un pericolo altrettanto e forse anche più grave per questa Repubblica di quello che si vuol scorgere nella espansione degli Stati totalitari; e la corrente che, allarmata dal timore della spinta tedesca ed anche italiana, è disposta ai più gravi sacdfici della propria sovranità attraverso un tentativo di organizzazione panamericana; tendenza questa ultima che copre, senza riuscire a nascondere, la prevalente ingerenza degli Stati Uniti.

La prima corrente, la più illuminata, ma numericamente la più debole, fa capo al Presidente Vargas appoggiato da quasi tutti i Capi Militari. La seconda, che convoglia la stragrande maggioranza dei Brasiliani, fa capo al Ministro degli Esteri Osvaldo Aranha, la cui situazione di vero esponente in politica estera del pensiero nazionale brasiliano, è innegabile.

Data peraltro la preminente posizione di Vargas nella politica interna, e la parte decisiva che i militari da qualche anno si sono assicurati nella vita nazionale del Paese, il Presidente fa sentire il peso della sua non comune personalità anche in politica estera, e si serve del suo ministro degli esteri Aranha quale buttafuori, attraverso il quale riesce a mantenere rapporti di apparente cordialità con gli Stati Uniti, facendo spesso apparire il Brasile come pel"fettamente inquadrato in quella politica internazionalistica che egli non è ancora in grado di ripudiare apertamente.

Queste due correnti hanno, come è logico, apprezzato in maniera ben diversa la cessione all'America del Nord delle basi navali inglesi nel Centro e Sud America.

Già nella Conferenza dell'Avana il Brasile aveva creduto di ottenere un netto successo diplomatico essendo stato fatto largo posto (vedi mio telegramma n. 150) (l) al suo punto di vista circa il mandato collettivo e non individuale, sui possedimenti europei nelle Americhe. Era infatti intendimento del Brasile di evitare che attraverso l'eventuale mandato singolo gli Stati Uniti si servissero dell'idea Panamericana come punto di partenza e come giustificazione di una propria espansione ad esclusivo proprio vantaggio; inoltre il Brasile aveva mirato, in sede di conferenza, a tenere aperta la porta ad una eventuale possibilità di esercitare effettivamente esso stesso come Stato più vicino, ma nel nome di tutti, l'eventuale mandato sulle Guyane.

Perciò il Presidente Vargas, le Autorità militari, il gruppo dei nazionalisti ad oltranza, avendo visto assolutamente chiaro nel gioco degli Stati Uniti, hanno accolto la notizia della cessione delle basi come un fiero colpo inferto alla dignità ed alla indipendenza politica di questo Paese, oltrechè come un sabotaggio dei risultati raggiunti dalla Delegazione brasiliana alla Conferenza dell'Avana.

Gli altri, cioè la strepitosa maggioranza dei brasiliani, senza valutare il peso del nuovo padrone, hanno visto nella contrattazione anglo-americana una prova di più che gli Stati Uniti si preparano a volare in soccorso dei «buoni vicini», alla prima minaccia ed al primo periglio.

Per il Governo è sorto quindi il quesito circa l'atteggiamento da prendere e da far prendere agli organi ufficiosi in merito alla contrattazione in questione. Il Presidente, destreggiandosi fra le due opposte tendenze, è stato il primo a dar la parola d'ordine di far buon viso a cattivo gioco. Così, mentre nei primi giorni tutti i giornali si sono astenuti da commentare la cessione

delle basi, limitandosi a sottolineare e forse anche ad esagerare, l'importanza della vendita dei destroyers, il Ministro Aranha, improvvisamente, in un suo brindisi al collega dell'Uruguay, che si trova in Rio in visita ufficiale, e che è stato in questi giorni colmato di cortesie le più appariscenti, elevò un inno alla solidarietà panamericana « che si è estrinsecata in tale nobile intesa e che dimostra da parte del Governo di Washington la ferma volontà di dirfendere con qualsiasi mezzo l'indipendenza e l'integrità del continente del Sud».

Inoltre il Presidente Va11gas ha creduto opportuno far altre concessioni alla corrente Panamericanistica, nel suo abitudinario costume di cedere per poi riprendere, al fine di smorzare, invece che consolidare, gli ostacoli. A ciò deve attribuirsi il rinnovato tono di simpatia verso il Nord America che ha improntato le numerose manifestazioni qui tenutesi in occasione delle feste anniversarie della proclamazione dell'Indipendenza brasiliana. A:d esse erano presenti gli Stati Maggiori degli equipa,ggi di due tra gli incrociatori nordamericani che stanno da qualche mese pattugliando nelle acque del Brasile, e che sono presentemente ancorati in questo porto, oltrechè i numerosi membri della Missione Aeronautica nord-americana attualmente in visita ufficiale al Brasile ed i mem1bri della Missione Navale da tempo stabilita ed imperante al Ministero della Marina.

Iinfine, per conciliare, ai fini anche di politica interna, le due tendenze opposte, il Presidente Vargas ha creduto dover indulgere al rinnovato rifiorire di panamericanismo tosto inscenato dal suo Ministro degli Esteri, persino nel discorso da lui indirizzato, per la Festa della Indipendenza, alla Nazione. La frase più saliente di tale discorso, infatti, che non ha mancato di eccitare la sorpresa degli uni e il giubilio degli altri, è stata la seguente:

«La partecipazione delle Delegazioni speciali di paesi vicini alle festività civiche di og,gi, oltre a procurarci profonda e sincera soddisfazione, attesta, in modo eloquente, lo spirito di confraternizzazione e l'identicità di sentimenti che animano le nostre relazioni e trasformano in atti concreti il generoso ideale dell'unità americana. Tutti sentiamo che, se sarà necessario, i popoli americani, come già lo hanno fatto durante le lotte espansioniste, .uniranno i loro soldati e le loro armi in difesa della propria sovranità e dell'integrità continentale ».

(l) Non pubblicato.

574

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AcL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 566. Tokio, 10 settembre 1940, ore 7,59 (per. giorno 11, ore 12,45).

Vostro 250 (1).

Governo Giapponese ha fatto le note pressioni sulla questione Indocina soltanto a Berlino. Pressioni sarebbero state determinate dalla necessità di sostenere iniziativa presa da generale Nishihara ad Hanoi di forzare conclusioni militari 18 corrente. Tale iniziativa per altro non ha a Tokio unanime

consenso, ma solo fra gli stessi militari, che desiderano che azione abbia luogo coi minori sforzi e con le maggiori preparazioni poss~bili. Infatti procedura adottata ha finito col provocare reazione americana. Da fonte militare si assicura che comunque non appena la cosa potrà essere presentata come concordata ad Hanoi in ogni dettaglio di esecuzione, le operazioni si inizieranno indipendentemente da quel che possano essere le reazioni di Washington, molto più che almeno per ora, la questione dello ... (l) dell'Indocina non è messa apertamente in discussione neppure da parte del Giappone.

(l) Vedi D. 540, nota 2, p. 534.

575

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO 248. Ankara, 10 settembre 1940, ore 12 (per. o1·e 17).

Telegramma di V. E. n. 114 (2).

Ministro della Giustizia Iraq trovasi Stambul, anzi all'Isola dei Principi,

e vi si trattiene tutto settembre ragioni di salute.

Non ha avuto ed asserisce che non avrà colloqui con uomini politici turchi, ma mi risulta per il tramite di questo Ministro Ungheria egli ha ripreso contatti con Von Papen. Desidera conoscere pensiero Governo germanico su futura sistemazione Stati Arabi e loro indipendenza; per quanto riguarda Italia egli fa ·comprendere che esiste contatto attraverso nostro Ministro Baghdad. Egli si è fatto dare parola d'onore Ministro d'Ungheria di non rivelare a nessuno questa sua attività che se conosciuta da inglesi o da Nuri Said gli costerebbe la vita.

576

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 425. JVlosca, 10 settembre 1940, ore 20 (per. giomo 11, ore 7).

Mio telegramma n. 422 (3).

Ambasciatore di Germania è tornato da Molotov e gli ha fatto nuova comunicazione secondo le istruzioni di Berlino. Molotov ha ribattuto argomentazione tedesca, insistendo nella affermazione che Germania aveva mancato agli impegni di consultazione assunti con patto di amicizia del settembre u. s. Secondo opinione personale dell'Ambasciatore di Germania, posizione presa da suo Governo, basandosi principalmente sulla analogia fra caso della Transil

D. -546.

vania e quello dei paesi baltici era debole perchè Governo sovietico aveva in realtà tenuto Berlino al corrente delle sue intenzioni.

Impressione riportata dal mio collega tedesco è che risentimento sovietico continua sussistere. Senza drammatizzare incidente ed anzi mostrandosi piuttosto ottimista circa ripercussione sostanziale Amlbasciatore di Germania crede occorrerà un certo tempo per accomodare malumori di questi dirigenti, i quali per il momento si mostrano freddi ed intransigenti nella trattazione di altre questioni (per esempio quella delle indennità per proprietà tedesche nazionalizzate nei paesi baltici). Per illustrare problema dei rapporti tedesco-sovietici che mio collega teme non siano sempre ben compresi dalla Wilhelmstrasse specialmente nei suoi fattori psicologici Ambasciatore di Germania ha chiesto di andare a Berlino per conferire per.sonalmente con von Rtbbentrop ed attende risposta.

(l) -Nota dell'Ufficio Cifra: • Gruppo indecifrabile •. (2) -Non pubblicato: contiene la ritrasmissione del T. 245 da Teheran, per il quale vedi (3) -Non pubblicato: segnalava la visita di von Schulenburg a MÌ!lotov di cui nel testo.
577

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTE 436. Madrid, 10 settembre 1940, ore 20 (per. giorno 11).

Mio telegramma posta 434 (1).

Beigbeder, che ho visto ancora stamane, mi ha detto che questo Ambasciatore del Portogallo gli aveva indirettamente confermato passaggio de Gaulle a Lisbona e sua probabile andata a Tunisi. Avendogli Beigbeder improvvisamente domandato se generale si fosse fermato nel Portogallo, Ambasciatore avrebbe « storditamente » risposto di no e che Generale si era diretto verso Tunisia.

Invece notizie che Ministro degli Affari Esteri ha ricevuto stamane dai suoi agenti Marocco non confermano tuttavia passaggio per il Marocco del [gen. de Gaulle]. Beigbeder mi ha poi assicurato che mi avrebbe immediatamente fatto sapere quanto gli fosse constato.

Nel corso della conversazione Beigbeder mi ha confidato che e,gli prevedeva la rivolta del Marocco solo per la metà dell'ottobre dato che Inghilterra non era pronta ad intervenire prima di quella data. Zona neutra era organizzata da influenti elementi ebraici della regione i quali avevano tutto predisposto per lo sbarco delle truppe britanniche e del loro vettovagliamento. Intensi bombardamenti di Londra in questi ultimi giorni hanno fatto precipitare decisioni e probabilmente anticipato partenza di de Gaulle. Ministro aggiungeva che considererebbe grave perkolo rivolta francese solamente nel caso essa servisse di pretesto Inghilterra ad intervenire. Per questo aveva pregato Hoare recarsi da lui in giornata per chiaramente dirgli di non far «pazzie» nell'Africa settentrionale e altrettanto chiaramente fargli intendere che Spagna non poteva assistere indifferente sbarco truppe britanniche nel Marocco.

Identiche comunicazioni sono state fatte questo Ambasciatore di Germania.

11) Non publicato: contiene notizie relative agli spostamenti del generale de Gaulle.

578

IL VICE-DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI D'EUROPA E DEL MEDITERRANEO, GUARNASCHELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 10 settembre 1940.

L'unito Appunto dell'Ambasciata di Germania (l) contiene una serie di proposte presentate dal Mufti anche a nome dei Governi dell'Iraq e della Saudia e di nazionalisti siriani. Le proposte sono accuratamente presentate e meritano attento esame. Si riassumono di seguito le più importanti fra di esse.

Secondo tali proposte, le Potenze dell'Asse dovrebbero riconoscere pubbLicamente:

a) l'indipendenza degli Stati arabi, compresa la Siria, la Palestina con la Transgiordania, l'Egitto e il Sudan, nonchè i territori litoranei della Penisola araba, Aden compresa, e la non esistenza di qualsiasi intenzione delle Potenze dell'Asse di limitare tale indipendenza. (All'ItaHa si riserva il diritto di comunicazioni attraverso il Sudan, d'accordo con l'Egitto);

b) il diritto degli Stati ara:bi di costituire un'« Unione ».

Come contropartita il Governo dell'Iraq sarebbe pronto:

a) a fare una dichiarazione di stretta neutraHtà con conseguente divieto di passaggio delle truppe inglesi e indiane;

b) a di<fendere questa neutralità contro qualsiasi attaccante;

c) ad organizzare una sommossa di vasta portata nella Palestina e Trans

giordania contro l'Inghilterra, con centro in Siria, con le armi provenienti dal bottino francese e con l'aiuto finanziario delle Potenze dell'Asse (20.000 sterline-01"0 mensili);

d) a concludere -e a facilitare la conclusione per quanto riguarda gli altri Stati ara:bi -di un accordo segreto con le Potenze dell'Asse con privilegi economici e ·Culturali, pur tenendo conto degli interessi dell'Iraq e degli altri Stati arabi.

Si osserva:

l) una dichiarazione pubblica di riconoscimento dell'indipendenza degli Stati arabi senza limitazioni non coTrisponde ai nostri interessi. A parte altre e più dirette ragioni, va considerato che il libero sbocco all'Oceano Indiano non potrà mai essere assicurato se la zona del Canale di Suez, il Sinai, il Sudan e Aden non saranno controllati da noi. Inoltre la concessione dell'indipendenza senza limitazioni a1gli Stati arabi e la loro «Unione» esporrellbero questi Stati al pericolo di cadere, quanto meno, sotto l'influenza di altre Potenze, data anche l'incapacità or:ganica di una parte di essi di governarsi ordinatamente.

Il programma italiano contempla -come si sa -l'indipendenza degli Stati arabi, contemperata però dalla contemporanea conclusione di un Trattato esclusivo di alleanza e garanzia.

2) Contropartite.

Non vanno evidentemente sottovalutate. Però i territori arabi del Levante sono fortemente presidiati da truppe britanniche e strettamente controllati da agenti britannici; e secondo le concordi dichiarazioni dei nostri ex rappresentanti in quei Paesi, questi Stati non sono in condizioni tali da poter organizzare una rivolta di vasta portata e di resistere. Anche per l'Iraq, e pur ammesso che esso potesse adottare un atteggiamento di stretta neutralità, non si hanno affatto elementi per poter ritenere che esso abbia la forza d'impedire il passaggio delle truppe inglesi e indiane e per difendere la propria neutralità. Inoltre L'offerta del Mufti è subordinata al previo riconoscimento pubbLico da parte deHe Potenze ò:ell'Asse den'indJipendenza senza limitazioni degli Stati arabi. Essa impegna poi sopratutto l'Iraq, ma non è presentata da un agente responsabile di questo Stato.

Pertanto:

a) non pare che sia il caso di fare la dichiarazione pubblica richiesta;

b) non è nemmeno il caso però di lasciar cadere il contatto stabilito, ma piuttosto di continuarlo opportunatamente;

c) conviene far sapere al Mufti (tramite la R. Legazione a Baghdad) che siano disposti a fornigli adeguati sussidi finanziari. L'aiuto finanziario varrebbe anche per metterlo alla prova (più che per quello che riguarda l'organizzazione di una vasta rivolta) per la poss~bilità che siano ripresi attentati, interruzioni alle linee di comunicazione, a!gli oleodotti etc. ai danni degli inglesi. Un aiuto finanziario dovre!bibe anche valere ad evitare che egli possa cedere alle lusinghe delle Autorità britanniche, che si sforzano di farlo collaborare ad una soluzione consensuale della questione palestinese.

Tra le proposte del Mufti, è anche quella della ripresa dei rapporti diplomatici fra l'Iraq e la Germania.

Non possiamo evidentemente che considerarla con favore. I rapporti diplomatici tra l'Iraq e la Germania furono affrettatamente rotti al momento dell'entrata in guerra del Reich; ma continuano invece tra l'Italia e l'Iraq (1).

ALLEGATO

L'AMBASCIATA DI GERMANIA A ROMA

AL MINISTERO DEGLI ESTERI

APPUNTO s. N. Roma, 10 settembre 1940.

Il Gran Mufti, d'accordo con il Governo dell'Iraq (tranne Nuri Said), con il Governo Saudo-Arabo e con dirigenti uomini politici della Siria, ha mandato il suo Segretario Particolare Tewfìk al-Shakir a Berlino per trasmettere le seguenti proposte:

l. -Le Potenze dell'Asse riC'Onoscono pubblicamente:

a) l'indipendenza degli Stati Arabi, compresa la Siria, della Palestina con la Transgiordania, dell'Egitto, del Sudan nonchè dei territori litorali della penisola araba sotto protettorato inglese, compresa Aden, come parte dello Yemen;

li contenuto di questo appunto venne quindi comunicato dal Ministro a von Mackensen il 14 settembre (Vedi Documen.ts on German Foreign. Policy 1918-1945, Serie D, vol. XI. D. 57) e riassunto in un promemoria consegnato durante lo stesso colloquio all'ambasciatore di Germania

(vedine il testo ibid., D. 58).

b) la non esistenza di qualsiasi intenzione delle Potenze dell'Asse di limi

tare l'indipendenza di questi Stati mediante Mandato o simile. L'Italia si riserva

il diritto di comunicazioni attraverso il Sudan d'accordo coll'Egitto fra i punti di

importanza vitale del suo Impero coloniale;

c) il diritto degli Stati Arabi di costituire una Unione;

d) diritto degli Stati Arabi di risolvere la questione ebraica nell'interesse

nazionale e razziale secondo l'esempio germanico e italiano;

e) mantenimento dello statu quo in Palestina e negli altri Stati arabi per

quel che riguarda i beni delle chiese e missioni cristiane nonchè in riguardo al

libero esercizio del culto, all'azione caritativa ed alla libertà di coscienza religiosa.

2. --Ripresa dei rapporti diplomatici fra l'Iraq e la Germania. 3. --Il Governo dell'Iraq si dichiara disposto a concludere colle Potenze dell'Asse un trattato segreto di collaborazione amichevole in tutte le questioni di comune interesse.

Il Governo dell'Iraq è allora disposto a:

l. -Dichiarazione di stretta neutralità dell'Iraq, alla quale dovranno seguire analoghe dichiarazioni della Siria e della Palestina-Transgiordania con la conseguenza del divieto del passaggio di truppe inglesi o delle truppe delle Indie attraverso l'Iraq e della promessa da parte dell'Iraq di non appoggiare la guerra inglese.

2. --Eliminazione dell'anglofilo ministro degli Affari Esteri Nuri Said. 3. --Conclusione di un accordo segreto con le Potenze dell'Asse con privilegio per queste Potenze nel campo economico e culturale, pur tenendo conto degli interessi dell'Iraq. 4. --Buoni servigi per la conclusione di simili accordi con altri Stati Arabi. 5. --Organizzazione di sommossa di vasta portata nella Palestina-Transgiordania contro l'Inghilterra con centro nella Siria, con armi provenienti dal bottino francese e con aiuto finanziario da parte delle Potenze dell'Asse fino alla metà della somma occorrente, cioè fino a mensilmente circa 20.000 lire sterline oro.

Come condizione preliminare pertanto, dal Governo dell'Iraq si indica: immediata proclamazione di un Governo indipendente della Siria. Essendo la Siria Mandato della Società delle Nazioni, che non esiste più, al dominio francese sulla Siria manca la base. La questione non può essere rimandata fino alla conclusione della pace ma deve essere, in considerazione della progettata sommossa nella Palestina-Transgiordania, decisa immediatamente. Per evitare il sospetto turco la Siria dichiarerà verso l'esterno la stretta neutralità ma in segreto collaborerà con le Potenze dell'Asse e favorirà la sommossa nella Palestina-Transgiordania.

6. -Difesa della neutralità dell'Iraq contro qualsiasi attaccante (a ciò diconsi a disposizione nell'Iraq: 100.000 uomini di truppa fino a 200.000 uomini di tribù e 400 velivoli) (1).

(l) Vedi Allegato

(l) Annotazione marginale di Ciano: • Approvo •.

579

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 441. Sofia, 11 settembre 1940, ore 20 (per. giorno 12, ore 8).

Tanto da parte bulgara quanto da parte jugoslava mi si dice che le voci corse in questi giorni e che appaiono essere state rac·colte anche da tedeschi

circa possibilità conversazioni bulgaro-jugoslave per rettilfica frontiere settentrionali tra i due Paesi sono prive di fondamento. Ministro degli Affari Esteri mi ha anzi aggiunto che sua speranza è che tale situazione resti ancora fluida e che jugoslavi non facciano passi per ottenere attraverso qualche rettifica di minima importanza una qualche dichiarazione bulgara di rinunzia ad aspirazioni di maggiore portata.

(l) Sulle origini di questa proposta, sulle istruzioni inviate dalla Wilhelmstrasse a von 1\ia.:kensen e sul colloquio con Ciano nel quale l'ambasciatore di Germania presentò questodocumento, vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. X, D. 403 e vol. XI, DD. 35 e 40.

580

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 3873/1472. Belgrado, 11 settembre 1940 (per. giorno 15).

Continuando la conversazione iniziata a proposito dell'articolo del giornale Tomori di Tirana (mio telespresso n. 3857/1465 in data odierna) (l) il Ministro Aggiunto degli Affari Esteri è tornato sull'argomento della preoccupazione di questo Governo per il continuo aumento delle nostre forze in Albania (mio telespresso n. 32,14/1246 in data 2 agosto u. s. (2) -mio telegramma per corriere

n. 0162 in data 9 agosto u. s.) (3). Similianié ha anzi indicato di essere informato che recentemente sarebbero sbarcati in Albania altri 10.000 uomini. Segnalo questa poco prudente precisazione del Ministro Aggiunto degli Affari Esteri anche in relazione ai Vostri telegrammi n. 257 in data 7 corrente e n. 262 in data 11 corrente (4).

Ho risposto a Smilianié con gli stessi al"gomenti già segnalati nei due rapporti sopracitati. È da rilevare che parlando delle forze jugoslave richiamate e trattenute alle armi nonostante ogni comunicazione ufficiale contraria, questa volta, di fronte all'evidenza dei fatti di dominio pubblico (tra l'altro l'aumento del periodo di ferma di cui alle recenti segnalazioni) il Ministro Aggiunto ha abbandonato completamente l'affermazione sostenuta con tanto calore recentemente anche dal Ministro degli Affari Esteri, e che cioè tali forze non supererebbero i 400.000 uomini.

Lo stesso Sanilianié ha in sostanza ammesso che la cifra attuale si aggira sugli 800.000 uomini. Secondo gli ultimi dati in possesso del R. Addetto Militare, tale cifra sarebbe anzi già stata superata. Il Ministro della Guerra Generale Nedié prosegue caparbiamente la sua politica, con non pochi contrasti nel Governo, specie da parte dei croati (preoccupati del costo delle forze alle armi e della mancanza di bracda per i lavori agricoli) ma con l'evidente appoggio del Principe Reggente. Scopo di tale ostinata politica è di raggiungere gradualmente e rapidamente la disponibilità degli effettivi necessari allo schieramento di prima linea, vale a dire circa l.OOO.Oo.li} di uomini. Il R. Addetto Militare ritiene che tale cifra sta attualmente per essere raggiunta (5).

(l) -Non pubblicato. (2) -Non pubblicato.

(3) Vedi D . .383.

(4) -Non pubblicati: con essi Ciano chiedeva l'allontanamento del Console di Jugoslavia a Koritza perchè accusato • di svolgere attività di informazione militare •· (5) -Un'annotazione di Ciano in testa al documento dice: • Copia per Badoglio •·
681

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 7147/1329. Washington, 11 settembre 1940 (per. giorno 14 gennaio 1941).

Riferimento: per ultimo al telespresso di questa R. Ambasciata n. 4362/926 del 18 maggio u. s. (1). Il 6 corrente è sbarcato a New York, accompagnato dalla consorte, il Signor Myron C. Taylor inviato del Presidente Roosevelt presso il Sommo Pontefice.

Il Signor Taylor ha declinato di fare dichiarazioni alla stampa e si è solo limitato a dare ai giornalisti, che tentavano di intervistarlo allo sbarco, il sìbillino responso: «essere gli Stati Uniti giunti al punto li dover prendere delle decisioni di vitale importanza ».

Il 10 corrente il Signor Taylor si è recato alla residenza del Presidente Roosevelt in Hyde Park per riferire, secondo l'annunzio dato alla stampa dalla Casa Bianca, sulla « missione da lui svolta a Roma presso il Sommo Pontefice e sulla situazione europea quale è vista dagli ambienti vaticani ».

La stampa nel commentare il colloquio del Signor Taylor con il Presidente Roosevelt ha messo in rilievo come gli sforzi del Vaticano diretti a ricondurre la pace in Europa siano falliti e come pertanto non sia da attendersi un ritorno a Roma dell'inviato personale del Presidente presso la Santa Sede. Ma oltre al fallimento degli Sforzi di pace del Vaticano (ai quali il Presidente Roosevelt voleva coordinare il proprio tentativo dì limitare il conflitto europeo inducendo l'Italia a rimanere neutrale) sembra rendere problematico un ritorno del Taylor a Roma la sua maliferma salute e l'opposizione manid'estatasi negli ambienti protestanti, sopratutto battisti, metodisti e presbiteriani, contro la continuazione di una missione che possa, in contrasto con il principio dell'assoluta separazione fra Chiesa e Stato, preludere alla istituzione di permanenti rapporti diplomatici fra gli Stati Uniti e la Santa Sede.

582

IL CONSOLE GENERALE A BERLINO, RENZETTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. s. N. Berlino, 11 settembre 1940 (2).

Og,gi ho avuto occasione di con"flersare con alcune personalità tedesche che sono alla diretta dipendenza di Goring. Essi mi hanno detto che la opera di distruzione in Inghilterra viene condotta con tanta violenza da distruggere tutto quanto esiste nelle zone bombardate. Non è da escludere, quindi, hanno sog

giunto che il popolo ad un certo momento imponga ai dirigenti, di desistere dalla lotta e di venire a trattative con il Governo del Reich. Ancora otto o dieci giorni di bombardamenti, e Londra e dintorni saranno ridotti in un cumulo di rovine.

Gli Inglesi, sempre secondo la opinione delle personalità suaccennate, disporrebbero ancora di un numero di apparecchi da caccia molto limitato: centocinquanta o duecento, raggruppati nella zona londinese. Gli apparecchi da bombardamento sarebbero molto più numerosi: l'Inghilterra peraltro non si troverebbe nelle condizioni di aumentare il numero o di sostituire i perduti, poichè la sua produzione è stata quasi completamente indirizzata verso la costruzione di apparecchi da caccia.

La difesa inglese, apparirebbe molto indebolita: oggi e forse nei prossimi due o tre giorni, i cacciatori potranno impegnare fortemente i tedeschi, poi questa situazione cesserà.

Alla mia obbiezione che gli inglesi non cederanno facilmente e non chiederanno di iniziare trattative di pace, mi è stato risposto che se così sarà, la Germania continuerà la lotta e se occorre, inizierà le operazioni di sbarco. Certo, noi dovremo sopportare delle perdite forse centomila o duecentomila uomini ma noi siamo preparati a ciò. Lo spirito delle nostre truppe, degli aviatori, è eccellente, e ferrea è la volontà di Hitler e di Goring il quale ultimo si trova sulla costa francese a dirigere personalmente la azione. Noi possiamo continuare la nostra azione aviatoria anche nel mese di ottobre: in tale epoca si stende sull'Inghilterra una nebbia bassa, che impedisce ogni visibilità da terra e quindi alle batterie antiaeree, consente all'aviazione di vedere gli oibbiettivi da colpire.

Noi non sappiamo, hanno proseguito coloro con cui mi sono intrattenuto, se si giungerà ad ottobre: è nostra opinione personale che gli inglesi, per quanto resistenti, per quanto duri e convincersi, ad un certo punto esasperati dalle perdite subite finiranno con il cedere. A Londra i danni prodotti dai nostri aviatori sono già enormi: gli impianti portuali, i quartieri sono già semidistrutti: tempo permettendo noi non daremo akuna tregua al nemiico. I nostri aviatori sono instancabili, si trovano in preda ad un Blutrausch e a un Siegesrausch: non vogliono riposare ed i comandanti degli stormi debbono impiegare tutta la loro energia per costringere i piloti a farlo.

Il bombardamento di questa notte non ha provocato alcuna impressione nei berlinesi, i quali a diecine di migliaia si sono recati nei luoghi colpiti a curiosare e rendersi conto che i danni arrecati dalle bombe inglesi sono stati leggerissimi, come io stesso ho potuto verificare.

I giudizi che ho sentito esprimere sulla Russia sono simili a quelli che ho già segnalato nelle mie precedenti note. Si dichiara che l'accordo di Vienna, ha tolto alla Russia ogni velleità di azione nei balcani e che la Russia teme la potenza militare tedesca. Ho già segnalato aLcuni giorni fa la presenza di numerose divisioni nella Prussia orientale: mi risulta ora che anche le guarni,gioni della Slesia e della Alta Slesia, quelle del Governatorato della Polonia sono state rinforzate proprio in questi giorni.

I rifornimenti dalla Russia giungerebbero normalmente: vi sono però intri

cate questioni ancora da risolvere: ad esempio quella del trasferimento dei

300.000 tedeschi dai Paesi Baltici e l'altra sulla proprietà della Società esercente di forti giacimenti di schisti bituminosi in Estonia. Da tali giacimenti, mi ha dichiarato un competente inviato da~ Governo tedesco suJ posto, si potrebbero ricavare quattrocento milioni di tonnellate di ottimo olio, che resiste a temperature fino a venti gradi sotto zero.

(l) -Non pubblicato. (2) -Manca l'indicazione della data à'arrivo.
583

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, ZAMBONI

T. PER CORRIERE 25515 P. R. Roma, 12 settembre 1940, ore 7.

Ambasciatore Tang Liang-li, al quale è devoluto il compito di preparare i rapporti del Governo di Nanchino con l'estero, ha detto all'Ambasciatore Taliani {l) che le trattative tra Tokio e Nanchino per trattato di pace sono entrate da qual'Che giorno nella fase risolutiva e che il riconoscimento ufficiale da parte del Giappone e il contemporaneo scambio di Ambasciatori dovrebbero aver luogo verso la fine del prossimo ottobre.

In vista di quanto precede, cercate di sondare quali sono le disposizioni del Governo tedesco nei confronti del riconoscimento del Governo Wang Chingwei, tenendo presente quanto vi è stato comunicato con mio telegramma segreto

n. 75/170 del 30 marzo scorso (2).

Non è opportuno poniate per il momento la questione della preventiva consultazione a suo tempo rkhiesta da codesto Governo. Vostro sondag:gio dovrà avere per ora carattere soltanto personale ed informativo (3).

584

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 446. Madrid, 13 settembre 1940, ore 17,10 (per. ore 20,40).

Miei telegrammi 421 e 429 (4).

CaudiUo mi fa comunicare tramite Sottosegretario Interno possibilità che il Ministro Serrano Suiier ritorni dalla Germania via Italia con tutta o parte della Commissione che l'a(!compagna. Qualora tale possilbilità si realizzasse Caudillo domanda se Ministro Serrano Suiier potrebbe essere ricevuto in udienza dal Duce e da Voi (5).

• Comunicate al Caudillo che tanto il Duce che io saremo particolarmente lieti di ricevere

Serrano Sufier e che progetto suo viaggio in Italia è qui considerato con vivissimo compiacimento •·

Soggiorno in Ita<lia sare}}be previsto per ultima settimana settembre. Sottosegretario Interno mi ha pregato fargli pervenire risposta 'con ogni possiJbile urgenza in modo che istruzioni siano date a Serrano Sufier il giorno stesso del suo arrivo a Berlino, previsto per lunedì prossimo.

Civca viaggio Serrano Sufier in Germania ed argomenti che vi saranno discussi permettomi richiamare Vostra attenzione sui telegrammi suddetti.

(l) -Vedi D. 525. (2) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. III, D. 652. (3) -Vedi D. 616. (4) -Non pubblicati: davano notizia sul programma del viaggio di Serrano Sufier a Berlino. per il quale vedi Documents on German Foreign Policy, 1918-1945, Series D, vol. XI, DD. 48, 62, 63, 66, 67, 70, 88, 97, 103, 104, 116 e 117. (5) -Ciano rispose il 14 settembre 1940 con il seguente telegramma (n. 254/435 R.):
585

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 431. Mosca, 13 settembre 1940, ore 18,30 (per. ore 21,40).

Mio telegramma chiaro n. 430 (1).

Odierno comunicato Commissariato del Popolo per gli Affari Esteri che rende pubbliche richieste sovietiche alla Germania per aver illlformazioni circa intenzioni tedesche nei riguardi regime internazionale del Danubio pone nettamente questione delle esigenze dell'U.R.S.S. nel settore danubiano. Governo sovietico afferma in modo esplicito propri interessi e redlama diritto di partecipazione nella discussione di qualsiasi prOblema concernente navigazione Danubio.

Tono comunicato e semplice fatto della sua pubblicazione mostra che risentimento soviettco per mancata consultazione da parte tedesca nella soluzione del prOiblema romeno-ungherese è tutt'altro che sopita. Ripresa delle proteste per incidenti di frontiera con Romania deve essere messa in relazione statu quo ante cr1si dei rapporti tedesco-sovietici. Ministro Gafencu ·che è stato chiamato ieri notte a taroa or·a per ricevere protesta menzionata nel secondo comunicato odierno mi ha manifestato sospetto che questo Governo intenda creare tensione con Romania per misurare valore garanzia italo-tedesca ed eventualmente provocare chiara presa di posizione da entrambe parti circa problema danubianobalcanko.

Faccio rilevare che questo Ambasciatore di Germania non (dico non) mi aveva messo al corrente del pa·sso sovietico del 10 corrente.

586

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 571. Bucarest, 14 settembre 1940, ore 1,30 (per. ore 12).

Telegramma di V. E. n. 406 (2). Ho domandato al Generale Antonescu sua opinione circa eventualità rottura relazioni diplomatiche con Inghilterra.

41 -Documenti dipLomatici -Serie IX -Vol. V.

Generale Antonescu mi ha dichiarato che egli intende assolutamente seguire sino in fondo politica dell'Asse, unica possibile per Romania e che pertanto se -dopo aver considerato pericolo che simile atto potre}}be comportare sia da parte britannica che eventualmente anche da parte sovietica (mio telegramma 570) (l) -Germania e Italia siano d'accordo nel consigliarglielo, egli non esiterà a prendere tale misura. Maggiore esitazione, sebbene con conclusione sostanzialmente non dissimile, ho constato invece sia da parte di Giorgio Bratianu (prossimo probabile Ministro degli Affari Esteri) sia da parte Manoilescu che mi ha oggi intrattenuto in termini di viva preoccU!pazione sui rapporti di questo paese con la Gran Bretagna e con l'U.R.S.S.

(l) -Non pubblicato: trasmetteva il testo del comunicato Tass di cui tratta il documento. (2) -Vedi D. 569.
587

IL MINISTRO A BUCAIREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 570. Bucarest, 14 settembre 1940, ore 4,30 (per. ore 19).

Generale Antonescu è quindi dopo passato a parlarmi delle relazioni con la Gran Bretagna che si trovano in fase parimenti critica. Trattasi essenzialmente della questione del naviJglio britannico nel Danubio, che da vario tempo Governo Inglese desidera far partire da Romania mentre Governo Romeno, anche per aderire a richiesta germanica, si è finora rifiutato di lasciare partire. Di recente Ministro Affari Esteri ha proposto a Ministro di Inghilterra soluzione transazione che consisterebbe nell'acquisto di detto naviglio da parte del Governo Romeno con conseguente cambiamento di bandiera.

Ministro d'Inghilterra si è r1fiutato anche soltanto trasmettere a Londra tale proposta e in una visita fatta di recente al Presidente Consiglio Ministri gli ha annunziato per quanto prima invio di una nota «molto forte». Generale Antonescu quindi aspettava detta nota con massima tranquillità.

Inasprimento relazioni con Inghilterra ed eventuale loro rottura (vedi anche mio telegramma n. 571) (2) è tuttavia considerata con preoccupazione da questo Governo il quale teme che Gran Bretagna possa valersi dell'occasione per eseguire rappresaglie aeree particolarmente contro zona petrolifera la quale sprovvista organizzazione difensiva.

A tale proposito Antonescu anche accennato che secondo notizie pervenute a questa Legazione di Germania (e che mio collega tedesco mi ha a sua volta confermato) ~arebbero segnalate portaerei britanniche nel Mediterraneo, la cui presenza preoccupa messa in rapporto con eventuale intenzione britannica.

(l) -Vedi D. 587. (2) -Vedi D. 586.
588

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 1511. Berlino, 14 settembre 1940, ore 16,15.

Mio telegramma n. 1482 (1).

Woermann mi comunica aver informato ieri Consigliere di questa Ambasciata Spagna del passo fatto presso Commissione Armistizio per questione Africa equatoriale francese. Predetto Consigliere ha insistito vivamente per conoscere dettagli sulle forze militari autorizzate alla Francia in tutto il nord Africa e specialmente in Marocco.

Woermann ha evitato .rispondere e si è limitato parlare dell'Africa equatoriale francese accennando partenza navi da guerra francesi da Tolone con 6 battaglioni di senegalesi che trovansi in Francia.

Finora a questo Ministero degli Affari Esteri non è giunta alcuna conferma circa viaggio de Gaulle e ove egli si trovi attualmente.

589

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI

T. 27862/168 P. R. Roma, 14 settembre 1940 ore 24.

Prego trasmettere alla R. Legazione a Baghdad il seguente telegramma:

« Segretario Particolare del Mufti, Tewfik al-Shakir, attualmente a Berlino, ha informato che in data 7 luglio Primo Ministro iracheno avrebbe ricevuto una Vostra lettera contenente dichiarazione relativa alla indipendenza degli Stati arabi dell'Iraq con la Transgiordania, la Palestina e la Siria.

A questo Ambasciatore di Germania, che me ne informava (2), ho detto che

c Il Ministro di Giustizia dell'Iraq ha, pel tramite del Ministro d'Ungheria, sottoposto all'Am'uasciatore di Germania a Therapia la urgente preghiera che il Governo del Reich vogliaanche dal canto suo associarsi alla dichiarazione data per iscritto dal Governo Italiano sulla indipendenza degli Stati arabi dell'Iraq con la Tansgiordania, la Palestina e la Siria. Soltanto quando vi sia una dichiarazione in comune delle Potenze dell'Asse, il Governo dell'Iraq potràprocedere alla eliminazione del Ministro degli Esteri Said ed all'immediato scatenamento di nuovi torbidi in Palestina. Tutto all'uopo sarebbe già pronto. Nell'Iraq, fuori di alcuni velivoli, non si troverebbero truppe inglesi. La situazione in Siria sarebbe molto difficile, perchè il Console Britannico cercherebbe di sollevare i francesi contro il Governo di Pétain, e perchè il vettovagliamento sarebbe alquanto scarso.

;,., dire del Segretario del Gran Mufti, il quale attualmente si trova a Berlino, la detta dichiarazione scritta del Governo Italiano, della quale parlò il Ministro di Giustizia dell'Iraq, sarebbe avvenuta il 7 luglio c.a. per mezzo di una lettera del Ministro d'Italia a Baghdad al Presidente dei Ministri deill'lraq. Al Governo Germanico finora non è nota questa dichiarazione. Per il caso che essa fosse stata data, il Governo Germanico prega di comunicargliela.

Al Governo Germanico sembra opportuno di dare una qualche positiva risposta alla domanda irachena, per evitare che gli Iracheni cambino idea. Il Governo Germanico tuttavia si unifonnerebbe al riguardo completamente ai desideri dell'Italia •·

non avevate mai ricevuto istruzioni di rilasciare dichiarazioni scritte o di inviare lettere.

Prego telegrafare, (1).

(l) -Non pubblicato, ma vedi D. 570. (2) -L'ambasciatore von Mackensen trasmise a Ciano l'informazione nel colloquio con lui avuto il 14 settembre (per il quale vedi D. 578 nota l, p. 567, e Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. Xl DD. 51 e 57) !asciandogli il seguente appunto in pari data:
590

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 579. Bucarest, 15 settembre 1940, ore 22,45 (per. giorno 16, ore 4,45).

Questo Addetto Militare mi comunka che secondo sue informazioni, sarebbe probabile invio in Romania da parte tedesca di una Missione Militare. Un Generale tedesco dovrebbe gtungere Bucarest tra qualche giorno per stabilire composizione e fissarne compiti.

591

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 451. Madrid, 16 settembre 1940, ore 20,15 (per. giorno 17, ore 1).

Ambasciatore di Spagna a Be:clino ha telegrafato a questo Ministro degli Affari Esteri di aver saputo da Ribbentrop che il Governo Pétain è stato autorizzato da Commissione Armistizio inviare in Africa Settentrionale alcuni battaglioni di senegalesi attualmente in Francia nonchè carri armati della piazza di Tolone e un certo numero di aeroplani.

Autorizzazione sarebbe stata data in vista di una eventuale rtbellione in quella regione.

Ministero degli Affari Esteri mi rinnovava in proposito sue note preoccupazioni per nuovo aumento forze francesi Africa Settentrionale mentre invece poteva sperare che Commissione Armistizio avrebbe tolto a quei possedimenti ogni velleità di ribellione facendosi consegnare armi e munizioni (mio telegramma n. 087 del 9 corrente (2).

Germania avrebbe antieipato in ciò errore commesso autorizzando squadra francese recarsi Casablanca (mio telegramma n. 096) (2).

Sempre secondo Bei~beder parrebbe che Nord Africa francese esplicitamente cerchi caduta Governo di Pétain per sta,ccarsi dahla Francia, proclamare sua fedeltà a de Gaulle ed iniziare operazioni belliche contro I'Asse.

Propaganda condotta a questo fine da agenti britannici ed ebrei nel Marocco sarebbe in aumento spe.cie dopo che si è avuto sentore offensiva italiana contro Egitto.

Qualora eventualità ribellione dovesse verifi.carsi con conseguente occupazione britannica del Maroc•co, Spagna dovrebbe senz'aUro intervenire.

A tale riguardo Ministro degli Affari Esteri ha anche rilevato che rivolta Africa del Nord, una volta scoppiata, possa continuare sotto forma guerriglia anche dopo caduta Inghilterra, specie qualora Stati Uniti d'America intervenissero nella guerra.

«Casablanca -egli ha detto -potrebbe in ta·le caso divenire una delle basi navali americane ».

Beigbeder ha aggiunto iillfìne che, per quanto situazione di Pétain nei riguardi di de Gaulle sia tutt'altro che chiara, (mio telespresso n. 59,97/1786) (l) Spagna ha tutto interesse che Governo Vichy duri ancora per qualche tempo per avere modo di meglio preperarsi al conflitto.

(l) -Vedi D. 614. (2) -Non pubblicato.
592

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 433. Mosca, 16 settembre 1940, ore 21 (per. giorno 17, ore 1,20).

Mio 431 (2).

Sabato scorso Molotov ha chiamato Ambasciatore di Germania e lo ha informato che Wilhelmstrasse aveva dato ad Ambasciatore deU'U.R.S.S. a Berlino risposta circa questione danubiana. Gli era stato comunicato che a Vienna esperti avevano cosiderato opportunità dissoluzione della Commissione internazionale. Quanto alla Commissione Europea che doveva venire riorganizzata governo tedesco considerava naturale partecipazione dell'U.R.S.S.

In proposito Molotov ha dichiarato all'Ambasciatore di Germania che Governo sovietico prendeva atto della comunicazione tedesca. Al tempo stesso ha espresso opinione che questione danUibiana dovrebbe essere decisa dagli Stati rivieraschi attraverso organo unico che si occupere}jbe della navigazione del fiume dalla foce fino a Presburgo. Ambasciatore ha promesso segnalare tale punto di vista al suo Governo.

Atmosfera delle relazioni tedesche sovietiche rimane molto fredda.

In questi ambienti tedeschi nuovo primo Commissario aggiunto Vishinsky viene considerato elemento sfavorevole. Taluno avanza persino sospetti che egli sia stato nominato per sostituire Molotov qualora politica sovietica verso Germania dovesse subire cambiamento di rotta.

Ambasciatore di Germania ha ricevuto autorizzazione recarsi a Berlino per cond:erire (mio telegramma 422) (3) e conta partire verso fine settimana.

(l) -Non rintracciato. (2) -Vedi D. 585. (3) -Non pubblicato: vedi D. 576 nota 3.
593

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 215. Helsinki, 16 settembre 1940, ore 21,30 (per. giorno 17, ore 4,15).

Mio telegramma 206 (1).

Per controllare alcune voci allarmistiche riferitemi come attendibili da questo Ministro di Romania ho avuto lunghi colloqui con questo Segretario Generale degli Affari Esteri.

Ecco i chiarimenti ottenuti:

l) Voci circa recenti domande sovietiche, Segretario Generale degli Affari Esteri mi ha detto che esse non hanno alcun fondamento e che nessuna recente pretesa russa sarebbe stata avanzata e ,questioni andrebbero rapidamente risolvendosi. Unica esigenza russa affacciata di nuovo recentemente riguarda accaparramento delle note miniere di nichel di Petsamo, ma questione non è più considerata come politica tanto che essa è devoluta ad esponenti finlandesi nelle predette industrie (2).

2) Voce circa prossimo richiamo da Mosca del Ministro Finlandia Paasikivi. Nemmeno questa avrebbe alcun fondamento. È vero che predetto, compiendo tra breve 70 anni, supererà estremo limite per impiego statale; ma riconoscimento sua insostitu~bilità indurrà questo Governo superare formalismo legislativo trattenendolo « a titolo provvisorio ».

3) Voci circa concentramento truppe sovietiche alla frontiera. Mio interlocutore ha detto non averne alcuna conferma ufficiale. Se è esatto che molte truppe siano state spostate dai paesi Baltici verso settore Leningrado, è considerata in questi ambienti militari come sintomatica l'assenza dello spostamento di tali unità verso zona frontiera.

Naturalmente maLgrado predetta affermazione Ministro Voionma conferma quanto mi ha spesso riferito in questi ultimi tempi circa l'impossibilità di far previsioni per l'avvenire, ma sottolinea l'attuale periodo di calma relativa come elemento che contribuisca a risollevare fiducia del Governo finlandese.

594

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI

T. SEGRETO 27997/170 P. R. Roma, 16 settembre 1940, ore 24.

Vostro telegramma 217 (3).

Prego trasmettere R. Legazione Baghdad seguente telegramma:

tinno-sovietiche.

c Segreto. Vostro telegramma 76 ultima parte {1). Potete far sapere al Mufti che siamo disposti aiutarlo finanziariamente, onde combattere comune nemieo Gran Bretagna. Attendiamo conoscere da lui stesso modalità e tramite che preferisce per versamento sussidi».

(l) Non pubblicato: dava notizia di presunti concentramenti di truppe alle frontiere

(2) -Vedi Documents on German Foreign Policy, 1918-1945, Series D, vol. XI, D. 26. (3) -Vedi D. 423.
595

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 204. Betgmdo, 16 settembre 1940 (per. giorno 17).

Vostro telegramma per corriere n. 212905 in data 20 agosto u. s. (2).

Il R. Console di Skoplje al quale questa R. Legazione si è rivolta in merito a quanto formava oggetto del telegramma per corriere sopra citato riferisce quanto segue:

«Dalle attente indagini svolte da questo R. Ufficio nulla è risultato che possa giustificare ia voce di una riunione a Skoplje di notabili del Kossovo ».

596

IL MINISTrRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 152. Bucarest, 16 settembre 1940 (per. giorno 19).

A seguito del mio telegramma filo n. 5719 del 15 corrente (3) ho l'onore d'informare l'E. V. che ieri sera è giunto a Bucarest il Generale von Tippelskirch, il quale, a quanto mi ha confidenzialmente detto il mio collega di Germania, è incaricato di prendere contatti con questo Governo in relazione al des~derio espresso da parte romena di ottenere una collaborazione tedesca per l'organizzazione di questo Esercito. Non è ancora stabilito se verrà effettivamente qui inviata una missione militare germanica.

597

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. RISERVATISSIMO 4455/2042. Budapest, 16 settembre 1940 (per. giorno 19).

Faccio seguito al mio rapporto in data del 2 corrente, n. 4159/1948 (4), per riferire all'E. V. quanto sull'argomento deH'accordo minoritario ungaro

germanico del 30 agosto ultimo scorso, mi è risultato testè attraverso una lunga conversazione avuta col Conte Csaky.

Questi mi ha •confermato come supponevo, e lo scrissi a V. E., che il testo dell'accordo gli fu sottoposto da parte desca alla vigilia dell'arbitrato del Belvedere e cioè il 2·9 agosto a Vienna. Benchè l'argomento delle minoranze tedesche fosse stato a varie riprese toccato qui, ·come in occasione dei viaggi del Conte Csaky in Germania, mai prima, afferma il Ministro degli Affari Esteri, ed in verità tale affermazione per quanto mi risulta mi pare esatta, era corsa parola di una convenzione minoritaria.

Il progetto sottoposto ai Ministri ungheresi il 29 agosto in Vienna, andava secondo il Conte Csaky, assai più in Jà di quanto fosse accettarbile e accettato da parte magiara, specie circa i diritti e la posizione dei capi delle organizzazioni minoritarie tedesche. Per altre cose, ·come, per esempio, la percentuale dei minoritari tedeschi aventi diritto ai pubblici uffici in Ungheria, il progetto germanico era più limitato ·che non la stessa legge interna ungherese, e tale la convenzione è rimasta.

Senonchiè, osservava H Conte Csaky, da parte tedesca si era dimenticato, o, tenuto conto della eccellente memoria del Ministro Erdmannsdorff, si era voluto dimenticare la dichiarazione scambiata ,fin dal 15 luglio 1937 fra Hess e l'allora Ministro ungherese neH'Interno Széll (vedi telecorriere di questa Regia Legazione n. 8490/051 del 16 luglio 1937), che orientando già da allora verso un piano impegnativo la questione delle minoranze germaniche di Ungheria, lasciava per la sua stessa .genericità margini assai più lati ad ogni eventuale maggiore richiesta tedesca.

Nessuna essenziale novità di situazione, vorrebbe fare intendere il Conte Csaky, comporterebbe dunque la convenzione minoritaria di Vienna, anzi se mai un'attenuazione delle situazioni, se anche solo virtualmente, esistenti in precedenza.

In realtà sotto tali affermazioni il Conte Csaky non manca di nascondere una certa preoccupazione, gia·cchè da una parte egli ·conviene che la convenzione minoritaria costituiva la condizione che permetteva, come già scrivevo a

V. E., alla Germania di traSJferire nel quadro largamente a·ccettato delle rivendicazioni ungheresi, il problema della Transilvania, impostato, come noto, dal Ministro Fabricius in senso del tutto favorevole ai romeni, sulla base appunto di quelle posizioni minoritarie germaniche: ciò che signtfìca che Ja convenzione in argomento non può costituire, nei confronti delle valutazioni tedesche, un elemento nè trascurarbile, e neppure circoscritto, se, come mi ha detto il Conte Csaky, presenti a Vienna nella circostanza dell'arbitrato del Belvedere, sarebbero stati anche importanti esponenti delle minoranze sassoni della Transilvania. Dall'altra parte il Conte Csaky non manca di rivelare tutta l'importanza di una delle norme, anzi la •Sola nuovamente introdotta nella convenzione, che stabilisce il diritto dei minoritari tedeschi di professare •la dottrina politica nazionalsocialista, ciò che non può non avere delle ripercussioni nella vita interna di questo Paese.

Nondimeno il Conte di Csaky ritiene che il pronunciarsi della pressione tedesca incontrerebbe, come già scrivevo a V. E., delle inevitabiU resistenze da parte ungherese. Una posizione di privilegio da parte delle minoranze germaniche desterebbe, secondo lui, in ·Paese una reazione automatica destinata ad isolare l'elemento tedesco, cioè a pregiudicare gli effetti di un normale sviluppo della politica minoritaria.

D'altra parte il Conte Csaky non es·clude che il Governo ungherese, come presumevo e lo scrissi a V. E., possa anche adoperarsi ad attenuare le conseguenze delle posizioni minoritarie testè procuratesi 1dai tedeschi, nel quadro di una più ampia politica deHe minoranze o, secondo l'espressione un tempo in uso nell'antica Monar.chia austro-ungarica, di una politica delle nazionalità. Egli peraltro non se ne nasconde le difficoltà, giacchlè a parte la tedesca, delle principali minoranze, che lo Stato ungherese potrebbe tentare di manovrare, quella slovacca, di circa 250 mila unità, rischierebbe piuttosto, attraverso Presburgo, di essere manovrata da parte germanica, e quella romena, forte dopo le recenti annessioni di circa l milione :di unità in gran parte di religione cattolica uniate, rischierebbe, secondo il Conte Csaky, di andare attenuando la propria .coscienza nazionalitaria, sia per contrasto con la massa romena ortodossa del Regat, sia per i contrasti interni con l'elemento romeno ortodosso nelle regioni annesse della Transilvania, sia infine, sempre secondo il Conte Csaky, per le stesse caratteristiche di scarsa resistenza etnico-politica di quell'elemento romeno, per non parlare del suo secolare contatto con quelle minoranze germaniche; che lo renderebbero poco adatto ad essere utilizzato per bilanciare le posizioni minoritarie di queste ultime.

E pertanto il Conte Csaky mentre appare da una parte rassegnato all'eventualità di una maggiore pressione interna germanica, pare soprattutto fare assegnamento in definitiva su quella, storicamente dimostrata, inassimilabilità della razza ungherese, di cui, come egli mi ha affermato, i migliori conoscitori tedeschi delle situazioni sudorientali, e fra questi Gleise-Horstenau, si darebbero conto, sì da concorrere ,forse ad impedire una inopportuna azione di rcomprensione da parte del Reich.

Da parte tedesca frattanto è in corso una rinnovata attività nei confronti dell'elemento minoritario germanico, evidente soprattutto in Transilvania, ove vari agenti tedeschi sono stati inviati ed ove lo stesso Ministro Erdmannsdorff si trattiene alcuni giorni in viaggio di ispezione.

(l) -Vedi D. 423. (2) -Vedi D. 452. (3) -Vedi D. 590. (4) -Non rintracciato.
598

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 455. Madrid, 17 settembre 1940, ore 14,50 (per. ore 18,30).

Vostro 435 (1). Questo ... (2) interno a nome del Caudillo mi ha pregato stamane ringraziare il Duce e Voi Eccellenza per vostra cortesia. Mi ha detto altresì che

qualche giorno Serrano verrà pressochè sicuramente in Italia telegrafando o telefonando direttamente da Berlino giorno ed ora suo arrivo. Egli non potrebbe far subito dato che ultima parte programma sua visita in Germania deve ancora essere fissata nel dettaglio. Ministro Serrano sarà accompagnato ,solo da alcuni membri della sua missione e pregherebbe dar sua visita carattere amichevole.

(l) -Vedi D. 584, nota 5. (2) -Nota dell'Ufficio Cifra: • Manca >. Si tratta forse della parola • sottosegretario •.
599

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 216. Helsinki, 17 settembre 1940, ore 21,35 (per. giorno 18, ore 6).

Mio telegramma n. 215 (1).

Questo Ministro Affari Esteri mi ha confermato oggi circa situazione locale impressione analoga in parte a quella già da me riferita con mio telegramma di cui sopra.

Egli non mi ha nascosto la viva speranza del Governo finlandese che attuale offensiva contro Inghilterra possa giungere alla vittoriosa conclusione al più presto, il che autorizzerebbe previsioni di ottimismo anche per l'avvenire. Ad ogni modo insistendo sul fatto che dopo il recente accordo sul traffico ferroviario poche questioni sono rimaste ancora insolute con Sovieti, ha accennato a quella delle isole Aland, nella quale non si è tuttora raggiunta l'intesa anche perchè punto di vista russo, che verrebbe a risolvere questione fra Mosca ed Helsiniki, ... (2) e governo finlandese che non ritiene poter sottrarsi agli impegni internazionali col trattato del 1921.

In sostanza però anche ,J'ex Presidente Witting, pur lontano da ogni facile ottimismo, considera situazione assai meno tesa di un mese fa anche perchè situazione interna non ha più presentato i fenomeni di irrequietezza tanto preoccupanti nell'agosto scorso.

600

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. SEGRETO 9828/2491. Berlino, 17 settembre 1940 (3).

Mi onoro trascrivere qui di seguito un appunto consegnatomi in data odierna da questo Console Generale Gr. Uff. Renzetti: « Il Ministro Lammers oggi mi ha fatto una lunga tirata contro la Russia che egli ha definito "incontentabile". Finora Hitler, egli ha detto, per tenere

tede alla parola data, ha ceduto sempre, ma ora è tempo di finirla. Richiesto earca le pretese dei russi, il Ministro non mi ha dato una precisa risposta: si è limitato a ripetere che vorrebbero un po' tutto: "se li lasciassimo fare, essi prenderebbero anche la Prussia orientale".

Ha aggiunto che la Russia ha perduto la buona occasione: se avesse attaccato la Germania o avanzate le sue pretese il 10 maggio, probabilmente i tedeschi si sarebbero trovati in una posizione tutt'altro -che favorevole; ora ìa situazione è ben diversa! Lammers mi ha ripetuto poi le note .considerazioni sui Paesi Baltici che non hanno saputo o voluto legarsi alla Germania, e sulla superiorità militare tedesca.

Notevole il fatto che questi sfoghi contro la Russia provengono solo da poche personalità, quelle più vicine al Fiihrer. Nel resto di questi ambienti, anche se qualche volta si è parlato con poca simpatia della Russia, non si è considerato quasi mai l'eventualità di una tensione insanabile o di un prossimo conflitto. Viceversa fra le masse più di una volta, specie in occasione di spostamenti di truppe verso la Germania orientale, è corsa la voce di una possibile guerra russo-tedesca.

La convinzione che la guerra non finirà nell'anno in corso, mi sembra vada diffondendosi anche fra gU elementi dirigenti tedeschi. Lutze, ad esempio, mi diceva ieri che ritiene tutt'altro che facile l'invasione dell'Inghilterra e che l'inverno purtroppo dovrà essere trascorso in guerra. Un'altra personalità del mondo industriale finanziario, mi ha dichiarato di non credere alla possibilità di un cambiamento di regime in Inghilterra. Gli inglesi, ha soggiunto, combatteranno fino all'ultimo uomo.

L'atmosfera di Berlino si è appesantita in questi ultimi giorni; si contava su maggiori risultati da parte dell'aviazione e si è alquanto impressionati dalle perdite subite. Si è soddisfatti è vero, perchè gli inglesi da vari giorni non sono venuti a bombardare la capitale o altre città, ma si osserva nel contempo che ciò è il prodotto delle disposizioni prese da Churchill per difendere l'Inghilterra dall'eventuale sbarco tedesco. L'Inghilterra avrebbe raggruppato tutti i suoi apparecchi per difendersi, onde poter giungere all'inverno ed attendere gli aiuti americani ).

(l) -Vedi D. 593. (2) -Nota dell'Ufficio Cifra: • Manca •. (3) -Manca l'indicazione della data d'arrivo.
601

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 4440/2032. Budapest, 17 settembre1940 (per. giorno 19).

Il Reggente Horthy, in occasione dell'occupazione della Transilvania settentrionale, ha firmato un decreto di amnistia, in base al quale viene condonata la metà della pena a coloro che negli ultimi tre anni sono stati condannati dal Tri·bunale Civile per qualsiasi reato alla perdità delle libertà per un periodo

non superiore ai cinque anni. Qualora più di metà della pena fosse stata espiata,

l'amnistia si estende al rimanente della pena stessa.

In seguito a tale decreto, il deputato Zeold, Procuratore legale del Partito

Croceferrato, ha chiesto ai Sottosegretari di Stato alla Presidenza del Consiglio

e alla Giustizia se l'amnistizia abbia effetto anche nei riguardi del noto France

sco Szalasi, fondatore del Partito Crocefrecciato. Ambedue i predetti Sottose

gretari di Stato hanno risposto all'On. Zeold in senso affermativo onde fra due

o tre giorni Francesco Szalasi lascerà le carceri di Szeged.

Commentando l'avvenimento, nell'organo Crocefrecciato Magyarsag il Ge

nerale Ruszkay, nuovo Capo del Partito, scrive che la grazia concessa dal Reg

gente apre J.a possibilità ad un generale risanamento del Paese ed aggiunge

che il nome di Szalasi è indiscutibilmente legato al movimento nazionalsocialista

ungherese, il quale ha altamente apprezzato il nobile gesto effettuato dal Capo

dello Stato.

Da questi elementi V. E. rileverà come se da una parte l'attuale Governo accenna ad un'attitudine conci.Jiativa verso la destra, da parte delle destre crocefrecciate si vorrebbe accennare a lasciare aperta una possibilità di eventuale collaborazione. Premesse forse queste di quella possibile graduale conversione governativa verso destra, di cui scrivevo all'E. V. col mio telecorriere n. 0249 in data 16 corrente mese (1).

Se tale peraltro si confermerà l'atteggiamento crocefrecciato, parrebbe doversi concludere ad un implicito indebolimento de.l mito rivoluzionario del partito nel quadro ungarista, e ad una sostanziale transazione di esso con le categorie conservatrici attualmente al potere. Ed è forse proprio in ciò che potrebbe manifestarsi quella che a vari osservatori appare la crisi reale del Partito Crocefrecciato, e cioè una debolezza congenita alla mancanza di quadri a cagione della mancanza di una piccola e media borghesia ungherese, la cui funzione è qui stata finora esercitata dall'elemento ebraico ed in parte tedesco.

Se perciò una collaborazione si rivelasse possibile fra le classi conservatrici al potere e l'elemento crocefrecciato, si potrebbe bensì produrre per tale via, come alcuni ritengono, quella misurata conversione verso destra del Governo ungherese, a cui accennavo a V. E. col già citato mio telecorriere, ma rimarrebbe nella realtà pregiudicata la sostanza della crisi politico-sociale che questo Paese da tempo attraversa.

Vi è quindi da chiedersi se la già segnalata moderazione che sembrasi dimostrare da parte tedesca, per quanto concerne un allineamento di questo Governo alla formula di destra, mascheri in realtà una generale sfiducia sulle possibilità di rinnovamento politico-sociale di questo Paese, e se non si pensi piuttosto in Germania ad una futura ricostruzione dell'Ungheria mediante una forte classe media espressa da quelle minoranze tedesche, a cui oggi si rivolgono le particolari cure del Reich, e che col recente accordo minoritario ungarogermanico hanno qui acquistata una speciale posizione.

(0 Non pubblicato.

602

IL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

L. s. N. (TRADUZIONE) (1). Berlino, 17 settembre 1940.

Accogliete anzitutto i miei più cordiali ringraziamenti per l'ultima Vostra lettera (2). La lessi con grandissimo interesse e non posso che sottoscrivere la Vostra concezione generale sulla situazione.

Se dall'ultima mia lettera (3) a quella d'oggi è passato un tempo relativamente lungo, lo si deve alla immensa mole di lavoro compiuto, necessario per i preparativi, ed alla incertezza di una situazione che rende difficile formulare una prognosi da oggi a domani.

Quanto al lavoro che ha dovuto essere compiuto dalla conclusione delle operazioni in Occidente voglio provare, Duce, di darVene ragguaglio in poche parole.

Il primo compito consisteva nell'assicurarci le posizioni conquistate. Questa azione di consolidamento comincia praticamente a Kirkenes, finisce al Canale, e, rispettivamente, alla frontiera spagnola. Essa deve proteggere non solo queste zone contro eventuali attacchi esterni, ma portare soprattutto a compimento ed assicurare i preparativi dei nostri stessi attacchi. Lo sbarramento dei fiordi norvegesi contro gli attacchi dal mare nonchè la protezione di tutto il territorio contro gli attacchi aerei ha oggi talmente progredito che non v'è più bisogno di temere una seria minaccia. Lo stesso dicasi della costa danese ed ormai anche della costa olandese belga e francese. Enormi sono gli sforzi che si debbono richiedere dalla nostra armata antiaerea. Ciò vale maggiormente per la protezione antiaerea dei nostri preparativi d'assalto contro l'Inghilterra. E tali preparativi, Duce, sono davvero imponenti! È questo il secondo lavoro compiuto ormai da mesi. Il primo consistette nello sgombro e nel riattamento dei porti, nella preparazione delle chiuse, nella rimozione di un numero grandissimo di navi affondate, nel rastrellamento delle mine -un lavoro pericoloso e che ha richiesto molto tempo. Tutto quanto il nostro Mare del Nord e il Canale son già divenuti un solo ed enorme campo minato. La lieve profondità di questo Mare permette non solo l'infestamento con mine ancorate, ma anche con mine magnetiche. Parallelamente a ciò abbiamo dovuto posare anche noi i nostri campi minati. Per questi lavori si sono impiegati nei vari porti centinaia di migliaia di lavoratori.

Mancavano gli accantonamenti per questi, le strade erano in parte distrutte, i ponti che avrebbero dovuto servire al trasporto del materiale da costruzione

erano stati fatti saltare in aria, le ferrovie erano in maggior parte fuori servizio. Ciò malgrado è stato possibile porre rimedio a questo stato di cose nel corso di questi mesi, la rete ferroviaria è stata in gran parte riattivata, nuovi ponti sono stati costruiti, i ponti di guerra costruiti durante l'avanzata, e che ostruivano i canali, sono stati sostituiti da altri, tutto ciò allo scopo di creare le condizioni preliminari per permettere lo schieramento supplementare alla ·Costa franco-belga-olandese. Sono state piazzate un numero enorme di batterie di grosso e di massimo calibro. Esse sono già pronte ad entrare in azione o lo saranno in brevissimo tempo. Siccome queste stesse batterie si trovano in parte a portata delle batterie costiere inglesi, vennero protette da lavori massicci in cemento armato, specialmente in tutti quei casi ove è necessario il collocamento degli uomini e delle munizioni. Indipendentemente da ciò si procede alla messa a pìè d'opera del materiale costituito dagli automezzi e dalle armi, ed alla costruzione dei campi d'aviazione.

Quanto Vi espongo, Duce, sarebbe però incompleto, se non accennassi che abbiamo proceduto nel contempo al rafforzamento delle nostre frontiere anche verso Est -misura, questa, che abbiamo preso anche perchè la rimessa in efficienza dei nostri reparti blindati si svolge più favorevolmente nei loro luoghi di residenza. A ciò aggiungasi l'avviamento di numerose nuove formazioni, il congedo o lo scioglimento di vecchie divisioni e la loro sostituzione con divisioni composte di elementi giovani. Tutte queste misure, Duce, mi parvero necessarie appunto tenendo conto dello svolgimento incerto della situazione in Romania. Perchè, qualunque cosa accada, Duce:

io credo che dobbiamo essere tanto forti da poter sicuramente affrontare qualsiasi nuovo intrigo eventualmente macchinato dall'Inghilterra o qualsiasi altra combinazione di Potenze!

Finora l'attacco contro l'Inghilterra che sta al centro di tutti i nostri lavori e preparativi, è stato ritardato sopratutto da un tempo cattivissimo per il quale i nostri meteorologhi non trovano nè spiegazioni nè paralleli. Sono ·ben sei settimane che aspettiamo qualche bella giornata in Occidente, poichè ne abbiamo assolutamente bisogno per poterei assumere la responsabilità di un'azione su grande stile da parte della nostra arma aerea. Siccome purtroppo non possediamo il dominio dei mari, il dominio assoluto del cielo diventa premessa imprescindibile perchè l'operazione riesca. Da più settimane oramai e con intensità sempre crescente le nostre forze aeree conducono una guerra offensiva contro l'isola britannica. Tuttavia il carattere di questi attacchi è ancor sempre quello di colpi di rappresaglia o più o meno intensi. Le condizioni atmosferiche non sono state purtroppo tali da consentirci un vero e proprio attacco in massa.

Ciononostante abbiamo certamente già riportato notevoli successi anche coi nostri attacchi attuali. Press'a poco come avvenne in Norvegia i nostri aviatori combattono, malgrado le condizioni più sfavorevoli che si possano immaginare, con un eroismo davvero ammirevole. Lo sfibramento dell'arma aerea britannica ha fatto pertanto straordinari progressi, e fin dove arrivano i nostri caccia si può parlare fin d'ora di un vero e proprio dominio del cielo. Come l'anno scorso io aspetto che il tempo mi consenta di far piombare i colpi destinati ad annientare definitivamente l'avversario, ed assieme a me aspettano -Ve lo posso assicurare, Duce -tutte le .forze armate germaniche!

Ho visto ora con grande g101a i successi Vostri, Duce, la conquista della Somalia britannica nonchè le operazioni nell'Africa Settentrionale, coronate da tanto successo. Il popolo germanico segue palpitante le battaglie che si svolgono colà e qualunque successo riportiate, Duce, in terra, in mare, nell'aria. trova qui una eco identica a quella che riscontrarono i successi nostri.

Dato che le circostanze non permettono di prevedere la data nella quale saranno terminate le ostilità, dobbiamo -credi io -essere lungimiranti e fare tutti i preparativi per continuare in tutti i casi la guerra con successo anche d'inverno senza tener alcun conto di quanto sarà ancora possibile fare in questo autunno. Sono quindi convinto che possa essere importante rendere possibile l'intervento della Spagna. Il Governo spagnolo si è rivolto a questo proposito alla Germania formulando alcune richieste d'indole militare ed economica. Le richieste di natura militare sono molto facili a soddisfarsi perchè si tratta qui in sostanza solamente dell'invio di qualche pezzo d'artiglieria e di pochi contingenti di truppe speciali.

Le richieste d'ordine economico presentano difficoltà di più grande rilievo. Il mio Ministro degli Esteri Vi farà, Duce, in merito un rapporto particolareggiato. Il raccolto tedesco può essere considerato .come un buon raccolto medio. Il raccolto delle patate e dei foraggi sarà probabilmente molto buono, anzi sembra voglia raggiungere un vero primato. In queste condizioni e in considerazione del fatto che disponiamo ancora di riserve, io credo che possiamo assumere ì'impegno di accordare al Governo spagnolo l'aiuto che gli è necessario. Certoche ciò rappresenta per noi in alcuni campi un sacrificio molto serio. Però iovedo oggi questo problema sotto questo aspetto:

La Francia, come tale, è annientata. Il pericolo di un movimento di distacco delle colonie francesi del Nord esiste. Anzi, non esiste nemmeno la certezza che un tale eventuale distacco non avvenga in base ad un accordo .segreto col Governo francese. Ma nel caso che l'Africa del Nord-sia d'accordo o all'insaputa, sia col volere o contro il volere del Governo di Vichy -facesse causa comune cogli Inglesi, ciò potrebbe, almeno per un certo tempo, imprimere nuovo vigore alla causa inglese. Quando invece esistesse un ponte sicuro versol'Africa del Nord attraverso la Spagna, non vedrei più il pericolo così grande. Anche per la Spagna, una netta decisione in questo senso significa una accresciuta sicurezza. E questo è il punto primo.

L'altro punto sta nei nostri rapporti col Giappone. II mio Ministro degli Esteri Vi consegnerà i rapporti da noi ricevuti sulla possibilità di un nuovo sviluppo in Oriente. Credo, in linea di massima, che una stretta collaborazione col Giappone sia ancora il meglio che si possa fare, ad onta degli altri dubbi. per tenere l'America al di fuori degli avvenimenti o per togliere qualsiasi efficacia al suo intervento in guerra.

Nel caso che Voi, Duce, riteniate opportuno fra noi due un nuovo abboccamento, verrei volentieri alla frontiera o in una qualche città dell'Italia settentrionale per restituirVi in tal modo anche la Vostra ultima visita, ancor vivissima nel mio ricordo.

Il mio Ministro degli Affari Esteri è al corrente di tutto e può parlare con Voi, Duce, di qualsivoglia problema. AbbiateVi ancora i miei ringraziamenti per la Vostra ultima lettera e gradite i miei più cordiali auguri (1).

(l) -L'originale tedesco non è stato rintracciato. La presente traduzione è stata fatta dagli uffici del Ministero degli Esteri germanico. (2) -Vedi D. 484. (3) -Vedi D. 242.
603

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 590. Bucarest, 18 settembre 1940, ore 0,15 (per. ore 8,30).

Mio telegramma n. 579 (2).

R. Addetto Militare mi comunica quanto segue:

« Pare che accordi fra Gen. Antonescu e Gen. von Tippelskirch prevedano invio di una commissione militare tedesca al comando di un generale composta di ufficiali di Stato Maggiore, reparti di fanteria, genio carristi, artiglieria di ogni specialità ma soprattutto anti-aera, aviazione (5 o 6 squadriglie soprattutto di caccia). Tali reparti regolari inquadrati ed armati, ammonterebbero a circa 12 mila uomini. Detta Commissione militare effettuerebbe l'addestramento tattico applicato razionalmente nella zona petrolifera. Generale tedesco partirà in aereo domani per riferire ad Hitler del quale si prevede una risposta affermativa. In questo caso truppe tedesche arriveranno al massimo entro 2 settimane e zona petrolifera romena sarà quindi presto praticamente presieduta da truppe del Reich ».

Riservomi ulteriori eventuali comunicazioni (3).

604

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 1549. Berlino, 18 settembre 1940, ore 16,20.

Mi riferisco al telegramma di V. E. n. 1050 (4).

Questo Ministro Affari Esteri mi ha confermato partenza per Romania del Generale di Stato Maggiore von Tippelskirch per organizzare invio in Romania di una missione militare tedesca. Al suo ritorno saranno fissati composizione e i precisi compiti della predetta missione.

c Regio Addetto Militare mi informa che notizie di cui al mio telegramma in riferimento

(T. 590) gli sono state sostanzialmente confermate da questo Addetto Militare tedesco in via confidenziale. Esso prevede non solo risposta affermativa circa invio "Missione " in Romania, ma anche che invio stesso si effettuerà probabilmente entro due settimane •.

(l) Vedi anche Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. XI, D. 86.

(2) -Vedi D. 590. (3) -Lo stesso 18 settembre, Ghigi riferiva ancora (T. 594):

(4) Non pubblicato: ritrasmetteva a Berlino il T. 579 da Bucarest, per il quale vedi D. 590.

605

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 1551. Berlino, 18 settembre 1940, ore 19.

Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha dato in via strettamente confideziale copia -.che trasmetto per corriere (l) -del progetto sovietico di accordo finno-russo per le isole Aland. Finlandesi sono in massima disposti accettare la proposta e cercheranno soltanto far resistenza per la prevista completa demolizione delle installazioni per artiglieria grosso calibro (art. l •) e per consultazioni previste dall'art. 4, consultazioni che i finlandesi vorrebbero trasformare in semplici comunicazioni.

Testo progetto è stato comunicato alla Germania da parte finlandese.

Predetto Ministro non ha ancora preso definitiva decisione sull'atteggiamento da assumere a riguardo ma è d'avviso di comunicare alle due .parti interessate che la Germania non ha nulla da obiettare alla prevista demilitarizzazione delle isole Aland mentre afferma però interessi germanici di partecipare ad ogni futuro accordo inteso in modifica statuto predette isole. Anche in tale questione si nota da parte tedesca maggiore interessamento per la Finlandia e più stretto contatto fra i due Paesi (2).

606

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 438. Mosca, 18 settembre 1940, ore 20,55 (per. giorno 19, ore 2,55).

Mio telegramma n. 433 (3). Collega tedesco mi ha precisato punto di vista sovietico circa questione navigazione Danubio, che gli è stato esposto da Molotov, nei termini seguenti:

U.R.S.S. non è interessata e non intende partecipare alla Commissione europea del Danubio che era stata costituita nel tempo con intendimento sostanzialmente ostile verso l'Unione Sovietica. Riconosce opportunità dissoluzione della Commissione internazionale ma considera necessaria anche dissoluzione della Commissione europea del Danubio. In loro vece dovrebbe essere costituita la Commissione unica competente per tutte questioni relative navigazione Danubio da Presburgo alla foce. Di questa nuova Commissione dovrebbero far parte soltanto Stati rivieraschi cioè Germania, Slovacchia, Ungheria, Jugoslavia, Romania, Bulgaria ed U.R.S.S.

Secondo piano sovietico Italia sarebbe adunque esclusa.

42 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. V.

(l) -Vedi nota 3 del D. 681. (2) -Vedi Documents on German Foreign Policy 19B-1945, Series D, vol. XI, D. 136. (3) -Vedi D. 592.
607

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI

T. 258/420 R. Roma, 18 settembre 1940, ore 24.

Mi viene riferito che in seguito agli accordi raggiunti tra il Generale Antonescu e il Generale Tippelskirch sarà prossimamente inviata costà una missione militare germanica -formata da circa 12 mila uomini -che avrebbe sede nello zona petrolifera di Ploesti.

Pregasi telegrafare quanto vi risulta circa carattere, composizione e obiettivi di tale missione che dovrebbe giungere in Romania tra un paio di settimane (1).

608

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 109. Berlino, 18 settembre 1940 (per. giorno 20).

Notizie pervenute da tutti i R. Consolati competenti confermano difficile situazione che si è venuta creando in relazione arrivo operai facenti parte noto contingente 20 mila lavoratori arruolati per la Germania in base protocollo 10 giugno u. s.

Prescindendo da questioni di dettaglio, mi permetto qui di seguito riassumere, per quelle eventuali segnalazioni che si credesse opportuno fare alla competente Confederazione, i principali inconvenienti sin'ora riscontrati.

0 ) Lo stesso locale Rappresentante della Confederazione Lavoratori Industria ha solo ricevuto notizie sommarie ed imprecise circa la data d'arrivo ed il dislocamento dei vari gruppi nè è stato pertanto in grado di fomire a questa Ambasciata i necessari dettagli che permettessero preordinare tramite RR. Uffici dipendenti una tempestiva assistenza morale e materiale.

2°) Non solo i vari gruppi di lavoratori risultano nella maggioranza dei casi esser giunti senza adeguato inquadramento (mancanza di capigruppo capaci e di interpreti) quanto poi non sono ancora arrivati dall'Italia nè i sette ispettori confederali richiesti sin dallo scorso luglio (telespressi di questa Ambasciata

n. ,6586/1:803 del 7 luglio e n. 7~580/2006 del 2,9 luglio u. s.) (.2), nè gli ulteriori 15 delegati sindacali di cui pure sin dallo scorso luglio questo Rappresentante della Confederazione aveva sollecitato l'invio.

3°) Sono state rilevate gravi deficienze per quanto riguarda affrettato arruolamento in Italia. In particolare: numerosi i casi di lavoratori giunti con equipaggiamento e vestiario assolutamente inadeguato alle condizioni di vita e climatiche in Germania; mancata conoscenza da parte dei lavoratori delle effettive

condizioni di lavoro, ingaggio di lavoratori fisicamente o professionalmente indadatti al tipo di lavoro per cui erano destinati.

4°) Deficienza di organizzazione da parte delle stesse Autorità del lavoro tedesche. In molti casi i locali Uffici del lavoro hanno all'ultimo momento modificato la distribuzione dei lavoratori, destinandoli in piccoli gruppi ad aziende non prima comunicate. Si è parimenti verificato il caso di operai che non erano attesi dai datori di lavoro, avendone fatto richiesta in data di,molto anteriore, avevano nel frattempo provveduto altrimenti a sistemare le loro necessità di mano d'opera.

Per far fronte agli aspetti più urgenti della situazione, ed in attesa di organica sistemazione, questo rappresentante della C.F.L.I. ha ora disposto, d'accordo con questa Ambasciata, il temporaneo dislocamento nei punti più critici di un certo numero di elementi, scelti fra gli ispettori e tra gli stessi lavoratori già in Germania (8 ispettori, rispettivamente a Berlino, Halle, Innsbruck, Vienna, Stoccarda, Monaco e Braunschweig; e circa una decina di delegati). È evidente tuttavia che si tratta di provvedimento di ripiego, e comunque già tardivo nei confronti degli immediati problemi che si trattava risolvere.

Si tratta in parte, è giusto riconoscerlo, di inconvenienti inscindibili dalle particolari difficoltà del momento e dell'arruolamento affrettato di un numero così ingente di lavoratori. Poichè tuttavia apprendo da questo rappresentante

C.F.L.I. che sarebbe già stato deciso costì invio di un ulteriore contingente di circa 6 mila lavoratori (e di ciò questa Ambasciata gradirebbe anzitutto avere conferma non avendo ancora ricevuto alcuna diretta comunicazione al riguardo), ho ritenuto tanto più doveroso renderne edotto codesto Ministero, con la preghiera soprattutto di voler intervenire presso la Confederazione Fascista dei Lavoratori Industria perchè venga sollecitato l'invio degli ispettori a suo tempo richiesti (come sopra accennato) e la cui presenza è particolarmente necessaria durante il primo periodo di sistemazione.

(l) -Vedi D. 615. (2) -Non rintracciati.
609

IL MINISTRO AD ATENE, E. GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 132. Atene, 18 settembre 1940 (per. giorno 22).

In una conversazione con Mavroudis, ho attratto la sua attenzione sul contegno di questa stampa, la quale, col giuoco delle intitolazioni, delle impaginazioni e delle fotografie, pone quasi sempre in assai maggior risalto le attività inglesi che non quelle delle Potenze dell'Asse, e specialmente dell'Italia. Poichè egli mi ha sempre ripetuto, essere intendimento del Governo greco dissipare ogni diffidenza italiana verso la Grecia, non riuscivo a comprendere come il Governo, in regime di stampa controllata, lasciasse che la stampa greca si facesse, per usare una locuzione americana, il Press Agent dell'Inghilterra. E poichè eravamo in tema, gli ho detto anche, a titolo del tutto personale, quanto mi era sembrata inopportuna la pubblicazione su tutti i giornali greci dei due telegrammi di nota

bili ciamurioti di cui al mio rapporto n. 8829/1281 del 17 corr. (1). Il Governo greco non dovrà meravigliarsi se pubblicazioni di questo genere provocheranno la giusta ritorsione polemica della stampa italiana ed albanese.

Mavroudis ha consentito con me sulla inopportunità di questa pubblicazione ed in genere di ogni atto da parte .greca che possa dar esca a polemiche di stampa fra i due paesi. Quanto all'atteggamento della stampa in generale, mi ha detto che lo seguirà d'ora innanzi con maggiore attenzione che per il passato e mi ha pregato di segnalargli qualsiasi cosa che a mio giudizio dimostri che la stampa greca non segue disciplinatamente quella linea di assoluta imparzialità che il Governo ha ordinato.

Gli ho risposto che, se egli si darà veramente la pena di seguire la presentazione che la stampa greca fa degli avvenimenti, si convincerà presto come essa sia ben lontana da questa imparzialità, aggiungendo, a ·chiusura della conversazione che anche i tempi dell'imparzialità mi sembravano ormai volgere alla fine.

La verità è ehe in seno non solo della direzione di quasi tutti i giornali, ma proprio dello stesso Sottosegretariato alla Stampa imperano tuttora elementi la cui inveterata aglomania e italofobia ha trovato, nelle ultime settimane, il terreno propizio per tornare a manifestarsi.

610

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 1730/497. Copenaghen, 18 settembre 1940 (per. giorno 28).

Mio telespresso n. 1476/423 del 2 agosto u. s. (2).

In questa ultima settimana l'atmosfera politica si è molto appesantita.

Il periodo di « benevola attesa » delle autorità tedesche di fronte al nuovo

Ministero Stauning, che avevo segnalato nel mio precedente rapporto, volge al

suo termine e i nodi vengono al pettine.

Il Ministro Scavenius, sulle cui simpatie si faceva grande assegnamento a

Berlino, ha dovuto ritirare il suo progetto di uno stretto riavvicinamento econo

mico colla Germania (vedi miei telegrammi filo n. 117 e 119 e da ultimo il tele

gramma per corriere n. 012 del 27 agosto) (3) e una crisi generale del Gabinetto

è stata forse rimandata unicamente per non turbare i festeggiamenti predisposti

per celebrare il settantesimo compleanno del Sovrano. In questa occasione Sca

venius ha avuto modo di constatare che tutte le differenti frazioni del governo

di coalizione gli erano ostili compresi i rappresentanti del partito dei contadini

che a un momento dato si poteva credere simpatizzante col partito nazionalso

cialista: una inaspettata e caratteristica levata di scudi completamente in contrasto colle manifestazioni di politica germanofila da lui fatte fin dal giorno della sua venuta al potere. A quanto ho riferito col mio rapporto n. 1379/383 del 18 lUglio (l) posso aggiungere oggi che lo Scavenius per dare uno speciale valore alle sue prime dichiarazioni di amicizia e solidarietà verso la Germania mandò a Berlino il Segretario Generale del Ministero degli Esteri Ministro Mohr (2) perchè consegnasse ufficialmente a quel Ministero degli Esteri il testo delle dichiarazioni stesse nelle quali si trovavano persino frasi di ammirazione per la Germania!

Sembra che la visita a Copenaghen dell'Ambasciatore Ritter e il progetto tedesco di una stretta unione doganale e monetaria dano-tedesca siano dovute a una interpretazione estensiva di questo primo gesto del Ministro Scavenius.

Ora che egli ha dovuto far macchina indietro si è sviluppata tra le autorità tedesche di occupazione l'idea che l'opinione pubblica danese sia loro decisamente ostile e che dei radicali mutamenti si impongano.

Nulla di preciso ancora, ma le reticenze e le alzate di spalle del Ministro di Germania e Plenipotenziario del Reich Renthe-Fink mi fan ritenere che in Germania si consideri che la misura sia quasi colma.

Per il momento ripeto nulla di positivo ma sintomi svariati di un'atmosfera pesante: foglietti stampati alla macchia contro il tedescofilo Scavenius intesi a metterlo nella peggior luce (ne allego uno che è stato inviato anche a me); voci che il Sovrano sarà costretto ad abdicare se non accetta l'alleanza tedesca (un foglio filonazista, lo StoTmen, le ha riprodotte ieri nella intera prima facciata ed è stato sequestrato dalla polizia); un articolo di ieri del radicale Politiken che ho segnalato col telegramma Stefani Speciale e che polemizza da pari a pari con il Berliner Borsen Zeitung redamando maggior comprensione e rispetto da parte tedesca (articolo tanto più sintomatico in quanto il Politiken è il giornale del Ministro Scavenius); e un rifiorire di manifestazioni nazionaliste con pubbliche cantate; cerimonie religiose; accentuazioni di attaccamento al Sovrano che avranno la loro massima espressione il 26 corrente; manifestazioni tutte che se anche ideate con scopi innocenti, il pubblico interpreta come gesti ostili ai tedeschi e vi sguazza e ne gongola.

Come ho già avuto occasione di rilevare il principale se non l'unico fattore di questo rincrudito stato d'animo risiede nel fatto che la fase finale della lotta contro l'Inghilterra non è ancora giunta all'occupazione del suo territorio insulare, e che una volta calato il sipario sull'ultimo atto tornerà a predominare la saggezza e il buon senso primitivo.

Allo stato di cose attuali è questo il periodo di maggior disagio che il Paese traversa dal giorno dell'occupazione militare tedesca.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 347. (3) -Vedi DD. 414, 471 e 505.

(l) Non pubblicato.

(2) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D. vol. X. D. 189.

611

IL CAPO DELL'UFFICIO II DELLA DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI D'EUROPA E DEL MEDITERRANEO, SCAGLIONE AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 18 settembre 1940.

Nel riferire in merito all'accordo di Craiova e alle manifestazioni che l'hanno accompagnato, il R. Ministro a Sofia ha, con suo rapporto in data 15 corrente, (l) espresso l'avviso che la soluzione della questione della Dobrugia non potrà far dimenticare a Sofia le altre rivendicazioni territoriali, per la cui realizzazione è da prevedersi che la Bulgaria si rivolgerà nuovamente alle Potenze dell'Asse, e, questa volta, particolarmente all'Italia.

La polemica italo-greca delle scorse settimane e soprattutto le voci di un atteggiamento di conciliazione assunto dalla Germania nella questione, hanno fatto sorgere l'impressione in Bulgaria che la chiave per la soluzione del problema dello sbocco al mare sulla costa egea si trovi a Roma e non a Berlino, dove invece, si prev·ede, verrebbero fatte delle resistenze.

Il R. Ministro a Sofia aggiunge che, quanto al problema macedone, oggi in sordina, sarebbe diffusa l'opinione in Bulgaria che «esso sia attualmente in funzione e in assoluta correlazione con gli eventuali 1J'I'Ogrammi deH'ItaHa, divenuta essa stessa, con l'Albania, una potenza balcanica~ (2).

612

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A. l. A BERUNO, ZAMBONI

T. PER CORRIERE 260 R. Roma, 19 settembre 1940, ore 8.

Undici corrente squadra francese composta tre incrociatori tipo « Gioire , e tre C.C.T.T. tipo « Fantasque ~ attraversava stretto Gibilterra dirigendosi verso ponente con rotta ovest-sud-ovest da capo Spartel. Nel pomeriggio stesso giorno formazione inglese composta di una corazzata e tre C.C.T.T. usciva da Gibilterra seguendo stessa rotta. In precedenza, e precisamente giorno 7, ,squadra inglese composta di due corazzate, un portaerei e nave C.C.T.T. era stata avvistata in Oceano su stessa rotta.

R. Ambasciata Madrid ha riferito in proposito che quel Ministro Esteri, nel corso di una conversazioni sull'argomento, confermavagli che navi francesi avevano ottenuto permesso recarsi in Atlantico da Commissione Armistizio tedesca, allo scopo di poter intervenire in caso di eventuali sommosse sulle coste del Marocco e del Senegal.

Ministro degli Affari Esteri spagnolo rilevava in proposito stranezza non solo del permesso accordato da Commissione Armistizio germanica, ma anche del comportamento dell'Inghilterra che, dopo quanto aveva fatto ad Orano, lasciava anzitutto passare indisturbate navi da guerra francesi a portata delle sue batterie di Gibilterra e le faceva poi tranquillamente seguire da una parte della sua squadra quasi volesse scortarle.

Beigbeder confidava al nostro Ambasciatore di aver interrogato al riguardo quell'Ambasciatore di Francia, il quale gil aveva affermato di aver ricevuto ordine da Vichy di domandare al Governo inglese -tramite Ambasciatore britannico a Madrid -il libero transito delle navi in parola.

Secondo Beigbeder Germania avrebbe commesso grave errore. Infatti dette navi da guerra francesi, chiuse finora in Mediterraneo si sono allontanate nel libero Oceano, e, col pretesto di sedare sommosse che avverranno caso mai nell'interno e non sulla costa e quindi lontane dal loro raggio di azione, si sono sottratte a qualsiasi controllo con la possibilità di passare al Generale de Gaulle

o anche all'Inghilterra.

«Ciò prova -concludeva Beigbeder -come Pétain .si mostri ostile a de Gaulle forse unicamente per timore che la Germania occupi interamente la Francia».

Analoghe comunicazioni erano state fatte da Ministro Esteri spagnolo ad Incaricato d'Affari tedesco a Madrid.

Dato l'interesse col quale è qui seguita la questione si trascrive quanto precede per vostra opportuna conoscenza e per gli eventuali sviluppi delle circostanze surriferite.

(l) -Non rintracciato, ma vedi D. 572. (2) -Un'annotazione marginale dice: • Visto dal Ministro ii 23 '·
613

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 277. Stambut, 19 settembre 1940, ore 15 (per. ore 20).

Telegramma di V. E. n. 28135 circolare (1).

Si esclude essere attualmente in corso trattative fra Turchia e Russia intese· ad ottenere passaggio Stretti a navi da guerra sovietiche contro garanzia confini Turchia da parte U.R.S.S. Nuovo Ambasciatore dell'U.R.S.S. Ankara non ha ancora presentato credenziali. Ambasciatore di Turchia Mosca trovasi tuttora in congedo nè rientrerà suo posto prima della fine mese corrente.

Tuttavia si nota una certa distensione nei rapporti turco-russi e presso questa Ambasciata di Russia non si esclude prossimo ritorno Mosca dell'Ambasciatore di Turchia, Alì Haydar Aktay, possono essere avanzate proposte discussioni sulle basi di cui sopra.

(l) Non pubblicato: con esso Ciano chiedeva informazioni riguardc. alla notizia, contenuta in una corrispondenza del News Chronicle da Bucarest, relativa all'esistenza di trattative russoturche « intese ad ottenere passaggio Stretti a navi da guerra sovietiche, .contro garanzia confini '!'urchia da parte U.R.S.S. •·

614

IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 261. Teheran, 19 settembre 1940, ore 15,50 (per. giorno 20, ore 0,40).

Facendo riferimento a Vostro 168 (l) Gabbrielli telegrafa quanto segue:

«N. 91. Io aveva consegnato a questo Primo Ministro due miei righi in forma strettamente personale che dovevano servire, come effettivamente hanno servito, a permettergli di secondare la mia opera di diffusione della presa di posizione del Governo fascista che, se fosse ampiamente e ufficialmente conosciuta nel mondo arabo, gioverebbe immensamente al prestigio dell'Italia in Oriente.

Non esito a dichiarare che questa attività di propaganda del Primo Ministro ha contribuito finora efficacemente a dimostrare negli ambienti nazionalisti arabi, e tra le tribù, l'opportunità della decisione da lui presa di impedire la rottura delle relazioni con l'Italia.

A mio subordinato parere a noi converrebbe che, ... (2) appoggiati esponenti politica questo Primo Ministro, cui si deve principalmente attuale atteggiamento dell'Iraq nei nostri riguardi, essendo senza dubbio nostro interesse fare tutto il possibile perchè l'Italia riesca a rimanere fino in fondo presente e vigilante in questa zona, anche se tale fatto può forse attraversare vagheggianti disegni politici di qualche altra Potenza.

Mi permetto infine di far rilevare che il telegramma ministeriale che mi ordinava di far la comunicazione al Primo Ministro mi è .pervenuto il 6 luglio u. s. (3), mentre il secondo telegramma ministeriale con l'avvertimento di non mettere niente per iscritto mi è giunto soltanto il 17 luglio scorso ( 4).

615

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 596. Bucarest, 19 settembre 1940, ore 21,45 (per. giorno 20, ore 7).

Circa missione Bucarest del Generale Tippelskirch (5), che è ripartito ieri l'altro per Berlino, ho riferito con telegramma per corriere 015,2 del 1'6 corr. (6) ed ho trasmesso con telegramma 590 del 17 corr. (7) informazioni fornitemi da questo Addetto Militare, il quale mi assicura averle ricevute da buona fonte e

\2) Nota dell'Ufficio Cifra: • Gruppo mancante • : trattasi probabilmente della parola

• venissero •.

di aver avuto sostanziale conferma in via confidenziale da questo Addetto Mili

tare germanico (vedi mio telegramma n. 5'94) (1).

Anche Addetto Aereonautico mi ha comunicato testè informazioni nello stesso

senso, secondo le quali sarebbe prossimo arrivo di una missione tedesca inca

ricata di riorganizzare forze armate romene e di predisporre invio di 2 divisioni

germaniche.

Questo mio collega tedesco al quale ho domandato notizie in proposito mi

ha risposto invece non essere al corrente delle conversazioni tra Antonescu e

Tippelskirch, sulle quali questo ultimo avrebbe riferito direttamente a Berlino

e si è limitato aggiungere che in seguito garanzie date alla Romania era neces

sario che Governo tedesco conoscesse esattamente situazione forze armate ro

mene e loro possibilità.

Ritengo pertanto, anche sulla base ulteriori notizie da altre fonti, che con

versazioni, circa le quali viene mantenuta insolita riservatezza, abbiano avuto

effettivamente per oggetto collaborazione militare tedesco-romena quanto meno

su molto vasta scala.

Mi riservo comunque cercare al più presto di appurare opportunamente la

cosa con Generale Antonescu (2).

(l) Vedi D. 589. (3) -Vedi D. 133. Annotazione marginale di un funzionario (forse il direttore generaleButi): • Il telegramma pervenuto il 6 luglio, per la verità autorizzava a " far conoscere ", non a fare una comunicazione scritta, sia pure personale •. (4) -Vedi D. 249. (5) -Risponde al D. 607. (6) -Vedi D. 596. (7) -Vedi D. 603.

616

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 111. Berlino, 19 settembre 1940 (per. giorno 23).

Telegramma ministeriale per corriere n. 25515 del 12 corrente (3). L'atteggiamento tedesco nei confronti del nuovo Governo di Nanchino non ha negli ultimi tempi subito alcun mutamento.

La Germania non intende agire in un senso che possa riuscire sgradito al Governo di Tokio, ma non vuole nemmeno precedere quest'ultimo nel riconoscimento del Governo di Nanchino, la cui costituzione è stata favorita proprio dai Giapponesi.

La riserva tedesca verso il nuovo Governo cinese è motivata anche dalla preoccupazione di non creare una situazione insostenibile alla Rappresentanza tedesca presso il Governo di Chiang Kai-shek.

Nella conversazione avuta a questo Ministero degli Affari Esteri ho evitato che si parlasse della questione della preventiva consultazione dando al contatto preso un puro carattere occasionale e informativo. Mi è stato però accennato che l'atteggiamento da noi assunto verso il nuovo Governo cinese, col noto scambio di telegrammi (4), non riveste ancora un carattere formalmente ufficiale.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 618. (3) -Vedi D. 583. (4) -Vedi D.D.I., Serie IX, vol. III, DD. 71 e 80.
617

COLLOQUIO TRA IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, ED IL MINISTRO DEGLI ESTERI DEL REICH, RIBBENTROP (l)

(Pubbl. G. CIANo, L'Europa verso la catastrofe, cit., pp. 586-591)

VERBALE. Roma, 19 settembre 1940.

II Ministro Von Ribbentrop comincia il suo dire facendo il punto dell'attuale fase bellica tra la Germania e la Gran Bretagna. Egli dice che gli attacchi portati dall'arma aerea hanno prodotto gravissimi danni specialmente là dove i bombardieri tedeschi possono arrivare scortati dalle loro forze da caccia. La reazione britannica è già notevolmente diminuita in questi ultimi giorni. L'ostacolo maggiore è stato rappresentato dal tempo che durante sei settimane si è mantenuto cattivo con una imprevedibile costanza. Per l'ulteriore sviluppo delle operazioni aeree e per portare la guerra terrestre sul territorio britannico sono necessari almeno otto o dieci giorni di buon tempo: non appena ciò si realizzerà, l'attacco su vasta scala-ormai completamente preparato, sia per quanto riguarda l'aviazione che per le forze da sbarco -verrà lanciato.

Ci si domanda in queste condizioni da che cosa possa essere giustificato l'atteggiamento britannico .come è apparso in questi ultimi tempi notevolmente spavaldo. Il Fi.ihrer ritiene che sia un atteggiamento dettato dalla disperazione ed anche, in alcuni elementi, dalla incomprensione della realtà, nonchè dalla speranza di due interventi in favore della Gran Bretagna: il russo e l'americano.

È per controbattere questa eventualità, e soprattutto per paralizzare l'Americava che il Ministro von Ribbentrop ha preparato e sottopone all'approvazione del Duce il progetto di una alleanza tripartita col Giappone. I negoziati sono stati condotti segretamente per mezzo di un emissario personale del Ministro Ribbentrop e non per il tramite ufficiale delle Ambasciate (~). A giudizio tedesco la stipulazione di un'alleanza del genere dovrebbe avere il vantaggio di rafforzare la corrente isolazionista contro la tesi interventista di Roosevelt. Anche nella presentazione dell'avvenimento all'opinione pubblica mondiale bisognerebbe sottolineare che si costituisce il blocco mondiale contro l'allargamento del conflitto.

Rimane da vedere quali reazioni avrà un tale avvenimento in Russia. Taluni potrebbero pensare che la stipulazione dell'alleanza tripartita potrebbe gettare i Sovieti nelle braccia delle democrazie. Ribbentrop non lo crede: per due ragioni. In primo luogo perchè i Sovieti sono ancora troppo deboli e sanno che ormai una grande parte delle forze terrestri germaniche sono concentrate alle loro frontiere. In secondo luogo perchè la Russia è una potenza terrestre e nessun aiuto le potrebbe venire dalla congiunzione delle flotte inglese ed americana, mentre l'ostilità col Giappone le porterebbe addosso l'immediato peso dell'esercito nipponico di Manciuria.

von Mackensen, ed italiano a Berlino, Alfieri.

Non c'è dubbio che gli avvenimenti di questi ultimi tempi sono valsi a rendere meno cordiali le relazioni tra Russia e Germania. L'Arbitrato di Vienna, la garanzia data alla Romania, la costituzione della Commissione del Danubio, sono altrettanti avvenimenti che spiacciono ai russi. Ciò non significa che l'Asse intenda o debba fare una politica di ostilità verso la Russia. Può venir continuata una politica di amicizia però con limiti nettamente stabiliti. Questi limiti sono quelli tracciati a Vienna. L'occupazione della Bessarabia era prevista e accettata: però qualsiasi successivo movimento che dovesse aumentare l'influenza ,russa in Bulgaria o in Jugoslavia o avvicinare i Russi al Bosforo, sarebbe vtsto in forma del tutto negativa dalla Germania e Ribbentrop ritiene che anche l'Italia la ,pensi del pari.

Per quanto concerne la Grecia e la Jugoslavia, Ribbentrop ripete che si tratta di interessi esclusivamente italiani dei quali all'Italia soltanto spetta di scegliere la soluzione.

In Jugoslavia la Germania si riserva il diritto soltanto sul distretto di Maribor. Ribbentrop ripete quanto ebbe a dire a Berlino al Conte Ciano: allo stato degli atti lo sforzo principale conviene sia diretto contro l'Inghilterra, ma conferma che Jugoslavia e Grecia sono due zone d'interesse italiano nelle quali l'Italia può adottare la politica che crede con l'intero appoggio della Germania.

Il Ministro von Ribbentrop riferisce quindi sui colloqui avuti con Serrano Sufier. La Spagna è pronta ad entrare in guerra ed ha fatto conoscere al Governo Germanico i suoi desiderata. Essi concernono rifornimenti di petrolio, grano, e materie prime, l'invio di certe armi specializzate nonchè la garanzia che la fascia costiera del Marocco che va da Orano a Cap Blanc sarà alla fine della guerra passata sotto sovranità spagnola. Il Fiihrer è in linea di massima favorevole a fare tali concessioni pur di assicurarsi l'entrata in guerra della Spagna che avrebbe come scopo immediato l'occupazione di Gibilterra. A tal fine lo Stato Maggiore tedesco sta compiendo degli studi e Ribbentrop si riserva di darne comunicazione durante la sua permanenza a Roma al Duce. Se il Duce concorda, Ribbentrop si ripromette di concludere un Protocollo con Serrano Sufier al suo ritorno a Berlino per fissare le condizioni dell'entrata in guerra della Spagna.

A conclusione del suo dire il Ministro von Ribbentrop dichiara che il Fiihrer, qualunque possano essere gli sviluppi futuri del conflitto, considera la guerra già vinta.

Il Duce dichiara di concordare del tutto col Fiihrer su questa sua affermazione. La situazione inglese è cattiva e diventa sempre peggiore man mano che si intensifica l'azione contro l'Isola e che si approssima il momento dello sbarco. I governanti britannici continuano a fare del bluff, ma il popolo è stanco. Non vive, non lavora e già si può considerare che la guerra dei nervi è vinta. Il sud-est dell'Isola è perso ormai per le forze aeree inglesi. E non biso.gna dimenticare che una volta perduta Londra è perduto l'Impero.

Per quanto concerne l'America bisogna tener presente che gli Stati Uniti sono già praticamente a fianco dell'Inghilterra. Non crede che invieranno delle armate a combattere in Europa, ma la vendita dei cinquanta cacciatorpediniere, gli aiuti continui dati alla Gran Bretagna provano che l'America è già pratica

mente contro di noi. Comunque ciò non deve darci speciali preoccupazioni. QuellO>

che gli Stati Uniti potevano fare lo hanno già fatto.

Il Duce manifesta il suo pieno accordo sul progetto di alleanza col Giappone· che varrà a paralizzare l'azione americana. Bisogna tener presente che gli Americani temono molto il Giappone e che temono soprattutto la flotta, poichè la flotta americana pure essendo grande quantitativamente dev'essere considerata una organizzazione dilettantesca come l'esercito inglese.

Rimane la Russia. Non è importante stabilire quello che i Russi diranno: è importante vedere che cosa faranno. Si può fin d'ora rispondere che non farannoniente. In questi ultimi tempi l'Italia ha fatto alcuni cenni alla politica di avvicinamento con la Russia. Ma ciò aveva come unico scopo quello di impedire la manovra inglese di avvicinamento a Mosca. In ogni modo la reazione pratica della Russia all'alleanza sarà nulla poichè oggi i Russi sono soprattutto preoccupati di perdere ciò che hanno guadagnato.

Rimane il problema della Jugoslavia e della Grecia. L'Italia ha mezzo milione di uomini alla frontiera jugoslava e 200 mila alla frontiera greca. I greci rappresentano per l'Italia quello che rappresentavano i norvegesi per la Germania prima dell'azione di aprile. È quindi necessario anche per noi procedere alla iiquidazione della Grecia; tanto più che quando le nostre forze terrestri avranno ulteriormente progredito in Egitto, la flotta inglese non potrà più rimanere ad Alessandria e cercherà di riparare nei porti greci. Comunque il Duce conviene con Ribbentrop che l'obiettivo principale è battere l'Inghilterra.

Concorda anche sul fatto che l'entrata della Spagna in guerra sia avvenimento molto importante. La perdita di Gibilterra sarà un duro colpo per l'Impero britannico e assicurerà a noi, Italia, la libertà di passaggio nello Stretto, ove adesso possiamo appena transitare coi sottomarini.

Altro vantaggio potrà essere costituito dalle basi nelle Baleari. Ed infine l'entrata della Spagna in guerra varrà a liquidare per sempre nel nord Africa il pericolo De Gaulle, che a giudizio del Duce si è accentuato in questi ultimi tempi tanto più che non è da escludere l'esistenza dei contatti tra Pétain e De Gaulle. I Francesi hanno ancora il grave torto di credere di non essere stati battuti.

Ribbentrop dice che secondo le intenzioni del Ftihrer la Francia non dovrà mai più avere un ruolo importante nella vita europea.

Il Duce dice che resta da stabilire quale è il momento più favorevole per l'entrata in guerra della Spagna. Si presentano le alternative: o la guerra finisce prima dell'inverno, o si protrae nell'anno prossimo. A seconda di quale alternativa appare più probabile, la carta spagnola dovrà venir giocata nel modo più conveniente.

Ribbentrop risponde che Serrano Sufier non ha fissato l'epoca per l'entrata in guerra. I militari pensano che l'entrata possa aver luogo fra quattro settimane. Comunque la dichiarazione di guerra spagnola, dopo l'alleanza col Giappone, sarà un nuovo formidabile colpo per l'Inghilterra anche dal punto di vista psicologico. La dichiarazione di guerra spagnola all'Inghilterra dovrà essere fatta col primo colpo di cannone.

Il Duce domanda informazioni sull'atteggiamento del Portogallo.

Ribbentrop risponde che i portoghesi temono di essere assorbiti dalla Spagna. Comunque dopo l'entrata in guerra della Spagna si potrà fare un tentativo per <:ercare di attrarre Salazar nell'orbita dell'Asse e dei suoi Alleati.

Il colloquio che ha avuto inizio alle ore 17 termina alle ore 19 (1).

(l) -Erano anche presenti il ministro degli esteri, Ciano, e gli ambasciatori tedesco a Roma, (2) -Vedi Documents on German Foreign Poticy 1918-1945, Series D, vol. XI, D. 44.
618

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO 597. Bucarest, 20 settembre 1940, ore 4,15.

Mio telegramma n. 596 (2).

Nel corso di una conversazione da me avuta oggi stesso con il Generale Antonescu, questi mi ha detto che Russia, con il suo atteggiamento minaccioso nei riguardi Romania e con presenza di importanti forze militari alla frontiera del Pruth cerca di usurare resistenza materiale e morale di questo paese.

D'altra parte, per ragioni tanto economiche quanto psicologiche, egli si trova veramente necessità di procedere alla smobilitazione metà truppe che si trovano alla frontiera ungherese e di una importante aliquota di quelle che si trovano alla frontiera orientale.

Nelle attuali condizioni egli deve perciò far pieno assegnamento sul funzionamento della garanzia da parte delle Potenze Asse.

In pari tempo egli intende iniziare radicale riforma dell'esercito romeno, trasformandolo in un organismo più piccolo ma più qualificato ed efficiente. Per raggiungere tali risultati gli sono molto probabilmente necessari non solo importanti forniture aereoplani e di mezzi meccanizzati e antiaerei, ma anche personale per istruire adeguatamente reparti specializzati che dovranno impiegare tale materiale bellico.

Egli ha pertanto richiesto al Governo tedesco, che già da tempo fornisce all'esercito romeno maggior parte del suo materiale bellico, di venire incontro a tali necessità. Generale Tippelskirch è stato appunto incaricato dal Governo tedesco studiare con lui tale possibilità. Generale anzidetto ha trasmesso a Berlino risultati di tale esame ed egli è ora in attesa di conoscere se Germania potrà fornire a Romania mezzi aerei, meccanici e controaerei di cui essa ha bisogno. In caso affermativo tale materiale da guerra giungerebbe a Romania accompagnato da personale tedesco necessario per istruzioni, personale che si ritirerebbe successivamente quando quello romeno fosse sufficientemente istruito.

Generale Antonescu non mi ha precisato quale dovrebbe essere entità nume

rica di tale personale tedesco, ma mi ha lasciato intendere che si tratterebbe

effettivamente di una cifra importante, ed ha soggiunto di considerare presenza

reparti germanici di istruzione come molto opportuna in Romania dal punto di vista politico nella attuale situazione.

Antonescu ha quindi accennato all'eventualità di collaborazione con l'Italia anche in questo campo, aggiungendo che si ..... (l) esaminare quali fossero possibilità di forniture belliche italiane allo stato degli scambi economici fra i due paesi.

Presidente del Consiglio ha accennato infine alla importanza della zona petrolifera di Ploesti dove egli si prepara concentrare scarsi mezzi antiaerei di cui dispone il paese.

Antonescun ha concluso riaffermando sua fedeltà alla politica di intima collarazione Potenze Asse e accennando fino alla possibilità di procedere più oltre in tale via, giungendo se del caso fino a un'alleanza militare che verrebbe altresì a giustificare, ove fosse necessario, invio di forze armate dell'Asse in Romania.

Sopra riferita conversazione Antonescu conferma informazioni tempestivamente fornite in proposito da questo Addetto Militare.

(1) -Per il verbale tedesco di questo colloquio vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. Xl, D. 73. Dei due successivi colloqui avuti da von Ribbentrop ·con Mussolini e Ciano il 20 e 22 settembre non esistono verbali italiani; per quelli tedeschi vedi ibid., DD. 79 e 87. Vedi inoltre CIANO, Diario (1939-1943), vol. I, cit., pp. 308-309. (2) -Vedi D. 615.
619

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO PER TELESCRIVENTE 1574. Berlino, 20 settembre 1940, ore 20,45.

Questo Addetto Aeronautico informa che fino al lH corrente aeronautica tedesca ha lanciato su Londra circa tremila tonnellate di bombe esplosive ed oltre tremilacinquecento cesti di bombe incendiarie.

Tempo avverso, oltre impedire impiego costante di grandi masse d'aviazione, ha ostacolato precisione puntamento.

Per ora bombardamento, mentre ha causato notevoli danni e disturbi alla

vita della Capitale britannica, è ancora !ungi dall'aver distrutto magazzini ed

impianti costituenti il porto di Londra o dall'aver paralizzato servizi di distribu

zione di energia elettrica, acqua e gas.

Secondo questo addetto aeronautico risulterebbe dalla carta delle distruzioni finora compiute che accorrerebbero almeno quindicimila tonnellate di bombe per raggiungere uno dei due scopi di cui sopra.

Tale quantità di .esplosivo potrebbe essere lanciata in circa dieci giorni con

tempo propizio, mentre sarebbero necessarie diverse settimane se dovessero

esservi condizioni atmosferiche sfavorevoli.

Secondo questo Stato Maggiore aeronautica tutta la residua caccia inglese

sarebbe stata raggruppata intorno a Londra nel tentativo supremo di tener testa

all'aviazione tedesca ed impedire distruzione della capitale prima dell'approssi

marsi inverno.

Nelle ultime 24 ore inglesi hanno adoperato in pieno giorno anche apparecchi

Gladiator e Curtis 36, finora riservati, per le loro inferiori proporzioni, a sole

azioni di caccia notturna.

Si calcola qui che aeronautica inglese sia riuscita a riunire ancora 400 apparecchi.

Stato Maggiore dell'aeronautica germanica è deciso ad insistere nella via finora seguita e obiettivi assegnati continuano ad essere Londra, industria aeronautica ed i porti.

(l) Nota dell'Ufficio Cifra: • Manca •.

620

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 602. Bucarest, 20 settembre 1940, ore 23,40 (per. giorno 21, ore 12,15).

Mio telegramma n. 597 (1).

Questo Presidente del Consiglio dei Ministri e questo Ministro degli Affari Esteri mi hanno intmttenuto circa situazi<me nella zona Transilvania ceduta all'Ungheria, che viene a loro dire assumendo aspetti di particolare gravità per le violenze commesse dagli ungheresi con la connivenza delle autorità occupanti a danno di elementi romeni.

Sturdza ha poi domandato a me ed a mio collega tedesco di trasmettere ai nostri Governi sua richiesta di inviare in Transilvania nuove commissioni· per constatare sul luogo la reale situazione.

Secondo le notizie fornite verbalmente da ufficiali italiani e tedeschi della commissione mista -i quali sono rientrati ieri e stanno preparando loro relazione -anche ammettendovi alquanta esagerazione nelle notizie riportate dalla stampa romena (mio telegramma n. 600) (2) sarabbero tuttavia numerose le violenze ed i soprusi commessi da ungheresi contro romeni.

Mio collega tedesco ha informato poi suo governo che vedova di Ottaviano Goga, rimasta in Transilvania, è stata trattata rudemente e... (3) da militari ungheresi.

621

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO PER CORRIERE 206. Belgrado, 20 settembre 1940 (per. giorno 22).

Notizie circa conversazioni per cessioni territoriali jugoslave alla Bulgaria, riprodotte da alcuni giornali e da radio inglese hanno prodotto qui notevole impressione per quanto accuratamente taciute dalla stampa.

Secondo concordi dichiarazioni fattemi da questo Ministro Aggiunto degli Affari Esteri Smilianié, e da mio collega di Bulgaria, notizia è falsa. Non vi sono in atto conversazioni di sorta. Ministro di Bulgaria mi ha detto che ha avuto ·col

(ll Vedi D. 618.

loqui con Smilianié anche nei giorni scorsi, e che questione era stata da entrambi accuratamente evitata. Smilianié si era invece lamentato che durante recenti manifestazioni a Sofia dopo accordo di Craiova erano state emesse grida per Macedonia. Stoilov aveva dato spiegazioni generiche senza che Smilianié insistesse. Quest'ultimo aveva infine fatto rilevare che da tempo non vi erano state manifestazioni amicizia fra Bulgaria e Jugoslavia e nel colloquio è stato cosi previsto un prossimo scambio di visite tra sindaci di Belgrado e Sofia. Mio collega di Bulgaria mi ha infine detto che sul fondo della questione da tempo aveva chiaramente fatto conoscere a questo Governo intendimento Governo Bulgaro il quale si rimette a Potenze dell'Asse per soluzione nel momento che giudicheranno opportuno suoi problemi ancora in sospeso.

Circa sostanza rettifiche territoriali menzionate da notizie pubblicate all'estero, vi è una differenza fra indicazioni datemi da Stoilov e da Smilianié. Mio Collega di Bulgaria ha accennato che a parte questione macedone di cui jugoslavi non vogliono sentir parlare (e se ne parlano è per ricordare che trattasi questione così complicata e pericolosa che è maglio non toccarla) rettifiche frontiera comprenderebbero distretti Caribor, Bosiljgrad e Strumica. Smilianié (pur assicurando che non vi sono negoziati in .corso) mi ha ripetuto discorso già fattomi altra volta che Governo jugoslavo al momento opportuno non avrebbe in massima difficoltà a leggere rettifiche frontiera spiegando che sono cadute ragioni strategiche che avevano reso necessaria inclusione alcuni piccoli distretti nel territorio jugoslavo. Un tempo in tali distretti passava unica ferrovia tra Nis e Skoplje, mentre oggi ne esiste un'altra. Ha tuttavia ammesso come cedibili Caribor e Bosiljgrad, ma non Strumica, che già tocca « insalata macedone ».

Più preoccupato Governo jugoslavo appare delle possibili rivendicazioni ungheresi. Dopo notizia di cui al mio telegramma per corriere n. 0198 in data 12 corrente (1), ulteriori informazioni sembrano oggi indicare che sondaggi più u meno discreti sono stati fatti da tutte e due le parti. Secondo una segnalazione confidenziale questo Ministro degli Stati Uniti avrebbe recentemente telegrafato .al suo Governo che questo Ministro degli Affari Esteri è assai più preoccupato da rivendicazioni ungheresi.

Smilianié, che è sempre propenso a parlare di simili argomenti mi ha detto che Governo jugoslavo, dopo arbitrato Vienna, aveva ricevuto da governo ungherese tramite Legazione Jugoslava in Budapest dichiarazioni molto rassicuranti nel senso che Ungheria non aveva altre rivendicazioni e avrebbe fatto cadere agita·zioni irredentistiche. Preoccupazione Ministro Aggiunto era tuttavia evidente nella lunga esposizione che mi ha fatto circa minoranza jugoslava e ungherese nei rispettiv1 territori, per auspicare scambio popolazioni che escluda --e questo è il consueto punto -cessioni territoriali.

Così Smilianié ammetteva che vi sono circa 430.000 ungheresi principalmente nella zona della Backa e del Banato (cifra certo inferiore alla realtà) contro 120.000 jugoslavi in territorio ungherese. Ma argomentava che altri elementi slavi, ad esempio i ruteni sarebbero disposti a passare in Jugoslavia.

Addentrandosi -come spesso suole -in esame più largo problemi attuali, fra stati danubiano-balcanici, Smilianié auspicava pacifica soluzione di essi per arrivare in un quadro di amichevoli relazioni a realizzazione di una specie di unione economica fondata tra stati prevalentemente agricoli. Fra essi Grecia era trascurata (essa fa già parte Unione Balcanica) ma Bulgaria era spesso menzionata. Era evidentemente un progetto come un altro tendente ancora una volta ad attrarre Bulgaria nel Patto.

(2) -Non pubblicato. (3) -Nota dell'Ufficio Cifra: c Gruppo. indecifrabile •·

(l) Non pubblicato.

622

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 209. Belgrado, 20 settembre 1940 (per. giorno 22).

Questo Ministro Commercio Andres è partito stamane per la Grecia ove recasi a visitare fiera Salonicco.

Prima di .partire ha tenuto a farmi visita per dirmi che accettazione invito rivoltogli da Governo Greco era stato oggetto discussione in seno Governo Jugoslavo e .che egli personalmente era contrario. Era stato tuttavia deciso che andasse allo scopo di recare al Re di Grecia messaggio personale del Principe Reggente di Jugoslavia, messaggio che, da quanto mi ha fatto apertamente comprendere consisteva in consigli di moderazione per la politica verso l'Italia.

N el segnalare tale confidenza del Ministro Andres ritengo appena necessario ricordare che la volubilità del suo carattere e le successive direzioni delle sue simpatie sono ben noti. Da qualche tempo queste ultime appaiono essere di un particolare calore verso le Potenze dell'Asse. Mi ha ad ogni modo di sua iniziativa assicurato che al ritorno mi farà conoscere non solo il tenore preciso del messaggio, ma anche quello della risposta.

623

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 295. Budapest, 21 settembre 1940, ore 0,23 (per. ore 8,30).

Mio telegramma 0251 (1).

Accompagnato da questo Ministro di Romania è venuto stamane visitarmi Pop trattenendosi brevemente perchè improvviso passaggio Budapest personalità romene costringevalo interrompere colloquio. Mi ha detto sarebbe tornato quanto prima vedermi. Lo scopo visita era evidentemente interessarmi intenzioni del Governo romeno giungere quanto prima accordo minoranze con Ungheria. Nello stesso [senso] si era espresso ieri con mio collega germanico. Mi ha soggiunto

43 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. V.

che atmosfera trattative raggiunte formalmente era stata fin qui ottima e massima la comprensione ungherese: consolati romeni erano stati consentiti Cluj e Nagy Arad. Senonchè tale stato di cose veniva ora turbato da notizie giunte oggi di gravi violenze esercitate da ungheresi con manifesta tollerante indecisione autorità, contro elementi romeni specie del clero uniate e ortodosso. Pop che come Ministro di Romania appariva assai agitato ha altresì accennato all'eventualità ricorso romeno per costituzione commissione inchiesta con partecipazione rappresentanti Potenze Asse Roma-Berlino.

Mio collega germanico, testè di ritorno da un altro viaggio in Transilvania mi ha detto essere a conoscenza egli stesso vari incidenti verificatisi particolarmente regione di Cluj ove qualche internato romeno sarebbe stato arrestato. Pare anche vedova Goga avrebbe subito alcune persecuzioni. In altre zone invece tranquillità e ordine sarebbero perfetti. Autorità ungheresi particolarmente riguardose verso collettività tedesche. Parevano peraltro attribuire agli incidenti carattere individuale e isolato.

Consultatomi, in merito circostanze descrittemi da Pop con mio collega germanico, che era anche informato note... (l) rappresentanti dell'Asse circa incidenti stessi, abbiamo convenuto attendere maggiori precisazioni, per aver, ripeto, opportunità assicurare elementi romeni regione annessa quel trattamento che era stato autorevolmente richiesto Vienna da V. E. e von Ribbentrop.

Agenzia telegrafica ungherese dirama stasera comunicato minimizzand<> incidenti.

(l) Non pubblicato.

624

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 581. Tokio, 21 settemb1·e 1940, ore 8,50 (per. giorno 22, ore 16,15).

Mio telegramma n. 576 (2).

Secondo informazioni di fonte confidenziale Consiglio della Corona avrebbe

avuto per scopo di deferire al supremo arbitrato dell'Imperatore ogni diver

genza circa i tempi ed i programmi dell'azione in Indocina che negoziati in cors<>

a Washington per Estremo Oriente e manovre anglo-americane ad Hanoi rendono

sempre più urgenti.

Accordo generale sembra essere stato raggiunto e verrebbero fatte delle precisazioni di pubblica ragione sull'argomento, non appena sarà definitivamente· chiarito se o meno inizio operazioni militari in Indocina .potrà avvenire senza contrasti o difficoltà di sorta. Il che è atteso per i prossimi giorni. In stretta connessione colla questione si sarebbe anche discusso in Consiglio della Corona opportunità di una .concreta cooperazione del Giappone coll'Asse sopratutto per ottenere quella garanzia nei riguardi della Russia che è carta essenziale per la

partita che dovrebbe impegnare questo Paese. Per queste ragioni sono qui attesi con estremo interesse risultati colloqui von Ribbentrop a Roma nei riguardi dell'Estremo Oriente (1).

(l) -Nota dell'Ufficio Cifra: c Quattro gruppi indecifrabili •· (2) -Non pubblicato: annunziava la riunione del Consiglio della Corona svoltasi il 19 settembre.
625

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO, A BUDAPEST, TALAMO

T. 28742/3(}5 P. R. Roma, 21 settembre 1940, ore 24.

Governo romeno segnala una serie di atti di violenza che verrebbero compiuti nei territori ceduti della Transilvania ai danni dei nazionali romeni. Segnalazioni sono molto dettagliate e danno impressione loro attendibilità. Atti di violenza sarebbero compiuti oltre che dalla popolazione ungherese anche dalla Polizia e dallo stesso Esercito.

Attirate attenzione codesto Governo su quanto precede, anche con riferimento riunione Vienna, dove fu esplicitamente inteso che Governo ungherese avrebbe avuto massima cura che occupazione avesse luogo senza incidenti. Ciò che era ed è tuttora altamente desiderabile (2).

626

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO, A BUDAPEST, TALAMO

T. 261/306 R. Roma, 22 settembre 1940, ore 17.

Seguito mio telegramma n. 3()5 (3).

Gravità situazione nei territori occupati quale viene confermata da ulteriori informazioni pervenute, è stata nuovamente oggetto esame da parte mia insieme con il Ministro degli Affari Esteri del Reich. Ove non abbiate ancora eseguito istruzioni mio telegramma di ieri sera, prego dare Vostra comunicazione costì carattere maggiore energia. Situazione nei territori ceduti deve al più presto normalizzarsi ai termini delle assicurazioni in tal senso formalmente dateei da Governo ungherese. Ribbentrop invia analoghe istruzioni codesto Ministro Germania con cui prenderete opportunamente contatto.

(l) -Vedi D. 617. (2) -Con telegramma in pari data (n. 28741/422 P. R.) Ciano trasmetteva a Ghigi il contenuto di questo documento, aggiungendo le seguenti istruzioni: • Potrete confidenzialmente informare di quanto precede codesto Governo avvertendo però di trattare in modo discreto vostra comu::licazione nell'interesse stesso del ritorno alla calma e alla normalità nei territori occupati •. (3) -Vedi D. 625.
627

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 774. Washington, 22 settembre 1940, ore 19,31 (per. giorno 23, ore 7,15).

Da ultimo mio telegramma 751 (1). Nonostante quasi maggiorità stampa siasi schierata ·Contro rielezione Roosevelt risultato indagini condotte da vari enti antisemitt sondanti periodicamente opinione pubblica S. U. mediante referendum danno come favorito elezioni novembre prossimo attuale Presidente.

Candidato ancorato a sue concezioni liberali trovatosi infatti impossibilità prospettare concreto programma economico sociale da contrapporre a New deal, ha concentrato suoi attacchi principalmente su seguenti punti:

l) incostituzionalità ulteriore candidatura presidenziale Roosevelt; 2) assurda pretesa Roosevelt sostenere propria insostituibilità finchè perduri attuale crisi mondiale; 3) determinazione Roosevelt non deflettere da sua politica interventista anche se essa debba condurre S.U.A. guerra; 4) errore Roosevelt volere identifi·care sorti Impero Britannico con sorti

S.U. i quali debbono invece preoccuparsi propria difesa e ricostruzione economica da Willkie e definitiva c: battaglia per America, in contrapposto a c: battaglia per Gran Bretagna».

Ma tali argomentazioni hanno finora avuto molto limitata influenza su masse ipnotizzate da campagna allarmistica governativa agitante pericoli che rappresenterebbe per America vittoria totalitaria.

Partito democratico, pur insistendo che preservazione pace è finalità della politica estera Roosevelt, ha da parte sua reagito impostando campagna elettorale come se essa fosse contesa fra democrazia e nazismo accusando candidato di essere favorevole a compromesso con paesi totalitari. Attacchi questi che sembrano aver fatto buona presa anche perchè apparsi avallati da adesione delle organizzazioni di americani di razza tedesca a candidatura Willkie e la di lui origine razza germanica, nonchè da voci fatte circolare circa suo preteso antisemitismo, insincere sue dichiarazioni anti-naziste. Da segnalare a questo proposito che ogni accenno da parte stampa italiana e tedesca che possa essere inte11pretato come favorevole candidato viene da avversari immediatamente sfruttato ai suoi danni.

628.

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 298. Budapest, 23 settembre 1940, ore 14,40 (per. ore 18,10).

Telegrammi di V. E. n. 305 e 306 (2). Stante la domenica non avevo potuto ancora compiere passi con Csaky.

{l) Non pubblicato.

Giunto stamane telegramma n. 306 di V. E. ho parlato col mio collega germanico che non ha però ancora ricevuto istruzioni. Ho fissato perciò domani mattina udienza Csaky per dar modo Ministro di Germania ricevere dal suo Governo ed agire parallelamente con me.

Osservo frattanto che qui continuasi smentire consistenza incidenti come già segnalai a seguito mio colloquio con Vice Ministro Affari Esteri di cui al mio telegramma n. 297 (1).

Elementi raccolti da questo Addetto Militare, da Colonnello dell'Era che ha percorso gran parte territori occupati, nonchè da altre fonti concludono riportare incidenti a proporzioni notevolmente minori di quelle indicate da parte romena.

Anche valutazioni Erdmannsdorff, jn base proprie fonti informative, concludono stesso senso.

629.

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 587. Tokio, 23 settembre 1940, ore 23 (2), (per. ore 17).

Ambasciatore di GermanLa e Ministro Stahmer di cui al mio telegramma 557 (3) hanno avuto in questi ultimi giorni vari colloqui con questo Ministro degli Affari Esteri ed altre personalità politiche e militari allo scopo di esaminare possibilità stabilire basi per una concreta cooperazione fra Giappone ed Asse nei riguardi situazione Pacifico. Cooperazione terrebbe naturalmente conto dell'indispensabile fattore russo. Generale Ott mi ha accennato della cosa a titolo personale e confidenziale riservandosi precisazioni a ultimata visita von RibbentrQp a Roma nel corso della quale progetto avrebbe dovuto essere esaminato (4). Trattative e conclusione accordo avrebbero luogo a Berlino e non a Tokio anche per considerazioni opportunità nei riguardi di Washington. Di tale attività tedesca si è avuto in questi ambienti e nell'opinione pubblica qualche vago sentore e ciò contribuisce aumentare aspettativa.

Mi sarebbe assai utile avere qualche riservato cenno in argomento per norma mia azione e linguaggio (5).

630.

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A SANTIAGO, BOSCARELLI

T. 28963/72 P. R. Roma, 23 settembre 1940, ore 23.

Vostro 134 (6).

R. Ambasciata Madrid telegrafa che quel Nunzio Apostolico, per incarico avuto dal Governo Cileno, ha chiesto al Ministro degli Affari Esteri a quali condizioni la Spagna avrebbe ripreso le interrotte relazioni diplomatiche col Cile.

Beigbeder ha aggiunto che data iniziativa cilena tramite Vaticano, egli non poteva più avvalersi buoni uffici codesta Ambasciata (1).

Tuttavia per mostrare gratitudine Governo spagnolo per nostra offerta, avrebbe cercato in qualche modo ottenere nostra amichevole collaborazione allo scopo di giungere al più presto alla regolare ripresa dei rapporti fra i due Paesi.

Potrete dare notizia a codesto Governo dell'opera da noi svolta a Madrid per giungere a una conciliazione, che siamo lieti di vedere avviata, qualunque sia il tramite prescelto.

Fiancheggiate, occorrendo, opera e attività codesta Nunziatura.

(2) Vedi DD. 625 e 626.

(l) -Non pubblicato. (2) -Ora locale. (3) -Non pubblicato: segnalava l'arrivo di Stahmer a Tokio riferendo che • avrebbe avuto incarico da von Ribbentrop di accertare sul luo.go situazione e possibilità effettive attuali giapponesi •. Su una precedente visita di Stahmer vedi D.D.I., Serie IX, vol. IV, D. 370. (4) -Vedi D. 617 e Documents on German Foreign Po!icy 1918-1945, Series D, vol. XI, DD. 74, 77, 78 e 82. (5) -Vedi D. 635. (6) -Vedi D. 522.
631

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTE PER TELESCRIVENTE 1589. Berlino, 23 settembre 1940, ore 23,20.

Mio telegramma n. 1542 (2).

Clodius, che ha ripreso oggi la sua attività, ha tenuto a intrattenermi lungamente allo scopo di chiarire tutto lo svolgimento avuto dalla questione controllo della Zona francese non occupata, per dissipare eventualità malintesi e concordare con noi ulteriore azione da svolgere.

Poco prima dell'incidente sofferto, Clodius ha trasmesso alla Commissione di Armistizio il testo dell'Accordo del 17 agosto. Il Delegato tedesco, basandosi sul testo dell'accordo stesso, ha creduto di doverne dare comunicazione ai francesi; cosa questa che Clodius considera conforme al testo predetto.

I francesi hanno manifestato loro sorpresa per l'insieme delle richieste fatte, dato che non prevedevano che le facilitazioni di traffico domandate per la linea di demarcazione portassero a così gravi conseguenze per la sovranità della zona non occupata.

A titolo personale, Huntzinger ha dichiarato l'impossibilità per la Francia di ammettere un controllo nella forma prevista e ha espresso rammarico per l'inutilità dei suoi sforzi intesi trovare una soluzione del problema delle comunicazioni fra le due zone francesi. La risposta francese si può riassumere cosi: l) esser sufficiente un controllo affidato a 'qualche funzionario tedesco; II) non potersi ammettere uso dell'uniforme da parte di ~tali funzionari; III) non potersi accettare partecipazione dell'Italia al controllo, poichè esso è dato in contro

(2} Non pubblicato: contiene la prima sommaria risposta al telegramma p. c. del 15 settembre 1940 (n. 27847) con il quale Giannini aveva chiesto precisazioni sull'argomento in oggetto.

part1ta alla G€rmania, occupante due terzi del territorio francese, per le facilitazioni richieste sulla linea di demarcazione. Il Delegato tedesco si è limitato a prendere atto della comunicazione, di,cendo che avrebbe riferito al suo Governo.

Questo è lo stato attuale della situazione e Clodius desidererebbe conoscere nostra opinione al riguardo prima di riferire in proposito a Ribbentrop e concretare il definitivo atteggiamento tedesco.

Secondo Clodius si presentano seguenti soluzioni:

l) lasciare la linea di demarcazione con l'attuale controllo e rinunziare quindl, in base alla clausola di arministizio, al controllo della zona non ocC'lpata;

Il) far pressioni sulla Francia per imporle accettazione delle condizioni vreviste dal Protocollo del 17 agosto;

III) rendere più accettabili tali condizioni senza rinunziare ad un controllo effettivo, fermo restando che Italia e Germania se la ripartiranno in base alle rispettive zone d'influenza da esse stesse fissate.

Clodius mi ha poi segnalato qualche discordanza fra protocollo 17 agosto e quello firmato a Roma 4 settembre, specialmente per quanto riguarda le rispettive Zìne di controllo nell'Africa Settentrionale francese. Secondo Clodius Eccellenza Giannini gli avrebbe accennato, ad ultime trattative, che già esiste un controllo italiano sul traffico fra Francia e Africa Settentrionale. A tale riguardo si gradirebbe avere precisazioni, che potrebbero servire per fare pressione sui francesi. Indipendentemente dall'esito delle trattative in corso, la Germania invierà due alti funzionari del Ministero delle Finanze in viaggio di studio nella zona dei Pirenei. Essi saranno accompagnati da un funzionario francese. Dato lo stato attuale della questione, Clodius non ritiene necessario alcun nuovo protocollo italo-tedesco al riguardo, a meno che non lo si desideri da parte italiana. Clodius non si può attualmente muovere da Berlino a seguito incidente occorsogli a Vienna e prega fargli conoscere nostra opinione per il tramite di questa Ambasciata, coadiuvata dagli esperti che V. E. crederà inviare a Berlino.

Prego di voler inviare a questa Ambasciata copia protocollo 4 settembre; sarò grato se mi si vorrà mettere in grado di dare una risposta a Clodius (1).

(l) Al telegramma (per corriere n. 97 del 13 settembre 1940) con cui l'ambasciatore a Madrid, Lequio, forniva queste notizie. Ciano rispondeva così (T. 28962/454 del 23 settembre 1940): c Ringraziate Beigbeder della sua comunicazione. Conciliazione avvenuta per nostro tramite avrebbe indubbiamente giovato a smussare prevenzioni cilene contro regimi totalitari e a efficacemente controbattere propagande avverse. Mi rendo tuttavia perfettamente conto opportunità, da parte spagnola, non lasciar cadere apertura fattagli tramite Santa Sede. Aggiungerete che ho dato istruzioni al R. Ambasciatore a Santiago di fiancheggiare, occorrendo, operaquella Nunziatura in questo senso •.

632

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 443. Mosca, 23 settembre 1940, ore 23, 30 (per. giorno 24, ore 6,30). Mio telegramma 433 (2).

Ambasciatore di Germania partito per Berlino in aereo ieri mattina. Sera prima era stato ricevuto da Molotov che aveva espresso desiderio vederlo. Se

condo informazioni datemi stamane dal Consigliere tedesco Molotov ha riportato conversazione sull'arbitrato di Vienna ripetendo che Germania avrebbe dovuto consultarsi con U.R.S.S. Ha detto poi all'Ambasciatore di Germania che a parte obbligo consultazione derivante da accordo in vigore egli non riusciva a rendersi conto del modo di agire della Germania « dato che nella questione delle rivendicazioni ungheresi attitudine sovietica non differiva da quella tedesca e dato anche che dopo annessione della Bessarabia e Bucovina settentrionale U.R.S.S. aveva fatto sapere non aver ulteriori pretese verso la Romania >.

È ,chiaro che con questa conversazione (voluta al solo scopo di ritornare su argomenti già discussi) Presidente del Consiglio dei Commissari del Popolo ha tenuto a marcare ancora una volta risentimento sovietico affinchè Ambasciatore di Germania se ne renda interprete personalmente a Berlino. Tono cordiale della conversazione avrebbe d'altra parte mostrato tendenza di Molotov a non dare seguito a incidente qualora venisse accettata offerta sovietica di collaborare nel settore danubiano balcanico.

Aggiunge che questa Ambasciata di Germania si mostra decisamente favorevole ad un accordo con U.R.S.S. su tale terreno perchè la politica dell'Asse diventata ormai attiva nel Mar Nero non potrebbe ignorare sistematicamente fattore russo.

(l) -Vedi D. 691. (2) -Vedi D. 592.
633

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 266. Budapest, 23 settembre 1940 (per. giorno 25).

R. Vice Console Kolozsvar mi comunica che, chiamati da questa Delegazione romena, sono partiti per Budapest Vescovo Uniate e Vescovo greco ortodosso di Kolozsvar scopo essere ascoltati da speciale sottocommissione mista ungaroromena che si occupa questioni minoritarie.

Confermo quanto ha riferito con telegramma n. 297 (l) del 21 corrente. E cioè che Delegazione ungherese, modificando punto di vista precedentemente sostenuto, ha consentito trattare parallelamente con le altre questioni anche quella di un accordo per le minoranze.

Secondo quanto mi ha detto Vice Ministro Affari Esteri Vornle, romeni hanno presentato un progetto di convenzione ricalcato su quello concluso a Vienna fra Germania e Ungheria. Tale progetto è stato giudicato inaccettabile da Governo ungherese, sia perchè esso non è disposto a concedere ai romeni tutto quanto ha dovuto concedere ai tedeschi, sia e soprattutto per il fatto che nel progetto era prevista una clausola che riconosceva alle minoranze romene il diritto di organizzarsi su basi « legioniste >.

Vornle, che Ini ha fornito queste informazioni, Ini ha detto di aver chiesto a Pop che cosa si intedesse per « legionismo >, espressione che fino alla recente crisi romena non si era, a suo dire, mai sentita.

Pop avrebbe mostrato un certo imbarazzo e si sarebbe riservato chiarimenti.

Sta di fatto che Governo ungherese non intende mettersi sulla strada di concessioni alle minoranze romene che implichino riconoscimento loro diritto ad essere organizzate «dal di fuori » e si è perciò accinto a preparare un controprogetto di convenzione minoritaria che presenterà prossimamente alla Delegazione romena.

Non escluderei che una certa preoccupazione possa anche sussistere da parte ungherese per timore che un c legionario » possa eventualmente essere manovrato attraverso Bucarest da parte germanica, ciò che comunque potrebbe ostacolare quelle possibilità di una politica delle nazionalità a cui Ungheria potrebbe essere indotta per bilanciare nel proprio territorio le speciali posizioni testè acquisite dalle minoranze tedesche.

(l) Non pubblicato.

634

IL MINISTRO AD ATENE, E. GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 135. Atene, 23 settembre 1940 (per. giorno 29).

In tutti gli ambienti regna vivissima attesa di conoscere le decisioni dei colloqui di Roma (1). Nessuno qui dubita che in occasione di tali colloqui anche le questioni riguardanti la Grecia ed i suoi rapporti con l'Asse e specialmente con l'Italia siano state prese in esame.

Che l'annuncio della sospensione dell'incontro atletico greco germanico (mio telegramma n. 383) (2) 'sia stato dato mentre i colloqui di Roma erano in corso non viene da nessuno attribuito a semplice coincidenza. Tale sospensione, ad ogni modo, è giunta opportunissima a dissipare le illusioni, qui largamente diffuse, di trovare nella Germania un protettore contro le nostre eventuali rivendicazioni. Tutto quanto può dare in Grecia la netta impressione che anche nelle questioni riguardanti questo paese le Potenze dell'Asse procedono nel più stretto accordo è naturalmente assai desiderabile. Ciò vale non solo nel campo politico, ma anche in quello economico e commerciale.

Per ciò che riguarda i rapporti italo-greci, allo stato di isterismo collettivo che caratterizzò la seconda decade di agosto, ne è subentrato un altro, che è pur sempre nettamente ostile, ma nel quale direi che la paura è, se non scomparsa del tutto, certo in notevole misura attenuata. Vi sono persino strati della popolazione nei quali si crede fermamente che le misure militari della Grecia sono bastate a frenare le velleità italiane. Altri crede che la Germania abbia svolto su di noi un'azione moderatrice; altri infine che ci abbia trattenuto il timore di vedere l'Inghilterra intervenire in aiuto della Grecia.

Dire, come l'Ambasciatore di Jugoslavia ad Ankara ha detto a De Peppo che «l'Inghilterra aizza la Grecia contro l'Italia» (Telegramma per corriere di

codesto Ministero n. 27606 del 13 corrente) (l) non mi sembra che sia rigorosamente esatto, giacchè non si può parlare di un atteggiamento aggressivo della Grecia contro l'Italia e nemmeno di una resistenza greca a nostre richieste, le quali, come è ben noto a .codesto Ministero, non sono mai state formulate. Ma è certamente più che verosimile che le misure militari greche siano state adottate per suggerimento inglese, come una contropartita terrestre dell'eventuale appoggio britannico nel campo navale od aereo, nel caso di un attacco italiano. Che tali misure, poi, siano state adottate coll'intendimento di prendere iniziative contro di noi ritengo assolutamente da escludere.

Il Governo ostenta un atteggiamento di perfetta tranquillità, come attestano l'intonazione data dalla stampa ai suoi articoli in occasione dell'apertura della Fiera di Salonicco ed il fatto che il Sig. Mavroudis, Sottosegretario Permanente agli Esteri, ha creduto possibile di prendere, per la prima volta in due anni, un congedo di dieci giorni allontanandosi da Atene (2).

(l) -Vedi D. 617. (2) -Non pubblicato.
635

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI

T. 265/288 R. Roma, 24 settembre 1940, ore 12,10.

Recatevi subito dal Ministro degli Affari Esteri e comunicategli ufficialmente che il Governo fascista accetta integralmente il testo del Patto quale concordato col Governo del Reich (3). Informate di quanto ·sopra il vostro collega germanico.

636

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 224-225. Helsinki, 24 settembre 1940, ore 15 (per. ore 18).

224. -Governo tedesco ha concluso ieri l'altro con questo Governo una convenzione che consentirà a militari germanici valersi comunicazioni ferroviarie e stradali per rifornimenti uomini e materiali diretti al noto porto norvegese Kirkenes nell'Oceano Artico, porto che non possiede come è noto alcuna via terrestre di ·Comunicazione retroterra Norvegia (4).

Notizia è tuttora mantenuta segreta e non sarà forse divulgata prima di qualche giorno.

• (3) Per le origini di queste istruzioni vedi Documents on German Foreign Po!icy 1918-1945, Ser1es D, vol. XI, D. 95. Il testo del Patto fu presentato da von Mackensen a Ciano la mattina del 24 settembre: per U relativo colloquio, vedi ihid., D. 101.

225. -Nel commentare quanto precede questo mio collega tedesco ha rilevato che la convenzione ha portata modesta, sia numericamente data l'entità relativa delle truppe che potranno approfittarne, sia giuridicamente trattandosi di concessione assai meno impegnativa di quella fatta dalla Finlandia ai traffici sovietici per Rango, secondo la quale le truppe sono autorizzate a passare sui loro stessi treni.

Tuttavia Ministro di Germania ha concordato meco nel prevedere che la notizia, appena conosciuta, potrà essere facilmente esagerata e deformata dalla propaganda nemica che la sfrutterà forse per parlare di invasione tedesca in Finlandia, o per interpretarla come misura di protezione di carattere antisovietico -interpretazione questa che, secondo il Ministro di Germania, oltrepasserebbe la portata dell'Accordo.

Primi due vapori tedeschi con truppe arriveranno forse domani stesso nei porti nordici del Golfo di Botnia.

(l) Non pubblicato.

(2) Cfr. E. GRAZZI, Il 'J)Tincipio della fine, cit., p, 198.

(4) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. XI, D. 86.

637

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 463. Madrid, 24 settembre 1940, ore 15,20 (per. ore 20).

Mio telegramma n. 426 (1).

Ministro Affari Esteri nel confermarmi attacco squadra inglese Dakar mi ha detto che in questo momento, ore 13, squadriglia francese di 11 aeroplani partiti da Casablanca sta bombardando Gibilterra come rappresaglia.

Ministro degli Affari Esteri ha ricevuto stamane Ambasciatore d'Inghilterra per ripetergli ancora una volta che rivolta Marocco avrebbe provocato intervento spagnolo. Inoltre a sua precisa domanda se De Gaulle avesse partecipato attacco Dakar, Ambasciatore d'Inghilterra avrebbe risposto evasivamente e non smentito ciò che fa ritenere a Beigbeder che notizia presenza De Gaulle sia esatta.

638

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 301. Budapest, 24 settemb1·e 1940, ore 22,06 (per. giorno 25, ore 4).

Mio telegramma n. 298 (2).

Fino al momento in cui telegrafo nessuna istruzione è giunta mio collega Germania in merito noto passo. Consultatomi con lui secondo ordini telegramma di V. E. n. 306 ho pertanto ritenuto mio dovere soprassedere per consentire contemporaneità passo e parendomi non convenisse prendere iniziativa energico ri

{2) Vedi D. 628.

chiamo questo Governo finchè da parte tedesca non si disponesse effettivamente agire stesso senso.

Mi sono perciò limitato mio colloquio odierno con Csaky chiedergli serie spiegazioni circa asserite atrocità non nascondendogli che se confermate avrebbero prodotto assai sfavorevole impressione presso Potenze arbitre di Vienna.

Csàky mi ha risposto che solo momento avanzata truppe ungheresi occupazione fra dieci e quindici corrente avevano avuto luogo repressioni -segnalate con mio telegramma n. 297 (1), e entro stessa data altri episodi sanguinosi Iinciaggi sacerdoti ortodossi da ,parte popolazione ungherese villaggio comitato Cluj evacuato da truppe romene e non ancora occupato da ungheresi eseguiti da parte organizzazioni terroristiche romene probabilmente facenti capo a partito Maniu gravi attentati sarebbero stati perpetrati contro truppe ungheresi comitati Cluj e Szilagi.

Csaky riservavasi documentare suo asserto, conclude nondimeno che ordine e tranquillità sarebbero completi regione annessa dopo definitiva occupazione, che nonostante odi locali accumulati per oltre venti anni sarebbesi pertanto compiuto col minimo incidenti prevedibili.

Tali circostanze egli ha esaminato 21 corrente sera con Pop che avrebbe riconosciuto opportunità comporre attrito, partendo indi per Bucarest per provocare distensione. Da oggi per accordo intervenuto iniziasi frattanto tregua stampa ungherese romena. Analoghi elementi mi ha :fornito stamane questo Ministro Romania al quale sonomi recato restituire visita di cui al mio telegramma n. 295 (2). Egli mi ha anche aggiunto che atmosfera distendesi e ciò confermJigli ottimismo per negoziati qui in corso.

Normalità situazione regione annessa risulta altresì da rapporti R. Vice Console Cluj, e da informazioni mio collega germanico il quale mi ha confermato suo già segnalato giudizio svalutativo incidenti che ripete a Berlino. Pare disposto attribuire reclami romeni a tentativo campagna intimidatoria verso Ungheria, e mi ha accennato sua impressione, dopo 'sua conversazione telefonica con Woermann, ·che si possa anche pensare a talune «esagerazioni» di Fabricius.

Giud1cherà V. E. in base tali elementi se ·Confermarmi o meno istruzioni circa passi da farsi d'accordo con mio collega germanico presso questo Governo.

(l) Non pubblicato: dava notizia dell'azione di Dakar.

639

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, AL SOTTOSEGRETARIO DI STATO PER GLI AFFARI ALBANESI, BENINI

PROMEMORIA SEGRETO S. N. (3). Tirana, 24 settembre 1940 (4).

Continuo a mantenere accesa la fiaccola della Ciamuria. Secondo quanto mi comunica il R. Console a Janina le quotidiane trasmissioni radio da Argirocastro sono ascoltate con vivo interesse in tutto l'Epiro.

La nostra azione è intesa ad esaltare i grandi vantaggi derivati all'Albania dopo il suo ingresso nell'orbita imperiale di Roma e a far .pregustare al popolo greco i frutti di una. stretta, cordiale e durevole collaborazione italo-greca-albanese.

Nessun violento attacco alla Grecia, ma lotta a fondo all'Inghilterra, che mantiene in uno stato di servilismo molti popoli degni di migliore avvenire.

Visti i favorevoli risultati della nostra azione di propaganda, farò presto installare ad Argirocastro una stazione radio più potente, cosi che le nostre comunicazioni possano giungere fino ad Atene.

Domani si recherà in Grecia il noto consigliere superiore fascista Nebil Dino, al quale ho impartito le istruzioni ricevute da V. E. Lo spirito degli albanesi si mantiene aderente ai nostri propositi. Essi attendono con fede gli ordini del Duce.

V'è in alcuni la preoccupazione che esigenze di politica generale e le prossime piogge autunnali possano ritardare di molto la nostra azione contro la Grecia che, a loro dire, dovrebbe essere piegata prima che l'Inghilterra riprenda fiato ad anche prima che la Germania crei nei Balcani situazioni poco favorevoli alla nostra penetrazione in questo settore.

A quest'ultimo riguardo informo che continuano ad arrivare quì notizie di una sempre maggiore attività dei tedeschi in Grecia. Lo stesso Console di Germania a Tirana mantiene stretti contatti con n collega ellenico e con persone poco favorevoli al nostro intervento in Grecia. V'è quindi chi sospetta che i tedeschi tendano a ritardare la nostra azione per impedirci di conquistare posizioni sulle quali essi pensano di poter arrivare per primi dopo il crollo dell'Inghilterra.

La nostra preparazione militare procede alacremente. La presenza di qualche sottomarino nemico in Adriatico ha ritardato di poco i trasporti militari. Il grosso delle truppe assegnate in rinforzo è già in Albania; devono ancora giun~ere la terza Divisione e pochi altri elementi.

La milizia fascista albanese mobilitata è stata ridotta, per ragioni di economia, ad una sola Legione.

Malgrado le continue domande di arruolamento, anche i volontari, previsti in 6000, saranno ridotti a 3000, per non creare masse di eroi a buon mercato e per non accollarci il mantenimento di ingenti forze irregolari, non più necessarie dopo l'arrivo di altre considerevoli forze regolari.

L'Eccellenza Visconti Prasca afferma che, se tutto procederà regolarmente, potrà essere pronto per l'azione il 10 ottobre. Il Partito ha già approntato gli autotreni di soccorso e propaganda, per i quali sono state messe a disposizione 500.000 lire. Come ho informato con altra lettera sto facendo rastrellare gli individui maggiormente indiziati di spionaggio a nostro danno.

L'operazione, concordata col Comando Superiore delle Truppe, verrà compiuta col necessario accorgimento. Essa è giudicata indispensabile per garantire il segreto militare in questa fase di schieramento operativo delle truppe.

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 623. (3) -Questo promemoria fu inviato da Jacomoni a Benini con lettera n. 49360 del 24 settembre nella quale era specificato che il sottosegretario poteva, c se necessario •• sottoporlo a Ciano. (4) -Manca l'indicazione della data d'arrivo.
640

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTISSIMO 592. Tokio, 25 settembre 1940, o1·e 2,15 (per. ore 16,30).

Vostro 288 (1). Ho fatto stamane a Matsuoka comunicazione che era attesis

sima. Ho informato mio collega di Germania. Ministro degli Esteri ha insistito

perchè io Vi faccia sapere, a suo nome, che Governo giapponese, firmando patto,

intende stabilire una situazione definitiva di completa cooperazione con i suoi

alleati, ind1pendentemente da quelle che potranno essere le vicende o le fortune

della guerra.

Matsuoka ritiene di poter sottoporre domani, al più tardi dopodomani, il

progetto del patto all'esame del Consiglio privato del Sovrano. Semplice forma

lità, dato che Imperatore ha già dato suo assenso. Prevedibilmente firma po

trebbe aver luogo a Berlino sabato 28 corrente. È stato costà trasmesso testo

dichiarazioni che farà in occasione firma Principe Konoye. Sarebbe desiderato che

delle stesse fosse tenuto conto per analoghe dichiarazioni e commenti stampa da

parte nostra. So che Ambasciata di Germania ha proposto che giorno firma sia

conferita alta decorazione tedesca a Matsuoka. Sarebbe opportuno che da parte

nostra venisse fatto altrettanto col conferimento Gran Croce Ordine San Mau

rizio e Lazzaro.

641

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 1796/516. Copenaghen, 25 settembre 1940 (per. giorno 13 ottobre).

Nel corso dell'ultima quindicina si son riuniti a congresso nel Palazzo àel Parlamento le direzioni dei partiti socialdemocratico, radicale, e di sinistra. Anche queste manifestazioni rientrano nell'ordine di quella specie di rinascita del patriottismo danese provocata in primo piano dalla ricorrenza del settantesimo genetliaco del Re e negli stati più profondi dal desiderio di manifestare ogni giorno più spirito di indipendenza di fronte all'occupazione tedesca.

Il primo in ordine di tempo è stato il congresso del Partito di Sinistra dal quale ultimamente si è staccata la piccola fazione dei deputati appartenenti al gruppo dei contadini che ha fatto causa comune col partito socialnazionale.

Alla fine del congresso che ha approvato la linea di condotta dei due membri del partito che fan parte del Governo di coalizione è stato inviato un telegramma di devozione al Sovrano in cui lo si ringrazia per « la buona direzione data alla

politica del Paese~. e votato un ordine del giorno che si chiude nel modo se

guente:

« N o i vogliamo essere un popolo libero sotto ogni punto di vista: vogliamo conservato pienamente e totalmente il diritto di governarci da noi, ma questo diritto potrà esser difeso solo qualora in ogni caso riconosceremo i nostri errori e cercheremo di correggerli. Il parlamentarismo deve in ogni tempo trovar la sua forza nel conquistarsi il rispetto mediante i suoi successi: ciò avvenendo la libertà civile e individuale rimarrà tutelata e difesa: libertà che è eredità del nostro popolo e che le presenti generazioni vogliono conservata~.

Nel corso della discussione il Presidente del partito Madsen-Mygdal, che fu Capo di Gçverno, ha fatto delle dichiarazioni che sono state molto gradite a questa Legazione di Germania: in termini franchi e inequivoci egli ha ammonito i presenti che ogni buon danese deve desiderare la vittoria tedesca, perchè la sconfitta della Germania significherebbe la bolscevizzazione di tutto il nord dell'Europa.

Il congresso del Partito Radicale si è svolto alla presenza del Ministro degli Esteri Scavenius e di quello dell'Istruzione Pubblica. I due hanno parlato di una nuova epoca alla quale si va incontro e che bisogna affrontare senza pregiudizi. L'ordine del giorno votato alla fine del congresso si chiude con la frase seguente:

«La fedeltà alla Patria di tutto il popolo danese nata da lotte e lavori di secoli forma il sicuro fondamento sul quale riposa l'avvenire delal Danimarca e che dà l'intangibile diritto alla indipendenza, alla libertà personale, e alla

sovranità~.

La riunione della direzione del Partito Socialdemocratico danese, venuta ultima di data il 21 corrente, è stata la più importante delle tre anche perchè ha dato modo al Capo del Governo Stauning di fare dopo un lungo periodo di silenzio dichiarazioni politiche di carattere polemico alle quali la stampa ha dato larga pubblicità.

Dopo fatto presente che la situazione europea attuale deve considerarsi come il risultato di uno sviluppo che ha avuto inizio .colla precedente guerra nonchè con i trattati di pace che posero fine ad essa, Stauning ha aggiunto che in molti Stati sono state seguite linee politiche contrarie ai veri desideri dei popoli. Venne così mantenuto il pericolo di nuove guerre e la collaborazione fra i popoli non venne realizzata. Una revisione dei trattati di Versaglia sarebbe stata cosa utile e naturale.

Dopo aver accennato alle leggi che sono state adottate in vista delle vigenti circostanze ed aver parlato dei motivi che hanno condotto alla formazione di un Governo di coalizione ed alla collaborazione fra i partiti, ha annunziato una serie di progetti di legge rivolti a combattere la disoccupazione che verranno presto presentati alle Camere. Quindi ha detto: « Il popolo danese eccezione fatta di un breve periodo di tempo dopo l'anno 1864, ha sempre coltivato relazioni di amichevole vicinato con la Germania. Esso si sente in alto grado imparentato con il popolo tedesco. Alla fine della precedente grande guerra, all'estero e all'interno della Danimarca molte forze furono messe in moto per far si che la Danimarca domandasse molto dalla vinta Germania: si riuscì a scongiurare una siffatta antipatica politica non consone al nostro sentimento nazionale.

«La questione frontierasca tedesco danese fu in questo modo risolta conformemente alla volontà popolare manifestatasi mediante plebiscito. Le frontiere colla Germania venner~ tracciate in stretto accordo co:ra quelle linguistiche. Cosi non esistono motivi di contrasto fra i due popoli. Da parte danese si è fatto di tutto onde creare relazioni amichevoli con la minoranza tedesca. Nessun impedimento è stato da noi posto al movimento tedesco; si è accordata piena libertà di coltura e di lingua.

« La dichiarazione fatta a suo tempo dal Fiihrer sulla situazione frontierasca fra la Germania e la Danimarca ha destato grande compiacimento fra noi. Le buone relazioni fra la Germania e la Danimarca debbono venir ulteriormente sviluppate. Da molti anni esistono importanti relazioni commerciali e culturali fra i due Paesi. Queste verranno approfondite. Ora che, a quanto sembra, mutamenti sono per sopravvenire nella situazione europea, è naturale, per la Danimarca, continuare nel suo orientamento verso il suo vicino del sud e sviluppare ulteriormente con esso le relazioni commerciali e culturali. Le differenze che esistono nella vita e nelle concezioni dei popoli danese e tedesco non impediscono l'intesa e la collaborazione. La nostra nazione riposa su leggi conformi allo spirito e ai sentimenti del nostro popolo nè hanno fra noi ragione altri mutamenti oltre quelli che vengono da noi introdotti come conseguenze dello sviluppo degli avvenimenti. In ciò tutto il popolo danese è d'accordo. Coloro che accarezzano piani di radicali riforme non parlano in nome del popolo danese.

« Esiste un piccolo gruppo che confida di poter raccogliere la massa del Paese attorno alla parola " Ricostruzione ". Ma che cosa è che ha bisogno di venir ricostruito? La vita della nazione danese è sana. Noi non abbiamo dietro di nqi un .periodo di distruzione che richieda una opera di ricostruzione. Noi abbiamo per contrario dietro di noi un periodo che un giorno, nella nostra storia, verrà definito "un periodo sano nella vita della Nazione". Noi non abbiamo bisogno di ricostruzione, ma bensl di tranquillità e di pace le quali sono necessarie per poter compiere opere utili al Paese, opere che non isolano il popolo danese in quanto che esse contemplano la collaborazione e l'intesa con altri popoli, ed in primo luogo e innanzi tutto con le Nazioni che sono a noi maggiormente vicine tanto geograficamente quanto spiritualmente.

«Si deve quindi togliere dal nostro programma questa parola " Ricostruzione". Il popolo danese conosce del resto "i ricostruttori" e i loro veri scopi. Alcuni di questi soggetti " nuovi uomini " sono ben noti e non abbiamo nessuna voglia di volerli conoscere meglio. Noi ne conosciamo già gli scopi giacchè abbiamo da tempo tenuto dietro alle tendenze del loro lavoro "ricostruttivo ". Essi credono di poter riuscire a mettere il piede sopra le classi operaie: avversari della legislazione sociale, gente che fa di tutto per ridurre i salari, amanti di querele essi marciano insieme. Non sono molti, ma urlano forte e con grosse parole promettano la " Ricostruzione ". Quando verrà il tempo gli elettori faranno giustizia contro questi " Ricostruttori " :..

La Direzione del partito ha quindi, all'unanimità, votata una dichiarazione con la quale viene approvata la partecipazione al Governo di coalizione. La

dichiarazione si chiude con le seguenti parole: «Il momento chiama all'unione attorno alla Danimarca e al Governo del popolo, la socialdemocrazia tende la

mano a qualsiasi leale sforzo diretto a fortificare questa unione».

La tirata contro i cosiddetti « Ricostruttori » è diretta contro il partito nazionalsocialista e il partito dei contadini suo alleato che proprio il .giorno avanti aveva presentato alla Presidenza della Camera una mozione che non era stata nè letta nè posta_ in discussione perchè anticostituzionale, ma che a quanto ha pubblicato l'organo nazionalsocialista Faedrelandet sarebbe del seguente tenore:

«Il Folketing decide di autorizzare il Presidente della Camera di presentare a Sua Maestà in occasione del di Lui settantesimo genetliaco gli auguri della Camera stessa nonchè la promessa che tutto il popolo danese -come fu costume attraverso mille anni -lascia fiducioso e tranquillo a sua Maestà il compito di prendere quelle decisioni che sono richieste nell'interesse dello avvenire della Nazione».

Inoltre il tono aspramente polemico del discorso di Stauning può attribuirsi al fatto che in questi ultimi giorni egli è stato fortemente attaccato da importanti organi di stampa tedeschi che trattandolo di uomo stanco e sorpassato hanno dato come aperta la sua successione.

È un uovo sintomo della grave crisi politica che travaglia oggi più che mai la Danimarca come ho già esposto in altri rapporti, e che aspetta per un'epoca più prossima che remota la sua soluzione.

(l) Vedi D. 635.

642

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, AL SOTTOSEGRETARIO DI STATO PER GLI AFFARI ALBANESI, BENINI

L. S.N. Tirana, 25 settembre 1940 (1).

Come da autorizzazione avuta, il Partito sta attrezzando tutta l'organizzazione

degli autotreni che dovranno seguire le colonne e che recheranno indumenti, vi

veri e generi di conforto alle popolazioni in caso che i noti avvenimenti abbiano

a verificarsi.

Furono già messe a disposizione 500.000 lire (di cui è stato richiesto in

questi giorni il passaggio a Tirana per la riscossione), ma come dicevo nel mio

promemoria (2), si trattava di un primo fondo per l'assistenza immediata qua

lora, come sembrava, l'azione dovesse avvenire subito.

In seguito alla sosta sopravvenuta il Partito ha concretato meglio il suo

programma e avrebbe immaginato di preparare oltre che degli indumenti e divise

fasciste per 10.000 ragazzi e bimbe, anche 20.000 sacchetti di juta per un quan

titativo di 12 kg di granone per ciascuno. Inoltre ha comperato sei armadi

farmaceutici.

Sono già d'accordo con l'Autorità militare che, al momento opportuno, sa

ranno requisiti da essa, e da essa pagati, sei autotreni sui quali si metteranno in

dumenti, divise, sacchetti di granone, farmacia, bandiere, manifesti, cartelli ecc.

44 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. V.

e dove prenderanno posto un organizzatore fascista con due aiutanti, un medico, una infermiera ed un sottufficiale dei carabinieri con un milite. Si è fatto il conto che gli autotreni ed il personale potranno essere impegnati per 60 giorni, dopo di che i fasci nelle nuove località funzioneranno regolarmente.

Il programma così concretato porta la spesa a circa un milione e mezzo, ed in proposito t1 allego una nota del capo dei servizi amministrativi del partito fascista albanese (1).

Occorrerebbe ora avere d'urgenza la tua autorizzazione di massima per poter completare l'organizzazione ed essere pronti al momento giusto.

Nel caso in cui non dovesse avvenire nulla, tutto questo materiale non verrebbe disperso ma potrebbe servire per l'assistenza nelle vecchie provincie albanesi (e Dio sa quanto ce ne è bisogno!) in modo che nulla verrebbe sciupato (2).

Ti sarò grato di una risposta a questa questione importante e ti prego di credere alla mia cordiale amicizia.

(l) -Manca l'indicazione della data d'arrivo. (2) -Vedi D. 639.
643

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 471. Madrid, 26 settembre 1940, ore 11,40 (per. ore 16).

Miei telegrammi 463 e precedenti (3).

Ministro degli Affari Esteri mi ha lasciato intendere che per prevenire eventuali torbidi Casablanca che dessero pretesto ad un intervento britannico, Governo spagnolo aveva se non provocato certo favorito recenti movimenti antisemitici colà di recente scoppiati. Tali movimenti hanno determinato immediato esodo dal Marocco francese a Tetuan proprio di quelle notabilità ebraiche che per essere più ricche erano maggiormente sospettate di connivenza con De Gaulle ed Inghilterra. Ministro degli Affari Esteri se ne compiaceva vivamente dato che questi elementi ebrei sono ormai strettamente controllati da polizia spagnola.

644

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. RISERVATISSIMO 4486/1686. Sofia, 26 settembre 194(}

(per. giorno 2 ottobre).

A seguito delle mie precedenti comunicazioni sull'argomento (4) ho l'onore di informarVi che ho oggi ricevuto nella R. Legazione una Delegazione macedone,

composta di Membri dell'Istituto Scientifico Macedone di Sofia, guidata dallo stesso Presidente Nicola Stojanoff e della quale faceva parte anche il Prof. Stanisceff.

Essa mi ha presentato il qui unito appello (l) il'edatto in lingua italiana a Voi diretto, Eccellenza, e nel quale, dopo un breve riassunto della così detta « questione macedone », si prega l'Italia di voler intervenire a favore della Macedonia perchè questa sia riunita alla patria bulgara. Appello simile era stato, come è noto, (mio telespresso n. 3822/1514 del 12 agosto scorso) (2) rivolto al Ministro degli Affari Esteri dei Reich, signor von Ribbentrop.

In occasione di questa visita, il Prof. Stanisceff, del quale sono conosciute l'importanza e l'azione nel campo macedone e del quale sono altrettanto noti i rapporti che lo legano al Reich (egli è anche Presidente dell'Associazione Bulgaro-tedesca di Sofia) ha tenuto ad esprimere i suoi sentimenti di speranza e di liducia nell'opera dell'Italia, sentimenti condivisi, ha aggiunto, da tutti i Macedoni. E a tale proposito, e sulla scorta di informazioni in suo possesso provenienti dalle terre macedoni di dominio jugoslavo e greco, ha dichiarato « che oggi i Macedoni vedono soprattutto nell'Italia molto più che non nella Germania, la Nazione che è in condizioni di risolvere la questione, e vedono nel Duce l'uomo che ha in mano il destino della Macedonia». E ciò in conseguenza della funzione balcanica oggi svolta, a seguito dell'Unione dell'Albania all'Italia, dal nostro Paese.

Egli mi ha poi parlato, cosa che mi sembra particolarmente interessante, del suo recente viaggio a Berlino e delle sue convenzioni con il Segretario della Wilhelmstrasse, von Weizsacker il quale lo avrebbe interpellato sulla reale situazione degli Albanesi viventi oltre le frontiere di Albania e quindi dell'importanza delle aspirazioni territoriali albanesi. Stanisceff avrebbe risposto che i diritti albanesi sul Kossovese e sulla zona epirota albanese sono sacrosanti e che i Macedoni sono i primi a riconoscerli in tutta la loro entità.

Dall'insieme della conversazione e dal tono molto caloroso delle dichiarazioni italofile di Stanisceff e dei suoi compagni ho tratto l'impressione che in questi ultimi tempi, e forse nei colloqui di Berlino, deve essere stata fatta scivolare anche dai tedeschi alle orecchie di questi dirigenti del movimento macedone una parola intesa a porre in rilievo come non soltanto, per la eventuale risoluzione della questione, non si possa fare astrazione dell'Italia, ma come anzi, praticamente, la chiave del problema sia, per tutta la zona compresa tra le frontiere di Albania e quelle di Bulgaria, in definitiva nelle mani di Roma. Ciò spiega come i Macedoni dopo un primo periodo di netta polarizzazione su Berlino (mio +elespresso N. 3822/1514 del 12 agosto u.s.) si vadano ora avvicinando verso di noi.

Unisco anche la lettera a me diretta dall'Istituto scientifico in questione (3).

(l) -Non pubblicata. (2) -Annotazione marginale di Benini: • Si va bene -ma sui 5 milioni straordinari (sono stati poi versati dalle Finanze?)». (3) -Vedi D. 637. (4) -Vedi D. 499. (l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 399. (3) -Non rintracciata.
645

IL MINISTRO DELL'INTERNO SPAGNOLO, SERRANO SUNER AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. PERSONALE S. N. Berlino, 26 settembre 1940.

Desde luego a las seis tendré mucho gusto en recibirle. Si antes recibiera alguna llamada de Asuntos Exteriores le avisaria a Vd. Quiero someter a su consideraci6n -como voy a hacerlo al Ministro Ribbentrop -el tema de que, a mi juicio, no seria de buen efecto que nos marcharamos de aqui Vd. y yo sin que, siquiera fuese a efectos meramente formales y circunstanciales, no tuviesemos una breve reuni6n los tres. Quizas se interpretara como una falta de claridad y confianza.

TRADUZIONE

Naturalmente avrò molto piacere di ricevervi alle sei. Se prima ricevessi una chiamata telefonica dal Ministero degli Affari Esteri Vi informerei. Desidero sottoporre alla Vostra considerazione -come farò col Ministro Ribbentrop -che, secondo il mio parere, non farebbe buona impressione il fatto che partissimo di qua Voi ed io, senza che, sia pure soltanto per effetti puramente formali e circostanziali, non avessimo tutti e tre una breve riunione.

Ciò potrebbe essere interpretato come una mancanza di chiarezza e di fiducia.

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IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI, GIANNINI, AL MINISTRO A BUCAREST, CHIGI

T. 270/436 R. Roma, 27 settembre 1940, ore 23,40.

Riferendomi ai precedenti telegrammi relativi alla collaborazione italo-rumena, ed ai colloqui avuti con voi a Roma al riguardo, è opportuno agire con ogni attenzione non solo per non perdere nostre posizioni su codesto mercato ma anche per controbilanciare offensiva economica commerciale tedesca.

Aerocons ha infatti ieri telegrafato a Della Porta per avere notizie su mis

sioni tedesche che si troverebbero costà allo scopo di riorganizzare industria

aeronautica rumena e per cercare che anche italiani fossero chiamati a colla

borare in quel campo.

Potete anzitutto assicurare Antonescu che noi vogliamo non solo continuare

le normali forniture belliche al suo Governo ma che esamineremo possibilità

aumentarli in conformità future richieste rumene.

Per quanto riguarda i normali scambi commerciali quali risultano dagli

accordi firmati il 27 agosto u. s. ci rendiamo conto che essi vanno aggiornati alle

nuove possibilità rumene, ma d'altra parte codesto governo ci deve venire in

contro specie per quanto riguarda cereali e bestiame.

Occorre profittare buone disposizioni di Antonescun e Sturdza verso di noi per sviluppare vieppiù, attraverso gli uomini del nuovo regime, quella collabozione eeonomica che si era iniziata eon codesto ,Paese.

Tenetemi al corrente vostri passi e possibilità attuazione nostri piani.

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IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 4604/2100. Budapest, 27 settembre 1940 (per. ;~iorno 29).

Con il telegramma n. 302 del 26 settembre (l) ho segnalato a V. E. la ripercussione ehe qui ha avuto la intervista del Conte Csaky pubblicata dal Giornale d'Italia del 25 settembre. Con questa intervista che, per ordine dello stesso Csaky, è stata ripresa da tutti i giornali ungheresi e quasi integralmente ristampata dall'ufficioso Pest~ Lloyd, il Governo pone inlfatti per la prima volta in maniera esplicita il problema della riforma in senso autoritario della costituzione del 1848.

L'intervista parrebbe quindi rappresentare la prima mossa neU'evoluzione verso destra dell'attuale Governo, della quale Csaky, come segnalai nel mio rapporto n. 4309/1991 del 10 settembre (2), ebbe a parlarmi qualche tempo fa.

Una delle circostanze che ha proba•bHmente influito ad accelerare l'annunzio uffi·ciale della prossima riforma della costituzione è stato lo scarceramento, in seguito alla recente amnistia proclamata dal Reggente, del Mag.giore Szalasi, che è considerato H capo spirituale e il « martire » del movimento crocefrecciato.

Riferirò a parte sull'attività svolta in questi .giorni da Szalasi e dagli altri esponenti delle destre. Basterà qui menzionare il fatto che la liberazione di Szalasi, dopo due anni di prigionia, ha segnato l'inizio di una rinnovata attività da parte dei varii gruppi di destra: articoli a volta intransigenti a volta collaborazionisti, consultazioni fra gli esponenti delle varie tendenze, rinnovazione degli sforzi del Generale Ruskay, capo del gruppo crocefrecciato nazionalsocialista, diretti a unificare le frazioni dell'estrema destra, prese di contatto di Szalasi e Csia con i principali membri del partito crocefrecciato, e con alcuni deputati indipendenti, ecc.

Con tutta questa attività ha coinciso l'iniziativa, che, almeno al grosso pubblico, è sembrata improvvisa, presa da Csaky nell'annunziare la riforma costituzionale. La costituzione del '48, considerata finora «tabù» dalla classe dirigente ungherese è stata dichiarata da Csaky una copia di quella belga che, appunto per questo, « dovrà essere epurata da quei caratteri che non sono in armonia con la tradizione magiara » e che non corrispondono al « carattere eroico e al senso romano della civilità ungherese:..

Questa formula, nel complesso abbastanza vaga, in quanto si presta a conservare inalterate, sotto il mantello della tradizione, tutte quelle istitu

lll Non pubblicato.

zioni attualmente esistenti che il Governo riterrà utile o possibile salvare, ha incontrato, bisogna constatarlo, il favore di quasi tutta la stampa.

Così il deputato Milotay, portavoce di Imrédy, ha scritto nel Uj Magyarszàg: « Salutiamo con particolare soddisfazione questa presa di posizione poichè vediamo in essa giustificata la lotta che da anni combattiamo. Essa pose fine all'interpretazione falsa della costituzione che, negli ultimi anni, veniva regolarmente opposta a tutti i tentativi di riforma». E Fiala, capo dell'ufficio stempa dei ·crocefrecciati, commentando nel Pesti Ujsàg l'intervista Csaky, dopo aver ricordato «le dure. lotte combattute prima che da esponenti del Governo si .giungesse a simile dichiarazione», saluta la parola del Ministro degli Esteri, come «talmente sincera da destare tutta la gioia» delle camicie verdi.

Non mancano, naturalmente, riserve più o meno esplicite da parte delle destre, sulla sincerità o la capacità dell'attuale Governo nei ·confronti di una seria riforma costituzionale; riserve che, come scrive ad esempio l'Uj Magyarszàg, vertono soprattutto su quello che potrà essere il contenuto delle riforme in materia agraria e nei confronti delle tuttora salde posizioni ebraiche nel campo dell'industria e del commercio.

Nell'insieme, tuttavia, le dichiarazioni di Csaky, hanno, come ho detto, incontrato favore. E a questo favore non è stata estranea la tecnica da lui adoperata per annunciare la riforma costituzionale: intervista, cioè, a uno dei più autorevoli giornali fascisti, riprodotta successivamente dalla stampa ungherese.

Così agendo Csaky ha evidentemente voluto ancora una volta sottolineare il suo atteggiamento di «uomo dell'Asse» e ha inteso dare all'opinione pubblica ungherese l'impressione che l'evoluzione verso destra dell'attuale Governo, ha inizio quasi sotto .gli auspici italiani e, indirettamente, tedeschi. <Risulta infatti che l'u:fificio stampa del Ministero degli Affari Esteri ha avuto istruzioni di commentare l'intervista del Giornale d'Italia nel senso sopra esposto e di sottolineare in particolare la frase nella quale è detto che l'Ungheria « terrà presente l'esperienza e i risultati raggiunti in Italia e in Germania».

E' prematuro esprimere giudizi su quelle che potranno essere le ripercussioni che il tentativo di riforma costituzionale avrà sull'attuale compagine governativa; come non è ancora chiaro se l'attuazione di tale dforma avrà luogo sotto un Governo Teleki o sotto un nuovo Ministero che potrebbe essere imperniato sulle persone di Imrédy e di Csaky.

Sta di fatto che questo mio collega di Germania, rivelando stamane con me la «svolta a destra» operata da Csaky, ha ripetuto il suo scetticismo nei confronti di Teleki, che continua a giudicare uomo sorpassato sotto tutti i punti di vista. D'altra parte però è ben nota l'ostilità d·el Reggente nei riguardi di Imrédy; così come è chiara la deficienza di personalità politiche di primo piano nelle correnti ungheresi di estrema destra.

Quello che pare ·certo per ora si è che a mediatore dell'evoluzione verso la destra del Governo ungherese si atteggia comunque il Conte Csaky.

(2) Non rintracciato.

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IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 1782/512. Copenaghen, 27 settembre 1940 (per. giorno 13 ottobre).

Alla vigilia del suo settantesimo genetliaco che come riferisco col mio rapporto odierno n. 1786/514 (l) ha dato luogo quest'anno a eccezionali manifestazioni popolari e festeggiamenti, Sua Maestà Re Cristiano ha avuto la bontà di ricevere in particolare udienza i Capi delle Missioni Estere presenti a Copenaghen.

Convocati a Palazzo per le ore 14, fummo ricevuti singolarmente per ordine di anzianità. L'udienza ebbe luogo in forma non solenne negli appartamenti privati e vi assisteva anche Sua Maestà la Regina che familiarmente prendeva parte aHe conversazioni.

Quanto il Re mi disse col tono scherzoso e sarcastico che gli è abituale non meriterelbbe di esser riierito, se non avesse rivelato ancora una volta (vedi mio telegramma n. 13 del 10 febbraio u. s.) (l) un animo profondamente antitedesco.

Dopo avermi infatti ringraziato per gli auguri e aver ricordato che Egli era un coetaneo del nostro Sovrano mi chiese dettagli suH'incidente di una bomba lasciata cadere ai primi di agosto da un aeroplano inglese nei pressi di una casetta di campagna dove si trovavano i miei figlioli -e siccome quella era stata l'unica bomba caduta sull'isola di Falster, se n·e era parlato e la cosa era giunta all'orecchio delle Loro Maestà. La conversazione venne così a cadere su di un piccolo cane delle mie ,figliole che ha fatto buona amicizia coi cani della Regina e che quella notte ancor prima che la esplosione avvenisse era stato insolitamente irrequieto e nervoso -Sua Maestà ricordò allora la tragica mattinata del 9 aprile quando truppe tedesche appena sbarcate fecero ripetute scariche di fucileria lungo Amaliegade, dove son prospicenti l'uno accanto all'altro lo stabile della Legazione e il Palazzo Reale ferendo tre soldati della Guardia. Non solo Sua Maestà trovò in tale occasione opportuno e spiritoso di dire, ri!ferendosi a un eventuale pericolo passato in comune, che i tedeschi avrebbero potuto almeno rispettare l'amica Legazione d'Italia, ma profittando del fatto che io dissi -cosa che è vera -che il solito cane era stato il più eccitato e turbato dall'avvenimento e che da quel giorno abbaia ad ogni soldato tedesco che incontra, Egli con ostentata soddisfazione ripetè «Vedete, che bravo, è già diventato danese!».

Ho sentito ripetere che anche col Comandante in capo tedesco delle truppe di occupazione Sua Maestà quello stesso giorno trovò modo di far dello spirito: corre voce infatti che il Generale Liidke nel fargli gli auguri avesse aggiunto una frase gentile quasi per scusare la sua presenza a Copenaghen in quella occasione, e che di rimando il Re gli abbia detto: «Caro Generale voi siete

come una suocera: sempre la benvenuta; ma quando parte, si tira un sospiro di sollievo ».

Forse è per questa familiarità di linguaggio che proprio in questi giorni un membro della Legazione di Germania mi ha espresso il giudizio che le facoltà mentali di Re Cristiano siano in ribasso.

Con l'occasione ritengo opportuno di aggiungere che tutti i Principi danesi -eccezion .fatta del Principe Harald che con la Principessa Helena non manca una funzione indetta dalla Legazione o dall'Alto Comando tedesco, e della coppia dei Prindpi Ereditari che mantengono un esemplare riserbo -sono sulla bocca di tutti per la loro ostentata tedescofobia. Il più peri<coloso è il Principe Axel che ha molta influenza sull'animo del Re: egli dirige la grande Compagnia commerciale Ostasiatisk; tutti gli impiegati di questa società sono un 700 -si ,fan notare per andare in giro per le strade di Copenaghen con all'occhiello bandierine inglesi accoppiate alla danese.

Il figlio della Principessa Aage, Conte di Rosenborg, si è vantato -anche con me! -di aver ,la mattina del 9 aprile ucciso un soldato tedesco. Si tratta di una pura invenzione e tutti Io sanno e ne sorridono: ma in ogni modo questo mal vezzo che viene dall'alto e che molti si credono in dovere di dover imitare non contr1buisce certo a facilitare il compito di quanti comprendono la gravità della situazione attuale e la difficoltà di evitare quanto di peggio può ancora succedere.

(l) Non pubblicato.

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PATTO TRJPARTITO FRA L'ITALIA, LA GERMANIA E IL GIAPPONE (l)

I Governi d'Italia, della Germania e del Giappone, considerando come condizione pregiudiziale di una pace duratura che tutte le Nazioni del mondo debbano avere il posto che a ciascuna di esse spetta, hanno deciso di sostenersi e di cooperare l'una con l'altra nell'azione che Esse rispettivamente svolgono nella Grande Asia Orientale e nelle regioni dell'Europa, ove è loro principale scopo quello di stabilire e di mantenere un nuovo ordine di cose inteso a promuovere la reciproca prosperità e il benessere dei popoli interessati.

E' inoltre desiderio dei tre Governi di estendere tale cooperazione a quelle Nazioni in aUre sfere del mondo che siano disposte ad adoperarsi, seguendo direttive simili alle loro, affinchè possano così essere realizzate le aspirazioni fondamentali per una pace mondiale. In conformità a ciò i Governi d'Italia, della Germania e del Giappone hanno concordato quanto segue:

Art. l.

Il Giappone riconosce e rispetta il compito direttivo dell'Italia e della Germania per Io stabilimento di un nuovo ordine in Europa.

Art. 2.

L'Italia e la Germania riconoscono e rispettano il compito direttivo del Giappone nello stabilimento di un nuovo ordine nella Grande Asia Orientale.

Art. 3.

L'Italia, la Germania e il Giappone concordano di cooperare nei loro sforzi sulle linee anzidette. Esse si impegnano inoltre a darsi l'una l'altra assistenza con tutti i mezzi politici, economici e militari qua-lora una delle tre Parti Contraenti sia attaccata da una Potenza che non sia attualmente coinvolta nella guerra europea o nel conflitto cino ,giapponese.

Art. 4.

Allo scopo di concretare le misure di applicazione del presente Patto si riuniranno senza ritardo delle Commissioni tecniche miste i cui membri saranno nominati rispettivamente dai Governi d'Italia, della Germania e del Giappone.

Art. 5.

L'Italia, la Germania e il Giappone dichiarano che le clausole suindicate non modificano in alcun modo lo status politico attualmente esistente fra la Russia Sovietica e ciascuna delle tre Parti Contraenti.

Art. 6.

Il presente Patto entrerà immediatamente in vigore al momento della firma e rimarrà in vigore per dieci anni dalla data della firma stessa. Al momento opportuno prima della scadenza di detto termine le Alte Parti Contraenti inizieranno, a richiesta di una qualsiasi di Esse, negoziati per la sua rinnovazione.

In fede di che i firmatari, debitamente autorizzati dai rispettivi Governi, hanno firmato il presente Patto e vi hanno apposto i loro sigilli.

Compilato in triplice esemplare in Berlino il 27 settembre 1940, Anno XVUio dell'Era Fascista, corrispondente al giorno 27 del nono mese del XVo Anno dell'Era Syowa.

F.to CIANO

> RIBBENTROP

> KURUSU

(l) Delle conversazioni svoltesi a Berlino tra Ciano, Hitler e von Ribbentrop in occasione della firma del Patto non esistono '·erhali di parte italiana: si veda però CIANO, Diario (1939-43),vol. l, cit., pp. 310-311 e il D. 707: per il verbale tedesco: Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. Xl, D. 124.

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LL MINISTRO AD HELSINKI, BONAIRELU, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 231. Helsinki, 28 settemb1·e 1940, o1·e 20,23 (per. giorno 29, ore 12,45).

Mio telegramma n. 225 (1).

P·reviste deformazioni della notizia dell'accordo finlandese germanico per transito truppe si sono verilficate innanzi tutto da parte della popolazione finlandese che si illude che avvenuto sbarco nei porti finlandesi dei contingenti tedeschi diretti a Kirkenes possa rappresentare il primo passo di una nuova politica tedesca diretta garantire sempre più integrità territoriale Finlandia contro eventuale nuova minàccia sovietica. Ambienti ufficiali si sono mostrati invece assai più cauti in proposito e stesso Ministro Affari Esteri mi ha detto oggi con evidente rincrescimento non poter dare al patto una portata più vasta di quella che essa non a1bbia.

Nell'accenarmi alla « energica protesta » che Londra ha fatto compiere dal suo Ministro qui, Ministro Affari Esteri non mi ha nascosto quanto ingenuo sia apparso gesto inglese di voler battere a fondo per questione teorica della «stretta neutralità » in un momento in cui forza degli eventi sta fatalmente deformando dovunque rigide nostre giuridiche abitudini.

Anche a Mosca -ha concluso Aylian (2) -acco!'do ha suscitato qualche sospetto e sono state chieste assicurazioni circa ridotte entità contingenti germanici in transito, assicurazioni che verrano subito fornite.

651

L'AMBASCIATORE A SANTIAGO, BOSCARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 149. Santiago, 28 settembre 1940 ore 21,10 (per. giorno 29, ore 22).

Telegramma di V. E. n. 7r2 (3).

Fatto comunicazione di V. E. Ministro degli Affari Esteri mi ha detto:

l) che Governo cileno non aveva mai dato incarico nè direttamente nè indirettamente Nunzio Apostolico Madrid di far richiesta di cui comunicazione nostra Ambasciata in Spagna;

2) che passo Monsirgnor Cicognani, nella forma riferita, era dovuto ad equivoco da parte di quel diplomatico Vaticano provocato da comunicazione fatta dal Governo cileno a questo Nunzio Apostolico (mio telegramma 134) (4);

3) che equivoco era stato subito chiarito ma che esso aveva suscitato risentimento Governo brasiliano desideroso condurre da solo negoziati;

4) che il Brasile aveva ora ripreso le sue pratiche e che dalle ultime notizie a lui giunte credeva poter dedurre ohe si sarebbe giunti ad un risultato;

5) che Governo cileno era molto sensibile all'opera da noi svolta a Madrid e contava molto sulla continuazione del nostro appoggio, del quale era vivamente grato V. E., ma che temeva che un nostro intervento wiliLciale, fatto a richiesta del CHe, avrebbe nuovamente provocato suscettibilità Brasile. In ogni modo però sperava molto che V. E. non avrebbe cessato esercitare la sua grande influenza presso il Governo di Franco in favore del Cile. .

Gli ho risposto che quello che noi desideravamo era che si arrivasse ad una conciliazione qualunque fosse il tramite prescelto; che i nostri rapporti col Governo 'brasiliano erano eccellenti e che perciò non dUibitavo che V. E. avrebbe visto con piacere che l'azione di quel Governo fosse coronata da successo, ed, eventualmente, l'avrebbe ancora appoggiata. Che a me interessava sopratutto che fosse messa in rilievo l'azione amichevole in favore del Cile esercitata dal Governo italiano anche per controbattere le insinuazioni che al momento della rottura delle relazioni (mio telegramma 106) (l) erano state messe in giro da certa stampa e certi ambienti interessati.

Fregandomi nuovamente ringraziare vivamente V. E. Ministro del Cile mi ha promesso che a conciliazione avvenuta non avrebbe mancato far mettere in rilievo opera amichevole svolta da Governo italiano.

(l) -Vedi D. 636. (2) -Sic! Il ministro degli esteri finnico era Rolf Witting. (3) -Vedi D. 620. (4) -Vedi D. 522.
652

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 477. Madrid, 29 settembre 1940, ore 14,50 (per. ore 19,40).

Mio telegramma n. 471 e precedenti (2).

Questo Ministro Affari Esteri mi ha detto che il «fiasco » degli inglesi a Dakar eviterà almeno per qua·lche tempo ancora, qualsiasi colpo di mano contro Casablanca. Non di meno è stato disposto invio di un'altra divisione nel Marocco spagnolo. Vi saranno colà 7 divisioni pronte ad affrontare qualsiasi eventualità. Inoltre con l'esodo a Tetuan degli ebrei Marocco e specialmente di certo Levi che può essere considerato il ·loro capo per ricchezza ed influenza (mio telegramma 471) viene altresì eliminato pericolo che elementi ebrei cooperino con quelli' inglesi a suscitare torbidi.

Ministro degli Affari Esteri mi ha detto ancora che inglesi sarebbero oltremodo irritati contro de Gaulle il quale li aveva assicurati bastare sua presenza nell'Africa Settentrionale per far divampa,re rivolta. Inglesi, secondo

quanto avrebbe affermato ambasciatore d'Inghilterra a Beigbeder, hanno compreso a loro spese che non possono gran che contare sul generale dissidente. A tale proposito Ministro Affari Esteri ha aggiunto di sapere da ottima fonte che de Gaulle avrebbe proposto al Governo di Londra, di recarsi in Palestina e quindi in Siria ma che la risposta avuta sarebbe stata finora negativa.

(l) -Vedi D. 281. (2) -Vedi D. 643.
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L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 205-206. Shanghai, 30 settembre 1940, ore 12 (per. giorno 1° ottobre, ore 0,24).

205. -Tentando con speciosi argomenti di diminuire portata del Patto italo-tedesco-nipponico, stampa di Shanghai e di Chungking non riesce tuttavia a mascherare grande impressione che esso ha provocato in Estremo Oriente, impressione accresciuta per il suo sovrapporsi a quella del gesto di forza giapponese in Indocina.

Nessuno nega che anche questa volta l'Asse ha battuto gli anglo-sassoni sul tempo, mentre Washington con gli ammonimenti e Londra con le lusinghe si affannavano a mantenere l'isolamento di Tokio. In questo teatro internazionale, dove sono già in attrito enormi contrasti, il Patto viene considerato prima come colpo grave al compito assuntosi dagli S.U.A. di difendere le posizioni anglo-sassoni nel Padfico, e poi come un ostacolo quasi insormontabile per una guerra degli S.U.A. in Atlantico.

206. -Per quanto più precisamente riguarda il Giappone, si considera che il patto:

l) consacra finalmente il programma imperialista nipponico che per aver spesso trovato uniti all'opposizione anglo-sassoni e tedeschi, aveva lasciato titubanti notevoli gruppi della politica e della finanza giapponese;

2) crea nuove di~ficoltà al piano Washington di «lavorare» la Russia per poterla volgere contro la Germania e soprattutto contro il Giappone quando Chiang Kai-shek, più decisamente sostenuto, ne avesse portato il logoramento ad un punto pericoloso;

3) dà al Giappone mano libera in Estremo Oriente da parte dei vincitori in Europa eredi dei vinti; gli dà soprattutto la solidarietà e collaborazione del Reich, il quale per consiglio dei suoi agenti in Cina, (che nella difesa di interessi economici locali perdevano di vista superiori interessi politici) e forse anche per disporre di una contropartita in eventuali negoziati, manteneva verso tutta l'azione giapponese in Cina un atteg.giamento scettico e spesso ostile: talvolta sostenendo Chungking ai danni di Nanchino;

4) isola ancora più Chiang Kai-shek e toglie molte speranze: se un giorno egli volesse avvalersi di quella mediazione tedesca alla quale accennavo

col mio tel€gramma n. 189 (l), quel:la stessa non potrebbe svolgersi che nel quadro che il Giappone vorrà delineare;

5) obbliga la Russia a tener conto nei riguardi di Chiang Kaì-shek del nuovo stato di cose, ciò che potrebbe condurla, attraverso gli sviluppi del conflitto europeo ed il pr€cisarsi dei blocchi in contrasto, a considerare le possLbilità di una intesa col Giappone per liquidare Chungking e dividersi il controllo della Cina;

6) dovrebbe porre fine sussulti di energia cui l'Inghilterra è spinta da Washington. Gli scaglioni che il Giappone ha posto e preparato sulla via di Singapore appaiono singolarmente rafforzati dal patto e dovrebbero rendere ancora più esitante ed impacciata quella azione di dirfesa che l'Inghilterra ha impostato a Chungking e nei mari del sud.

Riferirò ulteriormente in base a informazioni che ho già chiesto all'Ufficio di Chungking. Comunicato Roma e Tokio.

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IL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 272. Teheran, 30 settembre 1940, ore 14,02 (per. giorno 1° ottobre ore 7,15).

Con riferimento telegramma ministeriale 170 (2): c N. 98. Ho potuto conferire personalmente col Mufti. Riassumo brevemente quello che egli mi ha detto: l) Popoli araJbi si volgono fiduciosi verso le due Potenze dell'Asse delle quali sperano ottenere riconoscimento ufficiale della loro indipendenza.

2) 1Sarebbe poss~bile provocare sommossa anti-britannica in Palestina allo scopo di impedire Inghilterra inviare da colà contingenti di truppe in Egitto. A questo proposito mi ha confermato presenza in Pa,lestina dai 30.000 ai 40.000 soldati britannici. I rivoluzionari avrebbero bisogno di almeno 10.000 fucili e relative munizioni, di un centinaio mitragliatrici, di tromboncini lancia bombe e di cariche dinamite per fare saltare ferrovia da Gerusalemme a El Kantara. Speravano riceverli contrabbando da Koweit ma colà non si trovano attualmente che pochi fucili tedeschi senza munizioni. Mufti chiede se possibile che la nostra Missione Militare in Siria faccia pervenire tale quantitativo armi ai suoi fiduciari a Beirut e Damasco di cui egli indicherebbe nomi e recapito.

3) Circa aiuti finanziari egli preferirebbe versamento a Baghdad. Codesto Ministero dovrebb€ qualora nulla osti far pervenire istruzioni a questa sede Banco di Roma per pagamento alla R. Legazione controvalore in valuta locale

(ll Vedi D. 510.

dell'ammontare autorizzato. Istruzioni dovrebbero essere impartite tramite Banco di Roma Stambul date difficili comunicazioni telegra:fich€ tra l'Italia e Iraq.

4) Mufti prega Governo fascista interessarsi possibilmente al ritorno in Siria di tutti i profughi palestinesi attualmente rifugiati in Iraq. Trattasi di una cinquantina tra i massimi esponenti partito nazionalista cui Governo Iraq avrebbe già prorogato libera uscita dal suo territorio.

5) Egli mi ha €Spresso soddisfazione di tutti gli arabi per il bombardamento di Tel Aviv e mi ha detto constargli che direttore I. P. C. di Caifa ha telegrafato a questa Ambasciata britannica confermando ingenti danni prodotti da nostri apparecchi a impianti petroliferi. Mufti suggerisce che importanti obiettivi da colpir€ potrebbero essere:

-Fabbrica potassa all'estremo nord del Mar Morto vidno alla strada che da Ges conduce a Gerico. Questo minerale viene attrav€rso pista trans-desertica di Amman trasportato a Bassora e quindi imbarcato per l'Inghilterra.

-Centrale elettrica ebraica Ruthemberg presso la confluenza dell'Iarmu Kharkow col Giordano a circa una ventina chilometri al sud di Samakh (estrema meridionale lago Tiberiade) che alimenta di luce ed energia quasi tutto il paese.

6) Consiglia chiedere arresto provvisorio di vari funzionari francesi dell'Alto Commissario in Siria che risultano venduti all'Inghilterra, tra questi principalmente direttore Pubblica Sicurezza a Damasco» (1).

(2) Vedi D. 594.

655

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO 311. Budapest, 30 settembre 1940, ore 14,30.

Mio telegramma n. 305 (2).

È venuto a trovarmi il mio collega di Germania per comunicarmi di aver

ricevuto istruzioni dal suo Governo nel senso che la qu€stione reclami romeni

essendo stati esaminati da V. E. e da Ribbentrop, gli si dava ordine concerto

con me a compiere passi, avvertimenti amichevoli, presso questo Governo, senza

peraltro assumere... (3) legazioni romene.

Erdmannsdorff compiva pertanto passi in forma amichevole con V. Ministro

Affari Esteri da cui recavasi anche per altre questioni in corso.

Vornle gli ha risposto, richiamandosi a giustificazioni e comportamento

ungherese, elementi già addottimi da Csaky e da me segnalati a V. E., corufer

mando che ordine e tranquillità regnano regioni annesse. Giusti accordi di

massima da me presi con collega germanico, e salvo diversi ordini di V. E.,

mi riserverei far presso Vornle analoghi passi, richiamandomi a quanto già

detto a Csaky a termini del mio telegramma n. 301 (4).

(l) -Vedi D. 798. (2) -Non pubblicato. (3) -Nota dell'Ufficio Cifra: • Manca •. (4) -Vedi D. 638.
656

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE' 1629. BerLino, 30 settembre 1940, ore 18,30.

Segreto per l'EcceLlenza Ciano.

Colloqui con personalità amiche bene informate avuti stamane confermano in pieno previsioni di V. E. ed impressione da V. E. qui riportata. Si esclude ormai ogni possLbilità di sbarco e invasione. Si dichiara che in coincidenza auspicati giorni bel tempo vi potranno essere altre importanti azioni aeree. Si ammette con parole piene riserbo che dall'inizio guerra sia questo primo errore di valutazione tecnica e psicologica.

657

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 216. Belgrado, 30 settembre 1940 (per. giorno 2 ottobre).

Mio telegramma per corriere n. 0206 in data 20 corrente (1).

Questo mio collega di Bulgaria mi ha detto che dopo le note smentite circa notizie trattative per rettifiche di frontiera jugoslavo-bulgare, Governo jugoslavo ha finito per far domandare discretamente a Sofia quali fossero reali intenzioni Governo bulgaro. Questo ha risposto ancora una volta che aveva rimesso soluzione suoi problemi alle Potenze dell'Asse per il momento che giudicassero opportuno.

Ministro Affari Esteri si era inoltre lamentato con lui che noto comitagi bulgaro Michailov avesse trovato rifugio in Italia «d'accordo con Bulgaria». In Italia si trovano così -avrebbe concluso Ministro Affari Esteri -due peggiori nemici Jugoslavia: Pavelié e Michailov.

È attualmente in corso a Belgrado, con consuetudinaria serie cerimonie, preannunciata visita Sindaco Aggiunto Sofia a Sindaco Belgrado.

658

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 604. Tokio, 1o ottobre 1940, ore 9,20 (per. ore 19,20).

Matsuoka mi ha fatto comunicare testo promemoria che ha oggi stesso rimesso a questo Ambasciatore sovietico. Promemoria è il seguente:

«Patto di alleanza nippo-tedesco-italiano che unisce i tre paesi mentre é diretto ad impedire dilagare conflitto mondiale ha il suo compito storico di stabilire un nuovo ordine nel mondo dando a ciascuno il proprio posto ed assicurando così una pace duratura dell'umanità.

Tale patto di alleanza secondo risulta dal chiaro testo della stipulazione non solo non è diretto contro l'U.H.S.S. ma anzi, raggiunta una sincera comprensione con l'U.R.S.S., tiene conto di una sua ·Collaborazione nella costruzione del nuovo ordine mondiale.

Per conseguenza Governo Imperiale, in questa occasione e sulla base di quanto sopra esposto, desidera di stabilire, effettuando uno scambio di idee senza riserve col Governo del Vostro Paese, ed eliminando le radici del male che fanno ostacolo, la base di una pace duratura in Asia Orientale col mettere in atto un riordinamento radicale delle relazioni fra i due Paesi».

Aggiungo che il sentimento della necessità di normalizzare le relazioni nipponiche russe sta diventando tale che in alcuni ambienti responsabili comincia a farsi strada l'idea che occorrerà consentire qualche sacrificio per raggiungere lo scopo.

(l) Vedi D. 621.

659

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 156. Bucarest, 1° ottobre 1940 (per. giorno 5).

Mio telegramma n. 597 (l) e telegramma di codesto Ministero n. 436 in

data 28 u. s. (2).

Ho avuto più volte e fino dal febbraio 1·939 occasione di attirare l'attenzione

di codesto On. Ministero sulla crescente penetrazione economica germanica in

questo paese -penetrazione affermatasi sia nel campo delle forniture militari,

sia nel campo commerciale propriamente detto. E in occasione della mia breve

permanenza a Roma nel luglio u. s. mi permettevo far presente come, salvo

una nostra azione immediata, tutte le maggiori pos,sibilità economiche in Roma

nia fossero ormai da considerarsi occupate dalla Germania.

La penetrazione economica del Reich, come è noto è stata favorita in

quest'ultimo anno particolarmente da:

l) una organizzazione complessa e ramificata che investe tutti i settori;

2) una attività svolta da Berlino, intesa ad appoggiare e sviluppare il

disegno di ac·caparrarsi il mercato di produzione e i mezzi di trasporto romeni;

3) una politica di prezzi molto bassi (il cambio del marco col leu, in

confronto a quello della lira, è più basso del 30% );

4) ma sopratutto l'azione economica tedesca è stata fin dalla primavera

dello scorso anno, costantemente preceduta ed appoggiata da una intensa e tal

volta minacciosa pressione di carattere politico-militare.

D'altra parte la penetrazione economica italiana è stata fino ad oggi ostacolata da: l) mancanza di un'organizzazione similare alla tedesca per le importazioni ed esportazioni da e per la Romania; 2) prezzi normalmente superiori del 30% a quelli della concorrente; 3) scarsa possibilità di nostre esportazioni, specie di materiale bellico, prodotto cioè maggiormente richiesto su questo me11cato.

Come è noto, fino ad ora, questa Legazione ha dovuto rispondere negativamente alla maggior parte delle richieste avanzateci in tale campo da questo Governo.

D'altra parte non si può non mettere in relazione la nostra poss~bilità di maggiori vendite su questo mercato con gli acquisti sullo stesso mercato in rapporto alla diminuita produzione, alle deficienze di mezzi di trasporto e alla politica di accaparramento della Germania. Tale politica ·g~unge ad infirmare e a rendere inoperanti i nostri accordi del 27 a,gosto u. s. Irufatti l'Italia si trova oggi nella imposs~ilità di utilizzare i contingenti stabiliti nei predetti accordi, relativi all'orZ'o, segala, avena e granoturco. La Germania ha vincolato in suo favore tutto il nuovo raccolto, permettendo gli aoquilsti italiani in questo mercato solo dopo che la Romania le a:bbia consegnato i prodotti nella misura da Berlino stabilita.

Ho ad esempio appreso in via del tutto riservata che la Germania ha dichiarato al Governo romeno che l'Italia non può a'oquistare le prime cinquemila tonnellate di orzo sulle diedmila previste e stahilite dal contingente, se non dopo che la Germania ne albbia acquistate duecentomila tonnellate. E fino ad ora la Germania ha acquistato solo ventimila tonnellate di orzo.

Per quanto riguarda l'esportazione del bestiame, essa procede limitatamente per la defi.cienza di mezzi di tra.sporto, che queste autorità cercano di concedere nei limiti delle loro dispon~bilità.

La suesposta situazione di fatto dimostra che qualsiasi tentativo inteso ad intens1ficare gli scambi con la Romania potrebbe avere risultati veramente importanti soltanto se si potesse arrivare ad una reale collaborazione economica italo-germanica in Romania mediante preventivi accordi diretti fra Roma e Berlino. Il Governo romeno sarà più che lieto di favorire l'Italia, quando saprà che Berlino non opponga difficoltà.

Tali accordi dovreibbero, ove possibile, essere basati sui seguenti criteri: a) la Germania si impegna a rispettare gli obblighi assunti dalla Romania nei riguardi dell'Italia; b) la Germania si impegna a studiare una equa ripartizione delle maggiori eventuali disponrbilità di produzione romena;

c) la Germania si impegna a studiare una equa ripartizione dei mezzi di trasporto terrestri e fluviali, dato che oggi l'accordo si è raggiunto solamente per la questione dei petroli, via terra.

Una volta raggiunti tali accordi, sarebbe a mio avviso necessario costituire un ufficio, alle dirette dipendenze della R. Legazione, simile a quello che hanno

45 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. V.

già i tedeschi a Bucarest. Ho avuto occasione, durante la mia permanenza a Roma, di accennare all'Ecc. Riccardi la necessità di costituire tale ufficio per metterei in grado da poter controbilanciare l'azione commerciale ed economica germanica, diretta dal Ministro Plenipotenziario N euibacher e condotta da circa duecento impiegati ed industriali germanici.

Per quanto infine in particolare concerne le missioni militari tedesche, alle quali si accenna nel telegramma cui rispondo, mi riferisco ai miei telegrammi nn. 579-0152-590-596 e 5,97 (1).

Si tratta anche qui di una molto vasta e profonda azione d'ordine politico e militare, che la Germania ha condotto direttamente e riservatamente da Berlino, e che soltanto può risolversi per parte nostra su linee d'ordine politico e militare.

Tale questione, da cui soprattutto dipende attualmente l'ulteriore sviluppo· delle nostre relazioni economiche con la Romania, è pertanto subordinata alla possi,bilità di giungere con Berlino ad una diretta collaborazione e quanto meno ad una intesa che consenta a questo Governo di far partecipare adeguatamente anche l'Italia alla rio11ganizzazione delle forze armate romene (esetcito, marina, aviazione) sia con mezzi materiali che con personale militare. (Nel caso dei tedeschi è in questione l'invio di vere e proprie unità belliche).

Mi sono permesso di esporre francamente la situazione, alla quale le ottime e quotidiane relazioni che questa Legazione intrattiene con quella germanica non bastano a :far fronte, trattandosi di direttive e spesso di iniziative che provengono direttamente dal Governo centrale.

Sono invece persuaso che, ove :fosse possibile giungere ad accordi di massima in taluni punti, non sarebbe diffi'Cile, specie se venisse creata un'oi'tganizzazione adeguata, svolgere qui anche in questo campo la più cordiale e proficua collaborazione.

Non ho intanto per parte mia mancato fin dai miei primi colloqui col gen. Antonescu e con i suoi principali collaboratori, di affermare la nostra intenzione di aumentare e migliorare le nostre relazioni economiche ed anche eventualmente di prestare la nostra opera nel campo della riorganizzazione delle forze armate, incontrando, nei limiti sopra accennati, :favorevoli disposizioni.

Segnalo fra l'altro a tale riguardo che in una recente intervista concessa all'inviato speciale della Stampa il «Conducator » ha appunto parlato di « collaborazione di tecnici militari italiani e tedeschi».

In attesa di conoscere se e quali possibilità vi siano di attuare le intese sopraindicate, mi riservo pertanto di intensificare la mia azione in tale campo servendomi della ottima collaborazione del col. della Porta. Ma sarebbe a tale riguardo necessario poter fin d'ora conoscere quali materiali bellici i nostri ministeri militari e la nostra produzione industriale siano in grado di cedere sicuramente e prontamente al Governo romeno.

(l) -Vedi D. 618. (2) -Vedi D. 646.

(l) Vedi rispettivamente DD. 590, 596, 603, 615 e 618.

660

COLLOQUIO TRA IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI ED IL MINISTRO DELL'INTERNO SPAGNOLO, SERRANO SU.NER (l)

(Pubbl. G. CIANO, L'Europa verso la catastrofe, cit., pp. 592-594)

VERBALE. Roma, 1° ottobre 1940.

Serrano prende la parola per dichiarare che la Spagna -che fin dall'inizio del conflitto ha sempre spiritualmente fiancheggiato le Potenze dell'Asse -si prepara a prendere le armi per liquidare la sua ormai secolare partita con la Gran Bretagna. Egli fa un quadro della situazione interna spagnola e non nasconde le molte difficoltà che esistono per il suo Governo: difficoltà di natura economica, perchè i rac·colti sono nettamente defi·citari: difficoltà di natura politica, perchè i circoli ostili a Franco sono ancora forti e numerosi.

Comunque egli è convinto che il fattore guerra servirebbe a riunire in un solo fascio tutte le forze della Spagna, poichè gli obiettivi Gibilterra e Marocco sono profondamente ,sentiti da tutti e specialmente dai giovani.

Serrano dà infine un rendiconto dell'attività da lui svolta in Germania e dei contatti avuti col Governo del Rei:ch e fa presenti le necessità della Spagna per accelerare l'intervento (grano, carburanti, armi speciali, aviazione ecc.).

Il Duce prende la parola per dichiarare ch'Egli è sempre stato convinto -fin dai primi giorni del conflitto -che la Spagna franchista non avrebbe potuto estraniarsi dalla grande lotta che deve decidere della sorte dei popoli per un lungo periodo di tempo. La Spagna ha le sue necessità vitali, che l'Asse sempre ha r1conosciute: è proprio nel perseguimento di queste necessità che la Rivoluzione spagnola compirà il processo di unificazione nazionale. Queste idee furono già espresse dal Duce nella Sua lettera a Franco (2).

Si tratta adesso di stabilire quale momento a1ppare più indicato per l'entrata in guerra della Spagna. Vi sono due alternative: che l'Inghilterra prenda l'iniziativa del conflitto; che l'iniziativa rimanga invece alla Spa:gna. Il Duce è propenso a credere che sia da scarta11si senza meno la prima eventualità. L'Inghilterra ha difficoltà troppo gravi dovunque per volersi attirare addosso anche il peso di un nuovo conflitto. Non rimane dunque che la seconda: in tal caso il Duce pensa ·che la Spagna debba accelerare la propria preparazione miliitaxe con l'aiuto delle Potenze dell'Asse, e l'intervento dovrà venire deciso col•lettivamente allorchè sarà il meno oneroso possibile per la Spagna e il più utile poss~bile per la causa comune.

Per quanto concerne l'aiuto che l'Italia può dare, è da escludere -in considerazione dello scarso raccolto di grano -che noi si possa concorrere a colmare il grosso deficit spagnolo. Si potrà comunque esaminare e decidere in seguito il contr~buto dell'Italia, ma fin d'ora si può assicurare un concorso di forz-e aeree. Vi è una sola eventualità che potrebbe far precipitare l'intervento spagnolo, ed è la dichiarazione di guerra da parte degli Stati Uniti, ma questa non appare probabile almeno per alcuni mesi.

Il Duce conclude affermando la Sua alta fede nel contdbuto spa,gnolo alla

vittoria dell'Asse, e si riserva di esaminare in prosieguo di tempo gli aspetti

pratici deUa questione.

Ad una proposta di Serrano, per un incontro Mussolini-Franco, il Duce

risponde in massima favorevolmente senza per altro prendere alcun preciso

impegno di tempo e di luogo (1).

(l) -Era anche presente al colloquio il ministro degli esteri, Ciano, che redasse il verbale. (2) -Vedi D. 492.
661

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 207. Shanghai, 2 ottobre 1940, ore 10

(per. giorno 4, ore 3,30).

Mio telegramma n. 206 (2).

Notizie telegrafatemi da Chungking confermano profonda impressione colà

prodotta dall'alleanza italo-tedesca-giapponese. Nel tentativo di dissiparla cir

coli governativi hanno subito riaffermato decisione di resistere a doltranza e

cercato di togliere al patto va~ore pratico e di farlo anzi apparire come vantag

gioso alla Cina in quanto obbligherà Inghilterra e S.U.A. a sostenere più decisa

mente ed efficacemente Chungking contro «il comune nemico».

Da notare che mentre si conside11a necessaria una protesta contro secondo arHcolo del trattato che riconosce al Giappone diritto di o~ganizzare nuovo ordine in Asia, si mantiene atteggiamento di r1serva verso Italia e Germania; da notare anche che l'organo di stampa comuniJSta si astiene da ogni commento.

Ma non v'è dubbio che Chungking accusa il colpo e che il suo isolamento materiale si aggrava di quello politico per il nuovo ostacolo che lo separa oggi dall'Asse. Il Generalissimo sa che una riapertura della via Bur Walbba come reazione britannica non è certo facilitata dal nuovo stato di cose.

Unico mezzo per parare il colpo parrebbe quello di ottenere dalla Russia un immediato e forte aiuto di tecnici e di materiali. Ma l'atteggi,amento di Mosca non sembra per ora incoraggiarlo; inoltre esso potrebbe avere come corrispettivo "he una maggiore, e questa volta pericolosa, limitazione di iniziativa e di movimento di Chiang Kai-shek.

Nel campo pratico, primo effetto del patto è stato l'inizio del bombardamento delle vie e delle industrie belliche nella zona di Yunnanfu che dovrebbe svilupparsi in decisa pressione sullo Yunnan per farne divenire operanti le note

• C'è un punto nel resoconto che ho dovuto eliminare nella copia data ai tedeschi: le colorite invettive di Serrano contro la Germania, per l'assoluta mancanza di tatto nel trattare con la Spagna •. La copia di questo verbale letta da Mussolini a Hitler durante l'incontro del Brennero del 4 ottobre e consegnata poi ai tedeschi (vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. Xl, pp. 255-256) è una traduzione letterale del presente documento senza alcuna modifica. D'altra parte, in nessuna delle minute o delle altre copie esistenti in Archivio vi è traccia di una diversa esposizione del discorso di Serrano Sufier. L'eliminazione cui allude Ciano deve pertanto essere avvenuta fin dal momento in cui egli ha fissato per iscritto il contenuto del colloquio.

tndenze secessionistiche. Il comando cinese si dichiara tuttavia in grado, approfittando del terreno favorevole alla difensiva, di resistere anche contro attacchi giapponesi lanciati con largo impiego di uomini e di mezzi.

Comunicato Roma e Tokio.

(l) Quest'ultima frase manca nel testo stampato in L'Europa verso la catastrofe. A proposito di questo verbale, Ciano annota nel suo Diario (1939-43, vol. I, cit., p. 311):

(2) Vedi D. 653. Con il presente telegramma Taliani rispondeva alla richiesta inviatagli da Palazzo Chigi (T. 29645/130 P. R. del 28 settembre 1940) di trasmettere notizie circa le reazioni del Governo di Chungking al Patto Tripartito.

662

L'AMBASCIATORE A BERLINO, ALFIERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 1647. Berlino, 2 ottobre 1940, ore 20,50 (per. ore 23,30).

Telegramma per corriere ministeriale n. 29590 P. R. del 28 settembre (1).

Questo Ministero Affari Esteri mi informa che secondo quanto un fiduciario ha riferito all'Ambasciata germanica a Washington Ambasciatore Kennedy avrebbe segnalato che per la prima volta si critica severamente in Inghilterra operato di Churchill in seguito a>gli avvenimenti di Dakar.

Dalla stessa fonte viene segnalato che Grecia Jugoslavia e Turchia cercano appoggiarsi verso potenze dell'Asse in quanto potenza britannica non inspira loro più una decisiva influenza.

Inghilterra compie tutti i possibili sforzi per accelerare al massimo entrata in guerra Stati Uniti. Kennedy continua però con telegrammi giornalieri a sconstgliare il proprio governo a compiere passi irreparabili, dato che secondo suo punto di vista Inghilterra sarebbe ormai completamente liquidata.

Tale informazione viene a confermare quanto risulta coi telegramma in riferimento circa atteggiamento Kennedy.

663

IL MINISTRO A BUDAJPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 291. Budapest, 2 ottobre 1940 (per. giorno 5).

A telecorriere di V. E. n. 29062 del 24 u. s. (2).

Ho avuto occasione di chiedere a questo Vice Ministro degli Affari Esteri se, come da alcune voci, fossero qui corse assicurazioni in senso di un disinteressamento ungherese nei confronti dei territori ex magiari della Jugoslavia.

Vornle me lo ha nettamente smentito. Mi ha detto bensi che il Governo ungherese si astiene e intende astenersi per ora dal porre comunque il problema, anche nella convinzione che la sorte dei territori ex ma1giari della Jugoslavia sarà decisa dalle Potenze dell'Asse al momento qui ritenuto inevitabile della liquidazione del Regno jugoslavo nel suo complesso attuale. Se mai, mi ha

avuto intenzione di prolungare la sua permanenza a Londra dopo le elezioni americane anche se fosse rimasta al potere l'amministrazione democratica.

soggiunto, qualche intenzione ad eventuali possibili retrocessioni era stata mani!estata, come ho più volte segnalato, da parte Jwgoslavia, che, cDme mi disse Csaky e io riferii, era stata lasciata qui cadere. Comunque, mi ha ripetuto Vornle, nessuna assicurazione di disinteressamento era stata qui data.

(l) Non pubblicato: contiene la ritrasmissione del T. 782 da Washington del 25 settembre 1940 con il quale Colonna riferiva la voce secondo cui l'ambasciatore Kennedy non avrebbe

(2) Non pubblicato: ritrasmetteva a Budapest n T. per corriere 206 da Belgrado, per il quale vedi D. 621.

664

IL VICEDIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI D'EUROPA E DEL MEDITERRANEO, GUARNASCHEILLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 2 ottobre 1940.

In un colloquio con l'Eccellenza Anfuso, presente il sottoscritto, il Consigliere di questa Amlbasciata di Germania, Principe di B1smarck, ha comunicato quanto segue:

a) Il Governo tedesco, a condusione della visita a Berlino del Segretario Particolare del Mufti, Tewfik al-Shakir (v. Appunto dell'Ambasciata di Germania del 10 settembre) (1), si proporrelbbe di :fare una dichiarazione per radio, nella quale verrebbe detto che « la Germania ha sempre seguito con simpatia la lotta dei popoli ara:bi per ra·ggiungere l'indipendenza, e che questi popoli possono contare, nel loro desiderio di acquistare l'indipendenza, sulle simpatie della Germania che è al riguardo in completo accordo con l'Italia».

È stato detto al Principe di Bismarck che nulla osta a tale trasmissione radio, che è analoga a dichiarazioni radio da noi ripetutamente già fatte.

b) Il Principe di Bismarck ha informato che il suddetto Segretario del Mufti desidererebbe da Berlino recarsi a Roma, dove vorrelbbe essere ricevuto al Ministero degli Esteri. È stato detto al Principe di Bismarck che, ove Tewfik al-Shakir venisse a Roma, sarà ricevuto al Ministero degli Esteri.

c) ~l Principe di Bismarck ha poi aggiunto che il Governo tedesco darà notizia della dichiarazione radio di cui al paragrafo a) al Ministro di Giustizia dell'Iraq attualmente a Stambul, e che aveva avuto contatti ·Con quell'Ambasciatore del Rei'ch (v. Appunto dell'Ambasciata di Germania del 14 sett.) (2).

d) Infine il Principe Idi Bismal'ck, riferendosi alla proposta del Mufti circa la ripresa dei rapporti diplomatki fra b Germania e l'Iraq, ha pregato di inviare al R. Ministro a Baghdad istruzioni di comunicare al Governo dell'Iraq ·che la Germania è disposta a riallacciave i rapporti drplomatici con l'Iraq, e ·che attende ricevere concrete proposte dal Governo iracheno al .riguardo.

È stato detto al Consigliere tedesco che il Ministero degli Affari Esteri avrebbe inviato al più presto istruzioni in tal senso al R. Ministro a Baghdad (3).

(l) -Vedi D. 578, allegato. (2) -Vedi D. 589, nota 2. (3) -Su questo colloquio vedi anche Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. XI, D. 143. Per le istruzioni in base alle quali von Bismarck agiva, vedi ibid., DD. 127 e 133.
665

IL MINISTRO AD ATENE, E. GRAZZI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTE 421. Atene, 3 ottobre 1940, ore 14,45 (per. ore 19,30).

Negli ambienti di questo Ministero degli Affari Esteri si afferma stamane avere rirevuto irrlormazioni da Roma che stanno per essere presentate richieste italiane alla Grecia (1). Voc·e diffusa in città insieme con le notizie arrivo nostri considerevoli rinforzi, ha suscitato grande nervosismo. S. M. il Re di cui era stato ufficialmente annunziata partenza per Salonicco è inv~re rimasto Atene.

666

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A TEHERAIN, PETRUCCI

T. SEGRETO 282/179 R. Roma, 3 ottobre 1940, ore 23,30.

Prego •comunicare R. Legazione Baghdad quanto segue:

« Segreto. Mio telegramma 1712 (2).

Fra le proposte che Segretario Particolare del Mufti ha avanzate a Berlino al governo tedesco vi è anche quella della ripresa dei rapporti diplomatici fra Iraq e Germania.

Questa Amba•sciata di Germania ha ora pregato questo Ministero di far conoscere, pel tramite di •codesta R. Legazione, a ·codesto Governo che Governo tedesco è disposto a rialla,cciare rapporti diplomatici con Governo Iraq; e che attende al riguardo concrete .proposte dal Governo iracheno (3).

Provvedete per ·comunicazione in tal senso a cotesto Governo in via riservata, ·e telegra:liate » (4).

667

IL MINISTRO AD ATENE, E. GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

(Pubbl. E. GRAZZI, n principio della fine, cit., pp. 201-202 e 203-204)

T. 42·2-423-424. Atene, 3 ottobre 1940, ore 23,45 (per. giorno 4, ore 5,15).

422. -Per le .segnalazioni di questa Legazione e RR. Consoli dipendenti, codesto Ministero è pienamente informato delle misure militari adottate dalla

Grecia alle frontiere dell'Epiro Macedonia e Tracia. Pur facendo parte dovuta ad esagerazioni ill!formatori è fuori dubbio che Grecia ha sotto le armi circa 250 mila uomini, per la maggior parte già schierati alle frontiere. Segnalazioni tutte concordano nel dire che mobilitazione e adunata si sono svolte con molto minore disordine che non anni scorsi.

Da questa concentrazione di forze armate che, trattandosi della Grecia, può considerarsi notevole e da manifestazioni spirito pubblico si dovrebbe desumere che Governo di Metaxas tenterà di respingere ogni tentativo invasione e che non sarà possibile ottenere da essa, senza uso della forza, cessioni territoriali, consenso ad occupazione di zone o punti strategici e probabilmente nemmeno atti concreti di adesione della Grecia all'Asse.

423. --Avendo, dopo breve periodo di esitazione, deciso adottare politica di misure militari, ciò che ha certamente costituito la contropartita di rinnovate assicurazioni di appoggio da parte degli inglesi e probarbilmente anche turchi in caso di nostri attacchi da soli o in unione con Bulgaria, Governo di Metaxas si è collocato da se stesso nell'impossi:bilità di retrocedere, senza porre contro di sè non solo inglesi e turchi ma stessa opinione pubbHca nella quale spira vento di estremismo nazionalista mai sino 'ad ora veduto e che Governo, lungi dal frenare, ha invece in ogni modo incorarggiato e sttmolato, sopratutto lasciando sussistere e rafforzare, senza nessun contrasto da parte sua, credenza che siluramento HeHi sia stata opera nostra e lasciando ·Che, da ormai quasi due mesi, stampa o con pretesto pubbliche sottoscrizioni per ricostruire HeUi o con altro pretesto, torni quotidianamente a parlare dell'incidente e a mantenere viva indignazione popolare a questo riguardo. 424. --Mai Presidente Mataxas ha avuto dietro di sè così totale unanimità di .consensi 'come breve periodo in cui ha assunto, dopo, ripeto, breve periodo di esitazione, questo tema di difesa ad oltranza integrità territoriale e neutralità ,greca.

Negli ambienti inglesi di Atene dove fin dal principio dell'attuale tensione

si è costantemente ripetuto che urto fra l'Italia e Grecia è inevitabile si ostenta

di attendere con impazienza momento di tale urto che dovrebbe porre final

mente Inghilterra in .grado di servirsi del territorio greco come base di opera

zioni contro l'Italia.

Più difficile è dire se e fino a quale punto turchi si siano impegnati a soste

nere Grecia in caso di conflitto armato con l'Italia.

Tale è situazione come si presenta oggi, ciò che !bene inteso non esclude possibilità di avvenimenti imprevidibili atti a capovolgerla qualora fra la paura dell'Italia e quella dell'Inghilterra quella dell'ItaHa dovesse essere la più forte (1).

(l) Vedi L'Agression de t'Ita!ie contre ta Grèce, cit., D. 157.

(2) -Non pubblicato: ritrasmetteva a Gabbrielli il contenuto dell'appunto del lO settembre del Ministero degli Esteri pubblicato al D. 578. (3) -Vedi D. 664. (4) -Vedi D. 772.

(l) Il presente telegramma fu, per ordine di Mussolini, trasmesso da Ciano a Badoglio con lettera del 7 ottobre 1940, n. l/05720.

668

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A SANTIAGO, BOSCARELLI

T. 283/74 R. Roma) 3 ottobre 1940, ore 24.

Mio 72 (1).

R. Ambasciatore a Madrid telegrafa in data 24 (2) che Beigheder si proponeva presentare al prossimo Consiglio dei Ministri entramlbe le offerte, del Vaticano e nostra, come se fossero state fatte contemporaneamente. Risposte verrebbero poi date anche contemporaneamente, a noi e'd alla Santa Sede.

Ho comunicato al predetto Ambasciatore quanto mi telegrafate con Vostro 149 (3). Ho a,ggiunto che non ho alcuna difficoltà fiancheggiare an'che iniziativa brasiliana. E di ciò potete assicurare codesto Governo.

669

lL MINISTRO AD ATENE, E. GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 144. Atene) 3 ottobre 1940 (per. giorno 6).

Questo mio collega bulgaro mi ha detto che questo Ministro degli Affari Esteri si è doluto con lui per l'atteggiamento della stampa bul:gara, la quale, nel trattare della tensione italo-·greca presenterebbe e sosterrebbe esclusivamnte il punto di vista italiano.

Il Ministro bulgaro avrebbe risposto che, essendo ormai il suo paese definitivamente entrato nell'orbita dell'Asse Roma-Berlino, un diverso atteg.giamento della stampa bulgara sarebbe stato inconcepibile.

670

IL MINISTRO AD ATENE, E. GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 145. Atene) 3 ottobre 1904 (per. giorno 6).

Miei telespresso n. 9173/1320 e telecorriere n. 0137 del 28 settembre scorso e telegramma per corriere di codesto R. Ministero n. 29470 del 28 settembre u. s. (4).

A quanto mi ha detto, in una conversazione confidenziale, il mio collega jugoslavo, la visita in Grecia del Ministro Andres avrebbe diminuito, anzichè accresciuto, la cordialità delle relazioni fra i due paesi. Non sarebbero mancate, da parte greca, piccole scortesie ed improntitudini, in seguito alle quali il Ministro Andr·es avrebbe lasciato la Grecia assai mal disposto verso questo paese ed il suo Governo.

(l) -Vedi D. 630. (2) -In risposta alla comunicazione fatta a Beigbeder da Lequio. eseguendo le istruzioni ricevute il 23 settembre 1940, per le quali vedi D. 630, nota l di p. 610. (3) -Vedi D. 651. (4) -Non pubblicati; vedi, sullo stesso argomento, D. 622.
671

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SAPUPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 1801/519. Copenaghen, 3 ottobre 1940 (per. giorno 13).

Mio telespresso n. 1730/497 del 18 settembre u. s. (1).

Il 29 settembre a cura della Commissione di Propaganda del Ministero della Giustizia è stato affisso in larghissima scala in tutti i Comuni danesi il seguente Appello del Capo del Governo Stauning.

«Nel suo appello diretto al popolo danese, il 9 aprile in relazione alla situazione sorta in seguito alla occupazione del Paese, Sua Maestà ha detto quanto segue:

"In questa situazione tanto seria per la nostra Patria Io invito tutti nelle città e nella campagna a tenere ·con contegno pienamente corretto e decoroso, giacchè ogni azione o manifestazione inconsiderata può dar luogo alle più serie conseguenze. Dio conservi voi tutti. Dio conservi la Danimarca. Cristiano R. ".

v.ari avvenimenti dell'ultimo tempo hanno futto sì che il Governo si senta motivato a ricordare alla popolazione queste parole del Re le quali per noi tutti debbono esser la linea di condotta di ogni nostro atto. Fate sì che tranquillità ed ordine siano l'impronta del Paese. Mostrate quindi un comportamento leale nei riguardi di tutti coloro che hanno autorità da es·ercitare.

Th. Stauning »

Già nei giorni precedenti singoli giornali avevano rivolto ai lettori appelli dello stesso tenore.

Non mi è stato dato di appurare quanto di preciso sia successo essendo le autorità tedesche molto riservate ed essendo al contrario innumerevoli i si dice che passan di bocca in bocca. Ma sembra si tratti, oltre che di una quantità infinita di false notizie messe in giro sull'andamento della guerra e la situazione in Germania, di un rincrudimento di atti di sabotaggio ai danni dell'esercito di occupazione e anche di atti di violenza contro militari tedeschi isolati, che non posson venir unicamente spiegati come singole reazioni di gelosia per donne.

(ll Vedi D. 610.

In verità all'indomani dei festeggiamenti al Sovrano per il suo settantesimo genetliaco sembrava che vi fosse stata una certa distensione nell'animo popolare e anche negli ambienti politici.

Tutti avevan dovuto apprezzare il contegno più che corretto del Comando militare tedesco e la portata dell'ordine del giorno rivolto dal Generale Liidke alle sue truppe (vedi mio tel. n. 1786/514 del 27 settembre u. s.) (1).

Il Ministro degli Esteri Scavenius che avevo visto qualche giorno dopo mi aveva asskurato che trovava la situazione molto migliorata e il pericolo di una crisi di Governo scongiurata; ed il Ministro di Germania al quale avevo chiesto se aveva intenzione di assi,stere il 1° ottobre alla funzione dell'apertura della .sezione parlamentare mi aveva risposto che sì, mentre che io ero piuttosto d'avviso che convenisse tanto a lui che a me di astenerci dal farlo.

La mattina del 1° ottobre mi mandò invece il Consigliere della Lega~ione a dirmi che aveva fatto sapere al Ministero degli Esteri che non sarebbe intervenuto alla funzione perchè doveva partire per Berlino, ma che in realtà non andava perchè negli ultimi giorni aveva avuto nuovi gravi dissensi col Ministro del Commercio da ~ui dipendono anche i razionamenti. Renthe-Fink partì per Berlino nel pomeriggio del 1°; forse al suo ritorno mi sarà dato di appurare se c'è ancora margine per una politica di tira e molla che rientra nella sua mentalità e nel suo carattere o se invece verranno esercitate pressioni sul Sovrano perohè si decida a far governare il Paese da gente che abbia una maggior comprensione delle necessità del momento.

Non son pochi i danesi che ritengono che un atteggiamento più fermo da parte tedesca ai primi giorni dell'occupazione sarebbe stato facilmente accettato e avrebbe evitato il marasma attuale che agita davanti ai loro occhi quanto di ·peggio è successo in Norvegia.

672

L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 7542/1401. Wa.shington, 3 ottobre 1940 (per. -via Tokio -il giorno 21 marzo 1941).

Dallo stadio del cosidetto « emba11go morale » la politica degli Stati Uniti

nei confronti del Giappone è venuta in questi ultimi tempi divenendo più aggres

siva e, nel tentativo di colpire la efficienza belHca giapponese, provvedimenti

sono stati adottati per vietare o sottoporre al regime delle licenze l'esportazione

di alcune materie prime essenziali per la guerra.

L'azione del Governo resta tuttavia, come per il passato, influenzata da

contrastanti esigenze, cui corrispondono nell'opinione pubblica, nella stampa

e negli esponenti del pensiero politico in genere, due contrastanti tendenze sull'impostazione del problema del Pacifico e della politica americana in Estremo Oriente: l'una tende alla distensione attraverso negoziati e parziali rinunce; l'altra negativa e conservatrice, all'c: irrigidimento».

La prima corrente pone il problema nei seguenti termini:

Il c: nuovo ordine» in Estremo Oriente è l'espressione, necessariamente vaga per sua smisurata ampiezza, che il Giappone dà alle mete della sua politica imperiale. Essa comprende termini attuali, precisati e CQnfessati, e termini oscuri, di più vasta portata, che si riferiscono al futuro. La guerra d'Asia ha già silurato due fondamentali postulati della politica degli Stati Uniti in Estremo Oriente: quello della c: Porta Aperta » e quello della integrità territoriale della Cina, mentre il conflitto europeo apre al Giappone nuov,i orizzonti e nuove opportunità. Ammesso che nelle attuali condizioni della flotta non si possa con la forza ottenere la riparazione dei torti subiti e ovviare quelli che potessero seguire domani, i fautori della distensione spingono il governo a negoziare per salvare ciò che ancora è salvabile dei superstiti interessi americani in Cina e a far buon viso al cattivo giuoco della espansione nipponica anzichè lasciare che questa dilaghi a dispetto di una opposizione vana. Questa visione dei problemi del Padfico si fonderelbbe su vari elementi: la u'bicazione geografica del settore, la difficoltà, specie nell'ora presente, di ottenere una qualsiasi cooperazione da parte della Gran Bretagna e sopratutto una persistente tendenza a non riconoscere nell'Estremo Oriente una ragione di vitale interesse per la sicurezza strategica degli Stati Uniti e per il suo benessere economico. Si afferma infatti che, se dal lato strategico sembra oggi difficile pensare a:d un'azione offensiva degli Stati Uniti nell'Estremo Oriente, altrettanto eccesivo allo stato delle cose, è il temere una minaccia giapponese sulla costa del Pacifico. Il consolidamento della linea difensiva Panama-Hawaii-Alaska appare adeguato per la difesa, tanto più che alla deplorata attuale insufficienza della flotta sopperiscono quattromila cinquecento miglia di oceano separanti la California dai suoi ipotetici invasori.

Dal lato economico poi, i fautori della distensione osservano che di tutta la massa del commercio americano i traffici con l'Asia Orientale rappresentavano appena il 10 per cento nel 1939, mentre quelli interamericani costituivano il 37% e quelli con l'Europa il 33%.

Infine, dal lato politico, la tendenza del c: lasciar correre» in Estremo Oriente corrisponde per lo più alle correnti che pongono in un piano di maggiore interesse ed urgenza la politica della solidarietà panamericana intesa a difendere e a preservare l'Emisfero Orientale dal totalitarìsmo europeo. In altri termini, essi dicono, se la democrazia americana è minacciata da oltre oceano, il nemi:co numero uno non è il Giappone, ma il Nazismo. Se la flotta non è oggi in grado di fronteggiare contemporaneamente ambedue le mina•ccie, si cominci col provvedere contro quest'ultima.

La seconda corrente auspica inve,ce l'irrigidimento degli Stati Uniti sulle

sue vecchie posizioni politiche e strategiche in Estremo Oriente: essa è dunque

la corrente dell'c: intransigenza».

Se oggi i principi della « Porta aperta » e dell'integrità territoriale della

Cina sono divenuti lettera morta, di'cono i fautori della «maniera forte», ciò

dipende non solo dalla enorme vitalità espansionista del Giappone ma anche e

sopratutto -e qui è il lato interessante della tesi ~dalla politica paradossal

mente contradditoria e incongruente del Governo americano.

A prova di tale asserzione essi citano delle cilfre che, data l'autorità delle

fonti da cui provengono, si ha ragione di ritenere autentiche. Nel 1937 il Giap

pone ha ottenuto il 45,7 del suo materiale bellico dall'America, nel 1938 il 57,07,

nei primi mesi del 1939, chiusi i mercati europei in conseguenza della guerra,

la percentuale ha raggiunto la dfra singolarmente interessante del 78%. Per

quanto concerne il petroHo, i rottami di ferro .e il rame, materie ·base per la

guerra, il Giappone, prima del regime delle licenze recentemente adottato

dall'America, ne acquistava qui rispettivamente 1'85%, 1'88% e il 99% del

proprio falbbisogno. Date queste premesse essi giungono alla conclusione che

l'indifferenza politi<ca dei « businessmen » americani e la mancanza di corag.gio

del Governo sono i veri responsabili della situazione.

Questa tendenza sanzionistica è naturalmente incline a .sopravalutare l'arma

dell'embar.go, deplorando che non sia stata usata prima, ma sostenendo che

si è ancora in tempo a mobilitarla. Essa si fonda altresl sull'immagine di un

Gia,ppone stanco di _$acrifici materiali e morali, dotato di un potenziale bellico

di prim'ordine, ma diluito nello spazio enorme delle terre conquistate e messo

a dura prova dalla resistenza passiva da una Cina immensa ed eterna.

Questa corrente della « maniera forte :. è generalmente più diffusa dall'altra. L'indifferenza e sovente l'opposizione dei gruppi industriali interessati fino a ieri a vendere ai giapponesi materiale bellico (notare che l'embargo finchè è stato semplicemente «morale:. ossia «raccomandato:. dal Governo, ha prodotto una contrazione di appena il 2% delle esportazioni in Giappone di benzina per aviazione e di aeroplani) sono oggi praticamente superati poichè il programma di armamenti e di mobilitazione industriale assorbirà d'ora innanzi largamente la sua produzione di guerra.

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Se tali sono le due principali impostazioni che qui si danno al problema dell'Estremo Oriente e dei rapporti col Giappone, quale è la politica del Governo? Segue essa una delle due traccie o ne è indipendente?

Gli atteggiamenti del Dipartimento di Stato, dall'aprile scorso a oggi, non sembrano offrire materia per una risposta netta.

In linea di principio esso si è attenuto alla cosidetta teoria di Stimson del «non riconoscimento del nuovo ordine in Cina», ancorandosi ai trattati di Washington e delle Nove Potenze ai quali ripetutamente usa richiamarsi. Tale infatti è lo spirito delle dichiarazioni fatte da Cordell Hull il 14 giugno per protestare contro il bombardamento di Chungking da parte del Giappone, il 17 luglio per formulare le riserve del Governo americano all'accordo anglonipponico per l'apertura della via della Birmania e in altre occasioni ancora per commentare la formula giapponese, enunciata qualche tempo prima da Arita, di una dottrina di Monroe asiatica sotto la « leadership » di Tokio.

Questo principio dello «statu quo » è poi stato esteso con susseguenti dichiarazioni anche alle Indie Olandesi e all'Indocina, a proposito della quale Hull ha detto che qualsiasi mutamento che avesse per base la violenza e la minaccia produrrebbe il più deplorevole effetto sull'opinione pubblica degli Stati Uniti.

Con quali mezzi ha cercato il Governo di dare a tali posizioni autorità e forza sufficienti per elevarle al disopra di pure affermazioni e lamentazioni platoniche?

Come mezzi di pressione militare, il dislocamento (che dura ormai da circa un anno) della flotta sulle basi delle Hawaii. Come mezzi di pressione economica, le misure che hanno seguito la cessazione dell'accordo commerciale che qui cito in ordine di tempo:

a) la dichiarazione dell'embargo morale sugli aeroplani e la benzina di aviazione, che ha dato scarsissimi risultati per la resistenza passiva frapposta dai gruppi industriali americani;

b) l'embargo sulla benzina di aviazione (31 luglio scorso);

c) l'istituzione di un regime di Hcenze che permetta al governo di bloccare a volontà l'esportazione dei rottami di ferro e del •petrolio, esteso poi al materiale aeronautico e ad ogni mezzo ed utensile utilizzabile per l'impianto di industrie aeronautiche (14 settembre u. s.);

d) estensione dell'embargo ai rottami di ferro e di acciaio, decretato il 26 settembre scorso in seguito all'incidente franco-nipponico per la cessione di basi in Indocina e per il passaggio delle truppe giapponesi attraverso il territorio di quel Protettorato;

e) prestito alla Cina di 25 milioni di dollari per l'acquisto di materiale bellico americano annunciato anche il 26 settembre u. s.

È da notare peraltro che il Governo si è preoccupato di mascherare il carattere sanzionistico e la finalità antini,pponka delle accennate misure d'embargo sia col presentarle come nel quadro di provvedimenti d'ordine generale e sia dando loro una giustificazione apparente nelle « imprescindibili necessità della di:fesa nazionale».

Infine, tra le iniziative di carattere politico-diplomaHco intese principalmente a interferire in senso antinipponico, va registrato dapprima qualche tentativo di avvicinare la Russia, dopo la intensa campagna giornalistica e l'ondata d'indignazione cui il paese e il Governo si sono abbandonati durante la campa:gna finlandese e l'annessione degli Stati Baltici. Qualche conversazione qui intercorsa fra Cordell Hull e questo Ambasciatore Sovietico non ha dato risultati apprezzabili neppure nel campo puramente economico.

Più rilevante invece è l'interesse tutto nuovo che il Governo americano

annette ad una possibile utilizzazione di basi britanniche in Estremo Oriente

e in Australia. Mentre traspare ancora ben poco di concreto sull'esito di con

versazioni in corso giorni fa fra Hull, questo Ambasciatore di Gran Bretagna

e questo Ministro d'Australia, la stampa dà ormai per certo il raggiungimento di un accordo per Singapore e Porto Darwin. Ma, se da un lato il des~derio di dar man forte agli inglesi nell'Estremo Padfico aumenta in proporzione della pressione militare giapponese, aumenta dall'altra anche il timore che una inasprita politica di sanzioni e l'annuncio di un accordo con gli inglesi per le basi possano precipitare i tempi e affrettare il temuto attacco nipponico contro le Indie Olandesi e Singapore.

Una riprova di questa perplessità, che ha sempre caratterizzato la politica americana in Estremo Oriente e che devesi alla sproporzione fra la portata dei suoi imperativi e l'insufficienza dei mezzi con cui farli valere, è offerta dalle scarse reazioni degli ambienti responsabili al recente Trattato di Berlino. Mentre infatti non sono state estese, almeno fino a questo momento, le misure di embargo già adottate in precedenza, il Governo ha cercato di minimizzare la portata praUca del patto, giudicandolo come la consacrazione di uno stato di fatto già da tempo esistente.

Ma se l'accordo di Berlino non sembra pel momento aver allontanato il Dipartimento di Stato dalla sua tattica guardinga e temporeggiatrice, esso ha sostanzialmente mutato, per l'America, i termini della questione dell'Estremo Oriente. L'alternativa sulla quale si è fino ad ora dilbattuta la politica americana, incapace di seDbare sull'Atlantico e sul Pacifico una uguale rigidezza di atteggiamenti, viene annullata dal Patto di Berlino, che salda i due problemi in uno solo: quello della difesa dell'Emisfero Occidentale contro un unico fronte.

E gli Stati Uniti, oggi più che mai, vedono la prima linea di questa difesa nella salvezza delle Isole Britanniche e nell'efficienza della flotta inglese. Tale è la nota dominante della stampa americana di questi giorni e tale è il senso delle parole dette da Sumner Welles nel suo discorso di Cleveland il 28 settembre: intensiificare gli aiuti all'Inghilterra e metterla in condizione di «durare ». Alla luce del Patto di Berlino, i problemi dell'Estremo Oriente vengono dunque qui considerati non solo connessi, ma subordinati al problema centrale della resistenza britannica, sul quale resta inchiodata l'attenzione del Governo e del popolo americano.

(l) Non pubblicato.

673

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 317. Budapest, 4 ottobre 1940, ore 20,41 (per. giorno 5, ore 6).

Nel parlarmi situazione interna romena Csaky mi ha detto che di fronte contrastanti tendenze posizione governo nonostante apporto guardia di ferro sarebbe tuttora incertissima. Ritiene che Governo stesso non soltanto faccia assegnamento ma tenti accelerare previsto invio truppe germaniche cui presenza contr1buirebbe :garantire Romania. Tratterebbesi forze circa una divisione che presidierebbe probabilmente zona petrolifera Ploesti.

Csaky ritiene che recente incidente Ministro britannico Bucarest e voci

allarmistiche diffusesi possibili ritorsioni inglesi possano anche preludere richie

sta romena pronto invio di truppe germaniche.

Della cosa ho avuto peraltro conferma da mio collega germanico che mi

ha detto ·Che invio Missione di istruzione militare e reparti modello esercito ger

manico in Romania era stato considerato anche prima Arbitrato Vienna, e ·che

tale invio sarebbe poi stato previsto in proporzione maggiore, per quanto

meno di una divisione, anche per .garanzia interessi tedeschi Ploesti.

674

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 235. Helsinki, 4 ottobre 1940, ore 21,32 (per. giorno 5, ore 2,45).

Mio telegramma n. 216 (1).

Questione demilitarizzazione delle isole Aland è stata finalmente risolta

e progetto nuova Convenzione russo--finlandese sarà approvato entro breve tempo

da questa Commissione parlamentare per Affari Esteri.

Anche in questa occasione onesti tentativi finlandesi di tergiversare sono stati sopraffatti da energico intervento di Molotov presso il Ministro di Finlandia a Mosca.

Mi risulta da fonte sicura che giorni fa Molotov rimproverava bruscamente Paasikivi per « lentezze ostruzionistiche » Governo di Helsingfors rinfacciandogli che «mentre qualunque questione russo-tedesca veniva appianata da Berlino con estrema arrendevolezza e sollecitudine era inammissibile che piccola Finlandia si permettesse un atteggiamento dilatorio. Anche su questione procedurale Molotov ha ta,gliato corto pretendendo estrema rapidità e bocciando proposta Finlandia di attendere ratifica Trattato di commercio e navigazione con l'argomento «che come per trattato di pace russo~finlandese era inutile attendere le ratifiche ».

Così Governo finlandese deve adattarsi ingoiare nuova ·convenzione senza indugio, anche perché Berlino -cautamente sondata in argomento -se la sarebbe cavata con abile sotterfugio adducendo che « poichè trattavasi di una questione di demilitarizzazione la cosa non interessava la politica tedesca ».

Invio per corriere di Gabinetto testo progettato accordo e i commenti su sue ripercussioni giuridiche sulla Convenzione 1921.

(l) Vedi D. 599.

675

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 29·6. Budapest, 4 ottobre 1940 (per. giorno 6).

Mio telegramma n. 315 (1).

Ho trovato stamane Csaky indignato persistente campagna romena atrocità

magiare.

Mi ha rimesso copia promemoria romeno inoltratomi anche da questo Mi

nistro di Romania e •che trasmetto per corriere, contenente nuova lista atrocità

magiare, Csaky le smentisce risolutamente tutte in !blocco.

Mi ha parlato lfalsilficazioni romene anche di documenti fotografici, e si

è riservato controbattere ·campagna, dichiarandosi :dolente da parte ungherese

non siasi finora sufficientemente ,provveduto al riguardo, nella convinzione

asserzioni romene manirfestamente artefatte non avrebbero trovato credito.

Nel riaffermarmi enel"gicamente nota versione unghere avvenimenti, mi

ha altresi smentito già riierita voce presunto ,sfratto colonisti romeni Nagyva

rad, donde invece circa ventina quegli elementi specialmente ·compromessi

sarebbero fuggiti in Romania; e mi ha .confermato segnalato esodo oltre trenta

mila minodtari magiari r.espinti dalla Romania nelle regioni transilvane an

nesse Ungheria. Frattanto da parte romena non si autorizzerebbero tuttora

consoli ungheresi Brasso e Arad, nonostante nei riguardi Consoli romeni Ko

lozavar e Nagyvarad :questo Governo abbia già accordato exequatur, .che per

durando situazione riserverebbesi ritirare. Infine anche trattative delegazioni

ungherese romena Budapest segnerebbero rallentamento rivelandosi gravi dif

ficoltà romene specie problemi delimitazione frontiera e cessione materiale

rotabile.

Csaky ritiene che da parte romena si voglia tentare con campagna in corso protrarre turbamento •situazione per esel"citare indiretta pressione su minoranze ungheresi in modo da avviare esodo importanti frazioni minoranze medesime, e ponendo nel tempo stesso in ·cattiva luce Ungheria presso potenze Asse predisporre poss~bilità pressione su di essa ai fini sistemazioni minoritarie vantaggiose interessi minoranze romene, che nelle regioni transilvane annesse presenterebbero complesso economico molto imeriore a quello degli interessi minoranze ungheresi in Romania. Pertanto Csaky, ai fini pronta cessazione campagna romena e pur dandosi conto, a quanto mi ha detto, che misura non mancherebbe essere interpretata in Romania come indice riconoscimento colpevolezza ungherese, mi ha pregato proporre regio Governo invio questi addetti militari ed eventualmente altri ufficiali italiani germanici compiere inchiesta sui luoghi, provvedendosi qui ogni facilità e mettendosi a disposizione treno speciale.

46 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. V.

Stessa proposta riservasi fare questo Ministro di Germania, al quale ho avuto frattanto occasione di parlare confidenzialmente della cosa, e che mi è parso favorevole ad essa.

Grato a Vostra Eccellenza istruzioni del caso.

(l) Non pubblicato.

676

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO PER CORRIERE 159. Bucarest, 4 ottobre 1940 (per. giorno 8).

Con l'arrivo di importanti unità germaniche di «istruzione » che mi si

assicura essere imminente, viene ad essere rapidamente ed integralmente com

pletata l'opera di affermazione dell'egemonia 1germanica in questo Paese.

Passando dalla fase della penetrazione economica, attraverso quella della

influenza politica, che, iniziata -come questa Legazione è venuta a mano a

mano segnalando -nella primavera dello scorso anno, si è venuta soprattutto

affermando dopo le vittorie militari Belgio e in Francia, tale azione è ormai

entrata nella fase della dipendenza militare, che la presenza delle unità ger

maniche varrà pértanto a meglio affermare e convalidare.

Se tale situazione di 'Cose non è forse oggi ancora ben chiara alla pub

blica opinione della Romania che 'del resto sta subendo nei quadri della classe

dirigente radicali mutamenti, le persone più chiaroveggenti e meglio informate

non se la dissimulano certamente e ne riconoscono in generale la necessità

e anche l'opportunità augurandosi anzi che anche l'azione e la collaborazione

dell'Italia possano assumere nei vari campi maggiore portata e profondità.

Non dissimile mi è del resto sembrato il pensiero del 'gen. Antonescu e di

taluno dei suoi più intimi ,collaboratori i quali pertanto se non mi sembrano

oggi in grado di prendere per parte loro iniziative indipendenti almeno di prin

cipale importanza, si dichiarano quanto meno vivamente desiderosi di una mag

giore partecipazione italiana accanto e d'accordo con la Germania nell'opera di

collaborazione delle potenze dell'Asse, come già avviene nel campo politico e

in quello culturale, anche in quello economico come pure in quello più stretta

mente militare.

Mi richiamo, a tale proposito, a quanto ho fatto presente con mio tele

gramma per corriere n. 0156 del 1° corrente mese (1).

(l) Vedi D. 659. Il presente documento è vistato da Mussolini.

677

COLLOQUIO TRA IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, ED IL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER (l)

(Pubbl. G. CIANO, L'Europa verso La catastrofe, cit., pp. 594-599)

VERBALE. Brennero, 4 ottobre 1940.

Il Fiihrer prende la parola e comincia con l'esporre i preparativi da lui compiuti per portare l'attacco contro le Isole britanniche. Da molte ,settimane tutti i preparativi per lo sbarco sono stati ultimati. Questi preparativi hanno richiesto molto più tempo perchè si sono estesi dalle coste nord della Norvegia sino ai porti francesi verso la frontiera iberica. Bisogna inoltre tener presente che tutte le vie di comunicazione con la Francia erano interrotte e che i porti erano ingombri di piroscafi affondati ad opera degli stessi tedeschi. Ai primi di settembre i meteorologi aveva annunziato che si avrebbe avuto un periodo di buon tempo, ed in base a tali previsioni era stato previsto l'attacco aereo su grandissima scala che avrebbe dovuto precedere lo sbarco, poichè condizione indispensabile per permettere alle truppe germaniche la traversata era quella di conseguire un assoluto predominio nell'aria. Il periodo di buon tempo previsto non è mai venuto. Ciò nonostante l'azione aerea contro la Gran Bretagna è stata portata avanti con ogni energia e si può dire che non passino nè giorni nè notti senza che Londra ed altri ,centri inglesi importanti non siano sottoposti ad un massacrante bombardamento. Pure non facendo un assegnamento definitivo dal punto di vista militare su qùesti bombardamenti, anche perchè spesso sono compiuti di notte ed al di sopra delle nubi senza possibilità quindi di individuarne gli obiettivi, il Fiihrer ritiene che il popolo britannico non possa indefinitamente sopportare il martellamento dell'aeronautica tedesca. C'è da domandarsi quali siano le ragioni che inducono l'Inghilterra a protrarre una cosi costosa resistenza. A parere del Fiihrer sono due: la ,speranza dell'intervento americano e la speranza dell'aiuto russo. Ambo le speranze sono destinate a provare la loro fallacia. Per quanto concerne l'America non è da ritenere 'Che l'intervento sia probabile, anche in considerazione del recente Patto tripartito di Berlino che ha rafforzato le correnti isolazioniste. Per quanto concerne la Russia, bisogna tener presente che a Mosca si erano fatti dei calcoli circa l'andamento della guerra attuale del tutto

diversi da quella <Che poi è stata la realtà delle cose. È fuori dubbio che a Mosca si è sospettosi circa la situazione europea, comunque il Fiihrer non ritiene che Stalin possa prendere iniziative di sorta anche e sopratutto perchè la Germania ha già portato sulle frontiere orientali forze tali da togliere ogni velleità al bolscevismo. Il Fiihrer dice che le forze tedesche disponibili ammontano a 180 divisioni più 24 divisioni corazzate assolutamente pronte.

Pertanto per quanto concerne l'Inghilterra, pur evitando di dare indica

zioni precise, il Fiihrer afferma che continuerà senza .posa la lotta aerea nella

attesa di portar·e un colpo decisivo.

Ed è in questo stato di cose che si presenta la questione dell'intervento spagnolo. Hitler riassume brevemente l'andamento dei suoi negoziati con Serrano Suiier e parla del protocollo proposto dagli spagnoli, in base al quale la Germania si doveva impegnare a larghi rifornimenti alla Spagna contro la promessa di un intervento spagnolo non appena ultimati i preparativi militari. Ma non solo rifornimenti erano stati richiesti, bensl anche la cess.ione alla Spagna di Gibilterra e del Marocco francese da Orano compresa a Capo Blanc. A questo punto il Fiihrer fa la premessa che la Germania rivendica un tratto della costa marocchina come punto di appog:gio per il proprio tra·ffico. Ciò potrebbe essere Casablanca o .Agadir. Dato che il Reich avrà nuovamente le proprie Colonie e costituirà un Impero nell'Africa Occidentale, ha bisogno di possedere una base intermedia. Ma a parte dò Hitler teme che un impegno di ·cessioni territoriali di tale natura alla Spagna possa determinare due reazioni: in primo luogo un'occupazione inglese delle bas.i spagnole delle Canarie ed in secondo luogo l'adesione dell'Impero francese del Nord-Mrica al movimento di de Gaulle. Ciò sarebbe grave ed impegnerebbe l'Asse ad estendere i propri fronti di operazioni.

In questi ultimi tempi da parte francese si sono compiuti ,gesti di netta ostilità all'Inghilterra e per il tramite del gen. Huntzinger si è fatto conoscere che la Francia sarebbe disposta a fare di più qualora ·conoscesse con precisione quali sono i suoi destini. Per quanto ciò possa apparire !fantastico, Hitler non esclude la possibilità di avere le forze francesi al nostro fianco in una coalizione continentale contro la Gran Bretagna. Naturalmente non !bisogna dimenticare che la Francia è la nemica naturale dell'Asse e che i suoi uomini politici vengono og:gi processati non per il fatto di averci dichiarato la guerra bensl per il fatto di non avere preparato sufficientemente la Francia a ·Combattere ·contro la Germania e l'Italia. La Francia non dovrà quindi mai più avere in Europa un ruolo di primaria :grandezza e dovrà cedere alla Germania e alla Italia quanto a queste Potenze compete. Hitler non farà mai la pace con la Francia se queste condizioni non saranno state adempiute. Ma per quanto concerne la Spagna non ritiene conveniente assumere impegni quali richiesti dal Governo spagnolo nei confronti del Marocco, mentre è d'accordo per la cessione di Gibilterra.

A conclusione del suo dire il Fiihrer afferma che ormai la guerra si può considerare vinta e che da parte delle Potenze dell'Asse si deve evitare qualsiasi gesto che possa non essere di assoluta utilità nella lotta che adesso viene da noi condotta in ottima posizione.

Il Duce risponde al Fiihrer che a suo avviso l'azione aerea contro l'Inghilterra ha già portato dei profondi effetti e che difficilmente il popolo inglese potrà sopportare per tempo indefinito quanto sta avvenendo. La crisi che si è prodotta .in questi giorni nel Governo inglese, pur non avendo un valore assoluto e definitivo, sta a indicare che qualche cosa non va nella •compagine politica britannica e si può dire ·che con l'uscita dal Governo di Chamberlain sia caduto il prtmo pilone dell'edificio. Anche Egli ritiene che gli inglesi fondino le loro speranze sull'aiuto della Russia e dell'America, ma non pensa che da parte di questi Paesi si possa corrispondere alle illusioni britanniche. L'America ha già praticamente fatto quanto è in suo potere di fare. Per quanto concerne la Russia anch'egli ritiene che i governanti di Mosca non oseranno mai compiere ,gesti che possano portare ad un conflitto con l'Asse.

In questi giorni è stato a Roma Serrano Sufier ed ha ripetuto al Duce quanto 1già aveva detto ad Hitler cir·ca l'intervento spagnolo. È fuori dubbio che l'intervento della Spagna può essere utile all'Asse, ma bisogna anche tener presente il lato negativo della questione. In primo luogo non è da dimenticare che la situazione interna della Spagna non è buona, anzi in certe regioni è cattiva poichè, a detta degli stessi spagnoli, le popolazioni sono tuttora rosse. Anche la questione dei rifornimenti e aiuti da dare alla Spagna, appare molto preoccupante, tanto più •che gli spagnoli stessi non sono in grado di far conoscere con precisione assoluta di che ·cosa e di quanto essi abbisognano. Anche per quanto riguarda la questione territoriale, il Duce è d'accordo col Fiihrer sul pericolo che presenterebbe l'assumere oggi un impegno con la Spagna per la cessione del Marocco francese. D'altra parte •bisogna far qualche cosa .per impedire che le correnti anglofile e democratiche spagnole si rafforzino attraverso un rifiuto da parte dell'Asse di avere la Spagna nella propria orbita: pertanto il Duce è d'avviso di dire a Serrano Sufier che noi siamo d'a·ccordo con la Spagna per tutte le rivendicazioni nei confronti dell'Inghilterra ed in massima anche per una modifica territoriale per il Marocco, salvo definire ciò con precisione al momento della pace. Oltre a ciò si potrà dire agli spagnoli che l'Italia e la Germania sono disposte ad aiutarne nei limiti del possibile la preparazione militare mediante aiuti e rifornimenti, ed anche per quanto concerne l'eventuale incontro con Franco far •conoscere che la proposta è accettata in massima, salvo fissare in prosieguo di tempo il luogo ed il momento.

Il Fiihrer si dichiara d'accordo con tali proposte del Duce.

Il Duce parla quindi dell'eventuale accordo con la Francia e dice che per quanto concerne l'Italia Egli conferma le note richieste territoriali e cioè: Nizza, Corsica, Tunisia e Gibuti. Di queste, soltanto Nizza e Corsica riguardano il territorio metropolitano. Si tratta di soli ottomila chilometri quadrati ed il Duce è favorevole a concedere alle popolazioni di tali zone il diritto di opzione per la nazionalità francese.

Il Fiihrer dice che è perfettamente d'accordo sulle richieste italiane e ripete che non farà mai la pace con la Francia se l'Italia non sarà soddisfatta in queste sue domande. Una volta ottenuto quanto sopra, il Duce afferma che l'Italia non ha più nessuna ragione di contrasto con la Francia. Ritiene che l'avvicinamento migliore si potrebbe raggiungere facendo una pace separata col Governo francese, pace separata che naturalmente lasci alla Germania il diritto di valersi dei porti francesi come basi contro l'Inghilterra per tutta la successiva durata della guerra. Il Fiihrer concorda con quanto ha detto il Duce e dice che vorrebbe su questo argomento intrattenersi, in prosieguo di tempo, con i francesi e possibilmente con l'Ambasciatore François-Poncet.

Il Duce espone quindi il suo piano di guerra per quanto concerne l'Egitto. Dice che tra breve si passerà alla seconda fase dell'offensiva che dovrà portare le nostre truppe a Marsa Matruh ed espone l'importanza strategica di tale obiettivo. Infine avrà luogo la terza fase dell'offensiva che ci dovrà condurre sul delta del Nilo ed alla occupazione di Alessandria.

Il Fiihrer, facendo presente che gli italiani partecipano con forze aeree alla lotta contro le Isole britanniche, offre al Duce il contributo di sue forze specializzate per l'attacco contro !'·Egitto. Il Duce risponde ringraziando e dicendo che non ha bisogno di alcun aiuto per la seconda fase dell'offensiva, mentre si riserva di far conoscere al Fiihrer quanto potrebbe essergli utile per la terza fase. Fin d'ora però può dire che le sole cose che potrebbero ocoorrere sono .gli autocarri, una aliquota di carri pesanti e alcune formazioni di

Stukas.

Il Fiihrer si dichiara pronto a fornire tali mezzi quando Egli gli farà conoscere essere giunto il momento opportuno.

Alla fine del colloquio, il Maresciallo Keitel indica, sulla base di carte geografiche, la situazione militare e politica dell'Impero coloniale francese in relazione a quanto sopra è stato esposto.

Il colloquio ha avuto la durata di tre ore (1).

(l) Erano anche presenti il ministro degli esteri del Reich, von Ribbentrop, ed il Conte Ciano che redasse il verbale.

678

L'AMBASCIATORE A SANTIAGO, BOSCARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 156. Santiago, 5 ottobre 1940, ore 12,50 (per. ore 18).

Telegramma di V. E. n. 74 (2). Fatto comunicazione questo Ministro degli Affari Esteri che ringrazia. Su argomenti credo però opportuno sottomettere quanto segue:

l) mio opinione, ·che sarebbe molto utile, sia per nostro prestigio in tutta l'America Latina, e sia per controbattere politica panamericana di Washington, che conciliazione avvenisse sotto nostri auspici, è confermata da due recenti sintomi:

a) giornali notoriamente venduti a propaganda inglese hanno recentemente pubblicato un telegramma dato da Londra, ma fabbricato qui, secondo quale Italia « ormai asservita al germanesimo » non poteva intervenire nella questione e che Spagna diventata «prima » potenza latina avrebbe cercato riannodare relazioni direttamente o per altre vie;

b) mi risulta per via indiretta ma sicura che questo Ambasciatore degli S.U.A. Bowers, che fu lungamente in Spagna durante guerra civile, ha recentemente avvicinato noto ex ambasciatore rosso Soriano ed ha avuto vari

contatti con lui e con altri propagandisti rossi nei quali si sarebbe parlato dell'argomento;

2) se noi ci limitiamo a fiancheggiare azione Brasile o di qualsiasi altra potenza nostra azione sarà fatta passare in seconda linea. Brasile d'altra parte ha fatto •finora sondare « di sua iniziativa ) ma da quanto credo poter desumere dalle comunicazioni della nostra Ambasciata Madrid, Governo spagnolo non avrebbe dato nessuna positiva risposta ad essi. È solo grazie ad informazioni da noi fornite ed a passi fatti in nome e con autorità di V. E. che Governo di Franco è venuto nella determinazione di riesaminare questione;

3) per le precedenti •considerazioni permettomi sottoporre V. E. seguente suggestione: ripresa relazioni dovrebbe farsi sotto auspici Italia e Brasile che rispettivamente rappresentano interessi spagnoli in ... (l) e viceversa. Beigbeder dovrebbe pertanto comunicare uffi.cialmente a nostro Ambasciatore ed a Ambasciata del Brasile che a «richiesta dell'Italia», grande potenza latina amica della Spagna ed il Cile, il Governo spagnolo 'sarebbe venuto nella determinazione di riesaminare la questione dei suoi rapporti diplomatici col Cile e che a tale scopo ·chiedeva ai due Governi italiano e brasiliano entrambi indirettamente interessati nella faccenda, di incaricare i rispettivi ambasciatori a Santiago di formulare d'accordo delle proposte che potessero incontrare approvazione spagnolo e cileno.

Questo Ministro degli Affari Esteri al quale ho esposto mio progetto come mia idea assolutamente personale sarebbe favorevole ad esse con le due riserve di:

l) non apparire ·che il passo sia fatto a sua richiesta; 2) di non urtare suscettibilità del Brasile. A me sembra che con la formula da me suggerita le due difficoltà sarebbero eliminate.

Qualora V. E. approvasse in massima e Madrid accettasse, si potrebbe cercare .subito una formula transazionale onesta ed accettabile dalle due parti ed eventualmente dare puil)blicità a tutto il 1·2 corr. anniversario scoperta dell'America.

Si potrebbe così abilmente sfruttare il fatto come eccellente mezzo di propaganda latina.

(l) -Per il verbale tedesco del colloquio, vedi Documents on German Foreign Policy 19181945, Series D, vol. XI, D. 149. (2) -Vedi D. 668.
679

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 1673. Berlino, 5 ottobre 1940, ore 16,30.

Questo Ministero Affari Esteri mi comunica che secondo telegramma da Helsinki in data 4 corrente Molotov ha comunicato Ministro Finlandia essere venuto a conoscenza accordo segreto concluso fra Finlandia e Svezia contro

la Russia. Finlandia insistito assicurare notizia completamente infondata ma Molotov è rimasto fermo sua convinzione. Governo finlandese ha informato Governo svedese proponendo passo comune presso Molotov per smentire ufficialmente esistenza accordo segreto. Si fa qui rilevare importanza che la Russia usa attribuire a comunicazioni del genere ma si ritiene nel momento attuale non sia intenzione del Governo sovietico prendere iniziativa misure militari verso la Finlandia.

(l) Nota dell"Ufficio Cifra: • Manca •·

680

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI

T. 284/449 R. Roma, 5 ottobre 1940, ore 24.

Senza farne oggetto di una vera e propria comunicazione ufficiale cogliete una opportuna occasione per far conoscere a codesto Governo che un eventuale viaggio del Generale Antonescu e del Ministro Sturdza a Roma verso la fine del corrente mese sarebbe a noi gradito e che riceverebbe accoglienze molto amichevoli.

Telegrafate (1).

681

IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 108·6/398. Helsinki, 5 ottobre 1940 (per. giorno 13).

Riferimento a mio telegramma n. 2315 (2). Trasmetto, qui unita, una copia del progetto di accordo finno-russo per la demilitarizzazione delle isole Aland, e ciò sebbene rilevi dal telespresso di

V. E. n. 11/24520/c del 27 settembre u. s. (3) giuntomi col corriere odierno, che tale progetto sia già stato portato a conoscenza di codesto Ministero dalla

R. Ambasciata in Berlino.

Ma come V. E. rileverà una differenza esiste fra l'esemplare proveniente dal Ministero tedesco e quello qui unito; differenza che consiste nella soppressione di un articolo, il terzo del progetto iniziale, che non è riprodotto nel progetto sottoposto all'approvazione del governo finlandese.

Sembra infatti che i negoziatori finlandesi abbiano ottenuto di poter sottrarsi almeno formalmente all'impegno di consultazione con l'Unione Sovietica previsto appunto dall'articolo III, e pertanto la dichiarazione che l'accordo in via di conclusione non tocca i diritti e gli impe,gni derivanti alla Finlandia

dalla convenzione del 20 ottobre 1921, non è più compresa nel testo del trattato ma viene inclusa solamente nella parte esplicativa dell'atto col quale il Primo Ministro finlandese sottopone al parlamento l'approvazione dell'accordo in parola.

Secondo quanto mi è stato assicurato a questo Ministero Affari Esteri l'accordo approvato dalla Commissione Parlamentare per gli affari esteri sarà certamente avallato dalla Camera nei primi giorni della settimana entrante, forse martedì otto, ed in pari tempo saranno spediti al Ministro di Finlandia a Mosca Paasikivi i pieni poteri per la firma dell'atto, che potrà quindi avvenire con tutta sollecitudine, secondo i desideri del Kremlino.

L'accelerazione dei tempi, imposta, come riferii, dalle esigenze di Molotov, non ha ancora consentito qui -secondo quanto mi è stato assicurato -lo studio di una linea di condotta quanto alle comunicazioni che in seguito al nuovo accordo la Finlandia dovrà fare alle Potenze -firmatarie della convenzione del 1921; ma a ciò si provvederà quanto prima, e mi riservo riferire a V.E.

(l) -Vedi D. 701. (2) -Vedi D. 674. (3) -Non pubblicato: contiene la ritrasmissione del telespresso n. 9844/2503 del 18 settembre 1940 con il quale l'Ambasciata dt Berlino inviava il testo preannunziato con il suo telegramma n. 1551, per il quale vedi D. 605. ·
682

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 658. Bucarest, 6 ottobre 1940, ore 2 (per ore 13,30).

Questo Ministro degli Affari Esteri mi ha convocato stamane per mettermi al corrente delle istruzioni da lui già date ai Ministri di Romania a Roma e a Berlino relative alla situazione determinatasi nei territori ceduti all'Ungheria.

Sturdza ha cominciato col dire che non soltanto sono continuati in tali territori gravissimi atti di violenza ma che si sta anche svolgendo sistematica azione per espellere da territori stessi esponenti intellettuali romeni.

Data tale situazione, Governo romeno ha dato istruzioni a delegato romeno a Budapest di proporre costituzione di Commissione mista romena ungherese incaricata di sovrintendere sia dentro Transilvania ungherese che in quella romena alla corretta esecuzione delle clausole dell'arbitrato di Vienna in tale materia.

Qualora Governo ungherese non intenda accogliere tale prop.osta, Governo romeno, sebbene desideroso astenersi da rappresaglie, procederà ad internamento di minoritari ungheresi in campi di concentramento.

Sturdza ha aggiunto di aver dato istruzioni ai suoi rappresentanti a Roma e a Berlino di portare quanto precede a conoscenza di V. E. e del Ministro degli Affari Esteri del Reich con viva preghiera di voler dare appoggio alla richiesta romena diretta· a ottenere applicazione clausole arbitrato di Vienna.

Avendo io fatto considerare a Sturdza gravità della alternativa da lui prospettata a governo ungherese e su sue possibili ripercussioni, Ministro degli Affari Esteri ha insistito su gravità ed intollerabilità della situazione, affer

mando che essa non può ormai comunque divenire peggiore per romeni passati sotto dominio ungherese. Ministro degli Affari Esteri ha infine smentito violenze romene contro ungheresi.

Quanto ai militari magiari che sarebbero stati licenziati da talune fabbriche e invitati lasciare Romania, Sturdza mi ha detto che trattasi di pertinenti ai territori ceduti all'Ungheria i quali si trovano temporaneamente per ragioni di lavoro in Romania e soprattutto a Bucarest, e che, essendo ipso jure divenuti cittadini ungheresi si trovano in condizioni completamente diverse dei minoritar.i romeni della Transilvania ungherese e di quelli ungheresi della Transilvania romena, per cui verrà proceduto al loro rimpatrio, ma soltanto gradualmente e con misura.

683

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 622. Tokio, 6 ottobre 1940, ore 10,50 (per. ore 14,16).

Con questo mio collega di Germania avremmo convenuto opportunità, ed agli effetti estero ed a quello interno giapponese, che Patto Tripartito manifesti quanto prima possibile inizio sua pratica applicazione annunziando costituzione commissione contemplate articolo 4. Allo scopo guadagnare tempo commissioni potrebbero intanto essere formate localmente: quella politica dai due Ambasciatori dell'Asse sotto la presidenza di questo Ministero degli Affari Esteri; quella militare dagli Addetti militari, navali e aeronautici delle due Ambasciate e da rappresentante esercito e marina Giapponese; quella economica dagli Addetti Commerciali con la presidenza di una alta personalità di questo istituto economico finanziario. Altrettanto potrebbe forse essere fatto almeno per il momento a Roma e Berlino, salvo in caso di maggiore emergenza

o di servizio decisione ad inviare nelle capitali suddette rappresentanti straordinari con particolare competenza e poteri.

Ambasciatore di Germania ha telegrafato a Berlino in proposito (l) Matsuoka sta prendendo accordi, naturalmente non del tutto cfacili date le note suscetUbilità ed i particolarismi dell'esercito e della marina giapponese, coi colleghi militari. Mi urgerebbe ciostante conoscere vostro pensiero in proposito ed eventualmente se sono autorizzato concordare qui questione nelle linee sopra esposte (2).

(l) Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. XI, D. 153.

(2) Vedi D. 705.

684

L'AMBASCIATORE PRESSO LA SANTA SEDE, ATTOLICO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 102. Roma, 7 ottobre 1940 (per. giorno 8).

Come si è potuto rilevare anche da un commento apparso sull'Osservatore Romano il Vaticano si è fortemente risentito che Serrano Sufier non abbia richiesto di far visita al Papa.

La manifestazione pubblica di questo risentimento si è avuta oggi, in occasione del battesimo del figlio dell'Ambasciatore spagnolo presso la Santa Sede che doveva essere impartito personalmente dal Cardinale Maglione. Nonostante che l'intervento del Cardinale Maglione fosse stato annunziato anche negli inviti a stampa, il Cardinale Segretario di Stato, immediatamente dopo la partenza da Roma del Ministro spagnolo, ha fatto sapere che non avrebbe presenziato alla cerimonia di oggi.

Negli ambienti di qu.esta Ambasciata di Spagna presso la Santa Sede si afferma che Serrano Sufier, venuto in Italia per una determinata missione, non aveva motivo di recarsi a far visita al Pontefice con il quale avrebbe necessariamente dovuto parlare del concordato, argomento sul quale non aveva istruzioni nè mandato a discutere.

Cionondimeno la risposta del Vaticano, pubblica e chiaramente di carattere politico è dura e non mancherà di avere ripercussioni. Mi viene detto che la stampa spagnola parla già della cosa, che, come è naturale, ha avuto larga eco negli ambienti vaticani e diplomatici.

685

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 114. Madrid, 7 ottobre 1940 (per. giorno 9).

Il Ministro per gli Affari Esteri Beigbeder, mi ha detto stamane che questo Ambasciatore d'Inghilterra, sir Samuel Hoare, si mostra, dopo la firma dell'accordo tripartito di Berlino e il convegno del Brennero, più che mai depresso e sfiduciato. Sir Samuel Hoare non nasconde quasi più che il suo paese si trova in una situazione senza via di uscUa e deplora apertamente che non si sia seguito il consiglio che più volte egli ha dato di addivenire a una pace di compromesso.

Sir Samuel Hoare ha inoltre confidato a Beigbeder che l'unica speranza dell'Inghilterra consiste oramai nella rielezione di Roosevelt, il solo che potrebbe fare intervenire l'America nell'attuale conflitto. Per il momento, i gravissimi danni causati dai bombardamenti alle .fabbriche inglesi di aeroplani e di armi, possono essere ancora livellati dalla sovraproduzione americana e dagli invii in Inghilterra di munizioni, armi, aeroplani che gli Stati Uniti possono tuttavia quasi giornalmente effettuare.

686

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 116. Berlino, 7 ottobre 1940 (per. giorno 10).

Questo R. Addetto Militare mi comunica in pari data quanto segue:

« Mi risulta che in seguito agli accordi del Brennero è stato ordinato dal Comando delle forze armate tedesche l'approntamento di un reggimento carri armati e relativi servizi da inviare in Cirenaica.

L'approntamento richiederà circa due settimane. Altre tre settimane sono previste per il trasporto fino alle località d'imbarco. Seguirà l'approntamento di un secondo reggimento per il caso si rendesse necessario».

687

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 221. Belgrado, 7 ottobre 1940 (per. giorno 10).

Mio telespresso n. 1246 in data 2 agosto u. s. (1).

In una recente ·conversazione Ministro Aggiunto Smilianié è tornato ancora una volta su preoccupazioni questo Governo a causa continuo aumento nostre forze in Albania lasciandosi sfuggire precisazione che secondo notizie in ,suo possesso nel mese scorso sarebbero sbarcati non meno di altri 30.000 uomini.

Mi risulta d'altra parte che stesse preoccupazioni sono state espresse da

questo Ministro Affari Esteri a Ministro Stati Uniti, precisando che recentemente

nostre forze in Albania sono state aumenta-te di almeno due Divisioni (2).

688

IL VICE DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI D'EUROPA, E DEL MEDITERRANEO, GUARNASCHELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTo s. N. Roma, 7 ottobre 1940.

In un colloquio con l'Eccellenza Anfuso presente il sottoscritto, il Consigliere di questa Ambasciata di Germania, Principe di Bismarck ha fatto conoscere, riferendosi alla sua comunicazione del 2 corrente (vedasi appunto del 2

corrente) (1), che al Ministero degli Affari Esteri tedesco si penserebbe di integrare la dichiarazione radio per il mondo arabo inserendovi che le Potenze dell'Asse sono favorevoli ad una Unione Federale dei Paesi arabi. Il Ministero degli Affari Esteri tedesco vorrebbe sapere se da parte italiana vi sono obiezioni.

È stato detto al Principe di Bismarck che sembrava intempestivo assumere un atteggiamento favorevole nei riguardi della eventuale federazione degli Stati arabi; e che sarebbe stato preferibile non inserire tale concetto nella dichiarazione suaccennata.

Il Consigliere tedesco non ha insistito, e farà conoscere il parere italiano al suo Governo.

Il Principe di Bismarck ha anche informato che detta dichiarazione sarà comunicata verbalmente al Segretario del Mufti, e sarà poi diramata dalla radio araba di Berlino.

Dovendo il Segretario del Mufti venire a Roma, si è allora chiesto al Principe di Bismarck di voler comunicare al Ministero degli Esteri il testo esatto della dichiarazione in parola.

Il Consigliere tedesco ha promesso che lo farà quanto prima (2).

(l) -Non rintracciato. (2) -Vedi D. 765.
689

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO

T. 30680/485 P. R. Roma, 8 ottobre 1940, ore 2.

Mio 474 (3). Il R. Ambasciatore a Santiago ha telegrafato in data del 5 corrente quanto segue: « (Riprodurre il telegramma della R. Ambasciata a Santiago n. 156 del 5 corrente)» (4).

Potrete riparlare costi nel senso suggerito dal R. Ambasciatore a Santiago. Ma tenete presente che non vogliamo in nessun caso aver l'aria di imporre una mediazione che non ci è stata in sostanza esplicitamente richiesta nè dalla Spagna nè dal Cile.

È comunque, come già Vi telegrafai (5), evidente che una eventuale ripresa delle relazioni ispano-cilene che avvenisse per il nostro tramite, giovere1bbe indubbiamente a noi e alla Spagna.

(l) -Vedi D. 664. (2) -Su questo colloquio vedi anche Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. XI. D. 160. (3) -Non pubblicato: ritrasmetteva a Madrid il T. 149 da Santiago (vedi D. 651) e le istruzioni impartite a Boscarelli con T. 28.3!74 R. (vedi D. 668). (4) -Pubblicato al n. 678. (5) -Vedi D. 630, nota l di p. 610.
690

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 628. Tokio, 8 ottobre 1940, ore 8,50 (per. giorno 9, ore 055).

Richiamo attenzione discorso pronunciato ieri da Matsuoka al gran rapporto governatori provinciali, del quale è stata data notizia telegramma Stefani speciale. Discorso è abile e importante come impostazione generale politica estera del Giappone nel quadro del Patto Tr1partito. Punti principali degni di rilievo sono:

l) Conflitto cino-giapponese è da considerarsi come cozzo fatale fra conservatorismo terze potenze, che hanno fatto di Chiang Kai-shek il campione dei loro interessi egoistici, e il programma di libera cooperazione nella zona est asiatica che il Giappone intende realizzare. Patto Tripartito è quindi logica conseguenza questa situazione.

2) Interessi che terze potenze credono poter difendere in Cina, incoraggiando resistenza Chiang Kai-shek sono, col prolungarsi del conflitto cino-giapponese, messi in pericolo. Loro salvaguardia sarebbe di trovare invece una rapida liquidazione del conflitto dato che Giappone non intende monopolizzare benefici della grande zona Asia Orientale, ma è pronto rispettare legittimi interessi altre potenze.

3) Se Chiang Kai-shek realizzasse i veri scopi e la portata del Patto Tripartito dovrebbe realizzare anche convenienza di aderire a tale alleanza e di cooperazione col Giappone nel suo programma est-asiatico.

4) Comunque possano essere state poco soddisfacenti le passate relazioni fra Russia e Giappone sembra ,giunto il momento che i due Paesi entrino in stretta cooperazione per avvenute esigenze. Nulla potrebbe far più piacere al resto del mondo che un conflitto russo-giapponese.

Comunicato Roma e Shanghai.

691

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, ZAMBONI

T. 30694/1171 P. R. Roma, 8 ottobre 1940, ore 9.

Vostro 1589 (1).

Clodius ha avuto conversazione telefonica con Giannini nella quale gli ha

sollecitato risposta per revisione sistema controllo Francia. Riassumo nostro

punto di vista :

l) Governo francese ha preso iniziativa per chieder che sia soppressa

linea demarcazione territorio occupato. Richiesta comporta modifica clausola

armistizio Germania e è evidente che per accettarla occorre subordinarla garanzie per Governi Asse. Dato che controllo viene a spostarsi sulle frontiere metropolitane e coloniali della Francia è egualmente evidente che nuove condizioni vanno fissate oltre che con Governo germanico con quello italiano. Portando controllo ai confini è egualmente logico di non creare interferenze fra controllo doganale e controlli militari già esistenti onde trova fondata giustificazione intesa itala-germanica di fare coincidere zone controlli doganali con quelli militari. In tutta questa nuova situazione che viene a crearsi Governo italiano non ha preso nessuna iniziativa.

Se francesi intendono mutare situazione esistente devono anche ammettere garanzie richieste. Sembra pertanto che occorra far chiaramente comprendere Governo francese che deve decidersi per conservare situazione attuale o mutarla alle condizioni propostegli. Responsabilità della scelta deve incombere unicamente su Governo francese che ha preso iniziativa della proposta.

2) Clodius ha chiesto in via subordinata se sia possibile rendere più accettabili condizioni proposte senza rinunciare controllo effettivo. Tale proposta non è chiara. Sia le clausole già concordate che quelle doganali per le quali Giannini ha trasmesso progetto Clodius per esame da farsi con delegazione germanica rappresentano minimo che può essere richiesto perchè controllo sia effettivo. Se dovesse rinunciarsi all'effettività controllo sarebbe inutile istituirlo e perchè esso diventerebbe illusorio e sarebbe in definitiva dannoso per Italia e Germania.

3) Fra protocollo 17 agosto e Protocollo 4 settembre non esiste alcuna discordanza. Come si è fatto presente nelle discussioni Berlino controlli italiani sono stati già istituiti in Siria e in Tunisia nonchè nei territori soggetti controllo italiano a termini armistizio.

4) Sarebbe stato desiderabile che proposte ai francesi fossero state presentate dopo avere concordato anche clausole doganali oltre quelle di carattere generale comprese nel Protocollo 4 settembre. Protocollo 17 agosto non è sufficiente per far comprendere portata pratica della situazione e poteva come è avvenuto ingenerare preoccupazioni nel Governo francese. Ad ogni modo intese Berlino tendevano a far presentare contemporaneamente le proposte delle due Commissioni d'armistizio. Poichè delegato tedesco ha creduto di comunicare senz'altro ai francesi Protocollo 17 agosto non resta che prendere atto fatto compiuto tanto più che nulla ha influito sull'andamento delle cose. Sembra però opportuno che dovendosi riprendere con i francesi trattative siano preventivamente definite intese itala-germaniche per clausole doganali e in tal caso è necessario che delegati tedeschi vengano Roma non essendo possibile per Giannini allontanarsi in questo momento da Roma.

Trasmessovi per corriere testo Protocollo 4 settembre che non era stato inviato essendo ancora da completare con clausole doganali.

(l) Vedi D. 6.31.

692

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 309. Ankara, 8 ottobre 1940, ore 11,30 (per. ore 16,55).

Ieri mattina in Ankara è venuto a farmi una lunga visita il nuovo Ambasciatore sovietico che conoscevo già da tempo. Egli è stato quanto mai cordiale. A proposito dei ·rapporti fra l'Italia e l'U.R.S.S. egli ha espresso l'augurio che seguendo la buona via ormai intrapresa essi divengano sempre più amichevoli, come anche, egli spera, diventi la collaborazione fra le rispettive rappresentanze diplomatiche in Ankara.

A proposito dei rapporti turco-sovietici egli mi ha detto che nonostante tutto quanto si scrive e si dice sia sotto .forma di indiscrezione che di auspici per il futuro, tutto per ora è immutato. Nè il presidente della Repubblica in occasione della presentazione delle sue credenziali, nè il Ministro Affari Esteri Saracoglu con ·cui ha avuto occasione di conversare sui problemi attuali nè l'Ambasciatore turco Aktay che egli ha visto in Ankara e che è ripartito per Mosca, gli hanno fatto parola di concrete trattative da iniziare fra i due paesi, sebbene Sottosegretario di Stato per gli Affari Esteri abbia genericamente insistito con lui sulla necessità di mantenere e di rinforzare l'amicizia turco-sovietica. Gli consta che gli articoli della Pravda e delle Isvestia, definenti l'atteggiamento dei Sovieti di fronte al patto di Berlino, hanno qui prodotto profonda impressione e delusione: i turchi speravano che fosse questa l'occasione propizia per allontanare l'U.R.S.S dalla Germania e avvicinarla all'Inghilterra. Ha convenuto con me che la Turchia è oggi in uno stato quasi di soggezione verso l'Inghilterra e che non intende abbandonare tale politica per paura di restare ancora più isolata. A proposito dei rapporti turco-greci mi ha detto risultargli che questo Ambasciatore greco avrebbe avuto assicurazioni da parte questo Governo che la Turchia sarà accanto alla Grecia se la Bulgaria cercherà di inserirsi fra loro per separarle.

693

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO 325. Budapest, 8 ottobre 1940, o1·e 18,30.

Mio telegramma n. 317 (1).

Vice Ministro degli Affari Esteri mi riferisce che questo Ministro di Romania ha elevato ieri sera protesta per espulsione minoritari romeni. Protesta è stata qui respinta motivandola 'con arrivo questi ultimi giorni di 62 treni di

profughi minoritari ungheresi, mentre, come afferma Vice Ministro degli Affari Esteri, misure ungheresi di espulsione minoritari romeni implicherebbero finora circa 600 persone.

Vornle nega decisamente maltratamenti espulsioni facendomi rilevare che presenza Reggente ,giunto ieri Transilvania costituisce dimostrazione mantenimento ordine tranquillità regione. Ha ancora insistito conoscere sorte proposta di cui al telegr. n. 0296 (l), relativo invio 'in luogo commtssione militare inchiesta Potenze Asse.

Mi ha accennato che nonostante tenue speranza distensione che presenza Bucarest Papet Monstgnor Bossu potrebbe provocare, situazione appare peggiorata: tregua stampa è stata interrotta e polemica di nuovo violenta; negoziati ungheresi romeni Budapest giunti praticamente punto morto.

Tesi ungherese, ripresa anche dalla stampa governativa, è che da parte romena si tenti accelerare esodo minoritari magiari al fine di risolvere quanto possibile problema .scambio popolazione mediante procedura di forza.

Vornle mi ha accennato alla possibilità che si debba addivenire pertanto ad un nuovo ricorso Asse previsto protocollo arbitrale.

(l) Non pubblicato.

694

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI

T. SEGRETO URGENTISSIMO 30896/455 P. R. Roma, 8 ottobre 1940, ore 23,30.

Personale per Ghigi.

Anche in relazione a quanto avete comunicato col vostro telegramma per corriere n. 0159 del 4 corrente (2) è stata qui riconQSciuta la necessità che l'azione e la collaborazione dell'Italia coi nuovi dirigenti romeni possa assumere nei vari ,campi una maggiore portata. Nella situazione attuale, l'Italia non vorrebbe perdere in Romania quanto ha precedentemente realizzato nel campo economico e politico e, pur rendendosi ,conto dell'inevitabile processo di affermazione germanica in codesto paese, riterrebbe utile essere costi vicino all'alleata (3). Sembrerebbe intanto opportuno che la nostra collaborazione venisse accompagnata dalla presenza accanto alla Missione Militare germanica di un contingente di truppe italiane il cui quantitativo potrebbe essere limitato ma la cui presenza avrebbe un ovvio valore per la nostra posizione nei Balcani e rappresenterebbe la naturale protezione degli interessi economici che l'Italia possiede in Romania non ultimi quelli della zona petrolifera attualmente con

47 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. V.

trollata dalla Germania e dalla quale l'Italia importa un notevole quantitativo di carburante.

Giudicate perciò se sia del caso intrattenere colla massima cautela della cosa il Generale Antonescu tenendo presente che un'intervento di tale natura dovrebbe essere solle,citato soltanto dal Governo di Bucarest ed in maniera che una eventuale richiesta romena appaia come un naturale desiderio della Romania anche e sopratutto di fronte al Governo germanico (1).

Telegrafate ma,gari preliminarmente circa il possibile esito di un passo in tal senso (2).

(l) -Vedi D. 675. (2) -Vedi D. 676. (3) -Nella minuta del telegramma a questo punto si legge la frase • anche per svolgereun'opera di fiancheggiamento., successivamente cancellata.
695

L'AMBASCIATORE A TOKIO. INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 629. Tokio, 9 ottobre 1940, ore 17,30 (per. -via Pechino -ore 21,40).

Ambasciatore Hotta recentemente rientrato da Nanking, f!Ve ha preso parte quale Consigliere diplomatico del Generale A:be ai negoziati per la stipulazione Trattato ni:ppo-cinese, mi ha detto ,che testo parafato 31 agosto u. s. con Wang Ching-wei ha riscosso approvazione del Primo Ministro e del Ministro degli Affari Esteri e sarà sottoposto nel corso di questo mese al Consiglio privato. Egli ritiene Consiglio lo approverà malgrado opposizione o elementi estremisti

o militari secondo i quali Trattato non terrebbe sufficientemente conto dei sacrifici compiuti dal popolo ,giapponese. A questo proposito Hotta ha espresso opinione ,che, se Trattato deve raggiungere suo prindpale fine che è quello di attrarre le masse cinesi di Chiang Kai-shek, occorre che esso costituisca un vero apporto di stabilità e di forza per il regime impersonato da Wang Ching-wei. Quanto prima sarà firmato e tanto maggiore ,sarà il beneficio che se ne potrà trarre.

Chiestogli se firma del Trattato implichi senz'altro riconoscimento del Governo Wang Ching-wei, Hotta mi ha risposto negativamente e mi ha spiegato che firma sarebbe subito seguita da esplicito riconoscimento del Manciukuo da parte Wang Ching-wei al quale verrebbe corrisposto fin da questo momento analogo atto da parte Governo manciuriano. Soltanto a questo seguirebbe dichiarazione riconoscimento Governo giapponese.

Comunicato Roma e Shangai.

(l) Vedi, CIANo, Diario (1939-1943), vol. l, cit., p. 313.

(2) Vedi D. 714.

696

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 211. Shanghai, 9 ottobre 1940, ore 18 (per. giorno 10, ore 0,30).

Mio telegramma n. 208 (1).

Ufficio Chungking mi telegrafa che di fronte Patto Tripartito quel Governo continua rimanere esitante. Tale atteggiamento, e insieme termini piuttosto vaghi della protesta per azione giapponese Indocina, e per il diritto ad esso riconosciuto dall'Asse di edificare un nuovo ordine in Asia, sono motivati in quei circoli politici:

1) col timore ,di quel Governo che democrazie anglo-americane, convinte della necessità assoluta di concentrare ogni sforzo nella difesa isola britannica, vogliono evitare cozzo coinvolgente in un conflitto armato in Estremo Oriente, e limitino loro reazioni alla riapertura della via di Burma e alla concessione di nuovi prestiti.

2) Col timore anche che una tale linea di condotta spinga Giappone a affrettare e intensificare azione per ottenere riconoscimento nuovo ordine in Asia.

3) Con la possibilità, non più esclusa che atteggiamento di comprensione assunto da Molotov verso Patto di alleanza possa svilupparsi in un miglioramento rapporti russo--giapponesi: il che aggraverebbe singolarmente situazione della Cina Nazionale.

Comunicato copia Tokio.

697

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO 1698. BerLino, 9 ottobre 1940, ore 21,24 (per. giorno 10, ore 0,45).

Ambasciatore di Germania a Tokio ha telegrafato in data 8 corrente (2) che Matsuoka gli ha detto, in occasione di un ricevimento, di avere fondate speranze per una prossima intesa fra Governo di Nanchino e Chiang Kai-shek.

Fino ad ora trattative si sono svolte per diversi canali, mentre adesso sono condotte in forma segreta e personalmente dallÒ stesso Matsuoka. Sui dettagli delle trattative Ministro degli Affari Esteri giapponese non ha fornito alcuna informazione.

(l) -Non pubblicato: ma vedi, sullo stesso argomento, D. 661. (2) -Vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. XI, D. 161.
698

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 501. Madrid, 9 ottobre 1940, ore 21,40 (per. ore 23,20).

Vostro telegramma n. 485 (1). Mi sono intrattenuto nel senso prescrittomi con questo Ministro degli Affari Esteri che ne ha preso atto riservandosi comunicazioni al riguardo. Nel corso della conversazione mi è stato tuttavia detto che questo Nunzio Apostolico continua ad occuparsi della questione «dietro richiesta del Governo

cileno~

Mi è stato ag.giunto che non si sono però fatti sino ad ora notevoli progressi verso una soluzione della questione.

699

IL CAPO DI GABINETTO DEL MINISTERO DELLA CULTURA POPOLARE, LUCIANO, AL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO

L. PERSONALE S. N. Roma, 9 ottobre 1940.

Con autorizzazione del Duce il Ministero inizia .queste lanciate ufficiose: un che di mezzo tra l'informazione diplomatica e la semplice « Stefani ».

Ti prego avvertire il Conte.

Mollerò questa (,già approvata dal Duce) non appena i tedeschi daranno il comunicato dell'invio di truppe in Romania.

ALLEGATO

Roma, ottobre.

Nel suo odierno n. l, l'Arai (Agenzia romena di informazioni) si occupa dell'invio di truppe germaniche in Romania.

L'invio di tali truppe -si osserva a Roma, dove la misura incontra la più solidale comprensione -ha uno scopo evidente: proteggere le zone petrolifere romene ed assicurarvi quell'ordine a cui più volte l'Inghilterra ha attentato.

Ognuno ricorda la serie degli incendi dolosi nei bacini petroliferi e nelle raffinerie durante l'inverno e la primavera. Presso i porti fluviali romeni a monte del Danubio marittimo, venne inoltre sventato e_ smascherato un colpo organizzato dal servizio segreto britannico contro la navigazione danubiana, gran parte della quale è costituita appunto dai rifornimenti di nafta per l'Europa. Recentemente, infine, arresti e retate di agenti inglesi hanno rivelato la persistenza della minaccia britannica nelle regioni dei pozzi. E ciò a prescindere dalle pressioni inglesi sulla

Turchia e dall'incerto atteggiamento turco, che fanno considerare prudenti le

misure preventive di difesa contro una minaccia che alle rive romene del Mar

Nero potrebbe giungere attraverso gli Stretti.

Un regolare ed intenso ritmo di produzione del petrolio romeno risulta essenziale ai fini della condotta bellica dell'Asse non meno che per la vita economica della Romania. È infatti di pieno accordo fra la Romania e l'Asse che le truppe germaniche sono andate ad affiancare le forze romene nella protezione delle industrie petroliere contro le mene inglesi e contro le inevitabili connivenze del numerosissimo elemento ebraico.

Il contatto coi quadri e coi comandi del Corpo germanico servirà anche di ausilio alla riorganizzazione dell'esercito romeno a cui Antonescu si è accinto fin dall'inizio della sua opera ricostruttiva nei vari settori della vita nazionale, opera confortata dal fervido volontarismo delle Guardie di Ferro e dall'amichevole solidarietà italiana e tedesca. Un'attiva collaborazione germano-romena nel campo militare rientra altresì perfettamente in quella solidarietà d'armi che ha trovato consacrazione nella garanzia itala-tedesca alla Romania.

Si comprende benissimo che in Gran Bretagna si sia costernati per un atto che taglia corto ad ogni speranza inglese di mettere in pericolo una fra le vitali arterie di rifornimento per la vittoriosa guerra dell'Asse. Naufragano le conclamate illusioni di immobilizzarci per una carestia di carburanti. Ma la immediata agitazione della stampa e della radio di Londra per estendere quella che è la costernazione inglese ad altri Paesi, i quali dall'attuale misura nulla hanno da temere, è destinata ancora una volta al completo insuccesso. La verità è che la pace balcanica trova un nuovo e decisivo motivo di sicurezza. In particolare riescono vani i tendenziosi allarmi -indirizzati ad est -per un preteso affacciarsi della Germania al Mar Nero: proprio all'indomani del rientro in Germania delle colonie tedesche in Bessarabia, che da secoli svolgevano sulla sponda del Mar Nero la loro vita operosa.

È, concludendo, perfettamente inutile che la propaganda nemica si sforzi di fare accettare all'opinione mondiale la definizione di • invasione •, per qualificare un atto concordato in anticipo tra le due parti fino nei più minuti particolari; e rispondente a reciproci vantaggi ed interessi, sul piano di una leale cooperazione.

(l) Vedi D. 689.

700

IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI ROMANIA, STURDZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

L. S.N. Bucarest, 9 ottobre 1940.

L'articolo 5 della sentenza d'arbitrato di Vienna prevede che:

«Il R. Governo Ungherese assume l'impegno solenne di equiparare interamente agli altri cittadini ungheresi le persone che in base alla presente decisione arbitrale, acquistano la cittadinanza ungherese, ma sono di nazionalità romena,

Il R. Governo Romeno assume solennemente analogo impegno per i cittadini romeni di nazionalità ungherese che restano nel territorio dello Stato romeno».

Per munire di un'eventuale sanzione questi impegni reciproci che interessano una massa presso che compatta di più di 1.300.000 sudditi romeni passati

con l'arbitrato sotto la dominazione ungherese, l'articolo 7 della sentenza prevede che:

«Qualora nell'esecuzione del presente avbitrato sorgessero difficoltà o dubbi, il Regio Governo Romeno ed il Regio Governo Ungherese si metteranno d'accordo direttamente.

Qualora non riuscissero ad accordarsi su qualche punto controverso essi sottoporranno la questione al Regio Governo Italiano ed al Governo Germanico che prenderanno in merito una decisione definitiva».

In aggiunta a queste assicurazioni contrattuali, altre, almeno altrettanto preziose agli occhi del Governo Romeno furono date davanti ai delegati ungheresi, ai delegati romeni da V. E. e dall'Ecc. il Ministro degli Afiari Esteri di Germania. Tali assicurazioni erano di una pertinenza e di una solennità tali che il Governo romeno, tormentato da inquietitudini ben naturali, le ha accolte con la più grande gratitudine.

La storia delle poche settimane di dominazione ungherese nella Transilvania ceduta, prova, Signor Ministro, che non solo quelle inquietitudini erano giustificate, ma che il calvario della popolazione romena in questa regione ha superato tutti i timori che il Governo potesse avere, e, senza dubpio, anche tutte le azioni di vessazione e di incriminazione che gli avbitri avevano potuto tenere in vista.

I fatti di questo genere abbondano, è ben vero, nella storia di questa breve dominazione, ma non è questo che mi obbliga oggi, Signor Ministro, a rivolgermi a V. E. Sono invece gli innumerevoli casi di assassinio, sono i massacri in massa, sono le misure di persecuzione e di sterminio sistematico di cui questa popolazione è oggi vittima.

Il numero dei romeni d'ambo i sessi e di ogni età la cui distruzione è oggi riconosciuta dalle stesse personalità ungheresi di più alta autorità supera i 200. Queste personalità menzionano, è vero, ,come causa di queste soppressioni sia l'attività di gruppi di franchi tiratori, sia il suicidio, sia il parapiglia che si sarebbe verificato tra gli stessi abitanti di nazionalità romena.

La lista in allegato comprenderà tutti i casi che un controllo locale permanente e legale avrebbe potuto rilevare. Non si può certo ,garantire che tutti i casi menzionati siano rigorosamente esatti nei loro particolari; ma i numerosi casi incontestabili e incontestati, di indicibili orrori di massacro e di persecuzione, bastano a giustificare l'appello che il Governo romeno rivolge oggi a mio mezzo a V. E. e al Signor Ministro degli Affari Esteri di Germania.

Faccio menzione del fatto che testimoni stranieri di nazionalità germanica e italiana, alcuni dei quali di carattere ufficiale o ufficiow, che hanno soggiornato durante queste ultime settimane nella Transilvania ceduta, o l'hanno percorsa, sono ritornati da questa provincia con informazioni e impressioni che giustificano pienamente l'indignazione del Governo Romeno.

Faccio inoltre menzione del fatto che fin dal momento in cui le prime notizie relative al terrore che infieriva nelle provincie cedute, gli sono pervenuti e 'fino ad oggi, il Governo romeno ha rinnovato a più riprese al Governo ungherese la proposta di stabilire di comune ac,cordo, a mezzo di Commissioni miste romeno-ungheresi munite dei poteri e dei mezzi adeguati, la possibilità di controllare nei due paesi tutti i casi di ingiustizia, di persecuzione e di sevizie segnalati, e di impedire il rinnovarsi.

Il Governo ungherese ha sempre rifiutato con ostinazione di prendere in considerazione questa proposta che tuttavia gli avrebbe dato l'occasione e i mezzi di verificare e di provare alcuni casi di ingiustizia e di incriminazione da esso Governo imputati al Governo o alle autorità romene.

Il Governo ungherese ha parimenti sempre evitato di giungere ad un'intesa formale sullo statuto delle minoranze, motivando il suo rifiuto con ragioni svariate.

Nella drammatica situazione alla quale la presente lettera si riferisce, situazione parzialmente descritta nel dossier allegato, e conformemente all'articolo 7 della sentenza avbitrale di Vienna, ho l'onore Signor Ministro, di fare formale appello a V. E., cosi come la faccio con lettera della stessa data all'Ecc. von Ri:bbentrop, per pregarVi di esaminare d'accordo ·col Ministro degli Affari Esteri di Germania, i mezzi da usare per assicurare alle popolazioni romene della Transilvania ceduta, in attesa che sia stabilito uno Statuto per le minoranze, conforme alla lettera e allo spirito della sentenza e dei negoziati di Vienna, la possibilità di vivere in condizioni almeno tollerabili di sicurezza umana e di dignità nazionale.

Il Governo stima che queste condizioni non potrebbero essere assicurate senza una inchiesta imparziale sui fatti incriminati, senza che i colpevoli ricevano la loro giusta punizione, e senza che organi indipendenti garantiscano col loro controllo, e con la loro azione, che simili fatti non abbiano a rinnovarsi.

Il Governo romeno si vede costretto di suggerire: a) che un'inchiesta sia iniziata dai delegati tedeschi ed italiani, che si recheranno sul posto per esaminare i fatti incriminati; b) che i colpevoli siano puniti e che gli indagatori siano informati di tutte queste sanzioni;

c) che, affine di evitare per l'avvenire 'tali delitti, violenze ed abusi, siano istituiti organi tedeschi ed italiani nelle provincie dell'Ungheria abitate da Romeni, con la missione di controllare il trattamento imposto a questi ultimi.

Si intende che il Governo romeno accetta ·Sin da ora anche per esso una

sorveglianza ed un controllo identico da farsi in Romania, in ciò che riguarda

il trattamento degli ungheresi in Romania.

701

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 666. Bucarest, 10 ottobre 1940, ore 2 (per. ore 16,20).

Telegramma di V. E. n. 449 (1). Fino da lunedì scorso avevo avuto occasione intrattenermi nella forma e nei termini prescritti con il Ministro della Giustizia

Mihal Antonescu, che è collaboratore intimo del Conducator, circa eventuale visita del Generale Antonescu e del Ministro Sturdza.

Mi sono poi recato oggi dal Presidente del Consiglio che nel frattempo aveva anche ricevuto dal Ministro degli Esteri una comunicazione di codesto Ministro di Romania, nella quale partecipa per altro in forma più precisa invito di V. E. per Antonescu e Sturdza.

Antonescu, dopo aver anche ricordato aver fin dalla sua assunzione al potere manifestato tale vivo desiderio, mi ha detto esser altamente onorato poter incontrare Duce e V. E. Quanto alla data sua visita, egli è in massima pronto effettuarla a fine mese, ma data delicata situazione interna, sarebbe grato volergli consentire fissarla definitivamente dopo il plebiscito che avrà luogo 20 corrente, con il quale egli spera poter consolidare situazione del paese e sua posizione personale (1).

Generale non ha per altro mancato a.ggiungere che egli pensa fare in tale circostanza visita anche in Germania, recandosi in aereo da Bucarest a Roma e da Roma a Berlino, e che in tal senso avrebbe parlato col mio collega tedesco.

(l) Vedi D. 680.

702

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO 1701. BerLino, 10 ottobre 1940 (2).

Trasmetto qui di seguito testo del progetto per l'invio di una Commissione d'inchiesta italo-tedesca in Ungheria e Romania rimessomi ora da questo Ministero Affari Esteri.

l. -Governo ungherese e quello romeno vanno subito informati dell'intenzione di inviare in Ungheria e Romania Commissione italo-tedesca; Governo ungherese dovrebbe prima esprimere relativo formale desiderio.

2. --I membri della Commissione saranno investiti di diritti extra territoriali. I governi ungherese e romeno si impegneranno dare ai membri della Commissione la possibilità di sentire singole persone della popolazione, a permettere loro di prendere visione delle documentazioni ufficiali e a far loro fornire dai propri organi ufficiali tutte le informazioni desiderate. 3. --Scopo principale della Commissione è quello di por fine con la propria presenza ai dissidi. Col sopraggiungere della Commissione i Governi ungherese e romeno dovrebbero fare cessare la polemica giornalistica e radiofonica testè notevolmente riaccesasi e desister da ogni ulteriore espulsione e da ogni altro provvedimento contro le minoranze. 4. --Compito della Commissione è tanto quello di indagare sulle molte centinaia di casi singoli lamentati dalle due parti che potrebbero essere con

trollati soltanto in forma di inchieste eseguite saltuariamente a caso, bensì di esaminare quale sia l'origine dei dissidi. La Commissione dovrà 'sottoporre i risultati dell'inchiesta non sul posto ai Governi ungherese e romeno, ma anzitutto ai governi tedesco e italiano che decideranno sull'uso da farne. In quanto necessario, essa dovrà riferire ad inchiesta in corso.

5. --Non si tratta di una decisione delle Potenze dell'Asse giusta la cifra 7 del lodo arbitrale di Vienna e nemmeno della questione del futuro statuto delle minoranze. Se a tale proposito sarà ·Chiesta una decisione la procedura sarà condotta separatamente. 6. --Conformemente al suo compito la Commissione non sarebbe una commissione militare ma civile. Le Delegazioni tedesca ed italiana componenti la Commissione saranno formate ciascuna di un capo e di un certo numero di segretari, di interpreti, e dattilografi. Il delegato tedesco terrà la presidenza. 7. --La Commissione va formata subito, e risolti i punti l e 2, posta immediatamente in ufficio.
(l) -Con telegramma 295; 482 R. del 15 ottobre 1940, Ciano dava istruzioni a Ghigi di far sapere ad Antonescu e Sturdza • che si gradirebbe che loro visita Roma potesse aver luogonella seconda decade di novembre •· (2) -Manca l'indicazione dell'ora di trasmissione.
703

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 1702. Berlino, 10 ottobre 1940, ore 16.

Questo Ministero Affari Esteri desidererebbe conoscere se da parte nostra si concordi e si abbiano eventuali aggiunte e modifiche da proporre al progetto concernente l'invio di una Commissione itala-tedesca in Ungheria e Romania, trasmesso con telegramma n. 1701 in data odierna (1).

Secondo intenzioni della Wilheilmstrasse, occorrerebbe in un primo tempo provocare da parte ungherese una formale richiesta per l'invio della Commissione ste•ssa, analoga a quella già presentata da parte romena, facendo se necessario pre·ssioni sul Governo di Budapest per indurlo ad agire in tal senso. Il progetto dovrebbe poi servire, soprattutto per quanto si riferisce al punto terzo, come traccia per ottenere formali impegni da parte romena e ungherese. Dato aggravamento della situazione, si desidera qui agire con tutta sollecitudine.

Mi è stato detto che si è proposto di affidare presidenza della commissione ad un tedesco, dato ·che ultimamente è stata affidata ad un italiano la presidenza di un'altra ·commissione per l'Africa. La delegazione tedesca sarà composta di un capo, ·con rango di Ministro Plenipotenziario, di 3 o 4 Segretari di Legazione, di segretari e personale d'ordine, nonchè d'interpreti per le lingue italiana, romena e ungherese.

Mi è stato aggiunto ·che la commissione non sarà competente per trattare le questioni relative all'accordo sulle minoranze. A tale proposito mi è stato segnalato l'arrivo, per sabato prossimo di Manoilescu a Roma e di Pop a Berlino, latori di una lettera di Sturdza diretta a V. E. (2) e a Ribbentrop.

(l) -Vedi D. 702. (2) -Vedi D. 700.
704

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 1704. Berlino, 10 ottobre 1940, ore 22,40 (per. giorno 11, ore 2,20).

Sottosegretario di Stato Woermann mi ha comunicato che questa sera progetto di cui miei precedenti telegrammi 1701 e 1702 (l) non è ancora definitivo perchè Rihbentrop ritiene ora che sia più opportuno costituzione direttive (2) Commissione d'inchiesta ungherese romena. Anche a proposito di questa ultima soluzione non è stata però presa decisione alcuna, sicchè Woermann si riserva farmi conoscere entro domani definitivo atteggiamento del Governo del Reich al riguardo.

705

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI

T. 31756/339 P. R. Roma, 10 ottobre 1940, ore 23,15.

Vostro n. 622 (3).

Sono d'accordo in via di massima con .proposta codesto Governo circa Commissioni miste. Mi riservo inviarVi ulteriori istruzioni dopo essermi concertato ·con Governo tedesco anche circa data in cui sarà annunziata costituzione Commissione.

706

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI

T. 31728/338 P. R. Roma, 10 ottobre 1940, ore 24.

Governo ungherese ha chiesto di aderire all'Alleanza Tripartita. In massima sia a Roma che a Berlino siamo propensi ad accettare tale adesione. Vostro collega di Germania comunicherà quanto sopra al Governo nipponico onde richiedere parere ed eventuale nulla osta. Prendete contatto ·con Ambasciatore di Germania e qualora codesto Governo Vi interroghi in merito confermate che Italia è favorevole ad accettare adesione ungherese (4).

(l) -Vedi DD. 702 e 703. (2) -Sic! (3) -Vedi D. 683.

(4) Per le origini di queste istruzioni vedi CrANo, Diario (1939-1943) vcJ. I, cit., p. 314.

707

L'AMBASCIATA DI GERMANIA A ROMA AL MINISTERO DEGLI ESTERI

NOTA VERBALE S. N. Roma, 10 ottobre 1940.

Il Ministro degli Affari Esteri del Reich aveva informato il Conte Ciano già in occasione della sua ultima visita a Berlino che il Generale Antonescu avrebbe pregato il Governo del Reich di inviare in Romania una Missione militare con alcune formazioni d'istruzione. Il loro compito sarebbe di aiutare le Forze romene nella loro riorganizzazione, progettata dal Generale Antoneseu.

La questione è entrata adesso in uno stadio concreto ed il Governo del Reich si è deciso di aderire a tale preghiera del Generale Antonescu. Nei prossimi ·giorni si recherà dapprima un piccolo primo nucleo del Comando a Bucarest per preparare l'alloggiamento della Missione militare e delle formazioni d'istruzione, che seguiranno breve tempo dopo. Il Generale Antonescu ha esteso negli ultimi giorni la sua preghiera in maniera molto insistente affinchè vengano spedite sollecitamente in Romania anche alcune formazioni di velivoli da caccia allo scopo di proteggere le zone petvolifere contro tentativi di sa:botaggio dall'aria. Tale richiesta l'ha motivata dicendo di avere serie preoccupazioni che, venendosi a conoscere l'invio di una Missione militare e di formazioni d'istruzione, tali tentativi di sa:bota.ggio inglesi vengano effettuati ancora prima dell'arrivo della Missione e delle ·formazioni d'istruzione. Dato il ,grande interes•se germanico ed italiano all'indisturbato mantenimento della produzione petrolifera il Governo del Reich ha dato seguito anche a questa richiesta.

708

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTE 636. Tokio, 11 ottobre 1940, ore 7,15 (per. ore 16).

Mio telegramma n. 622 (1). Mio collega di Germania ha ricevuto da Berlino approvazione proposte per un pronto e pubblico annunzio costituzione commissioni di cui articolo 4 Patto Tripartito.

Si tratta ora concordare .con Matsuoka testi relativi, per il quale Ambasciatore di Germania mi fa vive premure. Prego telegrafarmi urgentemente in proposito quali intese siano eventualmente intervenute eon Berlino sopratutto nei riguardi luogo riunione commissione per quanto concerne Italia e Germania: se cioè Berlino e Roma contemporaneamente o alternativamente (2).

(l) -Vedi D. 683. (2) -Non risulta inviata risposta a questo telegramma.
709

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER FONODISCO 675. Bucarest, 11 ottobre 1940, ore 21.

A seguito telegramma stampa odierno trasmetto qui di seguito testo Memoriale romeno rimesso iersera da Presidente Delegazione romena al Presidente Delegazione magiara e pubblicato da questi giornali:

« Governo Reale romeno, appena costituito, ha deciso non soltanto eseguire senza ritardo decisione arbitrale di Vienna, ma di iniziare trattative dirette con Governo reale Ungheria per chiarire e risolvere tutti i problemi litigiosi tra Romania e Ungheria in uno spirito sincero di intesa e creare così un punto di partenza più favorevole a relazioni più agevoli, 'che renderebbero possibile in avvenire, anche una collaborazione dei due Paesi. Naturalmente Governo romeno ha accordato perciò importanza maggiore e decisiva alla soluzione della questione minoritaria, avendo riconosciuto che senza una soluzione preventiva e comprensiva di questa questione sulla base della reciprocità, distensione necessaria tra Romania ed Ungheria non potrebbe essere realizzakl.

Delegazione romena con queste direttive ed animata da uno spirito sincero di intesa, ha iniziato ed ha voluto condurre delle trattative con Delegazione ungherese a Budapest.

I

Il primo delegato romeno ha già espresso questo concetto nel corso della prima seduta plenaria ed ha fatto tutto il poss1bile perchè negoziati seguissero loro ,corso in modo rapido e favorevole. Il 14 settembre scorso egli aveva di già comunicato al primo delegato magiaro proposte scritte, intese a risolvere ed a chiarire per mezzo di Commissioni speciali, questioni più urgenti, e si è dichiarato pronto in pari tempo a comunicare per iscritto il 10 settembre scorso, giorno fissato per interviste dei primi delegati, proposte romene per regolare questione minoritaria. Anche Primo delegato ungherese ha fatto 14 settembre seguente dichiarazione scritta: " In relazione alle controproposte romene, si ,comunica da parte ungherese quanto segue: l) per quanto concerne punto 1° della controproposta romena (problema minoritario) questa questione forma oggetto di conversazioni dirette fra Primi Delegati magiari e romeni". Così da parte ungherese punto di vi:sta romeno è stato ammesso.

16 settembre il Primo delegato ungherese ha comunicato, in modo inatteso, che Governo Reale ungherese non può iniziare negoziati riguardo alle questioni minoritarie finchè la Romania non avrà proceduto alle necessarie restituzioni, motivate dal fatto che il Governo Reale romeno ha fatto evacuare del materiale e dei beni dai territori occupati, in opposizione ,con le clausole della decisione arbitrale di Vienna.

Il Primo Delegato romeno ha subito dichiarato, in nome del Governo reale romeno, che la Romania era decisa ad eseguire puntualmente e sinceramente le clausole della decisione arbitrale di Vienna e che era pronta a procedere alle restituzioni necessarie, nel ·Caso che le autorità in sottordine avessero agito ·contrariamente alla decisione arbitrale, ciò ·che d'altra parte poteva essere constatato sul posto a mezzo di Commissioni miste romeno-ungheresi. Con questa dichiarazione, il punto di vista ungherese diveniva caduco.

Primo delegato ungherese ha sostenuto, nel corso delle conversazioni successive, che la 'questione minoritaria era una questione interna, ·concernente esclusivamente il diritto di sovranità dell'Ungheria e che per conseguenza negoziati a questo riguardo non sarebbero n!è necessari nè ammissibili. Anche questo punto di vista è stato scartato, in seguito a dichiarazioni del Primo delegato romeno, ed il 21 corr. il Primo delegato ungherese ha dichiarato formalmente che le trattative concernenti la questione minoritaria comincerebbero il 26 settembre con la partecipazione del Dr. Pataky Segretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ed esperto nelle questioni minoritarie.

Le trattative così decise per la soluzione della questione minoritaria sono state rinviate al primo ottobre in seguito all'assenza continua del Dr. Pataky, Segretar1o di Stato.

Il primo ottobre, invece di cominciare negoziati, la delegazione ungherese ha adottato il punto di vista che ·questi non potevano praticamente venire iniziati e condotti perchè attualmente l<a Romania non avrebbe ancora una Costituzione. Il Primo delegato romeno ha dimostrato immediatamente la infondatezza di questo punto di vista ed ha difeso con insistenza il punto di vista romeno secondo il quale, nell'interesse dei due Paesi e delle loro relazioni future, la questione minoritaria deve essere discussa e risolta. Il Primo delegato ungherese ha dichiarato allora che desiderava sottoporre di nuovo questa questione al Governo reale ungherese e che avrebbe comunicato la risposta definitiva alla delegazione romena dopo un giorno o due.

Infine il 2 ottobre il Primo delegato ungherese ha ·comunicato formalmente che il Governo reale ungherese non era in grado di trattare la soluzione della questione minoritaria a ·Causa della tensione manifestatasi tra la Romania e l'Ungheria.

L'ultimo tentativo del primo delegato r·omeno •in una conversazione telefonica ·col Ministro degli Affari Esteri ungheresi per riprendere negoziati che non potevano più andare oltre, va considerato anche esso come non riuscito dopo le dichiarazioni dell'Ec.cellenza Conte Csaky, secondo le quali il Governo reale ungherese avrebbe deciso in principio di concludere un accordo minoritario con la Romania, ma che non si poteva prendere la respon~abilità di un tale atto dinanzi l'opinione pubblica magiara e che l'appHcazione di un simile accordo deve essere considerata come impossibile data l'attuale situazione talmente tesa.

Così dunque i negoziati concernenti la ·soluzione della questione minoritaria romena da parte dell'Ungheria debbono essere considerati come definitivamente respinti.

II

Il 15 settembre scorso è stata pubblicata nel giornale ufficiale ungherese una decisione ministeriale secondo la quale possono essere nominati dei sorveglianti in tutte le imprese finanziarie, industriali e commerciali del territorio occupato. I primi 42 sorveglianti sono già stati nominati il giorno stesso. Essi hanno ricevuto, in virtù del disposto dei paragr. 2 e 3 -decisione ministeriale -poteri praticamente illimitati nell'esercizio dei quali le imprese in questione sono di fatto paralizzate e ·condannate ad una sicura liquidazione delle loro attività.

In seguito alla protesta del Primo delegato romeno, gli è stato fatto cenno di una conversazione personale col Presidente del Consiglio Reale Ungherese, il quale solo poteva decidere la questione. Ma questa conversazione non ha mai avuto luogo.

III

Nel frattempo è stato scatenato contro la popolazione romena nei territori occupati un trattamento senza scrupoli da parte dell'esercito ungherese, della amministrazione militare, delle autorità di Polizia e della gendarmeria, come pure da parte della popolazione ungherese, attitudine che risulta da perizie, da maltrattamenti, da ogni sorta di violenze ed anche da liti di fucileria e di assassini in massa.

Alcuni casi estremamente gravi, come, per esempio, esecuziom m massa della popolazione di Trasnea -Ordoghut, Ip, e l'assassinio dell'arciprete Aurelmunteanu Dhuedin -Banffj -Hunjad e di altri, sono stati ·confermati come tali dal Governo Reale Ungherese.

Le proteste del Governo reale romeno non hanno tuttavia avuto seguito pratico, le assicurazioni del Governo reale ungherese non hanno determinato risultati e la situazione è aggravata ogni giorno di più divenendo insostenibile.

Tutte le proposte romene per l'esame dei diversi casi da parte di Commissioni miste romeno-ungheresi su basi di reciprocità al ,fine di apportare un miglioramento alla situazione della popolazione romena, sono state respinte in blocco dal Governo reale unghesere.

Il Governo reale romeno, malgrado i ripetuti rifiuti da parte del Governo ungherese, mantiene anche adesso queste proposte, ed in caso di accettazione anticipata delle ·condizioni, è pronto ad autorizzare il ritorno dei magiari che si pretendono espulsi, bene inteso qualora i romeni espulsi possano ritornare alle loro case ed ai loro beni senza pericolo della loro esistenza.

Infine il Governo reale romeno si vede costretto a precisare che la popolazione romena rimasta nei territori precedentemente occupati dall'Ungheria è considerata e trattata come assolutamente fuori della legge e che il Governo reale ungherese o non vuole o non può garantire la vita ed i beni della popolazione romena.

IV

Il Governo reale romeno non ha ordinato e non ha permesso l'esecuzione di espulsioni. Gli ungheresi in Romania che sono passati nei territori occupati, hanno preso questa decisione di loro spontanea volontà e questo trasferimento è stato effettuato nel modo più civile ed umano.

Le espulsioni ordinate dagli ungheresi sotto il pretesto di rappresaglie, ~ono state invece eseguite dalle autorità magiare nel modo più brutale ed inumano.

v

Considerate tutte queste manifestazioni, il Governo reale romeno dichiara vedersi costretto di fare uso delle stipulazioni previste al punto 7o della decisione al"bitrale di Vienna e di rimettere, per la decisione, ai Governi di Germania e d'Italia la decisione della situazione concernente la popolazione romena in Ungheria, affinchè venga data una immediata e ·completa efficacia agli obblighi assunti dall'Ungheria conformemente alle stipulazioni del punto 5° della decisione arbitrale di Vienna.

710

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 331. Budapest, 11 ottobre 1940, ore 22,18

(per. giorno 12, ore 7).

Mio telegramma n. 327 (1).

Csaky mi ha detto inoltro di ulteriori contingenti tedeschi Romania sarà verosimilmente compiuto mediante trasporto attraverso territorio ungherese con reparti armati e in uniforme, per via di terra, con treni; per via aerea, per cui sarebbero impiegati circa 50 apparecchi e per via Danubio, per cui taluni concentramenti sarebbero già in corso praticamente. Data presumibile transito intorno 20 corrente. Csaky mi ha soggiunto ·che questo Ministro d'Inghilterra era venuto a chiedergli spiegazioni in proposito, minac·ciando misure anche militari, mediante attacchi aerei, in caso di attraversamento delle truppe. Csaky avrebbe risposto che ciò non costituendo un mezzo di attacco contro terzo stato, ma un inoltro di contingente di uno Stato amico, richiesti nel proprio territorio da altro Stato che ha con Ungheria normali rapporti, non vedeva motivo del passo. Sembra da fonte sicura attendersi qualche misura britannica, non esclusa rottura relazioni diplomatiche.

Queste ultime circostanze mi sono anche state ·confermate da mio collega germanico, che mi ha altresi comunicato sue riservate istruzioni per orientamento stampa sfavorevole, atteggiante la misura come destinata rafforzamento forze armate romene nello spirito garanzie Asse alla Romania e anche come provvedimento difensivo verso eventuali azioni britanniche in particolare regione petrolifera. Erdmannsdorff mi ha :soggiunto, come sua personale impressione, che possa anche essere stata considerata fra Roma e Berlino opportunità comin

ciare costituire in Romania basi militari in vista eventualità azioni 'balcaniche orientali. Mi ha segnalato già avvenuto transito di un treno militare trasportante Stato Maggiore Corpo tedesco ed elementi tecnici; ritiene invece che elementi già transitati individualmente appartenessero in buona parte ad organi tedeschi per rimpatrio minoritari germanici Bucovina e Bessarabia.

(l) Non pubblicato: riìeriva sul transito dei tedeschi diretti in Romania.

711

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AI MINISTRI AD ATENE, E. GRAZZI, E A BELGRADO, MAMELI

Risulta che talum Consolati . . persistono indebita attività infor-

T. 31871 P. R./296 (Atene) 310 (Belgrado). Roma, 11 ottobre 1940, ore 23. ) 344 Belgrado (2) 376 Atene (l)Vostro telegramma n. . . . f greci .

]ugos1avi mativa.

Prego richiamare nuovamente su tale fatto attenzione codeste Autorità facendo presente ·Che qualora tale attività non dovesse aver termine Governo italiano potrebbe trovarsi necessità date anche particolari esigenze derivanti stato guerra adottare adeguati provvedimenti.

712

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 509. Madrid, 11 ottobre 1940 (per. giorno 12) (3).

Mio 501 (4). Questo Ministro degli Affari Esteri mi comunica che Caudillo ha deciso ripresa dei rapporti regolari col governo cileno il quale avrebbe finito per mostrarsi più arrendevole nella ·soluzione delle questioni pendenti. Una nota in tal senso apparirà nei giornali di domani 12 corrente, « giorno della razza:.. Beigbeder mi ha pregato di ringraziare Voi Eccellenza per quanto avete .fatto validamente per facilitare ripresa dei rapporti normali ispano-cileni. Beigbeder ha aggiunto di aver anche telegrafato a Conde perchè si renda interprete presso .codesto Governo fascista della riconoscenza del Governo spagnolo per l'azione svolta da Voi nella ·Circostanza (5).

(l) -Vedi D. 558, nota l di p. 552. (2) -Vedi D. 558, nota l di p. 551. (3) -Manca l'indicazione delle ore di partenza e di arrivo. (4) -Vedi D. 698. (5) -L'Ufficio competente aveva preparato il seguente telegramma di risposta che non fu poi spedito: « Farete sapere a Beigbeder che siamo lieti Spagna riprenda suo posto in importante settore sudamericano e particolarmente soddisfatti che nostra amichevole collaborazione abbia valso facilitare soluzione controversia. Converrebbe che azione da noi svolta in quest'occasione fosse opportunamente resa nota costi •.
713

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI, AL MINISTRO DEGLI ES'IIERI, CIANO

TELESPR. RISERVATISSIMO 4405/1711. BeLgrado, 11 ottobre 1940

(per. giorno 15).

Un colloquio del R. Addetto Militare con il suo collega germanico (di cui

all'unito rapporto n. 1945 in data 27 settembre u. ,s.) mi ha dato l'occalsione d1

tornare con il mio collega di Germania sulla questione dell'atteggiamento negli

ultimi tempi sempre più manifesto del Ministro della Guerra jugoslavo.

Il mio collega di Germania ha ripetuto che Nedié non può certo essere considerato nostro amico. È il tipo caratteristico del soldato ~serbo, poco colto e ostinato. Per usare la stessa parola adoperata da von Heeren, del «troupier » che ha un solo scopo, preparare la resistenza ad ogni costo. È tuttavia, nella sua scarsa cultura, di tendenza verso le dottrine militari germaniche. Come tale, una eccezione in questo Paese, ove l'orientamento militare è prevalentemente francese. Quindi preferibile a Simovié di tendenza francese.

Quanto al Generale Hristic, von Heeren ritiene che sia stato ormai da troppi anni lontano dall'esercito, e d'altra parte ·che difficilmente la Corte gli lascerebbe assumere funzione politica di tale portata.

Sostanzialmente von Heeren ha concluso che Nedié è ancora prelferibile a molti altri e che è dubbio se ci convenga 'sostituirlo.

Generalizzando ha poi argomentato ~che attualmente il Governo jugoslavo nelle sue divisioni e nella sua debolezza deve ~cedere quasi sempre alle richieste dell'Asse, e che lo svantaggio di non avere un Governo amico è in pratica quasi completamente dalla parte della Jugoslavia che cosi assai poco può ottenere da noi.

Mentre, come segnalato in altri rapporti, si fa ogni giorno più intensa in questo Paese la penetrazione germanica, in ogni campo, ma specie in quelli commerdale, industriale, ,finanziario e culturale, è sintomatico da qualche tempo il consolidarsi dell'atteggiamento tedesco -già tempo fa ~cosi violento contro i sistemi e i dirigenti jugoslavi -che è preferibile non cambiare ora la situazione jugoslava visto che essa può essere ottimamente sfruttata a nostro vantaggio.

A questo assai più ~condiscendente atteggiamento tedesco corris,ponde, come separatamente riferito, ogni sorta di premure da parte del Governo e in ,generale dei dirigenti jugoslavi.

ALLEGATO

L'ADDETTO MILITARE A BELGRADO, BONFATTI AL MINISTERO DELLA GUERRA

R. RISERVATO 1945. Belgrado, 27 settembre 1940.

Conversando, con l'abituale intima confidenza con il camerata germanico Colonnello Toussaint, si è parlato della posizione del generale Nedié Ministro della Guerra.

48 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. V.

Come sempre affermato è sopratutto alla inflessibile energia di costui, serbo

di vecchio stampo, patriota intransigente ma dotato di molta megalomania, che si

deve l'odierna situazione militare del paese. Essa è contraddistinta, oltre che dal

l'elevatissimo contingente, da un dinamismo irrequieto che, se potrà essere indub

biamente alla lunga, più corrosivo che utile, è tuttavia indice sicuro di una volontà

attiva che cerca di superare i gravi ostacoli che frenano, in questo momento, la

preparazione militare.

Come segnalai con foglio n. 1561 del 12 agosto (l) anche la Germania ritiene

che la presenza del ministro Nedié costituisca l'ostacolo più forte ad un orienta

mento meglio intonato alle realtà dell'oggi da parte di questo governo ove, fra

figure più o meno d'ordinaria amministrazione, predomina assoluta la volontà del

Principe Reggente che trova nella presenza del Ministro Nedié un servitore zelante

e brutalmente energico.

Il Colonnello Toussaint mi confermò l'intenzione della Germania di defene

strare il Ministro della Guerra. Mi riferì che egli rappresentò al Ministro di Ger

mania come persona più grata il generale Simovié comandante della 2• Armata.

Alle obbiezioni del ministro (egli trova il Simovié troppo dinamico) segnalò il

generale di divisione Nikola Hristié.

Gli espressi anch'io l'avviso che il generale Simovié, per quanto apparente

mente persona cordiale, finissima di tatto, e non a noi ostile per principio, ecc.,

fosse dotato di troppa fresca energia per un ruolo quale quello che dovrebbe

incombergli ora e maggiormente nel futuro. Reputavo il generale Mikajlo Bodi

sottocapo di Stato Maggiore, per il suo temperamento, come più adatto. Oltrechè

persona di vasta capacità, non meno del Simovié, mi appare -per un insieme di

circostanze -meno vincolato, persona di minore evidenza e forse di volontà

meno tenace.

Esprimevo concordanza d'avviso per quanto concerneva il generale Nikola Hristié. Esso è notoriamente un buon amico dell'Italia; per il suo passato gode di prestigio e per quanto faccia parte di un clan di gente arrivata ad alto potere con la ascesa della dinastia (è parente dei Nedié) tuttavia è elemento più trattabile.

Non credo però che si possano nutrire troppe illusioni su arrendevolezze, almeno per quanto concerne l'Italia. La posizione del Ministro Nedié molto pesa anche nel Paese che sa che è a lui che deve l'assurda e pesante bardatura militare.

La sua eliminazione -comunque sia sostituito -toglierà positivamente il più tenace assertore di una volontà irreducibile e che non vuole, anche per un puntiglio di comandante, essere giocata da azioni di sorpresa tipo occupazione della Danimarca e che per questo mantiene il paese in uno stato di perpetua agitazione e di occulta mobilitazione.

714

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO 680. Bucarest, 12 ottobre 1940, ore 0,35 (pe'r. ore 10,30)

Telegramma di V. E. n. 455 (2).

In base alle caute indagini da me finora disposte al riguardo e dopo aver considerato 'sia in generale situazione Romania che in particolare atteggiamento

di queste Autorità tedesche in proposito ritengo difficile che Generale Antonescu sia in grado prendere iniziativa di chiedere invio di reparti italiani in Romania senza prevì accordi fra noi e Germania.

Mi riservo ritornare telegraficamente sull'argomento al più presto (1).

(l) -Non pubblicato. (2) -Vedi D. 694.
715

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTE PER TELESCRIVENTE 1713. Berlino, 12 ottobre 1940, ore 13,30.

Mio telegramma 1704 (2).

Questo Ministero degli Affari Esteri mi informa di aver deciso di aderire da parte sua alla richiesta romena di inviare una commissione mista italo-tedesca in Ungheria e Romania.

Questo Ministro di Ungheria ha comunicato ieri sera a Weiz,sacker che il suo Governo, essendo venuto a conoscenza della richiesta avanzata dal Governo romeno, lo aveva incaricato di presentare richiesta analoga.

Qui si pensa di inviare il Ministro Plenipotenziario di prima dasse Altenburg, già Ministro di Vienna, che non è mai stato in posti a Bucarest o a Budapest e cosi pur conoscendo problemi, non può essere tacciato di preconcetti.

Si ritiene opportuno inviare soltanto un capo missione il quale dovrebbe essere coadiuvato ,sul posto dal personale delle Legazioni in Bucarest e Budapest, e ciò per dare minor rilievo possibile ·Costituzione Commissione d'inchiesta. Partenza Altenburg si prevede per sera di lunedì con sua permanenza Budapest, e quindi Bucarest per presa di contatto ed accordi per necessario svolgimento missione. Occorrerebbe avvertire d'urgenza Governi ungherese e romeno invio delegati a chiedere garanzie di cui al progetto trasmesso con telegramma

n. 1701 (3). Prego telegrafarmi se è sicuro che si concordi su quanto sopra o si abbiano altre proposte da fare, poichè da parte tedesca si attende risposta nostra prima di fare qualsiasi comunicazione a Bucarest ed a Budapest.

716

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO S. N. BerUno, 12 ottobre 1940, ore 14

Con riferimento al nostro telegramma di stamane n. 1713 (4) urgentissimo, si comunica che da parte tedesca si desidererebbe che la comunicazione da fare

a Bucarest e a Budapest da parte dei Governi italiano e germanic9 sia di contenuto analogo. Bisognerebbe comunicare che i delegati arriveranno a Budapest martedì e a Bucarest mercoledì.

Occorrerebbe inoltre comunicare che la Commissione dovrebbe essere lasciata Hbera di organizzare da sola il suo lavoro. In modo particolare occorrerebbe domandare:

l) che la Commissione godesse di extra-territorialità; 2) che avesse il diritto di interrogare la popolazione, di consultare atti e documenti e di chiamare a riferire funzionari, impiegati e militari; 3) che la campagna di stampa e di radio cessi e che da parte ungherese e romena si ponga fine ad ogni espul•sione.

Il rapporto che sarà poi fatto dalla Commissione dovrebbe essere rimesso soltanto ai Governi italiano e germanico affinchè lo si possa vedere anche dal punto di vista politico prima della sua pubblicazione. Per quanto concerne le pubblicazioni da fare dalla stampa non si è ancora presa qui alcuna decisione. Da parte ungherese si desidererebbe attribuire alla Commissione anche il compito di regolare tutte le altre questioni pendenti con la Romania, ma il Governo del Reich è a ciò contrario.

Il Ministro Altenburg porterà con se un giovane segretario. Da parte tedesca si desidererebbe avere la nostra risposta in giornata, se è possibile.

(l) -Vedi D. 720. (2) -Vedi D. 704. (3) -Vedi D. 702. (4) -Vedi D. 715.
717

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AI MINISTRI A BUDAPEST, TALAMO, E A BUCAREST, GHIGI

Roma, 12 ottobre 1940, ore 22,50.

T. URGENTISSIMO 312004 P. R. / 343 (Budapest) 466 (Bucarest).

Governi italiano e tedesco hanno deciso di aderire alla richiesta presentata dai Governi romeno ed ungherese di inviare una Commissione mista itala-tedesca in Ungheria e Romania. Per parte mia designo Ministro Plenipotenziario Rogeri che sarà accompagnato da Pignatti in funzione di segretario. Governo tedesco ha designato Ministro Plenipotenziario di la classe AUenburg. Plenipotenziari saranno a Budapest martedì e a Bucarest mercoledì per presa di contatto ed accordi necessari svolgimento missione.

Prego informare codesto Governo, aggiungendo che Commissione dovrà essere lasciata libera di organizzare da sola il suo lavoro. In modo particolare domanderete:

l) che la Commissione goda di extra-territorialità; 2) che abbia il diritto di interrogare la popolazione, di ·consultare atti e documenti e di chiamare a riferire funzionari, impiegati e militari;

3) che la campagna di stampa e di radio cessi e che da parte ungherese e romena si ponga fine ad ogni espulsione.

Aggiungo per vostra informazione che il rapporto della Commissione dovrà essere rimesso soltanto ai Governi italiano e germanico. Pure per Vostra informazione aggiungo che da parte ungherese si desidererebbe attribuire alla Commissione anche il compito di regolare tutte le altre questioni pendenti con la Romania, ma sia qui che a Berlino si è d'avviso contrario.

Fate comunicazione d'accordo con Vostro collega tedesco a cui Berlino telegrafa i,struzioni e previa intesa con lui circa termini comunicazione. Delegati italiano e tedesco saranno coadiuvati sul posto dal personale delle Legazioni a Budapest e a Bucarest. Telegrafato Budapest e Bucarest.

718

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 3866/1390. Mosca, 12 ottobre 1940 (per. giorno 21).

È stato firmato ieri a Mosca l'Accordo fra U.R.S.S. e Finlandia per la demilitarizzazione delle isole Aland.

Ne trasmetto qui unita la traduzione letterale (1).

Questo Ministro di Finlandia mi ha informato che, per ordine del suo Governo, egli aveva insistito fino all'ultimo onde ottenere che venisse mantenuta nel testo dell'Accordo la formula del progetto finlandese, contenente un riferimento alla convenzione del 1921. A tale scopo egli aveva ripetutamente fatto valere l'argomento che la Finlandia non poteva e non voleva modificare unilateralmente una situazione risultante da una convenzione internazionale ,firmata da parecchie Potenze. Molotov si è però rifiutato di tener conto di tale ragione ed ha reclamato l'omissione di qualsiasi accenno alla Convenzione del 1921.

Nonostante le difficoltà sorte su tale punto, il sig. Paasikivi si mostra soddisfatto dell'accordo testè concluso, tanto più che -da quanto ho potuto comprendere -egli ha temuto per un certo tempo che l'U.R.S.<S., invece di chiedere la completa smilitarizzazione delle isole, volesse offrire invece il proprio concorso per armarle e fortificarle: offerta che sarebbe riuscita quanto mai imbarazzante e pericolosa per la Finlandia.

Ho potuto constatare anche che il Ministro Paasikivi guarda l'avvenire con un ottimismo meno forzato che non nei mesi scorsi, e credo che la sua aumentata fiducia nella possi:bilità di mantenere relazioni pacifiche con l'U.R.S.S.

non dipenda tanto da una pm fondata convinzione sulla assenza di intenzioni ostili da parte dei dirigenti sovietici, quanto dalla sensazione che la Germania mostri oggi interessamento molto più vivo alla conservazione della indipendenza finlandese.

(l) Non pubblicata.

719

L'ADDETTO MILITARE A BERLINO, MARRAS, AL MINISTERO DELLA GUERRA

R. 1915/A. (l). Berlino, 12 ottobre 1940.

Espongo quanto ho potuto conoscere nei colloqui avuti col Maresciallo Keitel e col Generale Jodl. l) Argomento principale delle conversazioni del Brennero sono state due questioni:

la partecipazione di forze tedesche alle operazioni in Egitto e U problema coloniale francese. L'occupazione del Canale di Suez deve considerarsi oggi problema militare n. l nella condotta della .guerra.

Tale occupazione assicurerà il dominio del Mediterraneo orientale e colpirà l'Inghilterra nella zona più vitale del suo Impero. La flotta inglese dovrà abbandonare il Mediterraneo: tutta la situazione nel vicino e nel medio Oriente verrà chiarita e stabilizzata a vantaggio dell'Asse; Turchia, Grecia e Jugoslavia, dove ancora agi·scono correnti anglofile, saranno ·costrette a rivedere radicalmente il loro atteggiamento.

P.er quanto riguarda il problema coloniale francese, gli avvenimenti di Dakar hanno dimostrato la necessità di dare alla Francia qualche assicurazione circa la sorte futura delle sue colonie. Occorre che la Francia sappia che cosa potrà conservare, in modo che essa sia cointeressata a difendere le colonie contro l'Inghilterra.

È chiaro che la resistenza di Dakar non si ripeterebbe se la Francia non avesse la sicurezza di conservare una parte del suo Impero coloniale.

2) L'occupazione di Gibilterra passa per ora in seconda linea. È problema di secondo tempo. Una occupazione fatta prima della conquista dell'Egitto non potrebbe che accelerare un'azione inglese ·contro Madera e le Canarie e non modificherebbe radicalmente la situazione; questo rovesciamento della situazione non può venire che dall'allontanamento della flotta inglese dal bacino orientale del Mediterraneo.

3) D'altra parte la Spagna esita ancora a prendere una decisione. Il mare

sciallo Keitel mi ha lasciato capire che le recenti conversazioni ·Con Serrano Sufier non hanno portato ancora a un risultato positivo.

Il generale Jodl mi ha poi detto a questo ri,guardo che la Spagna pretende di avere tutto il Marocco e il Dipartimento di Orano e ha a.ggiunto che questo non sarà mai -« Che cosa rimarrebbe allora alla Francia, che dovrà già cedere all'Italia la Tunisia, Corsica e Nizza? ».

4) L'entità d.eHe forze tedesche che verranno inviate in Egitto non è ancora precisata. Il Fiihrer vuole ·Che sia inviata un'unità capace di vivere e combattere in modo autonomo, senza doversi appoggiare e dover gravare sulle unità italiane. Si tratterà perciò di numerose colonne di rifornimento È anche previsto che tali colonne di rifornimento possano concorrere alle necessità delle nostre truppe.

Gli studi preliminari precedentemente compiuti erano stati fatti sulla base di una divisione corazzata. Per tale divisione erano previste 3 settimane per l'approntamento, 2 settimane per il trasporto ai porti d'imbarco .e 3 settimane per i trasporti marittimi. n numero dei piroscafi necessari del tonnellaggio messo a disposizione dalla Marina Italiana era di 28, compresi alcuni piroscafi tedeschi fermi nei porti italiani.

Il comando tedesco non pensa di inviare una divisione corazzata organica completa. La formazione sarà stabilita sulla hase delle particolari esigenze. Per determinarle verrà inviato sul posto il generale Thoma del Comando superiore dell'esercito, il quale prenderà diretti accordi col Maresciallo Graziani. Probabilmente si tratterà di una divisione ridotta o di una brigata rinfor

zata con una forza di circa 120 carri.

Tra questi carri ~saranno compresi anche carri mod. 4 armati con cannone da 75, così come sarebbe stato richiesto dall'Italia. Saranno anche inviati pezzi di assalto (semoventi) da 75.

Comunque si può ritenere che l'unità tedesca potrà arrivare in tempo per le operazioni oltre Marsa Matruh, per le quali potrebbe essere utile l'impiego di Stukas contro la base di Alessandria.

5) Il maresciallo Keitel ha fatto un fuggevole accenno a Malta come problema di minore importanza.

6) Sull'argomento della situazione nel Sud-Est europeo il maresciallo Keitel si è mostrato molto riservato. Il generale Jodl ha per sua parte confermato la tesi ufficiale che la missione inviata in Romania è composta di nuclei d'istruzione e ha aggiunto che le prime partenze erano previste appunto per ieri.

7) Anche sull'argomento delle operazioni in Inghilterra il maresciallo Keitel si ·è dimostrato riservato. Al riguardo ha subito aggiunto che l'occupazione del Canale di Suez e la padronanza del Mediterraneo orientale assumono importanza principale.

Nel complesso ho potuto confermare l'impressione che il Comando supremo tedesco conta di persistere nel bombardamento aereo dell'Inghilterra ·e in particolare di Londra con la speranza che possa determinarsi un cedimento, ma senza averne alcuna certezza nè alcuna idea circa i limiti di tempo. Se un cedimento si manifesterà, l'esercito sarà pronto per una operazione di sbarco.

In sintesi: l) Problema predominante nella ·COndotta della guerra tedesca è attualmente la partecipazione alle Qperazioni in [Egitto].

2) Le forze tedesche da inviare in Egitto [saranno costituite] molto .probabilmente da una divisione corazzata ridotta (120 carri circa) dotata di abbondanti colonne di rifornimento. Arrivo in porto probabilmente nella seconda metà di novembre.

3) Il problema di Gibilterra è messo in 2a linea.

4) Le relazioni con la Spagna attraversano una fase di allentamento. Si vuole oggi favorire la Francia dando ad essa qualche assi~curazione nel campo coloniale.

5) Le operazioni contro l'Inghilterra sono stazionarie.

(l) Il presente rapporto fu trasmesso da Zamboni a Palazzo Chigi con Telespresso 10910/2918 del 14 ottobre 1940.

720

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO 685. Bucarest, 13 ottobre 1940, ore 5 (per. ore 11,30).

Mio telegramma di ieri n. 680 (1). Avviso da me espresso con telegramma di ieri si basa essenzialmente su seguenti considerazioni:

l) Come riferisco anche con mio rapporto n. 01609 (2), Generale Antonescu, di fronte molto difficile situazione interna orientata da avvenimenti Transilvania nonchè la minaccia sovietica ·qui sempre presente e temuta, ha ritenuto, a mio modo di vedere, sola alternativa contro distruzione del paese dall'interno e dall'esterno, abbandonarsi a larvato protettorato germanico, che azione del Reich, alternando impiego minaccie a promesse, veniva di lunga mano preparando.

È quindi difficile che egli possa oggi prendere iniziative che non siano approvate dalla Germania.

2) D'altro canto azione tedesca in Romania viene di giorno in giorno appesantendosi e si mostra ormai esclusiva anche nei riguardi nostri, specie nel campo militare ed in quello economico, e si esplica in quasi completa indipendenza di ... (3) sui quali quindi ben poco influiscono mie ottime relazioni personali con mio collega germanico. È quindi da ritenersi che, qualora anche ciò non sia già avvenuto, queste Autorità germaniche farebbero opposizione ad Antonescu ove questi esprimesse proposito domandare partecipazione contingenti italiani alla «missione » di istruzione.

3) Invio infine di reparti germanici, se corrisponde essenzialmente per la Germania ad intenzione affermare sua penetrazione in Romania, assicura

in pari tempo difesa zona petrolifera, e costituisce d'altra parte per la Romania, contro-partita alla effettiva garanzia germanica contro la Russia e Ungheria, ha anche però scopo realmente organizzare ed istruire forze romene, e viene ufficialmente presentato in tale forma ed in tale senso. Perciò anche dal punto di vista tecnico sarà facile al Capo della Missione tedesca, in!cari:cato di tale organizzazione, opporsi a che gli vengano sottratte determinate attività per affidarle a una missione italiana.

In tali circostanze confermo che in assenza di una intesa al riguardo fra l'Italia e la Germania mi sembra difficile ottenere intento desiderato, sopratutto dovendo evitare che appaia una nostra iniziativa in proposito.

Ulteriori sondaggi da me eseguiti mi portano invece a ritenere ·che vi sarebbe qualche maggiore, seppure sempre scarsa, probabilità di successo se nostro interessamento, anzichè sulla presenza truppe nella zona petrolifera accanto .reparti di istruzione tedeschi, si fissasse su alcuni punti circa i quali, nelle conversazioni personali che non ho mancato avere in argomento, fin dall'inizio del nuovo regime, e ancora in questi ultimi giorni con Antonescu e qualche suo intimo collaboratore, mi è sembrato riscontrare maggiore possibilità, sopratutto perchè essi incidono in misure assai minori sulle attribuzioni riservatesi dalla Missione tedesca. Tali punti potrebbero essere ad esempio: istituzione scuole italiane pilotaggio, con invio piloti e possibilmente di apparecchi, partendo dalla scuola già costituita localmente con nostri istruttori; costituzione Missione navale per istruire ed organizzare Marina romena; assunzione da parte nostra della istruzione tecnica delle truppe di montagna.

In tali limiti e condizioni riterrei che, data importanza della cosa, metterebbe conto tentare presso Antonescu passo nel senso indicato da V. E.

E poichè ritengo difficilmente egli potrebbe prendere iniziativa di farci qualche richiesta del genere senza menzionare a tedeschi anche il mio interessamento al riguardo, potrei dare almeno inizialmente a mia azione ·carattere personale a seguito conversazioni e sondaggi già effettuati in proposito. Sarei grato cortesi telegrafiche istruzioni (1).

(l) -Vedi D. 714. (2) -Non rintracciato. (3) -Nota dell'Ufficio Cifra: « Manca •·
721

IL MINISTRO A BUCARElST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 686. Bucarest, 13 ottobre 1940, ore 5 (per. ore 12).

Riferimento mio telegramma ·odierno 685 (2) debbo anche segnalare importanza che situazione in Transilvania -che unitamente alla minaccia sovietica costituisce fondamentale preoccupazione di questo Paese -ha tuttora mantenuto, per quanto concerne i rapporti con l'Italia.

Come ho a suo tempo segnalato a V. E., si persiste in questi ambienti politici ad attribuire essenzialmente alla volontà dell'Italia decisione di Vienna.

Nè per vero, da parte di questi circoli germanici, malgrado io abbia un giorno attirato attenzione di questo mio collega tedesco al riguardo, si fa nulla per diminuire tale persuasione, che anzi viene probabilmente alimentata scopo politico. Così pure per quanto concerne attuale situazione in Transilvania, questi ambienti romeni si mostrano soverchiamente sensibili a pubblicazioni italiane d:avorevoli all'Ungheria anche se di scar.so rilievo, mentre danno particolare evidenza ad articoli della stampa tedesca che giudicano con qualche severità atteggiamento ungherese.

Anche questo stato d'animo è favorito dall'atteggiamento dei componenti questa Legazione di Germania che apertamente, a cominciare dal Capo Missione, sostengono le parti della Romania e si esprimono molto aspramente nei riguardi dell'Ungheria.

Mentre pertanto nostra azione a favore dei romeni di Transilvania, ove fosse qui conosciuta, desterebbe molto favorevoli ripereussioni, segnalo altresì con particolare riferimento al telegramma di V. E. n. 455 (l) che invio di commissione mista italo-tedesca nella Transilvania ungherese ed in quella romena ci darebbe occasione di fare qui apparire anche la nostra uniforme militare e costituirebbe pertanto una affermazione del nostro prestigio in questo settore.

(l) -Vedi D. 725. (2) -Vedi D. 720.
722

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ES'I1ERI, CIANO

T. RISERVATO 648-649. Tokio, 14 ottobre 1940, ore 8,45 (per. ore 18,30).

Vostro 31706/C (2).

648. -Matsuoka si è prefisso :fin dall'inizio ·come meta principale sua azione risoluzione incidente cinese che è di capitale importanza per ogni aspetto della vita del Giappone.

Non ha mai avuto fiducia nella possibilità di una soluzione unicamente di forza ed ha piuttosto contato di riuscire ad indurre per altra via Chiang Kai-shek a calcolare meglio le sue convenienze.

Donde una serie di azioni: programma della grande zona dell'A·sia Orientale, operazioni militari in Indocina, alleanza tripartita, intenzioni manifestate di avvicinamento alla Russia, le •quali sono state fiancheggiat·e a tentativi segretamente condotti, intensi,ficati e personalmente diretti negli ultimi tempi, secondo mi viene ·Confermato da fonte ·competente, per persuader.e Chiang Kai-shek dell'inutilità di un'ulteriore resistenza e dell'utilità invece di una intesa.

649. -Per quanto eviti accuratamente di fornire precisazioni sulla materia cinese, tuttavia Matsuoka mi ha accennato alle sue ottime previsioni manifestate fin dall'agosto scorso (mio telegramma n. 501) (3) ed ha pubblicamente e recen

D. -697.

temente manifestato il suo pensiero nei riguardi di una cooperazione con Chung King nel discorso tenuto 7 corrente al gran rapporto dei suoi colleghi, che ho segnalato nel mio telegromma n. 628 (1).

Anche la stessa lentezza con la quale si procede per la stipulazione formale dell'accordo fra Tokio e Nankino -mio telegramma 629 (2) -è destinata ad essere un mezzo di pressione su Chiang Kai-shek.

E del resto un riconoscimento del Governo di Nankino non sarebbe la stessa cosa nell'idea di Matsuoka di un riconoscimento del Gov,erno della Cina.

Quanto al debito d'onore, questo mio collega di Germania che non ha mai nascosto il suo favore per una sistemazione cinese che tenga conto di Chiang Kai-shek mi ha detto proprio in que,sti giorni che personalmente non ritiene molto probabile una molto sollecita soluzione della 'questione.

È per altro difficile in ,questo Paese e nelle presenti circostanze prevedere esattamente.

Comunicato Roma e Shanghai.

(l) -Vedi D. 694. (2) -Non pubblicato: contiene la ritrasmissione del T. 1698 da Berlino, per il quale vedi (3) -Vedi D. 432.
723

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 213-214. Shanghai, 14 ottobre 1940, ore 18

(per. giorno 15, ore 5,30).

213. -Nella sua sosta qui per meglio documentarsi sulla questione cinese, Ministro Plenipotenziario Stahmer (il quale conclusa sua missione straordinaria in Giappone rientra a Berlino) mi ha detto che firma del Patto tripartito da parte Giappone gli sembrava di singolare importanza in quanto ottenuta superando ostacoli difficili e diversi, ed in quanto Gabinetto Konoye era riuscito a conquistare alla nuova causa non solo le maggiori forze del Paese, ma anche il Sovrano. Questi infatti aveva voluto personalmente esprimergli comprensione e simpatia per il programma di guerra e di pace dell'Asse. Di eguale importanza gli sembrava pure il fatto che il Giappone distruggendo finalmente antico timore reverenziale per gli S.U.A. avesse assunto verso di essi un atteggiamento fermo e deciso: e non sarebbe tornato indietro. Matsuoka, rivelatosi acuto in politica estera e abilissimo in politica interna, 'gli era apparso convinto della opportunità di stabilizzare al più presto il fronte russo nipponico nello scopo di portare il massimo sforzo della Nazione sul programma di espansione verso i mari del Sud... (3) relativamente al patto, riteneva improbabile che S.U.A. volessero

correre l'alea di una guerra: essi preannunziano compiere un gesto di forza nel Pacifico nel caso soltanto di un attacco giapponese alle Filippine; ma questo non era davvero nelle intenzioni di Tokio. D'altra parte gli S.U.A. avrebbero dovuto tener presente che il Canale di Panama è ancora oggi tutt'altro che invulnerabile.

214. -Venuti ad esaminare fasi attuali del conflitto cino giapponese, ho chiesto Stahmer se, al fine immediato del patto di limitare nostra guerra, egli aveva lumeggiato a Tokio necessità per il Giappone di liquidare sia pure a costo di sacrifici incidente cinese per riacquistare al più presto una mobilità ed una aggressività che del patto stesso avrebbe aumentato peso e portata. Mi ha risposto che non si era... (l) a farlo per la constatata suscettibilità di Tokio a tutto quello che concerne la scottante questione.

Aveva avuto impressione che Matsuoka lavorasse per una soluzione rapida e definitiva. Aveva saputo che conversazioni segrete erano state riprese fra Tokio e Chungking, ma egli non riteneva, e forse nemmeno ha voluto ammettere, che con esse si sarebbe raggiunto lo scopo. Doveva trattarsi dei soliti assaggi e delle solite ·finte.

Per quanto aveva rilevato sul posto, Stahmer riteneva che Matsuoka si proponesse:

l) di avviare anzitutto scambio di vedute con Mosca per una intesa che desse ai due Paesi reciproca sicurezza e che li mettesse d'accordo sulla questione cinese;

2) subito dopo, contando sull'appoggio russo, trasformare le conversazioni con Chungking in trattative vere e proprie per ottenere un suo accordo con Nanchino, forse sotto forma di adesione dell'intera Cina al patto tripartito.

Oggi a quanto pare per il Governo di Tokio il mezzo migliore per concludere pesantissima impresa di Cina sembra trovarsi a Mosca. Chiang Kai-shek già scoraggiato aiuto più apparente che effettivo degli anglosassoni non avrebbe potuto resistere alle pressioni di Stalin il quale volendo potrebbe immobilizzare le armate comuniste cinesi.

Del Governo di Nanchino Matsuoka aveva parlato avvedutamente. In vista dei suoi tentativi a Mosca ed a Chungking intendeva forse !asciarne situazione ancora fluida. Stahmer asseriva che le conversazioni di Mosca sarebbero durate poche settimane. In caso di difficoltà era da prevedersi un appello di Tokio a Berlino.

Chiestogli delle voci correnti di un tentativo tedesco non di mediazione ma di persuasione a Chungking, Stahmer lo ha escluso tornando sulla suscettibilità giapponese, aggiungendo che i buoni uffici del Reich sarebbero stati accordati soltanto quando Chiang Kai-shek li avesse richiesti nel modo più esplicito.

(•) Nota dell'Ufficio Cifra: • Manca •.

(l) -Vedi D. 690. (2) -Vedi D. 695. (3) -Nota dell'Ufficio Cifra: « Gruppo indecifrabile •.
724

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 334. Budapest, 14 ottobre 1940, ore 21,30 (;per. giorno 15, ore 4). Telegramma di V. E. n. 343 (1).

Eseguito d'intesa con collega tedesco comunkazione prescritta.

.A:bbiamo entrambi rimesso Vice Ministro Vornle, in assenza di Csaky, promemoria in cui sono sottolineati particolarmente 3 punti indicati nel telegramma soprariferito nonchè limiti mandato affidato Commissione itala-tedesca.

Domani •questo mio collega di Germania e io presenteremo a Csaky membri Commissione, che proseguiranno poi per Bucarest secondo le istruzioni ricevute.

Segnalo che sin da ieri mattina Governo ungherese ha sospeso campa•gna stampa e radio, dandone annunzio ·Con comunicato ufficiale in cui è messo in rilievo fiducia Ungheria nelle Potenze Asse.

Erdmannsdorff mi riferisce che ancora ieri sera radio romena continuava invece violenta polemica antiungher·ese.

725

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI

T. SEGRETO 3.2311/471 P. R. Roma, 14 ottobre 1940, ore 23.

Vostro telegramma n. •685 (2). Concordo con Vostre oss·ervazioni e Vostre proposte. Regolatevi pertanto nel senso e nei limiti indicati dal Vostro telegramma

e riferite telegraficamente (3).

726

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO PER CORRIERE 304. Budapest, 14 ottobre 1940

(per. giorno 16).

Questo Ministro di Germania mi ha detto, in via strettamente confidenziale e per mia personale informazione, che aveva ricevuto da Berlino una •comunicazione nella quale è detto che Ungheria ha colà eseguito sondaggi in vista

adesione Patto Tripartito italo-tedesco-giapponese. Comunicazione aggiunge che Governo tedesco, il quale era in un primo tempo esitante, ha deciso, dopo consultazione con Roma e Tokio, di incoraggiare adesione ungherese ed ha pertanto risposto al Ministro d'Ungheria a Berlino, che potenze .firmatarie Patto Tripartito sono in linea di massima favorevoli e che pertanto Governo ungherese può pr.esentare formale richiesta al riguardo. In vista anzi possibilità di altre adesioni vi sarebbe da parte tedesca intenzione dare all'Ungheria opportunità di essere prima fra paesi aderenti Patto.

Comunico quanto precede per opportuna doverosa informazione, pregando considerare mia comunicazione come strettamente confidenziale in vista ealde raccomandazioni di Erdmannsdorff al l'iguardo.

Ricordo che un accenno molto vago all'adesione dell'Ungheria al Patto Tripartito era contenuto nel discorso Teleki alla Camera il 3 ottobre, riassunto nel mio telespresso n. 4747/2153 del 4 corrente (1).

Non ritenendo allora porre in proposito quesiti diretti, incaricai questo Addetto Stampa eseguire sondaggi presso Ufficio Stampa Ministero Esteri dal quale gli fu risposto .che frase Teleki andava interpretata come espressione generica di solidarietà e simpatia.

(l) -Vedi D. 717. (2) -Vedi D. 720. (3) -Vedi D. 741.
727

IL RAPPRESENTANTE DELLA COMMISSIONE ITALIANA D'ARMISTIZIO CON LA FRANCIA A CHAMBÉRY, MALFATTI, AL PRESIDENTE DELLA SOTTO COMMISSIONE AFFARI GENERALI DELLA C.I.A.F., LIBERATI

R. RISERVATO 522 -AG. Chambéry, 14 ottobre 1940.

Persona che è in contatto con gli ambienti governativi di Vichy mi ha riferito che detti ambienti sono attualmente molto preoccupati per le richieste sempre crescenti fatte dai tedeschi. Sembra, tra l'altro, che il Governo del Reich domanderebbe ·Come contropartita per l'eventuale allentamento della sua stretta sulla Francia occupata, l'occupazione totale del territorio metropolitano della Francia, sotto forma di « occupazione invis1bile » minacciando, in caso negativo, di rendere ancora più ermetica la separazione fra il territorio libero e quello occupato.

Lo stesso Maresciallo Pétain si dimostrerebbe molto amareggiato ed avrebbe detto ultimamente a quakuno del suo entourage: «I tedeschi sono molto duri con noi, ma, me vivo, noi non cederemo nulla di più di quanto abbiamo sottoscritto con le condizioni d'armistizio».

(l) Non pubblicato.

728

RIUNIONE PRESSO IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, DEL CAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE, BADOGLIO, DEL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE GENERALE, SODDU, DEL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, DEL SOTTOCAPO DI STATO MA!GGIORE DELL'ESERCITO, ROATTA, E DEL COMANDANTE SUPERIORE DELLE FF.AA. IN ALBANIA, VISCONTI PRASCA

VERBALE SEGRETO (1). Palazzo Venezia, 15 ottobre 1940, ore 11.

DucE: Lo scopo di questa riunione è 'quello di definire le modalità dell'azione -nel suo carattere generale -che ho deciso di iniziare contro la Grecia. Questa azione, in un primo tempo, deve avere obiettivi di carattere marit

timo e di carattere territoriale.

Gli obiettivi di carattere territoriale d debbono portare aUa presa di possesso di tutta la costa meridionale albanese, quelli cioè che ci devono dare la occupazione delle isole ioniche Zante, Cefalonia, Corfù, e la conquista di Salonicco. Quando noi avremo raggiunto questi obiettivi, avremo migliorato le nostre posizioni nel Mediterraneo, nei confronti ·con l'Inghilterra.

In un secondo tempo, od in concomitanza di queste azioni, la oc·cupazione integrale della Grecia, per metterla fuori combattimento e per assicurarci che in ogni circostanza rimarrà nel nostro spazio politico-economico.

Precisata così la questione ho sta·bilito anche la data, che a mio avviso non può essere ritardata neanche di un'ora: doè il 26 di questo mese. Questa è un'azione che ho matur.ato lungamente da mesi e mesi; prima della nostra partecipazione alla guerra ed anche prima dell'inizio del conflitto.

Stahiliti questi punti .essenziali si tratta ora di esaminare come dovrà svolgersi questa azione e perciò ho mandato a chiamare il Luogotenente Generale ed il Comandante ·delle truppe dell'Albania perchè ci facciano un quadro politico e militare in modo 'che noi possiamo determinare tutte le misure idonee per raggiungere nel migliore dei modi e nei più convenienti termini di tempo i nostri obiettivi.

Aggiungo che non vedo .complicazioni al Nord. La Jugoslavia ha tutto l'interesse di stare tranquilla, come del resto appare anche da pubbliche dichiarazioni di organi uftkiali che escludono la possibilità di 'COmplicazioni, salvo che si tratti di difendere il paese.

n presente documento è stato pubblicato per la prima volta, e integralmente, nel quotidiano n Tempo del 18 luglio 1944. Di questo testo si è servito E. GRAZZI per ripubblicarlo nel citato volume del 1945 (H principio della fine, pp. 206-215). Il documento è stato poi pubblicatoanche in altri volumi. Non integrale risulta la versione pubblicata in Hitler e Mussolini: lettere e documenti, cit., pp. 61-71.

Complicazioni di ,carattere turco le escludo, specialmente da quando la Germania si è impiantata in Romania e da quando la Bulgaria si è rafforzata. Essa può costituire una pedina nel nostro gioco, ed io farò i passi necessari perchè non perda 'questa occasione unica per il raggiungimento delle sue aspirazioni sulla Macedonia e per lo sbocco al mare (1).

Stabiliti gli obiettivi e la data, si tratta ora di vedere gli altri aspetti della situazione, in modo da potere -in base ad essi -determinare le misure ed i mezzi da prendere.

(Invita il Luogotenente Generale dell'Albania ad esporre come vede la situazione).

JACOMONI: In Albania si attende ,quest'azione ansiosamente. Il paese è impaziente e pieno di entusiasmo; anzi si può affermare che l'entusiasmo è così vivo che in questi ultimi tempi ha avuto qualche disillusione perchè l'azione non è stata ancora iniziata.

Abbiamo provveduto molto seriamente all'approvvigionamento del paese. Esiste il pericolo «porto di Durazzo», nel senso che se venisse bombardato avremmo delle difficoltà nei rifornimenti. La questione stradale ha fatto molti progressi, pur senza volerla cons1derare ,come risolta.

Come appare la situazione della Grecia vista dall'Albania?

DucE: Questo appunto si tratta di sapere.

JACOMONI: È molto difficile precisarlo. L'opinione pubblica è ostentatamente noncurante.

Abbiamo pubblicato che era stata ucdsa la nipote del noto patriotta albanese trucidato, ma hanno risposto smentendo il fatto. Dalle notizie dei nostri informatori risulta ,che mentre due mesi fa i Greci non sembravano propensi ad una seria resistenza, ora appaiono decisi ad opporsi alla nostra azione. La radio clandestina che abbiamo posta ad Argirocastro, con la quale svolgiamo un'attiva propaganda, è molto ascoltata e ci risulta che ottiene degli effetti. Credo che la resistenza greca sarà diversamente influenzata, a seconda che la nostra azione sarà ,celere, decisa ed imponente, oppure prudente e limitata.

Vi è poi da considerare quale aiuto i Greci possano ricevere dagli Inglesi via mare. DucE: Escludo nel modo più assoluto l'invio di uomini; anche l'aviazione non ha forze da distogliere.

JACOMONI: L'unica preoccupazione potrebbe derivare dall'occupare parzialmente la Grecia, in quanto che gli Inglesi, da rimanenti basi, nel caso fossero in grado di mandare forze aeree imponenti, potrebbero portare le loro offese nell'Italia meridionale ,ed in Albania. Gli apparecchi dell'aviazione greca sono 144, ciò che non costituirebbe una seria apprensione.

DucE: Qual'è lo 'stato d'animo della popolazione in Grecia?

JACOMONI: Appare molto profondamente depresso.

CIANO: Vi è una scissione netta tra la popolazione ed una classe dirigente, politica, plutocratica, che è quella che anima la resistenza e mantiene vivo lo spirito anglofilo nel paese. È questa una piccolissima classe molto ricca, mentre

l'altra parte è indifferente a tutti gli avvenimenti, ·compreso quello della nostra invasione. JACOMONI: Hanno suscitato molta impressione sulla popolazione greca le notizie che ho fatto divulgare sull'altezza dei salari in Albania.

DucE: (Invita il Generale Visconti Prasca ad esporre la situazione militare).

VISCONTI PRASCA: Noi abbiamo preparata una operazione contro l'Epiro, che sarà pronta per il 26 corrente e che si presenta sotto auspici molto favorevoli.

La situazione geografi·ca dell'Epiro non favorisce la possibilità alle altre forze greche di intervenire perchè da una parte vi è il mare e dall'altra una intransitabile fascia alpina. Questo scacchiere ci permette una serie di avvolgimenti delle forze greche -calcolate a 'Circa 30.000 uomini -ciò che ci consente l'occupazione dell'Epiro in breve tempo: 10 o 15 giorni.

Questa operazione -che .potrebbe consentirci di liquidare tutte le truppe greche -è stata preparata fin nei minimi dettagli, ed è perfetta per quanto è umanamente posstbile. iLa riuscita dell'azione ci porterebbe a migliorare le nostre posizioni, ci darebbe una frontiera più sicura ed il possesso del porto di Prevesa ·che fa cambiare completamente la nostra situazione.

Questa è la prima fase della nostra operazione, da condurre a fondo nel modo migliore.

L'azione però è subordinata alle condizioni climatiche. Tra alcune settimane la stagione delle pioggie provocherebbe serie difficoltà per la ·conquista dell'Epiro e della base di Prevesa.

DucE: La data• dell'inizio delle operazioni può essere anticipata ma non ritardata.

VIsCONTI PRAscA: Lo spirito delle truppe è altissimo, l'entusiasmo è al massimo grado. Non ho mai avuto a lagnarmi delle truppe in Albania. L'unica manifestazione di indisciplina che ho dovuto riscontrare è stata quella di ufficiali e soldati per eccesso nell'ansia di voler andare avanti e di voler combattere.

DucE: Quante forze avete?

VIscoNTI PRASCA: Circa 70.000 uomini, oltre ai battaglioni speciali. Rispetto alle truppe che ci sono di fronte -circa 30.000 uomini -abbiamo una superiorità di due ad uno.

DucE: E per quello che riguarda i mezzi: carri armati, difese campali del nemico?

VISCONTI PRASCA: L'unka preoccupazione è costituita dall'aiuto che potrebbe essere dato all'avversario dall'aviazione inglese, giacchè quella greca, per me, non esiste.

Per quanto riguarda il fronte di Salonicco bisogna fare qualche riserva a causa dell'andamento stagionale.

Si potrebbe dare corso all'azione nell'Epiro.

DucE: L'azione su Salonicco è importante, perchè bisogna impedire che diventi una base inglese. VIscoNTI PRASCA: Per questa azione ci vuole un certo tempo. Il porto di sbarco è Durazzo, che dista da Salonicco 'Circa 300 chilometri. Occorreranno perciò un paio di mesi.

49 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. V.

DucE: Tuttavia si può impedire agli inglesi di sbarcare a Salonicco. È

importante ·che anche su questo fronte avviate due divisioni, perchè potrebbe

determinarsi il concorso bulgaro.

VISCONTI PRASCA: Anche per iniziare la marcia su Atene la base di tutto è l'occupazione dell'Epiro e del porto di Prevesa.

DucE: E l'occupazione delle tre isole: Zante, Cefalonia e Corfù.

VISCONTI PRASCA: Certamente.

DucE: Queste azioni debbono essere svolte contemporaneamente.

Conoscete quale sia il morale dei soldati greci?

VISCONTI PRASCA: Non è gente ·che sia contenta di battersi.

DucE: Adesso un'altra ·cosa ancora. Fissata la data, si tratta di sapere come diamo la parvenza della fatalità di questa nostra operazione. Una giustificazione di carattere generale è quella che la Grecia è alleata dei nostri nemici, i quali si servono delle sue basi, ecc. ma poi ci vuole l'incidente, per il quale si possa dire che noi entriamo per mettere l'ordine. Se questo incidente lo fate sorgere è bene, se non lo determinate è lo stesso.

JACOMONI: Io posso fare qual·cosa sulle frontiere: incidenti fra ciamurioti ed autorità greche. VISCONTI PRASCA: Abbiamo predisposto delle armi e bombe francesi per fare un finto attacco.

DucE: Tutto questo ha un valore assolutamente trascurabile per me; è per dare un po' di fumo. Tuttavia è bene se potete fare in modo che ci sia l'appiglio all'accensione della miccia.

CIANo: Quando volete che l'incidente avvenga?

DucE: Il 24.

CIANO: Il 24 d sarà l'incidente.

DucE: Nessuno crederà a questa fataHtà, ma per una giustificazione di carattere metafisico si potrà dire che era necessario veni:r~e ad una conclusione.

Quello •che occorre in questo genere di operazioni è di agire con la massima energia e con la massima decisione, perchè qui è il segreto del successo, anche nei ·Confronti di quelli che potrebbero essere gli aiuti estranei.

Ora bisogna dare questo alibi in modo che si possa dire: «Non vi è nulla da fare. Volete andare al soccorso di questa gente che è già battuta? ». Questo è un discorso che i Turchi potrebbero fare e che anche gli Inglesi troverebbero conveniente seguire. VIsCONTI PRASCA: L'operazione è stata preparata in modo da dare l'impressione di un rovescio travolgente in pochi giorni.

DucE: Per la responsabilità che mi assumo in questa faccenda vi dico di non preoccuparvi eccessivamente di quelle ·che possono essere le perdite, pur essendo sollecito, dal punto di vista umano, per la vita di un solo soldato. Dico ciò per.chè alle volte un capo si ferma in considerazione delle gravi per

dite subite. VIscoNTI PRASCA: Ho ordinato che i battaglioni attaeochino sempre, anche contro una divisione. BADOGLIO: La questione riguarda due argomenti: quello greco e quello dell'aiuto inglese. Io sono con Voi completamente nel ritenere quasi sicura

l'esclusione di sbar·chi inglesi. Essi sono molto più preoccupati dell'Egitto che

non della Grecia, e nel Mediterraneo mettono mal volentieri le truppe sui

piroscafi. Pertanto il solo possibile aiuto sarebbe quello dell'aviazione.

A questa previsione si potrebbe adottare il correttivo di far coincidere la azione contro la Grecia con quella per Marsa Matruh. In questo caso è ben difficile che distolgano dei velivoli dall'Egitto per mandarli in Grecia.

Ciò si può fare perchè per il 26 ·corrente anche Graziani può essere pronto.

DucE: Io sarei per un anticipo di alcuni giorni per l'azione di Graziani. E poi il fatto della conquista di Marsa Matruh renderà ancora più difficile la possibilità di un simile aiuto, specialmente prevedendo che noi non d fermeremo. Perduto il cardine dell'Egitto, anche se Londra potesse ancora sostenersi, l'Impero Inglese sàrebbe di uno stato di disfatta. Le Indie sono in una situazione di insofferenza e gli Inglesi non potrebbero più ricevere aiuti dal Sud Africa e dalla spina del Mar Rosso. Aggiungo una considerazione di carattere morale e cioè che questo suc.cesso africano sarebbe di spinta ai soldati in Albania. Ecco perchè io desidero nelle due azioni un sincronismo ·con un leggero anticipo su quella africana.

BADOGLIO: Esaminando ora il problema greco affermo che fermar·ci al solo Epiro non corrisponde alla situazione. Non esagero dicendo che dobbiamo occupare anche Candia e la Morea se vogliamo occupare la Grecia.

L'operazione per l'Epiro studiata da Visconti Prasca va bene. Dato in sicurezza il fianco sinistro, le forze avversarie non dovrebbero presentare molte difficoltà. Abbiamo l'aviazione...

DucE: Noi metteremo nelle operazioni per lo meno 400 apparecchi, anche in vista di quello che può essere l'apporto inglese.

BADOGLIO: Bisogna che occupiamo tutta la Grecia, se il problema vuoi essere redditizio. Per questo occorrono circa 20 divisioni mentre in Albania ne abbiamo nove, più una di cavalleria. È evidente che in queste condizioni occorrono tre mesi.

RoATTA: Tenendo conto di tutto, possiamo contare sull'equivalente di 11 divisioni. Per non fermarci all'Epiro bisognerebbe intensificare l'invio di truppe. Ciò anche per non dare la sensazione che non abbiamo più fiato per andare avanti. Studiare quindi subito il problema dell'oc·cupazione totale della Grecia.

DucE: Stabilito l'inizio delle operazioni il 26 corrente e prevista la liquidazione dell'Epiro verso il 10-15 novembre, abbiamo fino a quel momento un altro mese per l'invio di nuove forze.

VIsCONTI PRASCA: L'invio di altre truppe dipende da quello che è lo svolgimento del piano, e non possono essere mandate che ad Eripo occupato. Non si tratta di un'azione travolgente nel tempo, ma di un'azione di sicurezza. In questa stagione non si può operare che nella Grecia meridionale. Mantenendo Durazzo come base per andare a Salonic.co ci vuole un mese di tempo per l'invio di ogni divisione. DucE: Per chiarire i concetti che stiamo esponendo, domando ·Come viene vista la marcia su Atene, dopo avere occupato l'Epiro.

VIscoNTI PRASCA: Non la vedo con molte difficoltà. Un gruppo di 5 o

6 divisioni sarebbe suffidente.

BADOGLIO: Io riterrei più m'gente la marcia su Atene che su Salonicco,

anche perchè non sembra probabile uno sbarco inglese a Salonicco.

CIANO: Tanto più in considerazione di un intervento bulgaro.

RoATTA: Ci vuole una pressione anche da quella parte.

DucE: Ritenete che due divisioni siano suffi.cienti?

ROATTA: Sì.

DucE: Adesso mi pare che le idee si vadano precisando: Operazione nel

l'Epiro -Salonicco -Osservazione di quello che può succedere a causa del

l'intervento bulgaro, che ritengo probabile. Concordo pienamente per l'occu

pazione di Atene.

VIsCONTI PRASCA: Poi da Atene noi -in fondo -tagliamo la Grecia, ed

a Salonicco possiamo andarci partendo dalla capitale.

DucE: Dal punto marginale dell'occupazione dell'Epiro fino ad Atene che

distanza intercorre?

VISCONTI PRASCA: 250 chilometri con una rete stradale mediocre.

DucE: E il terreno com'è?

VISCONTI PRASCA: Colline alte, aspre, brulle.

DucE: E le direzioni delle valli?

VISCONTI PRASCA: Est-Ovest, quindi proprio in direzione di Atene.

DucE: Questo è importante.

RoATTA: Ciò è vero fino ad un certo punto, perchè bisogna attraversare

una catena di 2000 metri di altezza. (Illustra al Duce una carta geografica della zona). VISCONTI PRASCA: Sono terreni sui quali ci sono una quantità di mulattiere.

DucE: Le avete percorse queste strade?

VISCONTI PRASCA: Si, parecchie volte.

DucE: Adesso veniamo ad altri due argomenti: Precisato tutto ciò, quante divisioni supplementari ritenete che sia necessario di inviare in Albania per occupare tutto n territorio ·che conduce ad Atene?

VIsCONTI PRASCA: In un primo tempo basterebbero tre divisioni organizzate da montagna; naturalmente le circostanze decideranno. Ora queste truppe si potrebbero portare nel porto di Arta in una notte sola.

DucE: Altro argomento: Apporto albanese in truppe regolari, ed in bande, alle quali dò una certa importanza.

VISCONTI PRASCA: Abbiamo presentato un piano al riguardo. Si vorrebbero organizzare bande da 2500 a 3000 uomini, inquadrate da nostri uffidali. JACOMONI: Le domande sono infinite. Molti musulmani non conviene mandarli per evitare che facciano molte vendette.

DucE: Quindi un certo numero di bande le potete organizzare?

VIscoNTI PRASCA: È tutto organizzato. Ho già fatto un telegramma perchè tengano tutto pronto e perchè avvertano gli individui.

DucE: Come le armate?

VISCONTI PRASCA: Qualche mitragliatrice leggera e bombe.

DucE: Adesso un altro aspetto della situazione. Quali misure avete prese al confine jugoslavo? VISCONTI PRASCA: Abbiamo due divisioni ed un battaglione di Carabinieri e Finanza. In sostanza una copertura discreta. DucE: Non credo ·che ci saranno attacchi da quelle parti, e poi le truppe si appoggiano a dei caposaldi già predisposti.

VISCONTI PRASCA: Bisogna aggiungere ·che il terreno si presta bene per la difesa. Si potrebbe verificare qualche infiltrazione attraverso i boschi, di piccoli reparti, ma niente da temere perchè abbiamo il confine tutto guarnito. Un posto di finanza ogni 500 o 600 metri.

J ACOMONI: In Albania vi sarebbe il desiderio di qualche richiamo di classi.

DucE: Che gettito fornis·ce ogni classe?

JACOMONI: Circa 7000 uomini.

DucE: Questo è da considerarsi con attenzione. Sono forze che pur senza trascurare o respingere, non bisogna che costituiscano un apporto eccessivo, per non far credere che l'Epiro sia stato da esse conquistato. Una certa partecipazione degli elementi albanesi, che non disturbi la popolazione, sarebbe opportuna. Farei chiamare due o tre classi.

La difesa controaerei deve costituire poi oggetto del nostro particolare interesse perchè l)isogna evitare, nella misura del possibile, i bombardamenti della zona petrolifera, delle città albanesi, ed i paragoni che potrebbero essere fatti in ·confronto della migliore difesa delle città delle Puglie. Occorre quindi apprestare mezzi antiaerei di notevoli proporziond.

Sonnu: Ho già disposto che siano spediti i 75 Skoda avuti dalla Germania. VIscoNTI PRASCA: La difesa di Tirana si riduce a due gruppi, mentre tutta la difesa per l'Albania è di appena 5 gruppi.

DucE: Occorrono per l'Albania almeno cento bocche da fuoco perchè bisogna evitare i demoralizzanti bombardamenti diurni. Mandare tutti i pezzi Skoda e gli OerHkon.

Sonnu: Non li abbiamo ancora avuti tutti. Appena arriveranno li spedirò. Gli ()erUkon li mando in volo.

DucE: Bisogna aggiungere alla difesa terrestre anche gli apparecchi da caccia. Per fortuna ne abbiamo una notevole disponibilità. Al 1° ottobre vi erano in Albania 52 apparecchi di pronto impiego e 15 di non immediato uso. In sostanza 87 (l) apparecchi.

CIANo: C'è in partenza il 74° stormo.

DucE: Mi pare che abbiamo esaminato tutti gli aspetti del problema.

BADOGLIO: I dettagli verranno stabiliti dallo Stato Maggiore dell'Esercito.

DucE: Riassumendo: offensiva in Epiro; osservazione e pressione su Salonicco, ed, in un secondo tempo, marcia su Atene.

(La riunione ha termine alle ore 12,30).

(l) Il presente resoconto stenografico fu redatto dal tenente colonnello addetto al Comando Supremo, G. A. TROMBETTI, da lui stesso dattiloscritto in otto copie, e approvato da Mussolini il 16 ottobre alle 14, come avverte un'annotazione in calce al documento. Le otto copie furono distribuite al Re, al capo del Governo, al ministro degli Esteri (la terza copia che qui si pubblica), al capo di S. M. Generale, ai capi di S. M. dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica, ed al luogotenente generale in Albania.

(l) Vedi D. 738.

(l) Sic, nell'originale.

729

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 337. Budapest, 15 ottobre 1940, ore 21,30 (per. giorno 16, ore 1,50).

Comunicasi seguente telegramma del Ministro Rogeri di Villanova: «Ministri Italia e Germania hanno presentato oggi ore 12,45 Commissione d'inchiesta litalo-tedesca a Ministero degli Esteri ungherese. Csaky ha promesso ogni appoggio nonchè assegnazione permanente esperti ungheresi per quanto concerne condizioni locali. Egli deplora che Potenze Asse impegnate attualmente in problemi di portata mondiale debbano occuparsi di liti di secondaria importanza. Di ciò devesi attribuire responsabilità Governo romeno che ha esagerato fatto a scopo propagandistico. Csaky ha accentuato la sua buona volontà di mettere in pratica nel modo più scrupoloso obblighi derivanti dal lodo di Vienna. Poichè in vista delle abbondanze dei singoli casi, non è possibile di vagliare ogni lagnanza dettagliata. Governo ungherese comunicherà casi maggior rilievo a cui inchiesta dovrebbe dare particolare importanza. Su questo punto hanno avuto luogo stasera ulteriori delucidazioni con Vornle. Analogo telegramma è stato inviato Berlino da delegato tedesco. Rogeri di Villanova».

730

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A SANTIAGO, BOSCARELLI

T. 292/78 R. Roma, 15 ottobre 1940, ore 23,30.

Mio telegramma odierno (1).

Governo Spagnolo, risolte in modo soddisfacente le divergenze col Governo Cileno, mi prega (2) voler far presente ·COdesto Ministro Esteri che la Spagna è disposta a ricevere un Rappresentante diplomatico Cileno, disponendosi per sua parte a inviare un suo Ambasciatore a Santiago.

Prego agire in conseguenza, telegrafando (3).

(l) -Riferimento errato. Nessun altro telegramma partì da Roma per Santiago su quest'argomento il 15 ottobre. Si tratta forse di un telegramma redatto ma non spedito. (2) -La richiesta spagnola di cui nel seguito fu presentata a Ciano dall'ambasciatore di Spagna, Conde, con una nota verbale in data 13 ottobre 1940 (n. 183). (3) -Vedi D. 734.
731

IL VICE-CONSOLE REGGENTE A PARIGI, ORLANDINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 1324/777. Parigi, 15 ottobre 1940 (1).

Telegramma p€r corriere n. 30832 P. R. dell'8 corrente (2).

La situazione degli interessi italiani in Francia non è molto mutata da quando ho scritto il mio rapporto del 29 agosto u. s. (3).

Vi è su questo mercato una terza e possente presenza. Se individualmente l'italiano è trattato con rispetto e cordialità, nel campo commerciale ed industriale l'interesse italiano è certamente leso. Manchiamo di mezzi di comunicazione con l'Italia, rapidi, diretti, liberi. Gli industriali, grandi e pic.coli, trovano davanti a loro una organizzazione perfetta, un potere illimitato delle autorità di occupazione e quindi la difesa di fronte alla concorrenza tedesca è insufficiente. Ancora oggi, ad esempio, malgrado tutti i passi ufficiali fatti, la Simca è .occupata dalle truppe tedesche, le macchine di Bugatti sono state requisite e trasportate in Germania (Molsheim), quelle di Talbot-Lago sono in pericolo, i prodotti tessili della Snia-Viscosa lo stesso.

I commercianti italiani che vivevano soprattutto con gli scambi con l'Italia non possono più importare.

Gli industriali e commercianti francesi che esportavano in Italia o dall'Italia importavano, trovando chiuso quel mercato, si rivolgono naturalmente verso la Germania.

Che si può fare? Il problema, data la situazione attuale, è difficile e complesso. Bisognerebbe ben fissare e delimitare a Berlino la linea di difesa degli interessi italiani nella zona francese occupata, cercare di ottenere che le posizioni già conquistate non siano attaccate. Però, nel campo industriale e commerciale, le posizioni non possono essere statiche; occorre quindi che sia lasciato un certo respiro, una minima possibilità di azione e di sviluppo. Un immobile può essere facilmente tutelato con l'apposizione di un cartello «proprietà italiana» ma una fabbrica ha un'azione fuori delle sue quattro mura che necessita movimento.

Non bisogna illudersi troppo. In questo paese che in quattro mesi si è impoverito in maniera impressionante non vi è posto per tre. Non bisogna però d'altra parte impressionarsi troppo se attualmente la Germania sembra attirare e monopolizzare tutto il mercato francese. Vi potranno essere certo delle p€rdite, degli spostamenti, ma il nostro Paese potrà e saprà riprendere e sviluppare molti campi.

Se gli affari non si fanno con del sentimento, il sentimento può preparare il terreno a dei buoni affari. Ogni giorno di occupazione si firma a Parigi un certo numero di contratti -non li credo sufficienti a colmare un fosso che si fa ogni giorno più profondo fra tedeschi e francesi.

Non posso dire lo stesso rispetto a noi, almeno per quanto riguarda la zona occupata.

Il Comm. Pigozzi, nominato esperto commerciale (teleg. 28399 del 20 settembre) (l) che ha già riniziato la sua attività e che può svolgere una utilissima azione, invierà un dettagliato rapporto sulla situazione.

(l) -Manca l'indicazione della data d'arrivo. (2) -Non publicato: contiene la richiesta di Palazzo Chigi di inviare d'urgenza un rapporto sulla situazione degli interessi italiani in Francia. (3) -Non rintracciato.
732

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

(Pubbl. MARIO ToscANO, Una mancata intesa itala-sovietica nel 1940 e 1941, cit., p. 69)

T. 461. Mosca, 16 ottobre 1940, ore 13,45 (per. ore 20).

Ambasciatore di Germania tornato a Mosca da Berlino mi ha detto che direttive generali l'icevute da Ribbentrop sono di rassicurare questo Governo nel senso che politica estera verso U.R.S.S. non è cambiata e non si intende abbandonare programma collaborazione germanica sovietica.

Ambasciatore di Germania si adopererà principalmente per eliminare diffidenza provocata da aZJione tedesca in Romania per attivare accordo economico. Per questo ultimo fine Schnurre ritornerà quanto prima a Mosca.

Circa navigazione Danubio Ambasciatore ha ricevuto istruzioni accettare proposta sovietica per costituzione di una unica commiss~one comprendente tutti gli Stati rivieraschi alla condizione che U.R.S.S. accetti da parte sua partecipazione anche dell'Italia.

Ambasciatore di Germania mi ha promesso tenermi al corrente dei suoi prossimi colloqui con Molotov.

733.

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 1748. Berlino, 16 ottobre 1940, ore 20.

Auswiirtiges Amt mi comunica che Presidente del Consiglio bulgaro ha riferito a Ministro di Germania a Sofia circa colloquio intervenuto tra quel Ministro di Gran Bretagna e Re Boris, in occasione presentazione a questo ultimo di un telegramma personale Re d'Inghilterra nel quale si esprimeva speranza che risultassero infondate voci presenza truppe tedesche in Bulgaria e che Bulgaria stessa sarebbe rimasta estranea conflitto attuale.

Re Boris avrebbe senz'altro smentito voci predette aggiungendo che mentre il suo Paese non nutriva intenzrioni bellicose verso alcuno, egli non poteva viceversa non rilevare atteggiamento minaccioso della Turchia la quale continuava concentrare truppe frontiera Tracia.

Avendo Rendel chiesto a questo riguardo se il Sovrano vedeva obiezioni ad un suo viaggio ad Angora per discutere situazione con quell'Ambasciatore d'Inghilterra, Re Boris ha risposto essere questa una questione che riguarda esclusivamente suo interlocutore e rispettivo Governo.

(l) Non rintracciato.

734

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A SANTIAGO, NAVARRINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 165. Santiago, 16 ottobre 1940, ore 20,15 (per. giorno 17, o1·e 4,45).

Ho consegnato a questo Ministro degli Affari Esteri nota contenente comunLcazione di cui al telegramma di V. E. n. 78 (1).

Ministro degli Affari Esteri assicuratomi avrebbe incaricato Ambasciatore del Cile Roma esprimere V. E. gratitudine Cile per amichevole azione Italia in tal contingenza. Promessomi rispondere possibilmente oggi stesso.

Ministro degli Affari Esteri riceverà oggi signor Tommaso Suner Ferrer qui giunto da Buenos Aires per assumere temporaneamente reggenza questa Ambasciata Spagna.

Per parte sua Governo cileno ha richiamato dall'Avana Ambasciatore Bianchi, designato Madrid.

735

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO PER TELEFONO 707. Bucarest, 16 ottobre 1940, ore 21.

Questo Ministro di Germania mi informa aver ricevuto iersera telegrammi di Ribbentrop con istruzioni invitare Antonescu aderdre Patto Tripartito e recarsi per la firma a Berlino. Avendo avuto occasione vedere iersera stessa Presidente del Consiglio, Fabricius ha eseguito istruzioni ottenendo immediata adesione Antonescu. Successivamente peraltro Fabricius ha ricevuto fonogramma 'con istruzioni comunicare Antonescu che, dato che V. E. era impossibHitato recarsi attualmente a Berlino, cadeva motivo sua presenza personale e adesione patto avrebbe potuto essere firmato da Incaricato d'Affari romeno ovvero da Pop.

Presidente del Consiglio ha mostrato preferire tale soluzione dato che situazione interna continua preoccuparlo e sconsiglia assenza, tanto più che plebiscito già deciso per il 20 corrente dovrà quasi certamente essere rinviato.

Quanto alla data della firma, egli ha insistito procedervi non dopo ma contemporaneamente ad Ungheria, e cioè, a quanto ho compreso, oggi o domani, ricordando a tale proposito, come fino da assunzione potere egli si sia dichiarato pronto stringere alleanza con Potenze Asse, e come alleanza con Germania fosse in cima a programma Codreanu.

Fabricius ha soggiunto infine che nel telegramma da lui ricevuto lo si informa prossimamente anche Bulgaria entrerà nel patto di alleanza, e che successivamente altre Potenze amiche saranno altresì invitate aderire.

(l) Vedi D. 730.

736

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO PER TELEFONO 708. Bucarest, 16 ottobre 1940, ore 21.

Miio telegramma n. 707 (1).

Questo Ministro Germania mi ha informato che Ministro degli Affari Esteri del Reich gli ha testè telefonicamente comunicato che non è possibile che Romania firmi adesione Patto Tripartito contemporaneamente ad Ungheria per la quale tutto è già predisposto. Firma da parte della Romania potrà essere effettuata da Rappresentante Diplomatico romeno a Berlino al ritorno di Ribbentrop da un « viaggio all'Ovest » e cioè fra una decina di giorni. A quanto mi è parso capire ritardata adesione romena è anche dovuta qualche inquietudine manifestata al riguardo da parte sovietica.

Fabricius mi ha infine comunicato di aver ricevuto istruzioni di invitare Antonescu recarsi a Berlino seconda metà novembre prossimo.

737

IL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 3569/1390. Lisbona, 16 ottobre 1940 (per. giorno 25).

L'Ambasciatore spagnolo Franco mi ha detto oggi:

l) Credo fermamente che gli Stati Uniti d'America entreranno nel conflitto. Saranno spinti a ciò più ·che dalla necessità di difendersi contro le Potenze dell'Asse (nessuna persona di buon senso può credere alla serietà d'una tale minaccia) dal fatale svolgersi di un grande evento storico che può riassumersi nelle seguenti parole: « assorbimento dell'Impero inglese nel complesso politico geografico militare ed economico degli Stati dell'Unione». Questo assorbimento oltre ad essere favorito dalla fisionomia imprevista che ha assunto il .conflitto è sostanzialmente agevolato dall'azione personale di quel dittatore democratico imperialista a fondo mistico isteroide che è il Presidente Roosevelt, uomo ambiziosissimo e pericoloso. Le tappe di questa evoluzione che assume il conflitto sono evidenti. Prima di tutto vi è stato il contratto con l'Inghilterra per impadronirsi delle sue basi navali ed aeree americane contro merce mobile. In un secondo tempo l'America ha consigliato l'Inghilterra alla resistenza ad oltranza pur sapendo che la carta britannica era perduta e ciò

pt!r assoldare al suo carro strettamente il Regno Unito, raccogliere le spoglie, facilitare il trapasso del Governo al Canadà per poi proporre un'unione sul tipo di quella offerta dal governo britannico alla Francia al momento della disfatta francese. Fa parte di questo grande piano l'azione di Dakar. Al Duca d'Alba che si recò al Foreign Office a chiedere informazioni sull'avventura di Dakar fu detto in un primo tempo che la spedizione contro la capitale dell'Africa Occidentale francese era stata fatta su suggerimento americano. Solo in un secondo tempo una tale versione venne rettificata con l'affermazione che essa era stata voluta da De Gaulle. Ma la verità sta nella prima versione. L'America voleva che l'Inghilterra si insediasse a Dakar per poter da quella bas€ controllare l'Atlantico meridionale dato ·che uno dei presupposti essenziali della futura lotta degli Stati Uniti contro l'Europa è il blocco totale delle coste europee e il divieto ad ogni commercio tra gli Stati del Sud America e l'Europa.

Fallito il tentativo di Dakar sono cominciate le manovre dirett€ con gli Stati dell'America Latina e già oggi si parla di negoziati aperti -sulla base delle conferenze di Panama e di Avana e per la ·cessione di basi militari del Brasile e del Cile agli Stati Uniti con l'eufemismo che la sovranità su tali basi non sarà perduta da parte delle Nazioni interessate.

A me non sembra dubbio -ha continuato l'Ambasciatore -che gli Stati Uniti mirano alla successione dell'Impero Bvitannico ed un'occasione unica come quella d'oggi non è stata loro mai offerta dalla storia. È chiaro che ·essi non possono apertamente dichiarare questa loro aspirazione di coeredi ma io credo che se Berlino e Roma parlassero col dovuto tatto a Washington per far comprendere che Germania e Italia non si oppongono a questa marcia dell'imperialismo americano battezzato per le credule folle col nome di «difesa della democrazia e della libertà » un'intesa sarebbe anch€ possibile. Forse un linguaggio chiaro e opportuno a Washington varrebbe più dell'appoggio giapponese -il quale è operante solo in mare. Perchè in terra i giappont!si sono impelagati in un lungo conflitto dal quale non riescono a fine vittorioso e una missione militare spagnuola rientrata dalla Cina a Madrid recentemente ha tratto conclusioni che lasciano presupporre come l'esercito giapponese non può costituire -impegnato com'è in Cina -una minaccia tale da paralizzare ogni velleità sovietica in Europa. Ed il pericolo oggi, di fronte alla delicata situazione balcanica, è rappresentato dalla incognita e subdola azione della Russia. Il fatto che le div~stoni tedesche si avvicinano agli Stretti e ·si sono affac·ciate sul Mar Nero non è destinato a lasciare i sovieti tranquilli. E la storia recente insegna a diffidare della diplomazia moscovita. L'intervento militare sovietico non può costituire un grave pericolo in sè per le armate tedesche, ma esso potrebbe cristallizzare intorno a sè la resistenza degli slavi del sud, dt!lla Turchia, della Grecia, allargare i fronti, rinfocolare le speranze, accelerare l'intervento americano.

2) Questa lenta marcia verso un conflitto intercontinentale in cui gli Stati Uniti mobilizzerebbero la loro flotta allo s·copo di intercettare ogni e qualsiasi rtfornimento di tutto il continente americano verso l'Europa suscita le preoccupazioni più vive del governo portoghese. E&So vede come una prossima ,fatale tappa di questa evoluzione della gigantesca lotta l'inevitabile occupazione militare delle Azzorre da parte degli Stati Uniti. Le Azzorre per la loro posizione strategica nell'Atlantico del Nord corrono il maggior pericolo ma non è da escludere che le Isole del Capo Verde, Madera e le Canarie possano anche subire, a una ·certa fase del 'conflitto, la stessa sorte, dato il loro carattere di posti avanzati, di basi strategiche e di punti fermi di controllo.

Ho chiesto all'Ambasciatore Franco quale fondamento avessero le voci che qui circolavano relative ad una pretesa sconfessione che Serrano Suiier avrebbe avuto dopo il suo viaggio a Berlino e a Roma. Franco mi ha risposto che tali voci non avevano fondamento. Il Caudillo non si era !agnato pel fatto che Serrano Suiier fosse andato al di là di quel che era la sua miss,ione, ma p.el fatto che la stampa spagnola ed europea avesse gonfiato tale missione dandole un carattere politico di grande portata che viceversa non aveva, perchè la missione di Serrano Suiier ern sopratutto una missione d'amicizia non destinata cioè a negoziare nuovi patti e nuovi accordi.

«La nostra politica -ha precisato Franco -è assolutamente leale. Voi avete ottimi informatori a Madrid e sapete perfettamente quali sono le condizioni della Spagna. Essa non può fare la guerra perchè le sue riserve si sono tutte esaurite nel corso della guerra civile e noi abbiamo diffi.coltà immense per mancanza di divise, per crisi di trasporto, per impedimenti di blocco a ricostituirle. Noi non potremmo fare la guerra che per un me.se. Necessità quindi per noi di attendere il momento propizio per un intervento. D'altra parte noi consideriamo di avere già dato un grande apporto al conflitto attua·le con la nostra guerra di tre anni che è stato il preludio del dramma europeo: una larga parte l'abbiamo già fatta: dobbiamo ora riservar.cene una consona alle nostre possibilità. Tutte le voci relative a promesse che la Gran Bretagna ci avrebbe fatte per restituirei Gibilterra alla fine della guerra sono false. Io mi sono rifiutato su istruzioni del Caudillo di dar seguito a tutte le offerte di accordi commerciali con l'Inghilterra che potessero avere un significato politico. Finora abbiamo fatto affari e nulla più.

La nostra posizione è chiara, come lo è la nostra lealtà »

(l) Vedi D. 735.

738

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL RE DI BULGARIA, BORIS III

L. s. N. Roma, 16 ottobre 1940.

Ho deciso di iniziare il regolamento d-ei conti colla Grecia entro questo mese di ottobre.

Si presenta per Voi e per la Bulgaria una occasione storica per realizzare l'antica e giusta aspirazione dello sbocco all'Egeo.

AnnunciandoVi le mie decisioni non intendo di influire sulle Vostre e di sollecitare un concorso da parte delle Vostre forze armate.

Voi farete quello che Vi detterà la Vostra coscienza e responsabilità di Re e gli interessi del Vostro popolo. Vi prego, Maestà, di accogliere l'espressione del mio rispetto e miei saluti cordiali (1).

739

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTISSIMO PER TELESCRIVENTE 1752 Berlino, 17 ottobre 1940, ore 14.

Seguito mio n. 1751 (2).

Sottosegretario Gaus mi conferma che a causa delle feste di Stato che hanno luogo in Giappone non è possi:bile ottenere formale consenso giapponese a note adesioni fin verso la fine della prossima settimana.

Perciò la data della firma rimane per il momento imprecisata. Per quanto concerne l'adesione della Slovacchia non è ancora stata qui presa alcuna definitiva decisione al riguardo. Il Ministro Ribbentrop ha rinnovato a Gaus la preghiera di mantenere sulla question€ il più stretto segreto.

740

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 544. Sofia, 17 ottobre 1940, ore 19 (per. giorno 18, ore 6,58).

Trasmetto seguente telegramma del Ministro Anfuso: « Segreto. AUa persona deLL'EcceLlenza Ciano.

Re Boris al quale ho consegnato oggi noto messaggio (3) mi ha detto che conta rispondere dentro sabato al Duce e ha espresso desiderio che io rimanga a Sofia fino a quel giorno. Nel corso udienza accordatami il Re ha lungamente esaminato situazione del suo paese nei confronti della Turchia della Russia e dell'Inghilterra senza però praticamente entrare nell'argomento trattato dalla lettera del Duce, al quale Vi prega, Eccellenza, di fare pervenire l'espressione della ,sua riconoscenza per le parole che Gli ha rivolto e so.pratutto per l'accenno alle Sue responsabilità di Sovrano. È appunto in considerazione di tale Sua alta responsabildtà che Re Boris si riserva di esaminare ancora accuratamente il documento e di rispondere in conseguenza.

Le Sue €spressioni sono state dettate da molta ponderazione e specialmente da riguardi verso organi del Suo Governo».

12) Non pubblicato: informava che la firma dell'adesione ungherese al Triparfito era stata rinviata.

(l) Vedi DD. 740 e 746.

(3) Vedi D. 738.

741

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO 715. Bucarest, 17 ottobre 1940, ore 23 (pe1·. giorno 18, ore 13,45).

Telegramma di V. E. n. 471 (1).

In seguito ulteriore azione personale svolta secondo direttive di cui al telegramma di V. E. in riferimento, generale Antonescu mi ha testè inviato Ministro della Giustizia Mihai Antonescu, suo intimo collaboratore ed uomo di fiducia, per comunicarmi che « conducator » intende proporre personalmente in occasione sua visita a Roma invio in Romania di Missione Militare italiana con particolare riguardo aviazione e alla marina.

Mihai Antonescu ha aggiunto che Presidente del Consiglio dei Ministri mi pregava aver piena fiducia nella sua parola e negli impegni presi da lui verso di me a tale riguardo.

Vedrò domani generale Antonescu e riferirò ulteriormente (2).

742

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 535. Sofia, 18 ottobre 1940, ore 20,55 (per. ore 21,15).

Mio collega tedesco a seguito istruzioni di Berlino ha rivolto invito a Governo bulgaro di aderire al Patto Tripartito a somiglianza di quanto starebbero per fare Ungheria e Romania. Secondo domanda tedesca Bulgaria avrebbe dovuto dare risposta entro sabato, risposta che « avrebbe dimostrato orientamento di Sofia».

Pur non volendo ha causato qui una certa impressione riuscendo improvvisa ed imprevista. Ministro degli Affari Esteri personalmente, alquanto preoccupato, mi ha intrattenuto a lungo facendomi presente come la situazione geografica e strategica della Bulgaria sia tutt'ora alquanto diversa da quella romena ed ungherese e facendomi intravvedere necessità per Sofia ottenere eventualmente una qualche maggiore garanzia dell'Asse nei confronti di possibili reazioni militari della Turchia e di nervosismo a sua volta di Mosca. Ad ogni modo egli ha fatto presente impossibilità prendere una decisione entro domani.

Mio collega tedesco a sua volta, convinto anch'egli di tale impossibilità, ha chiesto istruzioni telefonicamente iersera a Berlino.

Gli è stato risposto di non (dico non) insistere per una immediata decisione bulgara e di tener sulla cosa massimo riserbo.

Ciò ha qui molto tranquillizzato.

(l) -Vedi D. 725. (2) -Vedi D. 750.
743

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 523. Madrid, 18 ottobre 1940, ore 21,50 (per. giorno 19, ore 4).

Mio telegramma 518 (1).

Opinione pubblica considera nomina Serrano Sufier a Ministro degli Affari Esteri vittoria dell'Asse e della Falange e ambienti quest'Ambasciata britannica se ne mostrano assai preoccupati temendo che essa preluda prossima entrata in guerra.

Nomina viene considerata inoltre consacrazione di fatto dato che da tempo Serrano Sufier dirigeva ufficiosamente politica estera· come lo aveva provato recente accordo con Portogallo, viaggio a Roma e a Berlino, e come si era dimostrato anc:he in oc,casione visita Maresciallo De Bono durante la quale Ministro Beigbeder era stato messo quasi completamente da parte.

Rimarrebbe aperta successione al Ministero dell'Interno. Infatti mentre sono stati firmati e pubblicati i decreti per «cessazione» loro funzioni Beigbeder e Alarcon, rispettivamente da Ministro degli Esteri e del Commercio, ancora non risulterebbe firmato analogo decreto per «cessazione» dalle funzioni Ministro dell'Interno per Serrano Sufier. Tale circostanza, e malgrado Generalissimo abbia assunto la direzione Interni, lascerebbe ad alcuni supporre che Serrano Sufier seguiti di fatto a dirigere anche questo Ministero. Si fanno tuttavia alcuni nomi per la successione. Tra i più quotati vi sarepbe quello del vice segretario del Partito Gamero del Castillo. Qualora ciò si avverasse verrebbe a crearsi una nuova situazione e finirebbe di affermarsi quello che finora da molti è stato affermato che « in Spagna il potere è tenuto dalla Falange e con il Governo all'opposizione». Con Serrano, Carceller e forse Gamero alla direzione dei più importanti Ministeri, ed anche con l'interim di Franco agli Interni, il Gabinetto viene ad avere più netta impronta falangista.

744

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, ZAMBONI

T. 296/1247 R. Roma, 18 ottobre 1940, ore 23.

Vostri 1752 e precedenti (2).

In considerazione rinvio firma Protocolli di adesione dell'Ungheria e della Romania al Patto Tripartito, vogliate interpellare codesto Governo su opportunità che Spagna venga invitata a partecipare al Patto stesso e che sua adesione possa precedere quelle unghese e romena.

(l) -Non pubblicato: dava notizia della nomina di Serrano Sufier a Ministro degli Esteri e di Carceller, • influente uomo d'affari che fu recentemente con Serrano Sufier a Berlino •, a Ministro del Commercio. (2) -Vedi D. 739.
745

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI

T. 298/260 R. Roma, 18 ottobre 1940, ore 23.

Sono attualmente in corso trattative tra Governo germanico e Governo bulgaro in vista adesione Bulgaria al Patto Tripartito.

D'accordo con Vostro collega germanico vogliate compiere costà tutti i passi necessari per appoggiare azione svolta al riguardo dal Governo del Reich che è da noi pienamente approvata.

746

IL RE DI BULGARIA, BORLS III, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI,

L. s. N. Sofia, 18 ottobre 1940.

Profondament touché de la pensée que Vous avez eue de me signaler, par Votre message historique du 16 octobre (l), Vos dédsions, je Vous en remercie de tout coeur. Je suis particulièrement sensible à I'attention humaine et pleine d'égards que Vous me temoignez en me notilfiant l'existance de possibilités qui se présenteront pour mon pays de réaliser certaines de ses aspirations nationales, tout en me donnant la liberté de conscience et le conseil d'agir conformément à mes responsabilités de roi et selon les interèts de mon pays. Vue les conditions générales actuelles et surtout la position toute particulière de la Bulgarie, je puis, mieux que jamais, apprécier la grandeur et la noblesse de l'esprit qui a dicté ce message si clair et si bienveillant.

Vous avez déviné en effet, Excellence, la situation specialement délicate de la Bulgarie. A la suite des circonstances défavorables qui ont empèché et retardé le réarmement suffisant de son armée et entourée de voisins que Vous connaissez, elle se voit obbltgée d'agir avec beaucoup de perspicacité et de prudence, sans toutefois renoncer à ses droits sacrés et à sa mission historique.

Pour les raisons susmentionnées la Bulgarie est contrainte de s'abstenir d'une action armée. Tout de mème, et sans vouloir nous attribuer de merites exagérés, la Bulgarie 1par sa situation géographique, par la renommée dont jouit son armée et surtout par son attitude qui ne se prète pas aux equivoques, retient et continuera à retenir une partie considérable des forces de ses voisins.

En Vous remarciant cordialement de Vos sentiments de sympathie à l'égard

du peuple bulgare et de l'amitié que Vous me temoignez toujours, je Vous

prie, Excellence, de recevoir l'expression de mes sentiments d'amicale admtration au:x1quels je joins mes voeux Ies plus sinoèrement chaleureux.

Puisse Vos initiative géniales apporter toujours la grandeur de Votre noble Pays et aboutir à l'établissement d'un nouvel ordre en Europe, basé sur une paix juste et durable (1).

(l) Vedi D. 738.

747

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATO 539. Sofia, 19 ottobre 1940, ore 14 (per. ore 20).

Telegramma di V. E. n. 260 (2) e mio telegramma n. 535 (3). Sono intervenuto nel senso i:ndicatomi. Per ora questione risposta Bulgaria subirà sospensione di una settimana non prevedendosi immediata annunziata adesione Ungheria e Romania.

Mio collega tedesco si propone proporre a suo Governo che una volta ottenuta adesione di massima conversazioni per dettagli tecnici si svolgano Berlino.

748

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENH PER TELESCRIVENTE 1770. Berlino, 19 ottobre 1940, ore 15,15.

Mi fu rirferito che iersera il Segretario di Stato Weizsacker ha ricevuto il rappresentante Gran Mufti e gli ha comunicato verbalmente la dichiarazione concordata con V. E. ll predetto rappresentante si è manifestato piuttosto scontento trovando la dichiarazione troppo generica, e ha .chiesto sopratutto che in essa si esprimesse esplicitamente un atteggiamento favorevole all'unione dei Paesi Arabi. Weizsacker ha risposto in senso evasivo, dicendo che se Germania avesse un Ministro a Baghdad, questi potrebbe, d'accordo con il Ministro italiano, ·continuare le ·conversazioni sul posto. Weizsacker non ha mancato di far rilevare che l'atteggiamento tedesco è sempre concordato con l'alleata Italia (4).

La dichiarazione anzidetta verrà trasmessa dalla Radio tedesca in arabo.

50 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. V.

(l) -Vedi D. 754. (2) -Vedi D. 745. (3) -Vedi D. 742. (4) -Per il verbale tedesco di questa conversazione, vedi Documents on German Foreign Po!icy 1918-1945, Series D, vol. XI, D. 190.
749

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 222. Shanghai, 19 ottob1·e 1940, ore 16 (per. ore 22).

Mio telegramma n. 214 (1).

Generale Ahe giunto ieri qui per un breve soggiorno è venuto subito a vedermi. Ha motivato sua visita principalmente col desiderio di felicitarsi per conclusione Patto Tripartito alla cui preperazione Presidente del Consiglio lavorato con fede assoluta. Chiestogli della sua opera Nanchino il Generale mi ha detto che la considerava ormai conclusa, e si preparava tornare in Giappone per respirar «ultima aria di autunno». Trattato Cino-Giapponese era pemetto: momento d'entrata in vigore dipendeva ora politicamente dal Governo di Tokio cui intenzioni non gli era dato prevedere.

Questa sua dichiarazione debbo mettere in rapporto con le notizie portategli dal suo Consigliere Hidaka tornato avantieri da Tokio dove il Generale lo aveva inviato (a quanto mi risulta da fonte sicura) nell'intento influire nei limiti del possibile, per una sollecita decisione.

Comunicato Roma Tokio.

750

IL MINISTRO A BUCAREST, GRIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO 721. Bucarest, 19 ottobre 1940, ore 21,30 (per. giorno 20, ore 12).

Mio telegramma 715 (2).

Nella conversazione da me avuta iersera con lui, generale Antonescu mi ha riconfermato sua intenzione proporre, in occasione sua visita a Roma invio missione militare italiana. Circa attività detta missione si è riferito ai punti da me indicati nel mio telegramma 680 (3), e cioè: marina, aviazione, truppe alpine.

751

IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER CORRIERE 308. Budapest, 19 ottobre 1940 (per. giorno 26).

Mio telegramma per corriere n. 0304 del 14 ottobre (4). Erdmannsdorff mi informa, sempre in via strettamente personale e confidenziale, che Csaky

(4} Vedi D. 726.

gli ha detto ieri che consenso italiano e tedesco adesione Ungheria Patto Tripartito sar-ebbe tuttora subordinato consenso giapponese, che si attende. Atto di adesione sarebbe consegnato per tramite diplomatico.

Quanto alla possibilità di dare all'Ungheria primo posto fra paesi aderenti, Erdmannsdorff mi ha detto che appare meno probabile, preved-endosi, dopo avvento Serrano Sufier al Ministero Esteri spagnolo, che Spagna aderirà anch'essa al Patto. Nel qual caso si farebbe prec-edere tale adesione a quella ungherese.

(l) -Vedi D. 723. (2) -Vedi D. 741. (3) -Vedi D. 714.
752

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

(Pubbl. MARIO ToscANO, Una mancata intesa itala-sovietica nel 1940 e 1941, cit., pp. 69-70)

L. PERSONALE S. N. Mosca, 19 ottobre 1940 (1).

Sento il dovere di riferirti -e mi pare più opportuno farlo con lettera personale -che il mio collega tedesco von Schulenburg si è mostrato con me, al suo ritorno da Berlino, più riservato e reticente del solito.

Nel corso di quest'ultima settimana l'ho visto un paio di volte, ma è stato sempre alquanto abbottonato, sia circa le direttive ricevute da von Ribbentrop, sia circa la sua prima ·Conversazione con Molotov.

Da vaghi accenni fattimi, mi è parso di capire che la ragione ne sia la seguente: al,la Wilhelmstrasse, prendendo visione di telegramma di von Mackensen da Roma, egli avrebbe constatato che certe confidenze da lui fatte a me qui a Mosca -e da me naturalmente telegrafate -sono state comunicate al Suo collega romano che le ha riferite a Berlino.

Può anche darsi che quakhe mio telegramma, di cui Mackensen ha avuto visione, contenesse commenti od apprezzamenti che non sia rimasto soddisfatto di vederli riportati a Berlino.

Sono in ec.cellenti relazioni col mio collega tedesco, al quale non ho mai dato la minima occasione di dubitare della mia lealissima collaborazione, e spero quindi che si tratti di malumore passeggero. Ho tuttavia creduto mio dovere informarti di quanto sopra per opportuna tua conoscenza.

La settimana scorsa ho scritto ad Anfuso prospettando la utilità -a mio modo di vedere -di una mia corsa a Roma a scopo di orientamento. Se tu fossi d'accordo, sarei molto lieto di poter riferirti a voce sulla situazione nei

riguardi di questo Paese.

(l) Manca l'indicazione della data d'arrivo.

753

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, IL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER

L. s. N. (1).

Rocca rdeHe Caminate, 19 ottobre 1940.

Dopo il nostro incontro del 4 ottobre al Brennero (2), ho molto riflettuto su taluni dei problemi che furono oggetto del nostro esame, e sono venuto alle conclusioni che mi faccio un dovere di comunicarVi.

Comincio dalla Francia.

I nostri informatori e a più forte ·ragione-io penso -i Vostri, sono unanimi nell'affermare che i francesi odiano l'Asse più di prima, che Vichy e De Gaulle si sono divis·e le parti e che i francesi non si ritengono battuti, per·chè -essi dicono -non hanno voluto combattere. Vichy è in contatto con Londra via Lisbona. Essi, nella loro grandissima maggioranza, sperano negli Stati Uniti che assicureranno la vittoria della Gran Bretagna. Con questa Stimmung non si può pensare a una loro collaborazione. Nè bisogna cercarla. Se dò accadesse -ifrancesi dopo avere negato la loro disfatta, crederebbero e farebbero credere che la vittoria sulla Gran Bretagna .sarebbe dovuta a loro e soltanto a loro e sarebbero capaci di presentarci il conto. Scartata, quindi, l'idea di una adesione francese a un blocco continentale anti-inglese, credo tuttavia venuto il momento per stabilire la fisionomia metropolitana e coloniale della Francia di domani,

r1dotta come Voi giustamente volete a proporzioni che le impediscano di ricominciare a sognare espansioni ed egemonie. Cominciamo dalla popol,azione. Il censimento del 1936 dava presenti in Francia 41..950.000 abitanti, dei quali

2.700.000 stranieri e 2.300.000 naturalizzati da recente o remota data. Sono cinque milioni di non francesi. Degli 850.000 italiani che formavano la massa più imponente degli stranieri, io ne faccio rimpatriare 500 al giorno e spero di arrivare ad un totale di almeno 500.000 in un anno. Io calcolo ·che le Vostre e le mie acquisizioni territoriali, togUeranno alla Francia altri 4 milioni di abitanti. Il Trattato di pace dovrebbe quindi ridurre e ridurrà la Francia a una popolazione di 34-35 milioni di abitanti, con tendenza a diminuire ulteriormente perchè ritengo assai improbabile una ripresa demografica del popolo francese. Quanto alle acquisizioni di carattere metropolitano e coloniale, avanzate dall'Italia esse sono come Vi ho detto assai modeste: si limitano al Nizzardo, alla Corsica e alla Tunisia. Non conto la Somalia perchè è un classico deserto. Sono cioè le richieste che avrebbero potuto essere discusse anche prima della guerra, se l'incoscienza di Daladier non avesse risposto coi suoi jamais e che mi furono

(n. 1813) del 24 ottobre (ore 23), Zamboni comunicava quanto segue:

c Informo di aver rimesso la lettera del Duce al Segretario di Stato Weizsaecker, il qualemi ha assicurato che essa sarà fatta pervenire domani mattina a mezzo corriere aereo speciale al Fiihrer, che si trova ancora nella zona occupata •·

Vedi anche Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. Xl, D. 199.

no

presentate -quale lbase di discussione -per il mantenimento della non .belligeranza da parte dell'Italia. Liquidate inoltl'e le questioni di carattere finanziario-economico in dipendenza della guerra, l'Italia non avanza e non avanzerà ulteriori richieste nei ·Confronti della Francia.

Si tratta -ora -di vedere se si può considerare maturo il tempo per questa chiarificazione dei rapporti Asse~Francia. E su questo punto essenziale sarò molto lieto di ·conoscere la Vostra opinione.

Posizioni inglesi nel Continente.

Credo che nell'ipotesi di un prolungamento della guerra Voi s~ate d'accordo ·con me nel ritenere indispensabile di scardinare le superstiti posizioni inglesi nel Continente europeo. Questo scardinamento è un'altra condizione della vittoria. Esse sono le seguenti: Portogallo, Jugoslavia, Grecia, Turchia, Egit1io, Svizzera. Quanto al Portogall<>, il suo atteggiamento è neutralizzato dalla Spagna. Nessuna illusione dobbiamo farci per quanto riguarda la vera Stimmung jugoslava verso l'Asse. Essa è irriducibilmente ostile. Vi accludo un rapporto (l) della mia Polizia che dimostra la mentalità e l'attività criminale jugoslava nei confronti dell'Italia. È un cattivo vicino ed ha una cattiva coscienza. La Jugoslavia non può vivere così com'è. Serbi e croati sono oggi più lontani che mai. L'esperimento Macek è completamente fallito. Per il momento io non intendo modificare l'atteggiamento dell'Italia nei confronti della Jugoslavia, atteggiamento di attenta vigilanza.

Per la Grecia io sono deciso a rompere gH indugi e prestissimo. La Grecia è uno dei capisaldi della strategia marittima inglese nel Mediterraneo. Re inglese, classe politica inglese, popolo immaturo, ma educato all'odio contro l'Italia. La Grecia ha proceduto alla mobilitazione delle sue forze, ha sin dal maggio, messo a disposizione della Gran Bretagna basi aeree e navali, come risulta dai documenti che von Ribbentrop ebbe la cortesia di mandarmi dopo la scoperta di Vitry la Charité; in questi ultimi giorni ufficiali inglesi hanno praticamente preso possesso di tutti i campi della Grecia. Insomma la Grecia è nel Mediterraneo rquello che era la Norvegia nel Mare del Nord 'e non deve sfuggire a un identico destino. Credo che la Turchia, altra pedina del gioco inglese, non si muoverà specie se aumenterete -come certamente farete -le Vostre truppe di occupazione in Romania. Quanto all'Egitto la ripresa delle operazioni è subordinata a un rude lavoro di preparazione logistica, simile a quello che avete dovuto compiere Voi in previsione del,lo sbarco in Gran Bretagna. Ad ogni modo io spero di poter condurre l'azione simultaneamente e sul fronte greco e su quello egiziano. Conclusa questa seconda fase off.ensiva, ·che deve conquistare il caposaldo di Marsa Matruh (230 km. da Alessandria) resterà da affrontare la battaglia decisiva del Delta. È per questa fase che dev'essere esaminato il concorso dei vostri mezzi corazzati. Il gen. Thoma ·che è andato in Cirenaica Vi riferirà.

Sono sicuro che non Vi sorprenderete di vedere anche la Svizzera compresa fra le superstiti posizioni continentali della Gran Bretargna. Col suo incomprensibile atteggiamento ostile la Svizzera pone da sè il problema della sua esistenza.

Desidero dire ora una parola per quanto riguarda la Spagna. L'assunzione

della direzione degli Affari Esteri da parte di Suiier, ci dà la garanzia che le correnti ostili all'Asse sono eliminate o almeno contenute. Non ritengo invece migliorata la situazione interna economica. Esprimo ancora la convinzione che sia più conveniente per noi la non-belligeranza spagnola che l'intervento. Dobbiamo tenere l'intervento come una riserva; è una carta che dobbiamo giocare al momento più opportuno, secondo determinate circostanze, come quella di un prolungamento della guerra a tutto il 1941 o ad un intervento aperto degli Stati Uniti. Intanto la Spagna avrà il tempo necessario per prepararsi.

Contrariamente alle mie abitudini Vi ho scritto una lunga ,lettera, ma non potevo non prospettarvi il mio pensiero sulle molte questioni che furono oggetto del nostro incontro al Brennero.

Vi prego, Fi.ihrer, di credere ai sensi della mia cameratesca amicizia che le prove comuni e ·gli eventi rendono sempre più profonda e accogliete i miei più cordiali saluti.

(l) Il presente messaggio fu trasmesso a Berlino da Ciano in un plico allegato ad una lettera per l'incaricato d'affari, Zamboni (L. segreta personale 1/6044 del 23 ottobre 1940) perchè questi lo facesse immediatamente pervenire nelle mani del Fiihrer. Con telegramma

(2) Vedi D. 677.

(l) Non pubblicato.

754

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

APPUNTO S. N. Roma, 19 ottobre 1940.

Vi rimetto, Eccellenza, la risposta del Re Boris di Bulgaria al messaggio che gli ha inviato il Duce per mio tramite (1).

Ho avuto col Sovrano due lunghe conversazioni che possono servire ad integrare quanto egli ha esposto nella missiva a me consegnata e della quale peraltro non mi ha dato visione.

Vi è noto, Eccellenza, l'atteggiamento del Sovrano bulgaro come non vi è sconosciuta la melliflua dialettica politica di cui egli si serve per condurre, come egli stesso dice, la piccola barca del suo Regno attraverso le numerose avversità balcaniche e le difficoltà che sono venute alla Bulgaria dalla circostanza di essere stato il solo Paese balcanico vinto che non ha ripudiato l'a dinastia. Ho trovato il Re sotto l'impressione di un messaggio che gli ha diretto di recente il Re d'Inghilterra nel ,quale gli viene apertamente rinfacciata la sua neutralità e lo si diffida a voler continuare tale politica sotto pena di andare incontro alle future sanzioni inglesi. Re Boris mi ha subito detto che non tiene in nessun conto l'avvertimento britannico. Ha convenuto con me che l'Inghilterra può considerare la sua partita come perduta e si è abbandonato con compiaciuto sarcasmo a commentare le gesta del suo ex collega balcanico Re Carol che dall'Inghilterra aveva accettato garanzie e diffide.

La lettera del Duce che egli ha in mia presenza letto e compulsato varie volte senza commentarla lo ha evidentemente impressionato. Ha tenuto subito a dirmi che il messaggio costituiva per lui una delle soddisfazioni più grandi del suo Regno e che sopratutto lo commuoveva la riserva con la quale il Duce

dandogli l'annunzio delle prossime operazioni in Grecia faceva appello al sentimento nazionale dello Zar dei Bulgari senza peranco imporgli una decisione. Trovava così il modo di diffondersi sul carattere che egli aveva impresso al suo regno, sulla necessità di ·fortificare il Pae.se prima di farlo scendere in guerra, sulle numerose circostanze che gli si erano presentate per realizzare le aspirazioni nazionali della Bulgaria e sulla prudenza che l'aveva sempre accompagnato nello scegliere la strada che sinora aveva percorso.

Esponeva poi sommariamente quale era l'attuale armamento della Bulgaria mettendo innanzi tutto in chiaro la de,ficienza del suo armamento, l'assoluta mancanza di batterie anti aeree (quattro in tutto il Paese), le difficoltà generali causate dalla struttura economica della Bulgaria, le sorprese che possono venirgli dagli Stati limitrofi. Non ha di proposito chiesto nessun particolare sulla futura azione italiana in Grecia, ma si è diffuso sull'ostile atteggiamento della Turchia citando un recentissimo rapporto del suo Addetto Militare ad Ankara il quale ha riferito che la Turchia ha completato in Tracia lo schieramento di 24 divisioni provvedendo ad inviare nella stessa regione 400 tanks contro le quali egli non può disporre che di 50 e di vecchio tipo. In Turchia, egli dice, l'influenza di Saracoglu e della .sua politica è dominante e l'odio per la Bulgaria e la gelosia per la sua rinascita sono tali che c'è sempre da attendersi una reazione improvvisa da parte dei turchi. La Turchia non tollera che il giaurro bulgaro si sia potuto emancipare e c'è da aspettarsi, anche contro ogni naturale interesse, che il Governo di Ankara in un momento di esasperazione si decida a colpire la Nazione bulgara.

Avendo io a varie riprese osservato che nel senso attuale la Turchia verrebbe messa di fronte a fatti così rapidi e conclusivi da non consentirle una simile reazione, il Re ha replicato che le pressioni .inglesi in questi ultimi tempi erano notevolmente aumentate, che Stambul è divenuta la sede delle congiure britanniche per fronteggiare il dinamismo dell'Asse nei Balcani e che sebbene egli non potesse giurare sull'intervento turco, pure doveva esattamente calcolare sull'incognita che avrebbe rappresentato per la Bulgaria un'aggressione turca. Egli era sicuro delle qualità guerriere del suo popolo, ma nello stesso tempo non poteva nascondersi ·che contro le 24 divisioni turche il cui armamento era indubbiamente superiore al suo, la ·Bulgaria si sarebbe dovuta limitare ad una resistenza senza dubbio tenace, ma non tale da poter intaccare dec1sivamente le armate avversarie. Il Re mi ha detto che la Grecia tiene sette divisioni sulla frontiera bulgara e otto su quella albanese ed ha voluto sottolineare questo particolare rilevando come lo schieramento ellenico sulla sua frontiera possa implicitamente giovare all'Italia. Ha subito aggiunto che l'Esercito ellenico non può incutere nessun timore alla Bulgaria ed ha parlato della Grecia con chiaro disprezzo senza però di proposito voler scendere a conclusioni sulla parte che egli si riserverebbe di prendere.

Venendo a parlare dei rapporti turco-sovietici, il Sovrano ha affermato di

aver notizia di una possibile distensione dei rapporti fra Mosca ed Ankara rife

rendosi ad una recente conversazione fra l'Ambasciatore di Turchia e Molotov.

Ad alcuni miei chiarimenti sul camttere della politica sovietica e sulle solide

relazioni fra l'U.R.S.S. e l'Asse nonchè sulla poca probabilità di un'azione decislva sovietica, il Sovrano si è dichiarato d'accordo, ma sempre tornando alla minaccia costituita dalla insofferenza turca ed alle possibilità che la Turchia accetti anche una istigazione sovietica. Tali dichiarazioni non sono state evidentemente espresse dal Sovrano 1n maniera ·così esplicita. Voi, Eccellenza, ne conoscete lo stile. Egli le ha avvolte in una serie di reticenz·e e di accenni che costituiscono la parte più abbondante del suo dire. Ma nonostante che Re Boris, in oltre più di due ore di conversazione non abbia voluto abbordare quello che era l'argomento essenziale della conversazione, cioè la situazione della Grecia in rapporto alle aspirazioni della Bulgaria, egli non ha mai celato la sua assoluta adesione all'Asse e devo aggiungere ha, con accenti insolitamente chiari, manifestato la sua devozione per il Duce. E senza entrare direttamente a parlare delle relazioni della Germania con il suo Paese ha voluto sottolineare la differenza che egli annette, nel suo spirito, all'amicizia tedesca in confronto di quella italiana. Abbandonando il francese di cui si era servito durante il corso della ·Conversazione mi ha, ad un certo punto, detto, in tedesco: «Il vostro Alleato mi tratta in modo differente di quanto non mi tratti Mussolini e per quanto io conti molto sull'amicizia della Germania pure non posso :fare a meno di registrare con vera gioia delle manifestazioni che hanno un carattere così insolito come per esempio il documento scritto dal Duce e che Voi mi avete consegnato».

Con tali parole Re Boris evidentemente esprime quelli che sono i suoi timori di Re balcanico di essere sottovalutato: angoscia che fu anche del padre ed alla quale Egli reagisce alternando un rigoroso intellettualismo ad una bonomia di Re ·astutamente borghese. Il gesto attuale del Duce è appunto andato a toccare questa immagine che Egli si fa della sua missione dinastica e la sua studiata prudenza ne è stata evidentemente alterata.

Posso in ogni modo concludere che il Sovrano bulgaro per quanto non possa adesso dare un'adesione immediata all'azione dell'Italia in Grecia poichè troppo .grave è per lui l'assillo della minaccia turca, non mancherà di svolgere un'azione di fiancheggiamento che domani si potrebbe anche esternare con un'azione risolutiva a nostro fianco. Tale azione deve naturalmente essere secondata dagli avvenimenti ed anche dalla spinta dell'opinione pubblica bulgara. Chè se questa vedrà la Grecia cedere in breve tempo non potrà mancare di accordarsi col Sovrano per battere la via necessaria alla Bulgaria. Il Re non vuole evidentemente prendersi la somma di tutte le responsabilità forzando quella linea di condotta che gli è stata di tanta utilità durante gli anni del suo regno senza avventure ma pieno di incubi. Comunque la sua parte a fianco dell'Italia determinata sopratutto -come non ho mancato di fargli a varie riprese rilevare dalla confortante presenza di truppe tedesche .in Romania e dalla nostra decisa volontà di avere ra,gione del «garantito ellenico ,, può essere domani di indubbio profitto.

Dal velame della sua esposizione Egli ha anche espresso il concetto di una forma di « non belligeranza » che si deve •Concretare in un definito aiuto economico della Bulgaria all'Asse per quello che è consentito dalle risorse del suo Paese. Ed a questo proposito egli ha spesso paragonato la posizione del suo paese a quella della Spagna.

La lettera del Duce-ripeto-è stata per Re Boris un saggio avvertimento e una vantaggiosa presa di posizione dell'Italia in Bulgaria. Gli stessi concetti mi sono stati espressi in una lunga conversazione che ho avuto col Ministro degli Esteri Signor Popov che era al corrente della mia visita e che si era intrattenuto col Sovrano prima di incontrarmi (1).

(l) Vedi DD. 746 e 738.

755

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, AL SOTTOSEGRETARIO DI STATO PER GLI AFFARI ALBANESI, BENINI (2)

PROMEMORIA SEGRETO S. N. Tirana, 19 ottobre 1940.

In base agli ordini ricevuti dall'·Eccellenza il Ministro ho intensificato l'azione .intesa a creare l'ambiente più favorevole al rapido e vittorioso sviluppo delle nostre operazioni militari contro la Grecia.

Il centro di propaganda di Argirocastro, a mezzo delle trasmissioni radio in lingua ·greca e del giornale Vutneti ripete ai greci l'invito a considerare le gravi conseguenze che possono derivare al loro paese della cieca ostinazione dei governanti di Atene a seguire la politica di ostilità verso le Potenze dell'Asse, voluta dall'Inghilterra.

Albanesi di nostra fiducia e che godono prestigio in Grecia partiranno domani per incontrarsi a Janina ed in altre città con loro amici che potrebbero efficacemente propagandare i vantaggi di una collaborazione Italo-greca-albanese, la potenza guerriera dell'Italia e la inutilità di un ridicolo giuoco di forza tra l'Italia e la Grecia. Tale azione, svolta alla immediata vigilia del nostro intervento militare, tende a creare disorientamento e sconforto nell'animo di personalità dirigenti.

I nostri amici si indirizzano ad influenti capi religiosi e ad alti ufficiali dell'esercito. Il capo della chiesa ortodossa albanese appoggia validamente la nostra azione.

Essendomi stato riferito che ufficiali ,greci in servizio lungo la linea di frontiera si sono interessati al trattamento fatto dall'Italia ai colleghi albanesi, ho pregato l'Eccellenza il Generale Visconti Frasca di far intensificare i contatti fra gli uffi.ciali dei due eserciti, dando fiducia ed eventuali aiuti ed appoggi ai militari greci favorevoli alla nostra causa. Una efficace azione in tale campo potrebbe alleggerire lo .sforzo .iniziale delle nostre truppe. Ho perciò messo a disposizione del Generale Visconti, per tale scopo, un congruo .fondo.

Sono in via di costituzione alcuni battaglioni di volontari albanesi, che opereranno agli ordini delle nostre unità.

Sto inoltre approntando elementi albanesi di provato coraggio, in massima parte ciamurioti, che dovranno entrare clandestinamente in territorio greco per

(2l Questo promemoria fu inviato da Jacomoni a Benini con lettera n. 51386 del 19 ottobre 1940, nella quale specificava che il sottosegretario poteva, « se necessario», sottoporlo a Ciano.

compiere, al momento dello scatto delle nostre truppe ed in collaborazione con loro amici di oltre frontiera, i seguenti atti:

a) distruzione delle linee telefoniche e telegrafiche;

b) soppressione di posti di guardia e di avvistamento lungo le vie di comunicazione; c) disarmo di gendarmi; d) tiri di disturbo a teDgo delle truppe greche operanti; e) attentati contro capi militari decisi alla lotta; f) incitamento alla rivolta, alla diserzione ed alla resa.

Alcuni di tali elementi verranno, a cura del nostro servizio informazioni militari, rforniti di piccole stazioni radio, utili per far pervenire tempestivamente ai nostri comandi notizie sulla situazione delle forze greche.

Saranno in tutto 200-250 uomini, che agiranno a piccoli gruppi in tutta la zona delle operazioni. Di questa attività ho dettagliatamente informato il Comandante Superiore delle Truppe, che la trova assai utile e la appoggia.

Le località ·e le ore di sortita dei nuclei, nelle 48 ore precedenti all'inizio delle operazioni, a partire dalla notte sul 24 ottobre, verranno tempestivamente comunicate alle unità schierate alla frontiera.

Ogni uomo verrà fornito di un segno di riconoscimento, noto soltanto alle nostre truppe operanti.

Mentre provvedo a creare l'ambiente più favorevole alla nostra marcia oltre frontiera, procedo alla preparazione degli incidenti che potranno giustificare il nostro fulmineo intervento militare in Grecia:

~lancio, su qualche località albanese, da parte di un aereo che rimarrà sconosciuto, di manifestini in lingua albanese, con i quali verrà fatto invito agli albanesi di ribellarsi agli italiani e di far causa comune con gli inglesi ed i greci;

-fucilate, da parte di nostri agenti in territorio greco, contro nostri posti di frontiera e contro pacifici albanesi in movimento nelle regioni di frontiera;

-scoppio di una bomba nel nostro ufficio Luogotenenziale di Porto Edda, come risultato di un complotto organizzato da agenti inglesi e greci.

A questi fatti, che dovranno verificarsi tra il 22 e il 24 ottobre ed ai quali farò dare dalla stampa carattere di provocazioni e grande risalto, seguiranno, nei maggiori centri albanesi, dimostrazioni contro l'Inghilterra ed il governo di Atene.

Al momento dell'inizio delle ostilità ,farò poi lanciare sul territorio greco i manifestini di propaganda già trasmessi per l'esame.

Rientrando in Albania ho visto molte truppe in movimento, animate da elevatissimo ,spirito guerriero. Le forze in arrivo sono accolte con vivo entusiasmo. Nei maggiori centri v'è una insolita animazione. Negli albanesi si nota un senso di attesa, di ,fiducia e di fierezza.

Da molte parti mi pervengono invocazioni alla lotta contro i comuni nemici e offerte di collaborazione.

I consoli stranieri continuano nell'affannosa ricerca di notizie sulle nostre forze militari e sulle nostre intenzioni.

Persone giunte dalla Grecia cond:ermano il senso di preoccupazione e turbamento che colà regna per l'eventuale nostro intervento militare. Le popolazioni della Ciamuria attendono ·con ansia il nostro arrivo.

Maggiori e più precise notizie le avrò dal ·consigliere superiore fascista Nebil Dino, attualmente in Grecia in missione politica segreta e che giungerà nei prossimi giorni a Tirana per riferire.

L'Eccellenza il generale Visconti Prasca mi ha ieri assicurato che il 23 ottobre le sue truppe saranno pronte a scattare. In tutti v'è il desiderio vivissimo di lottare e la certezza della vittoria.

(l) Vedi anche F. ANFuso, Da Palazzo Venezia a! !ago di Garda, Bologna, Cappelli, 1957, pp. 139-142.

756

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 534. Madrid, 20 ottobre 1940, ore 12 (per. ore 19,50).

È accertato che Hoare, durante una sua recente visita a Gibilterra, si è colà incontrato con Eden. È certo che essi hanno insieme esaminato situazione spagnola e azione da svolgersi per fronteggiare il sempre più deciso orientamento di questo paese verso l'Asse.

757

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. RISERVATO 4956. Sofia, 20 ottobre 1940 (per. giorno 24).

Mi riferisco al Vostro telegramma n. 260 del 18 u. s. ed ai miei telegrammi

n. 535 del 18 u. s. e. n. 539 del 19 u. s. (1).

Come ho avuto l'onore di comunicarVi, il mio collega tedesco qui residente ha, nella giornata di mercoledì s·corso, a seguito di istruzioni telegrafiche pervenutegli da Berlino, invitato il Governo di Sofia ad aderire al Patto Tripartito italo-tedesco-nipponico, e ciò particolarmente in vista della imminente adesione dell'Ungheria e della Rumania. Il telegramma di istruzioni berlinese terminava indkando come da un tale gesto della Bulgaria sarebbe stato dato di giudicare sul suo effettivo «orientamento» nella situazione attuale.

La richiesta tedesca, in seguito da me appoggiata, è giunta qui improvvisa ed imprevista. Soltanto dieci giorni fa, infatti, il mio collega von Richthofen si era recato presso questo Ministero degli Esteri per illustrare il significato

ed il valore del Patto tripartito e senza fare alcuna allusione ad eventuali adesioni di altri Stati e tanto meno della Bulgaria. E, data poi Ia circostanza che Berlino chiedeva una risposta entro tre giorni, la sorpresa, l'incertezza e la confusione tra i pochi elementi al corrente della cosa, aumentate anche dalla circostanza che la domanda tedesca è giunta proprio nel momento della visita ufficiale a Sofia del Ministro della Educazione Nazionale del Reich, Rust, sono state qui non piccole. Situazione che ha provocato una richiesta coronata da successo, del signor von Richthofen a Berlino intesa a rendere non tanto perentorio e limitato il termine di tempo fissato per la risposta di Sofia.

Nella serata di mercoledì il Ministro degli Esteri Popov, che, interpretando, penso, più di ogni altro il pensiero del suo Sovrano, ha mostrato nell'occasione le maggiori preoccupazioni, volle pa.rlarmi a lungo per farmi presente come la situazione della Bulgaria fosse strategicamente ben diversa da quella, oggi, della Ungheria, ·che non può essere sottoposta praticamente a nessuna minaccia esterna, e della Rumania che ha già addirittura nei suoi confini uomini e materiaU da guerra tedeschi.

Mi sembra utile riassumere qui appresso le sue argomentazioni dettemi, secondo le sue parole, in via del tutto personale, confidenziale ed amichevole e tale da « non » rappresentare le idee definitive del Governo bulgaro nè da informare le sue eventuali decisioni:

l) I « vantaggi » che le Potenze dell'Asse ritrarrebbero dalla adesione della Bulgaria sarebbero praticamente molto relativi. La Bulgaria segue già oggi, infatti, e seguirà sempre più in avvenire una politica interamente orientata verso Roma e Berlino. Sofia quindi non si attendeva ad una simile precisa richiesta germanica che è sembrata un poco « una rivoltella improvvisamente puntata », mentre la Bul,garia non sentiva di meritarsi un simile trattamento. È evidente infatti che con Budapest e con Bucarest la questione deve aver fatto oggetto di conversazioni e di trattativa mentre con Sofia ci si limitava da parte tedesca a chiedere perentoriamente entro tre giorni una risposta, ponendo persino in dubbio l'« orientamento » della Bulgaria.

2) I pericoli invece che La Bulgaria e, di conseguenza, anche se indirettamente, le Potenze dell'Asse, potrebbero correre per le reazioni altrui, eventualmente scatenate dall'adesione di Sofia al Patto, sarebbero non piccoli e forse immediati. Il Governo bulgaro infatti conosce tutto l'attuale lavorio britannico in Turchia e ·sa molto bene come proprio in questi giorni, secondo le notizie portate a Sofia dall'Addetto Militare bulgaro ad Ankara, gli effettivi delle ventiquattro divisioni turche ammassate in Tracia siano stati completati e portati sul piede di guerra. Di queste ventiquattro divisioni, tre sono dislocate sulla frontiera turco-greca per qualsiasi evenienza, tre guardano le coste del Mar Nero, ma ben diciotto gravitano direttamente sulla frontiera bulgara. Cosa avverrebbe se la Turchia, spinta da Londra, considerasse una provocazione l'adesione bulgara al Tripartito e, messa oramai con le spalle a·l muro, si decidesse per un'avventura? In tale eventualità la Bulgaria, che verrebbe a costituire l'estrema punta orientale della costellazione politica rappresentata dal Tripartito, verrebbe a sostenere tutto l'urto di masse ingenti, da tempo prepa

rate e dotate di materiale da guerra fornito dall'Inghilterra, senza che un immediato efficace soccorso da parte degli Alleati fosse probabilmente poss~bile.

3) Occorre non dimenticare ·come nel Messaggio inviato proprio agli inizi di questa settimana dal Re d'Inghilterra a Re Boris, e trasme•sso a mezzo del Ministro britannico Rende!, si faccia appunto accenno alla circostanza che, in caso di ·complicazioni, «la Bulgaria potrebbe divenire un ·campo di battaglia». Fvase di minaccia che non incute certamente paura, ma che starebbe a dimostrare come da parte degli anglo-turchi si sia già prospettata l'eventualità di portare senz'altro la guerra, in caso di crisi, in terra bulgara. Ora la Bulgaria soltanto adesso comincia a rifarsi delle gravi ferite inferte alla sua economia ed alla vita del suo popolo dalle precedenti disgraziate guerre. Una nuova invasione stroncherebbe nuovamente ogni cosa.

4) Quale il vero atteggiamento della Russia? Qualche notizia proveniente da Mosca farebbe supporre non cosi cattiva la situazione tra Ankara e Mosca quale viene descritta. Ora Sofia deve tenere molto conto di tale fatto perchè un avvicinamento turco-russo, che potrebbe anche essere provocato dall'adesione della Bulgaria al Tripartito, sarebbe per essa estremamente pericoloso. E la Jugoslavia? Starebbe essa veramente ferma in caso di conflitto bulgaro-turco? O viceversa vorrebbe riprendere l'antico programma strategico di abbandonare eventualmente la difesa ad Occidente per premere con tutte le sue forze vel'lso Oriente per schiacciare la Bulgaria ed unire il proprio Esercito a quello turco?

Queste, in dettaglio, le argomentazioni di carattere negativo e dubitativo del signor Popov. Ad esse ho contrapposto un ragionamento non eccessivamente complicato che può riassumersi nei due seguenti punti:

l) Dato che l'Ungheria e la Rumania sono decise, e di propria volontà, ad aderire, sarebbe stato un gesto strano ed inamichevole da parte delle Potenze dell'Asse verso l'amica Bulgaria se esse non avessero rivolto domanda a Sofia per un identico contemporaneo gesto. Altrimenti il Governo di Sofi·a avrebbe corso il rischio di leggere un 1bel mattino sul giornale l'annunzio della adesione ungherese e rumena e avrebbe dovuto poi rfare i conti anche con la sua opinione pubbliica indubbiamente sgradevolmente sorpresa da questa importante differenziazione che si verrebbe cosi a creare tra Budapest e Bucarest da una parte e Sofia dall'altra.

2) Ma, sopratutto, il Tripartito rappresenta oggi nel Mondo l'« ordine nuovo». Chi vi è dentro, in qualità di associato «fondatore» avrà pieno diritto, allorchè la vittoria delle Potenze dell'Asse, oramai non dubbia, sarà un fatto compiuto, ad assumere la sua parte e la sua responsabilità nella organizzazione della nuova Europa. Gli altri che, per timore o impotenza, non avranno voluto prendere a tempo opportuno il loro posto, rischieranno di rimanere fuori della porta o si vedranno obbligati di implorare, all'ultimo momento ed in estremo ritardo, di potersi accodare ad una situazione già da altri 1creata. Ora, è, sì o no, la Bulgaria tra i Paesi che vogliono l'instaurazione dell'« Ordine nuovo» in Europa? Non è stato forse l'acquisto della Dobrugia la prova che tale «Ordine nuovo» è ad essa estremamente vantaggioso?

La seconda argomentazione, atta a fare intravedere una Bulgaria, domani «fuori della porta», mentre la stessa Rumania potrà sedersi al tavolo delle decisioni europee, è apparsa produrre un .certo effetto sul mio interlocutore che, accortosi evidentemente di essere andato alquanto oltre nelle sue interpretazioni pessimistiche della situazione, ha tenuto a ripetere che egli era costretto a fare un poco l'« avvocato del Diavolo » e che la nostra conversazione, di tono assolutamente personale, non doveva assolutamente servire quale indizio delle eventuali future decisioni del Governo di Sodìa.

Questa la conversazione di mercoledì scorso. In seguito le cose, anche per la minore insistenza di Berlino, si sono andate calmando. La mia impressione è che Sofia, per molti motivi, e specie se l'adesione di Budapest e di Bucarest apparirà imminente e sicura, non potrà mai dire un « no » a Roma e a Berlino. Ess·a quindi darà sostanzialmente la sua adesione di massima. Ma al tempo stesso cercherà una qualche formula ed un qualche impegno atti a « .garantirla » verso i suoi perkolosi vicini e sopratutto a far apparire la sua adesione stessa come un «atto di pace» e non un gesto di guerra. Non escluderei affatto che essa ci chiedesse di potere assicurare in tal senso Ankara e Mosca.

Aggiungo sull'argomento, ed in attesa di ulteriormente .riferire, che di tale nostra ri,chiesta alla Bulgaria nulla fino a questo momento è trapelato nel Paese e che ·essa viene tenuta, anche per richiesta di Berlino, nella maggiore assoluta riservatezza.

(l) Vedi, rispettivamente, DD. 745, 742 e 749.

758

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI

(Pubbl. G. CIANO, L'Europa verso la catastrofe, cit., p. 600).

APPUNTO SEGRETO S. N. Roma, 20 ottobre 1940.

Il Ministro von Bismarck è venuto stamane a comunicarmi quanto segue (l):

l. Il Governo tedesco concorda con il Governo italiano nel ritenere opportuna l'adesione della Spagna al Patto Tripartito (2). Di tale adesione il Fiihrer si propone di parlare personalmente con Franco in un incontro che avrà luogo in Francia, in zona occupata, verso la fine della prossima settimana.

2. Durante il suo soggiorno in t'erritorio francese occupato, il Ftihrer vedrà uomini di Governo francesi per dare inizio, attraverso un suo preliminare e diretto contatto con il Gabinetto di Vichy, a quell'azione diplomatica verso la Francia che formò oggetto di esame nel Convegno del Brennero.

(l) Vedi anche CIANO, Diario (1939-1943!, vol. I, cit., p. 316.

(2) Vedi D. 744.

759

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 1788. Berlino, 21 ottobre 1940, ore 16,25.

Telegramma ministeriale n. 1247 (1).

Ribbentrop è d'accordo opportunità prendere contatti col Governo spagnolo per una eventuale adesione Patto Tripartito e provvede da parte sua in tal senso.

Per quanto con:cerne possibilità fare che l'adesione spagnola preceda quella romena e ungherese non è stata qui presa ancora alcuna decisione.

760

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. RISERVATISSIMO 541. Sofia, 21 ottobre 1940, ore 21 (per. giorno 22, ore 9,15).

Telegramma di V. E. n. 260 e mio telegramma n. 539 (2).

Ho veduto stamane nuovamente questo Ministro degli Affari Esteri.

Per ora nessuna dedsione è stata presa circa risposta relativa adesione Bulgaria a Patto Tripartito. Ieri ebbero luogo conversazioni in proposito tra Re Boris e Presidente del Consiglio dei Ministri, ma questione, dato anche suo carattere estremamente riservato, non è stata ancora portata in seno Consiglio dei Ministri.

Intanto Ministro di Bulgaria a Berlino ha ricevuto istruzioni prendere contatti con quel Ministro degli Affari Esteri per avere maggiori notizie circa adesione altri paesi e circa contenuto Patto.

Su argomento ho inviato per corriere odierno rapporto riassuntivo (3).

761

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 464. Mosca, 21 ottobre 1940, ore 23,02 (epr. giorno 22, ore 7,30).

Mio telegramma n. 463 (4).

Notizie divulgate dalla propaganda inglese circa presunto piano italatedesco di attaccare posizioni britanniche nel vicino Oriente mediante spedì

zione militare attraverso Balcani e Turchia sono oggi principale soggetto delle delle .conversazioni di questo Corpo Diplomatico. Mi risulta che Ambasciatore di Turchia ne ha parlato con Ministro di Grecia e di Romania e debbo supporre ne abbia parlato anche con Molotov.

Gafencu mi ha detto che collega turco afferma di non credere alla fondatezza di tali voci argomentando che progetto del genere oltre a provocare tenace resistenza della Turchia nonchè del mondo arabo non mancherebbe di suscitare opposizione dell'U.R.S.S.

Da ciò è lecito supporre che Ambasciatore di Turchia abbia sfruttato voci propaganda inglese per alimentare diffidenze sovietiche verso Asse ed incoraggiare riavvicinamento ,con suo paese. Ciò spiegherebbe anche dichiarazioni da lui fatte a Molotov circa interessi vitali che Turchia attribuisce a mantenimento statu quo in Tracia e Siria.

(l) -Vedi D. 744. (2) -Vedi DD. 745 e 749. (3) -Vedi D. 757. (4) -Non pubblicato.
762

L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 6870/2017. Madrid, 21 ottobre 1940 (per. giorno 30).

Al Regio Addetto Aeronautico sono ·state fornite, in via confidenziale,

le ·seguenti notizie sulla propaganda inglese. Essa afferma che i bombarda

menti contro Londra sono inefficienti, che gli aviatori tedeschi mancano di

esperienza e che pertanto l'aviazione tedesca si vede obbligata ad attaccare

gli obb1ettivi con grosse formazioni che sono facile bersaglio della difesa

contraerea.

Viene inoltre detto ·che il tiro è impreciso, anche a ·causa dei pronti inter

venti della caccia ingLese la quale non è stata finora impiegata nella sua

totalità, ma di cui anzi è stata usata soltanto una piJccola percentuale, allo

scopo di conservare notevoli riserve in qualità e quantità da utilizzarsi al

momento opportuno, quando cioè il nemico comincerà ad esaurire le sue

€nergie.

Questi sono i «motivi» della propaganda britannica ma negli stessi am

bienti da cui provengono regna invece, sempre secondo l'informatore del Regio

Addetto Aeronautico, una consider.evole preoccupazione per la situazione attuale

del paese sia a ·Causa delle distruzioni verificatesi nelle zone portuarie nei

cui magazzini era accantonata gran parte delle riserve e scorte di «viveri»,

sia a causa degli effetti prodotti dalle bombe recentemente impiegate, la cui

potenzialità d'esplosivo ha avuto come conseguenza la distruzione di interi

edifici e l'apertura di grandi crateri nel suolo.

Desta ugualmente preoccupazione il fatto che l'A:r~gentina pretenda una garanzia di pagamento per fornire carne congelata; ciò che dimostra mancanza di fiducia verso l'economia inglese e, soprattutto, sull'esito del conflitto.

763

IL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ES'I1ERI, CIANO

TELESPR. 3634/1424. Lisbona, 21 ottobre 1940 (1).

l) Il Consigliere di questa Legazione di Francia mi ha detto che la situazione nel suo paese era molto grave. La politica del Governo Lavai che consisteva nel !fare ai tedeschi delle avances che non venivano neppure prese in considerazione suscitava molte critiche e molti scontenti. Ormai la Francia era politicamente divisa in due grandi correnti -una piuttosto occulta ma vasta, a fondo sovietizzante, e l'altra monarchica. Panafieu ritiene che all'indomani del trattato di pace il Conte di Parigi salirà sul trono di Francia.

Quanto alla politica svolta dai tedeschi le notizie che la Legazione qui riceveva erano sconfortanti per la Francia. Era chiaro che il programma tedesco nei confronti della Francia aveva analogie fortissime con quello applicato in Polonia. In altre parole la classe dirigente francese attuale doveva sparire per buona parte. Con l'« invitare » il governo francese a contingentare certi alimenti base nella zona non occupata, con l'acquistare molti prodotti essenziali dei quali si è prima fissato il prezzo nella zona occupata, il Governo tedesco rende la situazione alimentare della Francia sempre più precaria. I prigionieri francesi sono nutriti sulla base d'un certo numero di calorie che è insufficiente al sostentamento di uomini giovani. Molti prigionieri muoiono.

2) Panafieu afferma che il generale de Gaulle ha un seguito limitato e ben poche simpatie in Francia. Il suo atteggiamento di ostilità al Maresciallo Pétain, la sua smodata ambizione gli hanno alienati molti consensi anche fra i sedicenti francesi li:beri che stanno in Francia. Oggi è l'Inghilterra che si serve di de Gaulle tentando di farne una specie di Lawrence coloniale ma il successo di questi diversivi saranno ben scarsi. Panafieu non ha saputo dirmi -affermandomi d'ignorarlo -quali siano i disegni dei due compari de Gaulle e Larminat.

3) « Se all'indomani di Orano Hitler avesse parlato con Pétain e gli avesse detto: Voi vi siete battuto e ben battuto -Chi vi ha tratto in inganno e tradito è la Gran Bretagna che oggi uccide i vostri marinai, Pétain e il 90% dei francesi si sarebbero di nuovo cacciati nella lotta contro gli inglesi e non per machiavellica speranza di annullare la dis!fatta ma per una legittima e

51 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. V.

umana reazione contro la duperie, contro il destino, contro i veri responsabili della catastrofe francese. La guerra contro l'Inghilterra sarebbe forse già finita. Viceversa il programma tedesco è: sterminio della razza francese. Si parla a Berlino di occupazione della Francia per 25 anni, di annessione delle coste, della costituzione d'un regno di Borgogna, che sarebbe tagliato su buona parte delle provincie francesi e affidato al Re del Belgio. Insomma -afferma Panafieu -il nostro domani è fatto di prospettive tragiche». Voi ignorate -gli ho ribattuto -che in tutte le epoche della storia i popoli vinti hanno avuto « prospettive tragiche».

4) Quanto alle notizie sull'Inghilterra Panafieu ne fornisce delle rosee». Afferma che gli inglesi sono decisi alla resistenza a qualunque costo. Hanno già scontato la distruzione totale di Londra -ma questo non altererà in nulla la decisione fermissima di non mollare. L'America fornisce continui incoraggiamenti alla resistenza e i consigli della Casa Bianca sono: «resistete la vostra vittoria è questione di tempo». Secondo i calcoli americani nel 1941 appena si avrà l'equilibrio delle forze aeree. Nel 1942 tale equilibrio sarà rotto e l'aviazione anglo-americana sarà superiore in larga misura e nel 1943 sarà finalmente pronto... l'esercito di occupazione che mediante l'aiuto della flotta e la superiorità schiacdante dell'aviazione riuscirà a sbarcare sul continente e a imporre la pace.

Alla mia obiezione che questo calcolo è semplkemente ridicolo, Panafieu ha risposto affermandomi che la massa degli inglesi vi crede e che gli inglesi con i quali egli ha parlato -anche reduci da Londra -ripetono tutti la stessa cosa. L'Inghilterra resiste perchè crede nel mito amerkano. Un solo elemento potrebbe indurla a mutare avviso: lo sbarco d'un esercito tedesco che battesse le forze inglesi sul territorio del Regno Unito. Ma i bombardamenti aerei -ha concluso Panafieu faranno cadere molte teste ma non modificheranno le idee d'un popolo che non vuole e non può ammettere d'essere già in parte battuto».

Non ho alcun motivo di dubitare della buona fede del sig. de Panafieu nel comunicarmi quanto precede, ma non escludo che il suo governo possa servirsi di lui per far giungere a noi messaggi diversi -naturalmente -nel contenuto, ma identici nello scopo ad altri che ci concernono direttamente e che, secondo quanto mi riferisce il Consigliere dell'Ambasciata tedesca a Parigi (attualmente a Lisbona), inviati di Vichy portano settimanalmente a quella Rappresentanza.

(l) Manca l'indicazione della data d'arrivo.

764

IL LUOGOTENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, AL SOTTOSEGRETARIO DI STATO PER GLI AFFARI ALBANESI, BENINI

PROMEMORIA SEGRETO S. N. Tirana, 21 ottobre 1940.

n lavorio politico inteso a creare in Greda un ambiente :favorevole al rapido sviluppo delle nostre operazioni militari procede con risultati promettenti.

Da più parti viene riferito che: -le trasmissioni in lingua greca della nostra radio di Argirocastro sono ascoltate, oltre confine, con vivo interesse; -gre.ci dell'Epiro cercano di procurarsi amicizie fra gli albanesi della Ciamuria; -Nebil Dino telegrafa da Atene che ha avuto colloqui interessanti, sui quali riferirà rientrando prossimamente a Tirana; -continuano gli scambi di cortesie tra ufficiali italiani e greci sulla linea di frontiera; -alcuni ufficiali greci sarebbero stati arrestati per essersi manifestati contrari alla politica di Atene. Viene altresì riferito che unità dell'esercito sarebbero demoralizzate per lo stato di disagio in cui vivono. Le truppe difetterebbero di alloggi, di materiali e di vettovaglie. Gli inglesi residenti in Grecia cercano di tenere alto il morale delle forze armate e del popolo, concedendo aiuti e promettendo appoggio militare, ma pare che la loro azione non ispiri grande fiducia. È opinione di molti che se il nostro urto iniziale sarà violento si avrà uno sbandamento delle forze greche.

Assai temuta è l'azione aerea.

Mi permetto perciò raccomandare la concessione all'Eccellenza il Generale Ranza dei mezzi bellici da lui ritenuti necessari, prospettando nel contempo la opportunità che qualche squadriglia da caccia e da bombardamento in più del previsto venga messa a disposizione dello stesso generale per i soli primi giorni di ostilità. Ciò anche nella considerazione che il comandante dell'aeronautica d'Albania dovrà, nel giorno X, appoggiare anche la nostra azione dall'Italia su Corfù.

Il Comandante Superiore delle truppe ritiene di poter far fronte alle sue esigenze con i mezzi di cui già dispone e di quelli segnalati in arrivo.

È solo da ricordare, per il caso il Ministero della Guerra possa provvedervi, che i mezzi di difesa antiaerea per il territorio albanese sono assai scarsi.

Da parte mia intensifrcherò l'azione politica intesa a dare appoggio a quella militare. Essa ,sarà svolta, come in passato, in pieno accordo con le autorità militari e in modo da non dare l'impressione di un'azione bellica imminente; sarà così possibile assicurare il fattore sorpresa.

Ho già concretato con l'Eccellenza Visconti Prasca i particolari degli incLdenti che dovranno verificarsi prima del giorno X, per giustificare il nostro fulmineo intervento militare, e dell'azione che dovranno svolgere oltre frontiera, nuclei di ardimentosi albanesi e valacchi, al momento dello scatto delle nostre truppe.

Con telegramma per corriere ho proposto il trasferimento in un albergo di Durazzo, all'atto dell'inizio delle ostilità, dei Consoli di Grecia, ed il concentramento in una scuola di Elbasan dei sudditi greci qui residenti. Gli uni e gli altri potranno poi essere avviati in Italia o in Grecia, via Jugoslavia, secondo le istruzioni di V. E.

Pure con telegramma ho proposto l'immediato invio in Italia di un gruppo di .confinati e di una parte dei detenuti albanesi, per rendere disponibili alcune prigioni.

Mi pervengono reclami di Ditte, qui adibite a lavori non di particolare urgenza, per la requisizione di automezzi operata dalle Autorità militari. Cercherò di conciliare le varie esigenze, tenendo nel massimo conto quelle delle forze armate.

Pregherei di voler esaminare la opportunità di far venire a Tirana, entro la corrente settimana, l'Ambasciatore Gemil Dino, di Prevesa, che gode molto prestigio in Ciamuria ed il Generale Zef Sereggi: il primo potrebbe essere da me incaricato di missioni speciali nel territorio occupato; il secondo verrebbe messo a disposizione del Comando superiore delle truppe per il collegamento, sopratutto morale, con i reparti albanesi mobilitati. L'Eccellenza Visconti Prasca è favorevole alla venuta del Sereggi.

Potrebbe altresì essere qui destinato, per la durata delle operazioni militari, il battaglione della guardia reale albanese.

Salvo ordini in contrario farò convocare per il 28 ottobre, in seduta plenaria, il Consiglio Superiore Fascista Corporativo, per l'approvazione di alcune importanti leggi. Avrò così la possibilità di far svolgere dagli esponenti del Regime albanese, nello stesso giorno 28, se le ostilità saranno state iniziate, una solenne manifestazione di giubilo e di fede per il nostro intervento militare in Grecia.

765

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A BELGRADO, MAMELI

T. 33156/332 P. R. Roma, 22 ottobre 1940, ore 0,45.

Vostro telegramma n. 0221 (1).

In relazione preoccupazioni espresseVi da codesto Ministro aggiunto circa nostre forz.e in Albania, potete fornire codesto Governo assicurazioni che nostri armamenti non sono affatto diretti contro Jugoslavia. Essi rispondono soltanto a quelli greci. Nonostante assoluta correttezza nostro atteggiamento e ripetuti amichevoli inviti al rispetto degli obblighi internazionali, Governo greco, su evidente istigazione inglese, continua a mantenere atteggiamento sempre meno chiaro sia di fronte Albania sia nel Mediterraneo orientale, determina così una situazione che ci obbliga a prendere dovute misure precauzionali (2).

(l) -Vedi D. 687. (2) -Vedi D. 776.
766

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 665. Tokio, 22 ottobre 1940, ore 9,20 (per. ore 20).

Mio telegramma n. 644 (1).

In seguito vivissime premure fattegli da Berlino per una firma urgente del protocollo di adesione dell'Ungheria al Patto Tripartito questo mio collega di Germania ha ottenuto che Governo giapponese •si assuma responsabilità omettere, previa presentazione protocollo stesso al Consiglio privato, procedura regolare che avrebbe peraltro richiesto un certo tempo e forse suscitato qualche obiezione. Ciò stante vengono senz'altro inviati all'Ambasciatore a Berlino poteri per firmare ad referendum. Tale modalità firma non avrà in pratica secondo ha formalmente dichiarato Matsuoka alcun effetto sulla piena e definitiva validità della firma stessa. Matsuoka ha peraltro richiesto all'Ambasciatore di Germania e a me di procedere qui in occasione della firma ad uno scambio di note destinate a fornigli materia per soddisfare il Consiglio privato. Con telegramma a parte avente numero successivo (2) trasmetto testo nota che Matsuoka ci dirigerebbe ed alla quale risponderemmo col benestare rispettivi Governi. Nota è diretta a chiarire significato adesione Ungheria e nello stesso tempo ad aprire la via ad una eventuale adesione del Manciukuo e forse anche del Thailand. Prego telegrafarmi urgenza se sono autorizzato a tale scambio (3).

Aggiungo che su istruzioni di Ribbentrop Ambasciatore di Germania ha condotto pratiche riservatissime per adesione al Patto della Romania Bulgaria e Slovacchia. Risposta è stata favorevole anche per questi Paesi. Per adesione degli stessi vengono egualmente inviati all'Ambasciatore a Berlino poteri di firmare ad referendum.

767

L'AMBASCIATORE A TOKIO, INDELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 666. Tokio, 22 ottobre 1940, ore 11 (per. giorno 23, ore 0,10).

Mio telegramma n. 665 (4).

Ecco testo nota in lingua inglese che Matsuoka si proporrebbe inviare ad Ambasciatore di Germania ed a me .per adesione Ungheria al Patto Tripartito: «In risposta alla Vostra richiesta diretta a conoscere punto di vista Governo giapponese circa partecipazione Ungheria Patto Tripartito f·ra Giappone Germania e Italia ,firmato a Berlino 27 settembre 1940 ho l'onore di dichiarare che Governo giapponese accetta di buon grado partecipazione Ungheria Patto

Tripartito, essendo sua ferma convinzione che partecipazione paesi che condividono ideali e aspirazioni comuni con Giappone Germania e Italia serva a rendere Patto più effettivo e allo stesso tempo a rafforzare rispettive posizioni nella grande Asia Orientale ed in Europa ed a stringere i rapporti esistenti fra le tre Potenze.

Permettetemi aggiungere che si attende dal mio Governo che per le stesse considerazioni sopra esposte Germania e Italia accetterebbero partecipazione al Patto degli Stati della grande Asia Orientale qualora tale questione avesse in futuro a presentarsi~.

(l) -Non publicato: informava che il Consiglio dei Ministri nipponico aveva approvato in principio la proposta di Matsuoka favorevole all'accettazione dell'Ungheria nel Patto Tripartito. (2) -Vedi D. 767. (3) -Vedi D. 781, nota 3. (4) -Vedi D. 765.
768

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI

T. 33249/915 P. R. Roma, 22 ottobre 1940, ore 18,30 (1).

Per EcceLLenza Jacomoni. Assolutamente personale. Decifri egli stesso.

Data fissata est 28 ottobre. Bisogna quindi spostare al giorno 26 noti incidenti. Comunque se fosse ormai troppo tardi per ritardare azione nostri agenti, non preoccupartene oltre misura.

Arrivederci a presto.

Per maggiore sicurezza ripetesi: «Data fissata est 28 ottobre~.

769

L'AMBASCIATORE AD ANKARA, DE PEPPO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO 32,9. Ankara, 22 ottobre 1940, ore 21,46 (per. giorno 23, ore 6,30).

Mio telegramma n. 248 (2).

Per il tramite di questo Ministro Ungheria Von Papen ha fatto ieri rimettere al Ministro della Giustizia dell'Iraq un promemoria accompagnato da una dichiarazione verbale.

Nel promemoria è detto che la Germania d'accordo completamente con l'Italia ha sempre visto con simpatia il movimento di indipendenza dei popoli arabi e tale sentimento permane. Verbalmente Mariassy ha poi dichiarato che la Germania considera questo come un primo passo verso la collaborazione con l'Iraq; il secondo passo dovrebbe essere fatto dall'Iraq col ristabilire i rapporti diplomatici con la Germania. Mariassy, che mi ha confidato in grande segreto quanto precede, considera che i negoziati iniziati per il suo tramite nel luglio scorso fra Von Papen e Naji Shawkat sono giunti ad un risultato

alle ore 20,15.

positivo. Benchè la risposta delle Germania non costituisca un impegno od una garanzia, ma sia una generica manifestazione di simpatia, Mariassy crede che sarà considerata soddisfacente nell'Iraq.

770.

IL MINISTRO A BUDAP,EST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. 5039/2283. Budapest, 22 ottobre 1940 (per. giorno 25).

Miriferisco al mio ultimo telespr. 46()4/:2100 del 27 settembre (1), per confermare a V. E. che i già segnalati orientamenti ad un'evoluzione della politica intevna ungherese in senso totalitario continuano a manifestarsi ogni giorno più marcatamente, sia sotto la pressione di fattori interni determinati dalla crisi economica e dal malessere sociale, sia sotto la pressione di fattori esterni, e cioè in primo luogo dalla necessità di un allineamento della struttura ungherese a quella delle Potenze dell'Asse, resa anche più urgente, nel particolare momento dei rapporti ungaro-romeni, dall'atteggiamento assunto nella propria politica ,generale dalla Romania.

Ora, come sono già andato partitamente segnalando a V. E. tre formazioni politiche sono in gara per assumere la direzione di tale evoluzione, convogliandola ai propri pa,rticolari fini.

l) Il Governo, cioè la classe politica al potere. Questi trova la propria base politico-parlamentare nel Partito governativo, ridottosi, dopo la secessione del gruppo Imrédy che ne costituiva l'ala destra, ad elementi prevalentemente statici, liberali e conservatori, ai quali va aggiunto il gruppo dei nuovi rappresentanti della Transilvania, su cui da parte governativa, e sopratutto da parte di Teleki e Csaky, transilvani essi stessi, pare farsi incondizionato affidamento.

Paxe pertanto dubbio che ad opera del Governo la riforma costituzionale più volte preannunziata, e, a quanto sembra in elaborazione, possa essere effettivamente sincera e risolutiva. La stessa riforma del Parlamento, di cui mi ha fatto ripetutamente accenno, come segnalai, lo stesso Csaky, appare alquanto nebulosa nel senso di una «rappresentanza di interessi » che non corrisponderebbe ad una effettiva struttura sinda~cale del Paese.

Nondimeno è da tener pres~ente l'azione di un elemento del Governo, e cioè del Ministro degli Affari Esteri, Csaky, su cui ho già avuto occasione di riferire a V. E. L'attività di questo uomo politico, che pur possedendo scarse basi nella vita politica interna, sembra d'altra paTte voler rappresentare verso l'estero l'elemento di avvicinamento alle Potenze dell'Asse, pare, come riferii a suo tempo a V. E., diretta altresì a mediare un riavvidnamento delle destre alle classi al potere. Il Conte Csaky non esclude infatti la possibilità di collaborazione quantomeno con taluni degli elementi da lui giudicati migliori delle destre e anche dell'estrema destra crocefrecciata, come il Generale

Ruszkay, e i suoi contatti con quei settori della vita politica ungherese sono da tempo noti.

2) Anche l'ex Presidente del Consiglio, Imrédy, la cui secessione dal partito di Governo ho segnalato con il telespresso n. 4844/2188 del 10 corrente (1), ha assunto pubblicamente posizione a favore di una r1forma della costituzione e sQIPrattutto dell'attuale regime parlamentaTe.

Le idee di Imrédy e del suo gruppo, che, dopo l'uscita di altri due deputati dal partito «Vita ungherese» conta 18 deputati alla Camera, si spingono però molto più avanti di quelle che, almeno finora, sembrano ispirare l'attività riformatrice di Teleki.

Trasmetto a parte il testo del programma del nuovo partito di destra «Rinnovamento Ungherese» di ·cui Imrédy, e gli ex Ministri Jaros.s e Rittz hanno annunziato la costituzione. Mi limiterò in questo rapporto ad osservare che il programma si impernia sulla « comunità ideologica » con l'Europa nazionalsocialista e fascista e pone al centro della riforma costituzionale l'abolizione del parlamento e la sua sostituzione con un'unica Camera fondata sui due princìpi del partito unico e della « rappTesentanza degli interessi». Altro punto fondamentale del programma è la difesa della razza.

Così com'è stato enunciato, il programma di Imrédy non si discosta, se non in qualche dettaglio, da quello del partito crocefrecciato, con il quale, del resto, intende, secondo quanto mi ha detto uno degli esponenti del gruppo, collaborare nell'azione pa!rlamentare.

Ad un mio informatore Imrédy ha anzi assicurato che il suo obiettivo rimane quello di giungere ad una stretta collaborazione con Sz:itl'asi ed i crocefrecciati, se non addirittura ad una fusione. Egli giustifica la fondazione del suo nuovo partito con la necessità di creare, nella presente fase di politica interna, un centro di attrazione per quelle categorie intellettuali e « borghesi » che esitano ad entrare nelle file crocefrecciate pur nutrendo simpatia per le loro idee.

In realtà, tuttavia, il nuovo partito di Imrédy è una specie di Stato Maggiore senza esercito, che, per le caratteristiche degli uomini che lo compongono e per il suo stesso atteggiamento di fronte ai problemi sociali, somiglia assai più ad un partito nazionalista dell'anteguerra che non ad un movimento a carattere fascista o nazionalsocialista.

Quale sarà la sua funzione è ancora troppo presto per dire. Se la collaborazione con i crocefrecciati in parlamento sarà attuata, il gruppo Imrédy rafforzerà considerevolmente, dal punto di vista numerico e qualitativo, la opposizione antidemocratica che conterà così una settantina di deputati. È anche possibile che il nuovo partito influenzi in senso antigovernativo quelle organizzazioni cristiano sociali nelle quali Imrédy ha sempre mantenuto un certo ascendente.

I precedenti di Imrédy, la sua scarsa popolarità, l'ost1lità irreducile del Reggente per lui, rimangono tuttavia fattori che lasciano dubitare sulla effettiva sua possibilità di rappresentare un elemento determinante nella fase di politica interna che attualmente si inizia.

3) Il Partito Crocefrecciato. Sugli elementi sia di forza che di debolezza del partito ~crocefrecciato, testè riorganizzato ad opera di Szalasi e del Generale Ruszkay, ho già riferito ampiamente a V. E. Elementi principali di debolezza sarebbero, come già segnalai alla E. V., principalmente la mancanza di quadri e di vaste masse organizzate, il che permetterebbe dei dubbi sulle effettive posstbilità di realizzazione di un programma totalitario e nazionalsocialista al cento per cento.

Elementi di forza sono le indubbie simpatie che il partito pare andarsi acquistando tra gli intellettuali medi anche funzionari e militari, e la mppresentanza parlamentare del partito forte di 50 deputati ai quali se la collaborazione del gruppo di Imrédy si rivelerà sincera e completa, occorre aggiungere anche una ventina di deputati imrediani.

Frattanto il partito crocefrecciato pare già, come segnalai, voler prendere una parte specialmente attiva agli avvenimenti economico-sociali in corso nel paese con una vivace ingerenza negli sciorperi minerari in atto.

Dal complesso del presente esrposto l'E. V. rileverà come per il momento delle tre forze politiche che si affrontano in Ungheria la parte governativa pare tuttora possedere, per ragioni tecniche di detenimento del controllo della vita pubblica e per le sue possibilità di conversione e di collaborazione, le maggiori rprobabilità di possesso del potere.

D'altra parte, mentre il gruppo imrediano per la sua stessa esiguità e scarse basi politiche già sembra destinato ad appoggiarsi e forse ad assorbirsi in un movimento politico di più vasta portata, il partito crocef,recciato con la sua intransigenza totalitaria e con la sua mistica sociale e politiaa chiaramente individuata, pare comunque destinato ad esercitare un peso nulla affatto indifferente sugli sviluppi della vita politica ungherese.

(l) -Una annotazione dell'Ufficio Cifra avverte che il telegramma fu ricevuto a Tirana (2) -Vedi D. 575.

(l) Vedi D. 647.

(l) Non pubblicato.

771

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, ZAMBONI

T. PER CORRIERE 33325 P. R. Roma, 23 ottobre 1940, ore 8.

Viene riferito che sarebbero in corso fra il Governo tedesco e quello jugoslavo, trattative per la fornitura di un numero tmprecisato di motori polacchi preda bellica. Tali motori dovrebbero essere montati sulle rcellule dei tipi Blenheim che la Jugoslavia produce su licenza presso la fabbrica Ikarus di Zenum.

La Jugoslavia potrebbe quindi tra non molto metter in linea altri 50 apparecchi da bombardamento e forse completerebbe -in seguito ad analoghi accordi -anche la ~costruzione dei Do-17, per altra entità rilevante, con un aumento non indifferente dei suoi reggimenti di aviazione.

Pregovi parlare della questione con Ribbentrop allo scopo di esaminare convenienza di precludere alla Jugoslavia tale possibilità di armamento.

772

IL MINISTRO A TEHERAN, P.ETRUCCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 298. Teheran, 23 ottobre 1940, ore 11,36 (per. ore 22).

Gabbrielli telegrafa facendo riferimento Vostro 179 (1).

< 104. -Primo Ministro cui ho fatto riservata comunicazione ordinatami ha detto che è pronto portare dinanzi Parlamento proposta ripresa relazioni diplomatiche ,con la Germania. Ma per poter fronteggiare ineluttabile opposizione di questa Ambasciata d'Inghilterra ed abbattere ostacoli che gli verranno mossi da parte di Nuri Said e di pochi suoi partigiani, egli avrebbe bisogno assicurare il paese sulle linee direttive della politica del Reich nei riguardi futura sistemazione popoli arabi dell'Oriente.

Ciò contribuirebbe certamente sostenere sua posizione politica e rafforzare sua azione di Governo che assume in ogni circostanza un aspetto antibritannico.

Posso dire che dopo il Generale Bechir Sidgi non ho visto più alcuna personalità irachena che abbia saputo, come Gailani, tenere testa all'Inghilterra e far trionfare sua volontà ben definita su quella servile di Nuri Said.

Degli ex Presidenti dei Ministri Consiglio che potrebbero o vorrebbero un giorno tornare a succedergli nella carica, alcuni hanno scarso seguito nelle masse neutre altri o sono scialbe figure pronte curvare schiena o uomini strategtcamente venduti al nostro comune nemico. Anche un altro possibile candidato Ministro Guerra Generale Hashimi quantunque goda di largo prestigio nell'esercito e sia di notorie tendenze germanofile non darebbe soverchio affidamento mantenere stessa rigida linea di condotta verso l'Inghilterra dell'attuale Primo Ministro.

Gailani mi ha detto che ripresi i rapporti diplomatici si adopererebbe subito per far liberare i vari cittadini tedeschi che risiedevano Iraq e che dall'Inghilterra sono stati internati nelle Indie> (2).

773

IL MINITRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, ZAMBONI

T. 33437/128.1 P. R. Roma, 23 ottobre 1940, ore 17.

Miei telegrammi odierni n. 1279 e n. 1280 (3). Chiedete a codesto Governo se è d'accordo. Per parte mia non vedrei difficoltà autorizzare i due Ambasciatori allo scambio di Note come proposte.

(l) -Vedi D. 666. (2) -La risposta di Rashid Ali el-Gailani fu comunicata all'Ambasciatore di Germania il 6 novembre: vedi Documents on German Foreign Policy 1918-1945, Series D, vol. XI, D. 296. (3) -l'lon pubblicati: ritrasmettevano a Berlino i TT. 665 e 666 da Tokio, per i quali vedi DD. 766 e 767.
774

L'AMBASCIATORE A MOSCA, ROSSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 467. Mosca, 23 ottobre 1940, ore 22,08 (per. giorno 24, ore 6).

Mio telegramma n. 463 (1).

In via strettamente confidenziale Ambasciatore di Germania mi ha informato che avendo chiesto a Molotov se Amba,sciatore di Turchia gli avesse fatto qualche importante ,comunicazione al suo ritorno da Ankara Presidente del Consiglio dei Commissari del Popolo gli ha risposto testualmente «quanto Ambasciatore di Turchia è venuto a dirmi non è stato nè molto nuovo nè molto interessante». Molotov si è schernito dal fornire maggiori ragguagli.

Da questa risposta ed anche da informazioni raccolte da altra fonte sembra confermato che Ambasciatore di Turchia non aveva istruzioni di fare e non ha fatto alcuna proposta concreta per facilitare miglioramento rapporti turco sovietici. A differenza della versione data dal Ministro di Grecia dichiarazione formale fatta a Molotov circa politica amichevole della Turchia verso U. R. S. S. non avrebbe però provocato reazione così favorevole come collega turco si sforza di far credere.

775

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO

T. 33439/520 P. R. Roma, 23 ottobre 1940, ore 23.

Ho telegrafato in data del 19 ottobre alla R. Ambasciata a Berlino quanto segue:

(Riprodurre telegramma Ministeriale n. 296 diretto a Berlino) (2).

La R. Ambasciata a .Berlino ha risposto in data del 21 quanto segue:

(Riprodurre telegramma da Berlino n. 1788) (3).

Fate costì i passi conseguenti, d'accordo con Vostro collega tedesco. Direte a mio nome a Serrano Sufier che Governo fascista considera, per ragtoni ovvie, adesione Spagna al Patto Tripartito di speciale sign1ficato e importanza.

Aggiungerete che sono in corso gli opportuni passi per l'adesione dell'Ungheria, Rumania, Bulgaria, Slovacchia. Governo fascista tiene in modo particolare ad associare Spagna ad una manifestazione politica, la cui portata è evidente e che collima d'altra parte pienamente con direttive codesto Governo. Telegrafate.

(l) -Non pubblicato: vedi però D. 761. (2) -Vedi D. 744. (3) -Vedi D. 759.
776

IL MINISTRO A BELGRADO, MAMEiLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 452-453. Belgrado, 23 ottobre 1940, ore 23,50 (pe1·. gio1·no 24 ore 6).

452. -Vostro 332 in data 22 corrente (1).

Comunicazioni da me fatte in ottemperanza istruzioni impartitemi a questo Ministro degli Affari Esteri sono state accolte con grande compiacimento e con visibilissimo sollievo e, per parte concernente Grecia, con interesse.

Ministro degli Affari Esteri mi ha pregato con molta premura di farvi pervenire, Eccellenza, ringraziamenti Governo Jugoslavo e suoi personali.

Parlando situazione con la Grecia, Cincar-Markovié ha innanzi tutto ·riconosciuto necessità italiane dipendenti da stato di guerra, ed ha anche rilevato longanimità sino ad ora mantenuta dall'Italia, pur con qualche moderato accenno a difficilissima situazione geografica Grecia in uno dei punti .più sensibili del conflitto. Quindi mi ha confidenzialmente informato che tutte le notizie provenienti a questo Governo da Greci insistono tuttora sul fatto (e si è affrettato ad aggiungere: « sempre che greci non si nascondano vera situazione ») che non è mai avvenuta chiarificazione tra l'Italia e la Grecia. Governo greco lamenta in altri termini che Governo italiano non gli abbia mai esposti punti in controversia. Markovié ha anche accennato ad una nota preannunziata e non pervenuta al Governo di Atene da parte nostra. Gli ho fatto subito osservare che tali affermazioni sono già chiaramente smentite da parte Vostra con comunicazioni circa amichevoli appelli rivolti a Governo greco affinchè mantenga sue obbligazioni internazionali.

Ministro Affari Esteri ha infine espresso speranza che attuale situazione tra l'Italia e la Grecia possa essere amichevolmente risolta anche nell'interesse mantenere quanto più ampia possibile zona pace nei Balcani. Ho osservato che per tale scopo occorre un minimo di effettiva e chiara buona volontà da parte della Grecia.

453. -Allargando conversazione ad attuale attività britannica nel prossimo Oriente, e nei Balcani (riunione diplomatica inglese in Turchia e viaggio Eden) Ministro Affari Esteri si è dichiarato convinto che molto difficilmente Stati balcanici si lasceranno attrarre da tali tentativi. Argomentava infatti che se tali Stati hanno resistito sin da primo momento pressioni franco-inglesi quando ben altra era situazione, a maggior ragione devono comprendere oggi che sarebbe vera e propria pazzia seguire disperati tentativi Inghilterra. Tale argomentazione applicava alla Grecia ed alla Turchia. Rilevava infine che un conflitto italo-greco sarebbe precisamente ciò che Inghilterra fra l'altro desidera.

(l) Vedi D. 765.

777

IL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCO:PPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

TELESPR. 3658/1434. !Jisbona, 23 ottobre 1940 (per. giorno 28).

Il discorso radiodiffuso di Churchill alla Francia ha trovato larga ospitalità

in questa stampa.

Negli ambienti politici e giornalistici di questa capitale si osserva che dopo

il discorso del Fiihrer del luglio scorso nessuno dei due grandi Capi dell'Asse

ha più preso la parola mentre i governanti inglesi continuano in un'azione di

propaganda che supera i confini della Gran Bretagna •e si diffonde in tutto il

mondo.

Ora se è vero che la miglior propaganda è costituita dai futti e dalle azioni vittoriose delle armi, ciò non toglie che nei paesi neutrali i discorsi dei Capi di Stato, degli uomini responsabili di governo vengono posti in grande rilievo, diffusi nei quotidiani, negli opuscoli, nelle riviste. La voce di un grande capo trova sempre echi profondi, è riprodotta, ascoltata, commentata, mentre mille articoli di giornali e mille discorsi di personalità secondarie non trovano la minima risonanza.

Da questo punto d'osservazione dove l'attività anglosassone si può seguire con maggior continuità si deve giungere alla conclusione che la propaganda inglese ha rialzato di molto la voce e il tono in questi ultimi tempi.

Il fatto che il bombardamento di Londra è sopportato -bene o male dalle popolazioni con una flemma che non manca di destare una viva ammirazione negli ambienti neutrali, la convinzione che tale bombardamento non è risolutivo ai fini della guerra, le previdenze che il governo va prendendo per rendere meno gravi le conseguenze dei bombardamenti almeno tra le popolazioni, l'adattamento di queste ultime ad una vita di caverne e di rifugi, le speranze di grandi aiuti e forse dell'intervento americano, l'attività considerevole di cui dà prova la R.A.F. sono tutti elementi che hanno fatto rialzare la cresta al pavone britannico, che cominciava a perdere le penne ad una ad una.

La realtà e che persone che vengono da Londra, confermano ·che lo stato d'animo inglese non è così abbattuto come si crede ·comunemente a BerliÌ10 e a Roma.

A Londra molta gente è convinta che la guerra durerà e che il fattore tempo è il migliore alleato degli inglesi.

Churchill dà .prova d'una straordinaria attività e vitalità. Si è messo a fare il propagandista -circola tra il popolo, visita i rifugi, parla alla radio con toni sempre più accesi e decisi che non mancano d'impressionare anche le opinioni pubbliche neutrali.

Constatato che la distruzione delle case non è decisiva ai fini del successo finale mentre lo sarebbe quella degli stabilimenti industriali, tutte le speranze sono risorte. Ormai, malgrado che il governo diffonde sempre la voce di possibili sbarchi per tenere gli spiriti in allarme, nessuno crede più all'invasione

tedesca e già la stampa inglese parla di « our invasion » della preparazione di

una ipoteca offensiva nell'anno X. Fantasie evidenti; ma intanto tutto serve

a tener alto il morale e il morale tende gradatamente a •rialzarsi tra le masse

inglesi e non a deprimersi malgrado l'asprezza dei bombardamenti tedeschi.

Le voci di <prossime grandi operazioni in Oriente trovano credito e già si

rparla a Londra di grandi azioni aeree contro i pozzi di petrolio romeni e di

offensive massiccie contro gli italiani in Libia.

Gli articoli di stampa inglese che ho trasmesso in sunto nei giorni scorsi

sono sintomo evidente d'un tale stato d'animo. Credo che occorra tener il massimo

conto dei metodi e dei mezzi che gli inglesi maneggiano nella «guerra morale »

che stanno conducendo.

Chi sta in Portogallo e vede valanghe di giornali e riviste inglesi che non accennano, almeno per quanto riguarda quantità e qualità di carta, a crisi in tale settore e per quanto riguarda scritti e fotografie a crisi d'organizzazione, e ode la radio inglese diffondere discorsi e appelli numerosi in tutte le lingue della terra alternando al microfono la figlia del Re, l'operaio e il Primo Ministro, e vede partire e giungere ·COnvogli di navi misteriose che si formano e si dissociano allargo di Lisbona, e ascolta i reduci da Londra che parlano con ammirazione della ferma decisione del popolo inglese a continuare la guerra malgrado i bombardamenti quotidiani, arriva fatalmente alla conclusione che se la situazione in Inghilterra non è certo gaia essa è però meno terribile di quanto lo facciano credere i giornali tedeschi e italiani. E negherei la verità se non constatassi che ment·re prima la fiducia nell'Inghilterra anche in questi «secolari» alleati era profondamente scossa, ora essa va risorgendo lentamente e non è estraneo a questa lenta mutazione la propaganda britannica e oserei dire proprio quella personale del Primo Ministro. Sintomi di questa mutazione lenta sono il contegno della stampa portoghese che se pure non in forma molto ostensiva tuttavia accenna a dare molto più credito, almeno nell'impaginazione e nei titoli alle notizie inglesi nei confronti delle nostre, e le ultime misure di carattere economico prese da questo Governo e sulle quali ·riferisco con rapporto a parte e che a mio avviso costituiscono un atto di sottomissione di Salazar ai voleri dell'alleato che intende ·rendere sempre più effettivo il blocco dell'Europa.

778

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, AL SOTTOSEGRETARIO DI STATO PER GLI AFFARI ALBANESI, BENINI

L. S.N. Tirana, 23 ottobre 1940.

Ho la tua cortese lettera del 19 corr. n. 71/2110/3464 (l) e ti ringrazio per il nuovo accreditamento di lire 1.000.000 per le spese per la esigenza C.

Le spese sono naturalmente molto ingenti, sopratutto per la preparazione dei noti incidenti e per creare le situazioni ambientali, sia al di qua che al di là

della frontiera, necessarie a uno svolgimento idoneo degli avvenimenti. Occorre inoltre ,considerare che le spese per l'assistenza fascista alle popolazioni delle zone occupate saranno assai rilevanti, perchè tutte le notizie pervenute in quesit giorni da fonte sicura da oltre frontiera confermano lo stato di indigenza e di vera fame nella quale versano le popolazioni. Sembra quasi che le autorità centrali greche, prevedendo un abbandono delle località, abbiano in questi ultimi tempi trascurato anche quel [poco di provvidenze che in passato venivano prese. Anche da Corfù le notizie sono dello stesso tenore e quindi Parini sta accumulando ad Argirocastro, Konispoli e Porto Edda ingenti quantità di grano in sacchetti, carne in conserva, scatole di latte e gran numero di indumenti caldi. Il milione di lire destinato a questo scopo è già largamente superato, poichè circa 400 mila lire sono state impegnate per il granone. In una mia precedente ti avevo pregato di addebitare all'EAGA, per ora, questa spesa. Ho l'impressione che tutta l'organizzazione dell'assistenza sia stata ben calcolata e potrà avere un effetto assai notevole nelle zone occupate e quindi ti sarei grato di rivolgere tutta la tua attenzione su questo argomento destinandovi le maggiori somme possibili.

Anche per scopi politici il bisogno di fondi è continuo e ti sarò grato se vorrai considerare la opportunità di fare stanziare nuove somme oltre ai 5 milioni, in via di esaurimento (1).

Rimango in attesa di tue disposizioni che spero favorevoli.

P. S. Altra soluzione sarebbe quella che tu ottenessi dal Ministero della Guerra una assegnazione di viveri in conserva per distribuzione nelle zone di occupazione.

(l) Non rintracciata.

779

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, AL SOTTOSEGRETARIO DI STATO PER GLI AFFARI ALBANESI, BENINI

PROMEMORIA SEGRETO S. N. Tirana, 23 ottob1·e 1940.

Informato del rinvio al 28 ottobre della data di inizio ostilità (2), ho disposto, in pieno accordo col Comandante Superiore delle truppe, che i noti incidenti si verifichino nei precedenti giorni 25, 26 e 27 e precisamente.:

-S<!oppio di bombe a Porto Edda alla sera del 25 ottobre; -finto attacco ad un nostro posto di frontiera, nella regione di Korcia, al mattino del 26; -lancio di manifestini sul territorio albanese, da parte di un supposto aereo greco o inglese, all'alba del giorno 27.

(T. 33846/951 P.R.): • Provvedo intanto oggi accreditamento altri 2 milioni, in dipendenza tua richiesta fatta con telegramma n. 1012 •·

Le disposizioni impartite dovrebbero garantire il buon esito e la sicura utilizzazione degli incidenti previsti ai quali farò dare opportuno risalto dalla radio e dalla stampa al mattino del 27.

Trasmetto l'unita carta geografica dell'Albania sulla quale è segnato il limite, proposto allo Stato Maggiore Generale dall'Eccellenza Visconti Prasca, della futura zona di operazioni. Trovo la proposta meritevole di accoglimento. Sto prediS!ponendo in pieno accordo con il Comandante Superiore delle Truppe, i bandi e le leggi speciali che dovranno regolare la vita civile nella zona di operazioni e nel territorio occupato.

La vita in Albania continua col suo ritmo normale. Il giorno 20 ha avuto luogo nei maggiori centri, con rito solenne, la Leva Fascista. Oggi è stata festeggiata la riapertura delle scuole. Sono intervenuto ad entrambe le cerimonie in Tirana, riuscitissime.

Da ieri la pioggia ha incominciato a disturbare i nostri preparativi. Ad onta di ciò il morale di tutti è elevatissimo. Ogni umano sforzo sarà fatto per assicurare il successo.

(l) Circa questo punto, Benini rispose il 24 ottobre 1940 (ore 24) con il seguente telegramma (33599;934 P.R.): • Pregoti telegrafarmi minimo tuo fabbisogno immediato per note esigenze •. Jacomoni replicò il 25 ottobre 1940 (ore 20,40) con T. da Tirana n. 1012: c Ritengo somma minima necessaria 5 milioni di lire •· Il 26 ottobre 1940 (ore 24) Benini gli telegrafò

(2) Vedi D. 768.

780

PROTOCOLLO SEGRETO ITALO-TEDESCO-SPAGNOLO

Fra i Governi Italiano, Germanico e Spagnolo si conviene quanto segue:

l) Lo scambio d'idee intervenuto fra il Fiihrer del Reich Germanico e il Capo di Stato Spagnolo in seguito alle conversazioni tra il Duce ed il Fiihrer nonchè tra i Ministri degli Affari Esteri dei tre Paesi a Roma ed a Berlino, ha chiarito ampiamente la posizione reciproca dei tre Paesi nonchè le questioni inerenti alla condotta della guerra e quelle concernenti la politica generale.

2) La Spagna si dichiara pronta ad aderire al Patto Tripartito concluso il 27 settembre 1940 fra l'Italia, la Germania ed il Giappone e di firmare, a tale scopo, il relativo Protocollo circa l'avvenuta adesione in una data da stabilirsi di comune accordo fra le quattro Potenze.

3) Con il presente Protocollo la Spagna dichiara la sua adesione al Patto di amicizia e di alleanza fra l'Italia e la Germania e al relativo Protocollo supplementare segreto del 22 maggio 1939.

4) Adempiendo ai suoi obblighi di alleata la Spagna interverrà nell'attuale guerra delle Potenze dell'Asse contro l'Inghilterra dopo che queste le avranno prestato i soccorsi militari necessari alla sua preparazione, in una data che verrà fissata di comune accordo dalle tre Potenze in vista dei preparativi bellici da decidersi. La Germania presterà alla Spagna aiuto economico, fornendo generi alimentari e materie prime per far fronte ai bisogni del Popolo spagnolo e alle esigenze della guerra.

5) Oltre alla reintegrazione di Gibilterra alla Spagna, le Potenze dell'Asse si dichiarano pronte in massima -conformente ad un ordinamento generale che si intende stabi'lire in Africa e che dovrà essere concretato nei trattati di pace dopo aver vinto l'Inghilterra -a far sì che la Spagna riceva territori in Africa nella stessa misura con cui la Francia potrà esser compensata assegnandole in Mrica altri territori equivalenti, salve restando le rivendicazioni della Germania e dell'Ita'lia verso la Francia (1).

6) Il presente Protocollo rivestirà carattere strettamente segreto, ·ed contraenti si impegnano di mantenere su di esso il più assoluto silenzio, finchè, di comune, non deliberereranno di renderlo di pubblica ragione. Fatto in triplice originale, in lingua ita'liana, tedesca e spagnola.

Hendaye, 23 ottobre 1940.

Per il Governo Per il Governo Per il Governo Italiano: Germanico: Spagnolo: G. CIANO J. von RIBBENTROP R. SERRANO SUNER
781

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELESCRIVENTE 1809. Berlino, 24 ottobre 1940, ore 17,45.

Telegramma ministeriale n. 1281 (2).

Questo Ministero degli Affari Esteri mi informa che il Ministro von Ribbentrop, pur non vedendo la necessità dello scambio note proposte dal Governo giapponese, è d'avviso di aderire alla richiesta ed è d'accordo con noi di autorizzare senz'altro gli ambasciatori a Toldo a procedere allo scambio predetto (3).

782

IL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 407. Lisbona, 24 ottobre 1940, ore 22,25 (pe1-. giorno 25, ore 21).

Incontro Franco-Hitler suscita molte apprensioni in questi ambienti dove si teme che esso possa preludere imminenti gravi decisioni della Spagna.

Si considera qui che Hitler non avrebbe fatto viaggio sino frontiera spagnola senza ritrarre frutti positivi da un simile gesto e che quindi intervento spagno'lo nel conflitto debba considerarsi come prossimo in vista anche condizioni che saranno offerte in Marocco.

p. -609 e Documents on German Foreign Po!icy 1918-1945, Series D, vol. XI, pp. 466-467 e D. -294). Delle nove copie del documento che furono sottoscritte, ne sono conservate in Archivio tre, una per ciascuna lingua, firmate con l'usuale metodo dell'alternat.

52 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. V.

In ambienti questo Ministero degli Affari Esteri escludesi per ora che complicazioni eventuali possano coinvolgere Portogallo ma si teme che azione spagnola contro Gibilterra possa indurre inglesi immediata occupazione Azzorre. Possibilità sbarco britannico in porto metropolitano portoghese viene escluso dato che in tal caso truppe tedesche entrerebbero immediatamente in azione attraverso Spagna.

Giornali astengonsi per ora ogni commento.

Mi viene riferito che Franco travasi Madrid.

(l) -L'ultima parte di questo articolo, nelle copie dattiloscritte presentate da von Ribbentrop a Ciano per la firma il 4 novembre a Schonhof, diceva: • salve restando le eventuali rivendicazioni della Germania verso la Francia •. Ciano ne chiese la modifica e, accordatosi con von Ribbentrop, apportò a penna sulle copie le due varianti da cui risultava la nuova dizione del testo, siglandole a fianco, insieme a von Ribbentrop. Lo stesso fece Serrano Suiier quando firmò i testi nei giorni seguenti. (Vedi: G. CIANO, L'Europa verso la catastrofe, cit., (2) -Vedi D. 773. (3) -La parte finale di questo documento e il contenuto del T. 1281, vennero ritrasmessi da Ciano ad Indelli (T. 33677/363 P.R. del 26 ottobre 1940) con l'autorizzazione di procedere, d'accordo con l'Ambasciata di Germania a Tokio, allo scambio di note richiesto dai giapponesi(vedi D. 766).
783

IL SOTTOSEGRETARIO DI STATO PER GLI AFFARI ALBANESI, BENINI, AL MINISTRO DELLE FINANZE, P. THAON DI REVEL

L. SEGRETA S. N. Roma, 24 ottobre 1940.

Con riferimento alle intese intervenute fra te e l'Eccellenza Ciano, mi affretto a confermarti l'urgenza di poter disporre dell'ulteriore stanziamento straordinario di 5 milioni di lire già deciso per i bisogni della nostra azione verso la Grecia.

Ti sarei molto grato se volessi impartire le istruzioni necessarie affinchè la detta somma sia messa senza indugio a disposizione del Sottosegretariato per l'Albania.

Con ringraziamenti e cordiali saluti.

784

IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, AL SOTTOSEGRETARIO DI STATO PER GLI AFFARI ALBANESI, BENINI(l)

PROMEMORIA SEGRETO S. N. Tirana, 24 ottobre 1940.

Sono stati messi a disposizione del Comandante Superiore delle Truppe due Comandanti di Corpo d'Armata: i Genera!Ji Nasci e Rossi.

L'Ammiraglio Tur ha lasciato l'Albania, per andare ad organizzare la nota spedizione, sostituito dall'Ammiraglio Sportiello.

L'Eccellenza Visconti Prasca ha fissato il suo posto di Comando tattico a Libova (nelle vicinanze di Argirocastro) dove si trasferirà nella giornata del

27. Io mi terrò in stretto contatto con lui.

Invio un elenco dei decreti e dei bandi preparati per l'esigenza di guerra. Essi sono stati redatti in pieno accordo tra me e il Comandante Superiore delle Truppe.

Ho ieri invitato il Comandante della Difesa Territoriale d'Albania a darmi

conto dei provvedimenti adottati per la difesa e la protezione antiaerea. Tutto

i'l possibile è stato fatto per dare un minimo di protezione alle popolazioni ed

agli impianti più minacciati.

I centri curati maggiormente sono: Durazzo, Valona, Devoli (pozzi di' pe

trolio) e Tirana.

Ho pregato il Comandante di dare maggiore consistenza anche alle difese di Corcia e di Argirocastro, convinto che queste due città, essendo assai prossime alla frontiera greca, saranno le più tormentate dall'azione degli aerei nemici. Mi è stato risposto che sono attese le artiglierie necessarie. Temo però che esse non giungano in tempo. Converrebbe sO'llecitarne l'arrivo, per evitare che quelle popolazioni siano troppo duramente colpite. Intanto la difesa di quei due centri verrà af,fidata ad alcuni reparti mitraglieri.

Sono in via di costituzione i sei battaglioni volontari albanesi, ciascuno dei quali avrà una forza approssimativa di 3000 uomini. Essi saranno considerati, a tutti gli effetti, alla stregua dei reparti dell'esercito.

I volontari, tratti essenzialmente dalle regioni dell'Albania meridionale, saranno muniti di un bracciale avente le caratteristiche indicate nell'unito dise.gno.

Il decreto che regola la costituzione e l'impiego dei reparti volontari è stato, dal Comando Truppe, trasmesso al Ministero della Guerra, per l'approvazione e la firma del Sovrano.

I Comandanti di battaglione saranno capi albanesi di provata fedeltà. Essi verranno affiancati da abili nostri ufficiali e da ufficiali albanesi interpreti.

Questo Console Generale di Jugoslavia, Signor Milcic, durante una conversazione avuta ieri con un funzionario della Luogotenenza, pur ritenendo ormai inevitabile una nostra azione contro la Grecia, che anche a suo avviso sta violando le leggi della neutralità, ha esplicitamente detto che il suo paese, se non attaccato direttamente, rimarrà estraneo al conflitto e in rapporti di amicizia con le potenze dell'Asse.

(l) Questo promemoria fu inviato da Jacomoni a Benini con lettera n. 51804 del 24 ottobre 1940 nella quale era detto che il sottosegretario poteva, se necessario, sottoporlo a Ciano.

785

IL MINISTRO AD ATENE, E. GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 466. Atene, 25 ottobre 1940, ore 10,25 (per. giorno 26, ore 9,45).

Questo mio collega tedesco mi ha detto di aver avuto il 23 corr. conversazione sulla situazione generale con Mavroudis il quale gli ha detto che Grecia, mentre è decisa resistere qualunque richiesta cessione territoriale, non, dico non, rifiuterebbe esaminare proposte che tendessero farla entrare in una combinazione anti..:britannica che compredesse tutte le Potenze mediterranee. Ministro di Germania mi ha detto di non essere sicuro se la Grecia ritenesse che a tale combinazione dovesse partecipare anche Turchia.

Ministro di Germania ha telegrafato quando precede suo Governo.

786

IL MINISTRO A STOCCOLMA, FRANSONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 181. Stoccolma, 25 ottob1·e 1940, ore 13 (per. ore 18,30).

Telegramma per corriere 30671 del 7 corrente (1).

Segretario Generale questo Ministero Affari Esteri mi ha dichiarato che nessun accordo segreto contro Russia è stato concluso e neppure trattato tra Svezia e Finlandia.

De resto Molotov in una conversazione avuta giorni or sono con Ministro di Svezia a Mosca avrebbe implicitamente ammesso di essere stato erroneamente informato. Mio interlocutore ha soggiunto che da Mosca continuerebbero a pervenire notizie rassicuranti per la Finlandia, ma queste sono qui accolte con prudente rise:Glla.

Nell'occasione preciso che iniziativa progetto finno-svedese di cui ultima parte mio telespresso 342 del 19 corrente (2) (so ora che si è anche prospettata possibilità unione personale Svezia Finlandia) non hanno nulla a che fare con erronea notizia di cui sopra pervenuta a Molotov ed idea è anzi sorta posteriormente al colloquio Molotov-Paasikivi.

787

IL MINISTRO A BUCAREST, GHIGI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 739. Bucarest, 25 ottobre 1940, ore 21,35 (per. giorno 26, ore 12).

Miei telegrammi nn. 707 e 708 (3).

Questo Governo, ponendo in relazione il ritardo che, secondo le sue informazioni, Governo giapponese frapporrebbe a dare una adesione all'ingresso deUa Romania nel Patto Tripartito, col desiderio espresso da questo intermediario nipponico che Romania proceda a riconoscimento Manciukuo, è entrato in linea di massima nella determinazione di riconoscere il Governo di Harbin.

Questo Ministro degli Affari Esteri av·eva peraltro intenzione, per evitare di urtare suscettibilità U.R.S.S. di mantenere per ora segreta sua decisione ed in tale senso si era espresso col suddetto rappresentante diplomatico giapponese.

Senonchè quest'ultimo ha ora sottoposto varie procedure di riconoscimento

che comporterebbero dichiarazione ufficiale da parte Governo romeno.

Sturdza si è pertanto... (l) a mio collega tedesco, d'intesa col quale aveva sollecitata decisione sopra accennata, ed a me, pregando di voler domandare ai rispettivi Governi il loro consiglio circa opportunità per la Romania di procedere in modo ufficiale al riconoscimento del Manciukuo, aggiungendo che, mentre Romania è vivamente desiderosa non tardare sua adesione Patto Tripartito che dovrebbe effettuarsi fra pochi giorni, intende d'altra parte astenersi da manifestazioni che possano determinare ripercussioni non desiderate da parte sovietica.

Sarei grato volermi cortesemente far conoscere quale risposta devo o debba dare a questo Ministro Affari Esteri.

(l) -Non pubblicato: contiene la ritrasmissione del T. 1673 da Berlino, per il quale vedi D. 679. (2) -Non rintracciato. (3) -Vedi DD. 735 e 736.
788

IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, AL COMANDANTE SUIPERIORE DELLE FF.AA. IN ALBANIA, VISCONTI PRASCA

L. PERSONALE S. N. Roma, 25 ottobre 1940.

Voi sapete e se non lo sapete ve lo dico adesso, che mi sono opposto a tutti i tentativi fatti per togliervi il comando alla vigilia dell'azione.

Credo che gli eventi, ma soprattutto l'opera vostra mi daranno ragione.

Attaccate colla massima decisione e violenza.

Il successo dell'azione dipende soprattutto dalla sua rapidità (2).

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IL MINITRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO AD ATENE, E. GRAZZI

T. 33759-60-61-62/319-320-321-322 P. R. Roma, 26 ottobre 1940, ore 13,05 (3).

319. -Unisco una comunicazione diretta dal Governo italiano al Governo greco.

Comunicazione che dovrà essere da Voi rimessa personalmente a codesto Ministro degli Esteri il giorno lunedì 28 ottobre alle ore 3 del mattino, senza preavviso.

Aggiungerete a voce che le truppe italiane entreranno in Grecia tre ore dopo, e quindi alle ore 6 del mattino del giorno 28 ottobre.

S. -VISCONTI PRASCA, Io ho aggredito la Grecia, Milano ,Rizzoli, 1946, pp. 50-51; cfr. per le sue origini, ibid. pp. 47-49.

Confermerete a voce che ci auguriamo vivamente che nel frattempo il Governo greco abbia dato ordini alle proprie truppe di lasciare liberamente passare le truppe italiane, non lasciando però dubbi che esse entreranno in Grecia, in ogni caso, all'ora anzidetta (1).

320. --Il Governo italiano ha dovuto ripetutamente constatare come nel corso dell'attuale conflitto il Governo greco abbia assunto e mantenuto un atteggiamento che è in contrasto non solamente con quelle che sono le normali relazioni di pace e di buon vicinato tra due Nazioni, ma con i precisi doveri che al Governo greco derivano dalla sua condizione di Stato neutrale. A più riprese il Governo italiano si è trovato nella necessità di richiamare il Governo greco all'osservanza di questi doveri, e di protestare contro la loro sistematica violazione, violazione particolarmente grave per avere il Governo greco tollerato che le sue acque territoriali, le sue coste e i suoi porti fossero utilizzati dalla flotta britannica nel corso delle sue operazioni di guerra, favorito i rifornimenti delle forze aeree britanniche, permesso l'organizzazione di un servizio di informazioni militari nell'Arcipelago greco ai danni dell'Italia. II Governo greco è perfettamente al corrente di questi fatti che hanno formato più volte oggetto di passi diplomatici da parte dell'Italia, ai quali il Governo greco -che pure avrebbe dovuto rendersi conto delle gravi conseguenze del suo atteggiamento -non ha risposto con alcuna misura di protezione della propria neutralità, ma anzi intensificando la sua azione di favoreggiamento delle forze armate britanniche e la sua collaborazione con i nemici deri'Italia. 321. --Il Governo italiano ha le prove che tale collaborazione era stata dal Governo greco prevista e regolata con intese di carattere militare, navale ed aeronautico. Il Governo italiano non si riferisce solamente alla garanzia britannica, accettata dalla Grecia come parte di un programma di azione diretta contro la sicurezza dell'Italia, ma agli espliciti e precisi impegni assunti dal Governo greco per mettere a disposizione delle Potenze in guerra con l'Italia importanti posizioni strategiche su territorio greco, comprese tra queste le basi aeree della Tessaglia e della Macedonia, destinate ad un attacco contro il territorio albanese.

Il Governo Italiano -a questo proposito -deve ricordare al Governo greco l'azione provocatrice svolta verso la Nazione albanese con la politica terroristica da esso adottata nei riguardi delle popolazioni della Ciamuria e con i persistenti tentativi di creare disordini oltre le sue frontiere. Anche per questi fatti il Governo italiano è stato -ma inutilmente -nella necessità di richiamare il Governo greco sulle inevitabili conseguenze che tale politica avrebbe avuto nei riguardi dell'Italia.

322. -Tutto questo non può essere dall'Italia ulteriormente tollerato. La neutralità della Grecia è andata diventando sempre più una mera parvenza.

(!) Vedi. anche per le modalità della consegna della nota E. GRAzzr. n princmto della fine, cit., pp. 233-235 e Lurcr MONDINI, Prologo de! conflitto ita!o-greco. Roma, Treves, 1945, pp. 235-245.

La responsabilità di questa situazione risale in primo luogo alla Gran Bretagna e al suo proposito di coinvolgere sempre altri paesi nella guerra. Ma è ormai manifesto .che la politica del Govemo greco è stata ed è diretta a trasformare il territorio greco, o almeno a permettere che il territorio greco sia trasformato in una base di azioni belliche contro l'Italia. Questo non potrebbe portare che ad un conflitto armato fra l'Italia e la Grecia, conflitto che il Governo italiano ha tutta l'intenzione di evitare.

Il Governo italiano è venuto pertanto nelLa determinazione di chiedere al Governo greco -come garanzia della neutralità della Grecia e come garanzia della sicurezza dell'Italia -la facoltà di occupare con le proprie forze armate, per la durata del presente conflitto con 'la Gran Bretagna, alcuni punti strategici in territorio greco. Il Gov;erno italiano chiede al Governo greco che esso non si opponga a tale occupazione e non ostacoli il libero passaggio delle truppe destinate a compierla. Queste truppe non si presentano comé nemiche del popolo greco, e in nessun modo il Governo italiano intende che l'occupazione temporanea di aLcuni punti strategici dettata da necessità contingenti e di carattere puramente difensivo, porti pregiudizio alLa sovranità e all'indipendenza della Grecia.

Il Governo italiano chiede al Governo greco che esso dia immediatamente al'le Autorità militari gli ordini necessari perchè tale occupazione possa avvenire in maniera pacifica. Ove le truppe italiane dovessero incontrare resistenze, tali resistenze saranno piegate colle armi e il Governo greco si assumerebbe la responsabilità delle conseguenze che ne deriverebbero.

(l) -Nota dell'Ufficio Cifra: c Manca •. (2) -Questa lettera fu telegrafata a Jacomoni con T. 33793/948 P.R. del 26 ottobre 1940 (ore 13,10) affinchè la trasmettesse al suo destinatario. Vedi la riproduzione dell'originale in (3) -A quest'ora vennero telegrafate le istruzioni per Grazzi e la comunicazione al Governo greco, redatte e cifrate il 24 ottobre per essere inviate con corriere aereo speciale che non potè partire causa il maltempo.
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lL MINISTRO A LISBONA, BOVA SCOPPA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 412. Lisbona, 26 ottobre 1940, ore 19 (per. giomo 27, ore 4).

Persone che sono state a contatto con Ambasciata d'Inghilterra durante passaggio Lord Lothian a Lisbona riferiscono che Ambasciatore d'Inghilterra

S.U.A. si è espresso in modo pessimista circa reale efficacia e immediata possibilità collaborazione americana forniture militari. Ha lamentato mancanza coordinamento tra industrie americane sino ad ora partecipanti a forniture e detto che urge intesa diretta fra i due Governi in vista del piano sistematico collaborazione militare industriale. A tale piano secondo Lord Lothian dovrebbe essere data massima pubbHcità anche per rialzare morale pubblico isole britanniche che egli dubita possa sopportare ancora un inverno attuali condizioni.

Lothian avrebbe detto poi che massa opinione pubblica americana mostrasi estremamente sensibile eventuale spostarsi conflitto a paesi sudamericani mentre è dubbio che uguale ansietà dimostri circa sorti Inghilterra. Egli ha lamentato infine che Governo americano non si preoccupi mantenere in questo momento proprio Ambasciatore a Londra.

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IL MINISTRO A BUDAPEST, TALAMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO 343. Budapest, 26 ottobre 1940, ore 19,30.

Conte Csaky mi ha detto, in via strettamente confidenziale, che al Ministro d'Agricoltura Conte Michel Teleki, che partito stamane giungerà 27 corrente mattina Roma, è stato affidato messaggio personale Reggente Horthy diretto al Duce. In detto documento il Reggente dopo aver ricapitolato i meriti acquisiti dall'Ungheria verso Italia e fedeltà ad essa dimostrate, affermerebbe .essere addolorato constatare taluni orientamenti meno favorevoli all'Ungheria che parrebbero farsi giorno in Italia. Assicurerebbe peraltro la costante amicizia dell'Ungheria in ogni circostanza, contando essa rendersi sempre utile Italia.

Conte Csaky mi ha soggiunto che il messaggio in parola dovrebbe principalmente porsi in riferimento con asserite indiscrezioni fatte da Manoilescu circa suoi colloqui romani nei quali affermerebbe aver avuto assicurazioni svolta antimagiara e filoromena della politica fascista.

Ho altresì impressione che annunziato viaggio Antonescu e forse anche temuta pressione romena in relazione con commissione mista Transilvania abbiano potuto concorrere risolvere Reggente compiere passo in parola.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, ALL'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI

T. 33812/148 P. R. Roma, 26 ottobre 1940, ore 23.

Vostro 214 (1). Questa Ambasciata del Giappone ha riservatamente chiesto nostra confidenziale collaborazione per continuare a conoscere con maggiore possibile esattezza reali effetti, tanto morali quanto materia'li, dei bombardamenti giapponesi su Chungking e su principali località della Cina controllata da Chiang Kai-shek.

Prego impartire istruzioni ad Ufficio Chungking affinchè continui assumere, con dovuta cautela, informazioni desiderate, riferendo telegraficamente a regolari intervalli.

(l) Non pubblicato: conteneva informazioni di carattere militare sugli sviluppi del conflitto in Cina, fornite dall'Ufficio distaccato a Chungking.

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UFFICIO ARMISTIZIO-PACE DEL GABINETTO DEL MINISTRO

APPUNTO S .. N. [Roma, 26 ottobre 1940] (1).

CLAUSOLE TE'RRITORIALI

-Cessione della ex Contea di Nizza.

~ Rettifiche a favore dell'Italia della frontiera italo-francese a fini difen

sivi (e quindi in modo da assicurare all'Italia il possesso del promontorio di

Antibo e dei massicci del M. Pelato e del M. Pelvoux).

Cessione de'Ila Co11sica.

-Cessione dei diritti e titoli della Francia sulla Reggenza di Tunisi.

-Rettifiche a favore della Tunisia della frontiera algero-tunisina (in modo da includere nel territorio tunisino col porto di Bona i giacimenti minerari che hanno per sbocco detto porto). -Retti<fiche a favore dell'Ita'lia della frontiera occidentale della Tripolitania (allineamento colla nuova frontiera algero-tunisina). -Determinazione dei confini meridionali della Libia, includendo in questa i territori a sud della Libia già rivendicati dall'Impero ottomano).

-Cessazione del Mandato francese sulla Siria e sul Libano, e riconoscimento dell'indipendenza di questi due Stati sulla base di accordi da stipulare. Nel frattempo vi saranno mantenuti presidi francesi.

-Cessione della costa francese dei Soma'li, e riconoscimento della sovranità italiana ·sull'isola di Dumeira. -Abbandono da parte della Francia di qualsiasi pretesa sulla regione yemenita di Schek Said. -Rinuncia da parte della Francia agli onori e privilegi liturgici in Levante, e conseguente impegno a modificare gli accordi Briand~Maglione.

CLAUSOLE ECONOMICHE

-Cessione gratuita della maggioranza delle azioni della Compagnia Universale del Canale di Suez.

-Cessione gratuita delle azioni della Compagnia ferroviaria di Gibuti e pagamento di quanto dovuto all'Italia sia in proprio che quale erede dei diritti dell'ex Negus e dell'ex Impero Etiopico.

-Cessione gratuita delle azioni delle seguenti Società francesi e delle seguenti partecipazioni francesi in Società straniere: (Lista da determinare). -Risarcimento dei danni di guerra causati allo Stato italiano e ad Enti

e privati italiani. ~ Abolizione del monopolio dei fosfati al Marocco, e riconoscimento dei diritti italiani.

-Riaffermazione e garanzie di effettiva applicazione dei principii della porta aperta e della parità economica nella zona francese del Marocco.

-Riaffermazione e garanzie di effettiva applicazione del principio della parità economica nei territori francesi facenti parte del Bacino Convenzionale del Congo.

CLAUSOLE VARIE

-Clausole per garantire la nazionalità degli italiani nei territori francesi, metropolitano e coloniali. -Soluzione di questioni varie a favore di cittadini o Enti italiani (piroscafi Dinorah e Tibor, ecc.).

(l) Il documento non è datato. Da un'annotazione marginale risulta però che fu preparato per l'incontro di Firenze tra Mussolini ed Hitler (vedi D. 807), e affidato, il 26 ottobre, ad uno dei funzionari del seguito.

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L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 565. Madrid, 27 ottobre 1940, ore 14,55 (per. ore 21).

Ministro Serrano Sufier, rientrato ieri da San Sebastiano mi ha detto che desidererebbe avere al più presto un incontro con Voi Eccellenza o in una città della frontiera Ventimiglia Mentone o a Formentor nelle Baleari. Incontro che durerebbe al massimo un .giorno non dovrebbe essere conosciuto da alcuno e sia V. E. che lui Serrano vi si recherebbero nel più stretto incognito. Ministro Serrano Vi comunica tale suo desiderio per mio tramite, e non per quel di codesto Ambasciatore di Spagna, appunto per conservare massima segretezza.

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L'AMBASCIATORE A MADRID, LEQUIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO 566. Madrid, 27 ottobre 1940, ore 14,35 (per. ore 22,20).

Mio telegramma n. 558 (1).

Circa convegno Hendaye ho saputo seguenti particolari: conversazione pomeridiana avvenne tra i due Capi di Stato e loro Ministri Esteri senza presenza rispettivi Ambasciatori che invece furono coinvitati al pranzo.

Dopo pranzo due Capi di Stato senza loro Ministri Esteri si intrattennero

in colloquio fino alle ore 2 del mattino.

Dalle 2 verso 7 Ribbentrop Serrano Ambasciatori e interprete, redassero

testo accordo.

Nella redazione di tale testo Serrano fece difficoltà specie circa punto

riguardante Marocco.

..

Condizione che Spagna avrebbe ricevuto tale territorio «nella misura in cui Francia avrebbe potuto essere compensata con altra colonia airicana » non veniva accetta da Serrano. Per tale motivo Ribbentrop decideva non partire con Fuehrer, onde persuadere Ministro Esteri Spagna a firmare testo così come era stato da prima concordato. Serrano finì per accondiscendere e Ribbentrop raggiunse in aeroplano Fuehrer a Sisr in tempo per assistere incontro quest'ultimo con Pétain.

(l) Non pubblicato.

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IL LUOGOTENENTE GENERALE IN ALBANIA, JACOMONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. SEGRETO 1030. Tirana, 27 ottobre 1940, ore 16,39 (per. ore 20).

Gabinetto. Per Eccellenza il Ministro.

Tempo cattivo ha impedito messa a punto preparazione aeronautica. Eccellenza Visconti lasciando stamane Tirana confermatomi che attuerà ordini ricevuti. Come già comunica,to mi reco Argirocastro per trovarmi colà domani mattina. Rientrerò Tirana al più presto.

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IL MINISTRO AD HELSINKI, BONARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 251-252. Helsinki, 27 ottobre 1940, ore 21,06 (per. giorno 28, ore 4,30).

251. -Mio telegramma 2'35 (1).

Nell'alternativa tra periodo di ottimismo e di pessimismo, alternativa inevitabile per un piccolo paese che sente suo avvenire sfuggi~gli sempre più di mano, situazione appare tuttavia caratterizzata da relativa tranquillità frutto in parte del fatalismo umanamente comprensibile in chi è continuamente esposto al pericolo ma per la maggior parte risultante da onesta constatazione che maggiori divergenze con i Soviet sono state più o meno sollecitamente appianate.

Anche alle sfuriate di Molotov -mi ha detto questo Segretario Generale Affari Esteri -ci si comincia qui ad abituare dato che esse si sono quasi sempre risolte in fuochi di paglia, come recentemente in occasione speciosa accusa circa una pretesa alleanza segreta finlandese svedese in cui Molotov dopo smentita ufficiale dei due rappresentanti finlandese e svedese a Mosca ha lasciato cadere la cosa senza più tornare in argomento (2). Governo finlandese -ha continuato mio interlocutore -non può capire altra politica che

quella di eseguire scrupolosamente suoi impegni verso Sovieti cercando eliminare ogni ostacolo nel ristabilimento normali rapporti tra i due paesi. Le questioni ormai sistemate superano largamente per numero e importanza quelle ancora da sistemare che si riducono a due sole: quella del risarcimento dei danni alla Russia riscontrati nei territori ceduti (amichevolmente già per 1'80% risolta) e quella della cessione alla Russia di una percentuale dei minerali della zona di Petsamo; quest'ultima tuttora in via di soluzione ma considerata di importanza politica secondaria.

Quanto precede non può evidentemente -secondo il Ministro Voionma fornire alla Finlandia alcuna garanzia di sicurezza per l'avvenire sia perchè, mentre situazione europea perdura così incerta, pretesti per far precipitare eventi possono essere creati ad ogni momento sia p€rchè secondo l'opinione Autorità Militari momento favorevole per eventuali nuovi ag.gressioni contro Finlandia è sempre verso dicembre quando ghiacci potranno consentire ad armate russe impiegare in massa mezzi d'attacco motorizzati esclusi normalmente da sistema lacustre e ammassati lungo frontiera Carelia.

252. -Tuttavia numerosi elementi imponderabili ma non trascurabili inducono Governo finlandese a confidare che nuova aggressione non dovrebbe verificarsi.

Tra predetti elementi mio interlocutore ha citato: l) notoria impopolarità tra masse sovietiche passata guerra russo-finlandese;

2) preoccupazioni cui Sovieti non possono sfuggire che nuovo atta·cco dovrebbe comportare relativa larga immobilitazione forze armate russe e notevoli sacrifici anche perchè è noto che come mezzi (specie l'aviazione) esercito finlandese è assai meglio attrezzato che durante le passate ostilità;

3) evidente sproporzione tra rischio di una guerra e vantaggio di una vittoria che militarmente non darebbe ai Sovieti assai più di quello che già possiedono in Finlandia mentre ogni loro nuovo passo verso Ovest potrebbe decidere Governo svedese a uscire atteggiamento sibillino cui lento evolversi sembra tuttavia sempre più orientarsi verso necessità di mantenimento Finlandia come antemurale verso i sovieti;

4) infine presenza truppe tedesche su territorio finlandese. Sebbene Governo finlandese non possa farsi in proposito quelle illusioni che fatalmente opinione pubblica finlandese si va facendo tuttavia detta presenza sia pure limitata e per scopo limitato non può essere trascurata nè da Stato Maggiore nè da Governo Sovietico.

Tutti elementi predetti -ha concluso mio interlocutore -sono considerati come altrettanti affidamenti che confortano Governo finlandese a superare quotidiane gravi difficoltà di tale duro periodo nella speranza suprema di poter sfuggire a quell'annientamento che fu il tragico destino degli Stati Baltici confratelli.

(l) -Vedi D. 674. (2) -Vedi D. 786.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO, AL MINISTRO A TEHERAN, PETRUCCI

T. SEGRETO 33940/189 P. R. Roma, 27 ottobre 1940, ore 22.

Prego trasmettere R. Legazione Baghdad seguente telegramma:

«Segrero. Vostro telegramma n. 98 (1).

Circa riehieste fatteVi dal Mufti comunico:

l) viene esaminata possibilità invio armi per rivoluzionari palestinesi. Fornitura presenta evidenti difficoltà. Tra l'altro sembra dubbio che Delegazione Italiana Armistizio Siria possa costituire utUe tramite;

2) a mezzo Banco di Roma sarà quanto prima posta a Vostra disposizione, perchè la rimettiate in modo sicuro e nella maniera che apparirà più opportuna nelle mani del <Mufti, una prima somma di lire sterline 5.000 (cinquemila) da impiegarsi dal Mufti per combattere comune nemico Gran Bretagna;

3) data attuale situazione Siria e clausole armistizio, non si vede pel momento possrbilità di interessare Governo Vichy pel ritorno in Siria dei profughi palestinesi attualmente rifugiati Iraq. Quistione viene tuttavia tenuta presente per il momento in cui circostanze rendessero possibile un nostro futuro interessamento;

4) informazioni di cui ai punti 5) e 6) del Vostro telegramma n. 98 offrono interesse e sono tenute presenti».

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L'AMBASCIATORE A WASHINGTON, COLONNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 894. Washington, 27 ottobre 1940, ore 23,50 (per. giorno 28, ore 20,10).

Mio telegramma n. 891 (2).

Campagna elettorale partito repubblicano sta slittando decisamente sul terreno della politica estera che, sotto pretesto mantenere intatta unità paese di fronte gravità crisi internazionale, Presidente aveva tentato escludere da dibattiti elettorali. In particolare modo discussione accesasi su attacchi rivolti da candidato repubblicano e da suoi fautori a Presidente Roosevelt a·ccusato di condurre azione internazionale S.U.A. con recondito intento, anche se ripetutamente smentito di trascinare paese in guerra.

Discorso pronunciato ieri da Segretario di Stato Hull rappresenta appunto la difesa della politica estera del Governo particolarmente nelle sue più re

centi fasi. Hull preoccupatosi soprattutto di dimostrare a questa opinione pubblica come volontà di pace e di collaborazione degli S.U.A. sia stata paralizzata da ripetute aggressioni delle potenze totalitarie che hanno turbato ordine internazionale cosicchè S.U.A. si sono visti costretti mettersi sulla difensiva.

Preoccupazione del Segretario di Stato per gli Affari Esteri di giustificare politica estera Roosevelt con lo Stato di necessità e con principio legittimo difesa, mostra quanto Governo americano si consideri vulnerabile in tale campo alla vigilia elezioni, ciè che mi induce a prospettare opportunità che qualche nostro autorevole giornalista intelligente prendendo spunto dal discorso, proceda ad un diffuso ed esauriente esame dei rapporti fra Asse e Stati Uniti d'America con particolare riguardo Italia.

Tale esame dovrebbe:

l) rilevare come politica estera Roosevelt sia stata un seguito di atteggiamenti e misure provocatorie assurde, ingiustificate, tanto nei confronti dell'Italia che della Germania e che tale politica ha stàbilito una indebita ingerenza degli Stati Uniti America nelle faccende di Europa e in politica interna dei due Paesi;

2) Sottolineare come per troppo lungo tempo italiani e tedeschi abbiano pazientato e perciò tollerato attacchi più violenti non solo da parte esponenti vita politica americana e dell'intera stampa ma persino da parte uomini di Governo e dello stesso Presidente degli Stati Uniti;

3) mettere in luce come Stati Uniti d'America -agitando con evidente malafede assurda minaccia invasione continente americano -siano giunti ad un vero è proprio stato di non belligeranza nei confronti dell'Asse trasformando questo paese nell'arsenale dell'Impero britannico, contraendo un patto militare con il Canadà belligerante e cedendo persino 50 unità della propria Marina da guerra alla flotta inglese;

4) porre in evidenza come Patto Tripartito -che Governo e stampa

S.U.A. hanno descritto a questa opinione pubblica come strumento d'aggressione rivolto contro S.U.A. -rappresenti la legittima reazione puramente difensiva del Giappone, della Germania e dell'Italia provocata da manifestazioni sempre più frequenti di intensificata ostilità da parte di Washington nei riguardi dei tre Paesi.

Occorrerebbe in altri termini mostrare come descrizione che Hull ha fatto degli S.U.A. quale paese in procinto di essere aggredito da Potenze firmatarie patto tripartito rappresenti una inversione della realtà dei fatti poi<:hè politica aggressiva nei confronti delle tre Potenze è stata e viene perseguita attivamente da Washington. Discorso Hull sembra del resto meritare replica anche perchè, oltre che a difendere 8 anni di politica estera di Roosevelt, esso ha evidente pretesa fissare origini e responsabilità attuale crisi internazionale anche in vista eventuali ulteriori sviluppi politica stessa ove Presidente venga rieletto.

(l) -Vedi D. 654. (2) -Non pubblicato: riassume i punti principali del discorso di Hull.
800

IL MINISTRO A SOFIA, MAGISTRATI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

R. RISERVATO 5039. Sofia, 27 ottobre 1940 (per. giorno 31).

Il messaggio diretto dal Re di Inghilterra al Re Boris di Bulgaria, il nervosismo dimostrato in questi ultimi giorni dai Rappresentanti britannici residenti nei Balcani, le voci, in seguito non confermate dalla realtà, di una possibile visita del signor Eden ad Ankara, ed infine una qualche ripresa, anche se incerta, di contatti tra Mosca e la Turchia, hanno nuovamente fatto rivolgere l'attenzione alla situazione esistente in questa Europa sudorientale ed in particolare alla funzione che, in un senso o in un altro, potrebbe essere svolta, nelle attuali contingenze, da Sofia.

Caratteristica inoltre, e di particolare interesse, la cir·costanza che tutti quegli avvenimenti, ai quali ho sopra accennato, si siano verifkati quasi contemporaneamente al sorgere della possibilità, tuttora non di dominio pubblico, di una adesione della Bulgaria al Patto Tripartito italo-tedesco-nipponico. E alla luce di una tale possibilità essi vanno appunto considerati ed osservati.

Ciò detto, occorre, per passare sul piano della realtà, constatare come, riapparsa per la Bulgaria, dopo la soluzione del problema della Dobrugia meridionale, l'eventualità di affacciarsi ad un nuovo periodo e ad un nuovo atto della sua politica di rivendicazioni, il punto cruciale sia per essa oggi eostituito, data anche una certa calma regnante nelle relazioni tra Sofia e Belgrado, dai suoi rapporti e dalla sua situazione nei confronti della Grecia e della Turchia.

Nei riguardi di Atene, la Bulgaria non nutre soverchie preoccupazioni. La poca stima che qui si ha del valore e della consistenza militare dell'Esercito greco e la persuasione che, in caso di crisi, la Grecia, sottoposta alla pressione italiana, sarebbe per lo meno obbligata a sgombrare la parte settentrionale del Paese, fanno sì che i rapporti con Atene siano visti con una certa tranquillità e sicurezza.

È la ragione per la quale, come ho avuto occasione di fare altra volta notare, la Bulgaria, una volta esaurita la questione dobrugiana, si è rivolta, nel campo delle sue due altre aspirazioni territoriali della Macedonia e della Tracia egea, piuttosto verso questa seconda anzichè verso la prima, per quanto la rivendicazione della fascia costiera della Tracia non abbia mai qui avuto l'importanza ed il significato della Maeedonia e della Dobrugia, e sia piuttosto sempre stata considerata sotto l'aspetto economico anzichè sotto quello etnico e sentimentale.

I Greci, i quali si fanno forti del fatto che le minoranze etniehe bulgare della Tracia sono state, nel periodo del dopoguerra, praticamente obbligate a sgomberare e a lasciare il posto a gruppi di sangue ellenieo, hanno sempre insistito per sbandierare dinanzi agli occhi di Sofia la possibilità di un'intesa sulla base appunto di accordi di carattere unicamente economico (libertà di traffici e trasporti, affitto di un porto franco, ecc.) senza toccare la questione della sovranità territoriale. Ancora recentemente, e cioè due o tre mesi or sono, come mi ha proprio in questi giorni confermato il Segretario Generale di questo Ministero degli Eesteri, Signor Chischmanoff (che per essere stato cinque anni Ministro di Bulgaria ad Atene è considerato qui il tecnico del problema bulgaro-greco e che, occorre ricordare, non nutre per Atene sentimenti di ostilità) i greci, per la bocca del loro Ministro Pipinelis, considerato in Bulgaria uomo accorto, capace ed intelligente, se ne vennero con una nuova proposta di giungere finalmente ad un accordo mediante concessioni di carattere economico. La cosa non andò avanti perchè si fece comprendere al signor Pipinelis come oramai, nella situazione attuale, « la ventiquattresima ora fosse scoccata» e ·come il problema bulgaro-greco facesse parte di tutto il quadro delle revisioni balcaniche.

Si è frattanto verificata la crisi più o meno aperta dei rapporti italagreci e si è aperta la rivendicazione e.pirota albanese e quindi la Bulgaria, attenta a possibili avvenimenti, non ha voluto più ritornare sul tema di un eventuale miglioramento dei suoi rapporti con Atene.

Ma se è vero che la Bulgaria, oramai guardata alle spalle da una Rumania controllata da truppe germaniche, e abbastanza tranquilla nei riguardi della Jugoslavia, che è oggi a sua volta minacciata di accerchiamento, nulla ha da temere nei confronti della Grecia, non altrettanto si può dire della situazione tra Sofia ed Ankara.

Sofia non ignora infatti che, in definitiva, la grande carta ed anzi l'unica carta importante tuttora rimasta, nel vicino Oriente, nelle mani di Londra sia oggi la Turchia. Ed anzi, per essere più precisi, ed ai fini di una possibile crisi bellica nell'Europa sudorientale, siano le ventiquattro divisioni turche accampate nella zona di Adrianopoli. Questo è il « .fatto » che pesa sulla Bulgaria.

La storia di queste misure militari turche alla frontiera bulgara è troppo lunga ed ha già dato luogo a troppe segnalazioni per essere qui rievocata. Assicurazioni e controassicurazioni, minacce, intromissioni e spiegazioni britanniche, tutto ha giocato in questi ultimi mesi in questo campo. Pratieamente le divisioni turche, dotate più o meno largamente di materiale bellico francese ed inglese, sono rimaste in Tracia e hanno anzi rinforzato i propri effettivi. Ed in pari tempo, sempre meroè l'intrigo britannico, si sono nuovamente diffuse le voci atte a far ritenere quasi sicuro un intervento turco qualora la situazione oggi esistente nell'Europa sudorientale venisse sconvolta e, praticamente, la Grecia venisse toccata.

Il problema quindi greco-bulgaro ha finito per identificarsi, agli occhi di Sofia, in un tutto inscindibile, in un problema bulgaro-greco-turco. Su ciò gli Inglesi, con questo loro correre su e giù tra Sofia, Belgrado e Istambul, fanno ogni sforzo per non lasciare dubbio. Ed in fondo, come dimostra l'attuale perplessità bulgara dinanzi ad una possibile adesione al Tripartito, con un qualche successo.

A questo stato d'animo bulgaro di perplessità concorre del resto un'altra circostanza che occorre non perdere di vista. Alla antica, e già altra volta

esaminata, riluttanza della Bulgaria a gettarsi in un conflitto, e CIO a causa della sua piccolezza, della sua situazione geografica e degli infelici risultati delle sue guerre precedenti, è venuta ad unirsi in certi strati della sua popolazione e anche delle sue sfere dirigenti, la persuasione che, come ha dimostrato la Dobrugia, qualche cosa possa bene ancora ottenersi senza grossi rischi. L'esempio del gatto russo che, ad eccezione della poco indovinata mossa sulla Finlandia, ha sempre steso la zampa al momento buono, afferrando grossi bocconi e senza scottarsela, ha fatto in questo Paese slavo una certa scuola e ha concorso a far piuttosto mettere da parte il vecchio proverbio che «chi non risica non rosica ». Stato d'animo, questo, e persuasione che rispondono del resto anche, e perfettamente, alla mentalità guardinga ed estremamente prudente dello stesso Sovrano dei Bulgari.

È per tale motivo che in un mio precedente Rapporto n. 419,55 del 20 cor· rente (1), relativo alla possibile adesione della Bulgaria al Tri:partito, io ho fatto presente come non sia da escludere che Sofia, trovandosi nella situazione di non potere, per tanti altri motivi, declinare il chiaro invito italo-tedesco, ci chieda una qualche formula atta a permetterle di essere da una parte garantita contro eventuali reazioni altrui e dall'altra autorizzata ad assicurarein qualche modo i suoi vicini meridionali circa la non aggressività delle sue intenzioni.

Un piccolo episodio di ieri. Il Ministro degli Esteri, Popov, nel ·corso della nostra ultima conversazione, non ha mancato di far nuovamente rilevare come le informazioni giunte ai Bulgari dalla Turchia mostrassero un rinnovato nervosismo de:gli ambienti direttivi turchi e la loro disposizione ad una qualunque azione di forza in caso di scosse in queste regioni. E subito dopo egli ha fatto inviare a me ed al mio collega germanico, a mezzo del Capo dell'Ufficio Stampa, il testo di un telegramma Reuter, censurato dall'Agenzia bulgara e quindi non pubblicato da questa stampa, così concepito:

« New-York -2·4 ottobre (Reuter). Il New York Times pubblica un telegramma che riferisce come la Turchia sia risolutamente decisa a prendere rapide misure di risposta nel caso nel quale la Bulgaria compromettesse la sua neutralità permettendo, in una forma o in un'altrà, un'occupazione tedesca. Il telegramma prosegue dicendo che la Turchia prevede, in questo caso, che essa stabilirebbe delle linee difensive sulle montagne della Rumelia orientale».

Tutto ciò quasi a dimostrazione e a prova, nei confronti miei e del mio collega von Richthofen, che le preoccupazioni bulgare di una possibile invasione turca non sono infondate!

Ho esposto in riassunto questa situazione e le linee principali dello stato di cose oggi esistente tra Bulgaria, Grecia e Turcia, unicamente per concludere che difficilmente ci sì deve attendere, e a meno che non si eserciti da parte di Berlino e di Roma una vera e violenta pressione su Sofia, ad una qualche «iniziativa» bulgara. La Bulgaria è nettamente simpatizzante per la causa italo-tedesca e cer·ca di dimostrarlo in tutti i modi proclamando anche, e ad alta voce, la sua gratitudine per quanto è avvenuto circa la Dobrugia meri

53 -Documenti diplomatici -Serie IX -Vol. V.

dionale. Ma da questo ad immaginare un suo intervento diretto ed immediato « in armi » in qualche iniziativa a noi favorevole, molto ci corre. Lo dimostra, proprio in questi giorni, anche la soddisfazione che si scorge qui su molti visi per il fatto che le conversazioni avvenute in terra di Francia tra Hitler e Franco e Hitler e Pétain sembrano aver nuovamente spostato, almeno per il momento, il punto cruciale della situazione euro,pea da Oriente ad Occidente.

Ora appare lecito domandare: ma cosa avverrebbe, ad esempio, se l'Italia si vedesse obbligata, un bel giorno, a risolvere con le armi la sua controversia con la Grecia e a sventare in terra ellenica le insidie della « garanzia » britannica?

È evidente che in questo caso, e particolarmente se l'eventuale azione italiana desse l'impressione di un inevitabile e pronto cedimento ellenico, si avrebbe a Sofia una fortissima scossa dell'opinione pubblica ed una pressione, che immagino potente, delle correnti nazionaliste sul prudentissimo Governo perchè questo si decidesse finalmente ad approfittare della favorevole circostanza per spingere i Bulgari sull'Egeo. Ma è anche certo che, in quella eventualità, tutti gli sguardi si rivolgerebbero subito alla Turchia. Se questa, sorpresa dagli avvenimenti, preferisse incassare e rimanere ferma, Sofia si ricorderebbe della lezione moscovita e stenderebbe prontamente la zampa. Altrimenti, facendosi anche forte della poca chiarezza esistente nei rapporti turcorussi e nella non assoluta sicurezza che Mosca, in caso di crisi, lascerebbe andare Ankara a fondo, si trincererebbe, con probabilità, dietro non poche difficoltà ed insisterebbe sull'argomento, fin da ora affacciato, che l'Esercito bulgaro, con il solo fatto della sua esistenza, già trattiene alle frontiere bulgare un non piccolo numero di divisioni elleniche.

Su una tale situazione infine agirebbero poi, naturalmente, e potentemente, in un senso o in un altro, il vero atteggiamento della Germania e quello della osservatissima Russia.

(l) Vedi D. 757.

801

L'AMBASCIATORE A SHANGHAI, TALIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 23~-233. Shanghai, 28 ottobre 1940, ore 0,06 (per. ore 21,15).

23,2. -Misure precauzionali prese in Cina dagli Stati Uniti sono severe. Non si tratta di invitare al rimpatrio, ma di ordini per sca,cciare quanto sia direttamente o indirettamente connesso con l'amministrazione statale.

Banche e industrie hanno preparato smobilitazione nei minimi particolari, battaglione fanteria marina è da due settimane pronto ad imbarcare. Tutte le famiglie dei funzionari diplomatici e consolari lasciano in questi giorni la Cina.

Dette misure confrontate qui a Shanghai con quelle prese in altre occasioni e specialmente nel 1927 e tenendo conto che posizioni abbandonate oggi in Cina possono considerarsi perdute, si rivelano come parte di un piano che

contempla un conflitto armato nippo-americano sulla base di 75 probabilità su 100.

Avvalorano tale induzione confidenze e affermazioni le quali (date le fonti dirette di Tokio e Washington) riferisco soltanto in quanto precisano il riflesso in Cina meridionale del movimento opinione e propaganda che si svolge negli Stati Uniti:

l) Console Generale degli Stati Uniti testè qui rientrato da Washington ha confidato a amici comuni aver constatato colà una tendenza decisa ad una guerra per il Pacifico. Propaganda che ha provocato detta tendenza avrebbe assunto proporzioni tali che Governo difficilmente potrebbe oggi soffocarla o deviarla. Ma che Governo voglia invece rafforzarla si rivelerebbe dal fatto che propa.gandisti diventano ogni giorno più violenti (il che non può essere giustiJficato dai soli motivi elettorali); tra gli altri l'Ammiraglio Yarnell già Comandante delle Forze Navali in Estremo Oriente notoriamente passato oggi al servizio pagato della propaganda gove.rnativa.

2) La propaganda si è approfondita nel punto di minore resistenza che è quello dell'inguaribile sospetto e della sorda inimicizia degli Stati Uniti d'America per il Giappone nel vivo monito dei coloni nipponici sulle coste del Pacifi·co.

2,33. -3) La firma da parte di Tokio del Patto Tripartito non sarebbe stata che una occasione per raddoppiare la spinta e per mettere a punto un programma al quale si lavora da anni.

4) Programma che contempla un deciso colpo d'arresto alla Potenza di espansione del Giappone 'sino a che si sia in tempo e nel momento più favorevole che sarebbe l'attuale in quanto troverebbe Giappone dissanguato economicamente e militarmente indebolito dai tre anni di lotta in Cina.

5) Si tratterebbe di una guerra di strangolamento economico e di rapide azioni navali e aeree con sfruttamento dele basi navali di Singapore e di Hong Kong ·che per arrivare possesso delle 'quali, preparativi sono da qualche mese completi.

6) Mantenendo nel corpo giapponese la corrosione di Chungking Stati Uniti si sostituirebbero compl.etamente nei mari del Sud alla Gran Bretagna ad essa lasciando con la disponibilità delle forze liberate la protezione dell'Atlantico.

7) La tendenza per un accordo tra Washington e Tokio ·che ha sempre autorevoli sostenitori tra cui Ambasciatore degli Stati Uniti a Tokio perderebbe terreno per la sfiducia sopratutto che si nutre nella compressa [sic] e duttilità degli attuali governanti giapponesi. Si rileva che nessuno di essi potrebbe condurre in porto la diffiicle impresa.

Tutto dunque fa ritenere che Stati Uniti si stiano preparando per una estrema evenienza sul cui favorevole risultato finale non sembrano nutrire dubbi basandosi sopratutto sulla scarsezza che affermano oggi gravissima nei riguardi risorse Giappone. Al tempo stesso adoperandosi ·con ogni mezzo a mantenere e ridare impulso alla resistenza di Chiang Kai-shek e tutto mettendo in opera a Chungking in accordo con Londra per ostacoLare qualsiasi tentativo diretto

o indiretto per una pace tra Chungking e Tokio, pace che oggi stabilizzerebbe il Pacifico e per Washington avrebbe il valore di una disfatta.

802

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. URGENTISSIMO 34020 P. R. Roma, 28 ottobre 1940, ore 9,30 (1).

Fino a 'questo momento (ore 9,30) non è pervenuta ancora nessuna notizia da Atene, e da Tirana, nè allo Stato Maggiore Generale circa l'esito della comunicazione al Governo greco e l'inizio delle operazioni militari. Sto eseguendo le prescritte ·Comunicazioni ai Rappresentanti diplomatici di Romania, Turchia, Russia, Jugoslavia e Bulgaria.

803

IL MINISTRO AD ATENE, E. GRAZZI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. 471. Atene, 28 ottobre 1940, ore 10,30 (per. ore 13,10).

I giornali pubblicano messaggio Capo Governo Metaxas nel quale questi dopo aver affermato che Italia ha chiesto la consegna di frazioni del territorio nazionale aggiunge avermi risposto che considerava tale domanda in se .stessa e per il modo con cui veniva fatta come una dichiarazione di :guerra da parte italiana. ·Presidente Consiglio non (ripeto non) ha usato meco tale formula. Ha prima detto ·che questo significava guerra senza però usare parola dichiarazione e nel seguito conservazione si è dichiarato nella impossibilità materiale di impartire ordine non resistenza anche 'se avesse voluto farlo. Tale essendo sostanza nostra conversazione ho fatto rilevare telefonicamente Eccellenza Sottosegretario Permanente Affari Esteri inesattezza pUibblicazione questa stampa. Sottosegretario ha risposto che a suo parere formule erano equivalenti tanto

più che combattimenti già sono in ·corso. Eccellenza Mavroudis ha aggiunto che

comunicazioni telegra,fiche in chiaro rimanevano libere tra questa R. Legazione

e codesto Ministero salvo consuete riserve circa notizie interesse militare.

•-.rasmettesse al Ministro degli e.steri quando, alle 9,40, il treno speciale che conduceva Mussolini • -Ciano a Firenze sarebbe transitato per quella stazione.

(l) Questo telegramma fu comunicato per telefono al capo-stazione di Arezzo perchè lo

804

IL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO,

T. URGENTE 34021 P. R. Roma, 28 ottobre 1940, ore 11,15 (1).

Confermo ·che sino alle ore 11,15 nessuna notizia è pervenuta da Atene,

nè da Tirana, e neppure allo Stato Maggiore Generale ·circa l'esito della comu

nicazione al Governo greco e l'inizio delle operazioni militari.

Ho fatto note comunicazioni ed ho consegnato a titolo confidenziale copia della nota. Ministro di Romania si è dimostrato assolutamente comprensivo promettendo ·completo appoggio opinione pubblica e stampa romene. Parimenti comprensivo si è dimostrato il Ministro di Bulgaria.

II Ministro di Jugoslavia si è dichiarato soddisfatto per assicurazioni dategli ed ha aggiunto che Governo Belgrado altro non desidera che conservare buone relazioni con l'Italia.

Ambasciatori dell'U.R.S.S. e di Turchia hanno preso atto della comunicazione senza fare parUcolari commenti. Il Sovietico con spirito amichevole, il Turco al quale ho dato note assicurazioni, molto correttamente.

805

IL SEGRETARIO DEL GABINETTO, DE FERRARIS, AL CAPO DI GABINETTO, ANFUSO

APPUNTO S. N. Roma, 28 ottobre 1940.

Ho telefonato a Firenze le seguenti notizie ottenute alle 17,30 dal Gabinetto del Ministero della Guerra e dallo Stato Maggiore Generale:

l) Le avverse condizioni atmosferiche hanno indubbiamente ostacolato le comunicazioni telegrafiche e telefoniche dalla zona di operazione; solo alle 17,30 è pervenuto il seguente telegramma di Visconti Prasca:

«Nostre truppe procedono con molto entusiasmo oltre frontiera con artiglierie spinte in testa. Causa intemperie aviazione non est intervenuta. Vi•sconti Prasca ».

2) L'aviazione non ha potuto svolgere interamente l'attività prefissa a causa delle avverse condizioni atmosferiche. Ha tuttavia effettuato ripetute incursioni su Tatoi, Corinto, Patrasso e Prevesa. Non vengono segnalate perdite; un solo apparecchio ha dovuto atterrare a Rodi. Non si conoscono ancora i risultati di queste azioni.

Successivamente, dallo Stato Maggiore Generale mi è stato letto un telegramma di Visconti Prasca (precedente quello recante l'annuncio dell'inizio delle operazioni). Con questo telegramma Visconti Prasca faceva conoscere che

\1) Questo telegramma fu trasmesso per telefono alla Prefettura di Firenze.

le condizioni atmosferiche erano pessime e corsi d'acqua ingrossati ma che ciò nonostante le truppe erano pronte a scattare alle ore 7,30 come poi è avvenuto.

806

L'INCARICATO D'AFFARI A. I. A BERLINO, ZAMBONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, CIANO

T. PER TELEFONO S. N. Berlino, 28 ottobre 1940.

-Telegramma del Ministro d'Italia ad Atene inviato il 28-X-1940 al Ministero Esteri tedesco a mezz<> collega germanico. Dal Ministero predetto trasmesso all'Ambasciata d'Italia a Berlino alle ore 23,25 e dall'Ambasciata ritrasmesso per telefono in chiaro all'Ufficio Cifra alle ore 3,40 del giorno 29-X.

s. N. Ministro d'Italia prega inoltrare il seguente rapporto all'Ambasciata d'Italia a Berlino:

« Col pretesto della protezione la Legazione è strettamente guardata a vista e si può accedervi soltanto col particolare permesso del Ministero della Sicurezza. Lo stesso vale per le uscite dall'edificio. II Consolato Italiano del Pireo è stato aggredito dalla folla che ha cercato di sfondare le porte dell'edificio consolare. Il Consolato ha potuto essere difeso dai dimostranti con suffi.cienti forze forze di polizia soltanto in seguito ad energico intervento telefonico del Ministro. Vari membri della Colonia italiana sono stati arrestati; tra gli altri un impiegato del Consolato del Pireo che più tardi è stato rimesso in libertà. Arrestato è anche Agente consolare Missolungi. I membri della colonia si trovano in parte alla Legazione in parte alla Casa degli Italiani che pure è stata attaccata dalla folla. Soprusi anche a danno di scuole di cui quella del Pireo è stata assalita e distrutta dalla folla. Il Ministro non aveva fino a sera notizie dei consoli italiani delle provincie. Evidentemente il Governo ha fatto il possrbile per incitare lo sciovinismo del popolo, probabilmente per rendere popolare la mobilitazione generale proclamata in mattinata. A tale scopo nel proclama Metaxas ha riprodotto in modo svisato il colloquio notturno del Ministro, colloquio nel quale nè è stata pronunciata la parola «dichiarazione di guerra » nè si è parlato di una cessione territoriale della Grecia all'Italia. Al contrario nella conversazione del Presidente del Consiglio col Ministro il tono era straordinariamente depresso, in contrasto ·con le frasi eroiche usate più tardi nel proclama al popolo. Il Ministro ha protestato telefonicamente presso il Segretario di Stato -dato che non poteva lasciare la Legazione contro lo svisamento della verità. Il Ministro sarebbe grato al suo Governo se, per tramite del Governo del Reich e della Legazione tedesca ad Atene, gli si desse istruzioni circa le relazioni diplomatiche tra l'Italia e la Grecia, e prega inoltre di voler app!Lcare il sistema del completo isolamento usato nei confronti della Legazione d'Italia anche nei riguardi della Legazione ellenica a Roma. Grazzi » (l).

(l) Nota dell'Ufficio Cifra: «I gruppi sottolineati corrispondono a parole di dubbia decifrazione da parte del Ministero Esteri tedesco. Vari altri con successive telefonate sono stati corretti •.

807

COLLOQUIO TRA IL CAPO DEL GOVERNO, MUSSOLINI, ED IL CANCELLIERE DEL REICH, HITLER (l)

(Pubbl. G. CIANO, L'Europa verso la catastrofe, cit., pp. 601-607)

VERBALE. Firenze, 28 ottobre 1940.

Il Fiihrer comincia col dichiarare di aver voluto fare questo viaggio a Firenze per presentare un rapporto al Duce sui suoi recenti colloqui coi Governanti spagnoli e francesi e per offrire la piena solidarietà tedesca nell'azione iniziata dall'Italia contro la Grecia. Qualora apparissero necessarie, il Fiihrer mette a disposizione del Duce le divisioni paracadutiste che potrebbero essere impiegate per l'occupazione di Creta.

Per quanto concerne le conversazioni avute, il Fiihrer dichiara ·che esse non comportano nessun cambiamento nella situazione.

In un primo tempo egli si era posto il problema se la lotta fra il Governo di Vichy e il gen. de Gaulle fosse vera o simulata. Da vari elementi, e particolarmente dalla documentazione cinematografica dei combattimenti di Orano e di D~kar, è giunto alla conclusione che la lotta è vera. Il Governo di Vichy ha tutto l'interesse a difendersi contro l'azione di de Gaulle, completamente asservito agli inglesi. È pervenuto al Fiihrer un rapporto di Abetz, il quale ha detto che gli intellettuali, i borghesi, gli ebrei e i comunisti parteggiano per de Gaulle, mentre la piccola borghesia e la massa popolare sono favorevoli a Pétain.

È interesse dell'Asse di far sì che il Governo di Vichy mantenga il controllo sull'Impero francese del Nord-Africa. Se il Marocco passasse agli ordini di de Gaulle, noi dovremmo compiere un'azione militare di difficile .successo poichè dovrebbe essere basata soltanto sugli sforzi aeronautici. Il modo migliore per mantenere questi territori è di far sì che siano i francesi stessi a difenderli contro gli inglesi. Ciò è possibile, poichè tanto l'Aviazione che la Marina .sono in mano a comandanti antibritannici ed anche l'Esercito, se avrà la sensazione che potrà salvare qualche cosa, sarà fedele a Pétain.

È chiaro che la solidarietà della Francia sarà di grande interesse e di grande utilità per l'Asse, non tanto da un punto di vista militare, quanto per l'effetto psicologico che avrà per il mondo britannico il veder ·costituire un blocco continentale compatto contro l'Inghilterra. In tale situaZJione il Fiihrer ha ritenuto opportuno prendere contatto coi Governi francesi per conoscerne la reazione.

Primo colloquio: con Lavai, che Hitler definisce « uno sporco politicante democratico, uomo che non crede a ciò che dice, che si orienta verno di noi unicamente per salvarsi». In questo colloquio il Fiihrer ha detto a Lavai che è .interesse della Francia fare in modo che la guerra venga abbreviata all'estremo, poichè è chiaro che la Germania conserva quanto ha in mano e

rimarrà in Francia per tutta la durata della guerra. Le speranze che alcuni ambienti francesi fondano sulla vittoria inglese sono ridicole. La vittoria è già acquisita all'Asse e gli argomenti della propaganda britannica sono assurdi poichè se la carestia dovesse prodursi in Europa, non saranno nè i tedeschi nè gli italiani a morirne. Le illusioni inglesi sono fondate sulle possibilità di aiuti da parte della Russia e dell'America. Per quanto concerne la Russia esistono deg1i accordi con la Germania che la immobilizzano. A garanzia poi di tale immobilità, ci sono 180 divisioni pronte ad entrare in azione. Per quanto concerne l'America è ormai provato che la preparazione militare non potrà essere fatta prima del 1942.

Lavai ha detto di essere d'accordo, ma ha sottolineato la difficoltà psicologica che esiste per condurre il popolo francese a dichiarare subito guerra all'Inghilterra. Per il momento deve limitare la propria azione a difendersi in Africa e a sfruttare tutti gli incidenti per ac·centuare l'odio anti-inglese. Lavai ha parlato anche della posizione francese nel Nord-Africa ed ha cercato di valersi dei consueti argomenti delle materie prime e delle necessità del commercio francese. Anche su ciò il Fiihrer ha tenuto a sottolineare che non è possibile accettare la situazione attuale e che si impone una nuova distribuzione delle risorse africane.

Con Pétain sono state ripetute più o meno le stesse cose. Il Maresciallo Pétain ha fatto un'ottima impressione sul Fiihrer, ma ciò non può modi:ficare quelle che sono le condizioni politiche delle relazioni future fra l'Asse e la Francia. La Francia ha dichiarato guerra senza ragione, è stata battuta e deve pagare. A questo punto il Fiihrer ha per due volte e solennemente dichiarato che egli non firmerà alcun trattato di pace con la Francia se prima non saranno state soddisfatte tutte le richieste italiane che sono da considerarsi ultramodeste e certamente inferiori alle richieste che gli stessi francesi si aspettavano. Gli risulta infatti che i francesi ritenevano che l'Italia ponesse fra le sue rivendicazioni anche la Savoia. Ciò non deve sorprendere poichè è noto che i francesi, in caso di vittoria, avrebbero appUcato nei confronti della Germania e dell'Italia condizioni infinitamente gravi.

Per quanto concerne la Spagna l'impressione principale riportata dal Fiihrer è ·quella di un grande disordine. Franco gli è apparso «un cuore coraggioso ma un uomo che soltanto per combinazione è diventato Capo». Non ha la taglia di un uomo politico e di un organizzatore. Gli spagnoli non si rendono conto della loro posizione e si pongono degli obiettivi assolutamente sproporzionati alle loro forze. Mentre si riservano la scelta del momento di entrare in guerra, cominciano ad avanzare una quantità di richieste di ordine materiale troppo gravose per l'Asse, qualora venissero accettate, ed hanno un programma di rivendicazioni coloniali di tale ampiezza che l'accettazione da parte nostra determinerebbe l'immediato schieramento dell'Impero coloniale francese nel campo di de Gaulle. Ora, mentre il Fiihrer non intende fare la pace prima della realizzazione delle aspirazioni italiane, non si sente di assumere uguale impegno nei confronti della Spagna. Sufier richiede rettifiche di confine nei Pirenei e rivendica la Catalogna francese. Richiede Orano ·e tutto il Marocco fino al 2Qo parallelo. Questa formula non ha potuto essere accettata: pertantc è stato compilato un protocollo segreto tripartito (l) che il Fuhrer sottopone alla approvazione del Duce e che contiene nei riguardi delle rivendicazioni spagnole una formula vaga. Ma a questa conclusione si è giunti molto faticosamente dopo un colloquio durato nove ore, colloquio che, «piuttosto che riaverlo il Ftihrer preferirebbe farsi togliere tre o quattro denti».

Ciò stabilito per quanto riguarda la Spagna e allargato il Patto Tripartito di alleanza fino alla inclusione della Romania, rimane da esaminare la questione russa. Mentre l'alleanza tra l'Italia e la Germania è nell'ordine naturale delle cose, la collaborazione con la Russia rimane nel dominio puramente politico. Bisogna riconoscere che « la diffidenza mia nei riguardi di Stalin è del tutto pari alla diffidenza di Stalin nei miei riguardi»· Comunque tra non molto Molotov verrà a Berlino e sarà cura del Ftihrer di indirizzare il dinamismo russo verso le Indie.

Nei confronti della Russia ci sono sopratutto due pericoli: la Finlandia e la Romania.

Per quanto riguarda la Finlandia, il Fuhrer dice che la resistenza dei finlandesi contro l'aggressione russa ha fatto riprendere in Germania a quel popolo molte delle simpatie perdute precedentemente. Ma l'interesse tedesco nei confronti della Finlandia non è soltanto di ordine sentimentale; è una necessità tedesca salvaguardare le miniere di Kirkenes, le comunicazioni con le quali sono assicurate particolarmente attraverso la Finlandia. Per tali ragioni la Germania ha in questi ultimi tempi fatto larghe forniture di armi ai finlandesi ed ha dato loro cinque navi prese a Bergen.

Il Fuhrer conclude dicendo che non permetterà mai che Petsamo cada in mano dei russi.

Per quanto concerne poi la Romania egli dice che l'Esercito, benchè forte di 35 divisioni, è da considerarsi estremamente demoralizzato ed incapace di qualsiasi reazione contro un attacco russo. La Germania non intende mandare più forze di quante non ne siano state richieste dallo stesso Antonescu: e cioè 4 divisioni. D'altra parte l'invio delle truppe è lento poichè si realizza mediante sei soli treni al giorno cui è stato concesso il transito sulle vie ferrate ungheresi. Non vi è dubbio che esistono delle correnti russe propugnatrici di un'avanzata verso il Bosforo. Comunque Hitler scoraggerà questa tendenza ad andare « dove ci sono altri » e verso mari interni controllati già da altri Paesi. Col riavvicinamento della Russia all'Asse si costituirà pertanto un fronte unico che andrà dal Giappone alla Spagna.

Hitler descrive l'intesificarsi dei bombardamenti sull'Inghilterra e riafferma la sua convinzione che con cento giorni di attacchi la resistenza inglese sarà spezzata anche se ragioni di altra natura hanno impedito lo sbarco. Il controblocco dei sottomarini si svolge sempre con maggiore efficacia. Sottolinea il contri·buto efficace dato dai sottomarini italiani: buoni come materiale, ottimi come equipaggi. Quando .gli Stati Maggiori avranno preso una maggiore esperienza dei mari del Nord, daranno un contributo ancora più prezioso alla Marina germanica. Egli calcola che ogni mese l'Inghilterra perde dalle 800.000

ad un milione di tonnellate. In queste condizioni non potrà resistere a lungo. E quando anche le speranze sulle quali l'Inghilterra fonda la sua propagand·a saranno venute meno, assisteremo ad un collasso inglese altrettanto rapido e totalitario di quello che ha fiaccato la Francia.

Il Duce prende la parola per dire che ringrazia il Fiihrer dell'esposizione fattagli e per esprimere il Suo pieno accordo sulla opportunità di coalizzare l'intera Europa contro la Gran Bretagna; coalizione che rappresenta la garanzia della nostra vittoria. Passa quindi ad esaminare i tre argomenti principali del colloquio: Francia, Spagna, Russia.

Francia. È chiaro che la Francia, avendo perduto la guerra, deve pagare, e ringrazia il Fiihrer per la promessa fatta circa le rivendicazioni italiane. Esse sono in realtà, molto modeste. Nizza e Corsica rappresentano una piccola parte del territorio metropolitano francese e sono geograficamente terre italiane. Per quanto concerne la Tunisia sono noti i nostri diritti ed infine la Somalia non è che un classico deserto. Concorda col Fiihrer nel ritenere che il regime di Pétain sia il regime più conveniente nei nostri riguardi. Una volta che la Francia avrà pagato il suo debito, potremo fare una politica con lei, ma non ritiene che il fiancheggiamento della Francia all'Asse debba andare al di là di una cooperazione puramente passiva. A pace avvenuta la Francia potrà avere le sue compensazioni a danno dell'Inghilterra. Adesso si pone il problema se il regolamento debba essere fatto subito o in avvenire. Hitler risponde che, non sapendo con precisione ciò che riserba il futuro, bisogna rimanere in Francia fino alla fine della guerra e considerare i francesi come i pegni della nostra vittoria poichè quando l'Inghilterra sia stata battuta si potranno dare ai francesi dei compensi tagliati nei possedimenti britannici, ma se la guerra dovesse concludersi con un compromesso nei confronti della Gran Bretagna, è chiaro che è la Francia che deve pagare per tutti. Quindi per il momento ritiene che alla Francia si debbano dare delle promesse di ordine generico circa la modestia delle nostre rivendicazioni, ma che sia ancora troppo presto per definire in forma completa la situazione. Ad ogni modo egli ritiene che i rapporti temporanei con la Francia debbano essere risolti in un accordo a tre: pensa che quando Lavai andrà in Germania a tale scopo, anche il Duce dovrà essere presente per fissare tutti i punti dell'accordo provvisorio.

Per quanto concerne la Spagna il Duce si dichiara d'accordo col punto di vista espresso da Hitler ed approva, dopo averlo esaminato, il Protocollo sottopostoGli da von Ribbentrop. Tale Protocollo rappresenta una adesione segreta della Spagna al Patto tripartito. Il Duce ritiene che tale adesione debba diventare pubblica quando tutte le misure militari spagnole siano state prese ed il Paese sia pronto all'intervento. Il Fiihrer accetta tale punto di vista e propone una riunione a tre -Mussolini, Hitler e Franco -da farsi nuovamente a Firenze il giorno in cui la Spagna renderà pubblica la sua adesione alla nostra alleanza.

Il Duce parla infine della Russia e dice che un riavvicinamento della Russia all'Asse rappresenta un elemento di primo ordine per completare la coalizione europea contro l'Inghilterra. È sicuro che la visita di Molotov a Berlino rappresenterà un duro colpo per le speranz·e inglesi. Non ritiene che

la Russia debba aderire alla nostra alleanza, ma è utile che avvenga qualche cosa per provare che ormai i Soviet si sono avvicinati al sistema dell'Asse. Il Fiihrer si dichiara d'accordo col Duce e, mentre esclude la possibilità di un patto a due tra la Russia e la Germania, vedrebbe favorevolmente un accordo a tre fra Italia, Russia e Germania. Il Ministro von Ribbentrop parla allora della possibilità di un Protocollo che potrebbe venire firmato a Mosca in un prossimo futuro tra i Ministri degli Esteri dell'Asse, del Giappone e da Molotov. Questo suggerimento verrà esaminato ed elaborato in una prossima visita del Conte Ciano in Germania.

La riunione si conclude con la constatazione del perfetto accordo fra l'Italia e la Germania su tutti i punti (1).

(l) Erano anche presenti il ministro degli esteri del Reich. von Ribbentrop, ed il Conte Ciano che redasse il verbale.

(l) Vedi D. 7RO.

(l) Per il verbale tedesco del colloquio vedi Documents on German Foreign Po!icy 1918-1945, Series D, vol. XI, D. 246.

<
APPENDICI

APPENDICE I

AMBASCIATE E LEGAZIONI DEL REGNO D'ITALIA ALL'ESTERO

(Situazione giugno-ottobre 1940)

AFGHANISTAN Kabul -QuARONI Pietro, ministro plenipotenziario; ANZILOTTI Enrico, 1° segretario. ARABO-SAUDIANO (Regno) Gedda -SILLITTI Luigi, ministro plenipotenziario: CITTADINI CESI Gian Gaspare, l o segretario. ARGENTINA Buenos Ayres -BoscARELLI S. E. Raffaele, ambasciatore (dal 16 ottobre 1940); SERENA DI LAPIGLio Ottavio, consigliere incaricato d'affari (a. i.); BARBARICH Alberto, 1° segretario.

BELGIO

BruxeLles -PAULUCCI DI CALBOLI BARONE S. E. Giacomo, ambasciatore (l); DELLA PoRTA Francesco, .consigliere, gerente per gli affari consolari.

BOEMIA e MORAVIA (Protettorato di) Praga -CARuso Casto, console generale.

BOLIVIA La Paz -MARIANI Luigi, ministro plenipotenziario.

BRASILE

Rio de Janeiro -SoLA S. E. Ugo, ambasciatore; GRAZZI Umberto, consigliere; ARRIGHI Ernesto, 1° segretario; ANTINORI Orazio, 2<> segretario.

(ll In sede fino al mese di luglio.

BULGARIA

Sofia -MAGISTRATI Massimo, ministro plenipotenziario; DANEO Silvio, 1° segretario; TAssoNr EsTENSE Alessandro, 2° segretario; THIENE Gian Giacomo, 3° segretario.

CILE

Santiago -BoscARELLI S. E. Raffaele, ambasciatore (fino al 16 ottobre 1940); NAVARRINI Guido, 1° segretario, incaricato d'affad (a. i.).

CINA

Pechino -TALIANI DE MARCHIO S. E. Francesco Maria, ambasciatore (l); STRANEO Carlo Alberto, consigliere; SPINELLI Pier Pasquale, 1° segretario; PRUNAS Pasquale, 2° ,segretario.

COLOMBIA Bogotà -BERTELÈ Tommaso, ministro plenipotenziario.

COSTARICA

S. José -MENZINGER DI PREISENTHAL Enrico, ministro plenipotenziario.

CUBA L'Avana -PERSico Giovanni, ministro plenipotenziario; Rossi LoNGHI Gastone, l o segretario. DANIMARCA Copenaghen -SAPUPPO Giuseppe, ministro plenipotenziario; FERRETTI Raffaele, lo segretario. DOMINICANA (Repubblica) Ciuclad Trujmo -PoRTA Mario, ministro plenipotenziario (2).

EL SALVADOR (Repubblica di) San Salvador -BoMBIERI Enrico, ministro plenipotenziario (3).

(l) Con residenza a Shan~thai.

(2) -Residente a Porto Principe. (3) -Residente a Guatemala.

EQUATORE

Quito -ScADUTO MENDOLA Gioacchino, ministro plenipotenziario.

ESTONIA (l)

TaUinn -CicCoNARDI Vincenzo, mini·stro plenipotenziario; RICCIO Luigi, 1o segretario.

FINLANDIA

Helsinki -BANARELLI DI CASTELBOMPIANO Vittorio Emanuele, ministro plenipotenziario; SEGANTI Vittorio, 1° segretario.

GERMANIA

Berlino -ALIERI S. E. Dino, ambasciatore; ZAMBONI Guelfo, consigliere; CASARDI Alberico, 1° segretario; LANZA Michele, 2° segretario; EMo CAPODILISTA Gabriele, 3° segretario; MARRAS Efisio, generale di divisione, addetto militare; PECORI GIRALDI Co11so, capitano di vascello, addetto navale; TEUCCI Giuseppe, colonnello, addetto aeronautico.

GIAPPONE

Tokio -INDELLI S. E. Mario, ambasciatore (dall'8 luglio 1940); CoRTESE Paolo, consigliere, incaricato d'affari a. i.; MACCHI DI CELLERE Pio, 1° segretario; BAISTROCCHI Ettore, 2° segretario; BERTONI Guido, colonnello, addetto militare; PRELLI Giuseppe, capitano di vascello, addetto navale; BRUNETTI Nerio, tenente colonnello, addetto aeronautico.

GRECIA

Atene -GRAZZI Emanuele, ministro plenipotenziario; FoRNARI Giovanni, 1° segretario; MoNDINI Luigi, tenente colonnello, addetto militare.

GUATEMALA

GuatemaLa -BOMBIERI Enrico, ministro plenipotenziario; Muzr FALCONI Filippo, l o segretario.

HAITI

Porto Principe -PoRTA Mario, ministro plenipotenziario.

HONDURAS

Tegucigatpa -BoMBIERI Enrico, ministro plenipotenziario (2).

(l) -La R. Legazione fu chiusa il 23 agosto 1940. (2) -Residente a Guatemala.

54 -Documenti dtplomatici -Serie IX -Vol. V.

IRAN

Teheran -PETRUCCI Luigi, ministro plenipotenziario; GIARDINI Renato, 1° segretario. IRAQ Baghdad -GABBRIELLI Luigi, ministro plenipotenziario.

IRLANDA

Dublino -BERARDIS Vincenzo, ministro plenipotenziario; MALASPINA Folchetto, l<> segretario.

JUGOSLAVIA

Belgrado -MAMELI Francesco Giorgio, ministro plenipotenziario; GumoTTI Gastone, 1° segretario; FRANCO Fabrizio, 2° ,segretario; BoNFANTI Luigi, colonnello, addetto militare; MoRIN Sebastiano, capitano di vascello, addetto navale; PIRODDI Mario, addetto aeronautico.

LETTONIA (l)

Riga -ROGERI DI VILLANOVA Delfino, ministro plenipotenziario; ARCHI Pio Antonio, l o segretario.

LITUANIA (l) Kaunas -CASSINIS Angiolo, ministro plenipotenziario; CATTANI Attilio, 1° segretario. LUSSEMBURGO Lussemburgo -TAMBURINI Antonio, console generale.

MANCIUKUO Hsin King -NEYRONE Luigi, ministro plenipotenziario; GUADAGNINI Piero, console. MESSICO Città del Messico -MARCHETTI DI MURIAGLIO Alberto, ministro plenipotenziario; RoBERTI Guerino, l() -segretario.

NICARAGUA Managua -MENZINGER DI PREISENTHAL Enrico, ministro plenipotenziario (2).

NORVEGIA Oslo -MoscATo Nicolò, l<> segretari<J, gerente per gli affari consolari.

(l) -La R. Legazione fu chiusa il 24 agosto 1940. (2) -Residente a S. José di Costarica.

PAESI BASSI

L'A.1a -AMBROSETTI Gino, 1o segretario, gerente per gli affari consolari.

PANAMA

Panamà -SILENZI Renato, Ministro plenipotenziario.

PARAGUAY

Asunci6n -ToNI Piero, ministro plenipotenziario.

PERU'

Lima -CAPANNI Italo, ministro plenipotenziario; GARBACCIO Livio, 1° segretario.

PORTOGALLO

Lisbona -BovA ScoPPA Renato, ministro plenipotenziario; GERBORE Pietro, lo segretario; GENTILE Benedetto, 2° segretario; MoNico Umberto, contrammiraglio, addetto navale.

ROMANIA

Bucarest -GHIGI Pellegrino, ministro plenipotenziario; FoRMENTINI Omero, 1° segretario; ALOISI DE LARDEREL Folco, 2° segretario; VALFRÉ DI BONZO Corrado, colonnello, addetto militare.

SANTA SEDE

Roma-ATTOLICO S. E. Bernardo, ambasciatore; BABUSCIO Rizzo Francesco, consigliere; CATTANI Attilio, l o segretario (dal 15 settembre 1940); SoRo Giovanni Vincenzo, 2° segretario.

SLOVACCHIA

BratisLava -RoNCALLI Guido, ministro plenipotenziario; NICHETTI Carlo, 1o segretario.

SPAGNA

Madrid -LEQUIO S. E. Francesco, ambasciatore (dal 24 agosto 1940); ZoPPI Vittorio, consigliere, incaricato d'affari (a. i.); VENTURINI Antonio, 1° segretario; CAVALLETTI Francesco, 2° segretario; MARCHIORI Carlo, 3° segretario; RICCARDI Pietro, colonnello, addetto militare; BoNA Aristotele, capitano di vascello, addetto navale; APPIGNANI Rocco, colonnello, addetto aeronautico.

(l) Residente a S. José di Costarica.

STATI UNITI D'AMERICA

Washington -CoLONNA S. E. Ascanio, ambasciatore; Rossr LoNGHI Aloorto, primo consigliere; NoNIS Aloorto, secondo consigliere; CoNTI Mario, lo segretario; MAZIO Aldo Maria, 2° segretario; INFANTE Adolfo, generale di brigata, addetto militare; LAIS Alberto, ammiraglio di divisione, addetto navale; GAETA Giuseppe, colonnello, addetto aeronautico.

SVEZIA

StoccoLma -FRANSONI Francesco, ministro plenipotenziario; SPALAZZI Giorgio, 1° segretario.

SVIZZERA

Berna -TAMARO Attilio, ministro plenipotenziario; ScoLA CAMERINI Giovanni, 1° segretario; MURARI DALLA CoRTE BRÀ Alessandro, 2° segretario.

THAILANDIA

Bangkok -CROLLA Guido, ministro plenipotenziario; BRUGNOLI Alberto, 1° segretario.

TURCHIA

Ankara -DE PEPPO S. E. Ottavio, ambasciatore; BERlO Alberto, consigliere; MELLINI PONCE DE LEON Alberto, 1° segretario; CARACCIOLO DI MELITO Filippo, 2o segretario; ZAVATTARI Edmondo, tenente colonnello, addetto militare ed aeronautico; PoNTREMOLI Riccardo, capitano di vascello, addetto navale.

UNGHERIA

Budapest -TALAMO ATENOLFI BRANCACCIO Giuseppe, ministro plenipotenziario; DEL BALZO DI PRESENZANO Giulio, 1° segretario (dal 20 settembre 1940); FARACE Ruggero, 2o segretario; PERRONE CAPANO Carlo, 3° segretario; GARIGIOLI Arnaldo, tenente .colonnello, addetto militare.

UNIONE DELLE REPUBBLICHE SOVIETICHE SOCIALISTE

Mosca -Rosso S. E. Augusto, ambasciatore; MASCIA Luciano, consigliere; AsSETTATI Augusto, 1° segretario; FERRERO Andrea, 2° segretario; BOMBASSE! FRASCANI DE VETTOR Giorgio, 3° segretario.

URUGUAY

Montevideo -BELLARDI RICCI Alberto, ministro plenipotenziario; SILVESTRELLI Luigi, lo segretario.

VENEZUELA Caracas -Dr GruaA Giovanni, ministro plenipotenziario.

APPENDICE II

UFFICI DEL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI

(Situazione giugno-ottobre 1940)

MINISTRO SEGRETARIO DI STATO

CIANO DI CoRTELLAzzo S. E. conte Galeazzo, ambasciatore.

SOTTOSEGRETARIO DI STATO PER GLI AFFARI ALBANESI

BENINI S. E. Zenone, consigliere nazionale.

GABINETTO DI S. E. IL MINISTRO

Coo'l'dinamento generale -Affari confidenziali -Ricerche e studi in relazione al lavo1'0 del Ministro -Rapporti con la Real Casa, con la Presidenza del Consiglio e col P.N.F. -Relazioni del Ministro col Senato, la Camera dei Fa;sci e delle Corporazioni e col Co1·po Diplomatico Udienze -Tribuna diplomatica.

Capo di Gabinetto: ANFUSO Filippo, ministro plenipotenziario di la classe.

Segretari: SETTI Giuseppe, console di 2a .classe; DE· FERRARIS SALZANO Carlo, console di 2a classe; MAJOLI Mario, console di 38 classe; DE NovELLIS Gennaro, vice console di la classe; FARACE Alessandro, vice console di la classe; BoccHINI Marcello, vice console di 2a classe; PoMPEI Gianfranco, vice console di 2a classe.

UFFICIO ARMISTIZIO-PACE

Capo Ufficio: PIETROMARCHI Luca, ministro plenipotenziario di la classe.

Segretari: GrusTINIANI Raimondo, 1° segretario di legazione di 2a classe; THEODOLI Livio, console di 3a classe; CrRAOLO Giorgio, vice console di la classe, GHENSI Giovanni, vice console di la classe; PROFILI Mario, addetto consolare.

SEGRETERIA PARTICOLARE DI S. E. IL MINISTRO

Capo della Segreteria: NATALI Alessandro, vice console di 1• classe. Segretari: MARIENI Alessandro, vice console di la classe; MoRozzo DELLA RoccA Antonino, vice console di 2• classe; MoNDELLO Mario, vice console di 2" classe.

SEGRETERIA PARTICOLARE DI S. E. IL SOTTOSEGRETARIO DI STATO

PER GLI AFFARI ALBANESI

Capo della Segreteria: SoARDI Carlo Andrea, 1° segretario di legazione di 2a classe. Segretari: MACCAFERRI Franco, vice console di 2a classe; TONCI OTTIERI Francesco, volontario diplomatico-consolare.

CERIMONIALE

Regole del cerimoniale -Lettere reali -Credenziali -Lettere di richiaho -Pieni poteri -PrivUegi ed immunità degli agenti diplomatici e consolari -Franchigie in materia doganale ai RR. agenti all'estero e agU agenti stranieri in Italia -Massimario -Visite e passaggi di Capi di Stato, Principi e autorità estere -Decorazioni nazionali ed estere.

Capo del Cerimoniale: GEISSER CELESIA DI VEGLIAsco Andrea, ministro plenipotenziario di la classe.

Capo Ufficio: PANSA Mario, l" segretario di legazione di l' classe. Segretari: SALLIER DE LA TouR CoRIO Paolo, l o segretario di legazione di 2• classe; REVEDIN Giovanni, console di 2" classe; DALLA RosA PRATI Rolando, console di 2a classe; MANSI Stefano, vice console di l• classe; VARALDA Maurilio Guglielmo, volontario diplomatico-consolare.

UFFICIO PUBBLICAZIONI, ARCHIVI, BIBLIOTECA PubbUcazioni -Archivio Storico (Archivio Generale) -Biblioteca

Capo Ufficio: ToscANI Angelo, ministro plenipotenziario di la classe.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI D'EUROPA E DEL MEDITERRANEO

Direttore generale: BuTI S. E. Gino, ambasciatore.

Vice Direttore generale: GuARNASCHELLI Giovanni Battista, ministro plenipotenziario di 2' classe.

UFFICIO I

Belgio -Danìma1·ca -Francia -Ge1·mania -Gran Bretagna -Lussemburgo -Paesi Bassi -Polonia -Po1·togaUo -Spagna -Stati Baltici Stati Scandinavi -Svizzera -Unione delle Repubbliche Sovietiche Socialiste.

Capo Ufficio: CARISSIMO Agostino, consigliere di legazione.

Segretari: SERAFINI Giorgio, console di 2a classe; GASPARINI Carlo, vice console di 2a classe.

UFFICIO II

Bulgaria -Grecia -JugosLavia -Romania -Slovacchia -Turchia Ungheria -Affari concernenti le Isole italiane delL'Egeo.

Capo Ufficio: ScAGLIONE Roberto, 1° segretario di legazione di 2a classe.

Segretari: PRATO Eugenio, console di 3a classe; CANCELLARlO n'ALENA Franco, vice console di 2a classe.

UFFICIO III

Mediterraneo -Paesi deL Mediterraneo e deL Mar Rosso -Africa OrientaLe Italiana.

Capo Ufficio: GuARNASCHELLI Giovanni Battista, predetto.

UFFICIO IV

Affari con La Santa Sede.

Capo Ufficio: GUGLIELMINETTI Giuseppe, consigliere di legazione.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI TRANSOCEANICI Direttore generale: PRUNAS Renato, ministro plenipotenziario di 2a classe. Vice Direttore generale: ALESSANDRINI Adolfo, 1° segretario di legazione di la classe. UFFICIO I Africa (eccetto i Paesi di competenza di altri Ufjici).

Capo Ufficio: N. N. Segretario: ToRTORICI Pietro Quirino, addetto consolare.

UFFICIO II

Asia (eccetto i P,aesi di competenza di aUri Ufjici) -Oceania.

Capo Ufficio: ALESSANDRINI Adolfo, predetto. Segretario: BouNous Franco, vice console di la classe.

UFFICIO III

America deL Nord.

Capo Ufficio: DE VERA n'ARAGONA n'ALVITO Carlo Alberto, 1° segretario di legazione di la classe.

Segretario: PASQUINELLI Cesare, vice console di 2a classe.

UFFICIO IV

America Latina.

Capo Ufficio: N. N. Segretario: CIPPICO Tristano Alvise, console di 28 classe.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI GENERALI

Direttore generale: VITETTI Leonardo, ministro plenipotenziario di l• classe. Vice Direttore generale: VIDAU Luigi, mnistro plenipotenziario di 2• classe.

UFFICIO I

Istituzioni internazionali -Conferenze e congressi internazionali Coordinamento culturale.

Capo Ufficio: DE Asns Giovanni, consigliere di legazione.

UFFICIO II

Coordinamento militare, navale ed aeronautica -Missioni milita1·i Commissione suprema di difesa -Materiali da guerra.

Capo Ufficio: GALLINA Vitale, console di 2• classe. Segretario: VoLPE Arrigo, volontario diplomatico-consolare.

UFFICIO III

Trattati ed Atti.

Capo Ufficio: LANZARA Giuseppe, console generale di 2• classe. Segretario: TELESio DI ToRRITo, l o segretario di legazione di 2• classe.

UFFICIO IV

Affari Riservati.

Capo Ufficio: VmAu Luigi, predetto.

UFFICIO V

Ricerche e studi su materie storiche e questioni internazionali -Schedari -Rubriche -Pubblicazioni di carattere storico-diplomatico Sezione geografica.

Capo Ufficio: MoNACO Adriano, consigliere di legazione.

Segretari: BIANCONI Alberto, console generale di 2• classe; WIEL Ferdinando, console di classe.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI

Direttore generale: GIANNINI S.E. Amedeo, ambasciatore, presidente di sezione del Consiglio di Stato, senatore del Regno.

Vice Direttore generale: CANTONI MARCA Antonio, ministro plenipotenziario di 2a classe.

UFFICIO I

Affari GeneraLi -Comunicazioni aeree, ten·estri e marittime -Fie1·e, Congressi, Esposizioni.

Capo Ufficio: MoscA Bernardo, consigliere di legazione.

Segretario: VALAGUSSA Claudio, addetto consolare.

UFFICIO II Commercio coi Paesi di Europa e del Mediterraneo. Capo Uffi.cio: LA TERZA Pierluigi, 1° segretario di legazione di Ja classe. Segretario: Gozzi Giorgio, console di 2a classe.

UFFICIO III

Commercio Transoceanico.

Capo Ufficio: CANTONI MARCA Antonio, predetto. Segretario: ToNCKER Lamberto, console di 2a classe.

DIREZIONE GENERALE DEGLI ITALIANI ALL'ESTERO Direttore generale: DE Cicco Attilio, ministro plenipotenziario di 2a classe, consigliere nazionale, segretario generale dei Fasci all'Estero. Vice Direttore generale: RuLLI Guglielmo, consigliere di legazione.

UFFICIO I Case d'Italia -Dopolavoro all'Estero -Propaganda e Assistenza. Capo Ufficio: MoRGANTI Loffredo, console di 2a classe.

UFFICIO II Scuole aLl'Estero -Attività culturali -Istituti di cultura. Capo Ufficio: CAROSI Mario, console generale di 2a classe.

UFFICIO III

Lavo1·o Italiano aLl'Estero.

Capo Ufficio: GERBASI Francesco, ispettore generale capo dei servizi tecnici.

SERVIZIO AFFARI PRIVATI

Assistenza legale -Assistenza amministrativa e sociale -Danni di guerra e affari economici e valutari connessi -Consulenza giuridica Legalizzazioni.

Capo Servizio: MAccoTTA Luigi, ministro plenipotenziario di la classe. Segretario: VATTANI Mario, console di 2a classe.

DIREZIONE GENERALE DEL PERSONALE E DELL'AMMINISTRAZIONE INTERNA

Direttore generale: DEL DRAGO Marcello, consigliere di legazione. Vice Direttore generale: GROSSARDI Antonio, console di l" classe.

UFFICIO I

Personale di gruppo A deUe carriere dipendenti dal Ministero Affa1·i Esteri -Personale consolare di seconda categoria -Uffici diplomatici e consolari all'estero -Questioni che si riferiscono all'ordinamento del Ministero e delle carriere diplomatica, consolare e degli interpreti Conco1·si, nomine ed ammissioni commissioni di avanzamento, consigli, commissioni e comitati presso l'Amministrazione centrale -Addetti milita1·i aeronautici. commerciali, per la stampa e loro uffici -Personale e uffici diplomatici e consolari esteri in Italia -BoLlettini del personale -Passaporti diplomatici, di servizio e ordinari, Hbretti e richieste fen·oviarie per il personale -Rapporti con il P.N.F., la M.V.S.N. e le amministrazioni dello Stato per quanto riguarda il personale dipendente dal Ministero degli Affari Esteri.

Capo Ufficio: CAPECE GALEOTA Giuseppe, l 0 segretario di legazione di la classe.

Segretari: P A.vERI FoNTANA Alberto, console di 2a classe; LEPRI Stanislao, console di 3" classe.

UFFICIO II

Personale dei gruppi B e C e personale subalterno delle carriere dipendenti dal Ministero degli Affari Esteri, escluso il personale delle scuole italiane aLl'estero. Concm·si, nomine ed ammissioni -Commissioni di avanzamento e Consigli del Ministero, ed in genere tutte le questioni relative alla carriera e all'ordinamento del personale stesso

PersonaLe di ogni gruppo appartenente ad altre Amministmzionì e comandato p1·esso il Ministero degli Affari Esteri -Personale avventizio in servizio presso l'amministrazione centmle e gLi uffici dell'emigmzione nel Regno -Personale locale in servizio presso le RR. Rappresentanze diplomatiche e consoLari.

Capo Ufficio: GRILLO Remigio, console di 2• classe (dal 27 luglio 1940).

UFFICIO III

Gestione di tutti gli stabili e locali adibiti ad uso dell'Amministrazione centrale e dei RR. Uffici all'estero -Acquisto, vendite, affitto, permuta, manutenzione ordina1·ia e straordinaria, miglioramento e arredamento -Assicurazione, inventari e contratti -Locazione di immobili e locali pe1· uso dei RR. Uffici -Ufficio deL consegnata1·io -Deposito e distribuzioni marche consolari e passapo1·ti.

Capo Ufficio: AssERETO Tommaso, ministro plenipotenziario di 2• classe. Segretario: PATRIZI DI RIPACANDIDA Ernesto, console di 2• classe.

UFFICIO IV

Servizi Amministrativi.

Capo Ufficio: MoNTESI Giuseppe, console generale di 2a classe.

UFFICIO V CD1Tispondenza -Servizio Corrieri Diplomatici -Tipografia Riservata. Capo Ufficio: GRossARDI Antonio, predetto. Segretario: SIRCANA Leone, console di 2• classe.

UFFICIO VI

Cifra.

Capo Ufficio: PERVAN Edoardo, console generale di l• classe. Segretario: ZEcCHIN Guido, console di 2• classe.

SOTTOSEGRETARIATO DI STATO PER GLI AFFARI ALBANESI UFFICIO I Affari generali, politici e miLitari.

Capo Uffido: SCAMACCA Michele, consigliere di legazione. Segretario: ToMMASI Giuseppe, 1° segretario di legazione di l• classe.

UFFICIO II

Affari economici e finanziari.

Capo Ufficio: GIORGI Guido, delegato corporativo di la classe del Ministero delle Corporazioni.

Segretario: DE CADORNA Roberto, addetto consolare.

UFFICIO III

Cultum e Turismo.

Capo Ufficio: N. N. Segretario: STAMPA Guidobaldo, addetto consolare.

UFFICIO IV

Ispettorato Servizi Tecnici delle Opere Pubbliche.

Capo Ufficio: ZAMBELLI Giuseppe, ispettore superiore del Genio Civile.

APPENDICE Ili

AMBASCIATE E LEGAZIONI ESTERE IN ITALIA

(Situazione al 6 ottobre 1940)

Afghanistan: Abdul SAMAD KHAN, ministro plenipotenziario; Abdul KADER KHAN, 1° segretario.

Arabo Saudiano (Regno): N. N. Argentina: S. E. Manuel E. MALBRAN, ambasciatore; Oscar ONETO AsTENGO, consigliere. BoLivia: Julio SANJINÉS, ministro plenipotenzìario; Guglielmo CÉEPEDES RIVIERA, l o segretario. Brasile: S. E. Fedro Leao VELLoso, ambasciatore; Luiz SPARANO, ministro consigliere; Adriano DE SouzA QUARTIN, consigliere. Bulgaria: Detehko KARADJOV, ministro plenipotenziario; Anton KARANDJULov, consigliere. Cile: S. E. Ramon BRIONES Luco, ambasciatore; Jorge BARRIGA ERRAZURIZ, consigliere. Cina: S. E. Lwu VoN-TAo, ambasciatore (l); Hsu DAU-LIN, consigliere, inca

ricato d'affari (a. i.). Colombia: Saturnino RESTREPO, incaricato d'affari (a. i.). Cuba: Enrique ZAYAS Y RUiz, ministro plenipotenziario (l); Carlos TABERNILLA

Y DoLz, consigliere, incaricato d'affari (a. i.). Danimarca: Otto WADSTED, ministro pelnipotenziario; Tage BuLL, consigliere. Dominicana (Repubblica): Telésforo R. CALDERON, ministro plenipotenziario. El Salvador (Repubblica di): N. N. Equatore: Luis Antonio PENA-HERRERA, ministro plenipotenziario.

(l) Non in sede.

Finlandia: Onni TALAs, ministro plenipotenziario; Oslavi SAIKKU, segretario.

Germania: S. E. Hans Georg voN MAcKENSEN, ambasciatore; Otto VON BISMARCK, ministro plenipotenziario; Johann voN PLESSEN, ministro consigliere; Felix STRAUTZ, consigliere; Hilmar voN BuLow.. generale dell'Arma Aeronautica, addetto aeronautico; Enno voN RINTELEN, generale di brigata, addetto militare; Werner LOWISCH, capitano di vascello, addetto navale.

Giappone: S. E. Eiji AMAU, ambasciatore; Tamao SAKAMOTO, consigliere; Syunitiro KAWAHARA, 1° segretario; Moriakira SHIMIZU, colonnello di artiglieria, addetto militare ed aeronautico per l'esercito; Toyo MITUNOBU, capitano di fregata, addetto navale ed aeronautico per la marina.

Grecia: Jean PoLITIS, ministro plenipotenziario; P. EcoNoMou-GouRAS, consigliere.

Guatemala: Generale Victor DuRAN MoLLINEDO, ministro plenipotenziario; J. Hamiro DURAN Y FIGUEROS, segretario.

Haiti: Enrico Alfonso LARAQUE, ministro plenipotenziario; Arpad PLEscH, consigliere.

I m n: Mostafa AnLE, ministro plenipotenziario; Gholam Alì SAMSAMI, l" segretario.

ll·aq: Saleh MAHDI, l o segretario, incaricato d'affari (a. i.).

Irlanda: Michael MAc WHITE, ministro plenipotenziario.

Jugoslavia: Bocko CHRISTié, ministro plenipotenziario; Paul BELJANSKI, consigliere; Branimir PoPovré, 1° segretario.

Manciukuò: Akio HISHIRO, consigliere, incaricato d'affari (a. i.).

Messico: Manuel lVIAPLEs ARcE, consigliere, incaricato d'affari (a. i.); Francisco GONZALES GUERRERO, 2° segretario.

Monaco (Principato di): Fernando CoUGET, ministro plenipotenziario.

Nicaragua: Tomas Francisco MEDINA, ministro plenipotenziario.

Panamà: Ernesto BRIN, ministro plenipotenziario; Rodrigo AROSEMENA, segretario.

Paraguay: Nuncio DI PAOLA, segretario, incaricato d'affari (a. i.).

Perù: Diomedes ARIAS ScHREIBER, ministro plenipotenziario; Luis F. LANATA CounY, l" segretario.

Portogallo: José LoBo n'AVILA LIMA, ministro plenipotenziario; José Eduardo VAZ SARAFANA, 1° segretario.

Romania: Raoul BossY, ministro plenipotenziario; Dimitrie BuzDUGAN, consigliere; George PETREscu, colonnello di S. M., addetto militare; Mihail STEFANEscu, tenente colonnello, addetto navale e aeronautico.

Santa Sede: S. E. Francesco BoRGONGINI DucA, arcivescovo di Eraclea, nunzio apostolico; Giuseppe MISURACA, consigliere.

Slovacchia: Bohdan GALVÀNEc, ministro plenipotenziario; Jan KossoVIé, consigliere.

Spagna: S. E. Pedro GARCIA CoNDE, ambasciatore; Eduardo GROIZARD, ministro consigliere; Manuel VILLEGAS, tenente colonnello di S. M., addetto militare; Alvaro EsPINOSA DE Los MoNTEROS, capitano di vascello, addetto navale; Luis NAVARRO, tenente colonnello di aviazione, addetto aeronautico.

Stati Uniti d'America: S. E. William PHILLIPS, ambasciatore; Edward L. REED, consigliere; George H. PAINE, colonnello di artiglieria, addetto militare e aeronautico; Thomas C. KINKAID, capitano di vascello, addetto navale e aeronautico per la marina.

Svezia: Hans BECK-FRns, ministro plenipotenziario; Torsten Ludwig HAMMARSTROM, consigliere.

Svizzera: Paul RuEGGER, ministro plenipotenziario; Louis H. MICHELI, consigliere; Charles DE WATTEVILLE, colonnello, addetto militare e aeronautico.

Thailandia: Luang SIRI RAJMATRI, ministro plenipotenziario: Xem DIBAKOMUDA, segretario.

Turchia: S. E. Htiseyin RAGIP BAYDUR, ambasciatore; Nureddin PINAR, consigliere; Haydar Gt:iRK, 1° segretario.

Ungheria: Federico VILLANI, ministro plenipotenziario; Ladislao NAGY DE GALÀNTHA, consigliere; Vitèz Ladislao SZABÒ, colonnello di S. M., addetto militare e aeronautico.

Unione delle Repubbliche Sovietiche SociaListe: S. E. Nicola GoRELKIN, ambasciatore; Ivan PoTAPOV, rappresentante commerciale; Anatol KuLAJENKOV, 1° segretario; Victor MASUNov, colonnello, addetto militare ed aeronautico; Semen SLAVIN, capitano di fregata, addetto navale.

Uruguay: Federico GRUNWALDT CuESTAS, ministro plenipotenziario; Gilberto Caetano FABREGAT, segretario.

Venezuela: Santiago KEY AYALA, ministro plenipotenziario (l); J. M. CAsAs BRICENO, consigliere, incaricato d'affari (a. i.).

(l) Non in sede.